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Ultimo Aggiornamento: 06/08/2012 17:50
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06/08/2012 17:03


Durata della vita pubblica di Gesù

§ 177. Il battesimo di Gesù, che si può praticamente considerare come l'inizio della sua operosità pubblica, di quanto tempo prece­dette la sua morte? In altre parole, quanto durò la predicazione di Gesù? In questa ricerca la guida migliore e in sostanza unica è Giovanni, per le ragioni che già sappiamo (§ 163). Ora il suo vangelo, letto senza arbitrarie correzioni nel testo (troppo spesso praticatevi), men­ziona distintamente tre Pasque ebraiche: la prima al principio della vita pubblica di Gesù, subito dopo il miracolo delle nozze di Cana (Giov., 2, 13); la seconda circa al mezzo della vita pubblica (Giov., 6, 4); la terza in occasione della sua morte (Giov., 11, 55; 12, 1; ecc.). Oltre a queste tre Pasque, Giovanni menziona altre feste ebrai­che: dopo la seconda Pasqua menziona la Scenopegia, ossia i Ta­bernacoli (Giov., 7, 2), le Encenie (Giov., 10, 22), che sarebbero cadute fra la seconda e la terza delle Pasque. Limitandosi perciò a queste indicazioni, bisognerebbe concludere che la vita pubblica di Gesù durò i due anni compresi fra le tre Pasque, e in più quei mesi che trascorsero fra il battesimo di Gesù e la prima di queste tre Pasque. Ma anche qui sorge un motivo di dubbio. Lo stesso Giovanni (5, 1) interpone fra le menzioni della prima e della seconda Pasqua una notizia che suona letteralmente cosi: Dopo queste cose era festa dei Giudei, e sali Gesu' a Gerusalemme. Qual è questa imprecisata fe­sta? Alcuni autorevoli codici greci, aggiungendo l'articolo, leggono era la festa dei Giudei; ma gli altri codici in gran maggioranza e quasi tutte le edizioni critiche moderne leggono senza articolo, e questa sembra ben essere la lezione giusta.

Ad cgni modo3 si legga come si voglia, è gratuito supporre che una o la festa giudaica fosse ai tempi di Gesù soltanto da Pasqua; con la stessa vaga designazio­ne si poteva alludere anche alla Pentecoste o ai Tabernacoli (§ 76), ch'erano “feste di pellegrinaggio” (§74), oppure a quella delle En­cenie ch'era molto solenne e frequentata, o anche ad altre (§ 77). Inoltre si è supposto, già nei tempi antichi, che gli avvenimenti nar­rati da Giovanni in quel capitolo (cap. 5) siano da posporsi crono­logicamente a quelli narrati nel capitolo seguente (cap. 6); in tal caso l'innominata festa (di 5, 1) potrebbe essere appunto la secon­da Pasqua menzionata (6, 4) o più probabilmente la Pentecoste successiva. Questa posposizione ha in proprio favore ragioni gravi (ad esempio, il richiamo di 7, 21-23, ai fatti di 5, 8-16, come ad avvenimenti recenti), tuttavia non è assolutamente necessaria: ad ogni modo la questione cronologica ne rimane indipendente. Dal vangelo di Giovanni, dunque, non risulta che durante la vita pubblica di Gesù siano state celebrate più di tre Pasque.

§ 178. Dai Sinottici non si ricava in proposito un quadro crono­logico, come già sappiamo: tuttavia qualche vaga conferma indi­retta alla cronologia di Giovanni vi si può ritrovare. Nella para­bola del fico sterile, pronunciata da Gesù verso il termine della sua vita pubblica, egli dice: Ecco già tre anni, dacché vengo a cercar frutto... e non trovo (Luca, 13, 7). Questa durata di tempo è forse un'allusione alla durata della vita pubblica di Gesù, che fino allora aveva cercato invano frutti da un simbolico albero sterile: se l'allusione è veramente spinta fino alla coincidenza numerica, abbiamo la conferma del terzo anno in corso di vita pubblica, che già cono­sciamo da Giovanni. Un'altra indiretta conferma si ha in Marco, 6, 39, il quale dice che al tempo della prima moltiplicazione dei pani la folla si sdraiò sull'erba verde. Era dunque la primavera palestinese, forse in mar­zo, poco prima della Pasqua: ciò appunto dice esplicitamente Gio­vanni (6, 4), menzionando nella stessa occasione la seconda Pasqua della vita pubblica. L'episodio delle spighe divelte in sabbato (Matteo, 12, 1-8; Marco, 2, 23-28; Luca, 6, 1-5) suppone una messe ben matura, e perciò un periodo immediatamente successivo alla Pasqua: dunque era una delle due prime Pasque di Giovanni (la terza non può venire in questione), senza che si abbia alcun diritto a supporne una diversa da quelle due. Seguendo poi la serie cronologica offerta da Marco e Luca, si viene a concludere che questa ignota Pasqua testé tra­scorsa era appunto la prima Pasqua di Giovanni (§ 308). L'ap­pellativo di secondo-primo dato a quel sabbato in Luca, 6, 1, non ha alcuna probabilità di essere autentico, e ad ogni modo non si sa assolutamente che cosa significhi, nonostante le mol­te elucubrazioni fattevi sopra.


[SM=g27998] Data della morte di Gesù

§ 179. Tutti e quattro i vangeli, concordemente ed esplicitamen­te, mettono la morte di Gesù in un venerdi (Matteo, 27, 62; Marco, 15, 42; Luca, 23, 54; Giovanni, 19, 31) e in occasione di una Pa­squa. Da Giovanni poi sappiamo che questa Pasqua della morte era la terza della vita pubblica di Gesù. Ora, il mese Nisan in cui cadeva la Pasqua ebraica s'iniziava col novilunio, come gli altri mesi del calendario ebraico ch'era lunare, e la Pasqua, che si celebrava nel pomeriggio del 14 Nisan, coincideva col plenilunio di quel mese. Ecco dunque un bel campo aperto alle ricerche degli astronomi, per determinare quale anno dell'Era Vol­gare corrisponda meglio alle varie condizioni già esposte. La prima condizione è storica. Se Gesù ha iniziato la sua vita pub­blica circa tra il l° ottobre del 27 d. Cr. e il 18 agosto del 29 (§ 175) e l'ha prolungata per due anni ed alcuni mesi, la sua morte non può essere anteriore all'anno 29. D'altra parte non può essere postenore a un anno tale in cui Gesù avesse al massimo 37 anni; egli infatti era sulla trentina, forse anche passata, all'inizio della sua vita pubblica (§ 176), e questa durò circa due anni e mezzo: dunque, pur volendo essere molto abbondanti nel valutare il ter­mine di trentina' alla fine della sua vita pubblica Gesù non poteva avere un'età maggiore della suddetta (34 + 2 e mezzo =36 e mezzo in cifra ab­bondante 37). Ad ogni modo, nelle ricerche astronomiche, si po­tranno esaminare con maggiore ampiezza gli anni dal 28 fino al 34 d. Cr., fra i quali deve trovarsi quello della morte di Gesù. La seconda condizione è dettata dall'apparente dissidio, cui già ac­cennammo (§ 163), fra i Sinottici e Giovanni circa il giorno della morte di Gesù, giacché essa secondo i primi sembra avvenuta il 15 Nisan, mentre secondo Giovanni il 14. Bisognerà dunque aver presenti ambedue questi giorni nei calcoli astronomici. L'ultima condizione è che il ricercato giorno della morte di Gesù cada in un venerdì, sia esso il 14 oppure il 15 Nisan. Accertando i calcoli dei più autorevoli astronomi moderni, venia­mo a sapere che Nell'anno 28 d. Cr.: caddero il 14 Nisan nel martedì 30 marzo, e il 15 Nisan nel mercoldì 31; oppure, il 14 Nisan nel mercoldì 28 aprile o anche nel giovedì 29, e il 15 Nisan nel giovedì 29 o anche nel venerdì 30. Nell'anno 29 d. Cr.: caddero il 14 Nisan nel sabbato 19 marzo, e 15 Nisan nella domenica 20; oppure, il 14 Nisan nel lunedì 18 aprile, e il 15 Nisan nel martedì 19. Nell'anno 30 d. Cr.: caddero il 14 Nisan nel venerdì 7 aprile, e il 15 Nisan nel sabbato 8; oppure, il 14 Nisan nel sabbato 6 mag­gio, e il 15 Nisan nella domenica 7. Nell'anno 31 d. Cr.: caddero il 14 Nisan nel martedì 27 marzo, e il 15 Nisan nel mercoledì 28; oppure, il 14 Nisan nel mercoledì 25 aprile, e il 15 Nisan nel giovedì 26. Nell'anno 32 d. Cr.: caddero il 14 Nisan nel lunedì 14 aprile, e il 15 Nisan nel martedì 15; oppure, il 14 Nisan nel martedì 13 mag­gio, e il 15 Nisan nel mercoledì 14. Nell'anno 33 .d. Cr.: caddero il 14 Nisan nel venerdì 3 aprile, e il 15 Nisan nel sabbato 4; oppure, il 14 Nisan nella domenica 3 maggio, e il 15 Nisan nel lunedì 4. Nell'anno 34 d. Cr.: caddero il 14 Nisan nel mercoledì 24 marzo, e il 15 Nisan nel giovedì 25; oppure il 14 Nisan nel giovedì 22 aprile, e il 15 Nisan nel venerdi 23. In forza della suaccennata condizione che il giorno della morte dev'essere un venerdì, si scarteranno senz'altro gli anni 29, 31 e 32, in cui né il 14 né il 15 Nisan caddero in un venerdì.

L'anno 28, sebbene contenga la possibilità del venerdì 30 aprile (=15 Nisan, è da scartarsi perché cade prima del tempo che per le ra­gioni storiche già viste sembra ammissibile. L'anno 34, sebbene con­tenga la possibilità del venerdì 23 aprile (= 15 Nisan), è da scartarsi perché troppo tardivo. Se Gesù fosse morto in quest'anno avrebbe avuto da anni 38 e mezzo a 39 e mezzo essendo nato circa un biennio prima della morte di Erode (§ 173), e quindi all'inizio della sua vita pubblica avrebbe avuto da 36 anni a 37, che non sembra accordarsi con l'indicazione che egli era allora circa di trenta anni (§ 176). Inoltre se la vita pubblica cominciò al più tardi nel 29 d. Cr. e durò circa anni 2 e mezzo, la morte dovette avvenire prima del 34. L'anno 33 risponde molto bene alle condizioni astronomiche, ma contro di esso vi sono le stesse ragioni storiche rilevate contro l'an­no 34; vi sarà bensì la differenza di un anno in meno per l'età di Gesù, tuttavia sembra ancora poco probabile che un uomo di 35-36 anni sia chiamato circa di trenta anni, ed è senz'altro meno verosimile che la vita pubblica si sia protratta dal 29 al 33 d. Cr. L'unico anno che rimane, cioè il 30 d. Cr., risponde anch'esso mol­to bene alle condizioni astronomiche, e di piu 5 inquadra anche giu­stamente negli altri dati cronologici che abbiamo finora raccolti. Se Gesù è nato circa un biennio prima della morte di Erode, era veramente circa di trenta anni all'inizio della sua vita pubblica, giacché poteva contare allora da 32 a 33 anni; dopo 2 emezzo di vita pubblica, egli contava da anni 34 e mezzo a 35 e mezzo infine la sua morte cade in un venerdì.

§ 180. Tutto ciò è chiaro; ma bisogna lealmente aggiungere che non è altrettanto sicuro, e la mancanza di sicurezza deriva proprio dai calcoli astronomici, più che dai precedenti argomenti storici. I cal­coli astronomici riportati qui sopra saranno esattissimi, ottenuti co­me sono da insigni scienziati dei nostri giorni; il male invece è che altrettanto non possiamo dire dei calcoli su cui i Giudei del tempo di Gesù fondavano il loro calendario. E in realtà pare certo che i Giudei di quel tempo non avessero ancora un calendario fisso, bensì stabilissero mediante l'osservazione diretta dei vari fenomeni le principali date; queste erano special­mente l'inizio dell'anno e dei mesi, e l'intercalazione di un giorno dopo certi mesi e di un mese dopo ogni terzo anno, per far cor­rispondere, bene o male, l'anno lunare all'anno solare. Le norme per fissare queste date son contenute specialmente nel trattato della Mishna intitolato Rosh hashanah (“capodanno “), e sono norme molto empiriche. Il fenomeno principale cui si badava era naturalmente il novilunio. Il caso più semplice e facile era quando la luna nuova si scorgeva subito da Gerusalemme stessa; e allora i sacerdoti addetti facevano accendere segnali luminosi in cima all'attiguo monte degli Olivi, per annunziare alle campagne circostanti e attraverso queste ai distretti più lontani che nel giorno seguente cominciava il nuovo mese.

Ma spesso la luna nuova non si poteva scorgere subito da Gerusalemme, per ragioni climatiche o anche astronomiche; e allora si aspettavano messaggeri dai vari di­stretti che giungessero ad annunziare alle autorità della capitale d'aver scotto la luna nuova, essendosi ritrovati in condizioni di visi­bilità più favorevoli degli abitanti di Gerusalemme questo mes­saggio della luna nuova era stimato così' urgente, che dispensava anche dal riposo del sabbato per potersi recare immediatamente a Gerusalemme. Se non giungeva alcun messaggero, quel giorno d'aspettativa era computato col mese precedente come giorno aggiunto, e il nuovo mese cominciava col giorno seguente. Più arduo ancora era fissare il capodanno, che secondo il calen­dario religioso coincideva con l'inizio del mese Nisan: bisognava, infatti, ad ogni terzo anno aggiungere un tredicesimo mese per la ragione già vista. L'intercalazione del tredicesimo mese era rego­lata dall'osservazione empirica delle colture agricole, che dovevano aver raggiunto un certo grado di sviluppo: infatti per la Pasqua (14 Nisan) dovevano esser mature le prime spighe della nuova mes­se, perché in un giorno (16 Nisan) di quella festività si doveva of­frire al Tempio un manipolo di spighe come primizia. E’ chiaro che, con coteste norme empiriche, il calendario effettiva­mente seguito poteva avere frequenti divergenze dalla realtà astro­nomica; tanto più che talvolta avvenivano anche frodi, testimo­niate dal Talmud, da parte di chi annunziava di aver scorto la luna nuova e aveva interesse a dire il falso. l'ornando pettanto ai surriferiti calcoli degli astronomi- odierni, quello che può destare qualche serio dubbio di non corrispondere al calendario empirico dei Giudei antichi e' il calcolo dell'anno 29 d. Cr., mentre quanto a ragioni storiche detto anno si trova circa nelle stesse condizioni favorevoli dell'anno 30. Se nell'anno 29 la segnalazione della luna nuova fu anticipata erroneamente d'un gior­no, il 14 Nisan cadde nel venerdì 18 marzo e il 15 Nisan nel sab­bato 19, e ciò si accorderebbe ottimamente cosi i dati evangelici della morte di Gesù.

§ 181. Con tanta elasticità di dati ed incertezza di computi non farà meraviglia di trovare la cronologia della vita di Gesù fissata nelle maniere più diverse dagli studiosi, anche in questi ultimi decenni. La nascita è posta, a seconda delle opinioni, in quasi tutti gli anni tra il 12 av. Cr. e il 1° d. Cr.: ma i preferiti sono gli anni tra il 7 e il 5 av. Cr. L'inizio del ministero di Giovanni il Battista, cioè l'anno decimo­quinto di Tiberio, è posto da parecchi all'anno 26 d. Cr., ma più numerosi sono coloro che assegnano detto ministero nella sua mas­sima parte all'anno 28, facendo tuttavia iniziare tale anno o il 1° ottobre del 27 o in un'altra delle date successive già segnalate (§ 175). In questo stesso anno sono comunemente collocati il battesimo di Gesù, posteriore di alcune settimane all'inizio di Giovanni, e l'ini­zio della vita pubblica di Gesù, posteriore di 40 giorni al suo bat­tesimo. La durata della vita pubblica è stata giudicata di un solo anno da alcuni pochi studiosi (che con manifesta arbitrarietà sono co­stretti a correggere i testi di Giovanni, per sopprimere le precise te­stimonianze delle tre Pasque); gli altri studiosi stanno per la durata o di due anni e alcuni mesi, o di tre anni e alcuni mesi: gli im­precisati mesi in più del biennio o del triennio sono quelli che ricollegano il battesimo di Gesù con la prima Pasqua della sua vita pubblica. I partigiani del biennio sono più recenti ma alquan­to meno numerosi dei partigiani del triennio. La morte di Gesù ha ricevuto anch'essa varie assegnazioni. Astraen­do da alcune assegnazioni del tutto strampalate - ad esempio, quel­la di R. ElsIer che la pone all'anno 21 d. Cr. - pochissimi sono gli studiosi che la pongono agli anni 28, 31, 32, 34; tutti gli altri stanno per uno degli anni 29, 30, 33. Numerosi sono tanto i par­tigiani dell'anno 29, col giorno della morte al venerdì 18 marzo (§ 179, cfr. 180 fine), quanto i partigiani dell'anno 33, col giorno della morte al venerdi 3 aprile; più numerosi ancora sono i partigiani dell'anno 30, col giorno della morte al venerdì 7 aprile. Quanto al giorno del calendario ebraico corrispondente al giorno della morte, i partigiani di tutti e tre gli anni si dividono nuova­mente, preferendo o il 14 o il 15 Nisan (§ 536 segg.).

§ 182. Infine, si sarà notato che i precedenti risultati sono stati ottenuti esaminando i soli dati dei quattro vangeli confrontati con i documenti profani, e trascurando del tutto la tradizione ecclesia­stica. Non esiste, infatti, una « tradizione » nel vero senso della pa­rola; esistono soltanto delle opinioni particolari ai vari scrittori antichi, le quali spesso sono manifestamente assurde, talvolta si con­traddicono fra loro, non di rado sono affatto gratuite, e solo qualche rara volta sembrano riecheggiamenti di più antiche notizie autore­voli. Frequentissima è l'assegnazione della nascita di Gesù a qualcuno degli anni posteriori al 4 av. Cr. (morte di Erode), con manifesta assurdità. Varia è la durata concessa alla vita di Gesù: l'autorevole Ireneo, nel passo già accennato (§ 176), afferma che Gesù ha rag­giunto addirittura i 50 anni di età. La vita pubblica è protratta ordinariamente da uno a tre anni (talvolta uno stesso scrittore segue opinioni diverse), non mancano però accenni anche a durate più lunghe. La data della morte è disseminata dall'anno 21 fino al 58 d. Cr. Una certa attenzione, tuttavia, si può prestare ad una voce che as­segna la morte di Gesù all'anno in cui furono consoli L. Rubellio Gemino e C. Fufio Gemino, che fu il 782 di Roma e 29 d. Cr. Questa voce, che già si ritrova in Tertulliano e forse anche in Ippolito (in Danielem, Iv, 23, 3), è riecheggiata in seguito da molti altri documenti, i quali pongono la morte di Gesù sotto i « due Gemini »; non mancano tuttavia dissonanze anche a questa voce, e soprattutto essa è ignorata o esplicitamente contrad­detta da tanti altri scrittori antichi che il suo valore è ridotto prati­camente a quasi nulla. A guisa di riepilogo offriamo la seguente tabella, la cui giustificazione storica è contenuta nei paragrafi precedenti. Essi però mostrano chiaramente che non possiamo attribuire all'intera tabella un valore di certezza (salvo, negativamente, per alcune date escluse), bensì solo un valore di probabilità, che può essere maggiore o mi­nore a seconda delle varie date. Tabella cronologica della vita di Gesu' Nascita di Gesu': sul finire dell'anno 748 di Roma, 6 av. Cr. Inizio del trimistero di Giovanni il Battista: sui principii dell'an­no 28 d. Cr. (o anche tra l'ottobre e il dicembre del 27). Battesimo e inizio della vita pubblica di Gesu': poco tempo dopo la data precedente; Gesù ha da 32 a 33 anni di età Prima Pasqua della vita pubblica di Gesu': marzo-aprile dell'anno 28; età di Gesù, anni 32 e mezzo, 33 e mezzo. Seconda Pasqua: marzo-aprile del 29; età di Gesù, anni 33 e mezzo, 34 e mezzo. Terza Pasqua e morte di Gesù: 7 aprile dell'anno 30, il giorno 14 del mese Nisan; età di Gesù, anni 34 e mezzo, 35 e mezzo.

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