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LE LETTERE di santa Caterina da Siena Dottore della Chiesa (1)

Ultimo Aggiornamento: 19/10/2012 15:18
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19/10/2012 15:07

97. A monna Pavola da Siena e a le sue discepole, quando stava a Fiesole.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso. Amen.

A voi, dilettissima e carissima figlia e sorella in Cristo Gesù, io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, confortovi e benedico nel prezioso sangue del Figlio di Dio. Con desiderio io ho desiderato di vedervi unite ne la sua ardentissima carità, la quale carità e amore fa diventare l'anima una cosa con Dio.



O carità piena di letizia e di galdio e d'ogni soavità, in tanto che ogni cosa tempestosa vi diventa pacifica e tranquilla! O madre carissima de la dolce carità, che parturisci tutti i figli de le virtù! Sapete, dilettissima mia sorella, che nessuna virtù è viva senza la carità. Così disse quello dolce inamorato di Pavolo, vasello di dilectione: «Se io avessi lingua angelica, e dessi ogni cosa ai povari, non avendo carità nulla mi vale» (1Co 13,1-3). E veramente è così, ché l'anima che non è in carità non può fare cosa che sia piacevole a Dio; anco parturisce i figli morti de le virtù. Perché sono morte? perché non v'è Dio che lo' dà vita, cioè la carità: chi sta in carità sta in Dio, e Dio in lui (1Jn 4,16).

Ma la sposa di Cristo ch'è vulnerata di questa saetta de la carità non resta mai d'adoperare; come la ferita fresca che sempre batte, molto maggioremente lo cuore nostro, ché ogni dì di nuovo gli sono gittate nuove, cioè saette d'ardentissima carità: ché non passa mai tempo che la bontà di Dio non gitti carboni accesi sopra del capo nostro (Rm 12,20 Pr 25,22). Se noi ci volliamo verso l'essare che la bontà di Dio ha dato a noi, non ci creò se non per pura carità - perché noi godessimo lo bene lo quale aveva in sé medesimo - e darci vita eterna. E però dice santo Pavolo che Dio non vuole altro che la nostra santificazione: e ciò che dà, dà a questo fine, affinché siamo santificati in lui.

O somma ed eterna verità, bene lo desti a divedere, ché avendo noi perduta la grazia, non potavamo participare questo bene; vedendo Dio che questa sua volontà non si poteva adempire per lo peccato, costretto dall'amore pazzo che aveva in noi mandò l'unigenito suo Figlio a fabricare le nostre iniquità sopra lo corpo suo. Subito che questo Verbo fu innestato ne la carne nostra nel ventre di Maria, subito lo giudicò all'obrobriosa morte de la croce, posto nel campo di questa vita a combattare per la sposa sua, per trarla de le mani del demonio che la possedeva come adultera. Venne questo dolce cavaliere, come dice santo Bernardo, e salse a cavallo in sul legno de la santissima croce, missesi l'elmo - la corona de le spine bene fondata -, i chiodi ne le mani e nei piei, la lancia nel costato (Jn 19,34), per manifestarci lo segreto del cuore. Oimé, amore amore! Parti che sia bene armato questo nostro dolce Salvatore? Confortianci, ché ha venta la battaglia per noi. Così disse a li discepoli suoi: «Rallegratevi, poiché io ho sconfitto lo principe del mondo» (Jn 16,33). E santo Agostino dice che coi la mano confitta e chiavellata ha sconfitte i demoni. Perciò non voglio che neuno timore caggia in voi, dilettissime mie figlie, né per demonio visibile né invisibile; se vi desse le molte battaglie e illusioni, o paura di non potere perseverare nelle opere cominciate, confortatevi dicendo: «Per Cristo crocifisso ogni cosa potrò, poiché per me ha sconfitte i demoni».

O dolcissimo amore Gesù, tu hai giocato con la morte in su la croce a le braccia: la morte vinse la vita, e la vita vense la morte; cioè che per la morte del corpo suo distrusse la morte nostra, e per la nostra morte distrusse la vita del corpo suo. O inestimabile carità di carità, che tutto questo ci manifesta l'amore e la volontà e il fine per mezzo del quale ci creasti: solo per darci vita eterna. O amore dolce, qual cuore Perciò si difendarà che non s'acenda a tanto fuoco d'amore? ché Dio ci ha donato l'unigenito suo Figlio; e il Figlio ci ha donata la vita con tanto desiderio che non pare che il possa esprimere quando dice: «Con desiderio io ho desiderato di fare la Pasqua con voi inanzi ch'io muoia» (Lc 22,15). O dolcissimo amore, dicevi tu de la Pasqua del mangiare con loro? no, ma dicevi de la Pasqua di fare sagrificio del corpo tuo al Padre tuo per noi. O amore, con quanta carità e con quanta letizia dicesti quella parola di fare di te sacrifizio, perché ti vedevi presso al termine! Tu facesti come colui che ha avuto grandissimo desiderio di fare una grandissima opera, che quando se la vede presso a fare, ha galdio e letizia; e con questa letizia corre questo inamorato all'obrobrio de la santissima croce.

Perciò io vi prego, dilettissima sorella, e voi figlie, che di questo noi ci dilettiamo, cioè di portare gli obrobrii suoi. Ponete ponete la bocca al costato del Figlio di Dio, poiché è una bocca che gitta fuoco di carità, cioè sangue per lavare le vostre iniquità. Dicovi che l'anima che vi si riposa, e raguarda con l'occhio dello intendimento lo cuore consumato e aperto per amore; ella riceve in sé tanta conformità con lui, vedendosi tanto amare, che non può fare che non ami: e allora diventa l'anima ordenata, ché ciò che ama, ama per Dio, e nessuna cosa ama fuore di lui; e così diventa un altro lui per desiderio, poiché non si trova altra volontà che quella di Dio. Non siate Perciò negligenti, ma sempre corrite, rompendo sempre le vostre volontà.



Rimanete, figlie mie, ne la santa carità di Dio. Fate che adempiate lo mio desiderio che io vi veggia una cosa, unite e transformate in lui. Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo.

Molto confortate monna Bartolomea e tutte l'altre: che non si volla adietro a mirare l'arato (Lc 9,62), ma sempre perseveri nel santo proponimento, ché senza la perseveranza non potreste ricevare la corona.

Laudato sia Gesù Cristo.



98. A frate Tomaso dalla Fonte de l'Ordine dei Predicatori in Siena.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo padre in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi spogliato di voi pienamente, affinché perfettamente vi troviate vestito di Cristo crocifisso.

E pensate, padre mio dolce, che tanto ci manca di lui quanto ci reserbiamo di noi. Quanto doviamo dunque diradicare da noi ogni propria volontà, e uccidarla e anegarla, poiché ella è cagione di privarci di tanto ricco vestimento, lo quale illumina l'anima, infiammala e fortificala! Illuminandola della verità eterna, le mostra che ciò che ci adiviene in questa vita è per nostra santificazione, e per farci venire a virtù, infiammandola di disiderio ardente di fare grandi fatti per Dio, e di dare la vita per onore di Dio e salute delle anime; e fortificala, poiché non è lume né fuoco senza fortezza. Perché il lume e l'amore portano ogni grande peso: la guerra l'ha pace, e la tempesta ell'ha bonaccia; e tanto le pesa la mano dritta quanto la manca, tanto l'avversità quanto la prosperità, perché da una medesima fonte vede procedare l'una e l'altra, e per uno medesimo fine.

Oh quanto virilmente navica quella anima che sì bene si spogliò, unde fu rivestita! Ella non può volere né disiderare se non la gloria e loda del nome di Dio, la quale cerca nella salute delle anime: di queste si fa uno suo cibo; e non lo vuole mangiare altrove che in su la mensa della croce - cioè con pena, scherni e rimproverio quanti a Dio piace di concedarle -: tanto gode quanto si vede portare senza colpa. A questo alto stato non si può venire col peso del vestimento nostro, e però vi dissi che io desideravo di vedervi spogliato di voi pienamente; e così vi prego che v'ingegniate di fare per l'amore di Cristo crocifisso. Non dico più qui.

Avemmo a dì xiij di giugno la vostra lettera etc.

Rimanete etc. Gesù dolce, Gesù amore.





99. A Neri di Landoccio, essendo ad Asciano.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A voi, dilettissimo e carissimo fratello e figlio mio in Cristo Gesù, io Caterina, serva e schiava dei servi di Dio, scrivo a voi e confortovi nel prezioso sangue del Figlio di Dio, con desiderio di vedervi unito e trasformato e conformato in Cristo Gesù.

La quale cosa, figlio mio dolcissimo, l'anima non può fare - cioè da essere conformata con Cristo perfettamente - se al tutto non si stacca da la conformazione del secolo; poiché il mondo è contrario a Dio, e Dio è contrario al mondo: non hanno veruna conformità insieme. E veramente così è, ché noi vediamo che Dio e Uomo elesse perfetta povertà, ingiurie e strazii e scherni e villania, fame e sete; spregiò gloria e onore umano: sempre cercò la gloria del Padre e la salute nostra, sempre perseverando con vera e perfetta pazienza; non era in lui superbia, ma perfetta umilità. O inestimabile diletta carità, ben sei contrario al secolo! Lo secolo cerca gloria e onori e delizie, superbia, impazienzia, avarizia, odio, rancore, amore propio di sé medesimo, con tanta strettezza di cuore che non vi cape lo prossimo per Dio. O quanto s'ingannano li stolti uomini che sono conformati con questo malvagio secolo, che volendo onori sono vitoperati; volendo ricchezza sono povari, perché non cercano la vera ricchezza; volendo letizia e delizie hanno tristizia e amaritudine, perché sono privati di Dio che è somma letizia. Non vogliono né morte né amaritudine, e caggiono ne la morte e nell'amaritudine; vogliono fermezza e stabilità, e dilongansi da la pietra viva. Or vedi, carissimo figlio, quanta differenza egli è da Cristo al secolo.

E però i veri servi di Dio, vedendo che il mondo non ha veruna conformità con Cristo, si studiavano, con ogni sollecitudine, di non avere nessuna conformità col mondo; anco si levano con odio e pentimento, e diventano amatori di ciò che Dio ama, odiatori di ciò che Dio odia; non hanno altro desiderio se non di conformarsi con Cristo crocifisso, seguitando sempre le vestigie sue, affocati e innamorati de le vere virtù.

Quello che essi vegono che Cristo elesse per sé, vogliono per loro, e per contrario ricevono: ché, scegliendo povertà e viltà, sono sempre onorati; eglino hanno pace e diletto e letizia, galdio e ogni consolazione, privati d'ogni tristizia. E non mi maraviglio, poiché sono conformati e transformati con la somma eterna verità e bontà di Dio, due si contiene ogni bene, due s'adempiono i veri e santi desiderii.

Perciò bene è da seguitarlo e al tutto levarsi via, tagliarvi da questa tenebrosa vita: lo coltello dell'odio e pentimento di voi, e l'amore puro di Dio ve ne tagliarà. Dicovi, figlio mio carissimo, che questo coltello e pentimento non potreste avere senza la continua memoria di Dio, singularmente dell'abondanzia del sangue del Figlio di Dio che ce n'ha fatto bagno, svenando e uprendo sé medesimo, con tanto fuoco e ardentissimo amore, in sul legno de la santa croce. Or qui acquistarete questo coltello dell'odio, poiché per l'odio e pentimento del peccato è morto. L'amore lo tiene legato: come dicono i santi, né chiodi né croce era sufficente a tenerlo, se non fusse lo legame de la divina carità. Or qui voglio che raguardi e si riposi sempre l'occhio dello intendimento vostro; ine trovarete e inamorarete de le virtù vere: trovarete una perseveranza che né dimonia né creature vi potrà separare da esse virtù, con volontà di soggiogarvi e sottomettarvi ad ogni creatura per Dio, con vera e perfetta umilità. Verràvi in tedio e abominazione lo mondo e ogni sua opera, ne la memoria di questo sangue; diventarete gustatore e mangiatore delle anime, lo quale è cibo dei servi di Dio; e di questo vi prego e consiglio che sempre vi dilettiate di mangiare. Perché vi paia essare difettuoso, non lassate perciò, ché Dio raguarda più a la buona volontà che ai difetti nostri. Anco vi dico che ne la carità del prossimo, fatta per Dio, è quello fuoco che purifica l'anima.

E affinché sia bene purificata, aitate a frate Bartalomeo quanto potete, mentre che vi sta, a trarli de le mani de i demoni. Se io potessi venirvi aitare, verrei volentieri; non pare che sia stata volontà di Dio.

Per ora ci ha poco tempo, faremo quello che Dio ci farà fare. Sappiate, fratello, ch'io non ho fatto visibile, ma io ho fatto e farò invisibilemente.

Dimandastemi ch'io vi ricevesse per figlio: io, poniamo che indegna misera miserabile sia, già v'ho ricevuto e ricevo con affettuoso amore; e sempre m'obligo e obligarò dinanzi da Dio d'intrare in ricolta per voi, d'ogni vostra inequità commessa o che commetteste. Ma pregovi che adempiate lo mio desiderio, cioè che vi conformiate con Cristo crocifisso, levandovi pienamente da la conversazione del secolo, sì come detto è di sopra; in altro modo non potremmo avere la conformità di Cristo. Vestitevi vestitevi di Cristo crocifisso, ché egli è quello vestimento nuziale che vi darà qui la grazia, e poi vi porrà a la mensa de la vita durabile, a mangiare coi veri gustatori. Non dico più.

Rimanete ne la santa carità di Dio. Benedite e confortate frate Bartalomeo e frate Simone in Cristo Gesù.





100. A frate Raimondo da Capua dell'ordine dei Predicatori.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo padre in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi portatore dei pesi delle creature - per affetto e desiderio de l'onore di Dio e della salute loro -, e pastore vero che con sollicitudine governiate le pecorelle che vi sono o fussero messe tra le mani, a ciò che lo lupo infernale non ne le portasse; poiché se ci commetteste negligenzia, vi sarebbe poi richiesto.

Ora è tempo da mostrare chi ha fame o no, e chi si sente dei morti che noi vediamo giacere privati della vita della grazia. Sollicitate virilmente, e con vero cognoscimento, e con umili e continue orazioni infine alla morte. Sapete che questa è la via a volere conoscere, ed essere sposo della verità eterna; e nessuna altra ce n'ha. E guardate che voi non schifiate fatiche; ma con allegrezza le ricevete, facendove lo' a rincontra per santo desiderio, dicendo: «Voi siate le molto bene venute»; e dicendo: «Quanta grazia mi fa lo mio Creatore, che egli mi facci sostenere e patire per gloria e loda del nome suo!».

Facendo così, l'amaritudine vi sarà dolcezza e refrigerio, offerendo lacrime, con dolci sospiri per ansietato desiderio, per le miserabili pecorelle che stanno nelle mani delle demonia: allora i sospiri vi saranno cibo, e le lacrime beveraggio (Ps 41,3 Ps 79,6). Non terminate la vita vostra in altro, dilettandovi e riposandovi in croce con Cristo crocifisso: facendo così, sarete figlio dolce di Maria, e sposo della verità eterna.

Altro non dico.

Date la vita per Cristo crocifisso, e annegatevi nel sangue di Cristo crocifisso; mangiate lo cibo delle anime in su la croce con Cristo crocifisso; affogatevi e annegatevi nel sangue di Cristo crocifisso.

Rimanete nella santa e dolce carità di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

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