QUESTO FORUM E' CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO... A LUI OGNI ONORE E GLORIA NEI SECOLI DEI SECOLI, AMEN!
 
Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
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Cosa è l'Umiltà, come esercitarla (del can. Maucourant) imperdibile!

Ultimo Aggiornamento: 05/09/2009 22:38
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05/09/2009 22:30

LE CONTRAFFAZIONI DELL’UMILTA’

Considerazioni e riflessioni. - Gli errori sono sempre gravi quando trattasi di cosa di alto valore, perchè la gravità dell'errore è proporzionata al valore delle cose. Che diresti di qualcuno che pagasse per diamante un pezzo di vetro? L'umiltà è falsa quando la sua nozione è inesatta. Si dice, per esem­pio: « Essere umili è come ricadere nel nulla; che rimane di noi se noi accettiamo questa umiltà? » Ebbene, l'insensato, disse Alberto il Grande, non può comprendere la dignità dell'umiltà e, non può stimarne il valore. L'umiltà non è certamente la viltà: il cristiano è l'immagine di Gesù Cristo. Or­bene, dice S. Leone, in Gesù, l'umiltà non ne ha affatto diminuito la maestà, come la maestà non ne ha impedito l'umiltà, anzi, se il Salvatore ha accettato l'umiltà, fu a condi­zione che essa avrebbe rispettato la sua maestà. - L'umiltà trovasi a posto in tutte le anime grandi. L'umiltà non è il nulla: quel che rimane nelle anime umili è Dio stesso. « L'umiltà, dice S. Bernardo, è Dio nelle sue creature. L'umiltà, dice S. Agostino, è difficile a colui cui Dio non è sufficiente. »

Questo errore su l'umiltà, questa specie di umiltà falsa svuota profondamente l'anima, se questa si vuole ostinare a mantenere il vuoto e a non colmarlo coi metterci la pietra fon­damentale: Gesù Cristo. Questo è un voler rimanere uomo e miseria, è dimenticare che « non vi ha nulla di più grande, di più au­gusto, di più magnifico del cristiano, che è un altro Gesù Cristo vivente sulla terra; » (M. Olivier) e così l'edificio manca di base e, malgrado ogni sforzo, nulla si potrà edi­ficare di solido e duraturo. « In questa falsa umiltà manca la luce per produrre alcunchè di bene. » (S. Teresa) La vera umiltà invece deve essere congiunta a parecchie altre virtù, come la confidenza in Dio, « la magnanimità, che ci porta a stimare noi stessi dal punto di vista dei doni del cielo. » (San Tommaso d'Aquino)

« Vi sono persone che si dilettano in una umiltà falsa e puerile che le impedisce di guardare e di vedere in esse quello che Dio vi ha messo di buono; » (S. Franc. di Sales) questo è un accecarsi e nessuna virtù è cieca.

Vedere il lato divino nell'uomo e riferirlo a Dio, non è affatto orgoglio: è l'umiltà nella verità. (S. Bonaventura) E così gli an­geli sono umili nella loto gloria; « colmi di doni e di favori, essi sono tanto più umili in se stessi quanto sono vicini a Dio. » (S. Bonaventura) Se Maria Santissima non avesse voluto vedere i doni di Dio in se stessa, essa non avrebbe mai intonato il cantico di gloria, il Magnificat, « che non è il canto di un'anima che trema e teme, ma quello di una privilegiata, che gioisce delle sue grandezze. » (S. Bérnardo)

Questa falsa umiltà nuoce ai doveri di carità. « Quando questa lo esiga, bisogna prontamente e con franchezza trattare con il prossimo per istruirlo, per essergli utile e di consolazione. » (S. Francesco di Sales) « La carità, evitando l'ostentazione del bene che essa opera, non tralascia di cercare di edificare il prossimo, ben sapendo che è umiltà mal intesa, quella di voler sempre nascondere ogni sorta di bontà; » (Padre De Laveyne) e S. Francesco di Sales ag­giunge: « Le umiltà che portano pregiudizio alla carità, sono indubitatamente false. »

Orgoglio è attribuire a se stesso quello che è di Dio o che proviene da Dio. Il suo male sta nel desiderio sregolato di grandezze, che non ci appartengono affatto, ma il co­noscere in sè e confessare i doni di Dio, è far atto di umiltà, l'umiltà essendo nella ve­rità. Chi è umile, si rammenta che l'eccel­lenza dei doni trae dietro di conseguenza un rendiconto più rigoroso a Dio di questi doni, e obbliga a una più grande generosità nel servizio di Dio. E così che S. Giovanni si dava questo titolo, che maggiormente gli creava obblighi davanti a Dio: « il discepolo che Gesù amava. » Una viva considerazione delle grazie ricevute da Dio ci rende umili, poichè la conoscenza genera la riconoscenza. Certamente, nulla può tanto umiliare di fronte alla misericordia di Dio quanto la moltitu­dine dei suoi benefici, e nulla ancora deve tanto umiliarci davanti alla sua giustizia quanto la moltitudine dei nostri misfatti. » (S. Francesco di Sales)

Questo santo si era immaginato, a quat­tordici anni, che l' umiltà consistesse nel darsi un contegno speciale; teneva il capo inclinato a sinistra e camminava cogli occhi bassi. Ma bentosto gli passò per la mente che tutto questo non era affatto richiesto dal Vangelo; ne parlò al suo confessore che la pensava pure così, e da quel giorno non reclinò più il capo, e camminò diritto. « Non si tratta, dice S. Gregorio Nazianzeno, di torcere il collo, di parlare a bassa voce, di abbassare il capo e di camminare in un certo modo; bisogna avere una grande leva­tura d'animo, tanto splendore divino nel cuore e un'affabile semplicità di modi. » il de­coro principale della santità è il modo non comune col quale si fanno le azioni più comuni. All'interno, come pure all'esterno, l'umiltà è tutta d'un solo pezzo; in essa, l'essere e l'apparire vanno meravigliosamente d'accordo. Dunque, nessuna singolarità di portarnenti, niente di quelle apparenze strane e imbarazzate, nulla di fittizio, e, sopratutto, nessuna posa! L'anima veramente umile non pensa a se stessa; prosegue il suo cammino ingenuamente e francamente; non ha mai l'aspetto compassato; ma fintanto non cam­mina alla leggera e sa rispettare sempre e profondamente la santa presenza di Dio.

Invocazioni. - Che Ti renderò, o Dio, per tutti i beni di cui mi hai ricolmo? O Gesù! qualunque cosa potessi fare, men potrei mai contraccambiare degnamente un solo dei tormenti che Tu hai sofferto per me; la minima delle grazie che perdonarono i miei peccati; la minima di quelle che me ne preservarono; la minima delle tue ispirazioni, nè un solo momento di quella felicità che spero godere in cielo. Sono indegno della minima delle Tue misericordie. » (B. d'Avita) Fa, Signore, che io Ti conosca e conosca pure me stesso: ch'io Ti conosca per amarti, ch'io conosca me stesso per odiarmi.

Esame di coscienza. - Non ho forse tratto una qualche vanità dai doni di Dio? – Ho messo a profitto i talenti che mi ha confidato? - Non ho forse guardato l'umiltà da quel falso punto di vista che sminuisce la grazia di Dio? – Il mio portamento esterno ispira rispetto per la santa presenza di Dio, il cui ricordo mi dev'essere abituale? - Sono semplice di modi, calma, modesta, raccolta?



I GRADI DELL’UMILTA’

Considerazioni e riflessioni. - Per arrivare a quell'umiltà che favorisce lo sviluppo della vita divina in noi, bisogogna salire a gradi, dolcemente, la scala della virtù.

Il primo grado consiste nel disprezzare noi stessi, sinceramente, come degni di disprezzo per le nostre molte miserie. Quest'umiltà di primo grado consiste nello stimarci misera­bili, tal quale siamo realmente. S. France­sco di Sales dice: Il più alto punto di que­sta prima umiltà sta, non solamente nel riconoscere volontariamente la nostra abie­zione, ma nel compiacercene, non per viltà e sconforto, ma per esaltare maggiormente Dio in confronto a noi. « Stimiamoci dunque sempre come grandi peccatori, fra i più grandi, anche allorchè noi sappiamo che altri hanno peccato maggiormente, perchè le colpe da noi commesse, dopo tanti favori di lumi e di grazie, sono più gravi davanti a Dio, che non i peccati altrui, sebbene più nume­rosi. » (S. Alf. de' Liguori) « Tu non avrai ancor tratto profitto di perfezione, dice santa Teresa, fino a tanto che non ti reputerai la peggiore di tutte. » - « Se tu hai all'esterno qualcosa che ti faccia apparire più santa delle altre, pensa che, all'interno, il tuo prossimo ha qualche virtù che lo rende superiore a te. » (S. Agostino)

O quante anime si fermano davanti a que­sto primo gradino dell'umiltà, senza osare di salirlo! Queste anime guardano troppo al prossimo e poco o punto a se stesse. « Delle anime che effettivamente non danno affatto desiderio di essere preferite alle altre se ne trovano, ma come sono rare quelle che vor­rebbero essere abbassate dall'elevazione al­trui. » (P. de Laveyne)

II secondo grado dell'umíltà consiste nel desiderare che tutto il mondo abbia gli stessi nostri sentimenti di disprezzo a nostro ri­guardo, e ci giudichi come noi giudichiamo noi stessi, alla luce della verità e per l'onore e la gloria di Dio. S. Teresa era arrivata a questo punto quando scriveva: « Non igno­rando quel che c'era nel mio cuore, ero così lontana dal voler essere considerata da quelle buone figliuole per migliore di quello elle ero, che non potevo sopportare, senza molta pena, la troppo buona opinione che esse avevano di me. »

Dovranno esservi dunque due misure? dice S. Bernardo. Tu confessi dentro di te stesso che vali poca o nulla; questo hai ve­duto alla luce della verità; poi, con noi, vuoi essere stimato più di quello che hai trovato di valore sulle bilance della verità. Temete Dio, poichè è una vera abbominazione da­vanti a lui il vanto della volontà su quello che la verità ha d prezzato. » - La beata Maria degli Angeli diceva: « Non sono su­perba che sopra un punto, ed è che disprezzo le lodi. Non trovando in me stessa se non miserie e peccato, mi persuado che desidero essere oggetto di orrore per gli altri. »

Saliamo ancora un po' più in alto! Il terzo grado consiste nel compiacersi di essere trattati in conformità a questi grandi pensieri di umiltà. Bisogna arrivare fin qui, per arri­vare alla vera santità solida e veramente de­gna di chiamarsi così. Questo parrà facile a chi abbia già salito i due primi gradini. Pur­troppo! non è così, poiché un edificio non si può supporre costrutto per la sola ragione che se n'è tracciato il piano pro­gettato. Noi ripetiamo bensì e sovente, che siamo cosa da nulla, che siamo miseria e peccato; ma come rimarremmo offesi se qual­cuno ci prendesse in parola e ci manifestasse pubblicamente tali come noi diciamo. (San Francesco di Sales) Ecco una persona che protesta la sua indegnità, che si fa piccina il più possibile parlando di sè; ma provatevi a prenderla in parola e a trattarla senza troppi riguardi, come conviene a una cosa di poco valore, vedrete come scatterà; non avrà ab­bastanza lingua per raccontare qua e là i vostri modi strani, la vostra supineria, e il vostro poco buon senso. Diceva: Son piena di difetti, valgo un bel nulla e merito l'in­ferno per i miei peccati; ma per essere stata rimproverata, perchè le si è detta una parola di biasimo o sgarbata, essa si è adontata immediatamente, si è offesa gravemente; l'u­miltà scompare, è l'orgoglio che domina.

Le anime veramente umili non solo sop­portano le umiliazioni, ma le cercano con premura e le accolgono con vera gioia; esse le amano per l'amore che portano a Gesù, e perchè in questo modo vogliono parteci­pare alle sue umiliazioni e agli obbrobri sop­portati per noi.

Invocazioni. - « Dio mio,Ti amo e intendo di fare quanto posso per piacere a Te. Perdonami i dispiaceri che Ti ho procurato con il mio orgoglio: accordami la forza di essere fedele alla promessa che Ti faccio di non più lagnarmi degli affronti che mi saranno fatti, » (San Alfonso de' Lig.) Signore, desidero di essere sprezzato per amor Tuo, non riceverò se non quello che è dovuto alla mia miseria. Desidero che si riferisca alla Tua gloria, quel tanto di bene che mi sarà dato di fare: in tutto e per tutto io voglio « essere ignorata e stimata per un nulla. » (Imitazione)

Esame di coscienza. - Ho in cuore, e sinceramente, la convinzione di essere la peggiore di tutte? - E allora per­chè mai quei confronti che io faccio così volentieri fra me e le mie consorelle? - Sono felice davvero se occupo il vero posto che mi spetta: l'ultimo? - In che modo accetto le parole di biasimo, le correzioni, le mancanze di riguar­do? - Penso veramente che qualsiasi impiego od occupa­zione, per bassa che sia, è buona per me?

Fioretto. - « Non ti mettere mai più in su del livello comune, e nemmeno al livello comune, ma al disotto di que­sto livello, e rimani lì. »



NECESSITA’ DELL’UMILTA’ COME BASE DI VITA CRISTIANA

Considerazioni e riflessioni. - Tutta la possibilità, nella vita di perfezione, è sinte­ticamente compresa in queste affermazioni: « Senza di me, voi nulla potete. » - « Tutto posso in colui che mi rende forte. » Una del Maestro e l'altra del grande Apostolo. La sola umiltà le sa ripetere a dovere e con sincerità, ponendosi così in condizioni da poter praticare le virtù.

L'umiltà, dice S. Tommaso, non è sola­mente la prima delle virtù per la sua eccel­lenza, ma essa è certamente la prima ancora nella scala delle virtù, perchè base alle altre. - E quand'anche i muri del vostro edificio fossero d'oro, dice S. Alfonso, se voi non avete cominciato a scavare e a mettere buone fondamenta, voi non avete fabbricato nulla di solido. « Voler acquistare le altre virtù senza l'umiltà, sarebbe agire come qualcuno che lasciasse esposta al vento una polvere preziosa; » (S. Gregorio) sarebbe un seminare nel deserto, aggiunge S. Giovanni della Croce. Di qui si può comprendere il perchè di tanti bei titoli dati a questa virtù fin dai primi anni del Cristianesimo: «Sigillo del Cristiane­simo, » - « Tesoro e radice delle virtù » - « Angelo di sentinella alla guardia delle virtù, » - « Precursore della carità » - « Atmosfera della vita cristiana e casa natale di tutte le virtù. » « Se qualcuno di voi mi vuol seguire, ri­nunci a se stesso. » In queste poche parole si trova in germe « quell'incomprensibile se­rietà della vita cristiana, il cui primo atto è di voler far scomparire l'amor proprio nel­l'uomo per cedere il posto allo spirito di Gesù Cristo. » Il vero giusto, perciò il cri­stiano, il discepolo di Gesù è dunque l'u­mile. È più che necessario dunque essere umili, la religiosa non essendo altro che una migliore cristiana.

Secondo la S. Scrittura, l'orgoglio è il principio di ogni peccato, essendo l'eco di quello sfrontato « no » che Lucifero ribelle lanciò al Signore, all'Altissimo; al contrario, l'umiltà cede e sottomette l'anima a Dio. « L'orgoglio è amore di se stesso, che arriva fino al disprezzo di Dio: l'umiltà è amore di Dio che arriva al disprezzo di se stesso. Orbene l'umiltà uccide l'orgoglio, come Davide uccise Golia, come Gesù Cristo vinse il demonio. » (S. Agostino) Tutte le grandi cadute furono causate dall'aver eretto troppo il capo, cioè dai pensieri di orgoglio; al con­trario, tutti i beni ebbero per causa l'abbas­samento del capo, mediante l'umiltà di pen­siero.

L'umiltà non si limita a spargere in noi il seme delle virtù, ma « essa le sviluppa, le conserva, le afferma e le fa trionfare. » (S. Benedetto) Essa ci assicura la perseve­ranza nel bene, perchè si appoggia sopra due colonne incrollabili, su questi due pen­sieri: diffidenza di noi e confidenza in Dio. Chi si scoraggia nella pratica di questa virtù? Quelli che guardano a se stessi e non a Dio, per il loro passato e per il presente. L'umiltà domanda perdono a Dio del passato, si ri­mette alla sua misericordia per il presente e spera tutto da Lui per l'avvenire. Essa possiede il vero timore di Dio: un timore filiale, rispettoso e una confidenza più che abbondante. Nelle anime umili, confidenza e timore sono associate e meravigliosamente intessute assieme, come il filo e la trama di un panno: la confidenza ne è il filo, il timore la trama, e questa trama è formata da quel tanto di timore che conviene al rispetto e alla prudenza. Ma se il panno vuol essere bello, la trama non deve apparire: più si sale in alto nella santità, e meno appare questo timore, perchè si addolcisce man mano fino a diventare confidenza ancor esso.

Dio non mancherà mai per gli umili, dice S. Ignazio, perchè Dio è divenuto pensiero e amore costante nell'anima umile: perchè gli umili non si trovano più sulla soglia della vita cristiana, ma sono già penetrati fino al santuario intimo della vita interiore.

Ma se noi vogliamo corrispondere a una chiamata più intima, se noi sappiamo che Dio ci vuol chiamare ad una più alta ele­vazione in santità, bisognerà che noi ci umi­liamo ancor più. Per arrivare più in alto, bisognerà scavare più basso ancora le fon­damenta. S. Teresa dice 'che la misura della nostra umiltà è la misura della nostra pietà; di tanto noi ci avviciniamo a Dio, quanto noi siamo umili; e S. Giovanni della Croce aggiunge: Per essere tutto, bisogna accon­sentire a essere nulla. E allora, quanto dovranno essere piccole e umili quelle anime privilegiate, che saranno, nel campo del grande Seminatore, come i grandi alberi, all'ombra e fra i rami dei quali cercheranno rifugio, conforto e riposo molte altre anime, perchè se l'affondamento delle loro radici non sarà in proporzione nella loro altezza, le loro cadute saranno disastrose in propor­zione di quella stessa altezza pericolosa. « O nobile virtù di umiltà, quanto sei ne­cessaria in questa vita! » (S. Francesco di Sales)

Invocazioni. - Signore, ho ben compreso che l'umiltà è necessaria a tutti, e che più si ha ricevuto e più si deve di umiltà. Vorrei raggiungere lo scopo della mia vita tutta nella semplice mia qualità di cristiana e di religiosa; voglio dunque innalzare molto in alto l'edificio della mia perfe­zione. Voglio quindi appoggiarmi solidamente all'umiltà, perchè conosco che una novizia non incomincia bene se non è ben risoluta di tenere, in religione, l'ultimo posto fra tutte; e che non potrà mai perseverare nello stato re­ligioso se non ha risoluto di umiliarsi, di tutto cuore per amore di Gesù.

Esame di coscienza. - Ho lavorato seriamente a ben convincermi del mio nulla? - Sono ben risoluto a lasciarmi trattare come nulla? - È sul fondamento dell'umiltà che io intendo elevare l'edificio della mia perfezione? - La mia volontà è ben sottomessa a Dio? - Ho già incomin­ciato a vivere di questa vita interiore in cui Dio è tutto?



NECESSITA’ DELL’UMILTA’ NELLA VITA RELIGIOSA

Considerazioni e riflessioni. - Una reli­giosa è ritenuta come un'ausiliaria di Dio, un tratto di unione fra Dio e le anime. A questi titoli essa è tenuta primieramente, a rispettare i piani di Dio; secondariamente, a non appoggiarsi che su Dio.

1. L'umiltà s'accorda ammirabilmente a ri­spettare i piani di Dio. Anzitutto, essa ricono­sce che la vocazione è un dono divino. Essa gioisce di essere stata la preferita, poichè se pure si può, in mezzo alle grandezze e le vanità del secolo, rimanete umili di cuore con Gesù, tuttavia non si arriva a rassomi­gliare a Lui fino al punto di essere, per li­bera scelta, in uno stato di continua dipen­denza e di umiliazione, come avviene nello stato religioso. Essa si guarda da quei ri­torni di compiacenza sul passato, che la fa­rebbero perdere anche fra le braccia della penitenza, dopo aver rinunciato al mondo. La novizia umile non ricorda quel che, forse, si disse di essa nel mondo: « Voi siete una santarella: oppure essa sa che le santarelle di una parrocchia no» sono le sante di co­munità; che per essere e per fare la religiosa, bisogna togliere di mezzo la signorina, » (M. Barat) con la perfetta pratica delle rinun­cie e con lo spezzamento della propria vo­lontà.

Novizia o professa, l'anima umile desidera di estendere il regno di Dio, ma essa non si prende nessun incarico, senza essere chia­mata da Dio, che solo feconda lo zelo an­nettendo le sue grazie alle missioni speciali.

La santa indifferenza è lo stato dei per­fetti, diceva S. Vincenzo de' Paoli. E come l'umiltà mette bene in pratica questa santa indifferenza! Scegliere il posto mio nella vi­ta? Quale imprudenza! Determinare a Dio quello che deve fare per me? Quale presun­zione! Essere poveri strumenti di Dio e nulla più, ecco la nostra parte. Dio non abbiso­gna di nessuno per compiere le sue opere; tanto più noi ci ritiriamo, e tanto più egli metterà del suo per la buona riuscita dei suoi piani. Una buona religiosa nulla desi­dera e nulla rifiuta. Se Dio le dà qualche carica e la costituisce in dignità, essa si umi­lia ancor più, allo stesso modo di Ester che, alla corte di Assuero, deponeva davanti a Dio i segni orgogliosi della sua potenza.

Fortunate le comunità, l'ultimo rango è il solo disputato!

2. L'unailtà si appoggia unicamente sul soccorso divino.

Essa diffida di se stessa. « Anche allor­quando si camminasse sulla via a passi da gi­gante, bisogna considerarsi come fanciullo di due mesi.» (S. Teresa) Allo stesso tempo l'umiltà pone in Dio tutta la sua confidenza. Se noi non riusciamo è perchè noi contiamo su di noi, dice S. Vincendo de' Paoli; nelle cose di Dio non bisogna credere ai mezzi umani, come non si crede all'aiuto del dia­volo. - « In una impresa, abbandonatevi tutto a Dio dal quale dipende il buon suc­cesso; e nella scelta dei mezzi, lavorate come se il successo dipendessi da voi stessi, dice S. Ignazio. Aspettando tutto da Dio, più si è poveri di mezzi, e più il coraggio ingran­disce. I santi agirono e agiscono secondo queste massime, e di ciascuno di essi si può dire quel che S. Giovanna di Chantal disse di S. Francesco di Sales: Era l'anima la più ardita, la più generosa, là più capace a sop­portare i lavori che Dio gli affidava. Mai si ri­traeva, e diceva che Dio ci fa pure vincere le difficoltà di qualsiasi, impresa ch'egli ci ha affidata. »

Chi calcola prima scrupolosamente tutte le difficoltà, non farà mai nulla nel servizio di Dio, disse S. Ignazio. L'umiltà, dopo essersi munita di tutte le precauzioni della prudenza, lascia molto alla Provvidenza.

L'umiltà, essendo il segno pratico dei di­vino, pone interamente la religiosa al servizio di Dio e le lascia credere che Dio può grandi cose per mezzo di essa, precisamente a causa della sua piccolezza. Se noi non facciamo grandi cose, questo non proviene da Te, mio Dio, ma dalla nostra mancanza di confidenza e di coraggio, diceva S. Teresa. Tre soli val­gono più di dieci, quando il Signore mette mano nelle imprese, e la mette sempre al­lorchè ci toglie i mezzi umani. (S. Vincenzo de' Paoli) a Tu tremi, le difficoltà ti fanno tremare! Che Dio ti benedica, eterna paurosa; per me, il mio nulla e la mia miseria aumen­tano la mia confidenza. » (M. Barat) L'anima umile è felice, perchè la sola gloria di Dio scaturirà dai suoi lavori e dalle sue fatiche; essa si stringe fortemente a Gesù; essa dif­fida del desiderio di veder tutto riescire nel modo migliore; essa comincia con fermezza, continua con costanza, interrompe con ras­segnazione, riprende con calma e finisce con un po' di lentezza; e questo è segno certo e sicuro di anima virtuosa e forte. Quest'anima è veramente la collaboratrice di Dio, e quanto stabilisce bene il Suo sogno quaggiù!

Invocazioni. - Dio mio, amabile cuore di Gesù, voglio abbandonare e dimenticare assolutamente me stessa, per non avere e per non vedere altro che la Tua volonta. Cuore di Gesù, guidami Tu. Tu mi sei sufficiente!

Fa di me e in me quel che sarà più glorioso per Te senza badare alla mia soddisfazione. Contenta Te stesso questo mi è sufficiente. (S. Margherita Maria Alacoque) Io non sono nulla, ma mi approprio quello che Tu dicc all'umile penitente, Margherita da Cortona: « Sii fori figlia mia: poveretta, sii forte in me, Gesù Cristo, Signore: sono con te e ti benedico!»

Esame di coscienza. - Mi sono tenuta indifferea almeno nella volontà, nei differenti impieghi che mi ve nero affidati? - Sono pronta ad abbandonarli al primo cenno dei miei superiori? - Mi sono appoggiata a Gesù per ben riuscire? - I miei insuccessi non furono forse causa dalla mancata mia confidenza in Dio? e da una ingerenza troppo naturale e personale, negli impieghi di mio gusto?



VANTAGGI DELL’UMILTA’ CHE CI PERVENGONO DA DIO

Il suo favore.

Considerazioni e riflessioni. - « L'umiltà è in grande favore alla corte del gran Re. L'umiltà parrebbe essere una virtù che ci allontana da Dio, che sta sulla cima del monte, in quanto essa ci fa discendere per avvilirci, abbassarci e sprezzarci; tuttavia succede il contrario assolutamente, perchè man mano che noi ci abbassiamo, ci ren­diamo più capaci di salire su per il mistico monte, ove noi troviamo il Padre celeste. (S. Francesco di Sales) Di tanto tu sarai grande davanti a Dio, quanto tu sarai vile ai tuoi occhi, disse Papa Leone XIII. L'u­miltà imprime un forte movimento di retro­cessione all'anima, dal quale essa prenderà tutto lo slancio per correre a Dio. Meglio ancora, è Dio stesso che accorre, spinto dalla sua grande misericordia. Questa va in­cessantemente alla ricerca dei miseri, dice S. Francesco di Sales; e sono i più miseri quelli che maggiormente attirano la sua com­passione. « Umiltà! virtù bella, che hai la possanza di inclinare Dio fino a noi! (San Bernardo) Nella nostra condizione di deca­denza e di riscatto, noi nulla siamo, nessun valore abbiamo e nulla possiamo se non per mezzo dell'altare, per Jesum Christum: ma all'altare non si è ben visti se non a con­dizione che si offra sacrificio. Orbene, diceva S. Giovanni Crisostomo, l'umiltà è il più grande dei sacrifici. Essa offre dunque a Dio la migliore cosa possibile per contrarre alleanza con Lui.

E Dio spande a piene mani nell'anima umile, divenuta suo giardino di delizia e suo cielo, le migliori sue grazie.

Questa virtù ha il potere speciale e incom­parabile di innalzarci a Dio e di attirare su di noi le sue grazie di predilezione, grazie che Egli non concede che ai piccoli e umili di cuore. Più essa si abbassa e più si attira la maestà di Dio; quanto più essa teme il ba­cio glorioso, tanto più se ne avvicina e lo attrae. Forse che tutto non proclama ben alto la predilezione di Dio per tutto quanto è piccolo, umile, oscuro? Non è certo su al­beri giganteschi Egli fa nascere la regina dei fiori; ma sopra un arbusto; è all'ombra negletta, fra le erbe calpeste dagli animali e dall'uomo, che egli benedice la viola, lar­gendole il più delicato profumo; è nelle vi­scere della terra e dei monti che egli pose l'argento, l'oro, i diamanti, lo smeraldo, i rubini; è fra gli abissi del mare che l'uomo deve cercare le perle, il corallo e l'ambra profumata. E fu ancora a pastori, a gente umilissima di condizione, che Egli rivelò, prima che ad altri, la maestà, annientata nel­l'umanità nostra, del suo unico Figlio Gesù. Ed è sull'abbassamento, sulle umiliazioni, sugli obbrobrii di quel suo caro figlio che Egli ancora ammassò tutte le sue glorie. E sant' Idelfonso disse di Maria Santissima: « Essa è stata proclamata piena di grazia, perchè trovata vuota completamente di se stessa. » Dio è la fontana, dice S. Giovanni della Croce, e da essa traggono più acque quelli che vanno ad essa con secchi più profondi. E perciò, per fare provvista ampia di grazie, vi ha un recipiente adatto a ciò; S. Giovanni Grisostomo ce la designa così: « l'umiltà recipiente è ricettacolo della grazia. »

Un cuore ben svuotato dall'umiltà, e ben abbassato per abbiezione, attira spontanea­mente a sè lo Spirito Santo; Egli è così at­tratto da questa virtù che slanciasi spontaneo nel vuoto lasciato da essa nei nostri cuori. Poichè l'umiltà attira la grazia, noi pos­siamo applicare ad essa le parole di san Tommaso: « Essa unisce l'anima a Dio. » - Dove ho abbandonato me stesso, lì ho trovato Dio; dove mi sono ritrovato, lì ho perduto Dio. » (Tauler)

Nostro Signore, disse san Francesco di Sales, riposa il suo spirito sui poveri e su gli umili. Egli rifugge dai nostri cuori altez­zosi e orgogliosi, si comunica ai semplici e concede ad essi il suo spirito, col quale essi operano grandi cose. « Le anime più piccine sono le più amate e son quelle che prima di accendere il fuoco dell'amor di Dio hanno tolto accuratamente dal camino le fuliggini dell'amor proprio. » (M. Barat) Per essere santi e per compiere grandi cose, nessuna cosa è più forte dell'umiltà, perchè Dio trovasi tutto in essa. « Voglio che tu sii il meno possibile te stessa: che tu sii semplicemente la scorza del Cristo. Bisogna che Gesù si formi in te in tutto il suo sviluppo. Più tu sei Gesù e Gesù solo, e più tu entrerai nell'opera divina. Essere te stessa anche un solo minuto, ciò mi ferme­rebbe, mi ritarderebbe per il fine che io mi proposi in te. »

Signore, vedo e comprendo, e applico a me queste parole che Tu dicesti ad una fra le tue serve fedeli.

Invocazioni. - Dio della mia vita, conosco quel che Tu ami! Mi abbasserò, mi farò piccina poiché è agli umili che Tu concedi le Tue grazie. Sono cenere e pol­vere. Se mi stimo qualcosa di più, Tu sorgi contro di me, e i miei peccati rendono del mio nulla una testimonianza che io non posso contraddire. Ma se mi abbasso, se mi riduco al nulla, se sprezzabile ai tuoi occhi io cado nella polvere, mia unica dote, la Tua grazia mi sarà propizia e la tua luce s'avvicinerà al mio cuore. « Che io non dimentichi mai che solo un cuore dolce e umile può pe­netrare nel Tuo cuore adorabile! » (S. M. Maria)

Esame di coscienza. - Ho ben compreso che Dio mi prepara le sue grazie, mediante l'umiltà, e il progresso per mezzo delle umiliazioni? - Qual è la mia abilità nello scoprire i mille inganni del mio amor proprio nei pensieri, negli affetti e nelle azioni? - Amo davvero l'umiltà? - Traggo profitto dalle umiliazioni?



VANTAGGI DELL’UMILTA’ DA PARTE DI NOI STESSI

La pace.

Considerazioni e riflessioni. - Alle ani­me che cercano nelle virtù il cammino della felicità, l'umiltà offre una pace santa la cui dolcezza « sorpassa ogni concezione. » Essa ce la procura giustificandoci davanti a Dio e rendendoci pazienti verso noi stessi.

1. L'umiltà ci giustifica davanti a Dio. Ri­cordiamoci il buon pubblicano e quel che gli meritò l'umile confessione delle sue colpe: questa lo avvicinò di tanto al cuore di Dio, di quanto egli si teneva lontano dall'altare.

Fossimo anche dei scellerati, dice San Vincenzo de' Paoli, se noi ricorriamo all'u­miltà, essa ci farà diventare giusti.

L'umiltà ci purifica anche dalle colpe quo­tidiane, perchè « le colpe veniali vengono cancellate in un atto di umiliazione a Dio. » (S. Francesco di Sales)

L'umiltà, disse M. Barat, è un ago col quale si rammendano molti strappi. Con essa noi siamo in condizione adatta e più forti, per strappare ogni minima radice di quelle erbacce che rimangono nell'anima, e che non possono essere strappate che dal­l'umiltà. (S. Teresa)

Allora noi dispereremo un po' meno di potere crescere agli occhi di Dio. « Le grandi santità mi fanno paura, diceva la venerabile fondatrice delle Suore del Sacro Cuore; tuttavia vi è almeno un lato per il quale io potrò sempre accostarmi e avvici­narmi a quei grandi modelli: è l'umiltà. È da questo lato che io proverò sempre a Dio che lo amo. » Su questa base incrollabile, l'anima è stabilita nella pace interiore, e al­lorquando essa prende lo slancio per salire, lo fa con giocondità di cuore; e sale per darsi completamente a Dio. « Un'anima, da­tasi così al suo Signore, non cammina più, ma slanciasi e vola; la croce non pesa più, la croce non è più croce, ma bastone da viaggio; le spine non sono più spine, ma sono corone che, ad esempio di S. Caterina da Siena, volentieri essa calcherebbe ognora più sul capo per dimostrare maggiormente il suo amore con la gioia di soffrire. » (M. Ba­rat) L'anima non ha più altri movimenti, ma solo quelli che portano a Dio, il cuore non ha più emozioni, se non quelle che fanno spasimare al contatto con il Cuore di Gesù.

E non è sola pace, è anche felicità, perché Dio è vicino. « L'anima umile ha Dio in petto come in un tempio. » La felicità umana non è mai completa, perchè componendosi di tante parti, qualcuna manca sempre, ma l'u­miltà è felicità completa. « Allorchè Dio ha occupato pienamente un'anima - per mezzo dell'umiltà - nulla rimane degli accidenti della vita, a darle pena. » (Sant'Ignazio) L'anima ha trovato i suo cielo. Se il cielo è un luogo, è pure anzitutto uno stato, stato di santità, di vera vita, di pace, di fe­licità: il cielo è il regno di Dio nella crea­tura. (M. de Ségur)

2. - L'umiltà ci procura la pace renden­doci pazienti verso noi stessi. « Alla pace e dolcezza del cuore è inseparabilmente unita l'umiltà: quello che ci turba incessantemente proviene sempre dal nostro amor proprio e dalla stima che noi abbiamo di noi stessi. Se noi conoscessimo, e sapessimo quel che siamo realmente, invece di stupire se ci tro­viamo a terra, stupiremmo di essere in piedi. Il Signore ci concederà la pace, quando noi ci umilieremo, adattandoci a vivere con calma in guerra. » (S. Francesco di Sales)

Le nostre imperfezioni spiacciono certa­mente anzitutto a noi stessi, e noi vorremmo volentieri disfarcene e buttarle, come si fa di un abito vecchio e sgualcito: questo non è possibile. La perfezione è lavoro di cesello, lungo e paziente. Noi cominciamo oggi a vivere di virtù e vorremmo svegliarci domani al culmine della perfezione: questo desiderio è irragionevole, è troppo vivace. « Il riposo dell'anima si trova nella pazienza dei desi­deri. » L'umiltà sola può darci questa pa­zienza, che bisogna avere con noi stessi, « pazienza che addolcisce il disgusto che noi proviamo dal vederci trattenuti sulla via della virtù dalla nostra miserabile umanità, - persuadendoci che Dio spesso ci manda buoni desideri pei quali si contenterà della nostra buona volontà, senza pretendere il fatto. » (S. Giovanna di Chantal)

Un'anima umile facilmente si accontenta, quantunque essa sia più esigente delle altre. Essa lo sa: Gesù è con lei, e questo le basta. Essa rimane soddisfatta abbastanza di ser­vire di tempio a Dio e di servirlo umilmente, nelle stesse condizioni di quella povera ca­valcatura che portò Gesù la Domenica delle Palme, per le vie di Gerusalemme, fra gli osanna degli uni e la congiura dei Farisei, - aspettando pazientemente quell'ora in cui si sentirà abbastanza migliorata da riposare sul cuore di Gesù, come il discepolo predi­letto alla Cena Eucaristica. Essa non arriverà a questo punto che penosamente, di tappa in tappa, fra lotte continue, passando dai momenti di zelo a quelli di scoraggiamento, fra le pene a torrenti e le gioie a gocce: ma essa è umile e Dio ne è contento; Egli bene­dice ai suoi sforzi e trova la sua gloria nel perdonarle, nell'incoraggiarla e questo le ba­sta: essa non cerca soddisfazioni a se stessa, ma di contentare Dio. La sua felicità è tutta qui! « Felice colui, la cui vita tende molto in alto e il cui spirito è ben umile! » (S. Nilo)

Invocazione. - O cuore amabile e divino, eccomi din­nanzi a Te prosternata per adorarti, amarti, benedirti, e riconoscere i diritti della Tua sovranità sopra di me, e la mia intera sommissione; non voler respingere queste pro­teste del mio amore e della mia fedeltà, e dégnati di rendermi docile e umile di cuore. Agli umili e dolci di cuore Tu promettesti « il riposo del cuore; » concedimi, Te ne prego, queste virtù, affinhè io sia più agile a camminare verso la perfezione.

Esame di coscienza. - Sono, fedele nel seguire questi esercizi di umiltà? - Ho sopportato pazientemente quelle piccole umiliazioni che i miei difetti mi attirano? - A ogni caduta, confesso sinceramente la mia debolezza e impo­tenza, o cado nello scoraggiamento? - Termino i miei esami con questa convinzione che tutto cammina per i meglio, per chi non si perde di coraggio e sa perseve­rare e aspettare? - Sono rassegnata a lasciare che la mia miseria serva di trono alla misericordia divina in attesa del momento che Egli giudicherà opportuno di as­secondare i miei sforzi e mi voglia santificare Egli stesso?



VANTAGGI DELL’UMILTA’ DA PARTE DI NOI STESSI (seguito)

La grandezza.

Considerazioni e riflessioni. - L'umiltà conduce alla vera grandezza.

Ai nostri giorni si è perduta assai la no­zione del valore della grazia di Dio: i doni di questa sono assai meno apprezzati che non i doni naturali. Eppure, nella Sacra Scrit­tura, le anime santificate dalla grazia sono chiamate « le montagne di Dio. » I primi doni della grazia noi li riceviamo col santo battesimo, che eleva di tanto l'anima nostra da far dire a Tertulliano che « nessuna cosa è più grande di un cristiano. » - « Tu sei di una grande razza, » diceva l'arcangelo a Tobia. Noi cristiani siamo della giù grande razza, della razza divina, poichè noi siamo fratelli di Gesù Cristo, che è figlio di Dio. Dunque una santa fierezza sta bene al cri­stiano. Abbassiamoci pure per umiltà, per carità di fratelli, facciamoci piccoli per ac­condiscendenza e per guadagnare e ricon­durre le anime a Dio, ma non abbassiamo mai quel che proviene dal nostro stato di grazia, non abbassiamo mai il nostro carat­tere di cristiano: stimati come tali dalla mente divina, non dobbiamo misurarci con un criterio puramente umano. La virtù che conserva in noi questa grandezza, mentre parrebbe abbassarla, è precisamente l'umiltà. L'incenso si conserva prezioso e intatto nel­l'incensiere; ma viene distrutto, allorchè i car­boni ardenti ne hanno rivelato il profumo. « I giusti camminano verso la grandezza me­diante l'umiltà, disse S. Agostino. » - « Ove vi ha una grande umiltà, ivi trovasi una di­gnità immensa. « L'umiltà è il piedestallo della gloria. - L'umiltà di spirito va diret­tamente alla grandezza.» - Chi si umilia, sarà esaltato. - La saggezza dell'umile rialza il suo capo e lo pone fra i ranghi della no­biltà. - L'umile, fra gli altri, rifulge come stella. Dio lo eleva mari mano che egli si abbassa, come Gesù è disceso pure agli in­ferni prima di salire al cielo. Nelle sue umili apparenze, egli rassomiglia al diamante che, per emergere nel suo splendore, dev'essere incastonato con semplicità, senza ornamenti decorativi attorno. » (Cornelio Lapierre ) « L'umile ha i piedi nella polvere, il cuore fra le spine, ma il capo in cielo. » (M. Barat) « Un bel giglio vide un giorno un grano di buon frumento a terra che, calpesto dai passanti, rimase sepolto nella polvere. Ben­tosto germogliò: apparve lo stelo, si formò la spiga e venne a maturità. Perché mai questa differenza? disse il giglio sorpre­so. Buttato a terra, io perdo la bellezza e la vita; tu, calpesto e sepolto, ricevi un'ener­gia divina, che ti fa crescere e prosperare. La spiga risponde: lo trovo la vita in quel elle pare la mia morte; quelle cose che sono dotate di una grande virtù interna, vedono il loro vigore accrescersi, vedono la loro elevazione allorquando le loro apparenze vengono sacrificate, abbassate e sembrano in deperimento. » (Cornelio Lapierre)

Nell'umile tutto si eleva: carattere, cuore: l'anima viene acquistando visioni elevate sulle cose, fondate sull'abitudine di verità, che la ispira, la determina e la guida; il suo carattere diventa sicuro, perchè riposa sui diritti di Dio e i doveri della coscienza; il suo cuore acquista nobiltà e fierezza, « non declina, nè traballa mai. »

Talvolta, lo splendore di questa grandezza pare velato. L'umile lavora in silenzio, eser­cita il suo zelo, dilata il regno di Dio; poi scompare come servo inutile, fugge le lodi umane e respinge tutto l'onore di quelli che lo hanno incoraggiato e consigliato: ma Dio deve compiere la sua promessa: « Chi si umilia sarà esaltato.» Gli umili, dice Pietro il Venerabile, nascondono accuratamente le loro opere, ma le stesse pietre levano la voce per cantare i loro successi, e per parlare delle opere loro; perciò S. Tommaso disse: « Nell'umiltà vi è una grande abilità. » Quaggiù sulla terra, l'umiltà ci dà la scienza migliore, la più utile, la più vera e quella felice libertà, che forma la più gloriosa indi­pendenza. Essa ci rende veramente simili a Dio, che si annienta per amore delle sue crea­ture, e associandoci ai suoi obbrobrii, ci as­socia pure alle sue grandezze. Allo stesso modo che Dio, per mezzo dell'umiltà, discese fino al nostro nulla, è ancora per mezzo di essa che il nostro nulla si eleva fino a Dio. « Io ti stimo assai più con l'umiltà e malgra­do molte imperfezioni, che non con maggior perfezione e meno umiltà. » (S. Fr. di Sales) Parmi che Dio doveva alla sua magnificenza e giustizia questa elevazione degli umili: que­sti posseggono l'amor di Dio fino all'annien­tamento di loro stessi; orbene, Dio non è mai l'ultimo in generosità e non vuol essere da meno di noi. E ancora: la corona di onori che essi ripudiano, ponendola sull'altare, merita che Dio la restituisca loro, aggiungendovi un qualche diamante del suo reale tesoro.

Invocazioni. - Mio Gesù, Tu hai voluto tracciare la mia via prima di me, e vivere di una vita bassa e umile. Betlemme, Nazaret, il Getsemanì, il Calvario e la S. Eucaristia, mi dicono chiaramente quanto sia stato il Tuo amore al silenzio, alle rinuncie, all'umiltà, agli ob­brobrii, e come questa sia la via da Te seguita per ar­rivare alla gloria, e all'adorazione, agli omaggi del mondo e degli angeli. Gesù mio, dammi Tu la forza per seguirti fra questi aspri sentieri; fa ch'io sia abbastanza elevato di spirito per saper abborrire e rifiutare ogni onore quaggiù, per trovare la gloria, perdendomi interamente in Te.

Esame di coscienza. - Ho ben compreso che umi­liarsi significa camminare verso la vera grandezza? - Praticamente, sono ben disposto a non cercare approva­zioni o lodi dalle creature? a riferire a Dio ogni cosa in suo onore? - So tener celate le mie buone opere, le mie mortificazioni, i favori divini? - Cerco seriamente di na­scondere i miei meriti quando l'opera mia è stata di una qualche utilità? - Posseggo quella fierezza cristiana che reputa di nessun valore se non ciò che è divino?

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