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QUESTO FORUM E' CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO... A LUI OGNI ONORE E GLORIA NEI SECOLI DEI SECOLI, AMEN!
 
Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
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Le Orazioni di Santa Caterina da Siena

Last Update: 10/19/2012 11:28 PM
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10/19/2012 8:57 PM
 
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santa Caterina da siena le Orazioni


LE ORAZIONI di Santa Caterina da Siena
( Orazioni a cura di M. Scarso, ESD, Bologna)

Santa Caterina da Siena non ha scritto le Orazioni come un testo a parte o di composizione,
la maggiorparte provengono dalle Lettere e dal Dialogo della Divina Provvidenza.
Gli studiosi della Santa sono riusciti a ricavarne così  una sorta di libretto
di grande edificazione spirituale e di grande dottrina cattolica,
in Esse sono racchiuse, infatti, i più grandi temi della nostra salvezza.
In totale si è riusciti a ricavare 26 Orazioni divise per argomento.
Ciò che le rende uniche e consigliabili è che in Esse vi è contenuto tutto il Catechismo
indispensabile per la nostra conoscenza, unito all'Orazione, alla Supplica
e alla lode di ringraziamento.

vi ricordiamo anche questo Thread di Preghiera con Santa Caterina

LA NOVENA - per la sua Festa il 29 aprile



Orazione 1

LA MISSIONE DEL VERBO

1. L’UOMO IMMAGINE DI Dio
O Dio, Dio, ineffabile Dio. O somma bontà che solo per amore ci hai fatti a tua immagine e somiglianza, non dicendo:
«Sia fatto» quando hai creato l’uomo, come quando hai fatto le altre creature, ma dicendo: «Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza»! O amore ineffabile, che così hai detto perché consentisse tutta la Trinità!
Tu gli hai dato la forma della Trinità, eterno Dio, nelle facoltà dell’anima sua, donandogli la memoria per dargli la forma di te, eterno Padre, che come Padre tieni e conservi ogni cosa in te.
Così gli hai dato la memoria perché mantenga e conservi
quello che l’intelletto vede, intende e conosce dite, bontà infinita. E così partecipa della sapienza del tuo Figlio unigenito. Gli hai dato la volontà, o dolce clemenza di Spirito Santo, che si eleva piena del tuo amore e come una mano afferra ciò che l’intelletto conosce della tua bontà ineffabile. Così, con la volontà e la mano forte dell’amore, la memoria e l’affetto si riempiono dite.
Grazie, grazie a te, altissimo ed eterno Dio, del grande amore che ci hai mostrato dandoci una così dolce forma nell’anima e con essa le facoltà, cioè l’intelletto per conoscere te, la memoria per ricordarsi dite, per conservare te in sé, la volontà e l’amore per amare te sopra ogni altra cosa.
Ragionevole cosa è che conoscendo te, bontà infinita, ti amiamo; e questo amore è di una tale forza che né demonio né altra creatura ragionevole ce lo può togliere se noi non vogliamo.
Ben si deve vergognare l’uomo, vedendosi amare così tanto da te, se non ti ama.


2. LA DISOBBEDIENZA E LA SALVEZZA


O eterno Dio, io vedo in te, amore inestimabile, dopo che per la nostra miseria e fragilità cademmo nella bruttura del peccato, disobbedendo a te nostro primo padre, vedo l’amore, altissimo ed eterno Padre, che ti costrinse ad aprire l’occhio della tua pietà verso di noi poveri miserabili, per cui hai mandato il Verbo, tuo Figlio unigenito, parola incarnata, velato della nostra misera carne e vestito della nostra mortalità.
E tu Gesù Cristo, ricondiiatore, riformatore e redentore nostro, Verbo amore, ti sei fatto mediatore, e della grande guerra che l’uomo aveva con Dio hai fatto una grande pace, hai punito le nostre iniquità e la disobbedienza di Adamo sul tuo corpo, obbedendo fino all’infame morte di croce. Sulla croce, Gesù dolce amore, hai soddisfatto sia l’offesa al Padre tuo, sia la nostra colpa, vendicando l’offesa al Padre su te stesso.
Ho peccato contro il Signore, pietà di me.

Da qualunque parte io mi volgo, trovo ineffabile amore; e non ci possiamo scusare di non amare perché tu solo, o Dio- uomo, sei colui che mi hai amato senza essere amato da me, poiché io non esistevo e tu mi hai creato.
Ciò che voglio amare, che ha esistenza, io lo trovo in te, tranne il peccato, che non ha l’essere e non si trova in te, e perciò non è degno di essere amato.
Se vogliamo amare Dio, abbiamo la tua ineffabile divinità; se vogliamo amare un uomo, tu sei un uomo nel quale posso conoscere te, inestimabile purezza; se voglio amare un signore, tu sei un signore, e hai pagato il prezzo del tuo sangue per liberarci dalla schiavitù del peccato.
O eterno Dio, per la tua benevolenza e carità smisurata, tu sei signore, padre, e fratello nostro. Il Verbo tuo Figlio, conoscendo e facendo la tua volontà, volle spargere il suo sangue prezioso per la nostra miseria sul legno salutare della santissima croce.
Tu, o Dio, sei somma sapienza, io una ignorante e misera creatura; tu sei somma ed eterna bontà, io morte e tu vita, io tenebre e tu luce, io stoltezza e tu sapienza, tu infinito e io finita, io inferma e tu medico, io fragile peccatrice che non ti ha mai amato, tu bellezza purissima e io vile creatura. Tu per ineffabile amore mi hai tratto da te, e attrai tutti noi a te per grazia e non per debito, se vogliamo lasciarci attirare a te, cioè se la nostra volontà non si ribella alla tua.
Ohimè: ho peccato contro il Signore, pietà di me.

3. LA PREGHIERA A FAVORE DEL PAPA

Non badare, eterna bontà, alle nostre miserie che abbiamo commesso da noi stessi allontanandoci dalla tua bontà senza misura e allontanando l’anima nostra dal suo proprio oggetto; ma ti prego per la tua infinita misericordia: apri l’occhio della tua somma clemenza e pietà e guarda all’unica tua sposa, e apri l’occhio del tuo vicario in terra perché non ami te per sé, né ami sé per se stesso, ma ami te e sé per te stesso, poiché quando ama te o sé per se stesso tutti periamo, perché in lui sta la vita e la morte nostra, secondo che è sollecito o no a mettere al riparo noi pecorelle che periamo; se ama sé per te e te per te stesso viviamo, perché dal buon pastore prendiamo esempio di vita.
O sommo e ineffabile Dio, io ho peccato e non sono degna di pregarti, ma tu sei capace di farmi degna. Punisci, mio Signore, i miei peccati, e non considerare secondo le mie miserie.
Il corpo che ho, te lo restituisco e offro. Ecco la carne, ecco il sangue: si dissangui, si distrugga e si spargano le mie ossa per coloro per i quali io ti prego, se è tua volontà; le ossa e le midolla fa tritare per il tuo vicario in terra, sposo unico della tua unica sposa, per il quale io ti prego che ti degni di esaudirmi:
che questo tuo vicario guardi alla tua volontà, e l’ami, e la compia, perché non moriamo.
E dagli un cuore nuovo che di continuo cresca nella grazia, forte a issare il vessillo della santissima croce perché anche gli increduli, così come noi, possano partecipare del frutto della passione: il sangue del tuo unigenito Figlio agnello immacolato, eterno ineffabile e altissimo Dio.
Ho peccato contro il Signore, pietà di me.

[Edited by Caterina63 10/19/2012 10:45 PM]
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[SM=g27998] Orazione 2

PER I MINISTRI DELLA CHIESA

1. LA VOLONTÀ DI DIO MARE PACIFICO


O Dio, Dio, eterno Dio. Io confesso che tu sei un mare pacifico dove si pasce e nutre l’anima che si riposa in te per affetto e unione d’amore, conformando la sua volontà con la tua alta ed eterna volontà, che non vuole altro che la nostra santificazione. Perciò l’anima che considera questo si spoglia della sua volontà e si veste della tua.
O dolcissimo amore, mi sembra che questo sia il segno verissimo di coloro che stanno in te: che seguono la tua volontà secondo il tuo modo e non il loro. Questo è un ottimo segno che sono vestiti della tua volontà: che giudicano secondo la tua volontà e non secondo la volontà delle creature ragionevoli; e non si rallegrano delle cose prospere ma piuttosto delle avversità, che giudicano date a loro per tua volontà, dite che sei mosso solo da amore. Perciò la amano come tutte le cose create da te, che sono tutte buone e perciò degne d’amore, tranne il peccato, che non è da te, e perciò non è degno d’essere amato. E io, povera miserabile, ho peccato amando il peccato.
Ho peccato contro il Signore, pietà di me.
Punisci, mio Signore, i miei peccati; purificami, bontà eterna e ineffabile Dio; esaudisci la tua serva e non considerare la moltitudine delle mie iniquità.


2. L’INTERCESSIONE PER I MINISTRI DELLA CHIESA E PER I DISCEPOLI


Ti prego di dirigere a te il cuore e la volontà dei ministri della santa Chiesa tua sposa: che seguano te, agnello immolato, povero, umile e mansueto, ti seguano per la via della santissima croce, a modo tuo, e non a modo loro; e siano creature angeliche, angeli terrestri in questa vita, poiché devono amministrare il corpo e il sangue del tuo Figlio unigenito, agnello immacolato. E non siano animali bruti, perché gli animali non hanno in loro ragione, e coloro che ad essi somigliano non sono degni di questo ministero. Ora uniscili te e bagnali, o divina pietà, nel tranquillo mare della tua bontà, cosicché non indugino più, e non perdano il tempo che hanno attendendo quello che non hanno.
Ho peccato contro il Signore, pietà di me.
Esaudisci la tua serva: io misera ti prego che tu ascolti la mia voce che ti chiama, pietosissimo Padre. Ancora ti prego per tutti i figli che m’hai dato perché io li ami di speciale amore, per mezzo della tua inestimabile carità, sommo eterno e ineffabile Dio.
Amen.

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[SM=g27998] Orazione 3

CRISTO, SALVEZZA NOSTRA

1. INVOCAZIONE


O Padre onnipotente, Dio eterno! O inestimabile e dolcissima carità, io vedo in te e conservo nel cuore che tu sei la via, la verità e la vita, per la quale bisogna che vada ogni uomo che sta per venire a te; via che il tuo amore ineffabile traccia e modella secondo la vera conoscenza della sapienza del tuo Figlio unigenito, il Signore nostro Cristo Gesù.
Tu sei quel Dio eterno e incomprensibile che, essendo morto il genere umano per la miseria della sua fragilità, mosso solo da amore e per pietà clementissima, ha mandato a noi il vero Dio e Signore nostro Cristo Gesù, tuo Figlio, vestito della nostra carne mortale.
E hai voluto che venisse non nei piaceri e i fasti di questo mondo passeggero, ma nei dispiaceri, povertà e tormenti, sapendo e facendo la tua volontà, disprezzando i pericoli del mondo e gli ostacoli del nemico per la nostra redenzione, perché vincesse la morte con la morte e l’obbedienza fino alla crudelissima morte di croce.

2. L’ARDENTE PREGHIER4 PER IL SANTO PADRE

Ora, o amore incomprensibile, tu sei quello stesso che, mandando il tuo vicario a ricomprare i figli, morti per essersi allontanati dall’obbedienza della santa madre Chiesa tua unica sposa, lo mandi con travagli e pericoli, come hai mandato il tuo diletto Figlio nostro salvatore a liberare i figli morti dalla pena della disobbedienza e della morte del peccato.
Ma gli uomini, fragili creature tue, con perverso e presuntuoso giudizio e con affetto carnale, giudicano il contrario perché, fatti preda del nemico, cercano di impedire la tua volontà e il suo frutto di salvezza, distogliendo il tuo vicario in terra dalla sua missione tanto salutare.
O amore eterno, questi non temono la morte dell’anima, ma quella del corpo, e giudicano secondo il loro senso e amor proprio, e non secondo il tuo vero giudizio e la profonda sapienza della tua maestà.
Tu sei stato posto come nostra regola, e sei la porta per la quale ci è necessario passare: perciò dobbiamo gioire nelle fatiche e angustie, così come tu hai detto, perché siamo nati per questo.
Il mondo e la nostra carne tanto miserabile, per la tua provvidenza ammirabile, non producono altro che un frutto di amarezza, affinché non ci rallegriamo di essi, né speriamo in essi, ma ci gloriamo del frutto della salvezza e dei tuoi doni celesti.
Molto, dunque, si deve rallegrare il tuo vicario facendo la tua volontà e seguendo la giustizia di Cristo Gesù, il quale dissanguò e aperse e sciolse per noi il suo santissimo corpo, e diede il suo sangue per lavare i nostri peccati e ricomprare la nostra salvezza con la sua pietà ineffabile.
Egli ha dato a questo tuo vicario le chiavi con cui potesse legare e sciogliere le anime nostre, perché facesse la tua volontà e seguisse le tue orme. Perciò prego supplichevole la tua santissima clemenza che lo purifichi in modo tale che il suo cuore arda del santo desiderio di recuperare le membra perdute, e le ritrovi con l’aiuto della tua altissima potenza.
E se il suo indugiare, o amore eterno, ti dispiace, punisci il mio corpo per questo: te lo rendo e offro perché tu lo colpisca con flageffi e lo consumi a tuo piacimento.
Signore mio, io ho peccato, abbi misericordia di me.
Tu, Dio eterno, sei innamorato della tua creatura con grazia e clemenza ineffabile; e mandi il tuo vicario affinché la recuperi, perché perisce: di questo io, indegna e misera peccatrice, ti ringrazio.
O infinita bontà e inestimabile carità, vero Dio: si vergogni l’uomo, figlio di Adamo, che tu hai ricomprato per solo amore con la morte del tuo Figlio unigenito, di non fare la tua volontà, mentre tu non vuoi altro che la nostra santificazione.
Dio eterno - che per la divina carità ti sei fatto uomo e per amore ti sei unito a noi, e già mandi il tuo vicario ad amministrare a noi le grazie spirituali della nostra santificazione e del recupero dei figli perduti - concedi che egli faccia solamente la tua volontà. Non badi ai consigli della carne che giudica secondo i sensi e l’amor proprio, e non si impaurisca per nessuna avversità.
E poiché tutte le cose vengono meno tranne che in te, sommo Dio, non guardare ai peccati della tua serva che grida a te, ma esaudiscimi per la clemenza della tua inestimabile carità.
Tu, quando sei partito da noi, non ci hai lasciati orfani, ma ci hai lasciato il tuo vicario, che ci dà il battesimo dello Spirito Santo; e non solamente una volta, come nel battesimo di acqua siamo stati lavati una volta, ma per la potenza santa sempre ci lava e purifica i nostri peccati.
Tu sei venuto a noi negli oltraggi e noi, allontanandoci da te, abbiamo giudicato secondo la carne e l’amor proprio. Tu sei pallido perché le tue creature sempre svuotano le tue grazie, spogliando la tua unica sposa. Fa’ dunque, pietà eterna, che il tuo vicario sia mangiatore di anime, ardendo di santo desiderio del tuo onore e accostandosi a te solo, perché tu sei alta ed eterna bontà. Cura per mezzo suo le nostre infermità, reintegra la tua sposa col suo salutare consiglio e le sue opere virtuose.
Ancora, Dio eterno, riforma la vita di questi tuoi servi qui presenti: che seguano te solo Dio, con cuore semplice e volontà perfetta, e non guardare alla miseria della tua serva che ti prega per loro, ma piantali nel giardino della tua volontà.
Ti benedico, o eterno Padre, perché tu benedica questi tuoi servi: che disprezzino se stessi per te, e che seguano solo la purezza della tua volontà, che è eterna e perpetua; per tutti costoro ti rendo grazie.
Amen.

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[SM=g27998] Orazione 4

L’AMORE CHE VINCE OGNI OSTACOLO

1. I BENEFICI DI Dio


O alta, eterna Trinità, amore inestimabile! Se tu mi chiami figlia, io ti dico sommo ed eterno Padre. E come tu mi dai te stesso, comunicandomi del corpo e sangue del tuo Figlio unigenito, dove tu mi dai tutto Dio e tutto l’uomo, così per amore inestimabile ti domando che tu mi comunichi del corpo mistico della santa Chiesa e del corpo universale della religione cristiana, perché nel fuoco della tua carità ho conosciuto che vuoi che l’anima goda di questo cibo.
Tu, Dio eterno, mi hai guardato e conosciuto in te stesso, e perché mi hai guardato nella tua luce tu, innamorato della tua creatura, l’hai tratta da te e l’hai creata a tua immagine e somiglianza; per questo io, tua creatura, non ti conoscevo in me stessa se non in quanto vedevo in me la tua immagine e somiglianza.
Ma perché potessi vederti e conoscerti in me e così avessimo perfetta conoscenza dite, tu ti sei unito a noi discendendo dalla grande altezza della tua divinità fino alla bassezza del fango della nostra umanità. La bassezza del mio intelletto non poteva comprendere né guardare la tua altezza, perciò, affinché con la mia piccolezza io potessi vedere la tua grandezza, tu ti sei fatto bambino, racchiudendo la grandezza della tua divinità nella piccolezza della nostra umanità; e così ti sei manifestato a noi nel Verbo del tuo Figlio unigenito. Così, in questo Verbo, ho conosciuto te, abisso di carità, in me.

2. IL SANGUE DI CRISTO SPINGE A CHIEDERE

Alta, eterna Trinità, amore inestimabile, hai manifestato te stesso e la tua verità a noi per mezzo del sangue di Cristo, e allora vedemmo la tua potenza, quando hai potuto lavarci dalle nostre colpe in quello stesso sangue.
E ci hai manifestato la tua sapienza quando con l’esca della nostra umanità, con la quale hai nascosto l’amo della divinità, hai catturato il demonio e gli hai tolto la signoria che aveva su di noi.
Questo sangue ci mostra anche l’amore e la tua carità, perché solo con il fuoco dell’amore ci hai comprato, sebbene tu non abbia bisogno di noi. E così ci è manifestata anche la tua verità: che ci hai creato per darci la vita eterna. Questa verità l’abbiamo conosciuta per mezzo del Verbo, mentre prima non la potevamo conoscere, poiché avevamo offuscato l’occhio dell’intelletto col velo della colpa.
Vergognati, vergognati cieca creatura, tanto esaltata e onorata dal tuo Dio, di non riconoscere che Dio, per la sua inestimabile carità, è disceso dall’altezza della divinità fino alla bassezza del fango della tua umanità, perché Io conoscessi in te stessa.
Ho peccato contro il Signore, pietà di me.
Che meravigliosa cosa è questa: sebbene tu conoscessi la tua creatura prima che esistesse, e vedessi che avrebbe commesso la colpa non seguendo la tua verità, tuttavia l’hai creata. O inestimabile amore! O inestimabile amore! A chi parli tu, anima mia?
Parlo a te, eterno Padre, e ti supplico, Dio benigno, che tu comunichi a noi e a tutti i tuoi servi il fuoco della tua carità, e disponga le tue creature a ricevere il frutto delle preghiere e dell’insegnamento, che si sparge e si deve spargere per la tua luce e carità.
La tua Verità disse: «Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto». Io busso alla porta della tua verità, cerco e grido al cospetto della tua maestà e domando all’orecchio della tua clemenza: misericordia per tutto il mondo e in particolare per la santa Chiesa, perché nella dottrina del Verbo ho conosciuto che tu vuoi che io mi nutra di continuo di questo cibo; e poiché tu vuoi così, amore mio, non mi lasciare morire di fame.
O anima mia, che cosa fai? Non sai tu che continuamente sei guardata da Dio? Sappi che ai suoi occhi non ti puoi mai nascondere, perché nessuna cosa gli è nascosta; qualche volta ti puoi nascondere agli occhi della creatura, ma a quelli del Creatore mai. Poni dunque fine e termine alle tue iniquità, e sveglia te stessa.
Ho peccato contro il Signore, pietà di me.

3. LA CARITÀ DIVINA FUOCO D’AMORE

È ormai tempo di svegliarsi dal sonno. Tu, eterna Trinità, vuoi che ci destiamo; e se nel tempo della prosperità non ci svegliamo, tu ci mandi le avversità e, come medico perfetto, col fuoco delle tribolazioni bruci la piaga, quando non giova l’unguento delle consolazioni e prosperità.
O eterno Padre, o carità increata, io sono piena di meraviglia perché nella tua luce ho conosciuto che tu hai visto e conosciuto me e tutte le creature ragionevoli in generale e in particolare, prima che tu ci dessi l’esistenza. Tu hai visto il primo uomo, Adamo, e hai conosciuto la colpa della mia disobbedienza che ne seguiva, colpa particolare in lui e generale negli altri dopo di lui. E hai conosciuto che la colpa doveva impedire la tua verità, anzi impediva la creatura, perché la verità non si compiva in lei, cioè essa non poteva pervenire al fine per il quale tu la creavi. Hai visto anche, eterno Padre, la pena che conseguiva al tuo Figlio per restituire il genere umano alla grazia e per adempiere la tua verità in noi. Nella tua luce ho conosciuto che hai previsto tutte queste cose.
Dunque, eterno Padre, come mai hai creato questa tua creatura? Io di questo sono fortemente stupita, e veramente vedo, così come tu mi mostri, che per nessun’altra ragione lo hai fatto se non perché nella tua luce ti vedesti costringere dal fuoco della tua carità a darci l’esistenza, nonostante le iniquità che dovevamo commettere contro dite, eterno Padre. Dunque è stato il fuoco a costringerti.


4. LA FOLLIA DELL’AMORE DI DIO


O amore ineffabile, benché nella tua luce tu vedessi tutte le iniquità che la tua creatura doveva commettere contro la tua infinita bontà, tu hai come fatto finta di non vedere, e hai fermato lo sguardo sulla bellezza della tua creatura, della quale tu, come pazzo ed ebbro d’amore, ti sei innamorato, e per amore l’hai tratta da te dandole l’essere a tua immagine e somiglianza.
Tu, verità eterna, hai dichiarato a me la tua verità, cioè che è stato l’amore a costringerti a crearla; benché tu vedessi che ti doveva offendere, la tua carità non ha voluto che tu fermassi l’occhio in questo vedere, ma al contrario hai distolto i tuoi occhi da questa offesa che doveva avvenire e li hai fermati sulla bellezza della creatura. Se tu avessi fermato lo sguardo in quell’offesa, avresti dimenticato l’amore che avevi per creare l’uomo. E non ti fu nascosto questo, ma ti sei fermato all’amore, perché tu non sei altro che fuoco d’amore, pazzo della tua creatura. E io, a causa dei miei difetti, non t’ho mai conosciuto. Ma concedimi la grazia, amore dolcissimo, che il mio corpo versi il sangue per l’onore e la gloria del tuo nome, e che io non sia più rivestita di me stessa.
Accogli, eterno Padre, colui che mi ha comunicata del prezioso corpo e sangue del tuo Figlio, spoglialo di sé e liberalo da se stesso, vestilo dell’eterna tua volontà e legalo in te con un nodo che non si sciolga mai, perché egli sia pianta odorosa nel giardino della santa Chiesa. Dà, o Padre benigno, la tua dolce ed eterna benedizione, e nel sangue del tuo Figlio lava la faccia delle nostre anime.
Amore, amore, ti domando la morte.
Amen.


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10/19/2012 9:12 PM
 
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[SM=g27998] Orazione 5

LE PIANTE NOVELLE

1. INVOCAZIONE


O Dio, Dio, eterno Dio! Vero amore, mediante l’unione dell’umanità del tuo Verbo, il Signore nostro Gesù Cristo, con la tua onnipotente divinità, hai dato a noi perduti la luce della santissima fede, che è la pupilla dell’occhio del nostro intelletto col quale vediamo e conosciamo il vero oggetto dell’anima, cioè la tua inestimabile divinità.
E hai fatto del tuo stesso Figlio il nostro immacolato sacrificio a te gradito per noi, ponendolo come pietra angolare e colonna fermissima della stabilità della santa madre Chiesa, tua unica sposa.
Tu che per molto tempo hai provveduto a rinnovare la Chiesa stessa con nuove e più fruttuose piante - e allora nessuno poté infrangere la tua santissima volontà che è eterna e immutabile - non tener conto dei nostri peccati, per i quali mi riconosco indegna di pregarti, e togli via oggi i nostri peccati per la virtù di questo santo apostolo Tommaso; con la tua clementissima pietà purifica la mia anima, amore mio, sommo Dio, ed esaudisci la tua serva che ti chiama.

2. LA PREGHIERA PER I NUOVI CARDINALI E PER IL PAPA

E poiché tu sei fuoco che sempre ardi, ma non consumi mai le cose che ti sono gradite - benché sempre consumi tutto quello che l’anima ha all’infuori dite - col fuoco del tuo Spirito ardi e consuma e sradica dal fondamento ogni amore e affetto della carne dai cuori delle piante novelle, che ti sei degnato d’inserire nel corpo mistico della santa Chiesa: trapiantale dagli affetti mondani nel giardino dell’affetto tuo, e dà loro un cuore nuovo con vera conoscenza della tua volontà perché, fatti spregiatori del mondo, di se medesimi e dell’amor proprio, e riempiti di vero fervore del tuo amore, e fatti zelatori della fede e delle virtù, avendo abbandonato per te i desideri fallaci e il lusso di questo fragile mondo, seguano solamente te, con trasparente purezza e fervida carità.
Dunque tu, che dirigi ogni cosa alla nostra salvezza, fa che questo nuovo sposo della Chiesa sia sempre diretto dal tuo consiglio, e promuova e accetti e ascolti solamente queffi che sono mondi e puri.
E come gli angeli stanno dinanzi a te in cielo, così le altre tue nuovissime piante stiano dinanzi al nostro signore, tuo vicario in terra, con cuore semplice e agire perfetto, per la riforma della stessa santa madre Chiesa secondo il tuo cuore; e si considerino, così come lo sono, inserite nuovamente nel corpo del Signore nostro Gesù Cristo, dal quale hai tagliato via, con la tua ammirabile provvidenza e senza aiuto di uomo, certi rami superflui e sterili.
Ora, nascendo con Gesù già prossimo a nascere, come egli progredisce in virtù, così anch’essi facciano frutti nella Chiesa con esempi e costumi virtuosi.
E come le gemme innestate producono fiori più odorosi e frutti più gustosi per la naturale disposizione data da te, così anche, tagliati i moti di ogni affetto carnale col tuo dono celeste col quale hai bagnato i santi apostoli della rugiada dello Spirito Santo, siano inserite in loro nuove virtù che ti offrano soavità di profumo, e rechino bellezza alla santa Chiesa con atti virtuosi e opere fruttuose, perché in essi sia riformata la tua sposa.
O amore eterno, purifica intimamente questo vicario, perché dia buon esempio di purezza e innocenza agli altri, e serva innanzi a te in modo a te gradito, ed educhi il popolo a lui soggetto, e attragga anche gli increduli con gli insegnamenti celesti, e offra i frutti della salvezza eterna alla tua incomprensibile maestà.
Per tutto ciò, affinché ti degni di esaudirmi, io miserabile rendo grazie a te, somma bontà, vero Dio.
Amen.

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[SM=g27998] Orazione 6

PER LA CATTEDRA DI SAN PIETRO


S. Caterina rivela in questa orazione il suo amore appassionato per il Papa e la Chiesa, trasmettendolo ai suoi discepoli. Loda il Signore per il dono della preghiera, con la quale possiamo legare le mani della divina giustizia.
O medico celeste e amore inestimabile dell’anima mia: a te sospiro grandemente.

A te, o Trinità eterna e infinita, io finita mi rivolgo nel corpo mistico della santa Chiesa affinché con la tua grazia tolga ogni macchia della mia anima e non tardi più, ma per i meriti del comandante della tua navicella, cioè di San Pietro, soccorra la tua sposa che attende aiuto, col fuoco della carità e la profondità dell’abisso dell’eterna sapienza.
Non disprezzare il desiderio dei tuoi servi, ma conduci questa navicella, o autore della pace, e dirigi a te i tuoi servi perché, tolte via le tenebre, appaia l’aurora della luce di coloro che sono piantati nella tua Chiesa per il desiderio puro della salvezza delle anime.
Sia benedetto il laccio che tu, o Padre benigno, ci hai dato, affinché con esso potessimo legare le mani della tua giustizia:
questo laccio è l’umile e fedele orazione dei tuoi servi che hanno un desiderio ardente, per mezzo dei quali prometti di avere misericordia del mondo.
Ti ringrazio, o altissimo ed eterno Dio, perché prometti di dare presto refrigerio alla tua sposa; e io di nuovo entrerò nel suo giardino, e non uscirò mai finché tu non avrai adempiuto le tue promesse, che sempre sono state veraci. Cancella dunque oggi i nostri peccati, o Dio vero, e lava la faccia delle nostre anime col sangue del tuo Figlio unigenito, sparso per noi, perché, morti così a noi stessi, vivendo partecipiamo alla sua passione con animo integro e volto splendente.
Esaudisci ancora noi che preghiamo per il guardiano di questa tua cattedra della quale celebriamo la festa, cioè per il tuo vicario: che tu lo faccia tale quale vuoi che sia il successore di questo tuo Pietro vecchierello, e dia a lui i mezzi necessari alla tua Chiesa.
Confesso che hai promesso che adempirai presto i miei desideri, perciò con maggior fiducia ti prego di non tardare più ad adempiere ie promesse, o Dio mio.
E voi, figli dolcissimi, essendo ora noi all’opera, è tempo che vi impegniate per la Chiesa di Cristo, vera madre della nostra fede: perciò vi incoraggio a che, già piantati in questa Chiesa, siate come sue colonne e tutti quanti insieme, scacciato l’amor proprio e ogni pigrizia, lavoriamo in questo giardino della fede salutare con il fervore dell’orazione e con le opere, per compiere perfettamente la volontà dell’eterno Dio, il quale ci ha chiamati a questo per la salvezza nostra e degli altri e per l’unione della Chiesa, nella quale è la salvezza delle nostre anime.
Amen.

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[SM=g27998] Orazione 7

LA FORTEZZA DELLA VOLONTÀ

1. CONFESSIONE DI FEDE


Confesso, Dio eterno, confesso, Dio eterno, alta ed eterna Trinità, che tu mi vedi e mi conosci, e questo ho visto nella tua luce.
Confesso, Dio eterno, e vedo che tu vedi la necessità della tua sposa e la buona volontà del tuo vicario.
Ma chi gli impedisce di metterla in atto? Nella tua luce ho visto che tu conosci queste cose, poiché nulla è nascosto ai tuoi occhi.
Nella stessa luce vedo che in te hai previsto il rimedio dato al genere umano che è come un figlio morto: il Verbo del tuo Figlio unigenito.
Hai visto anche l’altro rimedio per questo morto: conservare le cicatrici nel corpo del Verbo perché continuamente gridassero misericordia per noi dinanzi a te. Nella tua luce ho visto che le hai conservate per fuoco d’amore, e il corpo glorioso non rifiuta né esse né il colore del sangue, e le piaghe non tolgono al corpo di Cristo risorto il suo stato glorioso. Ancora, hai visto in te stesso che, dopo l’infermità dalla quale ci hai liberato, l’uomo doveva ancora cadere nella colpa per i suoi difetti: perciò hai dato il rimedio nel sacramento della santa penitenza, nella quale il ministro versa sopra la faccia dell’anima il sangue dell’umile agnello. Come hai visto il rimedio principale per riconciliarci con te per mezzo del Verbo, così hai visto tutti questi altri rimedi necessari alla salvezza dell’uomo.
Nella tua luce conosco che tu hai visto prima tutte queste cose, perché in questa luce io vedo, e senza questa luce andrei nelle tenebre.
O dolcissimo amore! Tu hai visto in te stesso la necessità della santa Chiesa e il rimedio di cui ha bisogno, e glielo hai dato con la preghiera dei tuoi servi, i quali vuoi che si facciano muro sul quale s’appoggi il muro della santa Chiesa. A questi servi la tua clemenza, cioè lo Spirito Santo, amministra gli ardenti desideri della sua riforma.

2. FORTEZZA E DEBOLEZZA

Vedo ancora che tu hai visto la nostra legge perversa, che è sempre disposta a ribellarsi alla tua volontà, e hai visto che l’avremmo segue molte volte. Veramente vedo che hai visto la fragilità di questa nostra natura umana: quanto sia debole, fragile e misera. Perciò tu, sommo provveditore, che in ogni cosa hai provveduto alla tua creatura, tu, riparatore eccellente, che in ogni cosa le hai dato rimedio, ci hai dato la rocca e la fortezza della volontà, e l’hai accompagnata con la debolezza della carne; e la volontà è tanto forte che né demonio, né alcun’altra creatura può vincerla se noi non vogliamo, cioè se il libero arbitrio, nella cui mano è posta questa fortezza, non acconsente.
O bontà infinita! Da dove viene tanta fortezza nella volontà della tua creatura? Da te, somma ed eterna fortezza. Quindi vedo che la creatura partecipa della fortezza della tua volontà, perché dalla tua volontà ci hai dato la nostra; e vediamo che la nostra volontà tanto è forte quanto segue la tua, e tanto è debole quanto se ne distacca, perché dalla tua volontà hai creato la nostra, e perciò rimanendo nella tua è forte. Tutte queste cose ho visto nella tua luce.
Nella nostra volontà, eterno Padre, dimostri la fortezza della tua volontà: se a un piccolo membro hai dato tanta fortezza, quanta stimeremo che sia la tua, tu che sei creatore e governatore di tutte le cose!

3. LA LUCE DELLA FEDE NUTRE LA VOLONTÀ

Una cosa vedo nella tua luce: pare che questa volontà, che ci hai dato libera, sia fortificata dalla luce della fede, perché con questa luce conosce nella tua luce la tua volontà eterna, e vede che questa non vuole altro che la nostra santificazione; sicché la luce accresce e fortifica la volontà che, nutrita dalla luce della santa fede, dà vita alle opere dell’uomo; e così né volontà vera né fede viva ci può essere senza l’opera.
Questa luce nutre e accresce il fuoco nell’anima, che non può gustare il fuoco della tua carità se la luce non le mostra l’amore e la tua benevolenza verso di noi.
Tu, luce, sei materia del fuoco, perché lo fai crescere nell’anima; e come la legna fa aumentare e crescere il fuoco materiale, così tu luce sei quella che fa crescere la carità nell’anima, perché le dimostri la tua divina bontà, e la carità si nutre dite perché desidera conoscere il suo Dio e tu vuoi soddisfarla.
O provveditore eccellente, tu non hai voluto che l’uomo cammini nelle tenebre né stia in guerra, e perciò l’hai provvisto della luce della fede, che ci manifesta la via e ci dà pace e quiete.
Questa luce non lascia morire di fame l’anima, né restare nuda, né essere povera, perché la pasce del cibo della grazia, facendole gustare nell’affetto della tua carità il cibo dell’anima, e la riveste della veste nuziale della perfetta carità e dell’eterna tua volontà, e le apre le ricchezze eterne. Ho peccato contro il Signore, pietà di me, perché la tenebra della legge perversa che ho sempre seguito ha offuscato l’occhio del mio intelletto, e perciò non ho conosciuto te, vera luce; e tuttavia è piaciuto alla tua carità illuminarmi dite, luce vera.
O Dio eterno, o amore inestimabile, la tua creatura è tutta impastata con te e tu con lei per la creazione, per la fortezza della volontà, per il fuoco col quale l’hai creata, per la luce naturale che le hai dato e con la quale vede te, vera luce, esercitandola con la fame delle vere e reali virtù, a gloria e lode del tuo nome.
O luce sopra ogni luce, o bontà sopra ogni bontà, o sapienza sopra ogni sapienza, o fuoco che superi ogni fuoco, perché tu soio sei colui che sei, e nessun altro è qualcosa se non in quanto ha l’essere da te!
O cieca e miserabile anima mia, indegna che tu sia messa insieme con gli altri servi di Dio a fare il muro per soccorrere la santa Chiesa, ma degna invece di essere piantata in un ventre d’animale, perché hai agito sempre come gli animali!
Grazie, grazie a te, Dio eterno, perché nonostante le mie iniquità ti sei degnato di eleggermi a questo lavoro.
Ti prego dunque - poiché tu ispiri nelle menti dei tuoi servi desideri vibranti e ardenti per la riforma della tua sposa e li fai gridare nella continua orazione - che tu esaudisca il loro grido.
Conserva e accresci la buona volontà del tuo vicario, e si compia in lui la vera perfezione, come tu gli richiedi.
La stessa cosa ti domando per tutte le creature ragionevoli, soprattutto per coloro che tu mi hai messo sulle spalle:
io, debole e incapace, li riconsegno a te. Non voglio che i miei peccati li ostacolino, perché ho sempre seguito la legge perversa; ma io desidero e ti prego che ti seguano perfettamente, perché meritino d’essere esauditi per le preghiere che ti fanno, e debbono fare, per tutto il mondo e per la santa Chiesa.
Ho peccato contro il Signore, pietà di me.
Perdona, Padre, perdona me miserabile e ingrata delle infinite grazie ricevute da te. Confesso che la tua bontà mi ha conservata tua sposa, benché per i miei difetti ti sia sempre stata infedele.
Ho peccato contro il Signore, pietà di me.
Amen

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10/19/2012 9:45 PM
 
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[SM=g27998] Orazione 8

LA LUCE CHE SALVA

1. CRUDELTÀ E PIETÀ


O Dio eterno! O Dio eterno, abbi pietà di noi!
Se tu, alta ed eterna Trinità, dici che la pietà che genera misericordia ti è propria - perché ti è propria la misericordia, che non è senza la pietà, poiché per pietà tu hai misericordia di noi - io lo confesso, poiché solo per la tua pietà hai dato alla morte il Verbo tuo Figlio per la nostra redenzione.
E la pietà è scaturita dalla fonte dell’amore col quale tu avevi fatto la tua creatura. E poiché lei ti piaceva molto, avendo perduto la veste dell’innocenza, ti sei mosso a rivestirla della tua grazia riconducendola allo stato di prima; non le hai tolto però il potere di offenderti, ma le hai conservato il libero arbitrio e la legge perversa che si erge sempre contro lo spirito, e seguendo questa legge l’anima è disposta a cadere nella colpa del peccato.
Poiché tu, Dio eterno, sei tanto pietoso, come mai l’uomo è così crudele con se stesso? Perché non può avere una crudeltà maggiore di quella di uccidere se stesso con la colpa del peccato mortale. Egli è pietoso verso la sensualità, e con tale pietà usa grande crudeltà contro l’anima e contro il corpo, poiché il corpo del dannato sarà punito insieme con l’anima. Vedo che ciò deriva dall’essere egli privato della luce, per cui non ha conosciuto la tua pietà verso di noi; per cui tu mostri che la tua pietà non gioverebbe all’uomo senza la sua pietà. E in ciò si manifesta che tu hai creato l’uomo senza di lui, ma non lo vuoi salvare senza di lui.
Tu, Padre misericordioso e pietoso, vuoi che l’uomo guardi la tua smisurata pietà verso di noi, perché impari a essere pietoso, prima verso se stesso, poi verso il suo prossimo, come dice il glorioso Paolo: «Ogni carità comincia da se stessi». Sicché tu vuoi che l’anima guardi la tua pietà, perché si tolga dalla sua crudeltà e prenda il cibo che la nutre e le dà vita.
O Dio eterno! O fuoco e abisso di carità, il tuo occhio è su di noi; e perché la tua creatura veda che tu hai posato su di noi gli occhi della tua pietà e misericordia, oppure gli occhi della tua giustizia a seconda delle nostre opere, tu le hai dato l’occhio dell’intelletto affinché veda.
Da qui appare manifestamente che ogni male ci viene dall’essere privati della luce, e ogni bene ci viene dalla luce, perché non si può amare quello che non si conosce, e niente si può conoscere senza la luce.
O Dio eterno! O pietoso, o misericordioso Padre, abbi pietà e misericordia di noi, perché noi siamo ciechi senza alcuna luce; soprattutto io, povera miserabile; e perciò sempre sono stata crudele con me stessa.


2. LA LUCE DELLA PIETÀ


Con quell’occhio della pietà col quale hai creato noi e tutte le cose, guarda la necessità del mondo e provvedi ad esso.
Tu ci hai dato l’essere dal nulla: illumina dunque questo essere che è tuo. Tu al tempo del bisogno ci hai dato la luce degli apostoli: ora, in questo tempo in cui abbiamo bisogno ancora di più della luce, suscita un altro Paolo che illumini tutto il mondo. Col velo della tua misericordia chiudi e copri l’occhio della giustizia e apri l’occhio della pietà; col vincolo della carità lega te stesso e con esso placa la tua ira.
O dolce e soave luce, o principio e fondamento della nostra salvezza, poiché con la tua luce hai visto la nostra necessità, nella stessa luce vediamo la tua eterna bontà, e conoscendola la amiamo.
O unione e legame dite Creatore con la creatura e della creatura con te Creatore! Con la fune della tua carità l’hai legata e con la tua luce le hai dato luce; perciò se apre l’occhio dell’intelletto con la volontà di conoscere te, allora ti conosce, poiché la tua luce entra in ciascuna anima che apre la porta della volontà.
La luce infatti sta alla porta dell’anima e non appena le viene aperto entra dentro, come il sole che bussa alla finestra chiusa e non appena è aperta entra in casa. Così conviene che l’anima abbia la volontà di conoscere, con la quale apra l’occhio dell’intelletto, e allora tu, sole vero, entri nell’anima e la illumini dite.
E dopo che sei entrato, che fai tu, luce di pietà, dentro l’anima? Ne scacci la tenebra e le dai la luce, ne estrai l’umido dell’amor proprio e rimane il fuoco della tua carità; rendi il cuore libero, perché nella tua luce ha conosciuto quanta libertà tu ci hai dato tirandoci fuori dalla schiavitù del demonio, nella quale il genere umano era caduto per la sua crudeltà.
Poi l’anima odia la causa della crudeltà, cioè la pietà verso la propria sensualità, e perciò diventa pietosa alla ragione e crudele contro la sensualità chiudendo le facoltà dell’anima. Chiude la memoria alle miserie del mondo e ai vani piaceri, mandando via il loro ricordo con la volontà, e l’apre ai tuoi benefici ripensandoli con buona sollecitudine; chiude la volontà perché non ami alcuna cosa all’infuori dite, ma ti ami sopra tutte le cose e ogni cosa in te secondo la tua volontà, e vuole seguire soltanto te. Allora l’uomo è veramente pietoso a se stesso, e come è pietoso a sé, così al suo prossimo, disponendo di dare la vita del corpo per la salvezza dell’anima. In tutte le cose usa l’atto della pietà con prudenza, perché ha visto con quanta prudenza tu hai operato in noi tutti i tuoi misteri.


3. LA CARITÀ ORDINATA

Tu, luce, rendi il cuore schietto e non doppio, largo e non stretto, tanto che vi trova posto ogni creatura ragionevole per l’amore di carità; con carità ordinata cerca la salvezza di tutti, e poiché la luce non è senza prudenza e sapienza, dispone il suo corpo alla morte per la salvezza dell’anima del suo prossimo, e non dà l’anima alla colpa - poiché non è lecito all’uomo commettere una minima colpa per salvare tutto il mondo, se gli fosse possibile, poiché per l’utilità della creatura, che non è nulla per sé, non si deve offendere il Creatore, il quale è ogni bene - ma per il corpo del prossimo dà le sostanze materiali.
Tanto è aperto questo cuore che non è finto per nessuna persona, ma ognuno può intenderlo, perché non mostra una cosa in faccia e nella lingua avendone dentro un’altra. Questi dimostra veramente di essere spogliato del vestito vecchio e rivestito del nuovo della tua volontà. Cosicché la nostra crudeltà, eterno Padre, deriva dal fatto che noi non vediamo la pietà che hai usato per le nostre anime, ricomprandole con il prezioso sangue del tuo Figlio unigenito.
Volgi, volgi Padre misericordioso, l’occhio della pietà sulla tua sposa e sui tuo vicario: nascondio sotto le ali della tua misericordia, perché gli iniqui superbi non possano nuocergli; e a me concedi la grazia che io stilli il sangue e coli le midolla delle mie ossa in questo giardino della santa Chiesa. Se io guardo in te, vedo che niente è nascosto al tuo occhio, e questo non lo vedono gli uomini del mondo offuscati dalla nube dell’amor proprio: che se essi lo vedessero non sarebbero tanto crudeli verso le loro anime, ma nella tua pietà diventerebbero pietosi. Perciò ci è necessaria la luce, e io con tutto l’amore supplico che tu la doni a tutte le creature ragionevoli.
Nel Verbo hai usato pietà e giustizia: giustizia sul suo corpo e pietà verso le tue creature, O bontà infinita, come mai non si scioglie il cuore dell’uomo, e come non esce il mio cuore dalla bocca? Perché la nube ha offuscato l’occhio della mia mente, che non ti lascia, anima mia, vedere questa ineffabile pietà.
Quale padre vi fu mai che per il servo desse il proprio figlio alla morte? Solo tu, eterno Padre.
La nostra carne della quale hai rivestito il Verbo sostenne la morte e noi ne riceviamo il frutto, se lo vogliamo. Così vuoi che patisca la nostra sensualità perché l’anima riceva frutto in te.
O dottrina fondata nella verità! Disse la tua Verità: «Io sono la via, la verità e la vita». Se vogliamo seguire la tua pietà, ci conviene andare per debito per quella via per la quale tu sei andato per grazia. Io mi lamento di me stessa di fronte a te, eterna verità, affinché tu faccia giustizia di me che sono crudele verso la mia anima e pietosa verso la mia sensualità.
Ho peccato contro il Signore, pietà di me.

4. LA PIETOSA CRUDELTÀ


O pietosa crudeltà, che schiacci la sensualità in questo tempo finito per esaltare l’anima in eterno!
Da dove procede la pazienza? Da dove la fede, la speranza e la carità? Dalla pietà, che partorisce misericordia.
Chi scioglie l’anima da se stessa e la lega a te? Questa pietà acquistata con la luce. O pietà amabile, o pietà che sei unguento, tu spegni l’ira e la crudeltà nell’anima. Questa pietà, Padre pietoso, ti prego di donare a tutte le tue creature, e specialmente a coloro che tu mi hai dato perché li ami di speciale amore: rendili pietosi, perché usino perfetta pietà e perfetta crudeltà, con la quale essi uccidano la loro perversa volontà.
Questa pietosa crudeltà sembra che tu Verità ci abbia insegnato quando hai detto: «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la sua stessa vita, non può essere mio discepolo».
Quest’ultima cosa sembra difficile - le altre spesso le fanno i servi del mondo, benché non per amore della virtù - ma non è difficile: è più difficile per l’uomo uscire dalla sua natura che seguirla. La nostra natura è ragionevole, dunque dobbiamo seguire la ragione.

5. LA VERA GIUSTIZIA

O verità eterna! Tu profumo sopra ogni profumo, tu larghezza sopra ogni larghezza; tu pietà sopra ogni pietà; tu giustizia sopra ogni giustizia. Anzi, tu sei fonte di giustizia e a ciascuno dai secondo le sue opere, per cui giustamente permetti che l’uomo iniquo sia insopportabile a se stesso, perché si mette a desiderare una cosa inferiore a se stesso, desiderando i piaceri mondani e le ricchezze; poiché tutte le cose create sono inferiori all’uomo, e fatte a suo servizio, non perché egli se ne faccia servo.
Solo tu sei maggiore di noi, perciò te dobbiamo desiderare, te cercare e servire. E giustamente fai gustare al giusto la vita eterna in questa vita, con pace e quiete della sua anima, perché ha posto l’affetto in te, che sei vera e somma quiete; e a quelli che virilmente hanno corso per questa vita mortale, giustamente e con misericordia dai la vita eterna. Tu sei eterna e infinita bontà, che nessuno può comprendere, né pienamente conoscere se non quanto tu ne dai a conoscere, e tanto ne dai quanto
noi disponiamo il vaso della nostra anima a ricevere.
O dolcissimo amore, non ti ho mai amato in tutta la mia vita.
Io ti raccomando i miei figli, che mi hai posto sulle spalle per- S. Caterina oppone alla debolezza umana la fortezza di
che li svegli, io che sempre dormo. O Padre pietoso e benigno, cui l’uomo è stato rivestito grazie all’incarnazione del Verbo, destali tu, perche 1 occhio del loro intelletto vegli sempre in te. fortezza di Dio
Ho peccato contro il Signore, pietà di me. Dio, vieni a salvarci,
Signore vieni presto in nostro aiuto.
Amen.

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10/19/2012 9:48 PM
 
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[SM=g27998] ORAZIONE 9

1. DEBOLEZZA E RIBELLIONE DELL’UOMO


Trinità eterna, o alta ed eterna Trinità! Tu Trinità eterna ci
hai dato il dolce e amabile Verbo.
O dolce e amabile Verbo, Figlio di Dio, come la nostra natura è debole e disposta a ogni male, così la tua natura è forte e disposta a ogni bene. L’uomo è debole perché ha ricevuto la natura debole di suo padre, perché il padre non può dare al figlio altra natura che quella che egli ha in sé; ed è incline al male per la ribellione della sua fragile carne, che ancora ha ricevuto da suo padre.
Sicché la nostra natura è debole e pronta a ogni male perché tutti discendiamo e siamo generati dal primo padre Adamo, tutti siamo usciti da una medesima massa. Egli, poiché si allontanò da te, eterno Padre, somma fortezza, diventò debole, e poiché fu ribelle a te, trovò ribellione in se stesso. Ed essendosi distaccato dalla tua somma bontà e fortezza, si ritrovò debole e pronto a ogni male.
O Verbo, eterno Figlio di Dio, la tua natura è forte e disposta a ogni bene perché l’hai ricevuta dall’eterno e onnipotente Padre tuo. Egli ti ha dato la sua natura, cioè la divinità; in te non vi fu né vi poté essere alcun male perché la natura che tu hai ricevuto da Dio non ha potuto patire alcun difetto.

2. EFFETTI DELL’INCARNAZIONE

Tu dunque, dolce Verbo, hai fortificato la nostra debole natura per l’unione che hai fatto con noi. Per questa unione la nostra natura è fortificata, perché in virtù del tuo sangue si toglie questa debolezza nel santo battesimo, e quando siamo giunti all’età di ragione siamo fortificati dalla tua dottrina, perché l’uomo che la segue in verità, vestendosene perfettamente, diventa tanto forte e pronto al bene che quasi perde la ribellione della carne contro lo spirito; perché quell’anima è perfettamente unita nella tua dottrina, e il corpo con l’anima, per cui vuole seguire l’affetto dell’anima.
E giunge a tanto che quelle cose che prima le solevano piacere, cioè le miserie e i piaceri del mondo, le dispiacciono del tutto, e ciò che prima le soleva parere difficile e duro, cioè seguire le virtù, ora le è dolce e piacevole.
E dunque buona la verità che tu, Verbo eterno, hai tolto la debolezza della nostra natura con la fortezza della natura divina, che hai ricevuto dal Padre, e ci hai dato questa fortezza per mezzo del sangue e della dottrina.
O eterno sangue - dico eterno perché sei unito con la natura divina - l’uomo che con la luce della fede ha conosciuto la tua fortezza si distacca dalla sua debolezza; e questa luce non si acquista mai senza l’odio della propria sensualità, a causa della quale si perde anche la luce naturale.
O dolce sangue, tu fortifichi l’anima, tu la illumini, in te diventa angelica. Tu la ricopri in tal modo col fuoco della tua carità che dimentica del tutto se stessa, e non può vedere altro che te. Perciò anche la fragile carne sente l’odore delle virtù, tanto che il corpo e l’anima pare che gridino a te in ogni loro esercizio.
Ciò avviene finché l’anima sta col santo desiderio, aumentandolo continuamente; e se lo allentasse la ribellione della carne risusciterebbe più viva che mai. O Cristo, dottrina di verità, che tanta fortezza dai all’anima vestita dite che in nessuna cosa viene meno, né nelle avversità né nelle pene, ma ha vittoria in ogni battaglia: è forte quando segue te che procedi da Dio, somma fortezza, e se l’anima non ti seguisse a niente le gioverebbe la tua fortezza.
Me misera, che mai ho seguito te, vera dottrina, e perciò sono così debole che in ogni minima tribolazione vengo meno.
Ho peccato contro il Signore, pietà di me che hai tratto da te, somma bellezza, con pura innocenza!
E l’hai unito e piantato nel corpo, che hai formato dal limo della terra. Quest’albero l’hai creato libero, e gli hai dato dei rami, che sono le facoltà dell’anima: la memoria, l’intelletto e la volontà.
E quale frutto hai messo nella memoria? Di conservare. Nell’intelletto? Di discernere. E nella volontà? Di amare. O albero piantato in tanta bontà e bellezza dal tuo giardiniere!
Ma quest’albero, che nacque innocente, cadde per la disobbedienza, e da albero di vita divenne albero di morte, e perciò non produceva che frutti di morte; per questo tu, altissima ed eterna Trinità, come ebbro d’amore e pazzo della tua creatura, vedendo che quest’albero non poteva fare altro che frutti di morte perché era separato da te che sei la vita, gli hai dato il rimedio con quello stesso amore col quale l’avevi creato, innestando la tua divinità nell’albero morto della nostra umanità.
O dolce e soave innesto: tu somma dolcezza ti sei degnato di unirti con la nostra amarezza; tu splendore, con le tenebre; tu sapienza, con la stoltezza; tu vita, con la morte; e tu infinito con noi esseri finiti.
Che cosa ti ha spinto a ridare la vita, nonostante che questa tua creatura ti abbia così tanto offeso? Solo l’amore. E per questo innesto la morte è dissolta.
E non è bastato alla tua carità aver fatto questa unione con la sua creatura! Perché tu, Verbo eterno, hai innaffiato questo albero col tuo sangue. E questo sangue col suo calore lo fa germogliare, se l’uomo liberamente innesta se stesso in te e a te unisce il suo amore e il suo cuore, legando e avvolgendo questo innesto con la fascia della carità, e seguendo il tuo insegnamento.
Poiché non possiamo né dobbiamo seguire il Padre, perché lui non è passibile, noi ci dobbiamo conformare e innestare in te attraverso la via della sofferenza e del santo desiderio della croce.
Sicché per te, vita, produciamo frutto di vita, se ci vogliamo innestare in te. E così si vede che ci hai creati senza di noi, ma non ci vuoi salvare senza di noi.
Quando siamo innestati in te, allora i rami che tu hai dato al nostro albero portano i loro frutti: la memoria si riempie del continuo ricordo dei tuoi benefici, l’intelletto si specchia in te per conoscere perfettamente la tua verità e la tua volontà, la volontà vuole amare e seguire quello che l’intelletto ha visto e conosciuto. E così un ramo porge dei frutti all’altro: per la conoscenza che l’uomo ha di te meglio si conosce e odia se stesso, cioè la propria sensualità.
O amore, inestimabile amore, meravigliose sono le cose che tu hai operato nella tua creatura dotata di ragione. E se tu, Dio eterno, mentre l’uomo era albero di morte lo hai reso albero di vita, innestando la tua vita nell’uomo - benché molti per le loro mancanze non producano altro che frutti di morte, perché non innestano se stessi in te che sei vita eterna - così ora puoi provvedere alla salvezza di tutto il mondo, che oggi vedo non innestarsi in te. Anzi, ognuno quasi sta nella morte della propria sensualità, e nessuno va alla fonte dove sta il sangue per innaffiare il proprio albero.
La vita eterna è tra noi e non è conosciuta da noi, ignoranti creature!
O miserabile, o cieca anima mia, dov’è il tuo grido? Dove sono le lacrime che tu devi versare al cospetto del tuo Dio che continuamente t’invita? Dov’è nel tuo cuore il dolore per gli alberi che stanno piantati nella morte? Dove sono i tormenti dei tuoi desideri al cospetto della divina pietà?
Non ci sono in me, perché ancora non sono morta a me stessa. Perché se fossi morta e avessi cercato soio Dio e la gloria e la lode del suo nome, il cuore mi uscirebbe dalla bocca e le mie ossa stillerebbero il midollo; ma io ho prodotto solo frutti di morte perché non mi sono innestata in te.

3. MERAVIGLIE DELL’ANIMA INNESTATA

Quanta luce, quanta dignità riceve l’anima innestata veramente in te! O smisurata larghezza! La memoria offre alla nostra considerazione che siamo tenuti e obbligati ad amarti e seguire la dottrina e gli esempi del Verbo tuo Figlio unigenito; ma senza la luce della fede non possiamo seguire la dottrina e gli esempi di Cristo, per cui l’intelletto si sofferma e fissa lo sguardo in quella luce per conoscere, e subito la volontà ama ciò che l’intelletto ha veduto e conosciuto. E così un ramo porge all’altro il suo frutto di vita. Da dove trai i frutti di vita, o albero che da te stesso sei sterile e morto? Dall’albero della vita; perché se tu non fossi innestato in lui non potresti produrre alcun frutto da te stesso, perché tu sei un nulla.
O verità eterna, amore inestimabile! Così come tu ci hai dato frutti del fuoco d’amore, di luce e di obbedienza pronta - per la quale da innamorato hai abbracciato l’obbrobrio della morte di croce e hai dato a noi quei frutti in virtù dell’innesto della tua divinità nella nostra umanità, e per l’innesto del tuo corpo nell’albero della croce - così l’anima innestata veramente in te non si preoccupa di alcun’altra cosa se non del tuo onore e della salvezza delle anime. E diventa fedele, prudente e paziente.
Vergognati, uomo, vergognati perché, a causa dei tuoi difetti, ti privi di tanto bene e ti fai degno di tanto male. Il bene che fai non giova a Dio, né il male gli nuoce, ma egli si compiace che la sua creatura produca frutto di vita, perché ne riceva ricompensa infinita e giunga al fine per il quale ci ha creati tutti.
Ho peccato contro il Signore, pietà di me.
Unisci, verità eterna, e innesta in te coloro che mi hai dato, perché io li ami di un amore speciale, perché producano frutti di vita.
Vedo, o infinita bontà, che come tu mandi la rugiada della luce soprannaturale nell’anima unita a te, dandole pace e quiete di coscienza, così con la rugiada dei tuoi servi toglierai la guerra e le tenebre, e darai pace e luce alla tua sposa, la Chiesa. Così io ti supplico, o Dio pietoso, dolce e benigno.
Ho peccato contro il Signore, pietà di me.
Amen.

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10/19/2012 9:56 PM
 
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[SM=g27998] ORAZIONE 10

Alta ed eterna Trinità, o Trinità, eterna deità, amore, noi siamo arbori di morte e tu se' arbore di vita. O deità etterna, che è a vedere, nel lume tuo, l'arbore puro della tua creatura la quale tu hai tratta di te, somma purità, con pura innocencia!
E l'hai unita e piantata ne l'umanità, la quale tu formasti del limo della terra.
Hai fatto questo arbore libero; tu hai dato i rami a questo arbore, ciò sonno le potenzie de l'anima, la memoria, lo 'ntelletto e la volontà. Che frutto hai posto nella memoria? Di ritinere. Ne l'intelletto? Frutto di discernere. E nella volontà? Frutto d'amare. O arbore posto in tanta purità dal tuo piantatore! Ma questo arbore, perché si partì dalla innocencia, per la disobediencia cadde e d'arbore di vita diventò arbore di morte, unde non produceva frutti altro che di morte (Rm 7,5); per la qual cosa tu, alta ed etterna Trinità, sì come ebbro d'amore e pazzo della tua creatura, vedendo che questo arbore non poteva fare frutto altro che di morte perché era separato da te vita, gli desti el rimedio con quello medesimo amore con che tu l'avevi creato, innestando la deità tua ne l'arbore morto della nostra umanità.
O dolce e soave innesto: tu somma dolcezza ti se' degnato d'unirti con la nostra amaritudine; tu splendore, con le tenebre; tu sapiencia, con la stoltizia; tu, vita, con la morte, e tu infinito con noi finiti. Chi ti constrinse a questo per renderli la vita, avendoti essa tua creatura fatta tanta ingiuria? Solamente l'amore, come detto è; unde per questo innesto si dissolve la morte (Ep 2,4-5).

E bastava alla tua carità d'avere fatta con lei questa unione? No. E però tu, Verbo etterno, inaffiasti questo arbore col sangue tuo (Dial XXX). Questo sangue per lo calore suo el fa germinare, se l'uomo col libero arbitrio innesta sé in te e teco unisce e lega el cuore e l'affetto suo, legando e fasciando questo innesto con la fascia della carità, e seguitando la dottrina tua, però che 'l Padre non potiamo né doviamo seguire, perché in lui non cadde pena e poi ci doviamo conformare e innestare in te per la via delle pene e de' crociati e santi desideri, sì che per te, vita, produciamo frutto di vita, se noi ci voliamo innestare in te; e così si vede che tu creasti noi senza noi, ma non ci vuogli salvare senza noi.
Quando noi siamo innestati in te, allora e rami che tu hai dati all'arbore nostro menano i frutti loro: la memoria s'empie del continuo ricordamento de' benefici tuoi, lo 'ntelletto se specola in te per cognoscere la verità e la volontà tua perfettamente, e la volontà vuole amare e seguire quello che lo 'ntelletto ha veduto e cognosciuto.
E così l'uno ramo porge de' frutti a l'altro; per lo cognoscimento che l'uomo ha di te meglio cognosce sé e odia se medesimo, ciò è la propria sensualità. O amore, inestimabile amore, admirabili sono le cose che tu hai operate nella tua creatura che ha in sé ragione. E se tu, Dio etterno, nel tempo che l'uomo era arbore di morte el restituisti in arbore di vita, innestando te vita ne l'uomo - benché molti per li loro difetti non producano altro che frutti di morte, perché non innestano sé in te, vita etterna - così ora puoi provedere alla salute di tutto el mondo, el quale oggi veggo non innestarsi in te.
Anco ogni uno quasi si sta nella morte sua della propria sensualità, e neuno ne viene alla fonte dove sta el sangue per innaffiare l'arbore suo. O, tra noi è vita etterna non cognosciuta da noi, ignoranti creature: o miserabile, o cieca anima mia, dove è il grido? dove sonno le lacrime che tu debbi spandere nello conspetto del Dio tuo che continuamente t'invita (Dial XVIII)? Dove è il cordiale dolore degli arbori che stano piantati nella morte, dove sonno gli ansietati desideri nel conspetto della divina pietà? Non ci sonno in me, perché anco non ho perduta me medesima, che se io mi fusse perduta e solo avessi cercato Dio e la gloria e loda del nome suo, el cuore r m'escierebbe per la bocca e l'ossa distillarebbero le mirolla; ma io non produssi mai altro che frutto di morte perché non mi so' innestata in te.
Quanto è il lume, quanta è la dignità che riceve l'anima innestata in verità in te? O ismisurata larghezza: la memoria porge che noi siamo tenuti e obligati d'amare te e seguire la dottrina e le vestigie del Verbo unigenito tuo Figliuolo; ma senza el lume della fede noi non potiamo seguire questa dottrina e vestigie di Cristo, unde lo 'ntelletto si ferma e specula in esso lume per cognoscere, e subbito la volontà ama quello che lo 'ntelletto ha veduto e cognosciuto; e così l'uno ramo porge frutto di vita all'altro.
E unde trai, o arbore, questi frutti di vita, che per te se' sterile e morto? Da l'arbore della vita, che se tu non ti fussi innestato in esso neuno frutto potresti producere per tua virtù perché tu se' non cavelle.
O Verità etterna, amore inestimabile, sì come tu producesti a noi frutti di fuoco d'amore di lume e obbediencia pronta - per la quale obbediencia corristi come innamorato all'obrobriosa morte della croce e destici questi frutti in virtù dello innesto della tua deità nella umanità nostra, e per lo innesto che tu facesti del corpo tuo nel legno della croce - così l'anima innestata in te in verità a neun'altra cosa attende se non all'onore di te e salute de l'anime. Ella diventa fedele, prudente e paciente. Vergognati, uomo, vergognati che per li tuoi difetti ti privi di tanto bene e fa'ti degno di tanto male.
El tuo bene a Dio non fa utilità né il tuo male gli nuoce. Ben si diletta che la fattura sua produca frutto di vita (Jn 15,8), acciò che ne riceva frutto infinito e pervenga al fine per lo quale tutti ci ha creati. "Peccavi domino, miserere mei." Unisce, verità etterna, e innesta questi in te, e quali tu m'hai dati che io ami di singulare amore (Jn 17,9), sì che essi producano frutti di vita. Vedo, infinita bontà, che sì come tu mandi la rugiada del lume sopranaturale (Is 26,19) ne l'anima unita in te, dandole pace e quiete di conscienzia, così con la rugiada de' servi tuoi levarai la guerra e le tenebre e renderai pace e lume alla sposa tua: e io così supplico a te, pietoso benigno e dolce Dio. "Peccavi domino, miserere mei."
Amen.

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[SM=g27998] Orazione 11

NEL GIORNO DELL’ANNUNCIAZIONE

1. UNA CASCATA DI LODI


O Maria! Maria, tempio della Trinità! O Maria, portatrice del fuoco! Maria, dispensatrice di misericordia. Maria, da cui è germogliato il frutto.
O Maria, che hai ricomprato il genere umano, perché portando nel tuo seno il Verbo, fu ricomprato il mondo: Cristo lo ricomprò con la sua passione e tu col dolore del corpo e della mente.
O Maria mare pacifico, Maria donatrice di pace, Maria terra feconda.
Tu, Maria, sei quella pianta dalla quale abbiamo il fiore profumato del Verbo, Figlio unigenito di Dio, perché in te, terra feconda, fu seminato questo Verbo. Tu sei la terra e la pianta.
O Maria carro di fuoco, tu hai portato il fuoco nascosto e velato sotto la cenere della tua umanità.
O Maria vaso d’umiltà, in cui arde la luce della vera conoscenza, con la quale ti sei innalzata al di sopra di te, e sei piaciuta all’eterno Padre, che ti prese e attirò a sé amandoti di un amore singolare. Con la luce e il fuoco della tua carità e con l’olio della tua umiltà hai attirato la sua divinità a chinarsi e venire in te, benché prima sia stato spinto dal fuoco ardente della sua inestimabile carità a venire a noi.

2. MARIA, VERGINE PRUDENTE


O Maria, perché hai avuto questa luce, non fosti stolta, ma prudente, e con prudenza hai voluto investigare dall’angelo come fosse possibile quello che t’annunciava.
Forse non sapevi che questo era possibile a Dio onnipotente? Certamente sì, senza alcun dubbio. Dunque perché hai detto:
«Non conosco uomo»?
Non perché mancassi di fede, ma per la tua profonda umiltà, considerando la tua indegnità, e non perché tu dubitassi che ciò fosse possibile presso Dio.
Maria, fosti turbata dalla parola dell’angelo per paura? Se guardo nella luce della fede, non sembra che per paura fossi turbata, benché tu mostrassi meraviglia e turbamento. Dunque, di che ti meravigli?
Della grande bontà di Dio che tu vedevi; e considerando te stessa e quanto fossi indegna di tanta grazia, eri stupefatta. Dunque considerando la tua indegnità e miseria e l’ineffabile grazia di Dio, eri ammirata e stupefatta.
Così domandando con prudenza hai dimostrato la tua profonda umiltà, e non hai avuto timore, ma ammirazione della smisurata bontà e carità di Dio per la bassezza e piccolezza della tua virtù.
Tu, o Maria, sei divenuta il libro nel quale oggi è scritta la nostra regola: Gesù Cristo.
In te oggi è scritta la sapienza dell’eterno Padre, in te si manifesta oggi la fortezza e la libertà dell’uomo.
Dico che si mostra la dignità dell’uomo perché se guardo in te, Maria, vedo che la mano dello Spirito Santo ha scritto in te la Trinità, formando in te il Verbo incarnato, Figlio unigenito di Dio: ci ha scritto la sapienza del Padre, cioè lo stesso Verbo; ci ha scritto la potenza, perché fu potente a fare questo grande mistero; ci ha scritto la clemenza dello Spirito Santo, perché solo per grazia e clemenza divina fu ordinato e compiuto un mistero così grande.

3. LODE ALLA TRINITÀ


Se considero il tuo grande consiglio, Trinità eterna, vedo che nella tua luce hai visto la dignità e nobiltà della stirpe umana; quindi, come l’amore ti spinse a trarre l’uomo da te nella creazione, così quel medesimo amore ti spinse a ricomprarlo, dato che era perduto.
Tu hai dimostrato che hai amato l’uomo prima che esistesse quando hai voluto trarlo da te solo per amore; ma gli hai mostrato un amore ancora maggiore dando te stesso, rinchiudendoti oggi nel vile sacco della sua umanità. E che cosa gli potevi dare di più, che dare te stesso? Perciò veramente gli puoi dire:
«Che cosa dovevo o potevo fare ancora, che io non abbia fatto?». Così vedo che ciò che la tua sapienza in quel grande ed
eterno consiglio ha visto fosse da fare per la salvezza dell’uomo, la tua clemenza l’ha voluto e la tua potenza l’ha oggi adempiuto, sicché nella nostra salvezza si accordarono in quel consiglio la tua potenza, sapienza e clemenza, o Trinità eterna.
In quel divino consiglio la tua grande misericordia voleva usare misericordia alla tua creatura, e tu, Trinità eterna, volevi compiere in lei la tua verità di darle la vita eterna, poiché per questo l’hai creata: perché partecipasse e godesse di te.
Ma questo disegno contraddiceva la tua giustizia nel tuo grande consiglio, perché, come ti è propria la misericordia, così anche la giustizia, che rimane in eterno. E la giustizia non lascia impunito alcun male, così come non lascia senza ricompensa alcun bene: questa giustizia non si poteva salvare perché l’uomo non poteva soddisfare a te per la sua colpa.
Quale modo hai trovato, Trinità eterna, perché si adempisse la tua verità facendo misericordia all’uomo, e la tua giustizia fosse soddisfatta? Che rimedio ci hai dato? Ecco il rimedio adatto: tu hai disposto di darci il Verbo del tuo Figlio unigenito, che prendesse la nostra carne che ti aveva offeso perché, sostenendo la passione nella sua umanità, la tu giustizia fosse soddisfatta, non in virtù dell’umanità, ma ir virtù della divinità unita ad essa. E così fu fatto e si adempì li tua verità, e furono soddisfatte la giustizia e la misericordia.

[SM=g27998] 4. IL SÌ DI MARIA
O Maria, vedo che questo Verbo, che t’è dato essere in te, nondimeno non è separato dal Padre, così come la parola ch l’uomo ha nella mente la quale, benché sia proferita di fuori comunicata ad altri, tuttavia non si stacca, né è separata da cuore. In queste cose si dimostra la dignità dell’uomo, per li quale Dio ha operato tante e così grandi cose.
In te ancora, o Maria, oggi si dimostra la fortezza e la libertà dell’uomo perché, dopo la deliberazione di un così grande e alto consiglio, è mandato a te l’angelo ad annunciarti il mistero del consiglio divino e a cercare la tua volontà, per cui il Figlio di Dio non discese nel tuo grembo prima che tu lo consentissi con la tua volontà. Aspettava alla porta della tua volontà che tu gli aprissi, perché voleva venire in te; e giammai vi sarebbe entrato se tu non gli avessi aperto dicendo: «Ecco, sono la serva del Signore, si faccia di me secondo la tua parola».
Dunque si dimostra in modo manifesto la fortezza e la libertà della volontà, perché non si può fare alcun bene o alcun male senza la volontà; e non c’è demonio, né alcun’altra creatura che possa costringerla alla colpa del peccato mortale se essa non vuole, e nemmeno può essere costretta ad operare alcun bene più di quanto voglia. Sicché la volontà dell’uomo è libera, e nessuno la può costringere al male o al bene se essa non vuole.
Bussava, o Maria, alla tua porta, l’eterno Dio, ma se tu non avessi aperto l’uscio della tua volontà, Dio non si sarebbe incarnato in te. Vergognati, anima mia, vedendo che Dio oggi si è imparentato con te in Maria.
Oggi ti è mostrato che, benché tu sia stata fatta senza dite, non sarai salvata senza dite; e oggi Dio bussa alla porta della volontà di Maria e aspetta che lei gli apra.
O Maria, dolcissimo amore mio, in te è scritto il Verbo dal quale noi abbiamo la dottrina della vita; tu sei la pagina che ci porge quella dottrina.
Io vedo che questo Verbo, non appena è scritto in te, non è senza la croce del santo desiderio: appena egli fu concepito in te gli fu innestato il desiderio di morire per la salvezza dell’uomo, per la quale egli si era incarnato; e perciò una grande croce fu per lui portare per tanto tempo quel desiderio che egli avrebbe voluto si adempisse subito.

5. SUPPLICA FINALE

A te ricorro, Maria, e a te offro la mia supplica per la dolce sposa di Cristo dolcissimo, tuo figlio, e per il suo vicario in terra: che gli sia data luce, perché con discernimento e prudenza agisca in modo efficace per la riforma della santa Chiesa. E si unisca in ciò anche il popolo e conformi il suo cuore a quello del suo pastore, perché non si ribelli contro il suo capo.
Mi sembra, o Dio eterno, che tu abbia reso il tuo vicario come un’incudine, perché ognuno lo percuote quanto può con la sua lingua e le sue azioni.
Ti prego anche per quelli che tu hai messo nei mio cuore con un amore singolare: infiamma i loro cuori perché siano carboni ardenti e non spenti, accesi e infuocati nella tua carità e in quella del prossimo, cosicché nel tempo del bisogno essi abbiano le stive ben fornite per loro stessi e per gli altri. Io ti prego per quelli che mi hai dati, benché io non sia per loro motivo di alcun bene, ma sempre di male, perché per loro sono specchio non di virtù, ma di molta ignoranza e negligenza.
Ma oggi la mia preghiera è ardita, perché questo è il giorno delle grazie e so che a te, Maria, nessuna cosa è negata.
O Maria, oggi la tua terra ha germogliato per noi il Salvatore. Ho peccato contro il Signore, per tutto il tempo della mia vita, ho peccato contro il Signore, pietà di me, dolcissimo e inestimabile amore.
O Maria, benedetta sia tu fra tutte le donne nei secoli dei secoli, perché oggi ci hai dato della tua farina.
Oggi la divinità è unita e impastata con la nostra umanità così fortemente che mai si può separare, né per la morte né per la nostra ingratitudine; anzi, sempre la divinità fu unita sia col corpo nel sepolcro, sia con l’anima nel limbo, e insieme con l’anima e il corpo in Cristo.
Questo matrimonio fu contratto e congiunto in modo tale che, come mai fu diviso, così in perpetuo mai si scioglierà.
Amen.

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[SM=g27998] Orazione 12

VIRTÙ DELLA PASSIONE

1. GRANDEZZA DI Dio
E BASSEZZA DELLA CREATURA


O Dio eterno, alta ed eterna grandezza, tu sei grande e io sono piccola, e la mia bassezza non può giungere alla tua altezza, se non quando l’affetto e l’intelletto con la memoria s’innalzano dalla bassezza della mia umanità, e nella tua luce ti conoscono.
Ma se guardo la tua altezza, ogni elevazione che la mia anima può fare fino a te è come una notte oscura paragonata al sole, come la luce della luna nei confronti della luce del sole. Per questo io, bassezza mortale, non posso giungere alla tua grandezza immortale. Ti posso gustare con l’affetto dell’amore, ma non ti posso vedere nella tua essenza. Tu hai detto: «Nessun uomo finché vive mi può vedere»; infatti l’uomo che vive nella propria sensualità e volontà non può vederti nell’affetto della tua carità. E se vivendo nella virtù in un certo modo ti può vedere, tuttavia non può vederti nella tua essenza mentre vive nel corpo mortale.
Dunque è proprio vero che la mia bassezza non può elevarsi alla tua altezza, ma solamente gustare e vedere per mezzo del tuo specchio; e questa visione è con perfezione di carità, perché posso vedere perfettamente l’affetto della tua carità, ma non la tua essenza.
E quando ho potuto giungere all’amore della tua carità che, sia pure diversamente dai beati, posso ricevere pur essendo nel corpo mortale? Quando venne la pienezza di quel tempo sacro che è tempo favorevole se la mia anima, da te illuminata, lo riconosce per quello che fu annunziato; quando venne il gran medico del mondo, il tuo Figlio unigenito; quando lo sposo si unì alla sposa, cioè la divinità del Verbo alla nostra umanità. Di questa unione fu strumento Maria, che vestì lo sposo eterno della sua umanità.
Ma questo amore e unione erano così nascosti che pochi li conoscevano: perciò l’anima non considerava ancora bene la tua grandezza.
Ma, come io vedo, l’anima venne a perfetta conoscenza dell’amore della tua carità nella tua luce, grazie alla passione del Verbo, perché allora il fuoco nascosto sotto la nostra cenere cominciò a manifestarsi largamente e pienamente, aprendo il suo corpo santissimo sul legno della croce.
E affinché l’affetto dell’anima fosse attirato alle cose di lassù e l’occhio dell’intelletto scrutasse il fuoco, tu Verbo eterno hai voluto essere innalzato sulla croce, dove ci hai mostrato nel tuo sangue l’amore: nel tuo sangue hai mostrato la tua misericordia
e magnanimità. In questo sangue hai mostrato anche quanto ti pesa la colpa dell’uomo. Nel sangue hai lavato la faccia della tua sposa, cioè l’anima, con la quale ti sei unito per l’unione della natura divina con la nostra natura umana. Nel sangue l’hai rivestita perché era nuda, e con la tua morte le hai reso la vita.

2. IL CANTO APPASSIONATO DELLA CROCE

O sospirata passione! Ma tu Verità eterna dici che non è desiderata né amata da chi ama se stesso, ma da chi si è spogliato di sé e si è rivestito dite, innalzandosi nella tua luce a conoscere l’altezza della tua carità.
O amabile e beata passione, che nella tranquillità della pace fai correre l’anima sopra le onde del mare tempestoso! O dilettevole e dolcissima passione, o ricchezza dell’anima, o refrigerio degli afflitti, o cibo degli affamati, o porto e paradiso dell’anima, o vera allegrezza, o nostra gloria e beatitudine! L’anima che si gloria in te produce il suo frutto.
E chi è che si gloria in te? Non colui che ha sottomesso la luce dell’intelletto all’amore sensibile, poiché costui non vede altro che la terra.
O passione che guarisci ogni infermità, purché l’ammalato voglia essere curato, perché il tuo dono non ci ha tolto la libertà!
Tu passione ridai la vita al morto: se l’anima si ammala per le tentazioni del demonio, tu la liberi; se viene perseguitata dal mondo, oppure tentata dalla propria fragilità, tu le sei rifugio, perché l’anima ha conosciuto in te non solo le opere del Verbo nella passione, che sono finite, ma anche ha gustato l’altezza della carità divina.
Per te, passione, l’anima vuole ascoltare e conoscere la verità, inebriarsi e consumarsi nella carità di Dio grazie alla tua debolezza, che appare debolezza per la nostra umanità che in te ha patito, ma la cui altezza è grandissima per il mistero che venne da essa in virtù della divinità, con la quale l’anima eleva se stessa all’altezza della divinità, e così giunge al suo fine che altrimenti non potrebbe ottenere.
O passione, l’anima che ha trovato rifugio in te è morta quanto alla sensualità, e perciò gusta l’amore della tua carità.
Quanto è soave questa dolcezza, gustata dall’anima che entra nella corteccia del corpo, dove ha trovato la luce e il fuoco della carità vedendo la meravigliosa unione della divinità con la nostra umanità!
E nella morte di Cristo l’anima e il corpo si separano, ma non la divinità.
Guarda anima mia e vedrai il Verbo nella nostra umanità come in una nuvola, ma la divinità non riceve danno per la nuvola, cioè per le tenebre della nostra umanità, ma sta nascosto nel sole e lo splendore divino come il cielo sereno qualche volta sta nascosto dietro la nube.
E chi mostra a noi questo? Il fatto che, dopo la morte, la divinità del Verbo rimase nel corpo di Cristo e, dopo la risurrezione, rese l’umanità da scura splendente, e da mortale immortale.
Tu solo, passione, mostri la dottrina che deve seguire la creatura ragionevole.
E sbagliano coloro che vogliono seguire i piaceri invece che le pene, perché nessuno giunge al Padre se non per il Figlio, e te Verbo non possiamo seguire se non ti gustiamo nell’amore delle sofferenze.
E se l’anima non vuole patire le pene, allora è bene che le patisca per forza; ma se le vuole portare nella luce del sole che è Cristo, allora l’affetto dell’anima non è colpito da nessuna fatica, come la divinità nel Verbo non patì in nessun modo, perché sostenne volontariamente le fatiche.
Dunque mostri in modo manifesto che, dal tempo favorevole della passione del Verbo, l’anima può conoscere l’amore di carità con la luce della grazia, e con questa luce veniamo a conoscere nel tempo la tua essenza eterna; attraverso l’infima passione conosciamo la tua altezza, non perché i tuoi misteri siano infimi - anzi, sono sublimi - ma per la tua infima umanità che ha patito.

3. L’ABBASSAMENTO DI Dio

O dolce ed eterno Dio, infinita sublimità! Poiché non potevamo elevare alla tua altezza il nostro infimo amore, né la luce dell’intelletto per la tenebra della colpa, tu, sommo medico, ci hai donato il Verbo con l’esca dell’umanità, e hai preso l’uomo e il demonio non in virtù dell’umanità, ma della divinità.
E così facendoti piccolo hai fatto grande l’uomo, saziandoti di obbrobri l’hai riempito di beatitudine, patendo la fame l’hai saziato dell’amore della tua carità, spogliandoti della vita l’hai rivestito della grazia, lasciandoti disprezzare hai ridato a lui la dignità, conoscendo le tenebre nella tua umanità hai dato a lui la luce; disteso sulla croce lo hai abbracciato e gli hai fatto una caverna nel tuo costato, nella quale potesse trovare rifugio dai nemici e potesse conoscere la tua carità, perché per essa mostri che hai voluto dargli più di quanto potessi fare in qualsiasi altro modo. Lì ha trovato il bagno nel quale ha lavato la faccia della sua anima dalla lebbra della colpa.

4. SUPPLICA PER IL MONDO


O dolcissimo amore, o fuoco, o abisso di carità! O altezza incomprensibile! Quanto più guardo alla tua altezza nella passione del Verbo, tanto più la mia povera anima miserabile si vergogna perché non ti ha mai conosciuto, e questo perché sono ancora viva all’amore della sensualità e morta alla ragione. Ma piaccia oggi all’altezza della tua carità illuminare l’occhio del mio intelletto, e di coloro che m’hai dato per figli, e di tutte quante le creature umane. O Dio, amore mio, una cosa ti domando: nel tempo in cui il mondo era infermo tu hai mandato il tuo Figlio unigenito come medico, e so che questo l’hai fatto per amore. Ora vedo il mondo immerso totalmente nella morte, e così grande è questa tenebra che a questa vista la mia anima viene meno.
Quale altro modo vi sarà ora per risuscitare un’altra volta questo morto, essendo tu Dio impassibile, e dato che stai per venire non più a riscattare il mondo, ma a giudicarlo? In che modo, dunque, si renderà la vita a questo morto?
Io non credo, o infinita bontà, che a te manchino i rimedi; anzi, confesso che né il tuo amore manca, né la tua potenza è indebolita, né la tua sapienza è diminuita; e perciò tu vuoi, e puoi, e sai mandare il rimedio che occorre. Per cui ti supplico se piace alla tua bontà che tu mi mostri questo rimedio, e che la mia anima sia forte e pronta a prenderlo.

5. RISPOSTA

È vero che il tuo Figlio non verrà più se non nella maestà a giudicare, come è detto. Ma, come vedo, tu chiami “cristi” i tuoi servi, e con questo mezzo vuoi togliere la morte e ridare la vita al mondo.
In che modo? Essi devono camminare decisamente per la via del Verbo, con sollecitudine e con desiderio ardente, volendo il tuo onore e la salvezza delle anime, e per questo sostenere pazientemente pene, tormenti, obbrobri e rimproveri da chiunque gli siano fatti: con queste sofferenze, che sono limitate, tu vuoi dare ristoro al loro desiderio infinito, cioè esaudire le preghiere e colmare i loro desideri.
Ma se patissero solo corporalmente senza il desiderio dell’anima, non basterebbe né a loro, né agli altri, così come la passione del Verbo, senza la virtù della divinità, non avrebbe soddisfatto alla salvezza del genere umano. O redentore ottimo, dacci dunque di questi cristi, che vivano continuamente nelle veglie, nelle lacrime, nelle preghiere per la salvezza del mondo. Tu li chiami tuoi cristi perché sono conformati al tuo Figlio unigenito.
Eterno Padre concedici di non essere ignoranti, ciechi o freddi, né che il nostro sguardo sia così oscurato da non vedere che noi stessi, ma dacci di conoscere la tua volontà.
Ho peccato contro il Signore, pietà di me.
Ti ringrazio, ti ringrazio perché tu hai dato ristoro alla mia anima sia per la conoscenza che mi hai dato del modo nel quale io possa conoscere l’altezza della tua carità essendo ancora nel corpo mortale, sia per il rimedio che vedo ordinato da te per liberare il mondo dalla morte.
Allora non dormire più, miserabile anima mia che hai dormito durante tutta la tua vita!
O inestimabile amore, la pena corporale dei tuoi servi otterrà in virtù del santo desiderio dell’anima, e questo otterrà per virtù del desiderio della tua carità.
O misera anima mia, che non abbracci la luce, ma le tenebre! Alzati, rialzati dalle tenebre, svegliati, apri l’occhio dell’intelletto e guarda il tuo abisso nell’abisso della carità divina, perché se tu non vedi non puoi amare: quanto vedrai tanto amerai, e amando seguirai e ti vestirai della sua volontà.
Ho peccato contro il Signore, pietà di me.
Amen.


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[SM=g27998] Orazione 13

CRISTO RESURREZIONE NOSTRA


S. Caterina offre se stessa per la salvezza della Chiesa. Essa contempla la perfezione dell’uomo nella mente del Creatore e piange il suo peccato, a causa del quale ha deviato dal progetto divino. Ma il Verbo incarnato ha riaperto la porta del regno celeste.

1. INVOCAZIONE

O resurrezione nostra! O resurrezione nostra! O alta ed eterna Trinità, sviscera l’anima mia.
O redentore e resurrezione nostra, o eterna Trinità, o fuoco che continuamente bruci, che mai ti spegni, né vieni meno, né puoi diminuire, anche se tutto il mondo prende il tuo fuoco!
O luce che dai luce, e nella tua luce vediamo! Nella tua luce vedo, e senza di essa non posso vedere, poiché tu sei colui che sei e io sono quella che non sono.
Nella tua stessa luce conosco le mie necessità, quelle della tua Chiesa e di tutto il mondo; e poiché conosco nella tua luce ti domando questo: che tu consumi la mia anima per la salvezza di tutto il mondo. Io non posso produrre alcun frutto da me, ma per virtù della tua carità che è operatrice di tutti i beni.
Così l’anima opera la sua salvezza e l’utilità del prossimo nell’abisso della tua carità, come la tua divinità, alta ed eterna Trinità, ha operato nella nostra umanità, cioè con lo strumento della nostra umanità, la quale con un atto finito ha dato a noi un frutto infinito, non in virtù dell’umanità, ma della tua divinità.

2. LA CREAZIONE

In questa virtù, o eterna Trinità, appaiono essere create tutte le cose che hanno esistenza, e viene da te ogni virtù spirituale e temporale che rimane nell’uomo. E hai voluto che l’uomo s’affatichi in esse operando col suo libero arbitrio.
O Trinità eterna, o Trinità eterna, nella tua luce si vede che tu sei quel sommo ed eterno giardino che tiene racchiusi i fiori e i frutti, perché tu sei un fiore di gloria che dai gloria a te stesso, dai frutto a te stesso, e non puoi riceverlo da nessun altro, perché se potessi riceverlo da qualcun altro, allora non saresti Dio eterno e onnipotente, perché chi ti desse questo non verrebbe da te. Ma tu sei gloria e frutto a te stesso, e i frutti che ti dà la tua creatura vengono da te, e da te riceve per poter restituire.
Nel giardino del tuo seno era rinchiuso l’uomo, o eterno Padre: tu lo hai formato dalla tua santa mente come un fiore distinto in tre facoltà dell’anima, e in ciascuna hai posta la pianta perché potessero fruttificare nel tuo giardino ritornando a te col frutto che gli hai dato. E tu ritornavi nell’anima riempiendola della tua beatitudine, nella quale l’anima sta come il pesce nel mare e il mare nel pesce.
Tu le hai dato la memoria perché potesse conservare i tuoi benefici, e così producesse il fiore della gloria del tuo nome e il frutto dell’utilità per sé.
Gli hai dato anche l’intelletto perché intendesse la tua verità e la tua volontà, che cerca solamente la nostra santificazione, affinché producesse il fiore della gloria e poi il frutto della virtù.
E gli hai dato la volontà perché potesse amare quello che l’intelletto ha visto e la memoria ha conservato.
E se guardo te, luce, eterna Trinità, l’uomo ha perduto questo fiore, cioè la grazia, per la colpa commessa, per la quale poi non poteva più renderti gloria in quel modo e per il fine per il quale lo avevi creato. Per la colpa tu non entravi alla tua gloria nel modo ordinato dalla tua verità; il tuo giardino era chiuso, e per questo non potevamo ricevere i tuoi frutti.

3. LA REDENZIONE


Perciò hai fatto portinaio il Verbo, cioè il tuo unigenito, a cui hai dato la chiave della divinità e la mano dell’umanità; e le hai congiunte insieme perché aprissero la porta della tua grazia, perché la divinità non poteva aprire senza l’umanità - la quale aveva chiuso con il peccato del primo uomo - né la semplice umanità poteva aprire senza la divinità, poiché il suo atto non poteva riparare l’offesa commessa contro il bene infinito, e alla colpa doveva seguire la pena; per cui nessun altro modo era sufficiente.
O dolce portinaio, o umile agnello, tu sei quell’ortolano che, avendo aperto le porte del giardino celeste, cioè del paradiso, porgi a noi i fiori e i frutti dell’eterna divinità.
E ora so con certezza che tu hai detto la verità quando, apparendo lungo la via a due tuoi discepoli in forma di pellegrini, hai manifestato loro che così bisognava che patisse Cristo e che entrasse nella sua gloria per la via della croce, mostrando loro che così era stato profetizzato da Mosè, Elia, Isaia, Davide e gli altri che avevano profetizzato dite. E aprivi loro il senso delle Scritture, ma essi non ti capivano perché il loro intelletto era offuscato ; invece tu ti capivi.
Qual era la tua gloria, o dolce e amabile Verbo? Eri tu stesso:
perché entrassi in te stesso bisognava che tu patissi.
Amen.

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[SM=g27998] Orazione 14

NELLA CIRCONCISIONE DEL SIGNORE

1. RICORDO DEI GRANDI BENEFICI DI Dio


O sommo Dio, amore inestimabile, fuoco eterno che illumini le menti degli uomini riscaldandoli con lo Spirito del tuo amore e consumando ciò che l’anima ha di contrario a te!
Io vedo in te che quell’amore che ti spinse a trarci da te con la capacità di conoscerti a lode e gloria del tuo nome, ti spinse anche a vestirti della nostra umanità per ricondurre noi erranti a te; e vedo che oggi per la prima volta ti sei mostrato a noi passibile, o amatore nostro, presentando te stesso, che sei autore della legge, come colui che la osserva, come esempio per la nostra umiltà. Si vergogni dunque l’uomo, tua creatura, per la sua durezza di cuore e per non osservare la legge quando la osservi tu, nostro Dio. Tu ci hai mostrato oggi in te la polvere della nostra mortalità perché in essa conosciamo noi stessi attraverso di te; e ti sei mostrato passibile pagando il riscatto e rinnovandoci nell’amore della tua santissima passione, perché seguendo il tuo esempio sopportiamo volentieri le nostre pene.
Ogni anima sia dunque confusa e si sciolga in lacrime nel tuo amore, o mio Creatore e Dio vero, perché hai tratto l’uomo da te perché egli riconoscesse, amasse e seguisse te solo; e noi, ingrati di un tuo beneficio così grande, abbiamo la presunzione di nasconderci a te, eterna Maestà.
Oggi ancora per la tua clemenza sposi le nostre anime con l’anello della tua carità, perché ti siano spose se riconoscono i tuoi benefici, per quella legge secondo la quale tu le fai partecipi della tua eternità.
Oggi ancora hai dato all’anima mia la remissione dei peccati per mezzo del tuo vicario, manifestandomi la tua potenza. E poiché tu che hai fatto l’uomo senza l’uomo, non lo salvi senza di lui, per questo tu che mi hai tratto da te e mi hai fatto senza di me, non mi hai salvato oggi senza di me, ma per la mia supplica e confessione mi hai liberato dai lacci dei peccati per grazia del tuo vicario in terra. Per questo io, indegna tua serva, ti ringrazio. E che io sia pura per la tua grazia.

2. L’INTERCESSIONE PER IL MONDO E PER IL PAPA

Io grido oggi a te, amore mio e Dio eterno, che tu faccia misericordia a questo mondo, e che tu gli dia la luce per conoscere questo tuo vicario con la purezza della fede, della quale ti prego che tu lo vesta, Dio mio; e dà a lui la luce perché tutto il mondo lo segua.
E data a lui la luce soprannaturale - poiché tu hai dotato questo tuo vicario dandogli un cuore virile - sia pervaso della tua santa umiltà; perciò non cesserò mai di bussare alla porta della tua benignità, amore mio, perché tu lo esalti. Manifesta dunque in lui la tua virtù, perché il suo cuore virile bruci sempre del tuo santo desiderio e sia pervaso della tua umiltà e agisca con la benignità, la carità, la purezza e la sapienza tua, e così attiri a sé tutto il mondo. Dagli la conoscenza della tua verità in sé, perché conosca in se stesso quale era stato, e te in sé per la tua grazia.

3. L’INTERCESSIONE PER I NEMICI

Illumina anche i suoi awersari dai cuori induriti, che fanno resistenza allo Spirito Santo e si oppongono alla tua onnipotenza, bussando alla porta delle loro anime, perché non possono essere salvati senza dite.
E perché siano convertiti a te, Dio mio, invitali, spronali, o amore inestimabile, e la tua carità li costringa in questo giorno di grazie, e sia vinta la loro durezza. Siano dunque ricondotti a te perché non periscano.
E perché hanno offeso te, Dio di somma clemenza, punisci i loro peccati in me. Ecco dunque il mio corpo, che riconosco venire da te e a te offro: diventi per loro un’incudine dove le loro colpe siano distrutte.
E perché vedo che tu hai dotato questo tuo vicario di un naturale cuore virile, umilmente ti supplico che tu infonda la luce soprannaturale nell’occhio del suo intelletto, perché un cuore simile diventa superbo se non gli si aggiunge questa luce, acquisita per il puro amore della virtù.
Oggi sia tolto via anche ogni amor proprio da questi tuoi nemici e dal tuo vicario, e da tutti noi perché possiamo perdonarli quando tu avrai piegato la loro durezza. E perché questi nemici della santa Chiesa si umilino e obbediscano al tuo vicario e signore nostro, ti offro la mia vita da ora per quando piacerà a te che io la doni per la tua gloria pregando ancora umilmente, per la virtù della tua passione, che tu lavi e ripulisca dai vizi antichi la tua sposa, così come l’hai lavata e ripulita dalle antiche e infruttuose piante. Non indugiare più a lungo. O Dio vero, io so bene che tanto a lungo percuoterai il legno storto della durezza dei tuoi nemici che finalmente sarà raddrizzato. Ma affrettati, o Trinità eterna, perché a te non è difficile cambiare qualsiasi cosa, e perciò purificare dai vizi, avendo fatto ogni cosa dal niente.
Ti raccomando ancora i tuoi figli, e domando ancora questo alla tua maestà che oggi si è donata a me: che tu attraverso di me ti dia a loro, e che oggi li rinnovi dentro e fuori, e indirizzi i loro atti secondo il beneplacito della tua volontà. E per queste cose, perché tu ti degni d’esaudirle, rendo grazie a te, che sei benedetto nei secoli dei secoli.
Amen.
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10/19/2012 10:20 PM
 
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[SM=g27998] Orazione 15

IL DONO DELLA VERITÀ


Verità, o eterna verità, chi sono mai io perché tu mi dia la tua verità? Io infatti sono colei che non è.
E la tua verità quella che fa, e parla, e opera tutte le cose, perché io non sono. La tua verità è quella che dà la verità, e con la tua verità dico la verità. La tua verità eterna dà la verità in diversi modi a diverse creature; e la tua verità non è separata da te, anzi tu sei la verità stessa.
Tu, Dio eterno, Figlio di Dio, sei venuto da Dio per adempiere la verità dell’eterno Padre, e nessuno può avere verità se non da te che sei verità, e a chiunque vuole avere la tua verità conviene che niente gli manchi della tua verità, altrimenti non potrebbe avere la verità piena, perché la verità non può patire alcun difetto.
In questo modo l’hanno i beati, i quali vedono la tua verità perfettamente per l’eterna visione di te, partecipando della tua visione con la quale tu stesso ti vedi; poiché tu sei quella stessa luce con la quale tu ti vedi e con la quale sei visto dalla tua creatura, né fra te e colui che ti vede vi è alcun mezzo che rappresenti te a colui che ti vede.
Dunque, mentre i beati partecipano dite, partecipano sia la luce, sia il mezzo col quale tu sei visto; e poiché tu sei sempre quella stessa luce, quello stesso mezzo e quello stesso oggetto partecipati a loro nell’unione con te, perciò è una medesima cosa la tua visione e la visione della tua creatura in te, nonostante che uno veda più perfettamente e un altro meno perfettamente, poiché questo è per la diversità di coloro che ricevono e non per la diversità della tua visione.
Come l’anima in stato di grazia riceve in questa vita la tua verità mediante la luce della fede, con la quale vede che le cose che ci predica la tua Chiesa sono vere, e non di meno diverse anime, secondo la diversità delle loro disposizioni in diversi modi ricevono questa verità, più o meno perfettamente, ma non per questo è diversificata la fede, anzi è la stessa in tutti, così nei beati vi è una medesima visione, sebbene più o meno perfettamente sia ricevuta dalle diverse creature.
Amen.
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10/19/2012 10:22 PM
 
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[SM=g27998] Orazione 16

LA VITA CHE VINCE LA MORTE

1. CONTEMPLAZIONE DEL MISTERO DI GESÙ CRISTO


O eterno Dio, sciogli il legame del mio corpo, così che io possa vedere la verità, perché ora la memoria non ti può comprendere, né l’intelletto intendere, né l’affetto amare quanto si conviene.
O natura divina, che risusciti i morti e dai la vita, tu hai voluto unire a te la natura umana morta per ridarle la vita.
O Verbo eterno, tu hai così unito a te la natura mortale che non si poté separare in alcun modo, per cui in croce la natura mortale sosteneva, ma la natura divina vivificava, e pertanto eri insieme beato e doloroso; e neppure nel sepolcro si poté separare una natura dall’altra.
O eterno Padre, tu dici che hai rivestito il tuo Verbo della nostra natura perché in lui essa soddisfacesse a te per noi. O ineffabile misericordia, che hai voluto punire il Figlio proprio e naturale per la colpa del figlio adottivo! E il Verbo sostenne non solo la pena della croce nel corpo, ma anche la pena del desiderio nella mente.

2. STOLTEZZA DELL’UOMO PECCATORE

O eterno Padre, quanto sono profondi e ineffabili i tuoi giudizi! L’uomo stolto non li intende; anzi, gli uomini stolti giudicano le tue opere e quelle dei tuoi servi secondo la corteccia e non secondo il profondo abisso della tua carità, né secondo l’abbondanza della carità che tu hai infusa nei tuoi servi.
O uomo ignorante e bruto, se Dio ti ha fatto uomo, perché ti fai tu stesso animale bruto? E non solamente animale bruto, ma ti fai nulla, e giudichi da bruto.
E non sai tu che gli uomini bruti sono mandati alle pene eterne dell’inferno? Nelle quali l’uomo torna a essere nulla, non quanto al suo essere, ma quanto alla grazia che perfeziona l’essere della natura, per cui ciò che è privato della sua perfezione si può chiamare nulla.

3. IL PRIVILEGIO DI MARIA

Ci è stato dato il Verbo eterno per le mani di Maria, e nel grembo di Maria si rivestì della nostra natura, senza macchia di peccato originale, perché quella concezione non fu per opera d’uomo, ma per opera dello Spirito Santo; cosa che non avvenne in Maria perché fu concepita dalla stirpe di Adamo non per opera dello Spirito Santo, ma dell’uomo.
E poiché tutta l’umanità era putrida e corrotta dal peccato, perciò non si poteva infondere quell’anima in materia non corrotta, né propriamente si poteva purificare se non per grazia dello Spirito Santo, che il corpo non può ricevere, ma solo lo spirito ragionevole, dotato di intelletto. Perciò Maria non poté essere purificata da quella macchia se non dopo che l’anima fu infusa nel corpo, e ciò fu fatto per
rispetto al Verbo divino che doveva entrare in quel vaso.Poiché come la fornace in poco tempo consuma la goccia dell’acqua, così fece lo Spirito Santo della macchia del peccato originale in Maria: infatti dopo la sua concezione fu subito La nube dell’amor proprio è all’origine dell’ignoranza che mondata da quel peccato e le fu data un’abbondanza di grazia. non sa riconoscere Dio, la sua volontà e la somiglianza
Tu sai, Signore, che questa è la verità.
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[SM=g27998] ORAZIONE 17

LA DIVINA IMMAGINE

O uomo ingrato!

O sommo ed eterno Dio, incomprensibile e inestimabile amore! Tu, eterno Padre, dici che l’uomo che guarda in se stesso trova te in sé, poiché è creato a tua immagine: ha la memoria per ricordare te e i tuoi benefici, partecipando in questo della tua potenza; ha l’intelletto per riconoscere te e la tua volontà, partecipando della sapienza del tuo Figlio unigenito, il Signore nostro Gesù Cristo; ha la volontà per amare te, partecipando della clemenza dello Spirito Santo. E così non solo hai creato l’uomo a tua immagine e somiglianza, ma anche in te vi è in qualche modo la somiglianza dell’uomo: e così tu sei in lui ed egli in te.
Non ho conosciuto te, o Dio, in me, né me in te, Dio eterno. Questa è tutta l’ignoranza degli uomini stolti che offendono te, perché se sapessero questo non potrebbero non amare Dio. Questa ignoranza procede dalla privazione della luce della grazia, e questa privazione viene dalla nube dell’amor proprio sensibile.
Tanta è la conformità tra un uomo e un altro, che quando
non si amano si distaccano dalla propria natura.

Orazione 18

LUCE E TENEBRE


O Dio, amore, che posso dire della tua verità? Parla tu, o verità, della verità, perché io non so parlare della verità, ma solamente delle tenebre: perché io non ho seguito il frutto della tua croce, ma ho seguito e conosciuto solo la tenebra.
E vero che chi conosce la tenebra conosce la luce, ma io non ho fatto così, anzi, ho seguito le tenebre, senza però averle conosciute perfettamente. Parla dunque della verità della tua croce e io ascolterò.
Tu dici che alcuni sono persecutori del frutto della tua croce, dato che il frutto della tua croce sei tu stesso, o Verbo unigenito Figlio di Dio, che per lo smisurato amore e carità verso di noi ti sei innestato come frutto in due alberi: prima nella natura umana per manifestarci la verità invisibile dell’eterno Padre, verità che sei tu stesso; il secondo innesto lo hai fatto con il tuo corpo sull’albero della santissima croce, al quale non ti tennero i chiodi, né alcun’altra cosa se non l’amore smisurato che hai avuto per noi. E hai fatto tutto ciò per manifestare la verità della volontà del Padre, che non vuole altro che la nostra salvezza.
Da questo innesto fu estratto il tuo sangue, che per l’unione con la natura divina ha dato a noi la vita; per la virtù di questo sangue siamo lavati dal peccato per mezzo dei tuoi sacramenti, che hai riposti nel magazzino della santa Chiesa, dandone le chiavi e la custodia al tuo vicario principale in terra.
Tutte queste cose non sono conosciute né intese dagli uomini se non mediante la tua luce, con la quale tu illumini la più nobile parte dell’anima, cioè l’intelletto.
Questa luce è la fede, che tu concedi a ciascun cristiano quando, mediante il sacramento del battesimo, infondi la luce della fede e della grazia, con la quale si lava il peccato originale che abbiamo contratto e ci è data la luce sufficiente a condurci fino all’ultimo fine della beatitudine, se noi con la malvagità dell’amor proprio sensibile non accechiamo i nostri occhi che la tua grazia ha illuminato nel santo battesimo.
E accechiamo noi stessi quando mettiamo sui nostri occhi la nube della freddezza e l’umido dell’amor proprio, per cui non conosciamo te né alcun vero bene, e chiamiamo il bene male e il male bene, e così diventiamo sommamente ignoranti e ingrati.
Ed è peggio per noi, che abbiamo conosciuto la verità, perdere la luce, rispetto a prima che ricevessimo la luce, perché è peggiore un falso cristiano che un pagano, e ne ha conseguenze peggiori. E tuttavia egli più agevolmente di un pagano riceve la medicina per la sua infermità, grazie alla poca luce di fede che gli rimane.
Questi cattivi cristiani, o mio Signore, sono i persecutori del frutto della tua croce, cioè del tuo sangue, poiché essi non seguono te, Cristo crocifisso, ma al contrario perseguitano te e il tuo sangue; specialmente coloro che sono ribelli al tuo guardiano, che tiene le chiavi del magazzino dove è riposto il tuo sangue prezioso, e il sangue di tutti i martiri, il quale non vale se non in virtù del tuo sangue.
Questa ribellione e ogni peccato avvengono perché essi hanno perduto la luce della tua verità, che si acquista mediante la fede in te; per cui i filosofi, benché sapessero molte verità sulle tue creature, non di meno non poterono essere salvi perché non ebbero la fede in te.

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10/19/2012 10:56 PM
 
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[SM=g27998] Orazione 19

LE VIE DELLA DIVINA MISERICORDIA


S. Caterina contempla e loda la volontà divina, che è una volontà misericordiosa verso l’uomo tanto da far sì che il Figlio si abbassi fino alla sua condizione con l’incarnazione redentrice. Attraverso la partecipazione alla passione gloriosa di Cristo l’anima del credente trova il compimento perfetto della volontà di Dio e la fiducia di essere esaudito.

1. BEATO CHI FA LA VOLONTÀ DI DIO

O inestimabile amore, o dolce amore, eterno fuoco! Tu sei quel fuoco che sempre ardi, o alta eterna Trinità! Tu sei retto senza alcuna stortura, sei schietto senza alcuna doppiezza, sei prodigo senza alcuna finzione.
Volgi l’occhio della tua misericordia sopra ie tue creature. Io so che la misericordia ti è propria, anzi, dovunque io mi volgo, non trovo altro che la tua misericordia; e perciò io corro e grido dinanzi alla tua misericordia che tu faccia misericordia al mondo.
Tu vuoi, eterno Padre, che noi ti serviamo a tuo modo, e in diversi modi e vie guidi i servi tuoi, per cui oggi dimostri che in nessun modo possiamo né dobbiamo giudicare l’intimo della creatura per le azioni che vediamo al di fuori, ma in tutte dobbiamo giudicare la tua volontà, e specialmente nei tuoi servi che sono uniti e trasformati in essa. E perciò gioisce l’anima che nella tua luce vede la luce dei vari e infiniti modi e vie che appaiono nei tuoi servi perché, benché vadano per vie diverse, non di meno tutti corrono per la strada del fuoco della tua carità; altrimenti non seguirebbero in verità la tua verità.
Perciò ne vediamo alcuni correre per la via della penitenza fondati nella mortificazione del loro corpo, altri fondati nell’umiltà e nell’uccisione della propria volontà, altri in una fede viva, altri nella misericordia, altri tutti dilatati nella carità del prossimo, nella rinuncia a se stessi.
In queste cose s’accresce l’anima che ha esercitato con sollecitudine lo sguardo naturale, per cui ha acquistato quello soprannaturale, con il quale vede la smisurata larghezza della tua bontà.
O quanto progrediscono costoro! In ogni cosa vedono la tua volontà, e perciò in tutte le azioni delle tue creature giudicano la tua volontà e non quella delle creature. Questi hanno ben capito e accolto la dottrina della tua Verità, quando disse:
«Non giudicate secondo le apparenze».
O verità eterna, qual è la tua dottrina e qual è la via per la quale ci conviene e vuoi che andiamo al Padre? Non so vedere altra strada se non quella che tu hai lastricata con le vere e reali virtù del fuoco della tua carità. Tu, Verbo eterno, l’hai battuta col sangue tuo: questa è dunque la via. In nessun’altra cosa sta la nostra colpa se non nell’amare quello che tu hai odiato e nell’avere in odio quello che tu hai amato.
Confesso, Dio eterno, che ho sempre amato quello che tu odi e odiato quello che tu ami. Ma oggi grido dinanzi alla tua misericordia che tu mi dia di seguire la tua verità con cuore sincero; dammi fuoco e abisso di carità; dammi una continua fame di sopportare per te pene e tormenti; dà, eterno Padre, ai miei occhi una sorgente di lacrime, con le quali io inchini la tua misericordia sopra tutto quanto il mondo, e particolarmente sopra la tua sposa, la Chiesa. O inestimabile e dolcissima carità, questo è il tuo giardino, fondato nel tuo sangue e innaffiato col sangue dei tuoi martiri, che da forti hanno corso dietro l’odore del tuo sangue. Sii tu dunque a custodirlo. Chi potrà qualunque cosa contro la città che tu custodirai? Brucia i nostri cuori e immergffi in questo sangue, perché possiamo cercare più ardentemente il tuo onore e la salvezza delle anime.
Ho peccato, ho peccato contro il Signore, pietà di me.
O eterno Dio, che diremo dite? Che giudizio daremo su di te? Diremo e giudicheremo che tu sei il dolce Dio nostro che non vuole altro che la nostra santificazione. Questo ci è chiaramente manifesto nel sangue del tuo Figlio, che per la nostra salvezza corse da innamorato all’infame morte della santissima croce. Si vergogni l’uomo di alzare il capo per superbia, vedendo te, Dio altissimo, umiliato nel fango della nostra umanità.

2. LODE ALLA MISERICORDIA

O eterno Dio, quanto ti è propria la misericordia! Tanto ti è propria che i tuoi servi la invocano contro la giustizia che il mondo merita per i suoi peccati.
La tua misericordia ci ha creati; la stessa misericordia ci ricomprò dalla morte eterna.
La tua misericordia ci regge, e trattiene la tua giustizia dal comandare alla terra che si apra e ci inghiotta, e agli animali che ci divorino; al contrario: tutte le cose ci servono e la terra ci dà i suoi frutti.
Tutto questo fa la tua misericordia. La tua misericordia ci conserva e prolunga la nostra vita dandoci il tempo di poter ritornare e ricondiiarci con te.
O misericordioso e pietoso Padre, chi trattiene la natura angelica perché non faccia vendetta dell’uomo che ti è nemico? La tua misericordia. Per misericordia concedi le grandi consolazioni affinché siamo indotti ad amare, perché il cuore della creatura è attirato dall’amore.
La stessa misericordia ci dà e permette le pene e le afflizioni perché impariamo a conoscere noi stessi e acquistiamo la piccola virtù della vera umiltà, e anche perché tu abbia di che ricompensare coloro che avranno combattuto da forti, sopportando con vera pazienza.
Per misericordia hai conservato le cicatrici nel corpo del tuo Figlio, perché con esse chieda misericordia per noi dinanzi alla tua maestà.
Per misericordia oggi ti sei degnato di mostrare a me miserabile come in nessun modo possiamo giudicare l’intenzione delle creature ragionevoli, dal momento che tu le governi per infinite varietà di vie, dandomi l’esempio per me stessa; e di questo ti rendo grazie.
La tua misericordia non ha voluto che l’agnello immacolato ricomprasse il genere umano solamente con una goccia del suo sangue, né con la pena d’un membro solo, ma con la pena e il sangue di tutto il suo corpo, perché soddisfacesse a tutto il genere umano che ti aveva offeso. Poiché noi vediamo che le tue creature ti offendono chi con le mani, chi con i piedi, chi col capo e chi con le altre membra del corpo, cosicché il genere umano ti aveva offeso con tutte le membra del corpo.
E anche perché ogni colpa si commette con la volontà, e senza volontà non sarebbe colpa, e la volontà contiene tutto il corpo, per cui tutto il corpo dell’uomo offende te.
E perciò con tutto il corpo e il sangue del tuo Figlio hai voluto soddisfare, perché a tutti fosse pienamente perdonato in virtù della natura divina infinita unita con la natura umana finita. La nostra umanità sostenne la pena nel Verbo e la divinità accettò il sacrificio. O Verbo eterno, Figlio di Dio, come è avvenuto che hai sentito perfetta contrizione della colpa, sebbene in te non vi fosse veleno di peccato? Vedo, amore inestimabile, che tu hai voluto soddisfare corporalmente e mentalmente, così come l’uomo corporalmente e mentalmente aveva offeso e commesso la colpa.
Ho peccato contro il Signore, pietà di me.

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[SM=g27998]

[SM=g27998] Orazione 20

PER LA SANTIFICAZIONE DELLA CHIESA

1. Dio, “PAZZO D’AMORE”


O Trinità eterna! Trinità eterna! O fuoco e abisso di carità, o pazzo della tua creatura! O eterna verità, o eterno fuoco, o eterna sapienza!
E venne nel mondo solo la tua sapienza? No, perché non vi fu la sapienza senza la potenza, né la potenza senza la clemenza. Dunque tu, sapienza, non venisti sola, ma tutta la Trinità.
O Trinità eterna, o Dio pazzo d’amore, quale utilità ti venne dalla nostra redenzione? Nessuna, perché non hai bisogno di noi, tu che sei il nostro Dio: A chi venne utilità? Soltanto al- 1 uomo.
O inestimabile carità, come ti sei dato a noi tutto Dio e tutto uomo, così ti sei lasciato tutto in cibo, perché mentre siamo pellegrini in questa vita non veniamo meno per la fatica, ma siamo fortificati da te, cibo del cielo.
O uomo corrotto, che t’ha lasciato il tuo Dio? Ti ha lasciato tutto se stesso: tutto Dio e tutto uomo, velato sotto quella bianchezza del pane. O fuoco d’amore! E non bastava l’averci creati a tua immagine e somiglianza, e l’averci ricreati alla grazia nel sangue del tuo Figlio, senza darci anche in cibo tutto te Dio, essenza divina?
Chi t’ha costretto? Null’altro che la tua carità, pazzo d’amore che sei.
E come non hai mandato e dato per la nostra redenzione solo il Verbo, così non ci hai lasciato solo lui in cibo ma, pazzo d’amore della tua creatura, tutta l’essenza divina.
E come non ti sei lasciato da solo in cibo a noi, così non ti dai da solo dentro all’anima che in tutto ha abbandonato se stessa per amor tuo, e desidera, e cerca solo la gloria e la lode del tuo nome, non cercando te per se stessa, ma perché tu sei somma ed eterna bontà, degno d’essere amato e servito dalle tue creature. E neppure ama il prossimo per se stessa, ma per te, perché ti renda gloria.
E vediamo che a costoro non solo ti dai, ma con la tua potenza li rendi forti nelle battaglie contro i demoni, contro le ingiurie delle creature, contro la ribeffione della propria carne, contro ogni angoscia e tribolazione, da qualunque parte esse vengano.
Tu li illumini nella sapienza del tuo Figlio a conoscere se stessi e la tua verità e gli inganni occulti del demonio.
E col fuoco dello Spirito Santo fai ardere i loro cuori del desiderio d’amare e seguire te in verità, in ciascuno più o meno secondo la misura dell’amore con il quale vengono a te, e secondo che ciascuno esercita il lume naturale che tu ci hai dato.
Grazie, grazie a te, sommo ed eterno Padre, che come pazzo della tua creatura oggi mostri in che modo si possa riformare la santa Chiesa tua sposa.
E ti supplico che, come da una parte hai provveduto a illuminare l’occhio dell’intelletto su questa necessità, così dall’altra provveda disponendo i ministri, e soprattutto il tuo vicario, a seguire la luce che tu hai infuso è infonderai. O Trinità eterna, io ho peccato tutto il tempo della mia vita. O miserabile anima mia, hai mai avuto memoria del tuo Dio? Certo che no, perché se l’avessi avuta, tu saresti arsa nella fornace della sua carità.

2. GRIDO APPASSIONATO DI INTERCESSIONE

O Dio eterno, dà sanità all’infermo e vita al morto, e dacci voce perché gridiamo a te con la tua voce misericordiosa per il mondo e per la riforma della santa Chiesa, e ascolta la tua voce con la quale gridiamo a te.
E se grido a te per tutto il mondo, grido specialmente per il tuo vicario e le sue colonne, e per tutti quelli che mi hai dato perché li ami di speciale amore: benché io sia inferma, li voglio vedere sani, e benché io sia imperfetta per i miei difetti, li voglio vedere perfetti, e benché io sia morta, li voglio vedere vivi nella tua grazia.
O inestimabile fuoco e amore di carità! Da dove tanta umiltà e misericordia? Con esse tu, o Dio, hai messo conformità fra te e la creatura ragionevole, sia per l’unione della natura divina con la natura umana, sia per la ri-creazione che ci hai dato a immagine e somiglianza tua, sia per l’unione e l’esperienza che dai dite all’anima che ti ama e ti serve con cuore sincero e magnanimo.
Ciò non è per la nostra bontà, perché noi siamo demoni incarnati e tuoi nemici, ma procede solamente dal fuoco della tua carità. Si vergogni l’uomo di non dimorare continuamente in te con tutto il cuore, sebbene tu, alta ed eterna Trinità, in tanti modi faccia dimora in noi.
Miserabile anima mia, proprio perché non hai mai avuto memoria del tuo Dio, non hai fondato il tuo cuore nelle vere virtù. Ho peccato contro il Signore, pietà di me.
Tu Dio eterno sei vita e io morte, tu sapienza e io stoltezza, tu luce e io tenebra, tu infinito e io finita, tu somma rettitudine e io miserabile stortura, tu medico e io inferma. E chi potrà raggiungerti, somma altezza, eterno Dio, per ringraziarti degli innumerevoli benefici che ci hai donato? Tu stesso ti raggiungerai con la luce che infonderai in chi vorrà riceverla, e con la tua fune legherai chi si lascerà legare e non farà resistenza alla tua volontà.
Non tardare, Padre benigno; volgi l’occhio della tua misericordia sul mondo: sarai più glorificato dando loro la luce che se essi permangono nella cecità e nelle tenebre del peccato mortale, benché tu da ogni cosa tragga la gloria e la lode del tuo nome.
Perciò vediamo che nei peccatori riluce la tua gloria per la misericordia che tu fai loro di non sguainare il coltello della tua giustizia su di loro; tu invece dai loro il tempo perché si convertano.
Anche nell’inferno riluce la tua gloria, per la giustizia che qui si usa sui dannati, e anche qui tu fai misericordia, perché non subiscono tanto castigo quanto hanno meritato: e per questa misericordia e giustizia la gloria e la lode ritornano al tuo nome.
Ma voglio vedere la gloria e la lode del tuo nome nelle tue creature: che seguano la tua volontà, perché pervengano a quel fine per il quale le hai create.
E voglio che del tuo vicario faccia un altro te stesso, perché ha molto più bisogno di luce perfetta chi deve dare luce a tutti.
Dona, o Padre pietoso e benigno, la tua dolce ed eterna benedizione. Amen.

[Edited by Caterina63 10/19/2012 11:07 PM]
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10/19/2012 11:13 PM
 
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[SM=g27998] Orazione 21

LE DUE VESTI

1. LA LUCE DIVINA


Dio eterno, altissimo ed eterno Dio, amore inestimabile! Nella tua luce ho visto la luce, nella tua luce ho conosciuto la luce; nella tua luce si conosce la causa della luce e la causa delle tenebre, cioè che tu sei la causa di ogni luce e noi siamo la causa delle tenebre; nella tua luce si conosce quello che fa la luce nell’anima e quello che fanno le tenebre.
Mirabili sono le tue opere, Trinità eterna: nella tua luce si conoscono perché procedono da te luce. Oggi la tua verità con luce mirabile dimostra la causa delle tenebre, cioè la veste fetida della propria volontà, e manifesta lo strumento con cui si conosce la luce, cioè la veste della tua dolce volontà. Mirabile cosa è che mentre siamo nelle tenebre conosciamo la luce, nelle cose finite conosciamo le infinite, e pur essendo nella morte conosciamo la vita. La tua verità dimostra che come l’uomo si toglie il vestito a rovescio, così l’anima si deve spogliare della propria volontà se si vuole rivestire perfettamente della tua. E come se ne spoglia? Con la luce, che si acquista esercitando con la mano del libero arbitrio quella luce della fede che abbiamo ricevuto nel santo battesimo, perché nella luce abbiamo visto la luce.
E l’anima da dove riceve questa luce? Solo da te luce, che ce l’hai mostrata sotto il velo della nostra umanità. E che cosa riceve l’anima vestita di questa luce? E privata della tenebra, della fame, della sete e della morte, perché con la fame delle virtù scaccia la fame della propria volontà, con la sete del tuo onore scaccia la sete del suo onore e con la vita della tua grazia ha scacciato la morte della colpa e della sua perversa volontà. O fetido vestito della nostra volontà, tu non ricopri, ma denudi l’anima. O volontà spogliata, o pegno di vita eterna! Tu sei fedele fino alla morte, non al mondo, ma al tuo dolcissimo Creatore; tu leghi l’anima a lui perché ti sei sciolta del tutto da te stessa.
Come percepisce l’anima di essere perfettamente sciolta da se stessa? Quando non cerca tempo né luogo a modo suo, ma al tuo modo. Questa è la veste lucente. Essa è addirittura un sole, poiché come il sole illumina, riscalda e fa germogliare la terra, così questa vera luce riscalda l’anima che la possiede nel fuoco della tua carità. La illumina perché con la luce le fa conoscere la verità nella luce della tua sapienza e, mentre è in questa terra mortale, fa germogliare il frutto delle vere e reali virtù.
Qua! è la ragione per cui l’anima non si spoglia di se stessa? La privazione della luce, perché non ha conosciuto né esercitato la luce principale che tu hai dato a ogni creatura ragionevole. E perché non l’ha conosciuta? Perché l’occhio dell’intelletto si è offuscato con la colpa, con la quale ha legato la volontà, e la volontà è quella che commette ogni colpa.
O ignorante anima mia, come fai a non sentire la puzza della colpa? Come fai a non sentire il profumo della virtù e della grazia? Perché sei priva della luce.
Ho peccato contro il Signore, pietà di me.

2. LE TRE CONFORMITÀ A Dio

O Dio eterno, nella tua luce ho visto quanto hai resa conforme a te la tua creatura, e io vedo che tu l’hai posta come in un cerchio, per cui da qualunque parte vada si trova sempre in esso.
Se mi volgo a conoscere nella tua luce l’essere che tu ci hai dato, tu ci hai dato conformità alla tua immagine e somiglianza, partecipando te Trinità eterna nelle tre facoltà dell’anima.
Se guardo nel Verbo per il quale siamo ricreati alla grazia, vedo te conformato a noi e noi a te per l’unione che tu, Dio eterno, hai fatto nell’uomo.
E se mi volgo all’anima illuminata da te vera luce, vedo che dimora in te, seguendo la dottrina della tua verità, sia in generale che in particolare, cioè nelle virtù particolari che sono provate secondo l’amore che nella tua luce l’anima ha concepito per te. E tu sei l’amore stesso.
Dunque, l’anima che per amore segue la dottrina della tua verità diventa un altro te stesso per amore. E l’anima, spogliata della sua volontà, è vestita della tua, in tal modo che non cerca né desidera se non quel che tu richiedi e vuoi che vi sia in lei.
Tu sei innamorato di quest’anima e l’anima dite, ma tu l’ami gratuitamente perché l’hai amata prima che esistesse, e l’anima ama te per debito d’amore. Essa ha conosciuto che non ti può amare gratuitamente perché è obbligata a te e non tu a lei, e ha visto che questo amore, che non può renderti in cambio, le conviene ridarlo al suo prossimo, amandolo gratuitamente e insieme per debito d’amore: gratuitamente perché non cerca d’esserne retribuita, né propriamente serve il prossimo per l’utilità ricevuta da lui, ma solo per amore; lo ama per debito in quanto tu glielo comandi ed essa è obbligata a obbedirti.

3. LA CREATURA PARTECIPA DELLA DIVINITÀ

Se considero quanto tu rendi conforme a te l’anima quando si eleva a te con la luce dell’intelletto - acquistato da te vera luce - e con l’affetto, specchiandosi nella luce della tua verità, vedo che tu, che sei Dio immortale, le dai da conoscere i beni immortali, e glieli fai gustare nell’affetto della tua carità.
Tu che sei luce le fai partecipare la luce con te; tu che sei fuoco partecipi a lei il fuoco, e nel tuo fuoco unisci la tua volontà con la sua e la sua con la tua. Tu, sapienza, le dai sapienza nel discernere e conoscere la tua verità.
Tu che sei fortezza le dai fortezza, e diventa tanto forte che né demonio né altra creatura le può togliere la sua fortezza se lei non vuole; e non vuole mentre porta il vestito della tua volontà, perché solo la sua volontà è quella che la fa indebolire.
Tu, infinito, la fai infinita per la conformità a te che per grazia le hai dato in questa vita, mentre è pellegrina, e nella vita perpetua nell’eterna tua visione, dove è così perfettamente conformata a te che il libero arbitrio è legato e non la può separare da te.
Confesso, dunque, che la tua Verità dice la verità: che la creatura è conformata in tutto a te e tu a lei per grazia. Tu non le dai una parte della grazia, ma tutta. Perché dico tutta? Perché non le manca nulla per la sua salvezza. Ma è più o meno perfetta secondo che nella tua luce vuole esercitare la luce naturale che tu le hai dato.
Che dirò di più? Non altro se non che tu, Dio, ti sei fatto uomo e l’uomo è stato fatto Dio. Che cosa fu causa di tanta conformità? La luce, nella quale l’uomo ha conosciuto la tua volontà. Conoscendola si è spogliato della sua che gli dava tenebre, nudità e morte; vestito della tua è vestito dite per grazia, luce, fuoco e unione.
Sicché tu sei la ragione d’ogni bene, e la propria perversa volontà è la causa d’ogni male, perché è vestita dell’amor proprio, ed è causa di tanto male che le tenebre la fanno saltar fuori dal cerchio della luce della santissima fede, nel quale da qualunque lato si volgesse trovava te.
E in quale conformità si trova, e a che cosa si trova unita dopo che è uscita dalla luce? Si trova conformata direttamente alle bestie che sono senza alcuna ragione, seguendo la legge perversa e la dottrina dei demoni visibili e invisibili.
Confesso, Dio eterno, altissimo ed eterno Dio, che io sono quella miserabile causa d’ogni male, perché non ho esercitato la luce nella tua luce per conoscere quanto a te dispiace, e a me è nocivo, il malvagio e fetido vestito della propria perversa volontà, e non ho conosciuto la tua dolce volontà, della quale io mi debbo vestire per debito.
Ho peccato, ho peccato contro il Signore, pietà di me.
Tu, Dio eterno, altissimo ed eterno Dio, nella tua luce fai vedere la luce. Perciò io ti supplico, umilmente, che tu infonda questa stessa luce in ogni creatura ragionevole, ma in modo particolare nel nostro dolce padre tuo vicario, tanto quanto è necessario perché tu faccia di lui un altro te stesso. E ridona la luce ai tenebrosi, perché nella tua luce conoscano e amino la verità. Ancora ti prego per tutti quelli che tu mi hai dato perché li ami di speciale amore, con speciale sollecitudine: che siano illuminati nella tua luce e sia tolta da loro ogni imperfezione, perché in verità lavorino nel tuo giardino dove tu li hai posti a lavorare. Punisci e vendica le colpe e l’imperfezione loro su di me, perché io ne sono la causa.
Ho peccato contro il Signore, pietà di me.
Grazie, grazie a te, alta ed eterna Trinità, che nella tua luce hai dato refrigerio alla mia anima per la conformità che ho vista di noi tue creature a te. Io sono colei che non sono, e tu sei colui che sei. Dunque tu stesso ti rendi grazie concedendo- mi di poterti lodare. La tua volontà ti costringa a fare misericordia al mondo, e con il tuo divino aiuto a soccorrere il tuo vicario e la tua dolce sposa.
Ho peccato contro il Signore, pietà di me.
Altissimo, eterno Dio, dona la tua dolce benedizione.
Amen.


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10/19/2012 11:20 PM
 
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[SM=g27998] Orazione 22

IL FUOCO DIVINO NELL’ANIMA UMANA

1. INVOCAZIONE


Eterno Dio! O altissimo, eterno Dio! O sommo ed eterno Padre, o fuoco che sempre ardi! Eterno Padre, alta ed eterna Trinità, tu sei fuoco inestimabile di carità.
O Dio, Dio, chi manifesta la tua bontà e grandezza? Il dono che tu hai dato all’uomo.
E che dono gli hai dato? Tutto te stesso, Dio, Trinità eterna.
E dove ti sei dato a lui? Nella stalla della nostra umanità, che veramente era stata resa una stalla, ricovero di animali, cioè dei peccati mortali, per dimostrare che cosa era diventato l’uomo per la colpa. Così ti sei dato tutto, o Dio, conformandoti alla nostra umanità.

2. LA CONOSCENZA DI SÉ NELLA CONOSCENZA DI DIO

O Dio eterno, Dio eterno, tu dici che io guardi in te, altissimo ed eterno Dio, e guardando in te vuoi che io conosca me stessa, perché meglio conosca la mia bassezza per l’altezza tua, e la tua grandezza per la bassezza mia. Ma io vedo che se prima non mi spoglio di me stessa, della mia perversa volontà, io non ti posso conoscere: perciò prima mi hai insegnato a spogliarmi della mia volontà conoscendo me, e in questa conoscenza io trovo e conosco te, e per questa conoscenza l’anima si spoglia più perfettamente di se stessa e si veste della tua volontà. Allora vuoi che l’anima si elevi con la luce a conoscere se stessa in te.
O fuoco che sempre ardi, l’anima che conosce se stessa in te, dovunque si volge trova la tua grandezza nelle cose più piccole, cioè nelle creature e in tutte le cose create, poiché in tutte vede la tua potenza, sapienza e clemenza. Perché se tu non avessi potuto, saputo e voluto, non le avresti create; ma tu hai potuto, saputo e voluto, e perciò hai creato ogni cosa.
Miserabile e cieca anima mia, mai hai conosciuto te stessa in lui perché non ti sei spogliata della tua volontà perversa, né ti sei vestita della sua.

3. L’INCARNAZIONE E L’EUCARISTIA

E come vuoi, dolcissimo amore, che io guardi me stessa in te? Vuoi che io guardi la creazione che tu mi hai data a tua immagine e somiglianza, poiché tu, somma ed eterna purezza, ti sei unita al fango della nostra umanità, costretto dal fuoco della tua carità, col quale anche hai lasciato te stesso a noi in cibo.
E che cibo è questo? Cibo degli angeli, somma ed eterna purezza; perciò richiedi e vuoi tanta purezza dall’anima che riceve te in questo dolcissimo sacramento che, se fosse possibile che la natura angelica - che non ha bisogno di purificazione - si purificasse, essa avrebbe bisogno di purificarsi di fronte a un così grande mistero. Come si purifica l’anima? Nel fuoco della tua carità, e lavando la sua faccia nel sangue del tuo Figlio unigenito. O misera anima mia, come ti accosti a un così grande mistero senza la purificazione? Vergognati, perché sei degna d’abitare con le bestie e con i demoni, perché hai sempre agito come le bestie e seguito la volontà del demonio.
Tu vuoi, bontà eterna, che io guardi in te e veda che tu mi ami, e che mi ami gratuitamente affinché con questo stesso amore io ami ogni creatura ragionevole; per cui tu vuoi che io ami e serva il mio prossimo gratuitamente, cioè soccorrendolo spiritualmente e corporalmente quanto mi è possibile, senza alcuna speranza di mia utilità o piacere; anzi, non vuoi che io me ne ritragga a causa della sua ingratitudine o persecuzione, o per le infamie che ricevessi da lui.
Che farò dunque, perché io lo veda? Mi spoglierò della mia fetida veste, e con la luce della santissima fede guarderò me stessa in te e mi vestirò dell’eterna tua volontà, e con questa luce conoscerò che tu, Trinità eterna, sei per noi mensa, cibo e servitore.
Tu, eterno Padre, sei quella mensa che ci dà in cibo l’agnello tuo Figlio unigenito. Egli è per noi cibo soavissimo, sia per la sua dottrina con cui ci nutre della tua volontà, sia per il sacramento che riceviamo nella santa comunione, il quale ci pasce e conforta mentre siamo pellegrini e viandanti in questa vita.
Lo Spirito Santo è veramente servitore per noi, perché ci amministra questa dòttrina illuminando l’occhio del nostro intelletto e ispirandoci a seguirla; e ci amministra anche la carità del prossimo e la fame del cibo delle anime e della salvezza di tutto il mondo, per onore dite, Padre. Perciò vediamo che le anime illuminate da te, luce vera, mai lasciano passare un po’ di tempo senza mangiare questo cibo soave per tuo onore.
Amore inestimabile, tu mostri in te stesso le necessità del mondo e soprattutto della santa Chiesa, e l’amore che tu hai per essa, perché è fondata nel sangue del tuo Figlio, e in essa il sangue è riposto. Manifesti anche l’amore che tu hai per il tuo vicario, avendolo fatto ministro di questo sangue. Perciò io guarderò me stessa in te perché diventi pura, e così purificata griderò dinanzi alla tua misericordia perché tu volga l’occhio della pietà sulla necessità della tua sposa, e illumini e fortifichi il tuo vicario.
Illumina perfettamente anche i tuoi servi, affinché lo consiglino rettamente e schiettamente, e disponi lui a seguire la luce che tu infonderai in loro.

4. IL FUOCO DELLA CARITÀ

Tu, alta ed eterna sapienza, non hai creato l’anima sola, ma l’hai accompagnata con le tre facoltà - memoria, intelletto e volontà - e sono talmente unite insieme che quel che vuole l’una, le altre la seguono. Per cui se la memoria si dà a vedere i tuoi benefici e la tua smisurata bontà, subito l’intelletto li vuole intendere, e la volontà amare, e seguire la tua volontà. E poiché non l’hai creata sola, non vuoi che stia sola senza l’amore dite e del suo prossimo. Allora è perfettamente unita, quando è accompagnata così: resa una cosa sola con te e una cosa sola col suo prossimo per unione d’amore e affetto di carità.
Così si può dire la parola di S. Paolo: «Nelle corse allo stadio tutti corrono, ma uno solo conquista il premio», cioè la carità. Ma quando l’anima si accompagna alla colpa, allora rimane sola, perché è divisa da te che sei ogni bene: essendosi allontanata da te è separata dalla carità del prossimo ed è accompagnata alla colpa, che è non essere, e perciò tu verità eterna mostri che rimane sola.
Ho peccato contro il Signore, pietà di me: mai ho saputo conoscere me in te; ma è la tua luce che fa vedere ciò che si conosce di bene.
Nella tua natura, eterno Dio, conoscerò la mia natura. E qual è la mia natura, amore inestimabile? E il fuoco, poiché tu non sei altro che fuoco d’amore: e questa natura hai data all’uomo, poiché per fuoco d’amore l’hai creato. E così tutte le altre creature e tutte le cose create le hai fatte per amore.
O uomo ingrato, che natura t’ha dato il tuo Dio? La natura sua. E tu non ti vergogni di togliere da te una così nobile cosa con la colpa del peccato mortale?
O Trinità eterna, mio dolce amore! Tu, luce, dona a noi luce; tu, sapienza, dà a noi sapienza; tu, somma fortezza, fortifica noi. Oggi, Dio eterno, si dissolva la nube del nostro amor proprio perché conosciamo perfettamente e seguiamo in verità la tua verità, con cuore schietto e libero.
O Dio, vieni a salvarci; Signore, vieni presto in nostro aiuto.
Amen.

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10/19/2012 11:25 PM
 
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[SM=g27998] Orazione 23

NELLA CONVERSIONE DI SAN PAOLO

1. L’ANIMA UMANA, IMMAGINE DELLA TRINITÀ


O Trinità eterna, unico Dio! O Dio, uno per essenza e trino per le Persone, mi sia lecito paragonarti a questo: sei una vite che ha tre tralci.
Tu hai fatto l’uomo a tua immagine e somiglianza perché, per le tre facoltà che ha nell’anima, assomigli alla tua Trinità e alla tua Unità. E come si assomiglia, così anche si congiunge:
per la memoria assomiglia e si unisce al Padre, al quale si attribuisce la potenza; per l’intelletto assomiglia e si unisce al Figlio, al quale si attribuisce la sapienza; per la volontà assomiglia e si unisce allo Spirito Santo, al quale si attribuisce la clemenza, e che è l’amore del Padre e del Figlio.

2. INVOCAZIONE A SAN PAOLO

O buon Paolo, tu hai ben riflettuto su questa cosa, tu che veramente hai saputo da dove venivi e dove andavi, e non solo dove andavi, ma anche per quale via andavi, perché hai conosciuto il principio e il fine tuoi, e per quale via potessi andare al tuo fine. E così hai congiunto le facoltà della tua anima alle Persone divine, perché hai congiunto la memoria al Padre, ricordandoti perfettamente che lui è il principio dal quale procede ogni cosa, non solamente le cose create, ma anche le stesse Persone divine secondo il modo a loro proprio; di conseguenza in nessun modo hai dubitato che lui è il tuo principio.
Hai congiunto la facoltà dell’intelletto al Figlio, Verbo, intendendo perfettamente tutto l’ordine delle cose create in riferimento alloro fine, che è lo stesso principio ordinato dalla medesima sapienza del Verbo; e perché ciò apparisse più manifestamente, il Verbo si fece carne e abitò tra noi, perché, essendo verità, con le sue opere si facesse via per andare alla vita, per la quale siamo stati creati, e di cui ci eravamo privati.
Hai congiunto la volontà allo Spirito Santo, amando perfettamente quell’amore, quella clemenza che sapevi essere causa della creazione e di ogni grazia data a te senza alcun merito precedente; e sapevi che la divina clemenza ha fatto questo solo al fine di farti felice e beatificarti.
Per questo tu in questo giorno, dopo che dallo stesso Verbo sei stato convertito dall’errore alla verità e dopo che hai ricevuto il dono di essere rapito e di vedere la divina essenza in tre Persone, spogliato di quella visione, ritornando nel corpo, ovvero nei sensi, sei rimasto vestito solo della visione del Verbo incarnato. Nella quale, considerando attentamente che lo stes1so Verbo incarnato, sostenendo continue pene, ha operato l’onore del Padre e la salvezza nostra, ti sei fatto assetato e desideroso di sostenere pene affinché, dimentico di tutte quante le altre cose, confessassi di non sapere altro che Gesù Cristo, e questi crocifisso.
ié nel Padre e nello Spirito Santo non può esserci pena, pare che ti sia quasi dimenticato di quelle Persone, e dici che conosci solo il Figlio, e proprio in quanto sostenne pene crudelissime, aggiungendo «e questi crocifisso».

Orazione 24

IN VOCAZIONE ALLA TRINITÀ


S. Caterina con una triplice invocazione confessa la sua fede nella potenza della Santissima Trinità, in un momento di grave lotta con coloro che chiama suoi «nemici».
Potenza dell’eterno Padre, aiutami; sapienza del Figlio, illumina l’occhio del mio intelletto; dolce clemenza dello Spirito Santo, infiamma e unisci il mio cuore a te.
Confesso, Dio eterno, che la tua potenza è forte e efficace a liberare la Chiesa e il tuo popolo, a strappano dalle mani del demonio e a fermare la persecuzione verso la santa Chiesa, a darmi vittoria e fortezza contro i miei nemici.
Confesso che la sapienza del tuo Figlio, che è una sola cosa con te, può illuminare l’occhio del mio intelletto e quello del tuo popolo e togliere le tenebre della tua dolce sposa.
Confesso ancora, dolce eterna bontà di Dio, che la clemenza dello Spirito Santo con la sua ardente carità vuole infiammare e unire a te il mio cuore e i cuori di tutte le creature ragionevoli.
Dunque costringo te, poiché sai e puoi e vuoi - la tua potenza, eterno Padre, la sapienza del tuo Figlio unigenito per il suo prezioso sangue, la clemenza dello Spirito Santo, fuoco e abisso di carità che tenne il tuo stesso Figlio sospeso e inchiodato sulla croce - a fare misericordia al mondo e a dare il calore della carità con la pace e l’unione nella santa Chiesa.
Io voglio che non indugi più: prego che la tua infinita bontà ti costringa a non chiudere l’occhio della tua misericordia.
Gesù dolce, Gesù amore.


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10/19/2012 11:28 PM
 
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[SM=g27998] Orazione 25

ALLO SPIRITO SANTO


Spirito Santo, vieni nel mio cuore, e per la tua potenza attiralo a te, o Dio, e dammi carità con timore.
Preservami, o Cristo, da ogni cattivo pensiero, riscaldami e infiammami del tuo santissimo amore, cosicché ogni pena mi sembri leggera.
Santo mio Padre e dolce mio Signore, aiutami in ogni mia occupazione.
Cristo amore. Cristo amore. Amen.

Orazione 26

IL VASAIO E L’ARGILLA


Con questa orazione S. Caterina si congeda dalla vita terrena. Pur nella pace profonda che ha nel cuore, il suo animo è diviso tra il desiderio di morire «per essere con Cristo», come afferma San Paolo, e la disponibilità a restare, se è la volontà di Dio, per il bene dei suoi figli spirituali, ai quali va il suo ultimo pensiero.
O Dio eterno, o maestro buono, che hai fatto e formato il vaso del corpo della tua creatura dal limo della terra; o dolcissimo amore, l’hai formato da una cosa tanto vile, e vi hai messo dentro quel grande tesoro dell’anima che porta l’immagine di te, Dio eterno; tu, maestro buono, mio amore dolce, sei quel vasaio che disfi e rifai: tu spezzi e risaldi questo vaso secondo che piace alla tua bontà.
A te, eterno Padre, io miserabile offro di nuovo la mia vita per la tua dolce sposa perché, quante volte piaccia alla tua bontà, tu mi tragga fuori dal corpo e mi restituisca al corpo con sempre maggior pena di volta in volta, purché io veda la riforma di questa dolce sposa, la santa Chiesa.
Io ti domando, o Dio eterno, questa sposa, e ancora ti raccomando i dilettissimi figli miei, e ti prego, sommo ed eterno Padre, se alla tua misericordia e bontà piacesse di trarmi da questo vaso e non farmi più tornare, che tu non li lasci orfani; ma visitali con la tua grazia e falli vivere morti all’amor proprio con vera e perfettissima luce; legali insieme nel dolce vincolo della carità, perché muoiano negli spasimi in questa dolce sposa. E ti prego, eterno Padre, che nessuno mi sia tolto dalle
mani.
E a noi perdona tutte le nostre iniquità, e a me perdona la
molta ignoranza e la grande negligenza che ho avuto nella tua
Chiesa, di non aver operato quello che avrei potuto e dovuto.
Ho peccato contro il Signore, pietà di me.
Io ti offro e ti raccomando i dilettissimi figli miei, perché sono la mia anima. E se alla tua bontà piace di farmi pure restare in questo vaso, tu, sommo medico, curalo e provvedi, poiché è tutto dilaniato.
Dona, eterno Padre, dona a noi la tua dolce benedizione.
Amen.


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