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LE LETTERE di santa Caterina da Siena Dottore della Chiesa (1)

Ultimo Aggiornamento: 19/10/2012 15:18
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19/10/2012 14:39

72. A Romano linaiuolo a la Compagnia del Bigallo in Firenze.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo figlio in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedere che tu non volla il capo adietro a mirare l'arato (Lc 9,62), ma perseverante nella virtù, poiché tu sai che solo la perseveranza è quella cosa ch'è coronata (Mt 10,22 2Tm 2,12).

Tu sei chiamato e invitato da Cristo alle nozze (Mt 22,2) di vita eterna; ma non vi die andare chi non è vestito. Vuolsi Perciò esser vestito del vestimento nuziale, affinché non sia cacciato dalle nozze come servo iniquo (Mt 22,11-13). Parmi che la prima dolce Verità t'abbi mandati i messi ad anunziare le nozze, e a recarti il vestimento. E questi messi sonno le sante e buone 'spirazioni e dolci desiderii che ti sonno dati dalla clemenza dello Spirito santo: queste sono quelle sante cogitazioni che ti fanno fugire lo vizio e ispregiare il mondo con tutte le dilizie sue, e fannoti giognare alle nozze delle vere e reali virtù.

Vestesi l'anima d'amore, col quale amore entra alla vita durabile - sì che vedi che le 'spirazioni sante di Dio ti recano lo vestimento della virtù: fannotelo amare, e però te il vesti -; e invitati alle nozze di vita eterna, poiché dopo lo vestimento della virtù e dell'ardentissima carità segue la grazia, e dopo la grazia la visione di Dio, dove sta la nostra beatitudine.

E però io ti prego per l'amore di Cristo crocifisso che tu risponda virilmente senza negligenzia. Pensa che non è nulla lo cominciare e il mettare mano all'aratro, come detto è: i santi pensieri sonno quelli che cominciano a arare, e la perseveranza delle virtù finisce. Colui che ara, rivolta la terra: così lo Spirito santo rivolta la terra della perversa volontà sensitiva. E spesse volte l'uomo inamorato di sì dolce invito e reale vestimento, per fendare meglio la terra sua, cerca se trovasse uno bomero ben tagliente per poterla meglio rivoltare; e vede e trova che neuno ne trova sì perfetto a rompare e tagliare e divellare la nostra volontà, quanto è il ferro e il giogo della santa ubedienzia. E quando l’ha trovato, impara da l'obediente Verbo Figlio di Dio; e per lo suo amore vuole essere obediente fino a la morte, e non ci fa ponto resistenza. Ed egli fa come savio che vuole navigare colle braccia altrui, cioè de l'Ordine, e non sopra le sue. Ricordomi che tu con santo desiderio e proponimento ti partisti da me, di volere rispondare a Dio che ti chiamava, e di volere essere alla santaobbedienza. Non so come tu te il fai. Priegoti che quello che non è fatto, che tu lo facci bene e diligentemente con buona solecitudine; e sappitene spacciare e tagliare dal mondo; e non aspettare tempo, ché tu non sei sicuro d'averlo. Grande stoltizia e mattezza è dell’uomo che egli perda quello che egli ha per quello che non ha. Bagnati nel sangue di Cristo crocifisso, nasconditi nel costato suo, nel quale vederai lo secreto del cuore. Mostra la prima dolce Verità che l'opera sua fatta in noi è fatta con amore di cuore; e tu con amore gli risponde: egli è lo dolce Dio nostro che non vuole altro che amore. E colui che ama, non offendarà mai la cosa amata.

Or sù, figlio mio, e non dormire più nel sonno della negligenzia: vatene tosto al tuo padre misser l'abate con volontà morta e non viva; ché se tu andassi con volontà viva direi che tu non vi metessi piè, ché non si farebbe né per te né per lui. Spero per la bontà di Dio che tu seguitarai le vestigie di Cristo crocifisso. E non ti ponare a sciogliare i legami del mondo, ma trae fuore lo coltello dell'odio e dell'amore, e taglia spaciatamente. Altro non dico.

Permane etc. Gesù dolce, Gesù amore, Maria.







73. A sorella Constanzia monaca del monistero di Santo Abondio presso a Siena.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissima figlia in Cristo Gesù, io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a te e conforto nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti bagnata e anegata nel prezioso sangue del Figlio di Dio, considerando me che nella memoria del sangue si trova lo fuoco dell'ardentissima carità.

Nella carità non cade tristizia né confusione, e però io voglio che l'affetto tuo sia posto nel sangue: ine t'inebria; e arde e consuma ogni amore propio che fusse in te, sì che col fuoco d'esso amore spenga il fuoco del timore e amore propio di te. Perché si trova lo fuoco nel sangue? Perché il sangue fu sparto con ardentissimo fuoco d'amore.

O glorioso e prezioso sangue, tu sei fatto a noi bagno e unguento posto sopra le ferite nostre. Veramente, figlia mia, egli è bagno: ché nel bagno tu truovi lo caldo e l'acqua e il luogo dov'egli sta; così ti dico che in questo glorioso bagno tu ci truovi lo caldo della divina carità, ché per amore l'ha dato; truovi lo luogo, cioè Dio eterno, dove è il Verbo ed era nel principio (Jn 1,1); truovi l'acqua del sangue, cioè che del sangue esce l'acqua della grazia; ed èvi il muro che vela il luogo. O inestimabile dolcissima carità! Ché tu hai preso lo muro della nostra umanità il quale ha ricoperto la somma eterna e alta deità, Dio e Uomo; ed è tanto perfetta questa unione che né per morte né per nessuna cosa si può separare; e però si trova tanto diletto refrigerio e consolazione nel sangue: ché nel sangue si trova lo fuoco della divina carità e la virtù della somma alta ed eterna deità: sai che per virtù della divina essenzia vale lo sangue de l'Agnello. Sappi che se fusse stato pure uomo, senza Dio, non valeva il sangue; ma per l'unione che fece Dio nell’uomo, acettò il sacrifizio del sangue suo. Ben è dunque glorioso questo sangue: è uno unguento odorifero che spegne la puzza della nostra iniquità.

Egli è uno lume che priva delle tenebre, e non tanto le tenebre grossa di fuore, del peccato mortale, ma le tenebre della disordinata confusione che viene spesse volte nell'anima sotto colore e specie d'una stolta umilità. La confusione intende quando le cogitazioni vengono nel cuore dicendo: «Cosa che tu facci, non è piacevole né acetta a Dio: tu sei in istato di dannazione». A mano a mano, poi ch'egli ha dato la confusione, ed egli la 'nfonde e mostrale la via colorata col colore de l'umilità, dicendo: «Vedi che per li tuoi peccati non sei degna di molte grazie e doni»; e così si ritrae spesse volte dalla comunione e dagli altri doni ed esercizii spirituali. Questo si è l’inganno e le tenebre che il demonio fa.

Dico che se tu, o a cui toccasse, sarai anegata nel sangue de l'Agnello immacolato, che queste illusioni non arbergaranno in te; poniamo ch'elle venissero, non vi permaranno dentro, anco saranno cacciate dalla viva fede e speranza la quale ha posta in questo sangue. Fassene beffe e dice: «Per Cristo crocifisso ogni cosa potrò, che è in me, che mi conforta (Ph 4,13). E se pur io dovesse avere l’inferno, io non voglio però perdare lo esercizio mio». Grande stoltizia sarebbe a farsi degno della confusione de l’inferno prima che venisse il tempo. Or ti leva con uno fuoco dolce d'amore, carissima figlia, e non ti confondare, ma risponde a te medesima e di': «Or che comparazione è da le mie iniquitadi a l'abondanzia del sangue, sparto con tanto fuoco d'amore?» Io voglio bene che tu vegga te non essere, e la ignoranza e nigligenzia tua; ma non voglio che tu la vegga per tenebre di confusione, ma col lume della infinita bontà di Dio, la quale tu truovi in te. Sappi che il demonio non vorebe altro se non che tu ti recassi solo al conoscimento delle miserie tue, senza altro condimento, ma egli vuole essere condito col condimento della speranza nella misericordia di Dio.

Sai come ti conviene fare? Come quando tu entri in cella la notte per andare a dormire: la prima andata sì truovi la cella, e dentro vedi che v'è il letto; la prima, vedi bene che t'è necessaria, e questo non fai solo per la cella, ma volli l'occhio e l'affetto al letto, ove tu truovi lo riposo. Così dei tu fare: giognare a l'abitazione della cella del conoscimento di te - ne la quale io voglio che tu uopra l'occhio del conoscimento con l'affettuoso amore -; trapassi nella cella e vatene al letto, nel quale letto è la dolce bontà di Dio, che il truovi in te cella. Bene vedi tu che l'essere tuo t'è dato per grazia e non per debito.

Vedi, figlia, che questo letto è coperto d'uno copertorio vermiglio, tento nel sangue de lo dissanguato e consumato Agnello. Or qui ti riposa e non ti partire mai. Vedi che non hai cella senza letto né letto senza cella: ingrassa l'anima tua in questa bontà di Dio, però ch'ella può ingrassare; ché in questo letto sta lo cibo, la mensa e il servidore: lo Padre t'è mensa, lo Figlio t'è cibo, lo Spirito santo ti serve, ed esso Spirito santo ti fa letto di sé. Sappi che se tu volessi pur stare a vedere te medesima con grande confusione - perché tu vedessi la mensa e il letto aparechiato - e in esso conoscimento nol participaresti, né ricevaresti lo frutto de la pace e quiete sua, ma rimaresti secca e sterile senza neuno frutto. Perciò io ti prego per l'amore di Cristo crocifisso che tu permanga in questo dolce e glorioso letto di riposo. Sono certa che se tu t'anegarai nel sangue, che tu lo farai; e però dissi ch'io desideravo di vederti bagnata e annegata nel sangue del Figlio di Dio. Non dico più.

Permane etc.



Poneti in su la croce con Cristo crocifisso, niscondeti ne le piaghe di Cristo crocifisso, seguitalo per la via de la croce, conformati con Cristo crocifisso, dilettati degli obrobi pene strazii tormenti scherni e villanie per l'amore di Cristo crocifisso, sostenendo fino a l'ultimo de la vita tua, gustando sempre lo sangue che versa giù per la croce. Gesù dolce, Gesù amore.







74. A frate Nicolò da Montalcino dell'ordine dei frati Predicatori a Montepulciano.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A voi dilettissimo e carissimo figlio mio in Cristo Gesù, io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo con desiderio di vedervi posto in su la mensa della santissima croce, dove si trova l'Agnello immacolato che s'è fatto a noi cibo mensa e servidore, considerando me che d'altro cibo non si può dilettare né saziare l'anima.

Dico che ci conviene andare per la via: egli è essa via (Jn 14,6). Qual fu la via sua? Fu quello ch'egli mangiò in essa via: pene, obrobrii, strazii e villanie, e fino all'obrobriosa morte della croce. Convienci salire poi che siamo giunti all'obiettivo nostro: veramente così fa l'anima poi che ha veduta la via che ha fatta lo maestro suo. O che è a vedere tanto consumato amore, che di sè medesimo, cioè del corpo suo, ha fatto scala per levarci della via delle pene e ponarci in riposo! O figlio carissimo, chi dubbita ch'è nel principio della via gli pare fadigoso, ma poi che egli è gionto ai piedi dell'affetto de l'odio e de l'amore, ogni cosa amara gli diventa dolce. Sì che il primo scalone nel corpo di Cristo sono i piedi.

Questa fu la regola che egli insegnò una volta a una sua serva dicendo: «Levati su, figlia, levati sopra di te e sali in me, ed affinché tu possa salire io ti ho fatta la scala, essendo chiavellato in croce. Fa' che in prima tu salga ai piedi, cioè l'affetto e il desiderio tuo, poiché come i piedi portano lo corpo, così l'affetto porta l'anima. A questo primo cognosciarai te medesima. Poi giognarai a lato del costato aperto; per la quale apritura ti mostrarò lo secreto mio, che quello che io ho fatto, ho fatto per amore cordiale». Ine s'inebriarà l'anima tua, in tanta pace gustarete Dio e Uomo; ine si troverà il caldo della divina carità e conoscerete la infinita bontà di Dio. Poi che avesseamo cognosciuto noi e cognosciuta la bontà sua, e noi giognaremo alla pace della bocca: ine gusta tanta pace e quiete che, come cosa levata in alto, nessuna amaritudine che venga gli può aggiognere. Egli è quello letto pacifico dove si riposa l'anima. E però dissi che io desideravo di vedervi posto in su la mensa della santissima croce. Orsù figlio, e non stiamo più in negligenzia, ché lo tempo dei fiori ne viene.



Abbiate buona sollecitudine delle pecorelle vostre. Fate che, se l'ubbidienzia non ve ne manda, che voi non vi partiate. Dite a coteste donne che si riposino in su la croce con lo Sposo loro Cristo crocifisso. Dite a frate Giovanni che si sveni e aprasi in su la croce per Cristo.

Rimanete nella santa e dolce carità di Gesù Cristo. Gesù dolce, Gesù amore.





75. Al monisterio di Santo Gaggio a Firenze; Alla badessa e monache del monastero che è in Monte San Savino.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissima madre e figlie in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi nascoste e serrate nel costato di Cristo Crocifisso; altrimenti non varrebbe l'essere serrato dentro dalle mura, ma più tosto sarebbe a giudicio.

E però, come lo corpo è rinchiuso, così vuole essere chiuso e serrato l'affetto e il desiderio vostro, levato da lo stato e delizie del mondo, e seguire lo Sposo Cristo dolce Gesù. Non dubbito che, se sarete amatrici dello sposo eterno, voi seguitarete le vestigie d'esso sposo. E sapete qual fu la via di questo sposo? povertà volontaria eobbedienza. Per umilità la somma altezza discese alla bassezza della nostra umanità; e per umiltà e amore ineffabile, che egli ebbe a noi, sì dié l'umanità sua all'obrobiosa morte della croce, scegliendo la via dei tormenti, dei fragelli strazii e vitoperii: or questa umilità dovete seguire. E sappiate che essa non si può avere se non con perfetto e vero cognoscimento di sé, e in vedere la profonda umilità e mansuetudine dell'Agnello dissanguato con tanto fuoco d'amore. Dico che egli seguitò la via della vera povertà: egli fu tanto povero che non ebbe dove riposare lo capo suo, e nella sua natività Maria dolce non ebbe tanto pannicello che ella potesse involgere lo Figlio suo. E voi, spose, dovete seguire la via di quella povertà, e così sapete che voi avete promesso; e io così vi prego, per amore di Cristo Crocifisso, che osserviate infine alla morte. Altrimenti non sareste spose, ma sareste come adultere, amando alcuna cosa fuore di Dio, ché in tanto è detta adultera la sposa, in quanto ella ama un altro più che lo sposo.

E quale è il segno dell'amore? che ella sia obbediente a lui. E però doppo la povertà e umilità segue l'obbedienzia: ché, quanto la sposa è più povara per spirito volontariamente, e più ha renunziato alla ricchezza e stati del mondo, tanto più è umile; e quanto più è umile, tanto più è obbediente. Poiché il superbo non è mai obbediente, ché per la sua superbia non si vuole inchinare a essere suddito né suggetto a nessuna creatura. Voglio dunque che siate umili, e spogliate lo cuore e l'affetto infine alla morte: voi, abbadessa, obbediente all'ordine; e voi, suddite, obbedienti all'ordine e all'abadessa vostra. Imparate imparate dallo sposo eterno dolce e buono Gesù, che fu obbediente infine alla morte. Sapete che senza obbedienzia voi non potreste participare lo sangue dell'Agnello. Or che è la religiosa senza lo giogo dell’obbedienza? è morta, e drittamente è uno demonio incarnato, e non osservatrice dell'ordine ma trapassatrice dell'ordine. Ella è condotta nel bando della morte, avendo trapassati i comandamenti santi di Dio, e oltre ai comandamenti ha trapassata la promessione e voto che ella fece nella professione. O dilettissime suore e figlie in Cristo dolce Gesù, io non voglio che caggiate in questo inconveniente, ma voglio che siate sollicite a non trapassarla d'uno punto.

Volete voi dilettarvi dello Sposo vostro? or uccidete la vostra perversa volontà e non ribellate mai alla vera obbedienzia. Sapete che il vero obbediente non va mai investigando la volontà del prelato suo, ma subito china lo capo e mandala in effetto. Inamoratevi di questa vera e reale virtù! Volete voi avere pace e quiete? tolletevi la volontà - ché ogni pena procede dalla propria volontà -; vestitevi della dolce eterna volontà di Dio, e a questo modo gustarete vita eterna, e sarete chiamate angeli terrestri in questa vita.



Conformatevi con la prima dolce Verità. Ma a questo non potreste mai venire se non aprite l'occhio del cognoscimento a raguardare lo fuoco della divina carità, la quale Dio ha operata nella sua creatura razionale. Pensate, madre e figlie, che voi sete obligate più che altre creature: in quanto Dio, oltre a quello amore che egli ha donato alla creatura, egli ha donato a voi più in particulare, traendovi della bruttura e della tenebrosa vita fetida e piena di puzza e di vitoperio, e àvi collocate ed elette per sé; e però non dovete mai essere negligenti, ma cercare tutte quelle cose, luoghi e modi per li quali più potete piacere a lui.

E se voi mi diceste: Quale è la via? dicovelo: quella che fece egli, la via degli obbrobii, pene, tormenti e fragelli. E con che modo? col modo della vera umilità e de l'ardentissima carità, amore ineffabile; col quale amore si renunzia alle ricchezze e stati del mondo, e da l'umilità si viene all'obbedienzia, come detto è. Alla quale obbedienzia segue la pace, poiché l'obbedienzia tolle ogni pena e dà ogni diletto, perché è tolta via la volontà che dà pena.

Drittamente, affinché l'anima possa salire a questa perfezione, lo nostro salvatore ha fatto del corpo suo scala, e su v'ha fatti gli scaloni. Se raguardate i piei, essi sono confitti e chiavellati in croce, posti per lo primo scalone: poiché in prima die essere l'affetto dell'anima spogliato d'ogni volontà propria, perché, come i piei portano lo corpo, così l'affetto porta l'anima. Pensate che già mai l'anima ha nessuna virtù, se non sale questo primo scalone. Salito che tu l’hai, giogni alla vera e profonda umilità; saglie all'altro e non tardare più, e tu giogni al costato aperto del Figlio di Dio: ine trovarete lo fuoco e l'abisso della divina carità. In questo secondo scalone del costato aperto vi trovarete una bottega aperta, piena di spezie odorifere. Ine trovarete Dio e Uomo; ine si sazia e inebria l'anima, per sì-fatto modo che non vede sé medesima: sì come l'ebbro, che è inebriato di vino, così l'anima allora non può vedere altro che sangue, sparto con tanto fuoco d'amore. Allora si leva con ardentissimo desiderio e giogne all'altro scalone, cioè alla bocca, e ine si riposa in pace e quiete; gustavi la pace dell’obbedienza. E fa come l'uomo che è bene inebriato, che, quando è ben pieno, si dà a dormire; e quando dorme non sente né prosperità né aversità.

Così la sposa di Cristo, piena d'amore, s'adormenta nella pace dello Sposo suo. Adormentati sono i sentimenti suoi, ché, se tutte le tribulazioni venissero sopra di lei, punto non se ne cura; se ella è in prosperità del mondo, non sente per diletto disordenato, poiché già se n'è spogliata per lo primo affetto.

Or questo è lo luogo dove ella si trova conformata con l'unione di Cristo Crocifisso.

Corrite Perciò virilmente, poi che avete la via, lo modo e il luogo dove potete trovare lo letto nel quale vi riposiate, e la mensa dove prendiate diletto, e il cibo del quale vi saziate: poiché egli è fatto a noi mensa, cibo e servidore. Assai sareste degne di reprensione, se per vostra negligenzia non cercaste lo riposo e, come stolte, vi dilungaste dal cibo. Voglio, e così vi prego da parte di Cristo Crocifisso, che voi vi riscaldiate e bagniate nel sangue di Cristo Crocifisso e, affinché siate fatte una cosa con lui, non schifate fatica, ma dilettatevi in esse fatiche, poiché la fatica è poca e il frutto è grande. Non dico più a questo.

Parmi che la vostra carissima madre e mia, monna Nera, sia posta alla mensa della vita durabile, dove si gusta lo cibo della vita. HA trovato l'Agnello immacolato per frutto; ché, come di sopra dissi che egli era mensa cibo e servidore, così dico che ella, come vera serva di Cristo Crocifisso, ha trovato lo Padre eterno, che gli è mensa e letto: poiché nel Padre eterno trova a pieno tutta la sua necessità. In ciò che l'uomo s'affatica, o partesi da l'uno luogo all'altro, si è per dare lo cibo e il vestimento alla creatura e luogo di riposo. Dico che ella ha trovata la somma eterna bontà di Dio eterno, dove non bisogna che l'anima si parta, per veruna di queste cose, d'andare in diversi luoghi, perché quello è luogo fermo e stabile, dove si trova lo letto, per riposo, de la somma ed eterna deità: lo Padre per mensa, e il Figlio è cibo, ché per mezzo del Verbo incarnato del Figlio di Dio giugniamo tutti, se vogliamo, a porto di salute. Lo Spirito santo la serve, poiché per amore lo Padre ci donò questo cibo del suo Figlio, e per amore lo Figlio ci donò la vita e a sé dié la morte, sì che con la morte sua participiamo la vita durabile. Noi, che siamo pellegrini e viandanti (He 11,13 1P 2,11) in questa vita, riceviamo questo frutto imperfettamente: ma ella l'ha ricevuto perfettissimamente, e non è veruna cosa che le il possa torre.



Voi, come vere figlie, dovete essere contente del bene e utilità della vostra madre, e però dovete stare in vera e santa pazienza, sì per rispetto di Colui che l'ha fatto - di tòllare la presenza sua dinanzi a voi, che non vi dovete scordare da l'eterna volontà di Dio -, e sì per la propria sua utilità, che è uscita di fatica e di molta pena, ne la quale è stata già è molto tempo, e ita a luogo di riposo. Ma voi, come vere figlie, vi prego che seguitiate le vestigie e la dottrina sua, e i santi costumi nei quali ella v'ha notricate; e non temete perché vi paia essere rimase orfane o come pecore senza pastore, ché non sarete rimase orfane: Dio vi provederà, e le sue sante buone orazioni, le quali ella offera nel conspetto di Dio per voi. Èvi rimasa monna Ghita: pregovi che voi le siate obbedienti in tutte quelle cose che sono ordinate secondo Dio e la santa religione.

E voi prego, monna Ghita, quanto io so e posso, che avesseate buona cura di cotesta famiglia in conservarla, e acresciare in buona opera; e non ci commettete negligenzia, poiché vi sarebbe richiesto da Dio.

Altro non dico.

Rimanete nella santa e dolce carità di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.



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