QUESTO FORUM E' CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO... A LUI OGNI ONORE E GLORIA NEI SECOLI DEI SECOLI, AMEN!
 
Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
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La Chiesa Cattolica - la sua dottrina - Vol.II - con Imprimatur Vescovile - Trieste 1886

Ultimo Aggiornamento: 21/03/2012 10:12
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21/03/2012 10:06

fonte: La Chiesa Cattolica - la sua dottrina - Vol.II - con Imprimatur Vescovile - Trieste 1886

Mescolato anch'io con gli Apostoli, nel Cenacolo, sentirò quelle dolci parole di Gesù, Dio nostro: < amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi > (Gv.15,12).


- Che cosa è la Santa Messa per un Cattolico?

 

L'Eucaristia è uno dei sette Sacramenti ma, possiamo anche dire, che è il Sacramento per eccellenza e senza il quale tutti gli altri non avrebbero senso, né compimento.

Tutta la vita della Chiesa, infatti, si muove e prende vita dall'Eucaristia, e senza l'Eucaristia non avremmo alcun Culto a Dio, o nulla di così unico, specifico di Colui che si è Incarnato e che volendo assumere la nostra natura umana, è al tempo stesso Dio al quale dobbiamo rendere Culto.

L'unicità di questo Culto risiede nel fatto che solo la religione Cattolica possiede un Culto che non proviene dal basso, cioè dall'uomo, ma questo viene dall'Alto, ci è "disceso" dal Cielo, comandato e raccomandato dal Signore stesso, da farsi ogni giorno fino al Suo ritorno glorioso.

Altra eccezionalità di tal Culto è la Presenza Reale di Nostro Signore Gesù Cristo, Egli infatti non è assente, non ha raccomandato il Divino Memoriale per farsi sostituire dal Sacerdote, Egli è l'unico Sacerdote che ha dato ai suoi Ministri, validamente Ordinati nella Santa Chiesa, di agire con Lui, in Sua Persona, per Suo tramite, la Santa Messa risponde così ad un comando, ad un ordine voluto da Dio stesso, ad un rituale che ci è disceso dal Cielo, che nutre il fedele di Sé, lo eleva alla vita della grazia per santificarlo, imperciocché non sarebbe mai possibile santificarci con il cibo che perisce o con altre funzioni materiali, per questo la Chiesa definisce la Messa "Santa", perché essa santifica il fedele e al tempo stesso rende Culto a Dio "in ispirito e verità"; spirito in quanto Nostro Signore Gesù Cristo è presente con il Suo Corpo glorificato con la Risurrezione, in verità perché sono le Sue parole e la Sua Presenza a rendere tale Culto vivo e vero.

Per tanto, la Comunione si deve considerare:

- quale intima unione con Gesù Cristo, secondo le di Lui parole:" Caro enim mea verus est cibus, et sanguis meus verus est potus. Qui manducat meam carnem et bibit meum sanguinem, in me manet, et ego in illo. /Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui."(Gv.6,55-56). Così spiega san Cirillo Alessandrino: " Come se qualcuno liquefasse col fuoco della cera aggiunta ad altra cera, d'ambedue formerebbe una sola massa, così per la partecipazione del Corpo e del Sangue prezioso di Cristo, ed Egli in noi si unisce, e noi ci uniamo a Lui" (comm. libr. Joann.10).

- quale viva ed autentica partecipazione al Sacrificio Eucaristico, secondo le di Lui parole: " Ego sum panis vivus, qui de caelo descendi. Si quis manducaverit ex hoc pane, vivet in aeternum; panis autem, quem ego dabo, caro mea est pro mundi vita ”. Litigabant ergo Iudaei ad invicem dicentes: “ Quomodo potest hic nobis carnem suam dare ad manducandum? ”. Dixit ergo eis Iesus: “ Amen, amen dico vobis: Nisi manducaveritis carnem Filii hominis et biberitis eius sanguinem, non habetis vitam in vobismetipsis. / Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo". Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: "Come può costui darci la sua carne da mangiare?". Gesù disse: "In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita." (Gv.6 51-53).

In quanto a "partecipazione del Sacrificio", benché il solo Celebrante ne sia propriamente il Ministro, perché egli solo compie l'atto essenziale della Consacrazione, pure non è ch'egli solo offre a Dio il Sacrificio, ma lo compie assieme al popolo redento, infatti non è che il Sacerdote dice: Io ti offro il mio sacrifizio, ma dice: "questo nostro Sacrificio, che piaccia a Te Signore Dio...". Perciò. quanto più uno s'immedesima col Celebrante e prende parte più viva al Santo Mistero, tanto più maggiormente egli beneficia del medesimo, e poiché chi si comunica alla Santa Messa non solo concorre come gli altri all'oblazione del Sacrificio, ma concorre anche con il Sacerdote alla consumazione del medesimo, col "cibarsi della Carne e del Sangue" della Vittima "immolata per la nostra salvezza", così è chiaro che la Santa Comunione fatta durante la Messa, è una viva e reale partecipazione al Sacrificio Eucaristico.

Bisogna anche chiarire e con santo scrupolo, quanto segue:

a quanto detto si oppone che, essendo uno solo il Sacrificio, ogni Comunione, sé anche fatta fuori della Santa Messa è una reale "consumazione della Vittima" e quindi è una partecipazione al Sacrificio fatta dal Sacerdote celebrante. Questo è dunque ben vero, ma si tratta di una partecipazione indiretta in quanto che, chi si comunica con Particole consacrate prima, non concorre col Celebrante alla Oblazione e, non prendendo parte viva al Sacrificio, non partecipa direttamente del medesimo se non in quanto, indirettamente, dal momento che Esso è offerto dalla santa Chiesa per tutti, che se pure o prima della Messa, o dopo della Comunione assiste ad una Santa Messa, ei perde sempre, non comunicandosi nella stessa, la pienezza dell'effetto che avrebbe ricevuto se, insieme col Sacerdote, fosse concorso non solo ad offrire ma pure a consumare la Vittima.

E' perciò che la Chiesa ha sempre considerato come lecita, legittima e santa la Comunione con Particole consacrate prima, in altre Messe, ed ha condannato invece l'opinione di Padre Nanarroni, il quale sosteneva "essere obbligati i cristiani a comunicarsi almeno una volta in vita, durante la Messa, con Particole consacrate durante la medesima", tuttavia la Chiesa stessa raccomanda ugualmente ai fedeli tale pratica, la quale corrisponde all'antica disciplina approvata dai Concili, dai Padri, dai teologi, perché è semplicemente di maggior vantaggio a chi lo fa.

L'intenzione della Chiesa è del resto molto ben espressa anche dal nostro ultimo Sinodo Diocesano, il quale riporta: "Noi crediamo e proponiamo come lecita e santa la Comunione con le Particole pre-consacrate, essa però abbia luogo solamente per motivi ragionevoli e non per capriccio; essendo nostra intenzione, che per principio abbia luogo durante l'azione della Messa la Comunione del popolo..". (Synod. Dioec. Bonifac. a Ponte a.1779 cap.XIII).

 

Il Sacrificio della Santa Messa, e la partecipazione ad Essa da parte del fedele, del popolo, è perciò fondamentale e di vitale importanza per la vita stessa delle comunità e della Chiesa universale, imperciocchè non è il popolo né il fedele che la rende così speciale, unica e santa, ma è il Sacrificio che possiede un valore infinito e sovrannaturale. Il Sacrificio della Divina Eucaristia, infatti, non giova agli individui se non in quanto viene loro applicato, e il partecipare di questa applicazione dipende da due circostanze:

 

1. per partecipare veramente del Frutto del Sacrificio è indispensabile trovarsi in stato di grazia e santificazione, ossia, bisogna essere confessati e purificati da ogni peccato mortale. Chi è tale, riceve in proporzione alla parte che prende nel Sacrificio:

a - l'aumento della grazia abituale;

b - la remissione dei peccati veniali se profondamente pentiti;

c - il perdono, almeno in parte, delle pene dovute ai peccati commessi;

d - le grazie necessarie delle quali abbisogna per la santificazione;

e - la distribuzione delle grazie necessarie per le Anime del Purgatorio.

E' bene ricordare che chi assiste alla Santa Messa nello stato di peccato mortale, specialmente nell'ostinazione e nel rifiuto alla confessione ed alla vera conversione, non rende inefficace il Divino Sacrificio, ma impedisce a sé stesso la ricezione e l'aumento della grazia santificante, perché non l'ha, e nell'ostinazione la rifiuta; né può usufruire del perdono dei peccati veniali, poiché si trova in uno stato grave di peccato; né può ricevere il perdono delle pene temporali, perché reo di pena eterna, ma egli può ricevere ugualmente e solamente le grazie attuali che si dipartono dalla Santa Messa, e se vi partecipa con cuore afflitto e pronto a volersi rimettere in ordine con Dio, il Sacrificio al quale vi assiste può offrirgli la grazia di una perfetta contrizione, ed indirizzato verso il Confessionale, può riconciliarsi con Dio e ricevere la Santa Comunione. Non è perciò che torni inutile ai peccatori, anche ai più incalliti, l'assistere al Santo Sacrificio, al contrario e come la Santa Chiesa ha sempre insegnato, è per essi importante che in qualche modo vi assistano, perché la Messa è per i peccatori, ma affinché si convertano e si santifichino, imperciocchè divotamente assistendovi, pur non partecipandovi poiché sono in stato di grave peccato, impetrano da Dio la forza di vincere le loro cattive abitudini, e di riacquistare per mezzo d'una sincera penitenza, la grazia santificante.

Facciano pertanto attenzione, i Ministri dell'Eucaristia, ad istruire i propri fedeli sul danno del peccato mortale, a non dare ad essi la Santa Comunione, ma tuttavia ad invitarli ad assistere al Divino Sacrificio, quand'anche essi non vi potessero partecipare a causa della condizione peccaminosa, vi potrebbero ricevere giovamenti di conversione nell'assistervi.

 

2. dal concorrere ch'Esso fa più, o meno all'Oblazione, parlando in generale, significa che partecipa assai di più del Frutto della Santa Messa chi è presente alla celebrazione e, con somma divozione, accompagna l'azione del Sacerdote che celebra, la mancanza della corretta divozione vanifica su di sé la partecipazione al Frutto del Divino Sacrificio. Fra i presenti vi partecipa di più colui che concorre all'Oblazione, quindi:

a - più d'ogni altro è il Celebrante stesso, perché a preferenza d'ogni altro e chiamato dal Signore stesso ad essere Suo Sacerdote, concorre al Divino Sacrificio in nome della Chiesa, facendo ciò che N.S. Gesù Cristo in Essa ha comandato di fare;

b - quanti si comunicano in stato di grazia concorrono alla consumazione della Vittima per sé stessi ma anche per gli altri, specialmente per i Suffragi delle Anime del Purgatorio e la conversione dei peccatori, e la Chiesa stessa raccomanda che tutti i presenti possano ricevere l'Eucaristia "acciocché loro dal Sacrificio, maggiori frutti ne derivassero..." (Conc. Trid. sess. XXII, cap. VI);

c - e più di altri vi partecipa chi, con pio raccoglimento, oblazione personale, seguendo con santa divozione la Celebrazione e al momento stesso della Consumazione, fa un atto di desiderio di unirsi spiritualmente al Redentore sul Calvario, insieme alla Vergine Santissima, a San Giovanni e a tutti i Santi.

In parità di circostanze, e a seconda delle necessità della Chiesa stessa, partecipa con più frutto chi offre al Sacerdote l'elemosina acciocché applichi la Santa Messa per lui, o secondo la di lui intenzione, specialmente per le Anime del Purgatorio.

 

Fin dal primo secolo il popolo portava nelle Chiese, o nella assemblea riunita in qualche casa prima che le Chiese venissero costruite, il pane e il vino occorrente al Sacrificio, ed i Diaconi raccoglievano il tutto al momento dell'Offertorio, insieme anche a qualche indumento per i più poveri, o alle somme di danaro: chi trascurava di fare la sua offerta, ben sapendo che poteva farla, si considerava come "non partecipante" al Sacrificio. San Cipriano disse così ad una ricca signora: "Sei doviziosa, e credi tu di partecipare al Sacrificio di Nostro Signore, venendo al Sacrificio senza la tua offerta?!" (St.Cypr. de opere elemos.), e lo stesso Sant'Agostino diceva: "Portate voi le offerte da consacrarsi. Chi lo può si deve vergognare di ricevere la Comunione dall'oblazione di un altro!" (St.August. de temp. serm. 15).

L'uso di queste pubbliche offerte durò fino al decimo secolo, ma l'offerta continuò in forma spesso privata, i fedeli continuarono a portare ai Sacerdoti le elemosine acciocché nella Santa Messa pregassero anche per loro, imperciocchè è bene sottolineare che i Sacerdoti che le ricevevano come prezzo delle loro preghiere, ma come offerta fatta alla Chiesa, per concorrere alle necessità dei più poveri della comunità, per le necessità della Chiesa e pure per il sostentamento dei sacri Ministri i quali, come ben ammaestra San Paolo: " Nescitis quoniam, qui sacra operantur, quae de sacrario sunt, edunt; qui altari deserviunt, cum altari participantur? / Non sapete che coloro che celebrano il culto traggono il vitto dal culto, e coloro che attendono all'altare hanno parte dell'altare?" (1Cor.9,13).

Non si trascuri di ammaestrare, dunque, che il Divino Sacrificio non viene celebrato solamente per chi fa l'elemosina, o che la limosina sia maggiore del Sacrificio stesso, ma tale Sacrificio si auto sostiene dalla Divina Provvidenza la quale si serve dei fedeli per sovvenire alle necessità della Carità, è il Sacrificio stesso che produce la Carità in ogni sua forma, è Esso stesso la Carità, e viene celebrato per tutti ritraendone vantaggio quanto maggiormente i fedeli vi partecipino con divozione e responsabilità.

 


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