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La Dottrina Mariana in sant'Agostino

Ultimo Aggiornamento: 16/07/2012 21:36
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Sesso: Femminile
16/07/2012 21:23

sarebbero figli di Maria oppure quello che intenderebbe le parole del
Vangelo su Gesù, il primogenito di Maria, come se fosse il primo tra
molti altri figli della sua madre. Inoltre, come si vedrà più avanti,
mantenendo la dottrina della piena, perpetua verginità non si trascurerà
in essa neanche il modello mariano sia per i consacrati che per gli
sposati.

2.7 La questione del voto di Maria e il matrimonio con Giuseppe

Alla dottrina della verginità di Maria è collegata l’idea teologica,
popolarizzata da Agostino, del voto di verginità compiuto dalla giovane
Miriam:
«La verginità di Maria fu certamente molto gradita e cara [al Signore].
Egli non si contentò di sottrarla – dopo il suo concepimento
– a ogni violazione da parte dell’uomo, e così conservarla sempre
incorrotta. Già prima d’essere concepito volle scegliersi, per
nascere, una vergine consacrata a Dio, come indicano le parole
con le quali Maria replicò all’Angelo che le annunziava
l’imminente maternità. Come potrà accadere una tal cosa – disse
– se io non conosco uomo? (Lc 1,34). E certo non si sarebbe espressa
in tal modo se prima non avesse consacrato a Dio la sua
verginità. Ella si era fidanzata perché la verginità non era ancora
entrata nelle usanze degli ebrei; ma s’era scelta un uomo giusto,
che non sarebbe ricorso alla violenza per toglierle quanto aveva
votato a Dio, che anzi l’avrebbe protetta contro ogni violenza.

Che se nella sua risposta ella si fosse limitata a dire: Come accadrà
questo? e non avesse aggiunto: poiché non conosco uomo, anche
in questo caso le sue parole non sarebbero certo state una richiesta
d’informazioni sul come avrebbe messo al mondo il figlio che le
veniva promesso, qualora sposandosi non avesse escluso ogni uso
del matrimonio. L’obbligo di restare vergine poteva anche esserle
imposto dall’esterno, affinché il Figlio di Dio assumesse la forma
di servo con un miracolo degno dell’evento. Ma non fu così: fu lei
stessa a consacrare a Dio la sua verginità quando ancora non sapeva
chi avrebbe concepito.

E così sarebbe stata di esempio alle sante
vergini, e nessuno avrebbe mai potuto credere che la verginità è
una prerogativa di colei che aveva meritato la fecondità senza il
concorso dell’uomo. In tal modo questa imitazione della vita celeste
da parte di persone rivestite di corpo mortale e fragile cominciò
ad esistere in forza d’una promessa, non di una imposizione; d’un
amore che sceglie, non d’una necessità che rende schiavi.

E così Cristo, nascendo da una vergine che aveva deciso di restare vergine
quando ancora non sapeva chi sarebbe nato da lei, mostrò che
preferiva intervenire all’approvazione della verginità piuttosto che
ad impartirne il comando; e per questo motivo volle che, anche in
colei che gli avrebbe somministrato la forma di servo, la verginità
fosse di libera scelta»56.

La questione del proposito ovvero del sacro voto di verginità di
Maria ha suscitato un’ampia discussione a partire dai testi agostiniani
che la suffragavano57. L’Ipponate con la sua teoria, non estranea del
tutto anche ad Ambrogio, secondo cui Maria avrebbe fatto un voto di
verginità, già prima dell’annunciazione, risponde in realtà ai passi dei
Vangeli dell’infanzia di Gesù, riguardanti la Madre, che egli trova difficilmente
interpretabili. Attraverso la convenienza di un voto previo,
il teologo spiega il senso della domanda di Maria all’angelo Gabriele:
«come può accadere questo, poiché io non conosco l’uomo?» (Lc
1,34). L’apparente incredulità e la meraviglia della Vergine, che intravede
nel suo chiedersi, sarebbero meglio comprensibili tenendo presente
un voto di verginità che la ragazza avesse emesso già primo.
Lo stesso Agostino è però molto attento a paragonare la domanda
di Maria nell’annunciazione di Gesù a quella di Zaccaria
nell’annuncio della nascita di Giovanni Battista58. In realtà, incredulo
davvero è il sacerdote Zaccaria e in conseguenza viene punito da Dio,
mentre la santa Maria si domanda piuttosto circa il modo in cui possa
avvenire ciò che Dio desidera da lei. Si interroga come acconsentire
per il meglio, vuole comprendere le vie per le quali adempiere la volontà
dell’Altissimo. Non si tratta pertanto di una vera incredulità, ma
piuttosto di una potente conferma della fede di Maria, che non solo
accoglie la volontà del Padre, ma dimostra subito la prontezza di identificarsi
totalmente con quanto riceve e compiere per il meglio la vocazione
affidata, lasciandosi illuminare da Dio anche sui dettagli delle
vie adeguate per realizzazione della sua parola59. Tenendo ciò, non ci


––––––––––
56 La santa verginità, 4, 4.
57 Cf. Discorso 225, 2, 2; La santa verginità, 4, 4.
58 Cf. Discorso 291, 4-6.
59 Cf. AMBROGIO DI MILANO, Esposizione del Vangelo secondo Luca, II, 14-15, dove si
legge tra l’altro: «Maria non doveva né mancare di fede, né credere alla cieca: voglio dire, né
mancare di fede all’angelo, né credere alla cieca alle promesse divine. Non era facile
conoscere “il mistero nascosto da secoli in Dio” (cf. Ef 3,9), che nemmeno le potenze celesti
riuscirono a sapere. E tuttavia essa non negò l’assenso, né ricusò l’omaggio, ma vi prestò il
suo impegno, vi promise la sua obbedienza. Difatti quando disse: “Come avverrà questo?”,
non dubitò che quel parto sarebbe realmente avvenuto, ma volle sapere in che modo. (…) Un parto così incredibile ed inaudito doveva essere chiaramente udito, prima di essere creduto.
Che una vergine partorisca, è il suggello di un mistero divino, non umano. Del resto è scritto:
“Ricevi il segno: Ecco la vergine concepirà nell’utero e partorirà un figlio” (Is 7,14). Maria
aveva letto queste parole, a per questo credette che sarebbe avvenuto; tuttavia non aveva letto
in che modo sarebbe avvenuto, perché ciò non era stato rivelato nemmeno a un profeta
importante come Isaia».

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sarebbe forse l’effettiva necessità di un precedente votum per spiegare
più chiaramente un certo dubbio intravisto dall’Ipponate nella domanda
di Maria.
Oltre alla verginità, Agostino è molto attento nell’affermare il vero
matrimonio contratto con Giuseppe, pur senza unione dei sessi. In
forza di quel matrimonio il marito della Vergine può essere chiamato
realmente padre di Gesù60. Oltre a tale ragione cristologica, a partire
dallo sposalizio della Madonna, il Pastore d’anime sviluppa una preziosa
teologia del matrimonio. Per Agostino tre sono i beni del matrimonio:
la prole, la fedeltà e il sacramento indissolubile. Tutti e tre sono
presenti nell’unione di Maria e Giuseppe: il bambino Gesù, nato
non dall’unione matrimoniale degli sposi, ma dalla fede della Vergine;
la perpetua fedeltà degli sposi e la stabilità della loro unione.
Sia il matrimonio di Maria, sia la sua verginità diventeranno per
Agostino l’ideale modello per questi due stati cristiani, impegnando
sia gli sposi cristiani sia i religiosi consacrati nell’imitazione di Maria.
Effettivamente, tutta la Chiesa dei credenti, attraverso il concreto di
vari suoi stati, si rispecchia nella Madre.

2.8 Maria, l’esempio per gli sposi e per le vergini consacrate

Mentre Maria attraverso l’unione sponsale con Giuseppe è indubbiamente
l’esempio assieme al suo santo marito per gli sposi cristiani,
il fatto che Agostino predilige di sottolineare e sul quale concentra attenzione
è il modello che in Maria si offre per le vergini consacrate.
Nel Discorso 191 per il Natale del Signore, Agostino contempla
la Chiesa madre e vergine, dicendo:
«Nel grembo verginale della madre l’unigenito Figlio di Dio si è
degnato di unire a sé la natura umana, per congiungere a sé, capo
immacolato, la Chiesa immacolata. L’apostolo Paolo chiama la
Chiesa vergine non perché considera in essa soltanto coloro che
sono vergini anche nel corpo, ma perché desidera che tutti abbiano
il cuore incorrotto. Vi ho fidanzati – dice – ad un solo sposo, per


––––––––––

60 Cf. Discorso 51, 16, 26 – 17, 27.


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