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LE LETTERE di santa Caterina da Siena Dottore della Chiesa (1)

Ultimo Aggiornamento: 19/10/2012 15:18
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19/10/2012 12:49

3. Al proposto di Casole e a Giacomo di Mancio dal detto luogo.

In nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimi padri e fratelli in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi seguire l'Agnello dissanguato per noi in su lo legno de la santissima croce, lo quale fu nostra pace e mediatore poiché intrò in mezzo tra Dio e l'uomo, e de la grande guerra fece la grandissima pace, non raguardando a le nostre iniquitadi, ma raguardando a la inestimabile bontà sua.

Voi dunque, membri e schiavi ricomprati di così prezioso e glorioso sangue, dovete seguire le vestigie sue: bene vedete che la prima dolce Verità s'è fatta regola e via. Così dice egli: "Ego sum via, veritas et vita" (Jn 14,6). Egli è quella via di tanta dolcezza e di tanto lume che colui che la segue non cade in tenebre; e noi ignoranti, miseri miserabili, sempre ci partiamo da la via de la luce e andiamo per la via de le tenebre, dove è morte perpetua. Unde, carissimi padri e fratelli, io non voglio che facciamo più così; ma voglio che seguitiate la via dell'Agnello dissanguato con tanto fuoco d'amore.

Già abiamo detto che egli si fece mediatore a fare pace tra Dio e l'uomo; e però questa è dunque la via che io voglio che seguitiate, cioè che voi medesimi siate mezzo fra voi e Dio - cioè tra la parte sensitiva e la ragione -, cacciando l'odio per l'odio, e l'amore per l'amore: cioè che abiate odio e pentimento del peccato mortale e dell'offesa fatta al vostro Creatore (e odiare la parte sensitiva, legge perversa che sempre vuole ribellare a Dio), e odio e pentimento dell'odio che avete col prossimo vostro, poiché l'odio del prossimo non è altro che offesa di Dio. Unde più doviamo odiare che noi odiamo perché se ne offende la prima Verità - ché non dobiamo odiare i nemici nostri che ci fanno ingiuria -; e debbolo avere, questo odio, inverso di me, poiché colui che sta in odio mortale odia più sé che il suo nemico.

Unde voi sapete che tanto è maggiore l'odio quanto è maggiore la cosa che è offesa; e però maggiore odio ha colui che è offeso ne la persona che colui che è offeso in parole o nell'avere, poiché veruna cosa è che sia tenuta tanto cara quanto la vita: e però l'uomo s'areca a maggiore ingiuria l'essere offeso ne la persona, e concepe più odio. Or pensate dunque voi che non è comparazione da l'offesa che è fatta ad alcuno per la creatura a quella che si fa esso medesimo. Che comparazione si fa da la cosa finita a la infinita? non veruna. Unde se io sono offeso nel corpo, e io viva in odio per l'offesa che m'è fatta, segue che io offendo l'anima mia e uccidola, tollendole la vita de la grazia e dandole la morte eternale, se la morte gli viene nel tempo dell'odio: che non n'è sicuro.

Perciò io debbo avere maggiore odio verso di me che uccido l'anima, che è infinita - poiché non finisce mai quanto ad essere -: poiché, perché finisca a grazia, non finisce ad essere, che verso di colui che m'uccide lo corpo, che è cosa finita, poiché o per uno modo o per un altro a finire ha: egli è cosa corruttibile e che non dura la verdura sua; ma tanto si conserva e vale, quanto lo tesoro dell'anima v'è dentro. Or che è egli a vedere quando la pietra preziosa n'è fuore? è uno sacco pieno di sterco, cibo di morte e cibo di vermini. Perciò io non voglio che per questa ingiuria che è fatta contro a questo corpo finito - ed è tanto vile -, che voi offendiate Dio e l'anima vostra che è infinita, stando in odio e in rancore.

Avete dunque materia di concepere maggiore odio inverso di voi che inverso di loro; e a questo modo cacciarete l'odio con l'odio, poiché con l'odio di voi cacciarete l'odio del prossimo, gittarete uno colpo e satisfarete a Dio e al prossimo: poiché levando l'odio dall'anima vostra voi fate pace con Dio e fate pace col prossimo. Perciò vedete, fratelli carissimi, che a questo modo voi seguitarete l'Agnello che v'è via e regola; la quale tenendo, vi conduce a porto di salute.

Questo Agnello fu quello mezzo che in su la croce satisfece a la ingiuria del Padre, e a noi diede la vita de la grazia; e de la grande guerra si fece la grandissima pace, solo per questo mezzo. Levasi questo dolce Agnello con odio de la colpa commessa per l'uomo, e de la ingiuria che è fatta al Padre per l'offesa fatta; e piglia questa offesa e fanne vendetta sopra a sé medesimo, e non la punisce sopra colui che ha offeso, ma puniscela sopra a sé medesimo, lo quale non contrasse mai veleno di peccato. Tutto questo ha fatto l'odio e l'amore: amore di virtù e odio del peccato mortale. Or dietro a questa regola dovete tenere voi.

Voi sapete che per gli molti peccati mortali siamo in odio e in dispiacere di Dio: fatta è la guerra con lui.

Ma è vero che, poi che questo Agnello ci dié lo sangue, noi possiamo fare questa pace, unde se ogni dì cadessimo in guerra, ogni dì possiamo fare la pace, ma con modo, ché senza modo non si farebbe mai.

Questo è il modo a participare lo sangue di Cristo crocifisso: di levarsi con odio e amore, e ponersi per obiettivo l'obbrobrio, le pene e il vituperio, i flagelli e la morte di Cristo crocifisso, pensando che noi siamo coloro che l'abiamo morto; e ogni di l'uccidiamo peccando mortalmente: poiché non è morto per le sue colpe, ma per le nostre.

Allora l'anima conceperà questo perfettissimo odio verso la colpa sua, come detto abiamo, lo quale odio spegnarà lo veleno del peccato mortale; e non vorrà fare vendetta del prossimo, anco l'amarà come sé medesimo, e cercarà pure in che modo egli possa punire le colpe sue. E la ingiuria che gli è fatta da la creatura non la pigliarà in quanto fatta da creatura, ma pensarà che il Creatore permetta quella ingiuria o per gli peccati presenti, o per gli peccati suoi passati; unde non se la recarà a ingiuria, ma parragli, come egli è, che Dio gli l'abbi permesso per grande misericordia, volendo più tosto punire i suoi defetti in questo tempo finito che serbargli a punire nel tempo infinito, dove è pena senza alcuna misericordia. Or questo è dunque lo modo, e pensate che non c'è altra via; ma ogni altra via ci conduce a morte, eccetto che questa.

In questa via di Cristo dolce Gesù non ci può stare morte, ma tolleci la morte; non fame, poiché ci ha perfetta sazietà: poiché egli c'è Dio e uomo. Ella è via secura, che non teme dei nemici, e non teme demonia né uomini; ma quelli che vanno per essa sono fermi, e dicono col dolce innamorato di Paulo: «se Dio è per noi, chi sarà contro noi?» (Rm 8,31) E voi sapete bene che se voi non sete contro a voi medesimi, stando ne le miserie dei peccati mortali, che Dio non sarà mai contro voi, ma sempre vi terrà in sé con la misericordia e con benignità.

Per l'amore dunque di Cristo crocifisso non schifate più la via, né fuggite la regola che v'è data per lo vostro capo Cristo crocifisso, dolce e buono Gesù; ma levatevi su virilmente e non aspettate lo tempo, poiché il tempo non aspetta voi, poiché noi siamo pur mortali: doviamo morire, e non sappiamo quando. è vero che senza la guida non potreste andare, e però la guida è questa: odio e amore, sì come dicemmo, poiché con l'odio e con l'amore Cristo satisfece e punì le nostre iniquitadi sopra di sé. Orsù virilmente! E non dormite più nel letto de la morte, ma cacciate l'odio con l'odio e l'amore con l'amore, poiché con l'amore di Dio - lo quale siete tenuti e obligati d'amare per dovere e per comandamento -, e con amore de la salute dell'anima vostra - la quale sta in stato di dannazione, stando in odio col prossimo suo -, con esso amore dico che cacciarete l'amore sensitivo, lo quale sempre dà pena e morte e tribolazione a colui che il segue: e in questa vita gusta la caparra dell’inferno.

Or non è questa una grande cecità e oscurità a vedere che potendo in questa vita gustare vita eterna, cominciando l'abitazione in questa vita conversando per affetto e amore con Dio, ed egli si voglia fare degno dell'inferno, cominciando per odio e rancore la conversazione con le demonia? Non è creatura che potesse imaginare quanta è questa stoltizia. Di questi cotali non si potrebbe fare vendetta, e non pare che vogliano aspettare lo sommo giudice che lo' dia la sentenzia ne la compagnia de le demonia, poiché essi medesimi se la danno, e - prima che essi abbiano separata l'anima dal corpo - la pigliano in questa vita, mentre che sono viandanti e peregrini, (He 11,13 1P 2,11) vedendosi correre come lo vento verso lo termine de la morte, e non se ne curano: unde come pazzi e frenetici fanno.

Oimé, oimé, aprite l'occhio del cognoscimento e non aspettate la forza e potenza del sommo giudice, ché altro è lo giudice umano e altro è lo giudice divino. Dinanzi a lui non si può appellare, né avere avvocati né procuratori, poiché lo giudice vero ha fatto suo avvocato la conscienzia, che sé medesima in quella estremità condanna e giudica sé essere degna de la morte. Or giudichianci in questa vita, per l'amore di Cristo crocifisso, giudicando noi peccatori, e, confessando d'avere offeso Dio, domandiamo misericordia a lui, ed egli ce la farà, non volendo noi giudicare né fare vendetta del prossimo nostro, poiché quella misericordia che io voglio per me mi conviene donare.

Facendo così gustarete Dio in verità, e permarrete ne la via sicura, e sarete veri tramezzatori fra voi e Dio, e nell'ultimo ricevarete l'eterna visione di Dio; e però, considerando me e avendo compassione all'anime vostre, non volendo che stiate più in tanta tenebre, mi sono mossa a invitarvi a queste dolci e gloriose nozze, poiché non sete creati né fatti per altro fine. E perché mi pare che la via de la verità sia chiusa in voi, per l'odio che avete, e quella de la bugia e del demonio, che è padre de le bugie, sia molto larga e aperta in voi, voglio che al tutto usciate di questa via tenebrosa, facendo pace con Dio e col prossimo vostro, e reduciatevi ne la via che vi dà vita. E di questo vi prego da la parte di Cristo crocifisso, che non mi dineghiate questa grazia. Non vi voglio più gravare di parole.

Rimanete ne la santa e dolce carità di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

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