È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
QUESTO FORUM E' CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO... A LUI OGNI ONORE E GLORIA NEI SECOLI DEI SECOLI, AMEN!
 
Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

LE LETTERE di santa Caterina da Siena Dottore della Chiesa (1)

Ultimo Aggiornamento: 19/10/2012 15:18
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 1.222
Sesso: Femminile
19/10/2012 15:05

94. A frate Matteo di Francesco di Tato Talomei dell'ordine dei Predicatori.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo figlio in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi cercare Dio in verità, senza alcuno mezzo de la propria sensualità o d'alcuna altra creatura, poiché col mezzo non potremmo piacere a Dio.

Dio ci dié lo Verbo dell'unigenito suo Figlio, senza rispetto di propria utilità. Questo è vero, ché a lui non possiamo fare utilità alcuna, ma non adiviene così di noi, poiché, perché noi non serviamo a Dio per propria utilità, nondimeno l'utilità è pur nostra: a lui ne torna il fiore, cioè l'onore, e a noi il frutto dell'utilità. Egli ci ha amati senza essere amato, e noi amiamo perché siamo amati; egli ci ama di grazia, e noi amiamo lui di debito, perché siamo tenuti d'amarlo. Sì che così adiviene dell'utilità che noi non possiamo fare a Dio, come di non poterlo amare di grazia senza debito - perché noi siamo obligati a lui, e non egli a noi; poiché prima che fusse amato ci amò, e però ci creò ad immagine e similitudine sua (Gn 1,26) -: ecco dunque che non possiamo fare utilità a lui, né amarlo di questo primo amore.

E io dico che Dio ci richiede che come egli ci ha amati senza alcuno rispetto, così vuole essere amato da noi.

In che modo dunque il potremo avere, poiché egli cel richiede, e noi nol possiamo fare a lui? Dicovelo: con quello mezzo che egli ci ha posto, unde doviamo amare lui liberamente, e senza alcuno rispetto d'alcuna propria nostra utilità: cioè doviamo essere utili non a lui, ché non possiamo, ma al prossimo nostro. Or con questo mezzo possiamo osservare quello che egli ci richiede per gloria e loda del nome suo; e per mostrare l'amore che noi gli aviamo doviamo servire e amare ogni creatura che ha in sé ragione, e distendere la carità nostra ai buoni e ai gattivi e a ogni generazione di gente - così a chi ci diserve e sono scandalizzati in noi, come a chi ci serve -, poiché Dio non è acettatore delle creature (Rm 2,11), ma dei santi desiderii; e la carità sua si distende ai giusti e ai peccatori.

è vero che alcuno ama come figlio, alcuno come amico, alcuno come servo e alcuno come persona ch'è partita da lui e ha desiderio che torni (e questi sono gli iniqui peccatori che sono privati della grazia. Ma in che lo' mostra l'amore questo sommo Padre? in prestar lo' il tempo; e nel tempo lo' pone molti mezzi: o impedimento del peccato - tollendo lo' lo luogo e il potere che non possino fare tanto male quanto vogliono -; o in molte altre cose, per far lo' odiare lo vizio e amare la virtù, il quale amore della virtù lo' priva della voluntà del peccato. E così, per lo tempo che Dio lo' dié per amore, di nemici sono fatti amici, e hanno la grazia e sono atti ad avere la eredità del padre).

Amore di figlio ha a coloro che in verità lo servono senza alcuno timore servile, i quali hanno abnegata e morta la loro propria voluntà, e sono obedienti per Dio, infine a la morte, a ogni creatura che ha in sé ragione; e non sono mercennai che il servano per propria utilità, ma sono figli; e le consolazioni dispregiano, e de le tribulazioni si dilettano, e cercano pur in che modo si possino conformare con Cristo crocifisso e notricarsi delli obbrobii e de le pene sue. Costoro non cercano né servono Dio per dolcezza, né per consolazione spirituale né temporale che ricevano da Dio o da la creatura, poiché non cercano Dio per loro né il prossimo per loro, ma Dio per Dio - in quanto è degno d'essere amato -, e loro per Dio - per gloria e loda del nome suo -, e il prossimo servono per Dio, facendoli quella utilità che gli è possibile.

Costoro seguitano le vestigie del Padre dilatandosi tutti ne la carità del prossimo, amando i servi di Dio per amore che amano lo loro Creatore; e amano gl'imperfetti perché venghino a perfezione, dando lo' lo santo desiderio e continue orazioni. Amano gli iniqui che giacciono ne la morte del peccato mortale, perché sono creature ragionevoli create da Dio, e ricomprati d'uno medesimo sangue che ellino; unde lo' duole la loro dannazione, e per camparli si darebbero alla morte corporale. I persecutori e i mormoratori e i giudicatori, che sono scandalizzati in loro, amano, sì perché sono creature di Dio - come detto è -, e sì perché sono strumento e cagione di ponere la virtù in loro, e fargli venire a perfezione; e spezialmente in quella reale virtù della pazienza, virtù dolce che non si scandalizza né si turba, né dà a terra per alcuno vento contrario, né per alcuna molestia d'uomini.

Costoro sono quelli che il cercano senza mezzo, e l'amano in verità come legittimi e cari figli; ed egli ama loro sì come vero padre, e manifesta loro il secreto de la sua carità, per far lo' avere la eredità eterna: unde corrono come ebbri del sangue di Cristo, arsi nel fuoco de la divina carità, de la quale sono alluminati perfettamente. Costoro non corrono per la via de le virtù a loro modo, anco a modo di Cristo crocifisso, seguitando le vestigie sue. E se lo' fusse possibile servire Dio e acquistare le virtù senza fatica, non le vogliono.

Questi non fanno come i secondi, cioè l'amico e il servo, ché alcune volte il loro servire è con alcuno rispetto. Talvolta è con rispetto di propria utilità; e per questo viene a grande amicizia - perché conosce il suo bisogno e il suo benefattore, lo quale vede che il può subvenire, e vuole - bene che prima fu servo, ché cognobbe il suo male, del quale male seguitava la pena: unde col timore de la pena caccia lo vizio, e con l'amore abraccia la virtù - cioè servire il suo signore, cui egli ha offeso -; e comincia a pigliare speranza ne la sua benignità, considerando che egli non vuole la morte del peccatore ma vuole che egli si converta e viva (Ez 33,11). Che se egli stesse pur nel timore, non sarebbe sufficiente ad avere la vita, né tornarebbe a perfetta grazia col signor suo, ma sarebbe servo mercennaio.

Né anco debba stare pur nell'amore del frutto e de la consolazione che riceve dal signore suo poi che è fatto amico; poiché questo amore non sarebbe forte, ma verrebbe meno quando fusse ritratto da la dolcezza e consolazione e diletto di mente, o vero quando venisse alcuno vento contrario di persecuzione o tentazione dal demonio. Subito allora verrebbe meno nelle tentazioni del demonio e molestie della carne, unde verrebbe a confusione per la privazione de la consolazione mentale; e ne la persecuzione e ingiurie che ci fanno le creature verrebbe a impazienzia.

Sì che vedete che questo amore non è forte, anco fa - chi ama di questo amore - come santo Pietro, il quale inanzi la Passione amava Cristo dolcemente, ma non era forte, e però venne meno al tempo della croce (Mt 26,69-74 Mc 14,66-71 Lc 22,56-60); ma poi si partì da l'amore della dolcezza, cioè doppo l'avenimento dello Spirito santo, e perdette il timore; e venne ad amore forte e provato nel fuoco de le molte tribulazioni. Unde, venuto ad amore di figlio, tutte le portava con vera pazienza; anco corriva doppo loro con grandissima allegrezza, come se fusse andato a nozze e non ai tormenti, e questo era perché era fatto figlio. Ma se Pietro fusse rimaso solamente nella dolcezza e nel timore, che egli ebbe nella Passione e doppo la Passione di Cristo, non sarebbe venuto a tanta perfezione d'essere figlio e campione della Chiesa santa, gustatore e mangiatore delle anime. Ma attendete il modo che Pietro tenne - con gli altri discepoli - per potere perdere il timore servile e l'amore debole de le proprie consolazioni, e ricevere lo Spirito santo, come l'era promesso da la prima dolce Verità: unde dice la Scrittura che si rinchiusero in casa, e ine stettero in vigilia e continue orazioni (Ac 1,13-14), e stettero diece dì.

Or questa è la dottrina che noi doviamo pigliare, e ogni creatura che ha in sé ragione: cioè rinchiuderci in casa, e stare in vigilia e continua orazione, e stare diece dì; e poi ricevaremo la plenitudine dello Spirito santo, lo quale, poi che fu venuto, gli alluminò della verità. E viddero il secreto della inestimabile carità del Verbo con la voluntà del Padre, che non voleva altro che la nostra santificazione; e questo ci ha mostrato il sangue di questo dolce e amoroso Verbo, il quale è tornato ai discepoli, cioè venendo la plenitudine dello Spirito santo.

E viene con la potenza del Padre, con la sapienza del Figlio, e con la pietà e clemenza d'esso Spirito santo; sì che la verità di Cristo è adempita, lo quale disse ai discepoli: «Io andarò, e tornarò a voi» (Jn 14,3). Unde allora tornò, perché non poteva venire lo Spirito santo senza il Figlio e senza il Padre, perché era una cosa con loro; sì che venne, come detto è, con la potenza che è apropriata al Padre, e con la sapienza che è apropriata al Figlio, e con la benevolenza e amore che è apropriato allo Spirito santo. Bene lo mostrano gli appostoli, poiché subito per l'amore perdero il timore; unde con vera sapienza cognobbero la verità, e con grande potenza andavano contro gl'infedeli, e gittavano a terra gl'idoli, e cacciavano i demoni. Questo non era con potenza del mondo, né con fortezza di corpo, ma con forza di spirito e potenza di Dio, la quale per divina grazia avevano ricevuta.

Or così adiverrà a coloro che sono levati dal bomico (2P 2,22) del peccato mortale e da la miseria del mondo, e cominciano a gustare il sommo bene, e però s'inamorano de la dolcezza sua. Ma, come detto è, a stare pur nel timore non camparebbe però l’inferno; ma farebbe come fa il ladro, il quale ha paura delle forche, e però non fura; ma non che egli non furasse se non credesse patire la pena. Così anco adiviene dell'amare Dio per dolcezza: cioè che non sarebbe forte né perfetto, ma debole e imperfetto. E però non stanno fermi, ma tengono la via e il modo, con vera perseveranza, di giugnere a la perfezione.

Lo modo di giugnervi è questo dei discepoli - come detto è -, cioè che come Pietro e gli altri si rinchiusero in casa, così hanno fatto e debbono fare coloro che sono giunti all'amore di padre, che sono figli. Unde quelli che vogliono passare a questo stato debbono intrare e rinchiudersi in casa, cioè ne la casa del cognoscimento di loro medesimi, che è quella cella ne la quale l'anima debba abitare. Ne la quale cella trova un'altra cella, cioè la cella del cognoscimento della bontà di Dio in sé; unde del cognoscimento di sé trae una vera umilità, con odio santo dell'offesa che ha fatta e fa al suo Creatore; e per questo viene a vera e perfetta pazienza. E nel cognoscimento di Dio, che ha trovato in sé, acquista la virtù de l'ardentissima carità, unde trae santi e amorosi desiderii; e per questo modo trova la vigilia e la continua orazione - cioè mentre che sta rinchiusa in così dolce e gloriosa casa quanto è lo cognoscimento di sé e di Dio -. Vigilia, dico, non solamente dell'occhio del corpo, ma dell'occhio dell'anima: cioè che l'occhio dell'intelletto non si vegga mai serrare, ma sempre debba stare aperto nel suo obiettivo e amore ineffabile, Cristo crocifisso; e ine trova l'amore e la colpa sua propria, poiché per la colpa Cristo ci donò il sangue suo.

Allora l'anima si leva con grandissimo affetto ad amare quello che Dio ama, e a odiare quello che egli odia; e tutte le sue opere dirizza in Dio, e ogni cosa fa a gloria e a loda del nome suo. E questa è la continua orazione, de la quale dice Paulo: «Orate senza intermissione» (1Th 5,17). Or questa è la via di levarsi da essere solamente servo e amico - cioè dal timore servile e da l'amore tenero della propria consolazione -, e a essere vero servo, vero amico, e vero figlio: che essendo fatto vero figlio, non perde poiché non sia servo e vero amico, ma è servo e amico in verità, senza alcuno rispetto di sé né d'altro che solo di piacere a Dio.

Dicemmo che stettero diece dì, e poi venne lo Spirito santo: così l'anima, che vuole venire a questa perfezione, le conviene stare diece dì, cioè nei diece comandamenti della legge; e coi comandamenti della legge osservarà i consigli, poiché sono legati insieme, e non s'osserva l'uno senza l'altro. (è vero che quelli che sono al secolo debbono osservare i consigli mentalmente per santo desiderio; e coloro che sono levati dal mondo gli debbono osservare mentalmente e attualmente). E così si riceve l'abondanzia dello Spirito santo, con vera sapienza di vero e perfetto lume e cognoscimento, e con fortezza e potenza: forte contro ogni battaglia; e potente principalmente contro sé medesimo, signoreggiando la propria sensualità.

Ma tutto questo non potreste fare se v'andaste svagolando con la molta conversazione, dilungandovi dalla cella, e con la negligenzia del coro. Unde considerando me questo, vi dissi, quando vi partiste da me, che studiaste di fuggire la conversazione, e visitare la cella, e non abandonare il coro né il refettorio - quanto fusse possibile a voi -, e la vigilia con l'umile orazione; e così adempirete lo desiderio mio, ché vi dissi che io desideravo di vedervi cercare Dio in verità, senza alcuno mezzo. Altro non vi dico.

Rimanete nella santa e dolce carità di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.



95. A certi giovani fiorentini figli adottivi di don Giovanni da le Celle.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimi figli in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi legati nel legame dolce de la carità sì e per sì-fatto modo che né demonio né creatura ve ne possa mai separare.

Questo è quello dolce legame che legò Dio nell’uomo e l'uomo in Dio quando la natura divina si unì con la natura umana; e questo fu quello amore ineffabile che donò l'essere a l'uomo, traendolo Dio di sé medesimo quando lo creò ad immagine e similitudine sua (Gn 1,26). E perché l'anima è fatta per puro amore, l'amore acorda le facoltà dell'anima nostra e lega insieme queste tre facoltà.

La volontà muove l’intelletto a vedere, volendo amare alcuna cosa; e sentendo l’intelletto che la volontà vuole amare, se ella è volontà ragionevole l’intelletto si pone per obiettivo l'amore ineffabile del Padre eterno - che ci ha donato lo Verbo del Figlio suo -, e l'obedienzia e la umilità del Figlio, lo quale sostenne con mansuetudine pene, ingiurie, strazii, scherni e villanie, le quali ha tutte portate con grandissimo amore. E così a quello che l'occhio dell'intelletto ha veduto, la volontà con amore ineffabile va dietro, e come mano forte ripone lo tesoro - che egli trae di questo amore - ne la memoria; e così diventa grato e conoscente al suo Creatore de le grazie e doni che si vede avere ricevuti da lui. E ciò che egli ha, vede di grazia avere in sé, e non per sé medesimo; perciò che noi siamo quelli che non siamo, e però siamo operatori di quella cosa che non è, cioè del peccato.

Oh quanto è orribile morte la colpa che ci priva della vita! E questo vedendo l'anima, nel modo detto, si veste d'amore e di perfetta umilità: la carità trova e gusta ne la bontà di Dio, vedendola in sé medesimo participare con molti doni e grazie, i quali ha ricevuti e riceve continuamente. Del cognoscimento di sé e del peccato - che trova per la legge perversa che ha in sé, che ha ribellato e ribella al suo Creatore - sì concepe uno odio e uno pentimento verso questa sensualità; e ne l'odio trova una pazienza, la quale pazienza lo fa forte a sostenere pene, scherni, villanie, fame, sete, freddo, caldo, tentazioni e molestie dal demonio; e schifa e fugge il mondo con tutti i diletti suoi. E nascene una vena d'umilità, la quale è baglia e nutrice de la carità; e però porta con tanta pazienza, perché la carità, amore ineffabile, ha trovata la baglia sua, cioè l'umilità.

E il servo, cioè l'odio di sé, che per amore la serve con perfetta pazienza, esso fa vendetta e giustizia dei nemici de la divina carità. I nemici suoi sono questi: amore proprio, lo quale per propria utilità ama sé, e ciò che egli ama, ama per sé e non per Dio; diletti, piacimenti, stati, onori e ricchezze. E che vendetta è questa? è una vendetta di tanta dolcezza che lingua non è sufficiente a dirlo, perciò che da l'amore proprio, che dà morte, viene all'amore divino che gli dà vita; da le tenebre e odio e pentimento de la virtù viene a la luce e all'amore delle virtù, in tanto che sceglie inanzi la morte, che volere lasciare la virtù.

Anco si dà a tenere tutti quelli modi e quelle vie per le quali vede che possa venire a virtù, e a conservare la virtù in sé.

E perché i diletti sensitivi e la dilicatezza del corpo, e la conversazione dei gattivi e perversi secolari vede che gli sono nocive, però le fugge con tutto il cuore e con tutto l'affetto. Del corpo fa il contrario e fanne vendetta, macerandolo con la penetenzia, col digiuno, vigilie, orazioni e discipline; e singularmente quando vedesse averne bisogno, cioè quando la carne volesse ribellare allo spirito. La volontà vendica con la morte: poiché l'uccide sottomettendola ai comandamenti di Dio e ai consigli che Cristo, unigenito Figlio di Dio, ci lassò; e con essi comandamenti e consigli si veste dell'eterna volontà sua dolce e navica in questo mare tempestoso, virilmente e realmente seguitando le vestigie di Cristo crocifisso. Or questo è quello dolce legame, nel quale io voglio che siate legati. O dolce e soave legame, lo quale leghi l'anima col suo Creatore, tu legasti Dio nell’uomo, come detto è, e l'uomo in Dio, quando tu, Padre eterno, ci donasti il Verbo del Figlio tuo, e unisti la natura divina con la natura umana. O figli carissimi, questo fu quello legame dell'amore che tenne confitto e chiavellato Dio e Uomo in croce - ché se l'amore non l'avesse tenuto, non erano sufficienti i chiodi né la croce a poterlo tenere -: l'amore che Cristo ebbe a l'onore del Padre e a la salute nostra, e l'odio e il pentimento che egli ebbe del peccato; l'odio insieme con l'amore fece vendetta de le nostre iniquità, e punille con pene e tormenti sopra il corpo suo. Perciò l'anima, che è legata con Cristo crocifisso, lo segue facendo vendetta - per onore di Dio e salute sua e del prossimo - de la parte sensitiva, cacciando i nemici dell'anima sua (dei vizii dico, e de la disobbedienza che egli ha avuta contro il suo Creatore disobediendo ai comandamenti suoi); e mettevi dentro e riceve gli amici.

Gli amici sono le vere e reali virtù, fatte in amore e in perfetta carità. E perché uno dei principali amici che avesse l'anima è la veraobbedienza, ché tanto è umile quanto obediente, obedisce ai comandamenti santi di Dio. Ma l'anima che molto s'innamora di questaobbedienza, che è uno annegare e uccidere la sua volontà, distendesi anco più oltre, perciò che ella vuole osservare l'obedienzia dei consigli di Cristo, pigliando in ordine il giogo della santaobbedienza; e non è dubbio, figli miei, che ella è cosa più sicura e più provata. E perché noi vediamo i relegiosi infermi, non essendo osservatori dell'ordine, non di meno l'ordine non inferma mai, poiché è fondato e fatto da lo Spirito santo.

Unde, se sentite che Dio vi chiami all’obbedienza, rispondeteli: e se vi venisse in pensiero di non contentarvi per gli ordini che sono così venuti meno, e perché per poco amore v'ha di molti traversi, io rispondo a questo pensiero che molti monasterii ci sono che al tutto ogni gattiva barba n'è uscita fuore; unde, avendo voi volontà de la religione, sarebbe molto bene e onore di Dio che voi v'andaste, essendovi uno buono capo. E fra gli altri monasterii, vi so dire di quello di santo Antimo, lo quale, come don Giovanni vi dirà, ha uno abbate, che è specchio d'umilità e di povertà e d'unità: perciò che egli non vuole essere il maggiore, ma il più minimo. Dio per la sua infinita bontà ne dispensi quello che deve essere più suo onore, e il meglio di voi.

Legatevi, legatevi insieme, figli miei, caritativamente; l'uno sopporti e comporti i difetti dell'altro; a ciò che siate legati, e non sciolti, in Cristo dolce Gesù. Amatevi, amatevi insieme: ché voi sapete che questo è il segno che Cristo benedetto lassò ai discepoli suoi, dicendo che ad altro non sono cognosciuti i figli di Dio, se non all'unità dell'amore che l'uomo ha col prossimo suo in perfettissima carità (Jn 13,35). HO avuta grandissima consolazione de le buone novelle dell'unità che io ho udito che avete insieme. Crescete e non vollete il capo adietro (Lc 9,62); sì che io possa dire con santo Paulo, quando disse ai discepoli suoi, che essi erano lo suo gaudio, la sua letizia e la sua corona (Ph 4,1 1Th 2,19-20).

Unde io vi prego che adoperiate sì, che io lo possa dire io. Altro non dico. Bagnatevi nel sangue di Cristo crocifisso, e legatevi insieme col legame dell'amore.

Rimanete ne la santa e dolce carità di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.





96. A Piero Canigiani da Fiorenze (patri meo secundum carnem).

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo padre e figlio in Cristo dolce Gesù, io Caterina, schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi fondato in vero e perfettissimo amore, affinché siate vestito del vestimento nuziale della carità; senza il quale vestimento non potremo intrare alle nozze di vita eterna, alle quali siamo invitati, ma saremmo scacciati, e sbanditi della vita durabile con grandissima vergogna (Mt 22,11-13).

Oh quanta confusione sarà a quell'anima che nell'ultima estremità della morte, quando ella è per intrare nelle nozze della patria sua, ella per sua colpa se ne truovi isbandita, trovandosi terminata la vita sua senza questo dolce e grazioso vestimento! Confusione trova nel cospetto di Dio, nell'aspetto degli angeli e degli uomini, e nella coscienza sua - la quale è uno verme che sempre rode -, e nella visione deli demoni, dei quali si fece servo, servendo a loro, al mondo e alla propria sensualità. Quello è il merito che egli ne riceve: confusione e rimproverio, con molto supplicio e tormento, dando i demoni a lui quello che hanno per sé. Questo perché gli adiviene? Perché andava al convito senza lo vestimento nuziale. Chi ne l'avea privato? L'amore proprio di sé medesimo: poiché colui che ama sé d'amore sensitivo non può amare Dio né lo prossimo né sé d'amore ragionevole, perché l'un amore è contrario all'altro, in tanto che nessuna conformità hanno insieme.

O carissimo padre, raguardate quanto egli è differente l'uno da l'altro, e quanto è penoso l'amore sensitivo, e quanto è dilettevole l'amore divino! La differenza è questa: che colui che ha posto l'affetto suo nel mondo ama e cerca tutte quelle cose nelle quali si possa dilettare sensitivamente. Egli cerca gli onori, stati e ricchezze del mondo; dove il vero servo di Dio - che n'ha levato l'amore, trattone l'affetto e il cuor suo, e postolo solamente nel suo Creatore - gli fugge come veleno, reputandosi a gloria d'essere privato dei suoi stati, ricchezze, diletti e piaceri, e di ricevere grandi persecuzioni e rimproverii dal mondo e da' suoi seguaci: ogni cosa porta con vera e santa pazienza, perché gli ha conculcati coi piedi dell'affetto suo. è fatto signore del mondo - perché pienamente l'ha lassato, non a mezzo, ma in tutto; e se non lo lassa attualemente, almeno col santo e vero desiderio, apprezzando il mondo per quello che vale, e non più, e spregiando la propria fragilità, tenendola per serva, e la ragione per donna -; dove l'amatore di sé medesimo si fa Dio di sé e del mondo coi suoi piaceri: cioè, che quello tempo che egli debbe spendere in servizio del suo Creatore, egli lo spende in cose vane e transitorie, e nel corpo suo fragile che oggi è e domane non è, perché è cibo di vermini e cibo di morte, ed è uno sacco pieno di sterco. Egli ama la superbia, e Dio l'umilità; egli è impaziente, e Dio ama la pazienza; egli ha lo cuore stretto - che non vi cape Dio né il prossimo per amore -, ed egli è largo e liberale.

E però i servi di Dio, seguitatori della divina carità, che in verità amano la dottrina di Cristo crocifisso, si dispongono a dare la vita per onore di Dio e in salute del prossimo; dove lo misero uomo servo del mondo il rode coi denti della invidia e de l'odio: con ira e dispiacere divora le carni sue, con appetito di vendetta l'onore e lo stato suo, increscendogli del suo bene. Egli si diletta nel loto della immundizia; e il servo di Dio ne l'odore della continenzia, eziandio essendo nello stato legittimo del matrimonio, s'ingegna di conservare, per amore della virtù, sentendo l'odore della continenzia. In tutte quante le cose troviamo che l'uno è contrario all'altro; e però non possono stare insieme, ma l'uno caccia l'altro. Unde vediamo che quando l'uomo si vòlle a conoscere la miseria sua, e la poca fermezza constanzia e stabilità del mondo, subito l'odia, e con l'odio caccia l'amore. E perché senza amore non può vivere, subitamente ama quello che col lume dell’intelletto ha veduto e cognosciuto nell'affetto della divina carità, trovando in sé la grande bontà di Dio, e la fermezza e stabilità che riceve da lui, vedendosi ricreato a grazia nel sangue de l'umile e immacolato Agnello: lo quale per amore ha lavata col proprio sangue la faccia dell'anima sua. Vedendosi tanto amare, non può fare che non ami. E però ci è molto neccessario lo lume per conoscere l'amore che Dio ci ha, e le grazie e doni che riceviamo continuamente da lui.

Questo amore fa l'uomo grato e conoscente verso Dio e verso il prossimo suo, sì come l'amore proprio fa l'uomo ingrato e sconoscente, ché quasi retribuisce al suo proprio sapere e virtù quello che egli ha. Chi mostra che così sia? la ingratitudine sua. E la ingratitudine chi mostra? le colpe che tutto dì egli commette; sì come la gratitudine dimostra che l'anima retribuisce solo a Dio ciò che ha - eccetto il peccato, che non è -, e la virtù dimostra la gratitudine. Bene è Perciò vero che in ogni cosa sono differenti. Dico che il servo del mondo, amatore di sé, porta grandissime e intollerabili fatiche, perché, come dice santo Agostino: «Signore tu hai permesso che l'uomo che disordinatamente ama, sia incomportabile a sé medesimo». Questi porta la croce del demonio, poiché, se egli acquista i diletti, egli gli acquista con pena; se egli gli ha, gli tiene con fatica, per timore di non perdergli; e se gli perde, egli n'è crociato con grandissima impazienzia; e se non gli può avere, pena ha, perché gli vorrebbe. Tanto è cieco che perde la libertà sua, facendosi servo e schiavo del peccato, e del mondo con le sue delizie, e della propria fragilità.

Queste sono pene generali, ma quante sono le particolari? Tutto dì il vediamo, le fatiche che portano gli uomini in servizio del demonio. Oimé, per acquistare l'inferno essi non curano la morte corporale, né rifiutano veruna fatica; e io (misera me!), per Dio, e per acquistare virtù, non sostenni mai una piccola cosa. L'ombra mia mi possiede fatto paura. Veramente io confesso che i figli delle tenebre fanno vergogna e confusione ai figli della luce, perché vanno con più sollicitudine e con più essercizio e con maggiore fatica all’inferno, che i figli della luce a vita eterna. Si che la fatica è grande, e l'amaritudine è assai, che dà questo perverso e miserabile amore.

Ma il vero e perfettissimo amore è di tanto diletto, dolcezza e suavità, che nessuna amaritudine gli può togliere la dolcezza sua; né la tribolazione il può conturbare, ma molto maggiormente fortifica la mente, perché l'accosta più al suo Creatore; e in lui gusta la dolcezza della sua carità, tenendo con fede viva che ciò che Dio gli dà e permette, il fa per suo bene e per sua santificazione. Chi gliel'ha mostrato? Il sangue di Cristo, nel quale vide col lume della fede che se egli avesse voluto altro che il nostro bene, non ci avrebbe dato sì-fatto ricompratore quanto è il Verbo del suo Figlio; e il Figlio non avrebbe data la vita la quale diede con tanto fuoco d'amore, fabricando le nostre iniquità sopra al corpo suo. Egli riempie l'anima di fortezza e di lunga perseveranza, non voltando mai il capo adietro a mirare l'arato (Lc 9,62); egli non si scandalizza né in sé né nel prossimo suo, ma con benevolenza e carità fraterna porta e sopporta i suoi difetti. Non ha pena per privazione di stato; né, se egli l'ha, il possiede con pena; e se egli non l'ha, nol cerca, né ha fatica per non averlo, perché l'affetto suo è ordinato e dirizzato secondo la voluntà di Dio, nella quale ha annegata e uccisa la voluntà sua propria, la quale voluntà dà pena e fatica mentre che è viva. Questo amore taglia la persona dal mondo, e uniscelo in Dio per affetto d'amore; ordina la memoria a ritenere i beneficii suoi; allumina l'occhio dell’intelletto a conoscere la verità nella dottrina di Cristo crocifisso; e dirizza l'affetto ad amarla con tutto il cuore e con ansietato e grande desiderio. Ordina ancora gli stormenti del corpo, cioè che tutti i suoi essercizii corporali e spirituali sono drizzati e ordinati ne l'onore di Dio e in amore della virtù.

Allora si trova in verità avere risposto a Dio, che l'ha invitato alle nozze di vita eterna dal principio della sua creazione fino all'ultimo, e, come grata, s'ha messo il vestimento nuziale dell'affetto della carità.

Perché? perché si spogliò de l'amore sensitivo, odiandolo; e amò Dio e sé d'amore ragionevole: e però si trovò vestita di carità, ché in altro modo non poteva né sarebbe giunta al termine suo. Considerando io che non ci è altra via, dissi che io desiderava di vedervi fondato in vero e perfettissimo amore; e così voglio che facciate questo punto del tempo che Dio v'ha serbato: che ora di nuovo cominciate a spogliarvi di voi e vestirvi di Cristo crocifisso (Ep 4,22-24 Rm 12,14). Lassate oggimai i morti sepellire ai morti (Mt 8,22); e voi seguitate lui con ogni verità. Lassate oggimai gli affanni del mondo, e rimanga la fatica in cui ella debbe essere; e voi furate il tempo nei santi essercizii con le vere e reali virtù. E non dite «quando io mi sarò un poco ricolto io il farò»: non è da fare così, poiché il tempo non v'aspetta; Perciò non aspettate voi lui. Amate, amate; ché ineffabilemente sete amato. Altro non vi dico.

Confortate e benedite tutta la famiglia. E voi pigliate diletto e spasso coi servi di Dio, avendo la loro conversazione. Confessatevi molto spesso (bene che io credo che non bisogni dire); e la comunione ricevete per tutte le pasque solenni, affinché più perfettamente potiate acquistare questo dolce vestimento.

E studiate che la famiglia s'allevi col timore di Dio.

Rimanete etc. Gesù etc.

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 02:07. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com