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LE LETTERE di santa Caterina da Siena Dottore della Chiesa (2)

Ultimo Aggiornamento: 19/10/2012 17:01
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19/10/2012 16:21

198. A frate Bartolomeo Dominici dell'ordine dei Predicatori, in Asciano.

Al nome di Gesù Cristo e di Maria dolce.

A voi, dilettissimo e carissimo figlio mio in Cristo Gesù: io Caterina, serva e schiava dei servi di Dio, scrivo a voi e confortovi nel prezioso sangue del Figlio di Dio, con desiderio di vedere in voi tal fortezza e abbondanza e plenitudine dello Spirito santo sì come venne sopr'a discepoli santi (Ac 2,1-3), affinché potiate cresciare e fruttificare in voi e nel prossimo vostro la dolce parola di Dio.

Poi che il fuoco dello Spirito santo fu venuto sopra di loro, essi salsero in sul polpito della affocata croce: ine sentivano e gustavano la fame del Figlio di Dio e l'amore che portava all'uomo. Allora escivano le parole di loro, come lo coltello esce ardente de la fornace: con questo caldo fendevano i cuori degli uditori e cacciavano i demoni; perduti loro medesimi, non vedevano loro: solo la gloria e l'onore di Dio e la salute nostra. Così voi, dolcissimo mio figlio, vi prego, e voglio in Cristo Gesù, che vi riposiate in sul polpito de la croce: ine al tutto perdiate e aneghiate voi medesimo con lo insaziabile desiderio, traendo l'afocato coltello, percotendo i demoni visibili e lo 'nvisibile, lo quale spesse volte vuole contristare la conscienzia vostra, per impedire lo frutto che si fa ne la creatura. Non vi vollete a questo perverso demonio, e spezialmente ora ch'è il tempo di racogliare e di seminare. Dite al demonio che faccia ragione con con me e non con voi. Oltre, virilmente, e non dormiamo più, ché il tempo s'avvicina.

HO ricevuta grande letizia, perché mi pare che molto frutto vi si faccia, e d'alcuna buona novella che frate Raimondo mi mandò, che ebbe da misser Nicola da Osmo, sopra i fatti del passaggio. Godete ed essultate, ché i desiderii nostri s'adempiranno. Non ho tempo di potere scrivare. Nanni sta molto bene e gode.

Benedite lo mio figlio frate Simone; diteli che disponga la bocca del desiderio a ricevare lo latte, ché la mamma ne li mandarà. Stievi a mente quella fanciulla che vi fu racomandata di quello testamento, e anco la mia santa Agnesa, se vi venisse incerto o altro per dare.

Rimanete ne la santa carità di Dio. Alessa e la perditrice del tempo molto molto vi si racomandano.





199. A missere Nicolò da Uzzano, canonico di Bologna.

Al nome di Gesù Cristo Crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo fratello e figlio in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi constante e perseverante nella virtù, della quale Dio v'ha dato desiderio per la sua infinita misericordia.

Ma non so vedere che la persona venga a perfetta virtù con perseveranza, se non con amore schietto e liberale, e senza mezzo di sé: cioè che non voglia servire Dio a suo modo, né in parte, ma tutto, e con tutto lo cuore e con tutta l'anima e con tutte le forze sue, e senza lo mezzo della propria sensualità. La quale sensualità è degna d'odio e non d'amore, poiché sempre ricalcitra e ribella al suo Creatore. Questa è quella parte la quale sempre doviamo odiare in noi, e fare guerra con liei, e darle lo contrario di quello che ella adimanda.

Ma noi diremo: «Per che modo posso venire a questo amore e odio, poiché per altra via io non posso venire a virtù, né perseverare nel bene cominciato?». Rispondo che col lume verremo ad amore, poiché la cosa che non si vede non si può conoscere, né la malizia né la virtù sua; e non conoscendosi non s'odia e non s'ama. Unde c'è bisogno lo lume dell'intelletto, cioè che l’intelletto sia illuminato del lume della santissima fede. L'occhio aviamo noi, che è una de le facoltà dell'anima; e della fede riceviamo la impronta nel santo battesimo. Ma se questo lume, venuto al tempo della discrezione, non è essercitato con la virtù ma è offuscato con l'amore proprio e piacere del mondo, non potremmo vedere; ma, tolta questa nuvola, l'occhio vede. E se la libera voluntà vuole aprire questo occhio, e ponersi per obiettivo Cristo Crocifisso, e il puro e schietto e dolce amore che egli ci ha (ché ci ama non per sua utilità, poiché utilità non gli possiamo fare - ché non ha bisogno del nostro bene -, ma solo per fare utilità a noi, a ciò che siamo santificati in lui), dico che, vedendolo schietto, così coraggiosamente lo riceve dentro nell'affetto e voluntà sua.

E di quello amore che ha tratto del dolce e amoroso Verbo, di quello amore ama lo prossimo suo amandolo puramente, e fedelmente cercando la sua salute; sovenendolo, giusta al suo potere, di quello che Dio gli ha dato da amministrare. E con quella perfezione l'ama e serve che egli ha tratto dal cognoscimento della divina carità, poiché la carità del prossimo declina da quella di Dio. Unde, perché ama Dio ama lo prossimo suo, e ingegnasi di servirlo, perché cognobbe la verità di Dio vedendo l'amore ineffabile che egli gli ha manifestato col mezzo del sangue del suo Figlio.

E perché egli vede che Dio non cessa mai la sua bontà - cioè d'aoperare in lui e nell'altre creature la grandezza e bontà sua, facendoli molti beneficii - però non pare né può cessare d'amare lo suo Creatore, mentre che sta in questo cognoscimento, poiché condizione è dell'amore d'amare sempre, quando si vede amare. E l'amore non sta mai ozioso, ma sempre adopera grandi cose; unde l'anima viene a fortezza e a perfetta perseveranza. E per lo grande cognoscimento che trova della bontà di Dio, conosce molto più perfettamente la miseria sua, poiché ogni cosa si conosce meglio per lo suo contrario, vedendo col lume della santissima fede sé non essere, ma l'essere suo avere da Dio, e ogni grazia che è posta sopra l'essere: poiché, senza l'essere, nessuna grazia saremmo atti a ricevere.

E vedesi recreato a grazia nel sangue dell'unigenito suo Figlio, e con tutto questo sempre si vede essere ribelle a Dio; unde ha materia di concepire uno santissimo odio, e odiare in sé la perversa legge che combatte contro lo spirito. E pensate che non si debba odiare solo in uno tempo, cioè quando alcune volte si vedrà assediato dalle impugne e molestie della carne, e da la negligenzia e sonnolenzia sua; ma d'ogni tempo debba odiare e ogni tempo gli debba essere tempo d'odio, poniamo che deve crescere più a una ora che a un'altra, secondo le molestie e disposizioni che egli sente in sé. E perché egli senta abassare lo fuoco, e cominci a mortificare, non debba però levare l'odio; ma nel tempo della pace s'abbi bene cura, poiché egli non se ne può fidare, ma riescali adosso con una vera e profonda umilità. Sì che con l'odio e con la umilità si levi più tosto egli contro alla sensualità, che la sensualità contro di lui, poiché se non facesse così, si destarebbe la propria passione, la quale pareva che dormisse, e quasi parendo morta è peggio che mai. Poiché, mentre che noi viviamo, ella non muore, ma bene s'adormenta - chi più sodo e chi più leggiero -: e questo è secondo l'odio e l'amore delle virtù, lo quale odio la gastiga, e l'amore l'adormenta.

Chi n'è cagione? Lo lume, poiché se non l'avesse veduto, e cognosciuta la sua fragilità, non l'avrebbe spregiata con odio; ma perché la cognobbe, come virile l'odia e ricalcitra sempre contro di liei continuamente. Unde, vedendo che ella non cessa di combattere, non vuole egli, né debba volere cessare la guerra, né volere fare pace con liei.

Questo è quello principio e reale fondamento per mezzo del quale l'uomo viene a ogni virtù; e ogni sua opera fa perfetta, di qualunque opera si vuole, o spirituale o temporale, poiché tanto è temporale quanto l'affetto la fa temporale, e più no. Egli è constante e perseverante, e non si vòlle per ogni vento, sodo sodo; e tanto gli pesa la mano manca quanto la dritta, cioè tanto la tribulazione quanto la consolazione. Se egli è secolare, egli è buono secolare nello stato suo; se egli è prelato, egli è buono e vero pastore; e se egli è cherico, egli è fiore odorifero nel giardino de la santa Chiesa, e gitta odore di virtù, e dà l'onore a Dio e la fatica al prossimo, dandoli dei frutti de l'umile e continua orazione, dispensando largamente di quelle grazie che Dio gli ha date a dispensare. E della substanzia temporale, la quale riceve dal sangue di Cristo Crocifisso, egli la spende non sceleratamente, né con vanità, né coi parenti suoi, se non in quanto essi avessero bisogno per necessità, sì come a povarelli; ma per altro modo, no. E con vera conscienzia rende lo debito ai povari, e al bene della Chiesa, e per la sua propria necessità. E se facesse altrimenti vedrebbesi stare in gravissima colpa.

Egli non si scandalizza, né fa mai guerra col prossimo suo: col peccato sì, ma non con la propria persona del prossimo, anco l'ama come sé medesimo, cercando teneramente la salute sua. E perché egli ha fatto guerra con sé medesimo e con la propria sensualità, però non la può fare, né fa, con Dio né col prossimo suo. Poiché ogni offesa che si fa a Dio o al prossimo, si fa perché egli non s'odia, ma amasi di proprio amore sensitivo; per la quale cosa mai non persevera in alcuno bene che cominciasse, poiché la perseveranza viene da l'odio e da l'amore, come detto è, e l'amore s'acquista per lo lume della santissima fede. La quale è la pupilla de l'occhio dell'intelletto, essercitato con libera voluntà, che in verità voglia conoscere sé e la bontà di Dio in sé, e riconoscere ogni grazia dal suo Creatore, e il difetto e le colpe sue dalla propria sensualità.

Altra via non ci ha, e però vi dissi che io desideravo di vedervi constante e perseverante nella virtù, considerando me che ella non si può avere se non nel modo che detto aviamo. Unde io vi prego per l'amore di Cristo Crocifisso che ora, mentre che aviamo lo tempo - lo quale è tempo di vigilia e di cognoscimento, che possiamo conoscere con frutto e con merito; e, passato lo tempo, sapete che non è così -, voi non stiate a dormire, ma vegghiate continuamente; e non solo della vigilia corporale, ma della vigilia intellettuale, alla quale vigilia segue la continua orazione, cioè l'ardente desiderio e amore delle anime, verso il suo Creatore: poiché sempre òra in onore di Dio e in salute delle anime. Bagnatevi nel sangue di Cristo Crocifisso; e ine muoia ogni piacere e parere umano, sì che, morto a ogni voluntà propria, corriate per la via della verità. Altro non vi dico.

Rimanete nella santa e dolce carità di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.





200. A frate Bartolomeo Dominici dell'ordine dei Predicatori, in Asciano.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

A voi, dilettissimo e carissimo fratello e figlio mio in Cristo Gesù: io Caterina, serva e schiava dei servi di Dio, scrivo a voi e confortovi nel prezioso sangue del Figlio di Dio, con desiderio di vedere in voi adempita quella parola che disse lo nostro Salvatore ai discepoli suoi: «Voi sete luce del mondo, e il sale de la terra» (Mt 5,13-14).

Così desidera l'anima mia con grandissimo desidèro che voi siate quello figlio illuminato del lume e calore de lo Spirito santo, condito col sale del vero conoscimento e sapienza, sì che cacciate con perfetta sollecitudine lo peccato i dimoni de le tenebrose anime de le creature. Ma non vego che questo poteste bene fare né avere, né adempire lo mio desiderio, se non per continuo e per ardente amore, e per lo continuo acostarvi e unirvi senza negligenzia nel vero lume e sapienza, fuoco e calore de la divina carità, lo quale fu manifestato a noi per l'unione che Dio fece con l'uomo. E dicovi, figliuol mio dolcissimo, che non sarà nessuna anima che raguardi Dio diventato uomo, corso all'obbrobio de la santa croce, versato l'abbondanza del sangue suo, che non attenga e participi ed empisi di vero amore. E così si dilettarà del cibo del quale Dio si dilettò: essare mangiatore e gustatore delle anime. Questo è uno cibo di tanta dolcezza e soavità che ingrassa l'anima, e d'altro non si può dilettare. E dicovi ch'i vostri denti debili saranno qui fortificati, sì che potrete mangiare i bocconi grossi e piccoli.

Mettetevi virilmente a fare ogni cosa: e cacciare le tenebre e fondare la luce, non raguardando a la vostra debolezza, ma pensate per Cristo crocifisso potere ogni cosa (Ph 4,13). Io vi starò dallato, e mai non mi partirò da voi, con quella visione invisibile che fa fare lo Spirito santo, ché visibilemente non vego modo, per ora, di potere venire, se già Dio non disponesse altro. Volentieri sarei venuta, se Dio l'avesse conceduto - sì per l'onore suo e recreazione di voi e di me, che grande mi sarebbe stata -; ma perché lo tempo è assai corrotto all'acqua, e il corpo mio è molto agravato già più di x dì, intanto che con fatica la domenica sono ita a la chiesa, sì che frate Tommasso ha avuto compassione di me, e non gli è paruto ch'io sia venuta. Ben che il potere non ci sia stato, farò invisibilemente ciò che io potrò; e pensate che, se Dio l'avesse ordenato ch'io venisse, che io non farei resistenza a lui né farò. Pregate Dio che faccia quello che deve essare più suo onore.

Fate che la pace di coloro che mi scriveste, ch'ella si faccia prima che ne veniate. Benedite e confortate tutte coteste pecorelle affamate e assetate in Cristo Gesù, e misser Biringhieri e tutta l'altra fameglia: che non s'indugino a tosto passare i tenebrosi affanni e sollecitudini del mondo e iniqui peccati mortali che tolgono la vita, ma acquistino la grazia e il lume de lo Spirito santo. Benedite frate Simone, figlio in Cristo Gesù.

Rimanete ne la santa carità di Dio.

Dite a Neri che sia sollecito a seguire le vestigie di Cristo crocifisso. Alessa e Lisa e Cecca vi si racomandano.

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