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LE LETTERE di santa Caterina da Siena Dottore della Chiesa (3)

Ultimo Aggiornamento: 19/10/2012 19:43
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Sesso: Femminile
19/10/2012 17:40

288. A monna Agnesa, donna di Francesco sarto da Firenze.

Al nome di Gesù Cristo Crocifisso e di Maria dolce.

Carissima figlia in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti vera serva e fedele al tuo Creatore, constante e perseverante ne la virtù, affinché in questa vita ricevi l'abondanzia de la grazia e ne la vita durabile godiamo nell'eterna visione di Dio, legati nel legame dolce de la carità.

Ma affinché meglio cresca e ti conservi nell'affetto de le virtù, voglio che per santo desiderio tu e Francesco vi nascondiate nel costato di Cristo Crocifisso: ine del sangue suo s'empi lo vasello del cuore vostro affinché come innamorati e inebriati del sangue di Cristo gustiate l'affetto de la sua carità. Allora lo sposo eterno vi ricevarà e strignerà ne le braccia sue con grande benignità e misericordia.

Rispondoti figlia mia all'affetto de la tua carità e a quello che mi scrivi: quando io voglio che tu venga per me. Non ti rispondo quando, ma tanto ti dico che io adempirò lo tuo desiderio e darò refrigerio all'anima tua, che quando sarà venuta l'ora mandarò per te, e tosto sarà con la grazia di Dio.

Confortati in Cristo dolce Gesù e racomandaci strettamente a Bartalo e a monna Orsa, e benedimmi tutta l'altra fameglia, e Francesco conforta strettissimamente. Rimanete ne la santa e dolce carità di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.



289. A Francesco di Pipino sarto da Firenze.


Al nome di Gesù Cristo Crocifisso e di Maria dolce.

Carissimi figli in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi constanti e perseveranti ne la virtù, a ciò che riceviate la corona de la gloria, la quale non si dà a chi solo comincia, ma a chi persevera infine a la morte.

Unde io voglio che perseveriate e cresciate in virtù; e non sia veruna tribulazione, né battaglia dal demonio né da le creature che vi faccia vòllere lo capo adietro. Bagnatevi nel sangue di Cristo, annegando e uccidendo ogni propria volontà e passione sensitiva; e allora sarete fatti facciorti che nessuna cosa vi potrà muovere - poiché sarete fondati sopra la viva pietra Cristo dolce Gesù -, e così sarete constanti e perseveranti infine a la morte, e ricevarete lo premio de le vostre fatiche. Non dico più qui.

Per la grande bontà di Dio, e per comandamento del santo padre, mi credo andare a Roma per di qui a mezzo questo mese, più e meno come piacerà a Dio, e faremo la via per terra, sì che io vel fo sapere come io vi promissi. Pregate Dio che ci faccia compire la sua voluntà.

Prego voi, Francesco, per l'amore di Cristo Crocifisso, che duriate fatica di dare le lettere che io vi mando con questa, prestamente, per onore di Dio e piacere di me. Andate infine a monna Pavola, e ditele, se ella non àe avuto di corte quello che ella voleva, che me lo scriva, e io farò per lei come per madre. Ditele che preghi e faccia pregare le figlie tutte per noi. Ritrovate Nicolò povero di Romagna, e ditegli come io sono per andare a Roma, e che si conforti e preghi Dio per noi. Sopra tutto vi prego che la lettera di Leonardo Frescubaldi voi la diate in sua mano lo più tosto che potete, e così quella di frate Leonardo; non vi sia grave di portarglili, se egli non fusse costì. Barduccio vi prega che diate una sua lettera al padre e ai fratelli; e dite loro che vi diano se egli vogliono mandare nulla, e fate di mandarci o recarci quello che vi daranno, se voi venite qua.

Rimanete nella santa e dolce carità di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

Fatta a dì iiij di novembre 1378 in Siena.





290. A Francesco sarto predetto.

Al nome di Gesù Cristo Crocifisso e di Maria dolce.

Carissimi figlio e figlia in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi veri servi di Cristo Crocifisso, constanti e perseveranti infine a la morte, a ciò che riceviate la corona de la gloria, la quale corona non si dà a chi solo comincia, ma a chi persevera infine all'ultimo.

Voglio Perciò che con ogni sollicitudine v'ingegniate di corrire per la via de la verità, studiandovi di crescere sempre di virtù in virtù, poiché il non crescere sarebbe uno tornare adietro: poiché l'anima non può stare ferma in uno stato. E che modo terremo, carissimi figli, a crescere in noi lo fuoco del desiderio santo? Il modo è questo, che noi poniamo de le legna in sul fuoco: e che legna? di recarsi a memoria i molti e infiniti beneficii ricevuti da Dio, che innumerabili sono, e massimamente lo beneficio del sangue del Verbo unigenito suo Figlio, lo quale ci manifesta l'amore ineffabile che Dio ci ha, sì che per questo, e per molti altri beneficii ricevuti, verremo e cresciaremo in amore. Convienci anco attentamente ripensare i molti e innumerabili defetti e peccati e offese fatte a lui; e con amaritudine e contrizione dolerci; e vedere quanta è stata ed è la misericordia sua verso di noi, a non averci fatti inghiottire a la terra, o divorare agli animali.

Per queste così-fatte legna cresciarà in noi lo fuoco, unde per li beneficii avremo conceputo amore a le virtù; e per le nostre iniquità conceparemo odio al vizio, e a la propria sensualità che ce n'è la cagione. In questo modo perseverremo infine a la morte, crescendo continuamente; e allora sarete veri servi di Cristo Crocifisso, come io dissi che desideravo di vedervi. E così vi prego che facciate, per l'amore di Cristo Crocifisso, a ciò che in voi vegga compire la volontà di Dio, e il desiderio mio. Non dico più qui.

Ricevetti le vostre lettere, e rispondovi che quando io saprò di vero la mia andata ve il farò sapere, e del camino brigarò di farne la volontà di Dio. Lo vostro compare m'è e sarà sempre racomandato, e quando verrà a me, m'ingegnarò di consolarlo e d'aitarlo con la parola e con l'orazione, giusta al mio potere, mediante la grazia di Dio. Mando a voi, Francesco, sei lettere: pregovi per l'amore di Gesù Cristo che duriate fatica a darle prestamente tutte, poiché qua sono soprastate, ed i ve n'ha alcuna di grande bisogno. Benedite Bastiano, e salutate monna Orsa e Bartalo. Tutte queste donne vi confortano in Cristo Gesù.

Rimanete ne la santa e dolce carità di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.





291. A papa Urbano VI.

Al nome di Gesù Cristo Crocifisso e di Maria dolce.

Santissimo e carissimo padre in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi fondato in vera e perfetta carità, a ciò che come pastore buono poniate la vita per le pecorelle vostre (Jn 10,11).

E veramente, santissimo padre, che solo colui che è fondato in carità è quello che si dispone a morire per onore di Dio e salute delle anime, perché è privato dell'amore proprio di sé medesimo: perché colui che è nell'amore proprio non si dispone a dare la vita; e non tanto la vita, ma una piccola pena non pare che voglia sostenere - perché sempre teme di sé, di non perdere la vita corporale e le proprie consolazioni -, unde ciò che egli fa, fa imperfetto e corrotto, perché è corrotto lo principale suo affetto, col quale affetto aduopera. E in ogni stato adopera poca virtù: o pastore o suddito che sia.

Ma il pastore che è fondato in vera carità non fa così, ma ogni sua opera è buona e perfetta, perché l'affetto suo è unito e congiunto nella perfezione della divina carità. Questi non teme né demonio né creature, ma solo il Creatore suo; non cura le detrazioni del mondo, né obbrobri né scherni né villanie, non scandalo né mormorazione dei sudditi suoi - che si scandalizzano e vengono a mormorazione quando sono ripresi dal prelato loro -, ma come uomo virile, vestito de la fortezza della carità, non gli cura. Né però allenta lo fuoco del santo desiderio, e non si tolle da sé la margarita della giustizia, la quale porta nel petto suo lucida, unita con la misericordia, ché, se giustizia senza misericordia fusse, sarebbe con le tenebre della crudeltà - più tosto sarebbe ingiustizia che giustizia -; e misericordia senza giustizia farebbe, nel suddito, come l'unguento in su la piaga che vuole essere incesa col fuoco, che ponendovi solo l'unguento senza incendarla, imputridisce più tosto che non sana. Ma unita l'una e l'altra insieme, dà vita nel prelato in cui ella riluce, e sanità nel suddito, se non fusse già membro del demonio che in neuno modo si volesse correggere. Bene che se mille volte lo suddito non si correggesse, non debba però lasciare il prelato che non corregga; e non sarà meno la virtù sua perché quello iniquo non riceva il frutto.

Questo fa la pura e schietta carità che è in quella anima che non cura sé per sé, ma sé per Dio: Dio cerca per gloria e loda del nome suo, in quanto egli vede ch'egli è degno d'essere amato per la sua infinita bontà; né il prossimo cerca per sé, ma per Dio, volendo fare quella utilità al prossimo che a Dio fare non può.

Perché vede e conosce bene ch'egli è lo Dio nostro, che non ha bisogno di noi; e però si studia con grande sollicitudine di fare utilità al prossimo, e spezialmente ai sudditi che gli sono commessi. Non si ritrae di procacciare la salute dell'anima e del corpo per ingratitudine che truovi in loro, né per minacce né per lusinghe d'uomo, ma in verità, vestito del vestimento nuziale, segue la dottrina de l'umile e immacolato Agnello, pastore dolce e buono, lo quale, come inamorato, per la salute nostra corse alla obbrobriosa morte della santissima croce: tutto questo fa l'amore ineffabile che l'anima ha conceputo nell'obiettivo di Cristo Crocifisso.

O santissimo padre, Dio v'ha posto come pastore sopra le pecorelle sue di tutta la religione cristiana, postovi come celleraio da amministrare il sangue di Cristo Crocifisso, di cui vicario sete; e àvi posto in tempo nel quale abonda più la iniquità nei sudditi che abondasse già è grandissimo tempo, e sì nel corpo mistico della santa Chiesa, e sì nell'universale corpo della religione cristiana. E però è a voi grandissima necessità d'essere fondato in carità perfetta, con la margarita della giustizia - nel modo che detto è -, a ciò che non curiate il mondo, né i miseri abituati nel male, né veruna loro infamia; ma come vero cavaliere, e giusto pastore, virilmente correggere, divellendo lo vizio e piantando le virtù, disponendosi a ponere la vita, se bisogna.

O dolcissimo padre, lo mondo già non può più, tanto abondano i vizii e singularmente in quelli che sono posti nel giardino della santa Chiesa come fiori odoriferi, a ciò che gittino odore di virtù; e noi vediamo che egli abondano in miserabili e scellerati vizii, in tanto che con essi apuzzano tutto il mondo. Oimé, dov'è la purezza del cuore e la onestà perfetta, che con l'onestà loro l'incontinenti diventassero continenti? Egli è il contrario; ché spesse volte i continenti e i puri guastano per le immondizie loro. Oimé, dov'è la larghezza della carità, la cura delle anime, distribuire la sustanzia ai povari, e al bene della Chiesa, e per la loro necessità? Sapete bene che il contrario fanno. O miserabile a me, con dolore il dico: i figli si notricano di quella sustanzia che essi recevono mediante lo sangue di Cristo; non si vergognano di stare come barattieri, giucare con quelle sacratissime mani unte da voi, vicario di Cristo - senza l'altre miserie le quali si commettono. Oimé, dov'è la profonda umilità, con la quale umilità confondino la superbia della propria sensualità loro? con la quale, con grande avarizia, si commettono le simonie, comperando i beneficii con presenti o con lusinghe o con pecunia; con dissoluti e vani adornamenti, non come clerici, ma peggio che seculari.

Oimé, babbo mio dolce, poneteci remedio, date refrigerio agli spasimati desiderii dei servi di Dio, che di dolore muoiono, e non possono morire: con grande desiderio aspettano che voi, come vero pastore, mettiate mano a correggere non solamente con la parola, ma in effetto, relucendo in voi la margarita della giustizia unita con la misericordia: senza alcuno timore servile correggiarli in verità quelli che si notricano al petto di questa dolce sposa, i quali sono fatti ministri del sangue.

Ma veramente, santissimo padre, io non so vedere che questo si possa bene fare, se voi non rifornite il giardino di nuovo della vostra sposa di buone e virtuose piante: attendendo di scegliere una brigata di santissimi uomini, in cui voi troviate virtù, che non temino la morte (e non mirate a grandezza; ma che sieno pastori che con sollicitudine governino le loro pecorelle), e una brigata di buoni cardinali, che sieno a voi drittamente colonne che v'aitino a sostenere lo peso delle molte fatiche con l'aiutorio divino. Oh quanto sarà allora beata l'anima mia, quando io vedrò rendere alla Sposa di Cristo quello che è suo, vedrò nutrere al petto suo quelli che non raguardaranno al loro bene proprio, ma alla loda e gloria del nome di Dio, e a pascersi, in su la mensa della croce, del cibo delle anime. Non dubbito che poi i sudditi secolari non si correggano: poiché nol potrebbero fare, costretti dalla dottrina e santa e onesta vita loro, che non si correggessero. Non è dunque da dormirci su, ma virilmente e senza negligenzia, per gloria e loda del nome di Dio, farne ciò che voi potete, infine alla morte.

Poi vi prego e vi constringo, per amore di Cristo Crocifisso, che le pecorelle le quali sono state fuore dell'ovile - credo io per li miei peccati -, che voi non tardiate, per amore di quello sangue del quale sete fatto ministro, che voi le riceviate a misericordia. Con la benignità e santità vostra sforziate la loro durezza a dar lo' quello bene, rimettendoli nell'ovile, ché essi in quella vera e perfetta umilità non la cheggiono, ma la Santità vostra compi la loro imperfezione: ricevete da lo infermo quello che vi può dare. Oimé, oimé! Abbiate pietà e misericordia a tante anime che periscono. E non mirate per lo scandalo che sia venuto in questa città, che propriamente i demoni infernali si sono essercitate per impedire la pace e la quiete delle anime e dei corpi; ma la divina bontà ha proveduto ched il grande male non è stato grande male: sonsi pacificati i figli vostri, e pur chieggono a voi dell'olio della misericordia. E poniamo che vi paresse, santissimo padre, che non la dimandassero con quelli modi piacevoli, e con cordiale pentimento della colpa commessa, che doverebbero fare e piacerebbe alla vostra Santità che facessero, oimé!, non lassate però; e saranno poi migliori figli che gli altri.

Oimé, babbo mio, ch'io non vorrei più stare: fate di me poscia ciò che voi volete. Fatemi questa grazia e questa misericordia, a me misera miserabile che busso a voi, padre mio: non mi dinegate de le mollicole che io v'adimando per li vostri figli; a ciò che, fatta la pace, voi leviate lo gonfalone della santissima croce, ché vedete bene che gl'infedeli vi sono venuti a invitare. Spero per la dolce bontà di Dio che vi riempirà dell'affocata carità sua, unde cognosciarete lo danno delle anime, e quanto voi sete tenuto ad amarle: così cresciarete in fame e in sollicitudine di trarle delle mani delle demonia, e cercarete di remediare lo corpo mistico della santa Chiesa, e l'universale corpo della religione cristiana; e singularmente di riconciliare i vostri figli, reducendoli con benignità, e con quella verga della giustizia che sono atti per potere portare; e più no.

Sono certa che, non essendoci la virtù della carità, non si farebbe; e però vi dissi che io desideravo di vedervi fondato in vera e perfetta carità. Non che io creda che voi non siate in carità; ma perché sempre, mentre che siamo perregrini e viandanti (He 11,13 1P 2,11) in questa vita, possiamo crescere in perfezione di carità, e però dissi ch'io volevo in voi la perfezione della carità: cioè nutrendola continuamente col fuoco del santo desiderio, parturendola, come buono pastore, sopra i sudditi vostri, e così vi prego che facciate.

Io starò e adopererò infine alla morte con l'orazione e con ciò che si potrà, per onore di Dio e per pace vostra e dei vostri figli. Altro non vi dico.

Rimanete nella santa e dolce carità di Dio. Perdonate, padre santissimo, alla mia presunzione, ma l'amore e il dolore me ne scusi dprima della Santità vostra. Umilemente vi dimando la vostra benedizione.

Gesù dolce, Gesù amore.




292. A lo soprascritto venerabile religioso frate Guglielmo d'Inghilterra, e a misser Matheio rettore de la Misericordia, e a frate Santi e agli altri figli.


Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimi figliuogli in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava dei servi di Cristo Gesù, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi legati nel legame de la carità, considerando che senza questo legame non possiamo piacere a Dio. Questo è quello dolce segno al quale si cognoscono i servi e figliuogli di Cristo.

Ma pensate, figli miei, che questo legame vuole essare ischietto, e no machiato per amor propio di sé medesimo. Che se tu ami il tuo criatore, amalo e servelo in quanto egli è sommo bene, degno d'essere amato non per propia utilità, poiché sarebbe amore mercenaio: sì come l'avaro che ama lo denaio per propria avarizia, così l'amore del prossimo vostro. Amatevi, amatevi insieme: voi sete prossimo l'uno de l'altro. Ma guardate che se l'amore vostro fusse fondato in propia utilità, o in propio diletto che aveste l'uno de l'altro, egli non durarebbe, ma verebbe meno: l'anima vostra si trovarebbe votia. L'amore che è fondato in Dio vuole essare così-fatto, che si debba amare per rispetto de la virtù; anco, dico, egli è creatura creata a la immagine di Dio: che, perché venga meno il diletto in colui ch'io amo, o l'utilità, s'egli è fondato in Dio non viene meno l'amore, perch'egli ama per rispetto de la virtù e per onore di Dio, e non per lo suo propio. Dico, s'egli è in Dio, che se eziandio la virtù venisse meno in colui che ama, non viene meno l'amore. Manca bene l'amore de la virtù, che non v' è; ma non manca in quanto egli è creatura di Dio, membro suo legato nel corpo mistico de la santa Chiesa: anco, gli cresce un amore di grande e vera compassione per desiderio. E partoriscelo coi lacrime e sospiri e continue orazioni nel cospetto dolce di Dio.

Or questa è quella carità che lassò Cristo ai discepoli suoi, che non viene mai meno né alenta mai; non è impaziente per veruna ingiuria che riceva; non vi cade mormorazione, né pentimento, poiché non l'ama per sé, ma per Dio. Non giudica, né vuole giudicare la volontà degli uomini, ma la volontà del suo Creatore, che non cerca né vuole altro che la nostra santificazione. E gode di ciò che Dio permette per qualunche modo si sia, poiché non cerca altro che l'onore del suo Creatore, e la salute del prossimo suo.

Veramente si può dire che costoro sieno legati nel legame de la carità con quello legame che tenne confitto e chiavellato Dio e Uomo in sul legno de la santissima e dolce croce.

Ma pensate, figliuogli miei, che già mai non vereste a questa perfetta unione, se non vi poneste per obbietto Cristo crocifisso, seguitando le vestigie sue: in lui trovarete questo amore, che v'ha amati di grazia, e non di debito. E perché egli ama di grazia, non alentò lo suo amore né per nostra ingratitudine, né per nostra ignoranza, né superbia né vanità nostra: ma sempre persevarò per fino a la 'brobiosa morte de la croce, tollendoci la morte, dandoci la vita. Or così fate voi, figliuogli miei: imparate, imparate da lui.

Amatevi amatevi insieme d'amor puro e santo in Cristo dolce Gesù. Altro non dico, perciò che tosto spero, quando piacerà a la divina bontà, di rivedervi tutti.

Rimanete nella santa carità di Dio. Gesù dolce Gesù.




293. A missere "Simone" cardinale di Luna.

Al nome di Gesù Cristo Crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo padre in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi colonna ferma posta nel giardino della santa Chiesa, privato di quello amore proprio che indebilisce ogni creatura che ha in sé ragione; e solo vegga vivere in voi un amore vero fondato nella pietra viva, Cristo dolce Gesù, seguitando sempre le vestigie sue. Nel quale amore l'anima si fortifica, perché ha consumato quella cosa che la faceva debole; e non tanto che sia forte in sé, ma di questa fortezza spesse volte ne participa il prossimo suo.

E spezialmente potete fortificare altrui, voi e i vostri simili, quando date ai sudditi, e agli altri secolari, essemplo di santa e onesta vita, e dottrina fondata in verità, poiché nella dottrina e nella vita buona si manifesta che l'uomo è privato della debolezza, ed è fatto forte contro i tre nemici principali: cioè contro il demonio, non seguitando la perversa malizia sua; e contro il mondo, non seguitando la sua vanità, ma refiutando gli stati e le delizie sue; e contro alla propria fragilità e carne sua. Anco l'ha conculcata coi piei dell'affetto e col lume della ragione, tenendola non con disordinata dilicatezza, né diletto di corpo, né con cibi dilicati, ma macerandola con la penitenza, col digiuno, con la vigilia e con l'umile e continua orazione. Per questo modo non si lassa soprastare alla serva della fragile carne, ma alla ragione, sì come doviamo fare, a ciò che l'anima sia donna - come ella debba essere - e la sensualità sia serva. Poiché grande vergogna e confusione è a l'uomo, che di signore libero - di tanta libertà che neuno gli può togliere la città dell'anima sua - egli diventi miserabile servo e schiavo di questi tre nemici, i quali lo fanno tornare a non nulla, privandolo dell'essere della grazia. E però questi che sono fortificati sono liberi, perché sono privati delle mani dei nemici loro, e hanno fornita la città dell'anima della compagnia delle vere e reali virtù.

Oh quanto dolcemente, con la fame e zelo de l'onore di Dio e della salute delle anime, fortificano il prossimo, inanimandolo con la buona vita loro a virtù; per la quale virtù si privano dell'amore proprio di loro medesimi, lo quale dicemmo che faceva indebilire. E però dissi che quelli che è fatto forte spesse volte fortificava il prossimo suo. Perciò io voglio, carissimo padre, che voi siate colonna ferma e stabile, e che mai non vi mutiate per nessuna cosa che il mondo ci volesse dare, né per persecuzioni che si levassero pur tra voi cherici nel corpo mistico della santa Chiesa. Ma se non fuste spogliato dell'amore proprio di voi, non è dubbio che sareste debole, e per debolezza verreste meno; e però desidera l'anima mia di vedervi posto in tanta fortezza che in nessuna cosa veniate meno, ma che voi pariate le spalle ad aitare e subvenire i debili.

Date, date del sangue di Cristo all'anima vostra, a ciò che, come inamorata, corra alla battaglia a combattere virilmente. La memoria s'empia di questo prezioso sangue; l’intelletto vegga e intenda la sapienza del Verbo unigenito Figlio di Dio, e con quanta sapienza col sangue vinse la malizia nostra, e la malizia dell'antico demonio, pigliandolo coll'amo de la nostra umanità; e la voluntà corra - come ebbra del sangue di Cristo, dove ha trovato l'abisso della carità sua - ad amare, amandolo con tutto il cuore, con tutto l'affetto e con tutte le forze sue (Mt 22,37 Mc 12,30 Lc 10,27) infine alla morte, non pensando di sé, ma solo di Cristo crocifisso. E ponersi in su la mensa della croce, e ine prendere il cibo delle anime per onore di Dio - cioè sostenendo con vera pazienza infine alla morte -; portando i difetti del prossimo nostro nel conspetto di Dio con grande compassione; e portare la ingiuria fatta a noi con pazienza. Or così facciamo, carissimo padre, ché ora è il tempo.

Parmi avere inteso che discordia nasce costà tra Cristo in terra, e i discepoli suoi; della quale cosa ricevo intollerabile dolore, solo per timore che io ho della eresia, della quale cosa io dubbito forte che per li miei peccati ella non venga. E però vi prego, per quello glorioso e prezioso sangue che fu sparto con tanto fuoco d'amore, che voi non vi stacchiate mai dalla virtù, e dal capo vostro. E pregovi che preghiate Cristo in terra strettamente che tosto facci questa pace - poiché troppo sarebbe duro avere a combattere dentro e di fuore -, a ciò che veramente egli possa attendere a tagliare le vie per le quali questo potesse avenire.

Diteli che si fornisca di buone colonne, ora in su lo fare dei cardinali, i quali sieno uomini virili, e che non temano la morte, ma disponghinsi con virtù a sostenere per amore de la verità e per reformazione della santa Chiesa, infine alla morte, e dare la vita, se bisogna, per l'onore di Dio. Oimé oimé, non indugiate il tempo; e non s'aspetti tanto, a ponere lo remedio, che la pietra ci caggia in capo. Oimé, disaventurata l'anima mia! che tutte l'altre cose - guerra di fuore e altre tribulazioni - ci parrebbero meno che una paglia o una ombra, per rispetto di questo.

Pensate che io ne triemo pur a pensarlo; e spezialmente avendo udito da alcuna persona - essendole mostrato col mezzo dell'orazione - quanto ella era grave e pericolosa, in tanto che la guerra presente le pareva niente a rispetto di quello. Dicovi che pareva che il cuore e la vita si partisse dal corpo suo per dolore; unde invocava e chiedeva la divina misericordia che provedesse a tanto male, desiderando che il corpo suo gittasse sangue per forza del santo e ardente desiderio - non parendole che il sudore dell'acqua fusse sufficiente a satisfare, e però voleva sudore di sangue -, e volentieri averebbe voluto che il corpo suo fusse stato dissanguato.

Credo, carissimo padre, che meglio mi sia a tacere che a parlare di questa materia; ma prego voi - quanto io so e posso - che preghiate Cristo in terra e gli altri che tosto si facci questa pace, e che tenghino quelle vie e quelli modi che sieno onore di Dio e reformazione della santa Chiesa, e a levare questo scandalo. E se pur venisse, che voi siate fortificati in voi con la virtù e con uomini virtuosi, a ciò che si possa resistere e cacciare le tenebre e permanere nella luce; e io non ne dubbito punto che Dio lo farà per la sua infinita misericordia, e spazzarà le tenebre e la puzza della Sposa sua; e rimarrà l'odore e la luce al luogo e al tempo suo, quando piacerà alla smisurata e infinita bontà e carità di Dio. E in questo mi conforto, e piglia allegrezza l'anima mia, ché se questo non fusse credo che io morrei stentando. Or siatemi virile, e colonna che mai non smaghiate; e io ne pregherò e farò pregare Dio che così vi faccia. Altro non vi dico.

Rimanete nella santa e dolce carità di Dio. Perdonate, padre, alla mia presunzione, che presummo tanto di parlare, ma l'amore e il dolore me ne scusi dinanzi a voi. Gesù dolce, Gesù amore.

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