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LE LETTERE di santa Caterina da Siena Dottore della Chiesa (2)

Ultimo Aggiornamento: 19/10/2012 17:01
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19/10/2012 16:08

172. A frate Nicolò dei frati di Monte Oliveto nel monasterio di Firenze.

Al nome di Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A voi, reverendissimo e carissimo padre in Cristo Gesù, io Caterina, serva e schiava dei servi di Dio, scrivo a voi e racomandomivi nel prezioso sangue del Figlio di Dio, con desiderio di vederci levato lo cuore e l'affetto e il desiderio nostro a questo dolce capo Cristo Gesù; con quella brigata tratti del limbo, che longo tempo in grandissima tenebre avevano aspettata la redenzione loro.

Levianci suso i cuori, e in lui raguardate l'affettuoso e consumato amore lo quale Dio ha dimostrato in tutte le sue opere all'uomo; poi raguardiamo lo dolce desiderio che ebbero que' santi e venerabili padri, solamente aspettando l'avenimento del Figlio di Dio. Confondasi dunque e spengacisi in noi la nostra ignoranza e freddezza e negligenzia, noi che aviamo gustato e veduto e sentito lo fuoco de la divina carità! O che ammirabile cosa è questa, che solo del pensiero ardevano! E vediamo Dio innestato ne la carne nostra, fatto una cosa con l'uomo: o dolce e vero inesto! L'uomo infruttifero, che non participava l'acqua de la grazia, egli è fatto fruttifero, pur che distenda l'ale del santo desiderio; appongasi in su l'albero de la santissima croce, due trovarà questo santo e dolce inesto del Verbo incarnato, Figlio di Dio. Ine trovaremo i frutti de le virtù maturati sopra il corpo dell'Agnello dissanguato e consumato per noi.

Perciò levinsi i cuori e desideri nostri con perfetta e vera sollecitudine: riceviamo questi graziosi frutti, non aspettiamo que' desiderii dei nostri padri antichi: confondasi la nostra negligenzia.

Che frutti dolci son questi i quali ci conviene cogliare? Conviene per necessità ch'egli abbia lo frutto de la vera pazienza, ché fu tanto maturo in lui questo frutto che mai non si mosse per impazienzia; non si mosse per ingratitudine né per ignoranza nostra, ma come inamorato sostenne e portò le nostre iniquitadi in sul legno de la santissima croce. Ine trovarete quello frutto che dà vita a coloro che sono morti, lume a coloro che fussero ciechi, sanità a coloro che sono infermi: questo è lo frutto de la santissima carità che fu quello legame che il tenne, che né chiodi né croce sarebbe stato sufficiente a tenerlo confitto in croce: solo il legame de la carità lo tenne. Perciò bene sono maturi questi frutti.

Non si tengano più i cuori, ma con sollecitudine si levino a raguardare questo inestimabile amore lo quale Dio ha avuto all'uomo: dicovi che non sarà né dimonia né creatura che ci possa impedire lo santo e vero desiderio, poiché i demoni fuggono dal cuore e desiderio arso nel fuoco de la divina carità, sì come la mosca fugge e non s'appone in sul pignatto che bolle, poiché vede apparecchiata la morte sua per lo caldo e calore del fuoco; ma quando lo pignatto è tiepido, elle vi corrono dentro come in casa loro, e ine si pascono. Non tepidezza Perciò, per l'amore di Dio, ma corriamo verso lo calore de la divina carità, seguitando le vestigie di Cristo Crocifisso: entriamo ne le piaghe di Cristo, affinché siamo inanimati di a portare ogni cosa per lui e fare sacrifizio de le corpora nostre. Non dico più. Fornite la navicella dell'anima vostra, che il tempo è breve.

Rimanete ne la santa carità di Dio.







173. A uno frate che escì dell'Ordine.

Al nome di Gesù Cristo Crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo figlio in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi illuminato della verità a ciò che, conoscendola, la potiate amare. Poiché, amandola, ve ne vestirete, e odiarete quello che è contro alla verità e che ribella a essa, e amarete quello che è nella verità e che la verità ama.

O carissimo figlio, quanto c'è necessario questo lume poiché in esso si contiene la salute nostra! Ma io non vedo che noi possiamo avere lo detto lume dell'intelletto senza la pupilla della santissima fede, la quale sta dentro nell'occhio. E se questo lume è offuscato e intenebrito da l'amore proprio di noi medesimi, l'occhio non ha lume e però non vede, unde, non vedendo, non conosce la verità. Convienci dunque levare questa nebula, a ciò che lo vedere rimanga chiaro.

Ma con che si dissolve e si leva questa nebula? con l'odio santo di noi medesimi, conoscendo le colpe nostre, e conoscendo la larghezza della divina bontà, come aduopera verso di noi. In questo cognoscimento s'acquista la virtù della pazienza, poiché colui che conosce lo suo difetto e la legge sensitiva che combatte contro allo spirito, s'odia; ed è contento che non tanto le creature che hanno in loro ragione, ma gli animali ne faccino vendetta. Questi dell'ingiurie, scherni, villanie e rimproverii ingrassa; e delle molte persecuzioni e pene si diletta, e tienle per suo refrigerio.

Questo cognoscimento che l'uomo ha di sé germina umilità profonda, e non leva lo capo per superbia, ma sempre più s'umilia. E per lo cognoscimento della bontà di Dio in sé si notrica e cresce nell'affettuosa carità; la quale carità - notricata da l'umilità - ha lo figlio suo da lato della vera discrezione. Unde discretamente rende lo debito suo a Dio, rendendo laude e gloria al nome suo; e a sé rende odio e pentimento della propria sensualità; e al prossimo rende la benevolenza, amandolo come si debba amare, con carità fraterna libera e ordinata, e non fincta né senza ordine. Poiché la virtù della discrezione ha la radice sua nella carità, e non è altro che uno vero cognoscimento che l'anima ha di sé e di Dio, unde rende a mano a mano a ciascuno lo debito suo. Ma non senza lo lume, poiché, se non avesse lo lume, ogni suo principio e opera sarebbe imperfetta; e il lume non può avere senza lo vero cognoscimento di sé - unde trae l'odio -, e della bontà di Dio in sé, unde trae l'amore. Ma quando la si trova, allora è servo fedele al suo Creatore, e stando nella notte di questa tenebrosa vita, va col lume; ed essendo nel mare tempestoso gusta e riceve in sé pace. E sempre corre alla perfezione con constanzia e perseveranza infine alla morte, e con fortezza passa l'assedio delle demonia, e non viene meno nella battaglia, in qualunque stato si sia.

Se egli è secolare, egli è buono secolare; se egli è religioso, egli è perfetto religioso, e navica nella navicella della veraobbedienza, e non se ne tolle mai. Lo suo specchio dove si specchia, è l'Ordine, i costumi e l'osservanzie sue, le quali s'ingegna sempre di compirle in sé. E non dà luogo al demonio, quando col timore servile gli volesse dare battaglie dicendoli: «Tu non potrai portare le pene dell'Ordine e le persecuzioni dei tuoi fratelli, né le penitenzie che ti saranno imposte, e l'obedienzie gravi». Ma questi, che ha lo lume, di tutte si fa beffe, rispondendo come morto alla propria voluntà, e come illuminato del lume della santissima fede: «Ogni cosa potrò per Cristo Crocifisso (Ph 4,13); poiché so veramente che egli non pone maggiore peso alle sue creature che possino portare. Unde io le voglio lasciare misurare a lui (e vole portare con vera pazienza), poiché in verità cognosco la verità, e che ciò che mi permette e dà, egli lo fa per mio bene, a ciò che io sia santificato in lui».

O quanto è beata questa anima, che per lo dolce cognoscimento della verità è venuta a tanto lume di perfezione che vede, e si dà a conoscere, che ciò che Dio permette egli lo fa per singulare amore; poiché colui che è esso amore non può fare che non ami la sua creatura che ha in sé ragione. Lo quale ci amò prima che noi fussimo, perché voleva che participassimo del suo sommo ed eterno bene; e però ciò che egli ci dà, ci dà per questo fine.

Ma i miseri che sono privati di questo lume de la fede santa non cognoscono la verità. E perché non la conosce lo misero questa verità? Perché non ha levata la nuvola dell'amore proprio, unde non conosce sé, e però non s'odia; e non conosce la divina bontà, e però non l'ama. E se egli ama alcuna cosa, l'amore suo è imperfetto - poiché tanto ama quanto si vede trare diletto e consolazione da Dio, e utilità dal prossimo -, e però non è forte né perseverante nel bene che egli ha cominciato, poiché, a mano a mano che lo latte della grande consolazione se gli leva di bocca, egli viene meno, e volta lo capo indietro a mirare l'arato.

Ma se in verità avesse cognosciuta la verità non gli adiverrebbe così, ma, essendo imperfetto, se pur gli adivenisse di voltarsi indietro, quello che non ha fatto - cioè d'avere odiato sé col lume della fede - egli ha materia di farlo doppo lo cadimento.

E debbalo fare, poiché più è spiacevole a Dio e danno a lui la lunga perseveranza nel peccato, che lo proprio peccato: poiché umana cosa è lo peccare; ma la perseveranza nel peccato è cosa di demonio.

Unde non si debba gittare tra' morti, mentre che egli ha lo tempo; né sostenere lo stimolo della conscienzia che il chiama, rodendolo continuamente. Né debba dire: «Io aspetto: forse che non è anco matura questa pera acerba». Oh quanto è matto e stolto colui che aspetta lo tempo che egli non ha, e non risponde in quello che egli ha; e fa né più né meno come se egli fusse sicuro d'avere lo tempo! Oh quanta pena e ghiado è, quando i sono veduti così matti ai servi di Dio! Oh quanto male fa costui! egli offende Dio, che è somma ed eterna verità; e offende l'anima sua facendosi male di colpa; e contrista i servi di Dio, i quali stanno come affamati de l'onore del loro Creatore e della salute delle anime.

O figlio carissimo, tornivi un poco la memoria in capo; e aprite l'occhio dell'intelletto a conoscere le colpe vostre con speranza di misericordia. Vediate, vediate questa verità, e tornate al vostro ovile; poiché in altro modo non la potreste conoscere: ché verità, con colpa, conoscere non potreste. Unde perché di fuore da l'ovile non state senza colpa di peccato mortale, e con la gravezza della scomunicazione, non potete conoscere questa verità; ma ritornando voi all'ovile la cognosciarete, poiché sarete privato della colpa. Distendete dunque la voluntà vostra ad amare e desiderare lo vostro Creatore e l'arca vostra della santa religione.

E non considerate voi, che tra gli altri che si debbono dolere a cui è avenuto questo caso, sì sete voi? Poiché nell'aspetto mostravate d'avere grande sentimento e cognoscimento di Dio, e pareva che sommamente vi dilettasse di gustare lo latte dell'orazione, e d'offrire dolci e amorosi desiderii; ma in effetto e in verità non pare che fuste fondato sopra la viva pietra Cristo dolce Gesù, cioè d'amare lui senza rispetto della propria vostra consolazione, né netto del piacere e parere umano. Poiché se in verità fusse stato fatto lo fondamento in Cristo Crocifisso e nel cognoscimento di voi, come detto è, non sareste mai caduto, né venuto in tanta inconvenienzia. Solo dunque cadiamo quando lo fondamento non è bene cavato nella valle de l'umilità, e fondato sopra la viva pietra Cristo dolce Gesù, volendo seguire le vestigie sue, non scegliendo né tempo né luogo a suo modo, ma solo come piace alla verità eterna.

O figlio carissimo, quello che non è fatto io voglio che si faccia senza alcuna confusione di mente e senza disperazione; ma con vera speranza e col lume della santissima fede. Col quale lume in verità cognosciarete la sua misericordia, e con questa misericordia miticarete la grande confusione la quale vi pare ricevere, vedendovi caduto da l'altezza del cielo nella profonda e somma miseria. Levatevi dunque con uno odio santo, reputandovi degno della vergogna e vituperio, e indegno del frutto e della gloria; nascondetevi sotto l'ale della misericordia di Dio, poiché egli è più atto a perdonare che voi a peccare.

Anegatevi nel sangue di Cristo, dove ingrasserà l'anima vostra per speranza, e non aspettarete più lo tempo, poiché lo tempo non aspetta voi. Ma fate forza e violenzia a voi medesimo, e dite: «Anima mia, riconosce lo tuo Creatore e la grande misericordia sua; lo quale t'ha conservato e prèstati lo tempo, aspettandoti per misericordia che tu ritorni al tuo ovile».

Oh dolcissimo amore, quanto t'è propria questa misericordia! Poiché, se voi raguardate bene, chi l'ha tenuto che nel primo nostro cadere egli non comandò a la terra che c'inghiottisse, e agli animali che ci devorassero? Anco ci ha prestato lo tempo, e ha aspettato con pazienza. Chi n'è cagione d'avere ricevuto tanto di grazia? le nostre virtù che non ci sono? No, ma solo la sua infinita misericordia. Poi, dunque, che nel tempo che noi giaciamo nelle tenebre del peccato mortale egli ci fa tanta misericordia, molto maggiormente doviamo sperare con fede viva che ce la farà, riconoscendo le colpe nostre, e tornando nell'arca al giogo dell’obbedienza; e ine uccidere e conculcare la propria nostra voluntà, e non dormire più.

Oimé, oimé, io credo che i miei peccati sieno cagione delle colpe.

Non vogliate, pregovi, più stare né fare danno a voi e vituperio a Dio, né più contristare i fratelli vostri; ma ripigliate lo giogo dell’obbedienza e la chiave del sangue di Cristo, la quale chiave gittaste nel profondo pozzo; e non la potete avere né usare senza colpa, perché vi partiste del giardino della santa religione nel quale fuste piantato per essere fiore odorifero, forte, e con vera perseveranza infine alla morte. Or le ripigliate con la contrizione del cuore, e con pentimento della colpa commessa e odio della sensualità, e con viva fede, specolandovi nella somma ed eterna verità; e pigliando ferma speranza che Dio e l'Ordine vi ricevarà a misericordia, e perdonaravi la colpa commessa; e faravisi a rincontra lo Padre eterno con la plenitudine e abundanzia della grazia sua. Or questa sia quella vera Gerusalem la quale voi seguitiate e vogliate andare, cioè nella religione santa; e trovarete Gerusalem visione di pace, poiché ine si pacificarà la conscienzia vostra.

E entrarete nel sepolcro del cognoscimento di voi con Magdalena e dimandarete: «Chi mi rivollarebbe la pietra del monimento? poiché la gravezza della pietra, cioè la colpa del peccato, è sì grave che io per me non la posso muovere». E subito allora, confessata e veduta la vostra imperfezione e gravezza, vedrete due angeli che rivoltaranno questa pietra: cioè l'aiutorio divino lo quale vi mandarà l'angelo del santo timore e amore di Dio - lo quale amore non è solo, ma acompagna l'anima della carità del prossimo -; e l'angelo de l'odio - lo quale Dio manda per rivoltare questa pietra - ha con sè la vera umilità e pazienza.

Unde con vera speranza e viva fede non si parte dal sepolcro del cognoscimento di sé; ma con perseveranza sta, infine che trova Cristo resuscitato nell'anima sua per grazia. E quando l’ha trovato, ella lo va ad anunziare ai fratelli suoi; e suoi fratelli sono le vere reali e dolci virtù, con le quali vuole fare e fa mansione insieme con loro. Allora Cristo, apparendo nell'anima per sentimento, si lassa toccare con l'umile e continua orazione.

Or questa è la via; e altra via non c'è. Sono certa che se avarete lo lume della santissima fede, e che in verità cognosciate la verità nel modo che detto è, voi terrete queste vie senza negligenzia, e senza mettere intervallo di tempo; ma con sollicitudine pigliarete lo punto del tempo che voi avete. Per altro modo stareste sempre in tenebre, poiché sete dilungato da la luce; e stareste in tristizia, poiché lo gaudio della grazia non sarebbe in voi, ma sareste membro tagliato dal corpo mistico della santa Chiesa. E però vi dissi, poiché altra via non c'era, che io desideravo di vedervi illuminato della verità col lume della santissima fede, la quale è la pupilla dell'occhio dell'intelletto con che si conosce la verità. Unde io vi prego per l'amore di Cristo Crocifisso, e per la salute vostra, che adempiate lo desiderio mio. Altro non vi dico.

Rimanete nella santa e dolce carità di Dio.

Se io vi fusse apresso, saprei qual demonio ha imbolata la mia pecorella, e quale è quello legame che la tiene legata che ella non torna alla greggia con l'altre; ma ingegnarommi di vederlo con la continua orazione, e con questo coltello tagliare lo legame che la tiene: allora sarà beata l'anima mia.

Gesù dolce, Gesù amore.





174. A monna Agnesa predetta.

Al nome di Gesù Cristo Crocifisso e di Maria dolce Carissima figlia in Cristo dolce Gesù, io Caterina serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti vestita di vera e perfetta umilità, poiché ella è quella virtù piccola che ci fa grandi nel cospetto dolce di Dio.

Ella è quella virtù che costrinse e inchinò Dio a fare incarnare lo Figlio dolcissimo suo nel ventre di Maria, ella è essaltata sì come i superbi sono umiliati, ella riluce nel cospetto di Dio e degli uomini, ella lega le mani delo iniquo, ella unisce l'anima in Dio, ella purga e lava le macchie de le colpe nostre e chiama Dio a farci misericordia. Perciò voglio, figlia dolcissima mia, che tu t'ingegni d'abracciarla questa gloriosa virtù, affinché tu passi questo mare tempestoso di questo mondo senza tempesta o pericolo veruno.

Or ti conforta con questa dolce e reale virtù e bàgnati nel sangue di Cristo Crocifisso. E quando puoi vacare lo tempo tuo all'orazione ti prego che il faccia; e caritativamente amare ogni creatura che hae in sé ragione. Poi ti prego e ti comando che tu non digiuni, eccetto i dì comandati da la santa Chiesa quando tu puoi, e quando ti senti da non potere, non gli digiunare; e l'altro tempo non digiunare altro che il sabbato, quando ti senti dper potere. Quando questo caldo è passato e tu digiuna le Sante Marie se tu puoi, e più no; e non bere solamente acqua veruno dì; e sforzati di crescere lo santo desiderio tuo, e queste altre cose lassale ogimai stare. Non ti dare pensiero né malinconia di noi, ché noi stiamo tutti bene. Quando piacerà a la divina bontà tosto ci rivedremo insieme. Altro non ti dico.

Permane ne la santa e dolce carità di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

Confortami molto molto le mie dilette figlie Orsola e Ginevra.



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