È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
QUESTO FORUM E' CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO... A LUI OGNI ONORE E GLORIA NEI SECOLI DEI SECOLI, AMEN!
 
Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

LA CITTA' DI DIO di sant'Agostino - Libri VII - XI (2)

Ultimo Aggiornamento: 22/12/2012 19:37
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 1.222
Sesso: Femminile
22/12/2012 19:18

Interpretazione evemeristica.
18. Di questi dèi si dà una spiegazione più attendibile con la teoria che furono uomini e che a ciascuno di loro, in considerazione dell'intelligenza, della dignità morale, delle gesta ed avvenimenti, furono istituiti misteri e feste da coloro che per adulazione vollero che fossero riconosciuti come dèi. Queste istituzioni poi si diffusero largamente un po' alla volta introducendosi subdolamente nelle anime di uomini simili ai demoni e avide di divertimenti, anche per gli abbellimenti dei miti poetici e gli adescamenti degli spiriti menzogneri. Il fatto che un figlio snaturato o timoroso di essere ucciso dal padre snaturato e comunque avido del regno ne scacciasse il padre è più verosimile della interpretazione che ne dà Varrone, e cioè che Saturno è stato sconfitto dal figlio Giove perché prima viene la ragione che appartiene a Giove e poi il seme che appartiene a Saturno 51. Se così fosse, Saturno non sarebbe stato mai prima di Giove e non ne sarebbe stato il padre. La ragione ideale infatti precede sempre il seme e non è mai data dal seme. Ma quando i pagani tentano di rivalutare con interpretazioni naturalistiche vuote leggende o fatti storici di personaggi, anche uomini di grande ingegno subiscono tanto imbarazzo che siamo costretti noi a compatirne la vuotaggine.

Interpretazione naturalistica di Saturno.
19. Hanno affermato, dice Varrone, che Saturno era solito divorare le cose da lui nate perché i semi tornano là da dove sono nati. E il fatto che in luogo di Giove gli fu offerta da divorare una zolla, significa che in principio nella semina le sementi furono coperte con le mani umane prima che fosse scoperto l'aratro 52. Dunque la terra non il seme si doveva chiamare Saturno; essa infatti, analogicamente parlando, divora le cose che ha generato quando i semi da essa nati torneranno ad essa per la nuova semina. E il particolare che Saturno in sostituzione di Giove ebbe una zolla, quale riferimento ha al fatto che il seme è stato coperto di zolle con le mani di uomini? Forseché il seme coperto da una zolla non è divorato come gli altri semi? Si dà questa spiegazione come se chi sovrappone la zolla abbia tolto via il seme, allo stesso modo che, secondo la leggenda, nell'offrire la zolla a Saturno gli fu sottratto Giove, mentre piuttosto la zolla coprendo il seme glielo ha fatto divorare più accuratamente. Inoltre in questa spiegazione Giove è il seme e non la ragione ideale del seme, come veniva detto dianzi. Ma che cosa dovrebbero fare gli uomini i quali, nell'interpretare delle scemenze, non riescono a trovare un significato ragionevole? Saturno ha la falce, soggiunge Varrone, in considerazione dell'agricoltura. Certo mentre egli regnava non c'era ancora l'agricoltura; perciò, stando a come Varrone interpreta queste favolette, con quell'emblema si designano i primi tempi del suo regno, perché i primi uomini vivevano dei prodotti che la terra rendeva spontaneamente. Oppure perduto lo scettro, prese la falce in modo che, mentre nei primi tempi era stato un re ozioso, sotto il regno del figlio divenne un operaio laborioso. Infine dice che da alcuni gli sono abitualmente immolati fanciulli, come dai Punici, e da altri anche persone adulte, come dai Galli 53, perché la razza umana è il migliore dei semi. Su questa efferata superstizione non occorre spendere altre parole. Piuttosto teniamo presente che le seguenti interpretazioni non si riferiscono al Dio vero, essere vivo spirituale fuori del divenire, a cui si deve chiedere l'eterna felicità, ma che si limitano alle cose materiali, temporali, condizionate al divenire e alla morte. L'episodio mitologico, continua Varrone, che Saturno abbia castrato il Cielo suo padre significa che il seme divino è in potere di Saturno e non di Cielo 54. Dice così, per quanto è dato di capire, perché nel cielo non nasce alcun seme. Ma un momento: se Saturno è figlio di Cielo, è figlio di Giove. Ripetutamente e insistentemente i naturalisti hanno affermato che Giove è il cielo. Così queste spiegazioni, che non provengono dalla verità, il più delle volte vanno a terra da sole anche se nessuno ve le sospinge. Aggiunge infine che Saturno è chiamato Crono che in greco significa spazio di tempo, perché senza di esso il seme non può divenire fecondo. Di Saturno si dicono queste e molte altre cose e tutte hanno rapporto col seme. Ma almeno bastasse Saturno per i semi con tutto il potere che ha. Perché dunque per essi richiedono altri dèi, soprattutto Libero e Libera, cioè Cerere? Ma anche di essi Varrone ripete tante spiegazioni, sempre in attinenza ai semi, come se di Saturno non avesse parlato affatto.

Interpretazione naturalistica del mito di Cerere e Proserpina.
20. Fra i misteri di Cerere sono segnalati quelli Eleusini che furono molto conosciuti dagli Ateniesi. Di essi Varrone non interpreta niente, salvo il tema riguardante il frumento, che Cerere trovò, e che Proserpina invece perdé col ratto di Plutone. Dice anche che Proserpina significa la fecondità dei semi. Essendo la fecondità venuta a mancare per un certo tempo, spiega Varrone, e per conseguenza essendo la terra devastata dalla sterilità, sorse la saga che Plutone avesse rapito e trattenesse nell'oltretomba la figlia di Cerere, cioè la stessa fecondità che era chiamata Proserpina da proserpere, cioè sgusciar fuori. Il fatto fu celebrato con pubblico lutto. E dopo che tornò la fecondità, nacque la gioia per la restituzione di Proserpina e furono quindi istituiti i misteri solenni. Infine Varrone dice che nei misteri di Cerere molti riti tradizionali riguardano esclusivamente la scoperta del frumento 55.

Il culto fallico di Libero.
21. A una grande sconcezza giunsero i misteri di Libero, poiché lo preposero ai semi liquidi e quindi non solo alle parti acquose dei frutti, fra cui in certo senso il vino ha il primato, ma anche ai semi degli animali. Mi rincresce di parlare di essi perché richiedono un lungo discorso ma ne parlo egualmente per colpire l'ottusità dei pagani. Sono costretto a tralasciare varie notizie perché sono molte. Fra le altre, stando a Varrone, nei crocicchi d'Italia furono celebrati i misteri di Libero con tanta licenziosità che in suo onore si ebbe un culto fallico, e almeno fosse avvenuto in un luogo un po' appartato ma in pubblico con sfrenata dissolutezza. Infatti durante le feste di Libero uno sconcio membro virile, esposto con grande solennità su un carretto, veniva trasportato dapprima in campagna nei crocicchi e poi fino alla città 56. Nel paese di Lavinio si consacrava a Libero un mese intero, durante il quale tutti pronunciavano delle sconce invocazioni fino a quando l'organo fallico non riattraversava la piazza e non veniva ricollocato al suo posto. La più onesta madre di famiglia doveva pubblicamente imporre una corona all'emblema disonesto 57. In questo modo si doveva propiziare il dio Libero per il buon esito dei semi, si doveva allontanare il malocchio e per questo si costringeva una matrona a compiere in pubblico un rito che non si doveva permettere in teatro neanche a una cortigiana se le matrone fossero state presenti. Perciò non si riteneva che bastasse soltanto Saturno per i semi. Così l'anima immorale trovava occasioni per moltiplicare gli dèi e abbandonata per colpa dell'immoralità dal solo vero Dio, disonorata mediante molti falsi dèi nel desiderio di una maggiore immoralità, considerava questi riti osceni come misteri sacri e si offriva al disonore e alla contaminazione per molti sporchi demoni.

Incongruenza di Salacia e Venilia.
22. Nettuno già aveva per moglie Salacia che, a sentir loro, era l'acqua del fondale marino. A che scopo le è stata aggiunta anche Venilia? Certamente perché senza alcuna giustificazione mediante il solo desiderio degli indispensabili misteri si moltiplicasse per l'anima disonorata la provocazione dei demoni. Ma si citi l'interpretazione della illustre teologia che con la dovuta giustificazione ci trattenga da questa critica. Venilia, dice Varrone, è l'onda che viene alla spiaggia, Salacia quella che torna al mare 58. Dunque, dico io, perché farne due dee se è la medesima onda che viene e ritorna? È appunto una passione frenetica che rifluisce nel politeismo. Sebbene non si duplichi l'acqua che viene e ritorna, tuttavia col pretesto di questa superstizione, ospitando due demoni, l'anima che va e non ritorna si macchia maggiormente. Scusa tu, Varrone, o anche voi che avete letto libri eccellenti di uomini colti e vi vantate di avere appreso una grande dottrina, interpretate per favore questo mito, non pretendo in relazione all'eterna e non diveniente natura che sola è Dio, ma per lo meno in relazione all'anima del mondo e alle sue parti che, a vostro giudizio, sono i veri dèi. Che questa dottrina vi abbia fatto considerare la parte dell'anima del mondo che si comunica al mare come il dio Nettuno è in certo senso un errore più tollerabile. Ma proprio davvero l'onda che viene alla spiaggia e poi torna al mare è due parti del mondo o due parti dell'anima del mondo? Chi di voi sragiona al punto da ragionare così? Per quale ragione dunque ve ne hanno fatte due dee? Certamente perché fu deciso dai saggi vostri antenati non che vi dominassero più dèi ma che vi trattassero da schiavi più demoni che godono di queste superstizioni ed errori. E per quale motivo, stando a questa interpretazione, la Salacia ha perduto il fondale marino con cui era sottomessa al marito? Adesso, presentandola come l'onda che torna indietro, la rimandate in superficie. Oppure, arrabbiata perché ha dovuto accettare Venilia come rivale, ha forse cacciato via suo marito dalla superficie del mare?

23. 1. Naturalmente una è la terra, anche se la vediamo piena di esseri animati. Tuttavia per quale motivo i naturalisti la considerano una dea sebbene sia uno dei principali elementi dei corpi e la parte più bassa del mondo? Forse perché è feconda? Al limite è preferibile che siano dèi gli uomini che la rendono più feconda con la coltura, arandola, si capisce, non adorandola. Ma, dicono i naturalisti, la parte dell'anima del mondo che le si comunica la rende una dea 59. Eppure è più nota l'anima umana, poiché sulla sua esistenza non v'è controversia. Tuttavia gli uomini non sono considerati dèi e, quel che è peggio, con errore che desta meraviglia e commiserazione, sono indotti ad onorare e adorare esseri che non sono dèi e di cui sono più perfetti. Il citato Varrone nel medesimo libro sugli dèi scelti afferma che tre sono le perfezioni dell'anima nell'universo della natura. La prima passa per tutte le parti del corpo vivente, non contiene la facoltà di sentire ma soltanto la potenza a vivere; afferma che questa potenza, per quanto riguarda il nostro corpo, penetra nelle ossa, nelle unghie e nei capelli, come nel mondo le piante si nutrono senza percezione sensibile, crescono e in un certo loro limite vivono. Il secondo grado di perfezione dell'anima è quello in cui si ha la sensazione e questa potenza giunge alla vista, all'udito, all'odorato, al gusto e al tatto. La terza perfezione, continua Varrone, è la più alta dell'anima ed è lo spirito, nel quale eccelle l'intelligenza. Di esso tutti i mortali, eccetto l'uomo, sono privi. La parte spirituale dell'anima del mondo, sempre secondo Varrone, è Dio, in noi si chiama genio. Afferma infine che nel mondo pietre e terra visibile, a cui non giunge la sensazione, sono come le ossa e le unghie del dio; che il sole, la luna e i pianeti che noi percepiamo col senso e con cui egli stesso percepisce sono i suoi sensi, che l'etere è il suo spirito e che la sua energia, nel giungere agli astri, costituisce dèi anche essi e costituisce dea la terraferma mediante le sue parti che penetrano nella terra e che è il dio Nettuno ciò che dell'etere penetra nel mare oceano 60.

23. 2. Dunque Varrone torni da quella che ritiene una teologia naturale in quel luogo da cui è uscito quasi a riposare perché affaticato da tanti tortuosi andirivieni; intendo dire, torni alla teologia civile. Lo trattengo ancora qui, per un po' parlerò di essa. Non dico per adesso che terra e pietre non hanno intelligenza, come non hanno senso, anche se le nostre ossa e unghie hanno con esse una certa somiglianza. E anche se si dice che le nostre ossa e unghie hanno l'intelligenza perché sono nell'uomo il quale ha l'intelligenza, io non dico che il tizio il quale dice che terra e pietre sono dèi nel mondo è stupido come quello il quale dice che in noi ossa e unghie sono uomini. Ma forse questi problemi si devono trattare con i filosofi; quindi voglio ancora il Varrone della teologia dello Stato. È infatti possibile che gli sia sembrato di essere riuscito ad ergere la testa in quella che egli ritiene la libertà della teologia naturale. Tuttavia volgendo e rivolgendo l'argomento del libro e accorgendosi che anche egli vi si intratteneva ancora, ha potuto riesaminarlo da un punto di vista naturalistico ed esporre la teoria suddetta affinché non si credesse che gli antenati e le altre città stupidamente avessero onorato Tellure e Nettuno. Dico questo, però: giacché la terra è una sola, per quale ragione la parte dello spirito cosmico che penetra la terra non ha costituito una sola dea che Varrone chiama Tellure? 61. E se così ha fatto, dove sarà andato a finire Plutone, fratello di Giove e di Nettuno, detto anche Dite padre? Dov'è la moglie Proserpina la quale, secondo una opinione esposta nei medesimi libri, non è presentata come la fecondità della terra ma come la sua parte più bassa? E se dicono che la parte dello spirito cosmico nel penetrare attraverso la parte superiore della terra rende dio Dite padre nel penetrare attraverso la parte inferiore rende dea Proserpina 62, Tellure in quale parte si troverà? Infatti il tutto che essa era è stato distribuito in due parti o dèi, sicché è impossibile sapere che cosa è e dove è questa terza parte. Qualcuno potrebbe dire che gli dèi Plutone e Proserpina sono insieme la sola dea Tellure e che non sono tre ma una o due. Eppure se ne dichiarano tre, se ne considerano tre, tre sono adorati con i propri altari, templi, misteri, statue e sacerdoti e con i propri falsi demoni che mediante tutto questo fanno violenza all'anima disonorata. Si dovrebbe rispondere ancora qual è la parte della terra penetrata dallo spirito cosmico per costituire il dio Tellumone. No, risponde Varrone, ma una sola e medesima terra ha una doppia energia, maschile che produca i semi e femminile che li accolga e faccia sviluppare. Quindi dall'energia femminile ha avuto significato Tellure e dalla maschile Tellumone. Perché dunque i sacerdoti, come egli stesso dichiara, aggiungendone altri due, eseguono il rito religioso per quattro dèi: Tellure, Tellumone, Altore e Rusore? Di Tellure e Tellumone già è stato detto. Ad Altore per quale motivo? Perché dalla terra, risponde, ricevono alimento tutte le cose che sono nate. E a Rusore per quale motivo? Perché, egli dice, tutte le cose di nuovo vi torneranno.

24. 1. Dunque la sola terra in considerazione della quadruplice energia avrebbe dovuto avere quattro appellativi e non costituire quattro dèi, come si ha un solo Giove nonostante tanti appellativi, una sola Giunone nonostante tanti appellativi. Ma in tutti essi si ha una molteplicità di significati relativi a un solo dio o a una sola dea e non una molteplicità di appellativi che determina una molteplicità di dèi. Ma come talora anche le prostitute sentono fastidio e rammarico delle soddisfazioni che hanno cercato con la libidine, così l'anima resa vile e schiava degli spiriti immondi il più delle volte sente piacere ma talora anche rincrescimento di crearsi una moltitudine di dèi con cui avvilirsi nella dissolutezza. Varrone stesso quasi vergognoso di questa folla insegna che la Terra è una sola dea. I naturalisti, egli dice, affermano che è la Gran Madre e che con l'emblema del cembalo viene significato l'orbe terreno, con quello delle torri in testa le città, dal fatto che è rappresentata seduta immobile mentre attorno a lei tutte le cose si muovono. Il fatto che hanno posto al suo servizio sacerdoti galli significa che coloro i quali hanno bisogno delle sementi devono attendere alla terra perché in essa si trovano tutti i semi. Col rito in cui i sacerdoti si agitano attorno a lei si comanda, continua Varrone, che coloro i quali coltivano la terra non rimangano seduti perché hanno sempre qualcosa da fare. I suoni dei cembali significano i vari rumori degli strumenti di ferro da usare, delle mani e dell'operazione che si compie nel coltivare i campi; e il cembalo è di bronzo perché gli antichi, prima che fosse scoperto il ferro, coltivavano la terra con utensili di bronzo. Aggiungono un leone sciolto e mansueto per indicare che non v'è un tipo di terra tanto lontano e fortemente selvaggio che non convenga dissodare e coltivare 63. Poi aggiunge l'osservazione che la terra madre è stata considerata più dèi dai vari nomi e appellativi con cui l'hanno designata. Pensano, egli dice, che la terra sia Opi perché diviene più feconda con l'opera, Madre perché produce molti frutti, Grande perché produce il cibo, Proserpina perché da lei vengono fuori i frumenti, Vesta perché si veste di erbe. In tal senso non irragionevolmente riconducono a lei altre dee 64. Se dunque, dico io, è una sola dea, che comunque alla luce della verità non lo è neanche essa, per quale motivo se ne traggono fuori molte? Di una sola dovrebbero essere i molti numi e non dovrebbero essere molte dee ma piuttosto nomi. Ma l'autorità degli antenati, anche se sbagliavano, soggioga e mette in allarme lo stesso Varrone pur dopo la citata interpretazione. Aggiunge infatti questa osservazione: L'opinione degli antenati relativa a queste dee, che cioè le hanno distinte in molte, non è contraria alle teorie naturalistiche. Ma come non è contraria? Altro è che una sola dea abbia più nomi ed altro che siano molte dee. È possibile, egli dice, che una cosa sia una e che in essa alcune cose siano molteplici 65. Io concedo che in un solo uomo vi siano molte cose ma non per questo sono molti uomini. Così che in una sola dea vi siano più cose non significa che sono più dee. Ma in definitiva dividano e congiungano, moltiplichino, raddoppino e riuniscano a loro piacimento.

24. 2. Questi sono i decantati significati misterici della Terra e della Gran Madre che si riferiscono tutti ai semi destinati a morire e alla tecnica dell'agricoltura. Dunque il cembalo, le torri, i sacerdoti galli, la folle convulsione del corpo, il tintinnare dei cembali, l'allegoria dei leoni riferiti a questi significati e aventi questo limite non promettono a nessuno la vita eterna. Dunque i sacerdoti galli evirati non rendono servizio a questa dea Grande per significare che coloro i quali hanno bisogno del seme debbono attendere alla terra, giacché è proprio il loro servizio che li rende bisognosi del seme. Infatti nell'attendere a questa dea non ottengono il seme quando ne hanno bisogno ma piuttosto nell'attendere a questa dea perdono il seme che hanno. Questa non è una interpretazione, è uno scempio. E non si riflette al grande vantaggio che ne hanno tratto gli spiriti maligni che non hanno avuto neanche il coraggio di promettere cose grandi e sono comunque riusciti ad esigere pratiche tanto crudeli. Nell'ipotesi che la terra non sia una dea, gli uomini lavorando adopererebbero le mani su di lei per ottenere con la sua mediazione le sementi e non per perdere il seme facendo scempio di se stessi in suo onore. Nell'ipotesi che non sia una dea, diverrebbe feconda con le mani altrui e non costringerebbe un individuo a rendersi sterile con le proprie mani. Nei misteri di Libero una onorata matrona appendeva dinanzi alla folla una corona sull'asta genitale di lui e al rito era forse presente anche il marito, rosso e sudato, se negli uomini esiste ancora un pudore. Nella celebrazione delle nozze si ordinava alla novella sposa di sedere sopra il membro virile di Priapo 66. Ma questi riti sono molto più innocui e accettabili di questa crudele sconcezza o anche sconcia crudeltà ove con riti diabolici viene certamente oltraggiato l'uno e l'altro sesso ma senza che né l'uno né l'altro venga soppresso. Nel primo caso si teme il malocchio dei campi, in questo non si teme la mutilazione delle membra. Nell'altro caso si disonora il pudore della novella sposa ma senza che le siano tolte non solo la fecondità ma neanche la illibatezza, in questo si sottrae la virilità a un individuo che non diventa donna e non più uomo.

25. Da Varrone non è stato ricordato Attis e non ne è stata da lui data una interpretazione, sebbene il sacerdote gallo si evira in ricordo del suo amore. Ma i più informati pensatori greci non hanno taciuto una spiegazione di tanto illustre fama misterica. In considerazione dell'aspetto della terra nella primavera che è la più bella delle stagioni, Porfirio illustre filosofo ha scritto che Attis significa i fiori e che è stato mutilato perché il fiore cade prima del frutto. Dunque non hanno posto in analogia al fiore l'uomo stesso o il mezzo uomo che si chiamava Attis ma il suo organo virile 67. Esso infatti, mentre egli rimaneva in vita, cadde, o meglio non cadde e non fu colto ma fu proprio strappato. E perduto il fiore non ne conseguì il frutto ma piuttosto la sterilità. Che cosa è dunque egli e tutto ciò che di lui rimane dopo la mutilazione? che cosa ne viene significato secondo loro? con che cosa ha analogia? quale interpretazione se ne dà? O piuttosto affannandosi inutilmente senza trovare una spiegazione accettabile i naturalisti inducono ad ammettere che la fama ha sublimato l'episodio della evirazione di un uomo e che per questo è stato consegnato alla tradizione letteraria? Giustamente dunque per questo motivo Varrone lo sdegnò e non ne volle parlare perché certamente egli informatissimo conosceva l'episodio.

26. Allo stesso modo Varrone non ha voluto parlare, ed io non ricordo di aver letto in alcuna parte, degli effeminati consacrati contro ogni decoro maschile e femminile alla Grande Madre, i quali fino a ieri con i capelli unguentati, con la faccia imbellettata, con l'andatura flessuosa e il portamento donnesco per le piazze e le strade di Cartagine richiedevano di che vivere disonestamente perfino dai merciai ambulanti. L'interpretazione è venuta a mancare, la spiegazione si è confusa, il discorso non è venuto fuori. La grandezza non della divinità ma della delinquenza della Grande Madre ha superato tutti gli dèi figli. Perfino la mostruosità di Giano non ha confronto con questo essere mostruoso. Egli presentava la bruttezza soltanto nelle statue, lei una brutta crudeltà nei misteri; egli aveva parti del corpo in più nelle statue, lei in meno negli uomini. Neanche i tanti e grossi adultèri dello stesso Giove superano una tale turpitudine. Egli, intento a sedurre le donne, soltanto con Ganimede infamò il cielo, lei con tanti effeminati consacrati e pubblicamente riconosciuti ha contaminato la terra e ha ingiuriato il cielo. Forse in questa forma di turpe crudeltà le potremmo paragonare o anche anteporre Saturno che, come si tramanda, ha evirato il padre, ma nei misteri di Saturno è potuto avvenire forse che uomini siano stati uccisi dalle mani altrui e non evirati con le proprie. Egli ha divorato i figli, come cantano i poeti, mentre i naturalisti danno del mito una interpretazione arbitraria, perché, come afferma la spiegazione storica, li ha uccisi. Comunque i Romani non hanno accolto l'usanza dei Punici che gli hanno sacrificato i figli. Al contrario, questa Grande Madre degli dèi ha introdotto gli evirati anche nei templi di Roma e ha conservato questo spietato costume perché si è creduto che col mutilare l'organo virile degli uomini lei aiutasse la virtù dei Romani. In confronto a questo male che cosa sono i furti di Mercurio, i facili costumi di Venere, gli adulteri e la dissolutezza degli altri che potremmo allegare dai libri se non fossero rappresentati con canti e danze nei teatri? Questi mali sono una bazzecola al confronto con un male così grande, la cui grandezza è esclusiva competenza della Grande Madre, tanto più che, come si afferma, questi fatti sono stati inventati dai poeti, come se essi abbiano inventato anche che sono graditi e accetti agli dèi. Passi che è audacia o anche insolenza dei poeti che siano cantati o anche scritti; che invece siano aggregati al culto religioso per comando ed esigenza degli dèi non è altro che un delitto degli dèi, anzi una manifestazione di demoni e un inganno di infelici. Comunque non sono stati i poeti a inventare l'episodio che la Madre degli dèi ebbe la prerogativa di essere adorata con la consacrazione di uomini evirati; essi hanno preferito esecrarlo anziché celebrarlo nella poesia. Dunque un tizio si dovrebbe forse consacrare a questi dèi eletti per vivere nella felicità dopo la morte quando consacrato a loro non può vivere moralmente prima della morte, perché schiavo di turpi superstizioni e legato a demoni immondi? Ma tutte queste cose, dice lui, sono relative al mondo. Badi piuttosto che non siano relative all'immondo. E poi quale cosa che si indica esistente nel mondo non si può rapportare al mondo? Noi, al contrario, cerchiamo lo spirito che, fidando nella vera religione, non adori il mondo come suo dio ma, per amore di Dio, riconosca la bellezza del mondo in quanto opera di Dio e purificato dalle macchie terrene giunga mondo fino a Dio che ha creato il mondo.

Il politeismo negazione della salvezza nel confronto col cristianesimo (27-35)

27. 1. Osserviamo poi che questi dèi scelti sono stati più celebri degli altri non nel senso che le loro azioni buone erano più illustri ma meno nascoste le loro azioni vergognose. Quindi è più credibile che siano stati uomini, come non solo la letteratura poetica ma anche quella storica tramanda. Dice appunto Virgilio: Per primo venne dall'etereo Olimpo Saturno nel fuggire le armi di Giove ed esule per avere perduto il regno 68. Evemero dimostra la realtà storica di questo fatto e degli altri successivi ad esso pertinenti. Ennio ha tradotto l'opera in lingua latina 69. Quindi, dato che sull'argomento hanno esposto molte idee coloro che contro simili errori hanno scritto tanto in greco che in latino, ho deciso di non trattenermi a lungo su di esso.

27. 2. Quando esamino le spiegazioni naturalistiche, con cui uomini dotti e intelligenti tentano di volgere questi fatti umani a significati religiosi, costato che fu loro possibile ricondurli soltanto ad azioni temporali e terrene, alla natura corporea o anche spirituale comunque mutevole. E questo non è il vero Dio. Se almeno questa dottrina fosse stata riferita al sentimento religioso con una simbologia conveniente, era sempre da lamentare che con essa non veniva indicato chiaramente il vero Dio, ma era comunque accettabile che non si compissero e non si comandassero riti osceni e disonesti. Ma ora che è proibito adorare il corpo o l'anima in luogo del vero Dio, giacché l'anima diventa felice soltanto se egli in lei dimora 70, a più forte ragione è inammissibile adorarli in maniera che il corpo o l'anima dell'adoratore non conservino il benessere e la dignità umana. Pertanto se con templi, sacerdoti e sacrifici, che si devono al Dio vero, si adorano un elemento del mondo o uno spirito creato, anche se non immondo e malvagio, non si ha immoralità perché sono immorali gli atti con cui essi si adorano ma perché sono atti con cui si deve adorare soltanto colui al quale è dovuto il servizio del culto. Se al contrario si pretendesse di adorare l'unico vero Dio, creatore di ogni anima e di ogni corpo, con la bruttura e la mostruosità degli idoli, col sacrificio di vite umane, con l'incoronazione degli organi meno onesti, col guadagno derivato dalla prostituzione, con la mutilazione, con l'evirazione, con la consacrazione di effeminati, con le feste di spettacoli licenziosi e osceni, non si pecca perché non si deve adorare colui che si adora ma perché si adora chi si deve adorare non come si deve adorare. Se poi si adora con tali atti, cioè osceni o delittuosi, non il vero Dio, creatore dell'anima e del corpo, ma una creatura, quantunque non malvagia, sia essa spirituale o materiale o l'uno e l'altro, si pecca doppiamente contro Dio, prima perché si adora in luogo di lui un essere che non è lui, poi perché si adora con atti con cui né lui né altri si devono adorare. Ma il modo turpe e indecente con cui i pagani hanno reso il culto è nell'immediata evidenza. Sarebbero invece oscuri l'oggetto o gli oggetti del loro culto se la loro storia non attestasse che i riti da loro stessi riconosciuti come licenziosi e osceni furono resi alle divinità perché esse stesse li esigevano con minacce. Appare dunque al di là di ogni dubbio che demoni esecrabili e spiriti impuri sono stati invitati da tutta la teologia civile ad essere ospiti di idoli abominevoli e per la loro mediazione a rendere schiave le coscienze degli insipienti.

28. Che significa dunque che Varrone, uomo veramente colto e intelligente, tenta con un discorso che pretende di esser critico di restituire tutti questi dèi esclusivamente al cielo e alla terra? Non gli riesce, gli sgusciano di mano, vanno in su e giù e cadono. In procinto di parlare delle femmine, dee si capisce, dice: Come ho detto nel primo libro parlando dei luoghi, due sono le categorie degli dèi derivate dal cielo e dalla terra e per questo alcuni dèi sono considerati celesti ed altri terrestri. Dunque come nei precedenti libri ho cominciato dal cielo nel trattare di Giano, che alcuni hanno considerato il cielo ed altri il mondo, così nel trattare delle femmine ho cominciato dalla Terra 71. Noto l'imbarazzo che prova un ingegno così grande. È mosso da una ragione verosimile a pensare che il cielo influisce e che la terra subisce l'influsso e quindi assegna al cielo un ruolo maschile e alla terra un ruolo femminile, senza accorgersi che chi ha prodotto l'uno e l'altra ha prodotto anche i sessi. Perciò nel libro precedente interpreta in questo senso anche i celebri misteri degli dèi di Samotracia e con sentimento veramente religioso promette che ne tratterà per iscritto perché non sono conosciuti neanche ai loro cultori e che spedirà loro l'opera. Infatti, come egli afferma, da molteplici indizi ha rilevato che in essi una delle varie figurazioni simboleggia il cielo, l'altra la terra e un'altra i principi esemplari delle cose che Platone chiama idee; afferma che col cielo si designa Giove, con la terra Giunone e con le idee Minerva e che il cielo è il principio da cui si fanno le cose, la terra con cui si fanno è la causa esemplare secondo cui si fanno. Sull'argomento non sto a dire che secondo Platone le idee hanno tanta principalità che non è il cielo a fare sul loro modello ma il cielo stesso è stato fatto sul loro modello 72. Questo dico però che in questo libro degli dèi scelti Varrone si è dimenticato della citata interpretazione dei tre dèi in cui aveva conchiuso l'universo. Infatti in esso assegna al cielo gli dèi maschi, alla terra le femmine fra le quali ha inserito anche Minerva che in un libro precedente aveva collocato sopra il cielo. C'è poi Nettuno, un dio maschio, che è nel mare il quale appartiene piuttosto alla terra che al cielo. Infine Dite padre, che in greco si dice , anche egli maschio e fratello di Nettuno e di Giove, è presentato come un dio terreno perché occupa la parte superiore della terra e ha nella inferiore la moglie Proserpina. In qual senso dunque si affannano a rapportare gli dèi al cielo e le dee alla terra?. Che cosa di consistente, di coerente, di sensato e di preciso ha questa teoria? Quella è la Terra, origine delle dee, cioè la Gran Madre, e presso di lei fa baccano l'invasata e oscena schiera di effeminati, di evirati e di individui che presi da convulsioni si incidono le membra. Che cosa sono dunque Giano che è considerato capo degli dèi e la Terra capo delle dee? Nel caso di Giano l'errore non lo considera il solo capo e in quello della Terra la follia non la rende un capo assennato. E perché si affannano inutilmente di ricondurli al mondo? E se anche ci riuscissero, nessun uomo religioso adora il mondo in luogo del vero Dio e comunque l'evidente verità dimostra che non vi riusciranno. Riconducano piuttosto queste credenze a personaggi morti e a demoni maligni e il problema sarà risolto.

29. Tutti i significati che dai pagani mediante la teologia degli dèi scelti con le pretese spiegazioni naturalistiche sono ricondotti al mondo, noi cristiani senza il rischio di una teoria irriverente riconosciamo che si devono attribuire piuttosto al vero Dio che ha creato il mondo e ha dato l'esistenza ad ogni anima e ad ogni corpo. E la formula è questa: Noi adoriamo Dio e non il cielo e la terra che sono le due parti di cui è composto il mondo visibile; non adoriamo l'anima o le anime partecipate a tutti i viventi ma il Dio che ha prodotto il cielo e la terra e tutte le cose che in essi esistono, che ha prodotto ogni anima, quella priva di senso e di pensiero e comunque vivente, quella dotata di senso e quella dotata di pensiero.

30. Ed ora devo incominciare a passare in rassegna le opere dell'unico vero Dio, in considerazione delle quali i pagani, nel tentativo di interpretare in senso morale misteri veramente osceni e scellerati, si sono proposti molti e falsi dèi. Noi adoriamo il Dio che ha stabilito agli esseri da lui creati l'inizio e il termine del permanere nell'esistenza e del divenire; che contiene, conosce e dispone le ragioni ideali delle cose; che ha prodotto la potenzialità dei semi; che nei viventi da lui prescelti ha infuso l'anima ragionevole, detta anche spirito; che ha donato la facoltà e l'uso della parola; che ha concesso ad individui da lui scelti il potere di predire il futuro ed egli stesso lo predice per mezzo di chi vuole e allontana le malattie per mezzo di chi vuole; che provvede all'inizio, allo svolgimento e all'esito anche delle guerre quando con esse l'umanità deve essere corretta e punita; che ha creato e mantiene il veemente e impetuoso fuoco cosmico per riscaldare l'incommensurabile natura; che è creatore e ordinatore di tutte le acque; che ha prodotto il sole la più fulgente delle luci sensibili e gli ha conferito potenza e movimento convenienti; che estende il proprio dominio e potere anche all'oltretomba; che per gli esseri mortali dispone nella successione i semi e il nutrimento, tanto arido che liquido, assegnandoli alle nature convenienti; che rende stabilmente feconda la terra; che elargisce i suoi prodotti agli animali e agli uomini; che conosce ordinandole al fine non solo le cause primarie ma anche le secondarie; che ha stabilito alla luna il proprio limite; che dispone vie celesti e terrestri ai mutamenti nello spazio; che ha concesso all'intelligenza da lui creata anche la scienza delle varie discipline per il miglioramento della vita e della natura; che ha istituito il congiungimento del maschio e della femmina per la procreazione della prole; che ha accordato alla convivenza umana il dono del fuoco terreno da usarsi per i bisogni più elementari come calore e come luce. Queste sono distintamente le competenze che Varrone, uomo veramente dotto e intelligente, si è affaticato ad assegnare agli dèi eletti mediante non saprei quali interpretazioni naturalistiche, sia che le avesse ricevute da altri o le avesse elaborate egli stesso. A queste cose ha dato esistenza e dà movimento l'unico vero Dio, ma come Dio egli è tutto in ogni spazio e non è limitato dallo spazio, non è vincolato da condizioni, non è divisibile in parti, non è mutevole in alcuna sua parte, riempie il cielo e la terra con la potenza sempre in atto e non con una natura che vada mancando. Provvede a tutte le cose che ha create in modo da lasciare ad esse di svolgere e attuare i movimenti che sono loro propri. E sebbene non possano esistere senza di lui, non sono tuttavia una medesima cosa con lui. Muove molte cose anche per mezzo degli angeli ma soltanto di sé rende beati gli angeli. Allo stesso modo, sebbene in determinati casi invii gli angeli come messaggeri agli uomini, tuttavia con se stesso, e non per mezzo degli angeli, rende beati gli uomini come gli angeli. Da questo unico e vero Dio noi attendiamo la vita eterna.

31. Abbiamo da lui infatti, oltre ai benefici che mediante l'ordinamento della natura, su cui abbiamo esposto alcuni concetti, elargisce ai buoni e ai cattivi, un grande segno, riservato ai buoni, del suo grande amore. Noi non possiamo adeguatamente ringraziarlo per il fatto che siamo, che viviamo, che col senso percepiamo il cielo e la terra, che abbiamo la mente capace di pensiero con cui cercare lui che ha creato tutte queste cose. Tuttavia i più nobili sentimenti e lingue innumerevoli non si adopererebbero abbastanza a ringraziarlo per il fatto che non ci ha abbandonato del tutto sebbene, carichi di peccati, fossimo caduti sotto il loro peso, avessimo voltato le spalle alla contemplazione della sua luce e fossimo accecati dall'amore delle tenebre, cioè dell'iniquità. Per questo ha mandato il suo Verbo, che è il suo unico figlio, affinché conoscessimo mediante lui incarnatosi e morto per noi la stima che Dio ebbe per l'uomo e fossimo con quell'unico sacrificio purificati da tutti i nostri peccati. Ha voluto poi che, mediante la partecipazione dell'amore alle nostre coscienze nel suo Spirito, superassimo tutte le difficoltà per giungere all'eterna serenità e alla dolcezza ineffabile della sua visione.

32. Il mistero della vita eterna fin dall'origine dell'umanità fu annunziato per mezzo degli angeli a persone opportunamente scelte mediante simboli e rivelazioni convenienti ai tempi. In seguito il popolo ebraico fu adunato in un determinato organismo statale per trasmettere questo sacramento. In esso mediante persone che ne erano consapevoli ed altre che non lo erano doveva esser preannunziato come futuro ciò che si verifica dalla venuta di Cristo fino ad ora e in seguito. Poi essendo il popolo ebraico disperso fra gli altri popoli per rendere testimonianza alle Scritture, ad essi fu preannunziata la salvezza che si sarebbe avuta nel Cristo. Non solo infatti tutte le profezie trasmesse con parole e non solo gli ordinamenti contenuti in quegli scritti e riguardanti la morale e la religione ma anche i riti, il sacerdozio, il tabernacolo o il tempio, gli altari, i sacrifici, le cerimonie, i giorni festivi e ogni altro atto relativo al servizio dovuto a Dio e che in greco con proprietà si dice hanno prefigurato e preannunziato quella realtà che per la vita eterna dei fedeli noi crediamo adempiuta, vediamo adempiersi e speriamo che si adempierà nel Cristo.

33. Dunque mediante questa unica e vera religione è stato possibile evidenziare che gli dèi del paganesimo sono demoni immondi perché con l'appiglio di personaggi scomparsi e col pretesto delle creature del mondo ambiscono di essere considerati dèi, con superba prevaricazione godono degli onori divini tributati con riti scellerati e osceni e invidiano alle coscienze umane la conversione al vero Dio. L'uomo si libera dal loro spaventoso e spietato dominio quando crede in colui che per risollevarlo ha offerto un esempio di umiltà così grande quanto grande fu la superbia per cui i demoni caddero. Della schiera non sono soltanto quelli di cui abbiamo molto parlato e molti ancora degli altri popoli e regioni, ma anche quelli eletti per così dire al senato degli dèi di cui stiamo parlando adesso, ma eletti per la fama dei delitti non per la dignità delle virtù. Varrone cercando di nobilitare cose turpi col tentativo di ricondurre i misteri degli dèi a spiegazioni naturalistiche, non riesce a trovare il modo di far quadrare e concordare gli uni alle altre, perché non sono quelle che egli crede o vuol far credere le origini dei misteri. Ma poniamo che non soltanto queste interpretazioni vi fossero ma anche altre di questo genere, quantunque non riguardassero affatto il vero Dio e la vita eterna che si deve cercare nella religione. Tuttavia con una qualsiasi spiegazione desunta dalla natura le ragioni suddette mitigherebbero un po' il turbamento che era stato causato dal non riconoscimento di oscenità e assurdità esistenti nei misteri. Ad esempio, ha tentato di farlo nei confronti di alcuni drammi dei teatri ossia riti misterici dei templi, sebbene in proposito non ha assolto i teatri sulla base dell'eguaglianza con i templi ma piuttosto ha condannato i templi sulla base dell'eguaglianza con i teatri. Ha comunque tentato di ottenere che la spiegazione delle pretese origini naturali lenisse il sentimento urtato da fatti disgustosi.

34. Al contrario sappiamo, come lo stesso dottissimo Varrone ha svelato, che non fu assolutamente possibile accettare le origini dei misteri fornite dai libri di Numa Pompilio e che non furono considerate degne non solo che lette divenissero note alle persone devote ma perfino che scritte rimanessero nascoste nel buio. Devo dire ormai ciò che nel terzo libro di questa opera avevo promesso di dire al momento opportuno. Si legge appunto in Varrone stesso nel libro Sul culto degli dèi: Un tale Terenzio aveva un terreno nei pressi del Gianicolo. Un suo contadino nel passare l'aratro vicino al sepolcro di Numa Pompilio trasse fuori dalla terra i suoi libri, in cui erano scritte le origini dell'istituzione dei misteri. Egli li portò in città dal pretore. E questi, dopo aver dato uno sguardo alle prime parole, deferì al senato un oggetto così importante. Avendo i più insigni senatori letto alcune delle origini per cui si ebbero le varie istituzioni dei misteri, il senato fu solidale col defunto Numa ed essi da devoti senatori decisero che il pretore desse alle fiamme quei libri 73. Ciascuno la pensi come crede, anzi un qualche egregio avvocato di tanta irreligiosità parli come gli suggerirà di parlare un passionale spirito polemico. A me basti notare che le origini dei misteri messe in iscritto da re Pompilio, istitutore dei misteri romani, non dovevano essere rese note né al popolo né al senato e neanche agli stessi sacerdoti. Perfino Numa Pompilio, che con illecita curiosità aveva scoperto determinati misteri demoniaci e li aveva messi in iscritto per ricordarsene con la lettura, tuttavia, sebbene fosse re e non dovesse temere alcuno, non osò né comunicarli ad altri né perderli o distruggendoli o facendoli comunque scomparire. Ebbe quindi un segreto che non volle far conoscere ad alcuno per non insegnare agli uomini cose infami, ma per non irritare i demoni temé di profanarlo e lo nascose in un luogo che ritenne sicuro non pensando che un aratro potesse passare vicino alla sua tomba. Il senato poi, sebbene temesse di condannare le credenze religiose degli antenati e fosse costretto ad essere solidale con Numa, giudicò quei libri molto pericolosi. Quindi non comandò che fossero di nuovo sotterrati affinché la curiosità umana non cercasse molto più avidamente un oggetto già scoperto ma comandò che fossero dati alle fiamme come un documento esecrabile. E poiché stimavano che era ormai necessario compiere quei misteri, ritennero che era più tollerabile che si errasse ignorandone le origini che conoscendole si creasse scompiglio nella città.

35. Infatti Numa stesso, al quale non era inviato un profeta di Dio o un angelo santo, fu costretto a praticare l'idromanzia. Osservava nell'acqua le immagini degli dèi o meglio le mistificazioni dei demoni dai quali udiva che cosa doveva stabilire di prescrittivo nei misteri. Varrone ricorda che questa forma di divinazione fu importata dalla Persia e che ne fece uso Numa e poi il filosofo Pitagora. Afferma che in essa con l'offerta di sangue i divinatori consultano anche l'oltretomba e dice che in greco si chiamava 74. La pratica, sia detta idromanzia o necromanzia, è sempre la stessa perché sembra che in essa facciano presagi i morti. Con quali pratiche lo facessero, se la vedano loro. Non oserei dire che prima della venuta del nostro Salvatore presso gli stessi popoli pagani tali pratiche fossero abitualmente proibite e punite severamente dalle leggi. Non oso affermarlo, ripeto, perché forse erano lecite. Tuttavia Pompilio ha appreso i misteri da quelle pratiche e di tali misteri ha prescritto i riti ma ne ha occultato le origini perché anche egli temé ciò che aveva appreso e il senato diede alle fiamme i libri riscoperti che contenevano tali origini. Perché dunque Varrone mi interpreta i misteri di Numa in senso di non saprei quali pretese origini naturalistiche? Se quei libri avessero contenuto ragioni naturalistiche, non sarebbero stati dati alle fiamme oppure i senatori avrebbero dato alle fiamme anche questi di Varrone quantunque scritti per essere dedicati a Cesare pontefice. Dal fatto che Numa Pompilio fece uscire, cioè portò l'acqua fuori città per praticare l'idromanzia, nacque la tradizione che ebbe come moglie la ninfa Egeria, come si afferma nel suddetto libro di Varrone 75. Avviene proprio così : con una spruzzatina di menzogne i fatti storici diventano leggende. Quindi mediante l'idromanzia il re romano avido di sapere apprese i misteri che i pontefici dovevano conservare nei propri libri ed anche le loro origini che decise di non far conoscere ad alcuno fuorché a se stesso. Pertanto espostele a parte, le fece in certo senso morire con sé, giacché seppellendole si preoccupò di sottrarle alla conoscenza degli uomini. Dunque o in esse erano riportate delle passioni demoniache così oscene e malefiche che tutta la teologia dello Stato ne dovette apparire esecrabile, anche nel giudizio degli uomini che avevano avuto in consegna tanti aspetti disgustosi presenti nei misteri stessi; oppure tutti quei demoni si presentavano soltanto come uomini morti che a causa del lungo periodo di tempo tutti i popoli pagani consideravano come dèi immortali. E poiché costoro gioivano anche di simili misteri, con determinate garanzie di falsi miracoli si sostituivano nel culto ai morti che avevano fatto ritenere dèi. Ma da un occulto disegno della provvidenza del vero Dio avvenne che resi propizi al loro amico Pompilio mediante le pratiche con cui fu possibile compiere l'idromanzia, fosse loro permesso di manifestare riti e origini ma non fosse loro permesso di avvisarlo che prima di morire le distruggesse col fuoco anziché sotterrarle. Comunque non riuscirono, affinché non si scoprissero, ad opporsi né all'aratro, da cui furono dissotterrate, né alla penna di Varrone, grazie alla quale la storia di questa vicenda è giunta fino a noi. I demoni non possono infatti ciò che non è stato loro permesso di fare ma è permesso loro dall'alto e giusto giudizio di Dio, secondo le azioni di coloro che giustamente o sono soltanto tentati o anche resi schiavi e ingannati. Quegli scritti sono stati giudicati veramente malefici e indegni del culto della vera divinità. Lo si può dedurre dal fatto che il senato preferì dare alle fiamme quei libri che Pompilio aveva occultato, anziché temere ciò che dovette temere lui al quale non fu possibile avere il coraggio di distruggerli. Se dunque neanche adesso si vuole condurre una vita religiosa, si cerchi quella eterna con tali misteri; se al contrario non si vuole avere un rapporto con i demoni maligni, non si tema che sia nocivo abbandonare la superstizione con cui sono adorati ma si riconosca la vera religione con cui sono smascherati e sconfitti.
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 06:45. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com