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LE LETTERE di santa Caterina da Siena Dottore della Chiesa (2)

Ultimo Aggiornamento: 19/10/2012 17:01
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19/10/2012 16:17

189. AI monaci del detto monasterio di Cervaia; A frate Giovanni di Bindo e frate Nicolò di Ghida e a certi altri suoi in Cristo figli, dei frati di Monte Uliveto, presso a Siena.

Al nome di Gesù Cristo Crocifisso e di Maria dolce.

A voi, dilettissimi e carissimi fratelli in Cristo Gesù: io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi e confortovi nel prezioso sangue del Figlio di Dio, lo quale sangue fu sparto con tanto fuoco d'amore, in tanto che doverebbe trare ogni cuore e affetto della creatura.

Non è grande fatto, se la memoria del sangue è nei cuori dei servi di Dio, poiché egli è mescolato con fuoco. Così mi ricordo che disse la prima Verità, una volta, a una serva sua - dimandando ella: «Poi che eravate morto, perché volesti che il costato ti fusse aperto e gittasse tanta abbondanza di sangue?» -, e diceva: «Molte sono le cagioni, ma due principali te ne dirò. L'una per che io volsi, che per l'apritura del lato vi manifestai lo secreto del cuore, poiché più era dentro l'affetto che io avevo all'uomo, che il corpo con l'atto di fuore non poteva mostrare. L'altro si fu lo baptesmo che, per li meriti del sangue mio, era dato all'umana generazione».

Sapete che egli gittò sangue e acqua: l'acqua, per lo baptesmo santo che è dato ai cristiani, lo quale ci dà la vita e la forma della grazia; e per li meriti del sangue dell'Agnello providde la divina eterna bontà, per remedio de le nostre ignoranzie e miserie. E anco, per coloro che non potessero avere lo baptesmo dell'acqua, ha posto lo baptesmo del sangue e del fuoco: lo sangue loro lo' sarebbe baptesmo, sì come fu ai santi Innocenti. Tutto questo valrebbe loro per lo sangue del Figlio di Dio: quello sangue dei martiri valse e vale per lo sangue suo.

Ma noi, miseri miserabili cristiani, ricevuta già la grazia, perché non si leva su lo cuore nostro, freddo, pieno d'amore proprio e d'ignoranza, a raguardare tanto ineffabile fuoco d'amore e la sua inestimabile prudenzia? Che, vedendo che per lo peccato noi perdiamo la grazia e la purezza - la quale riceve l'anima nel santo baptesmo - si dovarebe lo cuore nostro disolvare, per considerazione e gratitudine di tanto benifizio, lo quale è di tanta eccellenza che non si può prendare altro che una volta. Ma confortianci, fratelli in Cristo, e non veniamo meno, né per peccato commesso né per nessuna illusione né tentazione di demonio - e sia ladio sozzo e brutto quanto vuole -, poiché il medico nostro ci ha data la medicina contro ogni nostra infermità, cioè lo baptesmo del sangue e del fuoco, nel quale l'anima purifica e lava ogni peccato, consuma e arde ogni tentazione e illusione di demonio, poiché il fuoco è intriso col sangue: Perciò bene è vero che egli arde. L'amore dello Spirito santo è esso fuoco, poiché l'amore fu quella mano che percosse lo Figlio di Dio, e feceli versare sangue: unironsi insieme, e fu sì perfetta questa unione che noi non possiamo avere fuoco senza sangue, né sangue senza fuoco.

E perch'è l'uomo, mentre che vive, ne la carcere corruttibile del corpo suo - lo quale è una legge perversa che sempre lo 'nvita e inchina a peccato (Rm 7,23) -, ha posto lo dolce e buono Dio questo continuo remedio, lo quale fortifica la ragione e libertà dell’uomo, cioè di questa continua medicina del fuoco de lo Spirito santo che non gli è mai tolto, anco aduopera continuamente le grazie e doni suoi, in tanto che ogni dì puoi e debbi operare questo santo e dolce baptesmo, lo quale t'è dato per grazia e non per debito.

Quando l'anima raguarda e vede in sé tanta eccellenza e fortezza di fuoco di Spirito santo, inebbria sì e per sì-fatto modo dell'amore del suo Creatore che egli al tutto perde sé e, vivendo, vive morto: non sente in sé amore né piacimento di creatura, poiché la memoria già s'è impita dell'affetto del suo Creatore. Lo intendimento non si stende a intendare né a vedere nessuna cosa creata fuore di Dio: solo intende e vede sé medesimo non essere, e la bontà di Dio in sé; la quale bontà infinita vede che non vuole altro che il suo bene. Allora l'amore suo è diventato perfetto verso di Dio, ché, non avendo in sé altro né intendendo altro, allora non si potrebbe tenere lo veloce corso del disiderio, ma corre senza neuno peso o legame, poiché egli ha tagliato da sé e levato ogni peso che gli fusse cagione a impedire questo corso: sono sì legati nel giogo di Cristo che amano loro per Dio e Dio per Dio e il prossimo per Dio. A questa perfezione, carissimi fratelli, voi sete invitati: tratti sete da lo Spirito santo dello stato del secolo, legati col funcello della santa e veraobbedienza, menati a mangiare fiadoni di mèle nel giardino de la santa Chiesa.

Perciò io vi prego, poi che tanto è dilettevole, che già mai non volliate lo capo adietro per veruna fatica o tentazione che il demonio desse a voi; non venga mai a tristizia o a confusione l'anima vostra, poiché il demonio non vorrebbe altro. E spesse volte ci darà molte molestie e variate battaglie; ed i falsi giudicii dare contro l'obbedienzia che ci fusse imposta. E non fa questo perché di primo colpo creda che noi cadiamo, ma solo perché venga a disordenata tristizia e confusione di mente; ché, essendo condutta l'anima in su la tristizia e confusione, per tedio di sé perde e abandona i suoi essercizii spirituali, i quali faceva, parendoli che le sue opere non debbano essere accette né piacevoli a Dio - perché glil pare fare in tanta tenebre e freddezza di cuore, parendoli essere privata del calore de la carità -: parli meglio di lassarle stare che di farle. Allora lo demonio gode, ché ti vede per la via di conducerti a disperazione, ché in altro modo non può guadagnare l'anima se non per questo: ché, se tutti i peccati si raunassero in uno corpo d'uno uomo, ed i li rimanga la vera speranza e la viva fede della infinita misericordia, non ci potrà tòllare che noi non participiamo e riceviamo lo frutto del sangue del Figlio di Dio, lo quale lo dolce Gesù sparse volendo adempire l'obedienzia del Padre e la salute nostra.

E perché non aveva in sé altra volontà se non d'adempire quella del Padre suo, ogni pena strazio scherni e morte gli tornava a grandissima dolcezza, in tanto che gli parbe giognare alla Pasqua, giugnendo a le pene. Questo parbe che mostrasse ne la cena, quando disse ai discepoli suoi: «Con desiderio ho desiderato di fare questa Pasqua» (Lc 22,15); questa era la Pasqua, che vedea compiuto lo tempo e venuto quello che tanto aveva desiderato, cioè di fare sacrifizio del corpo suo al Padre per noi, in su' legno de la santissima croce.

Or così voglio che facciate voi, poiché così fa l'anima inamorata di Dio: non schifarà fatica che trovasse, né per demonio né perobbedienza, ma tanto gode quanto si vede sostenere; e tanto gode ed essulta quanto si vede più legato corto dal prelato suo perobbedienza, perché vede che tanto quanto l'affetto e la volontà è legata qua giù, e tanto è più larga e legata con Cristo. E se mi diceste: «Che modo tengo, quando sento le tenebre e la cecità de la mente, che non pare che ci sia punto di lume unde io mi possi attaccare a speranza?», dicovelo, fratelli e figli miei. Voi sapete che solo lo peccato sta ne la perversa e mala volontà: quando vede la buona volontà in sé - che sceglie inanzi la morte che offendare attualmente lo suo Creatore -, allora debba abbandonare la confusione di sé, e andare per lo lume, lo quale trova, d'una grazia nascosta nell'anima, la quale Dio gli ha data conservandoli la buona volontà.

Or a questa mensa si debba pasciare, essercitandosi in ogni opera, e risponda alla confusione del demonio: «Se la divina grazia non fusse in me, io non avarei buona volontà, ma seguitarei le malizie tue e le mie perverse cogitazioni; ma io mi confido "in domino nostro Iesu Christo", lo quale mi conservarà infine all'ultimo de la vita mia». Voglio che apriate l'occhio de la ragione, fratelli miei, ché nel cognoscimento di noi medesimi l'anima s'umilia - lo quale riceve per le molte tenebre e molestie de i demoni -, e cresce in sollecitudine e in amore di Dio, poiché vede che senza lui non si può difendare, e trova in sé Dio per santa e buona volontà.

Così abbiamo veduto in che modo troviamo Dio nel tempo de le tenebre, e come ne le cose amare l'anima trova dolcezza solo per l'affettuoso e consumato amore, lo quale l'anima concepe e trova continuamente nel baptesmo e del sangue e del fuoco de lo Spirito santo, lo quale è a noi principio, regola, mezzo e fine nostro; nel quale fine l'anima non è più viandante né (He 11,13 1P 2,11) pellegrina in questa vita, ma è fermata e stabilita ne la visione eterna di Dio, ove riceve lo frutto d'ogni sua fatica. Perciò corriamo, diletti figli miei, non schifando né fuggendo nessuna fatica, seguitando lo capo nostro Cristo Gesù.

Altro non dico. Volate con l'ale de la profonda umilità e ardentissima carità.

Rimanete ne la santa e dolce carità di Dio.





190. A Francesco e a monna Agnesa predetti.

Al nome di Gesù Cristo Crocifisso e di Maria dolce.

Carissimi figli in Cristo dolce Gesù, io Caterina, schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi alluminati di vero lume, a ciò che perseveriate ne la virtù infine a la morte.

Senza lo lume, carissimi, andareste in tenebre e non cognosciareste la verità; e le cose dolci ci parrebbero amare, e le amare dolci. Ma avendo lo lume saremo cauti, e fuggiremo tutte quelle cose che avessero a diminuire in noi la virtù e l'amore che doviamo avere, schietto, al nostro Creatore. Con questo lume vedremo quanto è pericolosa cosa la conversazione di quelli che vivono senza lo timore di Dio, poiché ella è il fondamento de la nostra ruina. Ella ci fa ingrossare la conscienzia, tolleci la madre dell'orazione, leva via l'astinenzia, intepidisce il fervore, dilata l'affetto nei diletti vani del mondo, furaci l'umilità santa, tolleci l'onestà, apre i sentimenti del corpo e acieca l'occhio dell'intelletto nostro, in tanto che mai non pare che l'anima abbi cominciato a conoscere lo suo Creatore; e così a poco a poco non s'avede la creatura, e trovasi, d'uno angelo terrestro, diventato demonio d'inferno.

E dove è la purezza che tu solevi avere? Ove è lo desiderio di patire per Dio? Dove sono le lacrime che tu solevi spandere nel conspetto di Dio con umile continua e fedele orazione? Dove è la carità fraterna che tu avevi a ogni creatura ragionevole? Nulla ce n'è rimasto, poiché il demonio mi possiede rubato tutto col mezzo dei servi suoi. Non voglio, figli carissimi e dolcissimi, che questo adivenga a noi; ma la nostra conversazione sia sempre con quelli che temono e amano Dio in verità.

Questi sono cagione di riscaldare la freddezza del cuore nostro, dissolvono la durezza con dolci ragionamenti di Dio, ragionando de la grande bontà e carità sua verso di noi. L'uno è cagione di dare lume all'altro, ricercando la dottrina di Cristo Crocifisso e la vita dei santi. Ordinansi tutti i sentimenti del corpo con una modestia santa; abraccia l'umilità, e la viltà sua sorella, sprezzando sé medesimo. E così, brevemente, ogni bene segue de la conversazione dei servi di Dio; sì come ogni male ci dà quella dei servi del mondo. Unde dice lo Spirito santo per la bocca del profeta: «Tu sarai santo coi santi, innocente con gl'innocenti, eletto con gli eletti - e perverso coi perversi».

Voglio Perciò che a questo abbiate una grande avertenzia di sempre conversare coi servi di Dio e serve; e gli altri e altre fuggire come fuoco. E non vi fidate mai di voi, dicendo: «No, io sono forte e non temo che questi mi faccia cadere». Non così, per l'amore di Dio! ma con vera umilità cognosciamo che, se Dio non ci tiene egli, noi saremmo demoni incarnati: noi n'aviamo l'essemplo inanzi sì-fatto, che sempre doviamo stare in tremore. Sono certa, se avrete vero lume, che voi in questo e in ogni altra cosa compirete la volontà di Dio, e il desiderio mio; altrimenti, no. E però vi dissi che io desideravo di vedervi alluminati d'esso lume. Per fretta non dico più ora.

Racomandateci a Bartalo e a monna Orsa strettamente, e benedite Bastiano. Quando vedete More, confortatelo molto, e ditegli che ci scriva come egli sta. Lisa, Alessa e tutti gli altri vi confortano in Cristo.

Rimanete ne la santa e dolce carità di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

Poi che io ebbi scritta questa lettera, ricevetti le vostre due, a le quali non bisogna fare altra risposta.

Confortatevi in Cristo Gesù.





191. A Tommaso da Alviano.

Al nome di Gesù Cristo Crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo fratello in Gesù Cristo, io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi servo fedele alla santa Chiesa, sì come colonna e difenditore di questa dolce Sposa di Cristo; poiché chi sarà trovato fedele nel punto della morte sua non vederà pena eterna.

Ogni fedele cristiano è tenuto d'essere fedele e di servire alla santa Chiesa, e ciascuno secondo lo stato suo: Dio mette i suoi lavoratori in questo glorioso giardino, e noi siamo quelli lavoratori i quali doviamo servire in tre modi. L'uno modo tocca generalmente a tutti i fedeli cristiani, i quali debbono lavorare con umili e sante orazioni e con veraobbedienza, cioè d'essere obedienti e reverenti alla santa Chiesa, la quale è lo giardino dei cristiani, dove essi si dilettano e traggono la vita della grazia (quando essi non sono spregiatori del sangue, che lo spregino col peccato mortale e con la inreverenzia e disobbedienza alla santa Chiesa; ma stiamo come lavoratori, come detto è).

Lo secondo modo è di coloro che sono posti a lavorare in questo giardino per amministri, i quali hanno da amministrare i sacramenti della santa Chiesa, a pascerci e notricarci spiritualmente. I quali ci debbono notricare di dottrina e d'essemplo; e se l'essemplo loro non fusse specchio di virtù, non è però di meno la vita che noi traiamo da questi sacramenti, colà dove noi gli riceviamo degnamente. E non debba essere di meno - per alcuno defetto o malo essemplo dei pastori - la reverenzia che noi doviamo avere verso di loro, poiché la virtù del sacramento non riceve lesione per alcuno difetto loro. E però noi gli doviamo avere in reverenzia per la vertù del sacramento, e perché essi sono i suoi onti, e chiamali per la Scrittura i suoi cristi; e non vuole che essi sieno toccati, o buoni o gattivi che sieno, per mano dei seculari; e però è molto spiacevole e abominevole nel conspetto di Dio questo peccato. E gli iniqui uomini, come membri del demonio, se ne vogliono fare giudici in punire i loro defetti, e come ciechi perseguitano la santa madre Ecclesia.

E per questa malvagia e iniqua persecuzione ha proveduto Dio del terzo modo, cioè dei terzi che lavorino in questo giardino; e questi sono coloro i quali la sovengono temporalmente, servendola fedelmente dell'avere e della persona, tra i quali mi pare che Dio abbi eletto voi, perché voi le siate servo fedele ora nil grande bisogno suo. Questo servizio è tanto piacevole a Dio che la lingua nostra non sarebbe sufficiente a narrarlo, e spezialmente quando l'uomo serve non tanto per diletto o per propria utilità, quanto per zelo della santa Chiesa, cioè per lo suo acrescimento ed essaltazione. E tanto è piacevole a Dio che, eziandio se molti fussero che non avessero quella dritta e santa intenzione la quale debbono avere, anco ne saranno però remunerati d'ogni servizio che sarà fatto a questa dolce sposa; e Dio sarà per coloro che per lei s'affaticaranno, e se Dio è per loro, neuno sarà contro a loro.

E però io v'invito, carissimo fratello, ad affaticarvi virilmente, voi e gli altri che sono a vostra compagnia, affaticandovi con santa e buona intenzione per la dolce Sposa di Cristo: questa è la più dolce fatica e di più utilità che alcuna altra fatica del mondo; questa è una fatica che perdendo vincete, cioè che, perdendo la vita corporale, avete vita eterna, poiché nel sangue sparto per la santa Chiesa, si lavano tutti i difetti e le iniquità che aveste commesse; e se vince, ha già fatta l'offerta dinanzi a Dio della vita sua, perché si misse alla morte; e se egli acquista della sustanzia temporale, è sua licitamente. E chi dunque non volesse, fratello carissimo, disponersi a ogni pena e tormento per essere servo e fedele di questa dolce sposa? Non vi si mettarà colui che è acecato e spregiatore del sangue di Cristo, che la perseguita, e a uno tratto uccide l'anima e il corpo, e consuma i beni temporali.

O quanta grazia v'ha fatta Dio, a voi e agli altri che la servono, che ve n'ha fatto aitatore e non perseguitatore! Unde io vi dico che se voi deste lo corpo vostro ad ardere, non potreste satisfare a tanta grazia. E però vi prego che voi gli rispondiate con amore ineffabile; ed essere specchio di virtù nello stato vostro, a ciò che voi facciate con santa e buona intenzione; e siate colonna ferma e servo fedele, e il gonfalone della santissima croce non si parta mai dal cuore e dalla mente vostra. Non essendo virtuoso, né purificando la conscienzia con la santa confessione, non sareste servo fedele né a Dio né alla Chiesa sua, né buono lavoratore in questo giardino. E però vi dissi che io desideravo di vedervi servo fedele alla santa Chiesa. Pregovene e strengovene, voi e gli altri, da parte di Cristo Crocifisso, che così facciate; e sempre condite la virtù della giustizia con la misericordia, poiché altrimenti non sarebbe virtù.

Bagnatevi nel sangue di Cristo Crocifisso, e con santa intenzione e buona sollicitudine fate quello che avete a fare; e io levarò le mani e la mente al cielo, e orarò continuamente per voi e per gli altri, pregandolo che vi guardi da ogni male e che ci dia grazia che si facci una dolce pace; e dopo la pace andiamo tutti di bella brigata sopra gl'infedeli: quello mi darà grandissima allegrezza; e questo mi dà grandissima pena, di vedere che noi siamo condotti a tanto, che l'uno cristiano combatte con l'altro, e i figli ribellano al padre, perseguitando lo sangue di Cristo Crocifisso. Altro non vi dico.

Rimanete nella santa e dolce carità di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.





192. A Neri di Landoccio da Siena, in casa Tomasino a santo Alo in Napoli.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo e dolcissimo figlio in Cristo dolce Gesù, io Caterina, schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti sempre crescere di virtù in virtù, fino che io ti vegga tornare al mare pacifico dove tu non avrai dubitazione d'essere mai separato da Dio; poiché la puzza della legge perversa che combatte contro allo spirito sarà rimasta alla terra, e avràle renduto lo debito suo.

Voglio, dolcissimo figlio, che mentre che vivi in questa vita, tu t'ingegni di vivere morto ad ogni propria voluntà, e con essa morte acquisterai le virtù. Per questo modo vivendo darai a terra la legge della perversa voluntà; e così non dubiterai che Dio permetta in te quello che permise a quell'altro, né avrai pena perché per spazio di tempo l'umanità tua sia separata da me e dall'altra congregazione. Confortati e stieti a mente quello che disse la Verità, che delle sue mani non ne sarebbe tolto veruno; dico delle sue mani, perché ogni cosa è suo, e io so che tu m'intendi sanza molte parole.

Rispondoti alla lettera che mi mandasti. Sappi che io ho ricevuti xxiiij carlini sì come tu mi scrivi; Dio retribuisca i benefattori a vita eterna, ché sicuramente lo Spirito santo fece provedere alla neccessità. p inteso quello che mi scrivi del morto: credi che alcuno frutto vi si farebbe; unde parrebbe a me che di quelli che vi sono, cioè l'abbate Lysolo principalmente, con gli altri insieme, se veruno modo possono vedere che frutto vi si faccia, e egli si possa venire, ne scrivessino lo loro parere al nostro babbo e al suo fratello, lo quale è con lui - e paia che per loro medesimi si muovano - significando quello che credeno che vi si facesse. Dell'andare a Siena ti rispondo che tu guardi due cose: l'una se costì si fa veruna utilità, e se tu vedi, che si scriva come detto egl'è di sopra; l'altra si è se tu non credessi fare utilità al padre tuo, che non ne vada, né ti parta di costì, e se le cose sopradette (.) sappi se tu puoi farlo per mezo d'uno procuratore e fallo sollicitamente; e in quanto queste cose non apparischino va' tu con consentimento e licenzia de l'abbate Lysolo, e poi che tu hai spacciato a Siena, e tu te ne vieni subito lo più che tu puoi qua; e come tu sei ine, fa' che tu mi scriva. Ho scritte altre lettere le quali non pare che tu abbi avute, e rispostoti ad ogni bisogno, e anco scrissi a Tomasino una grande lettera toccando sopra quello che m'informasti, e scrissi a Franceschello una buona lettera: Dio le facci arrivare come è suo onore. Non mi rammenta che io abbi a scriverti o vero a risponderti di nessuna cosa neccessaria, e però, se bisogna, riscrivi ché forse non ho avuta la lettera per la quale di' che mi scrivesti cose da risponderti.

Conforta l'arcivescovo, l'abbate, Tommasino, Franceschello e la donna di missere Ceccolo in Cristo dolce Gesù e ringrazia loro e gli altri benefattori. La nonna ti conforta, e tutta l'altra famiglia, e il cieco ti si raccomanda. Di frate Raimondo abiano buone novelle: che egli sta bene e lavora molto forte per la santa Chiesa; egli è vicario della provincia di Genova e tosto sarà fatto maestro in teologia. Da Siena ho avuto novelle che egli hanno avuto licenzia di murare Belcaro, e però se vedessi di costà potere avere alcuno aiuto per lo lavorio, sì lo fa. Abiamo tolta una casa presso a Santo Biagio tra Campo di Fiore e Santo Eustachio e crediamvi tornare innanzi Pasqua per la grazia di Dio.

Permane nella santa e dolce carità di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

Fatta a dì IV di dicembre 1379.





193. A missere Lorenzo dal Pino da Bologna dottore in Decretali.

Al nome di Gesù Cristo Crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo fratello e figlio in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi amatore e seguitatore della verità, e spregiatore della bugia.

Ma questa verità non si può avere né amare se ella non si conosce. Chi è Verità? Dio è somma ed eterna Verità. In cui la cognosciaremo? In Cristo dolce Gesù, poiché col sangue suo ci ha manifestata la verità del Padre eterno. La verità sua è questa, verso di noi: che egli ci creò ad immagine e similitudine sua (Gn 1,26) per darci vita eterna, e participassimo e godessimo del bene suo. Ma per la colpa dell’uomo questa verità non s'adempiva in lui, e però Dio ci donò lo Verbo del suo Figlio, e imposeli questaobbedienza: che egli dovesse restituire l'uomo a grazia con molto sostenere, purgando la colpa dell’uomo sopra di sé; e nel sangue suo manifestasse la sua verità. Unde, per l'amore ineffabile lo quale l'uomo trova mostrare a sé da Dio, con questo mezzo del sangue di Cristo conosce che Dio non cerca né vuole altro che la nostra santificazione, e per questo fine fummo creati: e ciò che Dio dà e permette a noi in questa vita, dà perché siamo santificati in lui.

Questa verità, chi la conosce, non se ne scorda, ma sempre la segue e ama, tenendo per le vestigie di Cristo Crocifisso. E sì come questo dolce e amoroso Verbo, a nostro essemplo e dottrina, spregiò lo mondo e tutte le sue delizie, e volse sostenere fame e sete, obbrobrii e rimproverii infine alla obbrobriosa morte della croce, per onore del Padre e per salute nostra, così queste vestigie e vie segue colui che è amatore della verità, la quale cognobbe col lume della santissima fede, poiché senza questo lume non si potrebbe conoscere, ma, avendolo, la conosce; e conoscendola l'ama, e diventa amatore di ciò che Dio ama, e odia ciò che Dio odia.

Questa differenza è tra colui che ama la verità, e colui che l'odia. Colui che odia la verità è quelli che giace nelle tenebre del peccato mortale. Questi odia quello che Dio ama, e ama quello che Dio odia. Dio odia lo peccato e il disordenato diletto e piacere del mondo; ed egli l'ama, notricandosi nella miseria del mondo, e in ogni stato si corrompe. Se egli ha offizio per mezzo del quale egli abbi da amministrare alcuna cosa al prossimo suo, egli nol serve se non quanto se ne vede trare utilità, e più no: e fatto è amatore di sé medesimo. Cristo benedetto dié la vita per noi, ed egli non vuole dare una parola in servizio del prossimo che non si vegga pagato e soprapagato. E se egli è povarello che non possa pagare, egli lo fa stentare prima che gli dica la verità, e spesse volte non glil dice, ma fassi beffe di lui; e dove egli debba essere pietoso e padre dei povari, ed egli è fatto crudele all'anima sua, perché offende i povarelli. Ma lo misero uomo non vede che lo sommo giudice non gli rendarà altro che quello che riceve da lui, poiché giustamente ogni peccato è punito, e ogni bene remunerato. Cristo abracciò la povertà voluntaria, e fu amatore della continenzia; e il misero uomo lo quale è fatto seguitatore e amatore della bugia, fa tutto lo contrario, poiché non tanto che egli stia contento a quello che egli ha, o che egli lo refiuti per amore della virtù, ma egli invola l'altrui. E non che egli stia contento allo stato del matrimonio nel quale, se l'osserva come die, può stare con buona conscienzia; ma egli come disordenato e animale bruto s'involle in ogni miseria, e, come lo porco s'involle nel loto, così fa egli nel loto della immondizia.

Ma noi potremmo dire: « Che farò io, che ho le ricchezze e sono nello stato del matrimonio, se queste cose sono dannazione dell'anima mia?». O carissimo fratello, in ogni stato che l'uomo è, può salvare l'anima sua e ricevere in sé la vita della grazia - ma non mentre che egli sta in colpa di peccato mortale -, poiché ogni stato è piacevole a Dio, e non è acettatore delli stati, ma del santo desiderio. Unde noi le possiamo tenere quando si tengono con ordenata voluntà, poiché ciò che Dio ha fatto, è buono e perfetto, eccetto lo peccato, che non è fatto da lui, e però non è degno d'amore. Le ricchezze e lo stato del mondo, se l'uomo le vuole tenere, egli può, e non offende Dio né l'anima sua: ma se egli le lassasse, sarebbe maggiore perfezione, poiché maggiore perfezione è a lasciare che a tenere. Ma se egli non vuole lasciare attualmente, debba lasciare e refiutarle col santo e vero desiderio, e non ponere in loro lo suo principale affetto, ma solo in Dio; e tenerle per uso ai suoi bisogni e della sua famiglia, e come cosa prestata, e non come cosa sua. Facendo così, non riceve mai pena d'alcuna cosa creata, poiché la cosa che non si possede con amore, non si perde mai con dolore.

Unde vediamo che i servi del mondo, amatori della bugia, portano nella vita loro grandissime pene, e infine all'ultimo cruciati tormenti. Chi n'è cagione? lo disordenato amore che ha a sé e alle cose create, amandole fuore di Dio, poiché la divina bontà ha permesso che ogni disordenato affetto sia incomportabile a sé medesimo. Questo cotale sempre crede la bugia, poiché in lui non è cognoscimento di verità, e credesi tenere lo mondo e stare in delizie, farsi Dio del corpo suo, e dell'altre cose che egli ama disordenatamente, ed egli glil conviene lasciare. Unde noi vediamo che o egli le lassa morendo, o Dio permette che elle ci sieno levate dinanzi, e tutto dì lo vediamo: poiché testé è l'uomo ricco, e testé povero; oggi è salito nello stato del mondo, e domane è sceso; ora sano, e ora infermo: e così ogni cosa è mutabile; e sonci levate dinanzi quando ce le crediamo bene strignere, o noi siamo tolti a loro col mezzo della morte, sì che vedete che ogni cosa passa.

Unde, vedendo che elle passano, si debbono possedere con modo e con lume di ragione, amandole con quello modo che si debbono amare; e così tenendole, non le terrà con tenimento di colpa, ma con grazia, e con larghezza di cuore e non con avarizia, con pietà dei poveri e non con crudeltà, con umilità e non con superbia, con gratitudine e non con ingratitudine; e riconosceralle dal suo Creatore, e non da sé. E con questo medesimo amore ordenato amarà i figli, gli amici i parenti, e ogni altra creatura che ha in sé ragione. E terrà lo stato del matrimonio non disordenato, ma ordenato sì come sacramento, e averà in reverenzia i dì che sono comandati dalla santa Chiesa; starà e vivarà come uomo, e non come animale: e non essendo continente, sarà continente perché sarà continente e ordinata la voluntà sua. Questi sarà uno albero fruttifero che produciarà i frutti delle virtù; e sarà odorifero, poiché stando nella puzza, getterà odore; e il seme che uscirà di lui, sarà buono e virtuoso. Sì che vedete che in ogni stato voi potete avere Dio, poiché lo stato non è quello che cel tolle, ma solo la mala voluntà, la quale voluntà, essendo posta in amare la bugia, è disordenata; e con essa voluntà corrompe ogni sua opera. Ma se egli ama la verità, segue le vestigie della verità, unde odia quello che odia la verità, e ama quello che ama la verità; e allora è buona e perfetta ogni sua opera. In altro modo non gli sarebbe possibile di participare la vita della grazia; né alcuna sua opera farebbe frutto di vita. Unde, non conoscendo io altra via, dissi che io desideravo di vedervi amatore e seguitatore della verità e spregiatore della bugia: cioè che odiate lo demonio padre delle bugie, e la propria sensualità, che segue così-fatto padre; e amiate Cristo Crocifisso, che è via, verità e vita, poiché, chi va per lui, giogne alla luce, e vestesi del lucido vestimento della carità, dove sono fondate tutte le virtù.

La quale carità e amore ineffabile, quando è nell'anima, non si chiama contenta allo stato comune, ma desidera d'andare più inanzi, unde da la povertà mentale desidera d'andare a l'attuale, e da la mentale continenzia vuole andare all'attuale, per osservare i comandamenti e i consigli di Cristo, cominciandoli a venire a tedio lo fracidume del mondo. E perché molto gli pare malagevole stare nel loto e non imbrattarsi, desidera con ansietato desiderio e affocata carità di sciogliarsi a uno tratto dal mondo, in quanto gli fusse possibile; e non essendoli possibile di levarsi attualmente, si studia d'essere perfetto nello stato suo: almeno lo desiderio non gli manca. Perciò, carissimo fratello, non dormiamo più, ma destianci dal sonno. Aprite l'occhio dell'intelletto col lume della fede a conoscere e ad amare e a seguire questa verità la quale cognosciarete nel sangue de l'umile e amoroso Verbo. Lo sangue trovarete nel cognoscimento di voi, poiché la faccia dell'anima si lava col sangue: lo sangue è nostro, e neuno cel può togliere, se noi non vogliamo. Non siate dunque negligente, ma, come vasello, empitevi del sangue di Cristo Crocifisso. Altro non vi dico.

Rimanete nella santa e dolce carità di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

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