Mt 22,31-32 “Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da
Dio: Io sono il Dio di Abramo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? Ora, non è Dio dei morti, ma dei vivi».”
Anche il profeta Isaia ci lascia capire che le sue parole si riferiscono agli empi, ai morti dannati, perché Ezechia dice “…Signore, in te spera il mio cuore; si ravvivi il mio spirito. Guariscimi e rendimi la vita. Ecco, la mia infermità si è cambiata in salute!”
Quindi anche lui sta chiedendo perdono a Dio perché ha peccato, ne consegue che se Dio non l‟avesse perdonato, sarebbe sceso negli inferi assieme agli empi, che non hanno il perdono. Ne scaturisce che “i morti” non sono tutti, ma solo coloro che non hanno chiesto o ricevuto il perdono, infatti aggiunge: “…quanti scendono nella fossa non sperano nella tua fedeltà.”,
e si sta evidentemente riferendo agli empi, perché i giusti non smettono mai di sperare, altrimenti potremmo pensare che Mosè, Giosuè, Davide, Salomone ecc. “…non sperano nella tua fedeltà.” Ma proprio questi patriarchi hanno creduto e speravano nella fedeltà del Signore Gesù Cristo, fino a quando Lui stesso è disceso negli inferi a predicare ai morti.
Anche qui c‟è da fare un breve considerazione, sei morti dormivano (e dormono), come asseriscono i protestanti, come hanno fatto a sentire la predica di Gesù?
Li avrà svegliati? Non credo che negli inferi o in cielo si dorma o si rimanga in uno stato di incoscienza.
Leggiamo ancora:
Giobbe 26:6: "Davanti a lui il soggiorno dei morti è nudo, l'abisso è senza velo".
Proverbi 15:11: " Gl‟inferi e l‟abisso sono davanti al Signore, tanto più i cuori dei figli dell‟uomo!"
Dai versetti sopraindicati tratti da Giobbe e Proverbi si intravede una differenza tra il soggiorno dei morti e l‟abisso, quest‟ultimo identificabile con l‟Inferno, altrimenti non ci sarebbe stato alcuno bisogno di specificare due volte lo stesso luogo, “inferi” e “abisso”.
Evidentemente qui “inferi” indica il regno dei morti e “abisso” l‟Inferno. Si potrebbe pure pensare che Inferi sia proprio la prigione dove si espiano le pene inflitte da Dio alle anime non ancora totalmente pure, ma può essere inteso anche come luogo di attesa.
Proverbi 23,13-14 “Non risparmiare al giovane la correzione, anche se tu lo batti con la verga, non morirà; anzi, se lo batti con la verga, lo salverai dagli inferi.”
Nei versetti di Pr 23-,13-14 vediamo ancora come “inferi” venga usato per indicare l‟inferno, perché non c‟è dubbio che il padre che punisce il figlio non lo rende immortale, ma bensì gli consente di salvarsi dagli “inferi” in questo caso quindi dall‟Inferno. Il figlio percosso dal padre si ravvederà, naturalmente morirà, ma eviterà di finire all‟inferno, quindi in questo caso “inferi” indica l‟Inferno.
Proverbi 27,19-21 “Come un volto differisce da un altro, così i cuori degli uomini differiscono fra di loro. Come gli inferi e l’abisso non si saziano mai, così non si saziano mai gli occhi dell‟uomo. Come il crogiuolo è per l‟argento e il fornello per l‟oro…”
“Gli inferi e l‟abisso non si saziano mai” perché in entrambi vanno a finire i morti nella carne, ma con una netta differenza, che vede anche stavolta il termine “inferi” usato per indiare l‟Ades, e l‟abisso per indicare l‟Inferno. Gesù quando discese negli inferi per predicare agli spiriti in prigione, ovviamente non scese nell‟Inferno, ma nell‟Ades, ed è proprio qui che si trova la “prigione” di cui parla Pietro nella sua prima lettera, e Matteo nel suo capitolo 5 al versetto 26.
Dn 12,22 “Molti di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l‟infamia eterna.”
Spesso troviamo pure versetti dell‟Antico Testamento, come quelli di Daniele che ci dipingono i morti nella carne come dormienti, in uno stato di incoscienza. Ma bisogna capire che si riferiscono al corpo umano, e non allo spirito.
Qo 9,10 “Tutto ciò che trovi da fare, fallo finché ne sei in grado, perché non ci sarà né attività, né ragione, né scienza, né sapienza giù negli inferi, dove stai per andare.”
Qui Salomone si sta riferendo al corpo, non allo spirito dell‟uomo, ad interpretare questo libro -in particolare- bisogna stare molto attenti, perché è scritto in chiave ironica, e può destare equivoci.
Ez 32,20-21 “Cadranno fra gli uccisi di spada; la spada è già consegnata. Colpite a morte l‟Egitto e tutta la sua gente. I più potenti eroi si rivolgeranno a lui e ai suoi ausiliari e dagli inferi diranno: Vieni, giaci con i non circoncisi, con i trafitti di spada.”
Ecco come non bisogna spesso interpretare alla lettera la Bibbia, altrimenti si impazzisce davanti a presunte contraddizioni, Salomone parla dell‟inscoscienza dei morti, mentre Ezechiele ci fa capire che sono coscienti e parlano.
Ma anche in Giona 2,3 leggiamo: “Nella mia angoscia ho invocato il Signore ed egli mi ha esaudito; dal profondo degli inferi ho gridato e tu hai ascoltato la mia voce.”
Evidentemente Giona era morto nel ventre del pesce, ed è stato risuscitato dal Signore, ma mentre era morto era cosciente e pregava.
La sicurezza che Giona morì e fu risuscitato l'abbiamo dall'accostamento con Gesù, che morì e dopo tre giorni risuscitò.
Alcuni fratelli evangelici spiegano malamente le parole che Gesù rivolse a Pietro, dicendo che si riferiva alle porte del regno dei morti, ma come vedremo non è così.
“…le porte degli inferi non prevarranno mai su di essa”
Qui Gesù sta ovviamente parlando delle porte dell‟Inferno, che non potranno mai sconfiggere la Chiesa, quindi non è corretto pensare che “le porte del regno dei morti non prevarranno mai sulla Chiesa” lasciando intendere che la minaccia non sia l‟Inferno ma il regno dei morti, perché nel regno dei morti ci sono anche gli spiriti dei giusti non ancora giunti a perfezione, che sicuramente non minacciano la Chiesa, ma anzi ne fanno parte, quindi con questa frase Gesù stava chiaramente indicando l‟Inferno.
Sempre dal Vangelo vediamo nella parabola del ricco e Lazzaro, che quest‟ultimo non si trovava nello stesso posto del ricco.
Alcuni evangelici anche se spiegano in maniera differente l‟Ades sono concordi col dire che con la parabola del Ricco e Lazzaro, Gesù non raccontò fantasie, ma usando un linguaggio simbolico ci aprì uno squarcio sull‟aldilà, leggiamo cosa scrive la rivista protestante Cristiani Oggi 1-15 ottobre 1996:
“Rilevante e degno di nota è il fatto che questa non è una parabola. Si tratta di un racconto vero, perché il povero ha un nome, cosa che non avviene mai nelle parabole. Seppure in forma parabolica, il brano racconta una storia realmente accaduta. Lo Sheol-Ades, soggiorno dei defunti, era dunque diviso in due parti distinte, in due scomparti separati da una „grande voragine‟. Evidentemente la „gran voragine‟ non impediva a quelli nella grande „fiamma‟ del tormento di vedere coloro che erano in Paradiso o nel „seno di Abramo‟, senza che potesse avvenire una migrazione da una parte all'altra. Nel seno d'Abramo vi erano i salvati che erano consolati in attesa dell'avvento del Messia, e vi erano i perduti che pativano la sofferenza in attesa del giudizio finale: „Infatti le labbra dell'adultera stillano miele, la sua bocca è più morbida dell'olio; ma la fine a cui conduce è amara come il veleno, è affilata come una spada a doppio taglio. I suoi piedi scendono alla morte, i suoi passi portano al soggiorno dei defunti‟ (Proverbi 5:3-5).”
Questi fratelli evangelici dimenticano però i versetti che parlano della “prigione”, quindi un terzo luogo, dove i salvati devono scontare le colpe residue, se non hanno avuto tempo di farlo in vita.
Nel Nuovo Testamento troviamo dei versetti che ci fanno capire l‟esistenza di un luogo, diverso dal Paradiso e dall‟Inferno, questo è l‟Ades, il regno dei morti.
Circa l‟esistenza nell‟aldilà, di questo luogo o meglio di questo stato di purificazione delle anime nell‟attesa di essere ammesse alla visione beatifica di Dio, dichiarata più volte verità di fede dalla Chiesa Cattolica, in campo protestante c‟è il più netto rifiuto.
Secondo loro, i credenti che muoiono vanno direttamente in Paradiso e citano Lc 23,43 e Gv 14,3 Ma come vedremo la Chiesa cattolica non nega i versetti da loro citati, infatti i giusti che non hanno nessun peccato veniale da scontare (per essere totalmente puri) vanno direttamente in Paradiso.
Ma considerando alcuni versetti dove leggiamo:
Gesù andò ad annunciare la salvezza anche agli spiriti che erano in carcere (1 Pt 3,19)
Ci chiediamo in quale luogo o in quale stato erano questi spiriti, visto che non potevano essere all‟inferno. Questi spiriti indubbiamente erano nello Sceol (regno dei morti) ma perché Pietro parla anche di prigione?
Anche la sorella Caterina del sito Difendere la vera fede ci viene in aiuto con le seguenti precisazioni: “Gli inferi di cui si parla nella 1Pt.3,19/4,6 non rappresentano l'Inferno propriamente detto o conosciuto dottrinalmente. Si parla di un luogo descrivendolo come PRIGIONE e mentre da una prigione si esce, dall'inferno non si esce come ci racconta Lc 16,19 nella storia del Ricco e di Lazzaro: Gesù non è ancora morto, eppure ci racconta una storia di un ricco che finisce all'inferno, e non per non aver creduto in Gesù, ma per non aver avuto la carità, per essersi comportato in modo non evangelico. Leggendo la 1Pt.3,19 e 4,6 non è pensabile che il Ricco sia stato fra coloro che vennero liberati da Gesù quando discese negli inferi, perché Abramo stesso fa capire che la condanna di quel ricco è senza appello: < Lazzaro ora è consolato, mentre tu adesso sei tormentato > e il ricco dice prima < soffro terribilmente in questa fiamma >. Inoltre è impensabile che Gesù dovendo risorgere non abbia liberato tutte quelle anime dalla < prigione > come viene chiamata, si legge infatti: < In esso andò a portare l'annuncio anche agli spiriti nella prigione, a coloro che erano stati un tempo disobbedienti, quando Dio nella sua longaminità attese, nei...ecc.> poi fa riferimento al Battesimo prefigurato dal Diluvio. Qui leggiamo che c'erano stati dei disobbedienti, affermare che questi disobbedienti oggi non esistano più è impensabile, inoltre non si legge che questa prigione venne chiusa. E di prigione leggiamo appunto in Mt 5, 25-26
“Mettiti presto d‟accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l‟avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all‟ultimo spicciolo!”
Non sarà mica la stessa prigione di cui parla Pietro nella sua lettera (1Pt 3,19)? Cambiano i personaggi ma la prigione è la stessa.
O è la stessa "prigione" o stiamo parlando di un altro "posto-luogo-stato" ancora!
L'Inferno non è una prigione dalla quale si può uscire e che è meglio conosciuto nella Scrittura come:
Geenna (dal greco) è l'inferno vero e proprio di fuoco e zolfo, o "stagno ardente di fuoco e zolfo" di Apocalisse 20:10 e 20:15. E' il termine tradotto in greco dall'Aramaico di "gehinnam", cioè valle di Hinnom, a sud di Gerusalemme, dove al tempo del dominio cananeo venivano eseguiti sacrifici di bambini tramite roghi e che valeva come luogo di giudizio divino. Quando Gesù parla di questo luogo non si riferisce al luogo geografico, ma a quello che esso rappresenta, cioè il luogo della punizione eterna.
Abyssos (dal greco) cioè "abisso", "inferi", in particolare "prigione dei demoni in punizione" dei passi di Luca 8:31 e Apocalisse 9:1; un significato simile è attribuito a "tartaros" di 2° Pietro 2:4 diverso dal termine biblico come:
Sceol (in ebraico) ovvero Ades (in greco), comunemente chiamato "inferi" e "soggiorno dei morti", ed è il luogo provvisorio ed intermedio di soggiorno dell'anima della persona deceduta sino alla resurrezione finale. Lì Gesù è andato a predicare il Vangelo agli spiriti dei morti (1° Pietro 3:19, 4:6), ed è pure da lì che, quando se n'è salito in alto, nel cielo, ha liberato molti che erano prigionieri, portandoli con se (Efesini 4:8). Quindi Sceol o Ades, adesso, dopo la resurrezione di Gesù, è la condizione e il luogo dove vanno le anime di coloro che saranno giudicate; salvate o condannate da Dio ed è tutt'ora un luogo in cui si soffre. (questa breve spiegazione è tratta da un testo in un sito evangelico)
Perciò...rileggendo il Catechismo....dove scese Gesù quando morì per andare a liberare le anime "prigioniere"?...di certo NON andò dove stava il Ricco della storia di Lazzaro, cioè, non andò nella geenna... infatti in un paragrafo del Catechismo si legge:
633 La Scrittura chiama inferi, Shéol o ade (529) il soggiorno dei morti dove Cristo morto è disceso, perché quelli che vi si trovano sono privati della visione di Dio. (530) Tale infatti è, nell'attesa del Redentore, la sorte di tutti i morti, cattivi o giusti; (531) il che non vuol dire che la loro sorte sia identica, come dimostra Gesù nella parabola del povero Lazzaro accolto nel « seno di Abramo ». (532) ...
Quindi esite UNA PRIGIONE, anime dunque che attendono la purificazione per togliere ed eliminare quelle impurità che impediscono loro la gloria piena come appunto toccò a Lazzaro, perciò è dimostrato invece che non tutte le anime attendono in questa prigione, ma che molti godono già della gloria piena come Lazzaro il quale non sta attendendo un premio finale e con lui nemmeno Maria e gli Apostoli e i moltissimi santi stanno attendendo una sorta di premio, essi già godono della pienezza di Dio, nel giorno del Giudizio ai santi verrà confermata la gloria nella solennità del Giudizio.....”
E il buon ladrone appeso in croce che ricevette da Gesù il premio del Paradiso, dove scontò la sua colpa? Non dimentichiamo la parabola del padrone della messe, nella quale vediamo gli operai assunti a inizio giornata lamentarsi col padrone, nei confronti degli ultimi arrivati, ai quali veniva data la stessa paga, nonostante avessero lavorato di meno. Il padrone della vita è Cristo, decide Lui come ricompensare la nostra fede.
Ora sta di fatto che molti muoiono improvvisamente. Questi tali, se sono in peccato mortale e non hanno avuto tempo di pentirsi vanno all‟Inferno; coloro che invece hanno avuto tempo e modo di pentirsi, all‟Inferno non ci andranno: il Signore misericordioso accoglie sempre il peccatore che si pente. Ma è anche vero che questi tali non hanno potuto in nessun modo far penitenza per i peccati commessi; come è anche vero che chi muore improvvisamente, anche se in grazia di Dio, non ha modo di espiare peri i peccati veniali, qualora ne abbia. Neppure per questo però egli andrà all‟Inferno.
Adunque, all‟Inferno no, perché morti da credenti in Dio; in Paradiso no, “perché nulla di men puro vi può entrare” (Ap 21,27) . Deve, per conseguenza, esserci un luogo (prigione), distinto dall‟Inferno e dal Paradiso, dove le anime, passate di vita in grazia di Dio e non del tutto pure, abbiano la possibilità di purificarsi e rendersi degne di entrare nella patria beata.
E Paolo lo fa capire nella sua lettera agli ebrei al capitolo 12,22-23 “Voi vi siete invece accostati al monte di Sion e alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a miriadi di angeli, all‟adunanza festosa e all‟assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti portati alla perfezione…”
Perché Paolo menziona gli “spiriti dei giusti portati a perfezione”?
Se gli spiriti dei giusti fossero tutti puri andrebbero subito in Paradiso, visto che in tale luogo non può entrare nulla d‟impuro Ap 21,27 “Non entrerà in essa nulla d‟impuro, né chi commette abominio o falsità, ma solo quelli che sono scritti nel libro della vita dell‟Agnello.” l‟autore di
Apocalisse fa distinzione tra impuri e chi commette abomino o falsità, perché se si riferiva alle anime condannate avrebbe usato semplice la frase “nulla d‟impuro” invece Giovanni prima dice nulla d‟impuro e poi aggiunge “né chi commette abominio (cioè peccati gravi) o falsità”, quindi mette su due piani diversi gli impuri e gli abominevoli e falsi.
Quindi se gli spiriti dei giusti fossero tutti e, solo puri, non ci sarebbe bisogno di portarli a perfezione, ma Paolo parla di “spiriti dei giusti portati a perfezione” perché evidentemente questi spiriti sono stati in prigione a scontare le loro pene, e sono vi sono rimasti fin quando non hanno pagato fino all‟ultimo spicciolo.
Mt 5, 25-26 “Mettiti presto d‟accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l‟avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all‟ultimo spicciolo!” Non sarà mica la stessa prigione di cui parla Pietro nella sua lettera (1Pt 3,19)? Cambiano i personaggi ma la prigione è la stessa.
Gesù ci ammonisce che esistono peccati mortali, ed esattamente la bestemmia contro lo Spirito, che non sarà mai perdonata, infatti per farlo capire usa la frase “né in questo secolo, né in quello futuro” cioè mai. Ma oltre al significato di “mai” questa frase ci fa capire che nell‟altra vita ci sarà chi sarà perdonato dopo aver pagato fino all‟ultimo spicciolo in prigione.
Mt 12,32 “A chiunque parlerà male del Figlio dell‟uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo Spirito, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro” Ma allora nel secolo futuro (cioè nell‟altra vita) ci saranno dei peccati che potranno essere rimessi?
Con questa frase Gesù sta dicendo che la bestemmia contro lo Spirito non sarà mai perdonata, e per dire “mai” usa il secolo presente e quello futuro, ma nel menzionare quello futuro lascia intravedere un spiraglio misterioso.
E ancora Paolo ci avverte:
1Cor 3:13-15 “Se l‟opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà una ricompensa; ma se l‟opera finirà bruciata, sarà punito: tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco.”
Paolo riconosce dopo la morte tre stati in cui ci si può trovare al giudizio particolare: “Ma nel giorno del giudizio – egli scrive nella sua prima ai Corinti – Dio rivelerà quel che vale l‟opera di ciascuno. Essa verrà sottoposta alla prova del fuoco, e il fuoco ne proverà la consistenza. Se uno ha fatto un‟opera che supera la prova, ne avrà la ricompensa (il Paradiso). Se invece la sua opera sarà distrutta dal fuoco, egli perderà la ricompensa (cioè avrà l‟eterna condanna). Egli personalmente (se si trova in una via di mezzo) sarà tuttavia salvo, come uno che passa attraverso l‟incendio.
Scrive il fratello Mario del sito Difendere la vera fede:
“Un parallelo a questo brano di 1 Corinti lo troviamo il Luca 12,48 „Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.‟
Gesù precisa che il servo sarà punito, ma con poche percosse.
Il che significa non eternamente punito, e quindi, secondo me, non può trattarsi dell'Inferno. Nè può trattarsi del Paradiso immediato, perché in paradiso non si ricevono percosse.
[Modificato da (Gino61) 06/09/2009 12:19]