È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
QUESTO FORUM E' CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO... A LUI OGNI ONORE E GLORIA NEI SECOLI DEI SECOLI, AMEN!
 
Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

LE LETTERE di santa Caterina da Siena Dottore della Chiesa (2)

Ultimo Aggiornamento: 19/10/2012 17:01
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 1.222
Sesso: Femminile
19/10/2012 15:50

141. A don Giovanni dei Sabbatini da Bologna, dell'ordine di Certosa, nel monasterio di Belriguardo presso a Siena, quando ella era a Pisa.

Al nome di Gesù Cristo Crocifisso e di Maria dolce.

A voi, dilettissimo e carissimo padre - per reverenzia del dolcissimo sacramento del corpo dolce del Figlio di Dio -, e figlio dico e vi chiamo, in quanto io vi parturisco per continue orazioni e desiderio nel conspetto di Dio, sì come la madre parturisce lo figlio. Perciò come madre vi conforto nel prezioso sangue del Figlio di Dio, e desidero di vedervi abnegato e affogato nel fuoco dell'ardentissima sua carità, nel quale amore l'Agnello immacolato si svenò, e fece bagno a l'umana generazione del sangue suo.

Levisi dunque l'ardente desiderio nell'anima nostra a dare sangue per sangue, poiché i tempi nostri IT s'avvicinano, nei quali si proveranno gli arditi cavalieri. O quanto sarà beata l'anima mia quando vederò voi e gli altri corrire come inamorati a dare la vita, e non vòllere lo capo adietro! Pregovi dunque, per l'amore di Cristo Crocifisso, che, affinché siate fortificato al tempo suo, voi in questo tempo d'ora apriate l'occhio del cognoscimento, poiché io non vedo che l'anima possa avere in sé questa fortezza - la quale riceve da la dolce madre de la carità - se continuamente non tiene aperto questo occhio del cognoscimento di sé medesimo. Lo quale è una abitazione ne la quale trova la bassezza di sé medesimo, unde vi diventa umile, e trovavi lo cognoscimento de la bontà di Dio, per mezzo del quale lume e cognoscimento gli nasce uno caldo e uno fuoco d'amore, con tanta dolcezza che ogni amaritudine ine diventa dolce, ogni debole si fortifica e ogni ghiaccio d'amore proprio di sé dissolve. Unde allora non ama sé per sé, ma sé per Dio, e infonde ancora uno fiume di lacrime e distende gli amorosi desiderii sopra i fratelli suoi; e d'amore puro gli ama e non mercennaio, e ama Dio per Dio, in quanto egli è somma ed eterna bontà e degno d'essere amato.

Non tardiamo più dunque, figlio e padre carissimo in Cristo Gesù, a pigliare e abitare in questa santa abitazione del cognoscimento di noi, la quale c'è tanto necessaria e di tanta dolcezza poiché, come detto è, vi si trova la infinita e inestimabile bontà di Dio. Or questa è l'arme la quale io voglio che noi pigliamo, affinché non siamo trovati disarmati al tempo de la battaglia, dove daremo la vita per la vita e il sangue per lo sangue. Altro non dico.

Rimanete ne la santa e dolce carità di Dio. Gesù dolce, Gesù.

Gherardo misero e frate Raimondo suo padre vi si racomandano.







142. A Sano di Maco, mentre ch'ell'era a Pisa la prima volta.

Al nome di Dio e di Maria dolce.

A voi, dilettissimo figlio in Cristo Gesù: io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, vi conforto nel prezioso sangue del Figlio di Dio, con disiderio di vedervi vero cavaliere, forte a combattare contro a ogni illusione di dimonia, mentre che stiamo in questo campo della bataglia, atorniati da' nemici nostri, i quali sempre impugnano contro a noi.

Voi, come cavaliere vero e virile, pianta novella, levatevi con nuovo desiderio ad andare contro a loro; non volgendo il capo adietro, poiché rimarremo morti o pregioni. Allora è detto l'uomo essere in pregione, quando egli è in alcuno luogo e non ne può uscire a sua posta. Così noi, se vollessimo lo capo della nostra volontà, levandoci dal santo proponimento e inchinandoci a mettere in effetto le cogitazioni del demonio, noi saremo nella più pessima pregione che noi potessimo essere: perduta aremo la libertà, saremo servi e schiavi del peccato.

Se mi dite, figlio dolcissimo: «Io sono debole contro tanti nemici», rispondovi e confessovi che tutti siamo debili e fragili a cadere per ogni legiera cosa, in quanto noi; ma la divina providenzia adopera nell'anima e fortificaci, tollendoci ogni debolezza. Così sperate, e credete fermamente, che l'anima che spera in lui sempre è proveduta da lui; e il demonio nessuna sua forza puote adoparare, poiché la virtù della dolcissima e santissima croce gliele tolle, unde perde le sue forze contro a noi. Ma l'uomo, per la inestimabile bontà di Dio, n'è tutto fortificato, e liberato da ogni debolezza e infermità.

Nella memoria della santa croce diventiamo amatori delle virtù e spregiatori dei vizii, e perché noi siamo quella pietra dove fu fitto quello gonfalone, non possiamo dire di non averla, però ch'ell'è formata in noi.

Sapete che né chiovo né croce né pietra avrebbe tenuto Dio e Uomo confitto in croce, se l'amore ch'egli ebbe a l'uomo non l'avesse tenuto. Perciò noi siamo coloro a cui è dato lo prezzo del sangue. In questa memoria si spregia l'onore, desiderasi scherni, strazii e vituperi; la richezza desidera povertà volontaria, e la immondizia acquista continenzia e purezza; ogni diletto e appetito disordinato vi si dispregia: solo rimane vestito delle vere e reali virtù. Non si deletta in altro che in Cristo, non riputa né vuole sapere altro che Cristo crocifisso, anco dice: «Io mi diletto e vogliomi groliare nel mio signore Gesù Cristo, per cui amore lo mondo mi possiede in dispregio, e io ho lui».

Or su, figlio mio, poi ch'ell'è tanto dolce che ci tolle ogni amaritudine e ai morti rende la vita, pigliate questa santa croce in questo cammino, dove l'uomo viandante e pellegrino (He 11,13 1P 2,11) ha bisogno d'appogiarsi a questo santo legno, fino che siamo giunti al termine nostro, dove l'anima si riposa in pace nel fine suo. O quante li sono dolci le fatiche ch'egli ha portate nel cammino! O pace, o quiete, o dolcezza, la quale gusta e riceve l'anima giunta al porto suo, a trovare l'Agnello dissanguato lo quale egli cercò in su la croce, lo quale gli è fatto mensa, cibo, e servidore! E trova lo letto della divina essenzia, dove l'anima si riposa e dorme: cioè, che ha posto fine e termine a quella legge perversa che continovamente, mentre che fu viandante, ribellava al suo Creatore. Perciò goda ed essulti l'anima, con ardentissimo e ardente disiderio, pigliando lo vero gonfalone della santissima croce, senza nessuno timore di non potere perseverare la vita cominciata, ma dire: «per Cristo crocifisso ogni cosa potrò (Ph 4,13) portare, e adoperare fino a la morte».

Mandastemi a dire della dolce providenzia che Dio nelle piciole cose adoparò, per confortarvi e acendarvi a portare ogni bataglia, e a prendare speranza nella sua providenzia. Questo vi dà materia di non rompare mai lo santo proponimento, per veruno caso che ocorrisse. Credo che non mangiaste mai i più dolci cibi. Temo che non abbiate offeso nel peccato della gola. A questa parte non dico più. Benedite tutta la vostra famiglia in Cristo Gesù.

Rimanete nella santa e dolce carità di Gesù Cristo. Gesù dolce, Gesù.







143. Alla regina Giovanna di Napoli.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Venerabile e carissima madre, madonna la regina, la vostra indegna Caterina serva e schiava dei servi di Gesù Cristo scrive a voi nel prezioso sangue del Figlio di Dio, con desidèro di vedervi vera figlia e sposa consecrata al dolce Dio nostro.

Figlia sete chiamata da la prima Verità, poiché siamo creati ed esciti da Dio - così disse egli: «Facciamo l'uomo all'imagine e similitudine nostra» (Gn 1,26) -; sposa fu fatta la creatura, quando Dio prese la natura umana. O dolcissimo amore Gesù, in segno che tu l'avevi presa per isposa, in capo degli otto dì (Lc 2,21) tu le donasti l'anello de la santissima e dolcissima carne tua, nel tempo de la santa circuncisione! Così sapete voi, venerabile madre mia, che 'n capo degli otto dì se gli levò tanta carne quanto uno cerchio d'anello, e cominciò a pagare la caparra per darci pienamente speranza del pagamento, lo quale ricevemmo in su' legno de la santissima croce quando questo Sposo, Agnello immacolato, fu dissanguato, che da ogni parte versa abbondanza di sangue, col quale lavò l'immondizie e peccati de la sposa sua, cioè l'umana generazione. Attendete che il fuoco de la divina carità ci ha donato l'anello non d'oro ma de la purissima carne sua: àcci fatte le nozze questo dolcissimo Padre, e non di carne d'animale, ma del prezioso corpo suo, che è, questo cibo, Agnello arrostito al fuoco de la carità in sul legno de la dolce croce.

Perciò io vi prego dolcissimamente in Cristo Gesù che il cuore e l'anima, con ogni suo affetto e movimento e sollecitudine, si levi ad amare e servire sì dolce e caro Padre e Sposo quanto è Dio, somma eterna verità, che ci amò teneramente senza essare amato. Non sia dunque nessuna creatura, né stato né grandezza né signoria, né nessuna altra gloria umana - tutte sono vane e corrono come il vento - che ci ritraga da questo vero amore, lo quale è vita e gloria e beatitudine dell'anima: allora dimostraremo da essere spose fedeli.

E quando l'anima non ama altri che il suo Creatore e non desidera nessuna cosa fuore di lui, ma ciò ch'ella ama e fa, fa per lui, tutte quelle cose che vede che sieno fuore de la sua volontà - come sono i vizii i peccati, ogni ingiustizia e ogni altro difetto -, odia in tanto che, per lo santo odio che ha conceputo contro il peccato, eleggiarebbe innanzi la morte prima che rompesse la fede allo sposo eterno suo. Siamo, siamo fedeli, seguitando le vestigie di Cristo crocifisso, spregiando lo vizio e abbracciando le virtù, facendo e adoperando ogni gran fatto per lui.

Sappiate, madonna mia venerabile, che l'anima mia gode ed essulta poi ch'io ricevetti la vostra lettara, la quale mi possiede data grande consolazione per la santa e buona disposizione la quale mi pare che voi avete, di dare per gloria del nome di Cristo crocifisso la sustanzia e la vita. Maggiore sacrifizio né maggiore amore gli potete mostrare che a disponarvi a dare la vita per Cristo crocifisso, se bisogna. O quanta dolcezza sarà quella, a vedere dare sangue per sangue, ch'io vega cresciare tanto in voi lo fuoco del santo desiderio, per la memoria del sangue del Figlio di Dio, che, come voi sete intitolata regina di Jerusalem, così siate capo e cagione di questo santo passaggio; sì che quello santo luogo non fusse posseduto più da quelli pessimi infedeli, ma fusse posseduto da' cristiani onorevolemente, e da voi come cosa vostra.

Sappiate che il padre santo n'ha grandissimo desiderio, sì che, manifestando voi la vostra buona volontà, la quale lo Spirito santo ha messa nell'anima vostra, vorrei che il mandaste dicendo sì e per sì-fatto modo che gli crescesse più lo desiderio; e che dimandaste di fare questo santo passaggio, voi principalmente e tutti gli altri cristiani che vi volessero seguire, poiché, se voi vi levate su a volerlo fare, e mandare in effetto lo santo proponimento, trovarete una grande disposizione dei cristiani a volervi seguire.

Pregovi per l'amore di Cristo crocifisso che voi ne siate sollecita a questo fatto, e io pregarò, quanto sarà possibile a la mia fragilità, la somma eterna bontà di Dio ch'a questo e tutte le vostre buone opere vi dia perfettissimo lume, e cresca in voi desiderio sopra desiderio: accesa di fuoco d'amore perveniate, da la signoria di questa miseria, e caduca vita, a quella perpetua città di Gerusalem visione di pace, dove la divina clemenza ci farà tutti re e segnori e ogni fatica rimunerrà, chi per lo suo dolcissimo amore sopporta ogni fatica.

Rimanete ne la santa carità di Dio. Gesù Gesù Gesù.

Fatta a dì quattro d'agosto.







144. A monna Pavola, a Fiesole.

Al nome di Cristo e di Maria dolce.

A voi, carissima e dolcissima sorella mia in Cristo Gesù: io Caterina, serva e schiava dei servi di Dio, scrivo a voi e confortovi nel prezioso sangue del Figlio di Dio, con desiderio di vedervi unita e transformata nel fuoco de la sua divina carità, lo quale fuoco unì Dio con l'uomo, e tennelo confitto e chiavellato in croce.

O ineffabile e dolcissima carità, quanto è dolce l'unione che tu hai fatta con l'uomo! Bene hai dimostrato lo inestimabile amore per molte grazie e beneficii fatti a le creature; e spezialmente de lo beneficio de la incarnazione del Figlio di Dio, di vedere la somma altezza venire a tanta bassezza quanta è la nostra umanità. Bene si die vergognare la umana superbia, di vedere Dio tanto umiliato nel ventre di Maria dolce, la quale fu quello campo dolce dove fu seminato lo seme de la parola incarnata del Figlio di Dio.

Veramente, dolcissima sorella, - questo benedetto e dolce campo di Maria! -, fece in lei questo Verbo inestato ne la carne sua come lo seme che si gitta ne la terra, che per lo caldo del sole germina e trae fuore lo fiore e il frutto, e il guscio rimane a la terra: così veramente per lo caldo e fuoco de la divina carità che Dio ebbe all'umana generazione, gittando lo seme de la parola sua nel campo di Maria.

O beata e dolce Maria, hai donato lo fiore del dolce Gesù! E quando produsse lo frutto questo benedetto fiore? quando fu inestato in sul legno de la santissima croce: allora ricevemmo vita perfetta. Poiché dicemmo che il guscio rimane a la terra, quale fu questo guscio? fu la volontà dell'unigenito Figlio di Dio, lo quale, in quanto uomo, era vestito del desiderio suo dell'onore del Padre e de la salute nostra; e tanto fu forte questo smisurato desiderio che corse come inamorato, sostenendo pene e vergogne e vitoperio, fino alla obrobriosa morte de la croce. Considerando, carissima sorella, che questo medesimo fa Maria - ché ella non poteva desiderare altro che l'onore di Dio e la salute de la creatura - però dicono i dottori, manifestando la smisurata carità di Maria, che di sé medesima avrebbe fatta scala per ponare in croce lo Figlio suo, se altro modo non avesse avuto, ché questo era perché la volontà del Figlio era rimasta in lei.

Tenete a mente, sorella mia carissima, e non v'esca mai del cuore né de la memoria né dell'anima vostra, che sete stata offerta e donata, voi e tutte le vostre figlie, a Maria, e pregatela che ella v'appresenti e doni al dolce Gesù figlio suo; ed ella, come dolce madre e benigna, madre di misericordia, vi rapresentarà. Non siate ingrata né sconoscente, poiché ella non ha schifata la petizione, anco l'acetta graziosamente. Siate tutte fedeli, non raguardando per nessuna illusione di dimonia né per detto di nessuna creatura, ma virilmente corrite, pigliando quello affetto dolce di Maria, cioè che sempre cerchiate l'onore di Dio e la salute delle anime.

E così vi prego, quanto è possibile a voi, di studiare la cella dell'anima e del corpo: ine vi studiate, per amore e per santo desiderio, di mangiare e parturire anime nel conspetto di Dio. E quando fuste richieste nell'atto de le tribolazioni da veruna persona, con perfetta sollecitudine vi studiate di trargli de le mani de i demoni, e questo sia lo segno vero che siamo veri figli, poiché a questo modo seguiamo le vestigie del Padre. Ma sappiate che a questo affetto dil grande e smisurato desiderio non potremmo pervenire senza lo mezzo de la santissima croce, cioè del crociato amore e affettuoso del Figlio di Dio, però ch'egli è quello mare pacifico che dà bere a tutti quelli che hanno sete, fame e desiderio di Dio, e dà pace a tutti coloro che sono stati in guerra e voglionsi pacificare con lui. Questo mare gitta fuoco che riscalda ogni cuore freddo, e tanto lo riscalda fortemente che ogni timore servile perde; solo rimane in perfetta carità e in vero timore, lassando di non offendare lo Creatore suo. E non temete, né voglio che voi temiate le 'nsidie e le battaglie de i demoni che venissero per robbare e tòllare la città dell'anima vostra; non temete, ma come cavalieri poste nel campo de la battaglia, con l'arme e col coltello de la divina carità: ch'egli è quello bastone che fragella lo demonio.

Sappiate che, a non volere perdare l'arme con la quale i ci conviene difendare, ce la conviene tenere nascosa ne la casa dell'anima nostra, per vero conoscimento di noi medesime, ché quando l'anima conosce sé medesima non essare, ma sempre operatore di quella cosa che non è, subito diventa umiliata a Dio e a ogni creatura per Dio; riconosce ogni grazia e ogni beneficio da lui, e vede in sé traboccare tanta bontà di Dio che per amore cresce in tanta giustizia di sé medesimo, che volentieri, non tanto che ne vogli fare vendetta, ma i desidera che tutte le creature ne gli faccino vendetta di lei. Ogni creatura giudica migliore di sé; nasce uno odore di pazienza che non ha neuno peso sì grande né tanto amaro che nol porti per amore di quello inamorato inestato Verbo.

Or oltre, carissime figlie: tutte di bella brigata corriamo e inestiamoci in su questo Verbo; e io v'invito a le nozze di questo inesto, cioè di spandare lo sangue per lui, come egli l'ha sparto per voi, cioè al santo Sepolcro, e ine lasciare la vita per lui. Lo padre santo ha mandata una lettara, con la bolla sua, al provinciale nostro e a quello dei Minori e a frate Raimondo, ched eglino abbiano a fare scrivare tutti quelli che hanno desiderio e volontà d'andare ad acquistare lo santo Sepolcro e morire per la santa fede; vuole che tutti se li mandino per iscritta, e però v'invito che v'apparecchiate.



Rimanete nella santa carità di Dio.



Confortati da parte di Cecca stolta e d'Alessa e di Giovanna pazza, e confortate tutte quante da parte di Cristo crocifisso. Gesù Gesù.







145. Alla regina d'Ungaria, cioè alla madre del re.

Al nome di Gesù Cristo Crocifisso e di Maria dolce.

A voi, dilettissima e reverenda madre in Cristo Gesù, io vostra indegna Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, mi vi racomando e scrivo a voi nel prezioso sangue del Figlio di Dio, con desiderio di vedervi tutta accesa e infiammata di dolce e amoroso fuoco di Spirito santo; considerando me che egli è quello amore che tolle ogni tenebre e dona perfetta luce, tolle ogni ignoranza e dà perfetto cognoscimento.

Poiché l'anima che è piena di Spirito santo, cioè del fuoco de la divina carità, sempre conosce sé medesima non essere, ma conosce in sé quella cosa che non è - cioè lo peccato -; e ogni essere e ogni grazia e dono spirituale e temporale retribuisce al suo Creatore, parendoli, come egli è, avere ricevuto e ricevare per grazia e non per debito, né per servizio che facesse mai al suo Creatore. Questo è quello vero cognoscimento, venerabile madre, che aricchisce l'anima, poiché le dà la maggiore ricchezza che possa ricevare, cioè che, conoscendo sé non essere, segue a mano a mano di conoscere la bontà di Dio in sé.

Nel quale cognoscimento nasce una vena di profonda umilità, che è una acqua graziosa che spegne lo fuoco de la superbia e accende lo fuoco de la divina ardentissima carità, lo quale riceve per lo cognoscimento de la bontà di Dio in sé. Poiché l'anima, che vede tanto smisurato amore che verso di sé ricevette da Dio, non può fare che non ami, perché è condizione dell'amore d'amare ciò che colui ama lo quale egli ama, e odiare ciò che egli odia. E però subito che noi aviamo veduti noi e veduta la divina bontà, noi amiamo e odiamo, e non può essere che senza questo cognoscimento noi possiamo participare la divina grazia.

Ché colui che non conosce sé, cade in superbia e in ogni difetto; e perché la superbia acieca l'anima e impovariscela e diseccala - perché le priva della grassezza de la grazia -, non è atto a governare né sé né altrui. E però vi dissi che io desideravo di vedervi ripiena del fuoco de lo Spirito santo (vedendo che voi avete a reggiare voi i sudditi vostri: èvi bisogno di grande lume e di grande e ardentissimo amore verso l'onore di Dio e la salute de le creature, sì che non ci caggia amore proprio né timore servile, ma spogliata di voi medesima, voi e il figlio vostro), vedere e sentire accesi di questo amoroso fuoco, che, poi che aviamo odiata questa nostra parte sensitiva che sempre vuole ribellare al suo Creatore, siamo amatori de la virtù del dolce e buono Gesù.

Ma questo amore sapete che non possiamo mostrare senza alcuno mezzo, cioè del prossimo nostro; sopra questo amore sono fondati i comandamenti de la legge: amare Dio sopra ogni cosa e il prossimo come sé medesimo (Mt 22,37-39), d'amore puro e non mercennaio, cioè d'amare noi per Dio e Dio per Dio - in quanto è somma bontà e degno d'essere amato - e il prossimo per Dio. E veramente, madre carissima, che quando l'anima raguarda l'Agnello dissanguato in su' legno de la santissima croce per l'amore ineffabile che egli ha alla sua creatura, concepe un amore sì grande verso la salute dell'anima che darebbe sé medesimo a cento migliaia di morti, per campare una anima da la morte eterna: e neuno sacrifizio potete fare che sia più piacevole a Dio che questo. Ché voi sapete che tanto gli dilettò questo cibo che non si curò di veruna amaritudine: né pena né morte, né strazii né scherni, né ingratitudine nostra nol ritrasse che egli non corrisse, sì come ebbro e inamorato de la salute nostra, all'obrobio de la santissima croce.



Io invito voi e il vostro figlio a questo dolce cibo, e trovato aviamo lo luogo dove voi lo potiate prendare; lo tempo è già venuto, maturo è lo frutto. Lo luogo è lo giardino de la santissima Chiesa: in questo giardino si pascono tutti i fedeli cristiani, poiché ine v'è piantato l'arbolo de la croce, dove si riposa lo frutto dell'Agnello, dissanguato per noi con tanto fuoco d'amore che doverebbe accendere ogni cuore.

O frutto suavissimo, pieno di gaudio, di letizia e consolazione: quale cuore si potrebbe tenere che non scoppiasse d'amore, a raguardare questo dolce e saporoso frutto, cioè lo dolce e buono Gesù, lo quale Dio Padre ha dato per Sposo alla santa Chiesa? Doviamo dunque noi corrire come inamorati, ed essere amatori come fedeli cristiani, membri legati in questa sposa, corpo mistico.

Pregovi, per l'amore di Cristo Crocifisso, che voi soveniate a questa sposa, bagnata del sangue dell'Agnello, ché vedete che ognuno le fa noia, e cristiani e infedeli, e voi sapete che nel tempo del bisogno si debba mostrare l'amore. La Chiesa ha bisogno, e voi avete bisogno: ella ha bisogno del vostro aiuto umano, e voi del suo divino; sappiate che tanto quanto più le donarete dell'aiuto vostro, più participarete della divina grazia, fuoco di Spirito santo, che in essa sposa si contiene. O sposa dolce, ricomprata del sangue di Cristo, tu sei di tanta eccellenza che veruno membro che sia tagliato da te non può ricevare né pasciarsi del frutto detto di sopra. Bene c'è dunque, venerabile e carissima madre, necessario, a voi e a me e a ogni creatura, amarla e servirla in ogni tempo, ma singularmente al tempo del bisogno.

Io, misera miserabile, non ho di che aitarla - ché se per aiuto lo sangue mio le fusse, svenarei e aprirei lo corpo mio -, ma io farò così, di quella poca particella che Dio mi darà, che le sia pro e utile: non ci vedo altra utilità in me che io possa dare, se non lacrime sospiri e continua orazione. Ma voi, madre, e signore missere lo re vostro figlio, potete aitare con l'orazione per santo desiderio, fino che volontariamente per amore la soveniate con l'aiuto umano. Non schifate, per l'amore di Dio, questa fatica, ma abracciatela per Cristo Crocifisso e per vostra utilità, essaltazione e compimento della vostra salute.

Pregate lo caro vostro figlio strettamente che con amore si profferi e servi la santa Chiesa, che se il nostro Cristo in terra l'adimanda e volesse ponarli questa fatica, pregatelo che l'accetti fedelmente la sua petizione e adimando, confortando lo padre santo a crescerli lo santo proponimento di fare lo santo e dolce passaggio sopra li cani malvagi infedeli, che possegono lo nostro e anco più, ché, secondo che io intendo, i ne vengono oltre a più potere. Grande vergogna è dei cristiani, di lasciare possedere quello santo e venerabile luogo, lo quale per ragione è nostro. Non è più da tenere occhio, ma, come figlio affamato del servigio di Dio, è da levarsi e racquistare lo vostro, in salute delle anime loro ed essaltazione della santa Chiesa. Fatevi ragione che vi fusse tolta una de le vostre città: sono certa che ne porreste ogni rimedio e sforzo che poteste infine alla morte, per racquistare e riavere lo vostro. Or così vi prego che facciate a sovvenire quello che c'è tolto; e tanto più e con maggiore sollicitudine dovete attendare a questo, quanto qui si soviene all'anime e al luogo; e nella vostra città sarebbe solo la terra.

Credo che aviate inteso come i Turchi a più possa perseguitano i cristiani, tollendo le terre della santa Chiesa; per la qual cosa lo padre santo è disposto e apparecchiato a fare uno principio d'uno santo passaggio sopra di loro: credo per la bontà di Dio che vi disporrete, voi e gli altri, ad aitarlo e confortarlo sopra questo fatto, in ciò che potrete. Io ve ne prego e constringo da parte di Cristo Crocifisso, che ne siate sollicita e non negligente. Sia questo strumento a farvi ricevare e stare nella plenitudine della divina grazia del fuoco de lo Spirito santo, del quale l'anima mia desidera di vedervi piena.

Sappiate, carissima madre, che di questo medesimo che io prego voi, io n'ho scritto alla regina di Napoli e a molti altri signori, e tutti mi possiedenno risposto bene e graziosamente, profferendo di dare aiuto con l'avere e con la persona, accesi di grande desiderio a dare la vita per Cristo, parendo lo' mille anni che il santo padre rizzi lo gonfalone della santissima croce. Spero, per la inestimabile carità di Dio, che tosto lo levarà, e in questo vi prego che seguitiate loro. Laudato sia Gesù Cristo Crocifisso, e vi riempia della sua santissima grazia. Non dico più.



Rimanete nella santa e dolce carità di Dio.

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 03:50. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com