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LE LETTERE di santa Caterina da Siena Dottore della Chiesa (2)

Ultimo Aggiornamento: 19/10/2012 17:01
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19/10/2012 16:03

165. A monna Bartolomea donna di Salvatico da Lucca.

Al nome di Gesù Cristo Crocifisso e di Maria dolce, madre del Figlio di Dio.



A voi, dilettissima e carissima figlia in Cristo Gesù, io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi sempre pasciare e notricare al petto della dolce madre della carità, considerando me che, senza questo latte che ci dà questa gloriosa madre, neuno può avere vita.

Ella è tanto dolce e tanto soave all'anima che la gusta, che ogni cosa amara in lei diventa dolce e ogni grande peso leggiero. Non me ne maraviglio se così è, poiché stando in questa carità e amore si sta in Dio. Così dice santo Giovanni, che Dio è carità, e chi sta in carità, sta in Dio, e Dio in lui (1Jn 4,16): dunque, avendo Dio, non può avere alcuna amaritudine, ché egli è sommo diletto, somma dolcezza e letizia. E questa è la ragione per che sempre i servi di Dio godono: se essi sono infermi, godono, o in fame o in sete, o povari o afritti o tribolati o perseguitati da le creature; ché, se tutte le lingue loro tagliassero sopra lo servo di Dio, non se ne cura: d'ogni cosa gode ed essulta, poiché egli ha Dio, che è ogni suo riposo, e ha gustato lo latte de la divina carità. E sì come lo fanciullo trae a sé lo latte per mezzo del petto della madre, così l'anima inamorata di Dio lo trae a sé per mezzo di Cristo Crocifisso, seguitando sempre le vestigie sue, volendolo seguire per la via degli obrobrii, de le pene e dell'ingiurie, e in altro non si vuole dilettare se non in Cristo Crocifisso; fugge di gloriarsi altro che ne la croce. Questi cotagli dicono con santo Paulo: «Io mi glorio nelle tribolazioni (Rm 5,3) per amore del mio Signore Gesù Cristo, per cui lo mondo m'è Crocifisso, e io a lui» (Ga 6,14).

Allora l'anima s'abraccia al legno della santissima croce, vòlle in su lo volto del santo desiderio, e raguarda lo consumato ardentissimo amore, lo quale gli ha aperto lo corpo suo, che da ogni parte versa sangue per amore. Perciò non mi maraviglio se allora l'anima è paziente nelle tribolazioni, poiché per amore e con libera volontà ha refiutate le consolazioni del mondo, e ha fatta grande amistà con le fatiche e persecuzioni perché ha veduto che questo fu lo vestimento del Figlio di Dio, lo quale egli elesse per lo più prezioso e glorioso vestimento che trovare potesse.

Questo è quella margarita che dice lo nostro Salvatore che l'uomo, quando l’ha trovata, vende ciò che egli ha per comperarla (Mt 13,45-46). Quale è quella cosa che è nostra, che ci è data da Dio, che né demonio né creatura ce la può tòllare? è la volontà. A cui vendaremo questo tesoro di questa volontà? a Cristo Crocifisso, cioè che volontariamente e con buona pazienza renunziaremo a la nostra perversa volontà, la quale quando è posta in Dio è uno tesoro, e con questo tesoro compriamo la margarita delle tribolazioni, traendone lo frutto, con la virtù de la pazienza, lo quale mangiamo alla mensa della vita durabile.

Or a questo cibo, mensa e latte v'invito, figlia mia dolcissima, e pregovi che ne siate sollicita di prendarlo. Levatevi dal sonno de la negligenzia, ché non voglio che siate trovata dormire quando sarete richiesta da la prima Verità. O dolce e soave richiedimento, lo quale tolli la gravezza del corpo nostro, che è quello mezzo perverso che sempre ha ribellato al suo Creatore, coi diletti e piacimenti disordenati, facendocene per disordenato amore uno nostro Dio (Ph 3,19).

Era tanto abondata la cecità nostra che non raguardavamo noi non essere, ma come superbi credavamo passare per la porta stretta col peso dell'affettuoso perverso amore del mondo, lo quale è la morte dell'anima nostra. Voglio dunque che ci leviamo lo carico d'ogni vanità del mondo e amore proprio di te medesima. Sai tu perché dice che la porta è stretta, unde doviamo passare? (Mt 7,13-14 Lc 13,24) Perché doviamo ristregnare l'amore i desiderii nostri in ogni diletto e consolazione del mondo, trasformare sé medesimo ne la dolce madre de la carità, come detto è. Dico che deve chinare lo capo perché la porta è bassa - portandolo alto ce il romparemmo -: vuolsi chinare per vera e santa umilità, raguardando che Dio è umiliato a noi. Debbiti tenere, e voglio che ti tenga, la più vile di tutte l'altre, e guarda che tu non volla lo capo indietro per veruna cosa che sia, né per illusione di demonio, né per parole che tu udissi, o da lo sposo tuo, o da nessuna altra creatura; persevera virilmente nel santo proponimento cominciato, ché sai che disse Cristo: «Non vi vollete indietro a mirare l'arato» (Lc 9,62), poiché la perseveranza è quella cosa che è coronata.



Vòlleti con affettuoso amore con quella dolce inamorata Magdalena, abracciando quella venerabile e dolce croce, e ine trovarai tutte le dolci e reali virtù, poiché ine troviamo Dio e Uomo. Pensati che il fuoco de la divina carità ha premuto quello dolce e venerabile corpo, in tanto che da ogni parte versa sangue. Con tanto amore e pazienza sta che lo grido di questo Agnello non è udito per mormorazione, e umile e dispetto, saziato d'obrobrii. Fendasi lo cuore e l'anima tua per caldo d'amore, a questo petto de la carità, col mezzo de la carne di Cristo Crocifisso. In altro modo non potresti gustare né avere virtù, poiché egli è la via ed è la verità (Jn 14,6); e chi tiene per essa non può essere ingannato.

Fatti ragione che tutto lo mondo ti fusse contro, e tu, con uno cuore virile e reale, non vòllare lo capo indietro, ma parati inanzi con lo scudo in mano a ricevare i colpi. Sai che lo scudo ha tre canti; così ti conviene avere in te tre virtù: odio e pentimento dell'offesa che hai fatta al tuo Creatore, singularmente nel tempo passato, quando tu eri uno demonio poiché seguitavi le vestigie sue. Dico che poi ti conviene avere l'amore, raguardando nella bontà di Dio, che tanto t'ha amata, non per debito ma per sola grazia, mosso da l'amore ineffabile; non ti trasse l'anima del corpo nel tempo che tu eri ribella a lui: àtti lo dolce Gesù tratta de le mani del demonio e pòrtati la grazia. E dicoti che, subito che averai questo perfetto amore e odio, ti nasciarà la terza, cioè una pazienza che non tanto che tu ti doglia di parole o d'ingiurie che ti fussero dette o fatte, o per veruna pena che sostenessi tu non ti moverai per impazienzia, ma con letizia sosterrai, avendole in reverenzia, reputandoti indegna di tanta grazia. Non sarà veruno colpo, né di demonio né di creatura, che, avendo questo scudo de l'odio e dell'amore e de la vera pazienza, che ti possa nuociare, poiché elle sono quelle tre colonne forti che conservano e tolgono la debolezza dell'anima.

Questo prese quella dolce Magdalena, per sì-fatto modo che ella non vedeva sé: con uno cuore reale si veste di Cristo Crocifisso; non si vòlle più né a stati né a grandezze, né alle vanità sue; perduto ha ogni piacere e diletto del mondo: in lei non si trova altra sollicitudine né pensiero se non in che modo ella possa seguire Cristo. Subito che ella ha posto l'affetto in lui e cognosciuta sé medesima, ella t'abraccia e prende la via della viltà; dispregia sé per Dio, perché vede che per altra via nol può seguire né piacerli; ella si fa ragione d'essere la più vile creatura che si truovi. Costei, come ebbra, non si vede più sola che acompagnata, ché, se ella si fusse veduta, non sarebbe stata tra quella gente dei soldati di Pilato, né andata e rimasa sola al monimento (Jn 20,1); l'amore non le faceva pensare: Che parrà egli? sarà egli detto male di me, perché io sono bella e di grande affare? Non pensa qui, ma pur in che modo possa trovare e seguire lo maestro suo. Or questa è quella compagna la quale io ti do, e che io voglio che tu seguiti, poiché ella seppe sì bene la via che ella è fatta a noi maestra. Corre, figlia e figlie mie, non mi state più a dormire, che il tempo corre e non v'aspetta punto. Non voglio dire di più.

Confortate madonna Colomba, ché io mando a lei come a voi, e anco monna Giovanna d'Azzolino.

Benedimmi monna Melina e Caterina e monna Lagina e tutte l'altre figlie in Cristo Gesù. Non si maraviglino né piglino pena perché io non abbi scritto in particulare a loro: ònne fatto uno corpo di tutte quante; ho fatto questo perché le piante novelle hanno bisogno di maggior aiuto. Confortatevi in Cristo Gesù, da parte di tutte.

Rimanete nella santa e dolce carità di Dio.





166. A madonna Colomba da Lucca.


Al nome di Gesù Cristo Crocifisso e di Maria dolce, madre del Figlio di Dio.

A voi, dilettissima sorella e figlia in Cristo Gesù, io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo nel prezioso sangue suo, con desiderio che voi fuste uno campo fruttifero e che faceste frutto, ricevendo lo seme de la parola di Dio, per voi e per altrui, essendo specchio di virtù, voi vecchia ogimai nel mondo, sciolta dal legame del secolo, alle giovane che anco sono legate nel mondo per gli legami degli sposi loro.



Oimé oimé, che io m'aveggo che noi siamo terra infruttifera che lassiamo affogare lo seme de la parola di Dio da le spine e pruni dei disordenati affetti e desiderii del mondo, andando per la via dei diletti e de le delizie sue, studiandoci di piacere più tosto alle creature che al Creatore. E anco è maggiore miseria che non ci basta assai lo nostro male; ché colà dove noi doviamo essere essemplo di virtù e d'onestà, e noi ci poniamo in essemplo di peccato e di vanità. E pare che come lo demonio non volse cadere solo, ma volse la molta compagnia, così noi a quelle medesime vanità e diletti e piacimenti che sono in noi, a questi medesimi invitiamo altrui.

Dovetevi dunque ritrare voi, che non ve il richiede lo stato vostro, da le vane letizie e nozze del mondo, e ingegnarvi di ritrarne coloro che vi volessero essere, per amore de la virtù e per salute vostra; e voi dicete male e invitate le giovane, che per amore de la virtù se ne vogliono ritrare e non andarvi perché veggono che è offesa di Dio. Non mi maraviglio dunque se il frutto non apparisce, poiché il seme è affogato, come detto è. Forse che pigliarete alcuna scusa in dire: «Egli mi conviene pur conscendare ai parenti e agli amici, e fare questo, se non che si turbarebbero e scandalizzarebbero contro me»; e così lo timore e piacimento perverso ci priva della vita, e spesse volte ci dà la morte; tolleci la perfezione alla quale Dio c'sceglie e ci chiama. Non accetta Dio questa scusa, poiché non doviamo conscendare agli uomini in cosa che offenda Dio e l'anima nostra; né amarli né servirli doviamo se non di quelle cose che sono in Dio, e secondo lo stato mio.

Oimé misera miserabile a me! sono stati o parenti o amici o veruna creatura che v'abbi ricomprata? no, solo Cristo crocifisso fu quello Agnello che con l'amore ineffabile esvenò e aperse lo corpo suo, dandocisi in bagno e in medicina e in cibo e in vestimento e in letto dove ci possiamo riposare. Non raguardò ad amore proprio di sé né a diletto sensitivo, ma con pena, sostenendo obrobrii e vitoperio, avilì sé medesimo, cercando l'onore del Padre e la salute nostra. Non si conviene che noi miseri miserabili teniamo per altra via che tenesse la prima dolce Verità.

Sapete che nelle delizie e nei diletti non si trova Dio. Vediamo che quando lo nostro Salvatore si smarrì nel tempio andando a la festa, Maria nol poté trovare né tra gli amici né tra parenti, ma trovollo nel tempio che disputava coi dottori; questo fece per dare essemplo a noi, poiché egli era nostra regola e via, la quale noi doviamo seguire. Odi che dice che si smarrì andando alla festa: sappiate, dilettissima sorella, che come detto è, Dio non si trova alle feste, né a balli o a giuochi o a nozze o a delizie, anco andandovi è strumento e cagione di perdarlo, cadendo in molti peccati e difetti, e in molti piacimenti di disordenati diletti.

Poi che questa è la cagione che ci ha fatto smarrire Dio per grazia, ècci modo di ritrovarlo? Sì: acompagnianci con Maria e cerchianlo con lei, cioè con l'amaritudine dolore e pentimento della colpa commessa contro al nostro Creatore per conscendare alla volontà de le creature. Convienci dunque andare al tempio, e ine si trova. Levisi lo cuore e l'affetto e il desiderio nostro con questa compagnia dell'amaritudine, e vada al tempio dell'anima sua, e ine conosca sé medesima; allora, conoscendo sé medesima non essere, cognosciarà la bontà di Dio in sé, che è colui che è.

Allora si levarà la volontà con sollicitudine, e amarà quello che Dio ama, e odiarà ciò che egli odia. Allora sì riprendarà, stando a disputare in sé medesima, la memoria che ha ricevuto in sé i diletti e piaceri del mondo, e non ha tenuto né riserbato in sé le grazie e doni e i grandi beneficii di Dio, che ha dato sé medesimo a noi con tanto fuoco d'amore. Riprendarà lo intendimento, che s'è dato più tosto a intendare la volontà delle creature e osservare i pareri del mondo che la volontà del suo Creatore, e però la volontà e l'amore sensitivo s'è volto ad amare e desiderare queste cose grosse sensitive che passano come il vento.

Non debba fare così, ma debba intendere e conoscere la volontà di Dio, che non cerca né vuole altro che la nostra santificazione, e però ha data la vita.

Non v'ha Dio sciolta dal mondo perché voi stiate affogata e anegata nel mondo con l'affetto e col disordenato desiderio. Or avete voi altro che una anima? No, che se ce n'avesse due, potremmo l'una dare a Dio e l'altra al mondo; né altro che uno corpo non avete, e questo d'ogni leggiera cosa si starà. Siatemi dispensatrice ai povari de le vostre sustanzie temporali; subgiogatevi al giogo della santa e veraobbedienza; uccidete uccidete la vostra volontà, affinché non stia tanto legata nei parenti; mortificate lo corpo vostro e nol vogliate tenere in tante delicatezze; disprezzate voi medesima; non raguardate né a gentilezza né a ricchezza, poiché solo la virtù è quella cosa che ci fa gentili, e le ricchezze di questa vita sono pessima povertà quando sono possedute con disordenato amore fuore di Dio.

Recatevi alla memoria quello che ne dice lo glorioso Girolamo, che non pare che se ne possa saziare, vetando che le vedove non abondino in delizie, e non portino la faccia pulita né i gentili e dilicati vestimenti; né la conversazione loro debba essere con giovane vane né dissolute. La sua conversazione debba essere in cella, e debba fare come la tortora che, poi che è morto lo compagno suo, sempre piange, e restringesi in sé medesima, e non vuole altra compagnia.

Ristrignetevi, carissima e dilettissima sorella, con Cristo crocifisso; ine ponete l'affetto e il desiderio vostro, in seguitarlo per la via degli obrobrii e de la vera umilità, e con mansuetudine, legandovi con l'Agnello col legame de la carità. Questo desidera l'anima mia, sì che voi siate vera figlia e sposa consecrata a Cristo.

Corrite corrite, ché il tempo è breve, e il camino è lungo; e se voi deste tutto l'avere del mondo, non v'aspettarebbe lo tempo che non facesse lo corso suo. Non dico più.

Perdonatemi se ho dette troppe parole, ché l'amore e la sollicitudine che io ho de la salute vostra me l'ha fatte dire, e sappiate che più tosto vi farei che io non ve il dico. Dio vi riempia de la sua dolcissima grazia.

Confortate madonna Bartolomea e tutte l'altre in Cristo Gesù.

Rimanete nella santa e dolce carità di Dio.





167. A monna Nella donna che fu di Nicolò Buonconti da Pisa.

Al nome di Gesù Cristo Crocifisso e di Maria dolce.

Carissima madre in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi bagnata per santo desiderio nel sangue di Cristo Crocifisso; nel quale sangue l'anima si purifica da ogni colpa di peccato, e trovavi lo caldo de la divina carità, vedendo che per amore fu sparto.

Unde l'anima s'inebbria d'amore, e sente l'odore della pazienza; e per l'amore che ha trovato nel sangue si spoglia d'ogni amore proprio di sé, e porta con mansuetudine ogni avversità e tribulazione del mondo, trapassandole con vera pazienza. E le prosperità e delizie e stati del mondo e l'amore di figli sì trapassa, con uno vero e santo timore, amandole come cosa prestata, e non come cosa sua; e così debba fare ogni persona che ha in sé ragione. Facendo così, non offende Dio e gusta la caparra di vita eterna in questa vita, con una carità fraterna col prossimo suo; e tutto questo trova l'anima nella memoria del sangue. E veramente così è, poiché, mentre che noi terremo a mente con ansietato desiderio lo beneficio del sangue, saremo grati e conoscenti, e rendarenli lo debito dell'affetto della carità e de le vere e reali virtù.

Ché per altro non offende tanto la creatura, se non perché non ha la memoria del sangue e degli altri beneficii, e però non è grato; e non essendo grato non si cura delle virtù.

Perciò, carissima madre, poiché c'è di tanta necessità la memoria di questo sangue, strignetevi con l'umile e immacolato Agnello, bagnandovi nel sangue dolcissimo suo. Altro non vi dico.

Rimanete nella santa e dolce carità di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.





168. Agli Anziani di Lucca.

Al nome di Gesù Cristo Crocifisso e di Maria dolce.

A voi, dilettissimi e carissimi fratelli in Cristo Gesù: io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi pieni de la divina grazia, lume di Spirito santo, considerando me che senza questo lume non possiamo andare.

Sapete, fratelli carissimi, che noi siamo in via pellegrini e viandanti (He 11,13 1P 2,11). In questa tenebrosa vita noi siamo ciechi per noi medesimi: come dunque potrà andare lo cieco per la via che è molto dubbiosa, senza guida, che egli non caggia? Perciò c'è bisogno d'avere lo lume e la guida che c'insegni. Ma confortatevi, fratelli carissimi, che non ci bisogna dubbitare, ché Dio, per la sua infinita bontà, ci ha dato lo lume del cognoscimento che conosce che la virtù e il servire al suo Creatore gli dà vita; e il vizio, lo peccato e l'amore proprio di sé medesimo, e la superbia in cercare o tenere e possedere le cose del mondo e gli stati suoi ingiustamente - cioè con poco timore e onore di Dio - bene vede che questo gli dà la morte, e fallo degno dell'eterna dannazione.

Dico che ci è data la guida, cioè l'unigenito Verbo incarnato Figlio di Dio, che c'insegna per che modo doviamo andare per questa via cotanto lucida. Sapete che egli dice: «Io sono via verità e vita (Jn 14,6): chi va per me non va per le tenebre, ma va per la luce» (Jn 8,12). Egli è verità che non ha in sé bugia. E che via ha fatta questo dolcissimo maestro? HA fatta una via d'odio e d'amore: odio ha avuto e pentimento del peccato, sì e per sì-fatto modo che ne fece vendetta sopra lo corpo suo, con molte pene, strazii, scherni e rimproverii, morte e passione, non per sé - ché in sé non era veleno di peccato -, ma solo in servigio della creatura, per sodisfare alla colpa commessa: rendegli lo lume della grazia e tollegli le tenebre che per lo peccato era entrata nell'anima.

Insegnaci dunque la via d'andare con odio e pentimento del vizio e del peccato; e perché l'amore proprio è quelle tenebre unde viene ogni tenebre, spiritualmente e temporalmente, colui che ama sé per sé non si cura del danno del fratello suo e del vitoperio e offesa di Dio, perché non raguarda altro che a sé medesimo d'amore sensitivo e non ragionevole. E questa è la cagione che eziandio gli stati del mondo non bastano: perché non s'attende a l'onore di Dio e alla giustizia santa altro che a sé medesimo.

Venne questo dolce Gesù, e àvi insegnata la via d'avere in odio e in pentimento questo amore proprio, tanto è pericoloso. Àcci dato lo lume dell'amore de la sua verità, poiché l'amore di Dio e della virtù santa è uno lume che ci tolle ogni tenebre d'ignoranza; donaci vita e tolleci la morte, dacci una fortezza, sicurezza e fermezza contro ogni avversario e nemico nostro, poiché, come dice santo Paulo, «se Dio è con noi, chi sarà contro a noi?» (Rm 8,31). Non demonio né creatura ci potrà tòllare questo bene e vero lume, che ci ha a conservare la grazia nell'anima e anco lo stato e la signoria sua. Egli è potente, lo Dio nostro dolce, a volerci e poterci conservare e trare de le mani dei nemici nostri, pur che voi attendiate a l'onore suo e alla essaltazione della santa Chiesa, la quale è la essaltazione vostra: in altro non riceve l'anima vita se non in essa Chiesa. Questo dolce Gesù, lo quale s'è fatto a noi via, ed è insegnatore e nostro conducitore, non mirò mai altro se non a l'onore del Padre e alla salute nostra, e prese per sposa la santa madre Ecclesia; ine misse lo frutto e il caldo del sangue suo, quasi per medicina delle nostre infermità: ciò sono i sacramenti della Chiesa, che hanno ricevuta vita nel sangue del Figlio di Dio, lo quale fu sparto con tanto fuoco d'amore. E pensate che, nel fuoco della sua carità, egli ha sì fermata questa sua sposa in sé (e tutti coloro che a essa stanno appoggiati e fannosi suoi figli legittimi, che eleggono inanzi cento migliaia di volte la morte prima che mutare lo passo senza lei), che non sarà demonio né creatura che le possi tòllare che ella non sia. Etternalmente dura questa venerabile e dolcissima sposa.

E se voi mi diceste: I pare che ella venga sì meno, e non pare che possa aitare sé, non tanto ch'i figli suoi, dicovi che non è così, ma i pare bene all'aspetto di fuore: or raguarda dentro e trovara'vi quella fortezza de la quale lo nemico suo è privato. Voi sapete bene che Dio è colui che è forte, e ogni fortezza e virtù procede da lui; questa fortezza non è tolta alla sposa, né questo aiutorio forte e fermo, che non l'abbi; ma i nemici suoi che fanno contro lei hanno perduta questa fortezza e aiutorio, poiché, come membri putridi, tagliati sono dal capo loro, unde subito che il membro è tagliato, sì è indebilito. Stolto dunque e matto è colui lo quale è uno piccolo membro e vuole fare contro uno grande capo, e spezialmente quando vede che prima verrebbe meno lo cielo e la terra, che venisse meno la virtù sua di questo capo.



E se diceste: «Io non so: io vedo pur le membra che prosperano e vanno inanzi»; aspetta un poco, ché non debba andare né può andare così, poiché dice lo Spirito santo nella Scrittura santa: «Invano e indarno s'affatica colui che guarda la città che ella non venga meno, se Dio non la guarda» (Ps 126,1).

Perciò non può durare che ella non venga meno, e non sia destrutta l'anima e il corpo, poiché sono privati di Dio, per grazia, che la guarda: perché hanno fatto contro la dolce Sposa sua, dove si riposa Dio che è essa fortezza. Non c'inganni dunque veruno timore servile, poiché il timore servile fu quello che ebbe Pilato, lo quale, per paura di non perdere la signoria, uccise Cristo, e per la sua ignoranza perdette lo stato dell'anima e del corpo. Ma se avesse mandato inanzi lo timore di Dio, non cadeva in tanto inconveniente.

Perciò io vi prego, per l'amore di Cristo Crocifisso, fratelli carissimi e figli della santa Chiesa, che sempre stiate fermi e perseveranti in quello che avete cominciato, e non vi muova né demonio né creature che sono peggio che dimoni, le quali drittamente hanno preso l'offizio loro: che non lo' basta lo male loro, sì vanno invitando e ritraendo coloro che vogliono essere e sono stati figli. Non vi movete per veruno timore di perdere la pace e lo stato vostro, né per minacce che questi dimoni facessero a voi, poiché non vi bisogna; ma confortatevi, con uno santo e dolce ringraziamento, ché Dio v'ha fatta grazia e misericordia, poiché non sete sciolti dal capo, da colui che è forte, e non sete legati nel membro debole e putrido, tagliato da la sua fortezza.

Guardate guardate che questo legame voi non faceste: prima elegete ogni pena, e vadi sempre inanzi lo timore dell'offesa di Dio oltre a ogni altra pena: non vi bisognarà poi temere. Ma io godo ed essulto in me della buona fortezza che per infine a qui avete avuta, d'essere stati facciorti e perseveranti e obedienti alla santa Chiesa. Ora, udendo lo contrario, mi contristai fortemente, e però ci venni, da parte di Cristo Crocifisso, per dire a voi che questo non doveste fare per veruna cosa che sia. E sappiate che, se questo faceste per conservarvi e avere pace, voi cadereste nella maggiore guerra e ruina che aveste mai, l'anima e il corpo: or non cadete in tanta ignoranza, ma siate figli veri e perseveranti.

Voi sapete bene che, se il padre ha molti figli, e solo l'uno rimanga fedele a lui, a colui darà la eredità.

Questo dico, che - se solo voi rimaneste - fermi state in questo campo e non vollete lo capo adietro, ché per la grazia di Dio anco ce n'è rimaso un altro, ciò sono i Pisani vostri vicini, che, colà dove voi vogliate stare fermi e perseveranti, mai non vi verranno meno, ma sempre v'aitaranno e difendaranno da chi vi volesse fare ingiuria, infine alla morte. Oimé, dolcissimi fratelli, quale sarà quello demonio che possa impedire questi due membri, che sono legati, per non offendere Dio, nel legame de la carità, appoggiati e stretti nel capo suo? non veruno.

Aviamo dunque a cercare lo lume, del quale io prego la somma eterna Verità che n'adempi e vesta l'anima vostra, poiché se questo sarà in voi, non temo che facciate lo contrario di quello che io vi prego e dico da parte di Cristo, cioè di fare altro per lo tempo avenire che avesseate fatto per lo tempo passato. Non dico più.

Rimanete nella santa e dolce carità di Dio.



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