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LE LETTERE di santa Caterina da Siena Dottore della Chiesa (1)

Ultimo Aggiornamento: 19/10/2012 15:18
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Sesso: Femminile
19/10/2012 12:52

6. A monna Lapa sua madre.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissima madre in Cristo Gesù, io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi vera serva di Cristo crocifisso, fondata in vera pazienza, poiché senza la pazienza non possiamo piacere a Dio.

Ne la pazienza mostriamo lo desiderio de l'onore di Dio e de la salute delle anime; e dimostra ancora che l'anima è conformata e vestita de la dolce volontà di Dio, poiché d'ogni cosa gode, ed è contenta di ciò che l'aviene. Unde la creatura, essendo di così dolce vestimento vestita, ha sempre pace, ed è contenta di sostenere pena per gloria e loda del nome di Dio, e dona sé e i figli e tutte le cose sue e la vita per onore di Dio.

Or così voglio che facciate voi, carissima madre, cioè che tutta la vostra volontà, e me indegna miserabile vostra figlia, offeriate al servizio e onore di Dio e salute delle anime, con vera e buona pazienza, notricandovi del frutto de la santissima croce col dolce inamorato e umile Agnello; e a questo modo nessuna cosa vi parrà fatica. Spogliatevi del proprio amore sensitivo, poiché egli è tempo di dare l'onore a Dio e la fatica al prossimo; ed essendo spogliata del proprio amore, andarete con diletto e non con fatica. Non dico più.

Rimanete ne la santa e dolce carità di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.





7. A missere Pietro cardinale d'Ostia.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo e reverendo padre in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi legato nel legame della carità, sì come sete fatto Legato - secondo che ho inteso -; della quale cosa ho molto singolare letizia, considerando me che voi per questo ne potrete fare assai l'onore di Dio e bene della santa Chiesa.

Ma pur per questo legame, senza altro legame, non fareste questa utilità, e però vi dissi che io desiderava di vedervi legato nel legame de la carità; poiché voi sapete che veruna utilità di grazia né a noi né al prossimo possiamo fare senza carità. La carità è quello dolce e santo legame che lega l'anima col suo Creatore; ella legò Dio nell’uomo, e l'uomo in Dio: questa carità inestimabile tenne confitto e chiavellato Dio e Uomo in su. legno della santissima croce. Costei acorda i discordi; questa unisce i separati; ella arricchisce coloro che sono povari della virtù, perché dà vita a tutte le virtù. Ella dona pace e tolle guerra; dona pazienza, fortezza e longa perseveranza in ogni santa e buona opera; non si stanca mai; non si stolle mai da l'amore di Dio e del prossimo suo, né per pena né per strazio né ingiuria né scherni né villania. Non si muove per impazienzia né a delizie né a piacimento, per delizie che il mondo gli potesse dare con tutte le lusinghe sue.

Chi l'ha, è perseverante che giamai non si muove, perché egli è fondato sopra la viva pietra Cristo dolce Gesù; cioè, che ha imparato da lui a amare lo suo Creatore, seguitando le vestigie sue. In lui ha letta la regola e la dottrina, perché egli è via verità e vita, e chi legge in lui, che è libro di vita, egli tiene per la via dritta: attende solo all'onore di Dio e alla salute del prossimo suo. Così fece esso Cristo dolce Gesù, e non ritrasse questo amore de l'onore del Padre e salute nostra né per pena, né per tormenti, né per lusinghe che gli fussero fatte, né per ingratitudine nostra; egli persevera infine all'ultimo che egli ha compito questo desiderio, e compita l'opera che gli fu messa in mano dal Padre, di ricomprare l'umana generazione: così adempie l'onore del Padre e la salute nostra.

Or in questo legame e amore voglio che seguitiate, imparando da la prima dolce Verità, lo quale v'ha fatta la via che vi dà vita, e datavi la forma de la regola, e insegnata la dottrina della verità. Voi dunque, come vero figlio e servo ricomprato del sangue di Cristo crocifisso, voglio che seguitiate le vestigie sue con uno cuore virile e sollicitudine pronta; non staccarvi mai né per pena né per diletto: perseverate infine a la fine questa e ogni altra opera che voi pigliate a fare per Cristo crocifisso.

Attendeteci a l'iniquità e miserie del mondo, dei molti difetti che si commettono - che tornano a vitoperio del nome di Dio -, e voi, come affamato de l'onore suo e salute del prossimo, adoperate ciò che voi potete per remediare a tanta iniquità. Sono certa che essendo voi legato nel legame dolce della carità, voi usarete la legazione vostra, la quale avete ricevuta dal vicario di Cristo, nel modo che detto è. Ma senza lo primo legame de la carità questo non potreste usare, né farlo per quello modo che dovete, e però vi prego che vi studiate d'avere in voi questo amore. Legatevi con Cristo crocifisso - con vere e reali virtù seguitate le sue vestigie -, e col prossimo per fatto d'amore.

Ma io voglio che noi pensiamo, carissimo padre, che se l'animo nostro non è spogliato d'ogni amore proprio e piacere di sé e del mondo, non può mai pervenire a questo vero e perfetto amore, legame di carità, perché è contrario l'un amore all'altro. In tanto è contrario che l'amore proprio ti separa da Dio e dal prossimo, e quello t'unisce; questo ti dà morte, e quello vita; questo tenebre, e quello luce; questo guerra, e quello pace; questo ti strigne lo cuore che non vi capi né tu né il prossimo, e la divina carità lo dilarga, ricevendo in sé amici e nemici e ogni creatura che ha in sé ragione, perché s'è vestito dell'affetto di Cristo, e però segue lui.

L'amore proprio è miserabile e partesi da la giustizia, e commette l'ingiustizie; ha uno timore servile che non gli lassa fare giustamente quello che deve, o per lusinghe o per timore di non perdare lo stato suo: questa è quella perversa servitudine e timore che condusse Pilato a uccidere Cristo. Questi cotali non fanno giustizia, ma ingiustizia; essi non vivono giustamente e virtuosamente con affetto di divino amore, ma ingiustamente e viziosamente con amore proprio tenebroso. Questo cotale amore voglio che sia al tutto tolto da voi, sì che siate in vera e perfetta carità, amando Dio per Dio - in quanto è degno d'essere amato perché è somma ed eterna bontà -, amando voi per lui, e il prossimo per lui, non per rispetto di propria utilità. Or così voglio, padre mio, Legato del nostro signore lo papa, che voi siate legato nel legame della vera ardentissima carità: questo desidera l'anima mia di vedere in voi. Altro non dico.

Confortatevi in Cristo dolce Gesù; siate sollicito e non negligente in quello che avete a fare: a questo m'avedrò se sarete legato, e se avarete fame di vedere levato lo gonfalone della santissima croce.

Rimanete nella santa e dolce carità di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.





8. A frate Giusto da Volterra, priore del monastero principale dell'ordine di Monte Oliveto presso a Chisure del contado di Siena.

Nel nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo padre in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi mangiatore e gustatore delle anime, imparando dalla prima dolce Verità che per fame e sete che aveva, d'ansietato desiderio, della salute nostra, gridava in sul legno della santissima croce, quando disse "Sitio" (Jn 19,28) - quasi dica: «Io ho più sete e desiderio della salute vostra, che io con questa pena finita mostrare non vi posso», perché la sete del santo desiderio è infinita e la pena sua è finita -, sì che ci dimostra la sete ch'egli ha dell'umana generazione, poniamo che anco corporalmente fusse afflitto di sete.

O dolce e buono Gesù, insiememente manifesti la sete, e domandi che ti sia dato bere: e quando è che domandi bere a l'anima? Allora quando ci mostri l'affetto e la carità tua, Signore mio. Vedete bene, carissimo padre, che il sangue ci manifesta l'amore ineffabile: ché per amore ha donato lo sangue, e con esso amore ci chiede bere, cioè che colui che ama richiede d'esser amato e servito. Cosa convenevole è che chi ama sia amato, e allora dà bere l'anima al suo Creatore quando gli rende amore per amore; ma non gli può rendere per servizio che possa fare a lui, ma col mezzo del prossimo: e però si vòlle l'anima con tanta solicitudine a servire al prossimo suo in quel servizio che vede che più piace a Dio; e in quello si essercita.

E sopra tutti quanti gli altri servizii che piacciono al nostro Salvatore si è di trarre l'anime delle mani del demonio - trarle dello stato del secolo, della bocca delle vanità del mondo -, e reduciarle allo stato santo della religione. E non tanto che sia da lassargli e fuggirli, quando con tanto desiderio vengono, ma egli è da mettarsi alla morte del corpo per potergli ritrare. E questo è quello santo beveraggio lo quale chiede lo Figlio di Dio in su la croce: non doviamo esser negligenti a darglili, ma soliciti, poiché vedete bene che per questa sete muore. E non doviamo fare come fecero i Giuderi che gli deron aceto (Mt 27,47 Mc 15,36 Jn 19,29) e fiele: allora riceve aceto e fiele da noi, quando noi stiamo in un amore proprio sensitivo, in una negligenzia radicata in uno parere e piacere del mondo, con poca vigilia e orazione, con poca fame de l'onore di Dio e della salute delle anime. Veramente questo è uno aceto e un fiele mescolato con grande amaritudine, della quale amaritudine è suo lo dispiacere, perché gli dispiace; e a noi torna l'amaritudine e il danno.

Che dunque ci è bisogno di fare a non dargli questo bere? Non ci è bisogno altro che l'amore; e l'amore non si può avere se non dall'amore. E con lume si leva l'amore a tirare a sé l'amore: cioè che levando l'occhio dello intelletto nostro con affetto e desiderio, ponsi nell'obiettivo di Cristo crocifisso, lo qual obiettivo ci ha manifestata la volontà e amore del Padre eterno, col quale ci creò solo per questo fine, perché avessimo vita eterna. Lo sangue del Verbo dell'unigenito Figlio di Dio ci manifesta questo amore, lo fine per mezzo del quale fummo creati. Allora l'affetto nostro, avendo aperto l'occhio de lo intelletto nell'affetto di Cristo crocifisso, traie a sé l'amore: trovasi amare quello che Dio ama, e odiare quello ch'egli odia. E perché il peccato è fuore di Dio, l'ha in tanto odio e dispiacere che non tanto che si diletti d'esso peccato, ma egli darebbe mille vite corporali, se tante n'avesse, per campare l'anime dal peccato mortale.

Datemegli bere, carissimo padre, ché vedete con quanto amore egli ve ne chiede; crescetemi uno desiderio santo e buono verso questo grazioso cibo.

E non mirate mai per veruna dignità, né per grandezza né per bassezza, né per l'essere legittimi né illegittimi: ché il Figlio di Dio, le cui vestigie ci conviene seguire, non schiffòe né schifa mai persona per veruno stato né altra generazione, né giusti né peccatori; ma aguegliatamente ogni creatura che ha in sé ragione riceve con amore, pure che si voglia levare dal fracidume del peccato mortale, dalla vanità del secolo, e tornare a la grazia. Questa è quella dottrina che è data da lui; e poniamo ch'ella sia data a tutti, molto maggiormente è data a voi e agli altri governatori e amministri dell'Ordine: che quando delle buone piante vi vengono alle mani, e vengono con fame e desiderio de l'Ordine, e per amore della virtù escono del secolo e corrono al giogo dell’obbedienza, non è da fuggirle, né da schifare per veruna cosa. E siano nati come si voglia; ché non spregia Dio l'anima di colui che è conceputo in peccato mortale, più che di quello che è conceputo ne l'atto del sacramento del matrimonio: egli è accettatore dei santi e buoni desiderii, lo dolce Dio nostro.

E però vi prego e voglio che questa pianta novella la quale lo priore vi mandò, chiedendo che fusse ricevuta all'Ordine, voi lo riceviate caritativamente: ché egli ha una santa e buona volontà, e la condizione naturale è anco buona; e ha posto per amore l'affetto alla religione, e singularmente lo Spirito santo lo chiama all'Ordine vostro. Non dovete, e io so che voi non volete, fare resistenza allo Spirito santo.

Maravigliami molto che la risposta venne del no; e ònne avuta grande amirazione. Forse che fu difetto di chi fece l'ambasciata, che non seppe forse meglio fare: non che egli adoperasse altro che bene, ma non seppe più. Ora vi prego per l'amore di Cristo crocifisso che voi al tutto vi disponiate a ricevarlo, che sarà onore di Dio e dell'Ordine; e non mel lassate, però ch'egli è buono giovane, e se non fusse buono io non vel mandarei. E questo vi domando per grazia; e per debito lo dovete fare secondo l'ordine della carità. A chi viene a voi a chiedarvi bere, non ne siate scarso: datenegli. A questo m'avedrò se voi starete in sulla croce, a dare bere a l'asetato che vi chiede bere: ché per altra via non vedo che possiamo esser piacevoli a Dio. E però dissi ch'io desideravo di vedervi affamato gustatore e mangiatore del cibo delle anime per onore di Dio. Altro non dico.

Rimanete etc. Gesù dolce, Gesù amore.

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