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SCARICA QUI LA VITA DI GESU' CRISTO DI DOM RICCIOTTI (1)

Ultimo Aggiornamento: 06/08/2012 17:50
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06/08/2012 17:00

LA CRONOLOGIA DELLA VITA DI GESU'

§ 172. La cronologia della vita di Gesù è tutta sotto un velame di dubbiezza, e non soltanto considerata internamente in sè stessa, ma anche in relazione con la storia contemporanea esterna. Con certez­za assoluta non sappiamo né il giorno né l'anno di nascita di Gesù, né quando egli iniziò la sua operosità pubblica, né quanto tempo questa durò, né il giorno né l'anno della sua morte. Qualche mistico medievale avrebbe forse scorto in ciò l'effetto di predisposizioni arcane; tanto più che l'unico squarcio fatto dal mon­do ufficiale cristiano a quel velame di dubbiezza ha costituito, quasi in punizione dell'audacia, un solenne errore; quando infatti il monaco scita Dionisio il Piccolo nel secolo VI fissò la nascita di Gesù all'anno 754 di Roma, errò per un ritardo di almeno quattro anni, e il mondo cristiano odierno che segue il computo di Dionisio ne perpetua anche l'errore.

In realtà la nostra dubbiezza ha cause, non mistiche, ma umilmente storiche e abbastanza palesi e semplici. Già vedemmo come tutto ciò che sappiamo della vita di Gesù ci sia stato trasmesso dalla catechesi della Chiesa primitiva, da cui dipendono i vangeli (§ 106 segg.): ma né la catechesi né i vangeli ebbero giammai la preoccupazione di esporre una “biografia” di Gesù nel senso che si attribuisce oggi a questo termine. Per noi d'oggi una biografia senza una ben precisa cronologia interna ed esterna è un corpo senza ossatura, e la prima cosa a cui oggi badiamo sono le date. Del resto può darsi benissimo che lo stesso concetto di biografia avessero anche gli evangelisti; i quali però non si curarono dell'ossatura, appunto perché non mira­rono a scrivere una “biografia”.

E in realtà i due evangelisti che portano avanti la loro narrazione in maniera meno lontana dal tipo biografico (sebbene con metodi e scopi fra loro differenti) sono Luca e Giovanni, i quali appunto sono i meno avari di date cronologiche, il primo per i fatti esterni, il secondo per quelli interni. I vangeli, e più generalmente la catechesi in essi riecheggiata, miravano all'edificazione e formazione spirituale, non già all'erudizione storica; senza dubbio era necessario a quella loro mira spirituale nar­rare fatti e dottrine di Gesù, ma non era affatto indispensabile in­quadrare la loro narrazione in una compassata cornice cronologica o ricollegarla con fatti contemporanei esterni. Gesù era il padre del primo evo cristiano, e di un padre scomparso il figlio ricorda con esattezza avvenimenti ed ammaestramenti, anche se trascura di men­zionare il preciso giorno in cui accadde tal fatto o ricevette tale am­monizione: il vero patrimonio morale lasciato dal padre sono i suoi fatti e le sue ammonizioni, mentre la loro cronologia potrà essere tutt'al più un'aggiunta erudita.

Perciò la catechesi primitiva badò al patrimonio, non già all'erudizione; raccolse fatti e dottrine che edificavano lo spirito, senza molto curarsi dei giorni e degli anni che appagavano la curiosità della mente. Tuttavia i due evangelisti testé nominati si curano alquanto della cronologia, appunto perché sono gli ultimi fra i quattro e mirano a scopi particolari oltre a quelli comuni della catechesi. Luca ha qualche preoccupazione di storia universale (§ 141), e perciò egli offre l'unico dato cronologico ben netto che ricolleghi i racconti evangelici con la storia profana (Luca, 3, 1-2). Giovanni non bada alla storia profana, ma vuole precisare molti punti che i prece­denti evangelisti hanno lasciato nel vago: perciò ne precisa anche la cronologia interna, fornendo in proposito quei molti elementi a cui già accennammo (§ 163).
Solo da quei due evangelisti si traggono le date cronologiche disponibili per una odierna “biografia” di Gesù. Se è vero che la geografia e la cronologia sono i due occhi della sto­ria, bisogna oggi raccogliere premurosamente queste date disponi­bili, come si ricercano accuratamente le testimonianze geografiche. Le date sono troppo scarse e le conclusioni spesso troppo incerte, in confronto con la minuziosità che sarebbe oggi desiderio comune; tuttavia, entro certi limiti, un'approssimativa certezza può essere rag­giunta nelle singole questioni che passiamo ad esaminare.


[SM=g27998] La nascita di Gesù

§ 173. Un elemento assolutamente sicuro per fissare la data della nascita di Gesù è che egli nacque prima della morte di Erode il Grande, cioè prima del tempo tra la fine di marzo e il principio di aprile dell'anno 750 di Roma, 4 av. Cr., essendo certo che Erode morì in quel tempo (§12). Ma quanto tempo prima della morte di Erode era nato Gesù? Ricorrendo a vari argomenti si riesce a circoscrivere entro certi limiti il tempo utile anteriore al 750 di Roma. Un argomento si può trarre dal comando di Erode che fece uccidere tutti i bambini nati in lleth-lehem da un biennio in giu' (Mat­teo, 2, 16), ritenendo con ciò d'includervi sicuramente il bambino Gesù: dunque Gesù era nato molto meno di un biennio prima, giacché si può supporre a buon diritto che Erode abbondasse assai nella misura stabilita per esser certo di raggiungere il suo scopo. Ma questa misura di un biennio non risale dalla morte di Erode, bensì dalla visita dei Magi i quali appunto fornirono a Erode la base dei suoi calcoli.

D'altra parte i Magi al loro arrivo trovarono Erode ancora a Gerusalemme (Matteo, 2, 1 segg.), mentre noi sap­piamo che il vecchio monarca, già malato e aggravatosi di salute, si fece trasportare nella tiepida Gerico ove poi morì: possiamo anche ragionevolmente stabilire che questo trasporto avvenne ai primi ri­gori dell'inverno con cui si chiudeva l'anno 749 di Roma, cioè un 4 mesi prima della morte di Erode. La consecuzione dei fatti è dunque questa: nascita di Gesù; arrivo dei Magi a Gerusalemme; decreto di strage dei bambini nati da un biennio; partenza di Erode per Gerico; morte di Erode. Per colle­gare cronologicamente i due termini estremi - cioè la nascita di Ge­sù e la morte di Erode - dobbiamo calcolare il biennio stabilito nel decreto di Erode, pur avendo presente che è una misura assai so­vrabbondante, ma dobbiamo anche farvi l'aggiunta dei 4 mesi testé stabiliti. Un'altra aggiunta da fare è l'intervallo tra l'arrivo dei Ma­gi e la partenza di Erode per Gerico, ma di ciò non sappiamo nulla di preciso. Una terza aggiunta è l'intervallo tra la nascita di Gesù e l'arrivo dei Magi: di questo intervallo sappiamo soltanto che non poté essere inferiore ai 40 giorni della purificazione (Luca, 2, 22 segg.), perché Giuseppe certamente non avrebbe esposto il bambino Gesù al grave pericolo di presentarlo a Gerusalemme se ivi fosse già stata decretata la morte del neonato; tuttavia questo stesso interval­lo può essere stato notevolmente maggiore di 40 giorni.

In conclusione, risalendo per questa via dalla data di morte di Erode, possiamo concludere che la grande sovrabbondanza del biennio decretato da Erode colmi in maniera tale i 4 mesi e i due intervalli testé esami­nati, che ne sopravanzi anche qualche piccolo spazio di tempo quindi Gesù sarebbe nato un po' meno di un biennio prima della morte di Erode, cioè sullo scorcio dell'anno 748 di Roma (6 av. Cr.).
§ 174. Un altro argomento per fissare la data della nascita di Gesù potrebb'essere il censimento di Quirinio, che dette occasione al viag­gio di Giuseppe e Maria a Beth-lehem; ma tale questione è cosi complessa che merita d'esser trattata a parte (§ 183 segg.). Molti studiosi, poi, hanno cercato un altro argomento ricorrendo a dati astronomici, tentando cioè d'identificare la stella apparsa ai Magi con qualche straordinaria meteora. Già il famoso Kepler cre­dette che la stella dei Magi fosse la congiunzione di Giove con Saturno avvenuta nell'anno 747 di Roma (7 av. Cr.); altri dopo di lui, fino ai nostri giorni, la identificarono o con la cometa di Halley o con altre meteore apparse verso questi tempi. In questi tentativi, fuor della buona intenzione, non c'è altro da apprezzare, giacché scelgono una strada totalmente falsa: basta fermarsi un istante sulle particolarità del racconto evangelico (Matteo, 2, 2.9. 10) per com­prendere che quel racconto vuole presentare un fenomeno assolu­tamente miracoloso, il quale non si può in alcun modo far rientrare nelle leggi stabili di una meteora naturale sebbene rara. Numerosi sono stati anche i tentativi per fissare, se non proprio il giorno, almeno la stagione in cui nacque Gesù; ma pure questi tentativi sono tutti vani.

La circostanza che nella notte in cui nac­que Gesù c'erano attorno a Beth-lehem pastori che vegliavano al­l'aperto per custodire i greggi (Luca, 2, 8), non dimostra che allora fosse una stagione mite, forse la primaverile, come talvolta si è con­cluso: risulta infatti che, specialmente nella Palestina meridionale, ov'è Bethlehem, vi erano greggi che rimanevano all'aperto anche nelle notti invernali senza alcun inconveniente.


[SM=g27998] Inizio del ministero di Giovanni il Battista

§ 175. Altri aiuti per circoscrivere il tempo della nascita di Gesù sono offerti dagli evangelisti in occasione dell'inizio della sua ope­rosità, e qui abbiamo in primo luogo il testo classico di Luca (3, 1-2) che riguarda la comparsa in pubblico di Giovanni il Battista: Nell'anno decimo quinto dell'impero di Tiberio Cesare, governando Ponzio Pilato la Giudea, essendo tetrarca della Galilea Erode, e Filippo fratello di lui essendo tetrarca dell'iturea e della regione Traconitide, e Lisania essendo tetrarca dell'Abilene, sotto il sommo sacerdote Anna e Cai fa, la parola di Dio fu su Giovanni figlio di Zacharia nel deserto. Per poter fissare l'anno a cui qui si allude, la cronologia di quasi tutti questi personaggi è troppo ampia, come risulta da ciò che ve­demmo di ciascuno di essi (Pilato, §§ 24-27; Erode, § 15, Filippo, § 19; Anna e Caifa, § 52): anche di Lisania, non ancora visto, sap­piamo troppo poco, cioè unicamente che cessò di governare nel­l'anno 37.

La sola data di Tiberio è qui ben precisa, ma purtroppo la precisione e piu nella mente dello scrittore che in quella degli odierni lettori. Qual è l'anno decimo quinto dell'impero di Tiberio? Poiché Augu­sto predecessore di Tiberio morì il 19 agosto dell'anno 767 di Ro­ma (14 dopo Cr.), il primo anno di Tiberio sembrerebbe cadere dal detto giorno fino al 18 agosto del 768 (15 dopo Cr.), cosicché l'anno decimoquinto cadrebbe dal 19 agosto del 781 (28 dopo Cr.) fino al 18 agosto del 782 (29 dopo Cr.). Questo computo fu il più seguito nel passato dagli studiosi. Tuttavia recentemente si è fatto osservare che in Oriente vigeva l'uso di computare per un anno intero l'intervallo tra la morte del regnante predecessore e l'inizio dell'anno civile seguente, cosicché all'inizio del nuovo anno civile il successore già entrava nel secon­do anno di regno; questo inizio presso i Romani era il principio di gennaio, presso i Giudei al principio del mese Tishri (ottobre) o più raramente del mese Nisan (marzo: inizio dell'anno religioso). Secondo tale computo il primo anno di Tiberio cadrebbe presso i Romani dal 19 agosto fino al 31 dicembre del 14 d. Cr., il secondo occuperebbe l'intero anno 15 d. Cr., e il decimoquinto occuperebbe l'intero anno 28 d. Cr.; presso i Giudei, invece, il primo anno ca­drebbe dal 19 agosto fino al 30 settembre del 14 d. Cr. (owero fino alla vigilia del l° marzo del 15 d. Cr.), e il decimoquinto anno cadrebbe dal l° ottobre del 27 d. Cr. fino al 30 settembre del 28 d. Cr. (ovvero 1° marzo del 28 fino alla vigilia del 1° marzo del 29).

Ma, quasicché questa incertezza non bastasse, si è sollevato un dub­bio anche più radicale. Nominando l'anno decimoquinto dell'im­pero di Tiberio, Luca comincia veramente il suo computo dalla morte di Augusto? ~ da aver presente, infatti, che Augusto due anni prima della sua morte, cioè nell'anno 765 di Roma (12 d. Cr.), aveva eletto Tiberio suo compartecipe nel governo dell'Impero. Questa cor­reggenza, che dava a Tiberio nelle province la stessa potestà d'im­pero del vivente Augusto, ha fatto pensare che il provinciale Luca abbia computato l'anno decimoquinto dell'impero di Tiberio par­tendo dalla data della correggenza di lui, non già da quella della morte d'Augusto; in tal caso l'anno decimoquinto cadrebbe nel 26 d. Cr. In favore di questa interpretazione sono state addotte alcune ra­gioni di analogia, ad esempio il caso di Tito che regnò poco più di 2 anni, eppure alla sua morte contava il anni di governo, da quan­do cioè suo padre Vespasiano lo aveva associato all'impero confe­rendogli la potestà tribunizia; ma, nonostante queste analogie, non sembra verosimile che il computo di Luca parta dalla correggenza di Tiberio. Nessuno scrittore antico e nessun documento archeolo­gico pervenuto fino a noi segue questo computo, e invece come inizio dell'impero di Tiberio è sempre supposta la sua successione ad Augusto.

§ 176. Dallo stesso Luca riceviamo altre due indicazioni cronolo­giche. La prima è che l'inizio del ministero di Giovanni il Battista precedette di poco tempo il battesimo di Gesù e l'inizio dell'ope­rosità pubblica di costui, come si raccoglie sia dal confronto di Lu­ca, 3,1-2, con 3, 21, sia da Atti, 1, 22; 10, 37-38. La seconda è che, al tempo del suo battesimo. L'espressione circa di trenta anni è ricercatamente elastica, a causa del suo avverbio circa. Presso di noi oggi si potrebbe applicare an­che con una differenza di due unità in più o in meno, perché è “circa di trenta anni” tanto un uomo di 32 quanto uno di 28. Presso i Giudei antichi questa elasticità non solo non poteva man­care ma vi sono vari indizi per ritenere che fosse anche maggiore; specialmente se si trattava di tollerare aggiunte, il numero-base po­teva essere accresciuto anche di tre o quattro unità, rimanendo come generico indice minimo: nel caso nostro sarebbe stato anche un uomo sui 34. Ad ogni modo siffatta elasti­cità rende questa indicazione cronologica meno preziosa di quanto sembri a prima vista. Riassumendo le date di Luca abbiamo: 1) che Giovanni il Battista iniziò il suo ministero l'anno decimoquinto di Tiberio, cioè in un tempo che può cadere nel periodo dal 1° ottobre del 27 d. Cr. fino al 18 agosto del 29 d. Cr. a seconda delle varie interpretazioni (escludendo quella del 26 d. Cr.); 2) che poco dopo l'inizio di Gio­vanni, Gesù ricevette il battesimo e iniziò a sua volta la vita pubblica essendo sulla trentina, forse passata. Appare subito che queste indicazioni sono troppo vaghe, e non of­frono una salda base ad un vero computo numerico.

Un'indicazione assai importante è offerta incidentalmente dai Giu­dei che disputano con Gesù, e che riferendosi al Tempio di Geru­salemme esclàmano: In quarantasei anni fu costruito questo san­tuario (e tu in tre giorni lo farai sorgere? (Giovanni, 2, 20). Nel contesto l'evangelista, da accurato cronologo, fa sapere che quando fu pronunziata questa frase era la Pasqua del primo anno della vita pubblica di Gesù (ivi, 2, 13.23). Poiché si può stabilire con sicurezza che Erode il Grande cominciò il rifacimento totale del Tempio nel 20-19 av. Cr., se scendiamo per 46 anni da questa data otteniamo l'anno 27-28 d. Cr., che sarebbe il primo della vita pubblica di Gesù. Si noti la corrispondenza abbastanza esatta tra questa indicazione e quella dell'anno decimoquinto di Tiberio. Supponendo che i Giu­dei parlino di 46 anni totalmente compiuti, questa data conferma più o meno tutte le varie interpretazioni che collocano l'anno decimoquinto di Tiberio tra il 1° ottobre del 27 d. Cr. e il 18 agosto del 29 d. Cr. Nessuna indicazione positiva, invece, si può trarre dalle parole che molti mesi più tardi rivolsero i Giudei a Gesù: Cinquanta anni ancora non hai, e hai visto Abramo? (Giovanni, 8, 57), nonostante il fiducioso impiego che di queste parole fa Jreneo appellandosi an­che alla tradizione. Usando il numero 50, i Giudei evidentemente qui vogliono abbondare riguar­do alla vera età di Gesù, forse anche ricorrendo al numero tipico del giubileo ebraico: ma di quanto abbondassero non sappiamo, e dalle loro parole la vera età di Gesù ci resta ignota.

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