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Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
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Cosa è l'Umiltà, come esercitarla (del can. Maucourant) imperdibile!

Ultimo Aggiornamento: 05/09/2009 22:38
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05/09/2009 22:28

ESERCIZI SULL’UMILTA’

Can. F. MAUCOURANT.

CONSIDERAZIONI SULLE PROVE DI VIRTU’.


Preparazione. - Invocazione allo Spirito Santo. Porsi sotto la protezione di quei santi che più hanno praticata questa virtù: S. Francesco d'Assisi, S. Fran­cesco di Sales, S. Vincenzo de Paoli, S. Benedetto, S. Giuseppe Labre ecc.

Considerazioni e riflessioni. - Il primo gradino (nella scala della perfezione) è l'u­miltà, « nessuna virtù essendovi più neces­saria di questa. » (S. Teresa)

Durante queste prove di virtù, l'anima dev'essere anzitutto docile: bisogna che essa ascolti e metta in pratica le lezioni dei maestri.

1. Lo Spirito Santo. - È già una grande scienza questa, di sapersi tenere a disposi­zione dello Spirito Santo, pronti a seguirne le ispirazioni. Scio cui credidi, so a chi mi confido, dice un'anima docile. Sapendo che Dio stesso la dirige, essa rimane calma nelle sue mani. Di quanto meno tu ti preoccuperai e terrai conto di quella prudenza umana che esita, calcola, e tanto più eviterai gli inconvenienti. É lo Spirito Santo che t'in­vita a fare queste prove di virtù. Confessa la tua incapacità, domanda luce e forze al cielo: saranno le migliori. Queste prove mancheranno al loro effetto, se vorrai agire da sapiente, da indiscreta, se ti terrai qualcosa di più di una povera principiante, ben persuasa della sua ignoranza e incapa­cità al bene.

2. Il Direttore spirituale. - Durante queste prove, Dio affida particolarmente al tuo di­rettore la condotta della tua anima, in rap­porto alla virtù su la quale tu vuoi fare esercizio. Egli riceve le grazie speciali a tal opera e per farti conoscere la volontà di Dio: come dice S. Bonaventura: « Dio si mette nel suo cuore » per parlare a te.

Gli ordini divini non si discutono. Non domandargli dunque il motivo dei consigli o dell'impulso che egli ti darà. Non cercare di sapere perchè ti guida oggi e non do­mani; perchè ricevi incoraggiamento mentre crederesti di meritare rimprovero, e al con­trario perchè le sue parole paiono di scon­tento, mentre tu fai ogni sforzo di buona volontà e d'ubbidienza generosa: egli pro­porziona e adatta, come si dice del Salvatore, la parola, il tono della voce alle necessità delle anime. (Clemente Aless.) Lo spirito di confidenza ti metterà fra le mani dei tuo padre spirituale, come un fanciullo si mette fra le mani di sua madre.

Esponi a lui quel che tu senti: i tuoi gusti, le tue attrattive, le ripugnanze, le dif­ficoltà, in tutta semplicità, senza cercare di influire sul suo giudizio, verso una parte piuttosto che verso l'altra; segui i suoi con­sigli, non cercando di fare nè di più nè di meno, nè altrimenti di quanto ti domanda; secondo il consiglio di S. Francesco di Sales che diceva: « dire in buona fede quello che si prova e farsi perfettamente docili. Allora il Signore sarà contento di te, le tue fati­che produrranno copiosa messe di santi­ficazione e sarai in breve « quella fedele religiosa che ha già un piede in cielo. (Mons. Gay)

3. La maestra delle novizie. - Le virtù hanno, per modo di dire, un corpo e un'a­nima: esse si compongono di convinzioni e di sentimenti interni, e all'esterno, di azioni e di modalità. Al ministro di Dio, incaricato di «formare il Cristo nelle anime,» è riser­vata l'azione principale, quella che forma e sviluppa gli elementi interni. Le maestre si limitano nella formazione per quanto ri­guarda il lato esterno delle virtù che sono in prova.

Questa parte, quantunque secondaria, ha la sua importanza. Anche un semplice con­siglio delle Maestre ha il suo peso dinnanzi a Dio: esse sanno mettere il dito su certe inezie che sfuggono al direttore. È per questo motivo che la regola pone parte della tua formazione in mano delle maestre e superiori, affidandola al loro zelo e alla loro scienza su le cose minime e superfi­ciali. Questa è la seconda voce di Dio che parla alla tua anima: questa pure esige da te semplicità, confidenza e docilità. Una con­fidenza semplice, da buoni fanciulli e l'ub­bidienza « verso la Maestra riempirà il cielo di anime religiose, » disse Santa Giovanna di Chantal. Se tu ne trascurerai i consigli, gli avvertimenti, accadrà che, dopo la tua lunga applicazione allo studio di una virtù, non ne possederai mai la scienza pratica.

Invocazioni. - Spirito Creatore! Dégnati di visitare i tuoi figli e riempi di grazia questi cuori da Te creati. Sacro Cuore di Gesù! fa che durante queste prove io non abbia altra cura se non quella di abbandonarmi interamente a Te e alla tua amorosa provvidenza, lasciandomi guidare da essa, come fanciullo docile e semplice; fa ch'io non abbia altri desideri e altri scopi in tutto quanto io sto in­traprendendo per Tuo amore. Mano divina, lavora Tu su questo nulla che si abbandona a Te. (Santa Margherita Maria)

Esame di coscienza. - Sono ben persuasa dei vantaggi di queste prove dì virtù? della necessità di farle con tutta buona volontà?

- Sono ben convinta della mia insuffi­cienza personale, e, per conseguenza, della necessità di molto pregare e di raccomandarmi a Dio e alla Santa Vergine?

- Sono ben disposta ad abbandonarmi in tutta confidenza e semplicità nelle mani di quelli cui Dio ha af­fidato la condotta della mia anima?



CONSIDERAZIONI GENERALI SULLE PROVE DI VIRTU’.

Considerazioni e riflessioni. - Durante questo esercizio di prova, la volontà dev'es­sere attiva.


Per arrivare alla perfezione non è suffi­iciente la buona volontà in teoria, bisogna che essa arrivi alla pratica. « Il regno dei cieli è per chi usa violenza, e i soli violenti lo rapiscono. » - Il cielo è l'eredità dei for­ti. » - « Coronato sarà chi avrà valorosa­mente combattuto. » - « Aiutati e il ciel t'aiuta. » - La salute eterna è l'opera di due forze associate; come per l'opera della santa Incarnazione, essa implica un Dio e l'uomo: la grazìa di Dio e lo sforzo dell'uomo. (Si­gnora Swetchine) « Quando Dio ci accorda le sue grazie, ci offre un lavoro da farsi. La grazia è un anticipo e una provocazione di­vina, un principio nuovo e superiore di po­tenza e di attività. » (Mons. Gay)

In quest'opera, la parte posta da Dio è la grazia, che a te viene per opera dello Spirito Santo, per mezzo del tuo direttore e della tua maestra, incaricati della tua formazione religiosa.

Ecco ora la parte tua:

1. Preghiera assidua, per ottenere la virtù di cui vuoi far prova. « Quando un'anima prega, essa è capace delle più grandi cose. » (P. Ravignan)

La preghiera è l'espressiobe del desiderio, « il grido suo naturale; » orbene, S. France­sco dì Sales diceva: « Chi veramente desi­dera, ottiene. »

2. Uno studio serio di quella virtù. Spesso si scambia l'ombra delle cose per la realtà. Accostandosi al letto di Davide, i vassallì si accorsero che non era lui che giaceva in ri­poso, ma un ragazzo che era stato messo colà per ingannare i nemici: la virtù guar­data ben davvicino, differisce assai dalle no­stre illusioni.

3. La pratica di quegli atti che devono ben radicarla nella nostra anima. « Chi ama veramente una qualcosa, diceva S. Giovanni della Croce, non è contento se non allor­quando impiega, per quello che ama, tutto quanto egli ha, tutto quello che può. L'amore esige tutto, è nel suo diritto. » Darai dunque all'opera spirituale che intraprendi tutta la tua intelligenza e tutto il tuo cuore.

Ascolta, medita, interroga, lavora; non cessare se non quando avrai ben compreso. Tu dovrai essere, non come lo specchio che nulla ritiene di quanto ha riflesso, ma piuttosto una lastra fotografica su la quale l'immagine proiettata dalla luce, rimane inde­lebile. A questo fine tu pregherai molto, li­bererai il tuo spirito dalla falsa sapienza umana, dalla curiosità, dalle inutili cognizioni, che ostacolerebbero l'azione della grazia. E non temere le prove dolorose: un blocco di marmo non diventa un'opera d'arte, se non a condizione di essere tormentato dallo scal­pello, e, nella celeste Gerusalemme, i posti migliori sono per le pietre preziose che più furono provate dallo scalpello divino.

Non vi è sacrificio per quanto penoso possa essere, che la grazia divina non esiga da una persona che essa ha intrapreso a formare e a ridurre a somiglianza del divin modello. Il corpo potrà ben lagnarsi alle dure prove; la volontà, soggiogata dall'ub­bidienza, potrà ben desiderare di scuotere il giogo, ma la grazia nulla ascolta, essa in­coraggia, eccita, fortifica, spinge, infiamma; essa fa tutto sopportare, sacrificare, sicura che i suoi sforzi saranno magnificamente ricompensati. (M. de Ségur)

Tu devi fare questi esercizi di prova con tutto l'animo. Tu ami Dio. Lo sposo ce­leste esige molto dalle anime che lo amano. Alla conquista della tua perfezione, non devi andare mollemente e senza energie: dà ad essa tutto il tuo coraggio e tutto il tuo en­tusiasmo. Rivedi, al lume dell'amor di Dio, tutti gli angoli più oscuri della tua coscienza, e bandisci da essa tutto quello che non sia gloria e amore di Dio.

Applica infine a quest'opera gli sforzi ge­nerosi e costanti della tua volontà. E non dire mai: basta. I santi non hanno mai detto questa parola, e tuttavia fecero cento volte più di noi: dimenticando il bene già fatto, il cammino percorso, si slanciarono verso la vetta di santità non ancora raggiunta. Essi non vedevano se non quello che rimaneva ancora da farsi, e avanzavano sempre, vo­lendo essere per Gesù quello che Gesù era per essi. « Mai, dice S. Francesco di Sales, le nostre virtù potranno raggiungere in noi la loro giusta statura e quella sufficienza che loro permetta di non suscitare più desideri di fare altri progressi.

Satana affilerà le sue armi contro di te; egli sa che « la vita di ognuno è un avvenimento grave per la storia dell'impero delle ani­me; egli ti tenterà tanto più contro quella virtù che ti sei prefisso di raggiungere.

Di fronte ai suoi attacchi, una volontà inde­terminata e debole non reggerebbe. Non sarà dunque di troppo se tu, per assicu­rarti il trionfo, metterai in opera, nella lotta, tutte le risorse della tua energia e delle gra­zie che certamente riceverai da Dio. Riguardo alle virtù, quello che non costa sforzi, vale nulla. Ah! se tu fossi sola a combattere, tu potresti temere, ma tu puoi dire con l'Apo­stolo: « La grazia di Dio opera in me. Coraggio dunque e confidenza ancora! Per timida, per debole che tu sia, ti si domanda solamente che tu voglia dare alla grazia la cooperazione della tua buona volontà; in contraccambio, tu diverrai non solamente un anima cristiana, ma un'anima veramente re­ligiosa, vale a dire, cristianamente perfetta, per quanto è possibile.

Invocazioni - O Gesù, che tanto mi ami, ascoltami, Te ne prego, che la Tua volontà sia il mio desiderio, la mia passione, il mio amore. Fa che io ami quanto è Tuo, ma sopratutto che io ami Te solo!

Dammi un cuore così pieno d'amore per Te, che nulla possa distrarmi da Te; dammi un cuore fedele e forte che mai tremi, nè s'abbassi; un cuore retto, che non conosca le vie tortuose del male; un cuore indomabile, sempre pronto a lottare; un cuore valoroso, che non indietreggi alla vista degli ostacoli; un cuore umile e dolce come il Tuo, o Gesù. (S. Tommaso)

Esame di coscienza. - Sono disposta a seguire que­ste prove di virtù con cuore indomabile, sempre pronto a ricominciare la lotta? - con cuore generoso che non indietreggia di fronte agli ostacoli? - con cuore retto che abbraccia senza difficoltà le conseguenze delle convinzioni dell'intelletto? - Ho domandato questo a Dio con insistenza, ben convinta che senza la sua grazia nulla io posso, e tutto, se questa non mi manca?



NATURA DELL’UMILTA’

Considerazioni e riflessioni. - « L'umiltà è la verità». Chi si umilia, entra nella pra­tica della verità, facit veritatem, e « se il Signore ama gli umili, è perchè Egli ama la verità, » dice santa Teresa. Difatti, la ve­rità è quel che Dio pensa, vuole e ama. Essere nella verità, è dunque essere nel pensiero, negli intendimenti e negli amori di Dio. (Mons. Gay)

1. L'umiltà ci pone nella verità riguardo a Dio. Essa c'insegna che Dio solo è tutto. Ego sum qui sum. Sono colui che è, e tutto il resto non prende valore se non per me. All'infuori di Dio e dei suoi doni, nulla è possibile se non il nulla stesso.

Vi sono in Dio tre eccellenze: Dio è il principio di ogni cosa, di quanto esiste, nulla esiste senza di Lui.

Dio possiede ogni perfezione. « Salite pure ben alto nei cieli, voi non arriverete mai dove incomincia, Dio; discendete negli abissi dell' inferno, voi non troverete mai luogo dove Dio non vi sia più; percorrete l'universo, non sarà mai abbastanza vasto da poter misurare la potenza divina; consi­derate l'ampiezza dei Mari, questa non vi darà nemmeno la misura di un'ombra delle perfezioni divine. » (S. Dionigì)

Dio ha tutti i diritti su ogni creatura: «Sono il Signore» - «l'uomo è stato crea­to a questo fine: lodare Dio, adorarlo, ser­virlo, e così facendo, salvarsi» (S. Ignazío)

Orbene, l'umiltà ci pone nella verità riguar­do ai nostri rapporti verso Dio, facendoci riconoscere quelle sue tre eccellenze. Essa diventa umiltà di sommissione per servire a Dio Signore, non lasciandocí mai dire: no; oppure forse, o più tardi, o perchè mai? o per qual motivo? - Diventa umiltà di adora­zione, per cui la creatura , s'inabissa nel suo nulla e si prostra a Dio per cantare con la Chiesa: « Tu solo sei santo, Tu solo Si­gnore! Tu solo Altissimo, Gesù, mio Re. »

E ancora: « la mia sostanza è un nulla da­vanti a Te. » - Diventa umiltà di confessione o di glorificazione: « ogni cosa a Te appar­tiene, e noi ti rendiamo di quanto abbiamo ricevuto. » È umiltà di riconoscenza e di amore. Se essa rileva qualcosa in sè di lo­devole, essa conosce la mano che ha inco­ronato il suo capo, e il suo primo gesto è quello dei vecchi dell'Apocalisse per gettare la corona ai piedi di Dio. Così l'umiltà re­gola i veri rapporti dell'uomo riguardo a Dio. (S. Tommaso)

2. L'umiltà ci pone nella verità riguardo a noi stessi. Essa ci insegna che di proprio noi non abbiamo che il nulla: noi abbiamo d'imprestito l'esistenza, il posto che occu­piamo nella creazione, i doni dell'intelletto, le qualità del cuore e, sopra ogni cosa, i doni soprannaturali. Sotto questi gioielli, vi sono le nostre miserie: le dorature abbelli­scono gli oggetti, ma ogni oggetto, malgrado la doratura brillante che lo mette in evidenza, conserva il suo essere in materia bruta e co­mune. Il solo nulla è di nostra proprietà. Al nulla, che in sè è disgrazia piuttosto che col­pa, noi abbiamo aggiunto il peccato: ci siamo spogliati della veste di onore della quale Dio si era compiaciuto adornare il nostro essere. Il peccato non arriva mai solo: il nubifra­gio lascia sempre traccia della sua rovina. Quell'anima che tuttora serviva Dio senza preoccupazioni, volenterosamente, e che ora trova insipida la manna, è perchè essa ram­menta le carni d'Egitto: sono gli avanzi del peccato: oscurità dell'intelletto, depressioni della volontà. Ecco quel che sono. « In questo mio povero io, che sente il suo nulla, io diffido dei miei giudizi pervertiti, non fac­cio gran conto di questa ;mia volontà della quale temo i tradimenti; veglio su questo mio cuore che abbisogna A un guardiano; pongo in strettezza questi sensi, ai quali occorre un freno potente..» (M. Barat)

3. L'umiltà ci pone nella verità riguardo al nostro prossimo. Questo mio prossimo potrà essere dotato meglio di me in quanto a qualità; ma non ha nulla di più, ogni cosa appartenendo a Dio. Se la mano divina si è aperta per favorirmi, ignoro il perchè delle sue preferenze, e io lo so, una cosa è in me aumentata: il mio debito verso Dio. Dunque la modestia, la dolcezza devono regolare i nostri rapporti con il prossimo.

Tale è l'umiltà formata in noi dalla sola verità. Essa però non è sufficiente: manca di calore, dice S. Bernardo; essa ci inabissa nella visione della nostra profonda abiezione; bisogna aggiungere ad essa l'umiltà formata ed infiammata dalla carità. Questa ci eleva, ci consola, ci incoraggia e ci induce ad ac­consentire di buon grado a non voler essere che il nulla, affinchè Dio sia il tutto. La conoscenza di noi stessi, ossia l'umiltà di spirito non è che una preparazione alla virtù cristiana dell'umiltà, che risiede negli affetti del cuore.

Questa umiltà, frutto di fede, che S. Gre­gorio chiama col nome di maestra e madre di tutte quante le virtù, ci viene insegnata dal Divin Maestro: « Imparate da me che sono dolce e umile di cuore, e troverete riposo alle vostre anime.

Invocazioni. - Gesù mio, quel che mi riempe di gioia, è che Tu sei tutto ed io sono nulla; poiché se io non fossi un nulla, Tu non saresti tutto. (S. Agostino)

Dio mio! fammi ben comprendere quelle parole che hai detto alla tua serva fedele, santa Margherita Maria Alacoque: « Che possiedi tu, polvere e cenere? Di che ti glori se non hai altro che il nulla e la miseria? » La mia contentezza sia adunque nelle sole umiliazioni, perchè questo è quanto mi è dovuto, e non mai nelle approva­zioni e nelle lodi che a Te solo sono dovute.

Esame cli coscienza. - Ho la convinzione pratica del sovrano dominio di Dio su di me?..... Se è così, perchè tante rivolte di fronte alle contrarietà, alle umiliazioni, a quel che mi fa soffrire? - Sono ben risoluta per l'avve­nire a sottomettermi più umilmente a quello che piace a Dio, o ai miei superiori di disporre di me? - a soppor­tare giocondamente le piccole umiliazioni che la bontà di Dio m'invia? - a precorrere le umiliazioni a fine di rassomigliare sempre più a Gesù?

Fioretto. - «Dio mio, io non sono che quel che sono davanti a Te.» (S. Francesco d'Assisi)



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