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LA CITTA' DI DIO di sant'Agostino - Libri XII - XVII (3)

Ultimo Aggiornamento: 22/12/2012 22:17
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22/12/2012 19:52

La grande promessa ad Abramo.
23. Anche allora fu rivolta in visione la parola del Signore ad Abramo. Il Signore gli promise la sua protezione e una ricompensa molto grande e Abramo, preoccupato della discendenza, disse che sarebbe stato suo erede un certo Eliezer suo servitore e immediatamente gli furono assicurati un erede, che non era il servitore, ma uno che doveva provenire da Abramo stesso e di nuovo una discendenza innumerevole, non come i granelli di sabbia ma come le stelle del cielo 83. A me sembra che con quelle parole fu assicurata una discendenza eccelsa per la felicità celeste. Per quanto attiene al numero straordinario non c'è confronto fra le stelle del cielo e i granelli di sabbia, a meno che non si sostenga una certa somiglianza del paragone in quanto è impossibile contare anche le stelle perché si deve riconoscere che non si riesce a vederle tutte. Infatti quanto più intensamente un individuo fissa, tante più ne scorge. Quindi giustamente si ritiene che ve ne sono alcune nascoste anche a coloro che hanno la vista penetrante a parte quelle che, come si sostiene, si levano e tramontano all'altra parte dell'orbe così lontana da noi. Infine l'autorità di questo libro della Scrittura confuta coloro che si vantano di avere afferrato ed esposto l'intero numero delle stelle, come Arato ed Eudosso e altri se ve sono. Qui cade a proposito il pensiero che l'Apostolo ricorda per inculcare la grazia di Dio: Abramo credette a Dio e gli fu accreditato a giustizia 84 affinché la circoncisione non s'imbaldanzisse e pretendesse che i popoli incirconcisi non fossero accolti nella fede del Cristo. Quando avvenne che la fede fu riconosciuta come giustizia ad Abramo che credeva, egli ancora non era circonciso.

Simboli e allegorie nel fatto.
24. 1. Mentre egli parlava nella medesima visione Dio gli disse anche: Io sono il Dio che ti ha fatto emigrare dalla regione dei Caldei per darti questo territorio perché tu ne sia l'erede. Avendolo interrogato Abramo su quale base avrebbe saputo di esserne l'erede, gli disse Dio: Procurami una giovenca, una capra e un ariete, tutti e tre di tre anni, una tortora e un colombo. Gli procurò tutti questi animali, li divise nel mezzo e pose le metà l'una di fronte all'altra ma non divise gli uccelli. E piombarono, come è scritto, uccelli rapaci sui corpi che erano divisi ma Abram resisté loro. Verso il tramonto del sole uno spavento religioso invase Abram e una oscura grande angoscia lo incolse e il Signore gli disse: Saprai che la tua discendenza sarà in esilio in terra straniera, li ridurranno in schiavitù e li opprimeranno per quattrocento anni, io ti indicherò il popolo di cui saranno schiavi. Ma dopo questi fatti ne usciranno con una grande ricchezza. Tu te ne andrai in pace con i tuoi antenati in una serena vecchiaia. Alla quarta generazione torneranno qua. Finora non sono al completo i peccati degli Amorrei. Quando il sole fu tramontato, vi fu una fiammata e un bracere fumante e torce passarono fra le parti degli animali uccisi. In quel giorno il Signore stabilì un'alleanza con Abram dicendo: Alla tua discendenza darò il territorio dal fiume confinante con l'Egitto fino al grande fiume Eufrate, abitato da Cheniti, Chenizziti, Cadmoniti, Ittiti, Perizziti, Rafaim, Amorrei, Cananei, Evei, Gergesei, Gebusei 85.

Precisazioni cronologiche.
24. 2. Tutti questi avvenimenti, fatti e parole, si ebbero in visione per azione divina. È lungo trattarne singolarmente e va al di là dell'intento dell'opera. Dobbiamo quindi conoscere quanto basta. Dopo la notizia che Abramo credette in Dio e gli fu riconosciuto come giustizia, si precisa che non mancò di fede, ma disse: Signore mio padrone con quale segno saprò che ne sarò erede? 86, perché gli era stata assicurata l'eredità di quel territorio. Non disse "come faccio a saperlo?", come se ancora non credesse, ma disse: Con quale segno saprò?, affinché fosse adoperato un confronto con l'oggetto della sua fede per conoscerne il significato. Così non è diffidenza della Vergine Maria l'aver chiesto: Come è possibile perché io sono vergine? Era certa che sarebbe avvenuto, chiedeva il modo con cui sarebbe avvenuto e le fu detto perché questo aveva chiesto 87. Anche nel caso in esame il confronto fu dato con animali, la vitella, la capra, l'ariete, la tortora e il colombo affinché sapesse che sarebbe avvenuto secondo tali indicazioni ciò che non dubitava sarebbe avvenuto. Con la vitella poteva essere simboleggiata la popolazione posta sotto il giogo della legge, con la capra la medesima popolazione che avrebbe trasgredito la legge, con l'ariete la medesima popolazione che avrebbe avuto un re. E si precisa che questi animali siano di tre anni perché vi sono i tre significativi periodi di tempo, da Adamo a Noè, da lui ad Abramo e da lui a Davide, il primo re consolidato nel regno del popolo d'Israele per volontà del Signore dopo che Saul fu destituito. E proprio nel terzo periodo, che va da Abramo a Davide, questo popolo divenne adulto perché entrava nella terza età. Questi animali potrebbero simboleggiare più convenientemente qualche altra cosa, però non metterei affatto in dubbio che nell'aggiunta della tortora e del colombo si ha un'allegoria profetica degli spirituali. Per questo si ha nel passo: Non divise gli uccelli, poiché i carnali si dividono fra di sé ma in nessun modo gli spirituali, sia che si allontanino dagli umani rapporti d'affari, come la tortora, sia che passino il tempo in mezzo ad essi, come il colombo. Tutti e due gli uccelli però sono schietti e inoffensivi e simboleggiano nello stesso popolo d'Israele, al quale si doveva concedere quel territorio, coloro che sarebbero stati gli indivisibili figli della promessa e gli eredi del regno che dovrà persistere nella felicità eterna. Gli uccelli che piombano sui corpi divisi non significano qualcosa di bene ma gli spiriti di questa atmosfera che si procurano il mangiare dalla divisione dei carnali. Il fatto che Abramo li scacciò simboleggia che anche fra le divisioni dei carnali i veri credenti persevereranno fino alla fine. E il fatto che al tramonto del sole lo spavento religioso e la grande angoscia invasero Abramo simboleggia che verso la fine del mondo avverrà un grande tormentoso sconvolgimento dei credenti, di cui il Signore dice nel Vangelo: Vi sarà allora un grande tormento quale non si ebbe dall'inizio 88.

L'angoscia di Abramo e la fine del mondo.
24. 3. Vi sono poi le parole ad Abramo: Saprai che la tua discendenza sarà in esilio in terra straniera e li ridurranno in schiavitù e li opprimeranno per quattrocento anni 89. È una manifesta predizione sul popolo d'Israele che doveva essere schiavo in Egitto, non nel senso che il popolo doveva passare quattrocento anni nella schiavitù sotto gli Egiziani che l'opprimevano ma nel senso che il fatto sarebbe avvenuto entro i quattrocento anni. C'è un confronto con quel che era stato scritto di Tara padre di Abramo: E gli anni di Tara in Carran furono duecentocinque 90, non nel senso che trascorsero tutti in quel paese ma che vi furono compiuti. Allo stesso modo anche qui sono state inserite le parole: Li ridurranno in schiavitù e li opprimeranno per quattrocento anni, perché questo periodo ebbe termine con questa afflizione e non perché vi fu trascorso tutto. Sono indicati quattrocento anni a causa della completezza del numero, sebbene siano un po' di più, tanto se vengono calcolati dal tempo, in cui erano rivolte queste promesse ad Abramo o da quando nacque Isacco in relazione alla discendenza di Abramo perché queste predizioni la riguardano. Sono calcolati quattrocentotrenta anni, come ho detto poco fa, dall'anno in cui Abramo ne compiva settantacinque, quando gli fu svelata la prima promessa, fino alla uscita di Israele dall'Egitto. Li ricorda anche l'Apostolo che dice: La legge promulgata quattrocentotrenta anni dopo non annulla, sopprimendo la promessa, l'alleanza ratificata da Dio 91. Era possibile quindi di questi quattrocentotrenta anni considerarne quattrocento perché non sono molti di più, anche perché alcuni ne erano passati quando quegli eventi furono fatti vedere e descritti ad Abramo in visione o quando venticinque anni dopo la promessa nacque Isacco dal padre che ne aveva cento. Dei quattrocentotrenta ne rimarrebbero quattrocentocinque e Dio volle prenderne in considerazione soltanto quattrocento. E nessuno può dubitare che gli altri eventi, che seguono alle parole di Dio che li predice, riguardano il popolo d'Israele.

Apologia di Abramo con Agar.
24. 4. Quel che segue: Quando il sole fu tramontato vi fu una fiammata e un braciere fumante e torce accese passarono fra le parti degli animali divisi 92 simboleggia che alla fine del mondo i carnali saranno giudicati mediante il fuoco. L'oppressione della città di Dio con proporzioni quali prima non si ebbero, la quale si attende che avvenga sotto l'anticristo, è simboleggiata dall'oscura angoscia di Abramo verso il tramonto del sole, cioè quando sarà vicina la fine del mondo. Allo stesso modo al tramonto del sole, cioè alla fine del mondo, è simboleggiato dal fuoco il giorno del giudizio che distinguerà fra gli uomini carnali quelli che si salveranno col fuoco e quelli che saranno dannati nel fuoco. Poi l'alleanza stipulata con Abramo indica propriamente la terra di Canaan e menziona in essa undici popoli dal fiume d'Egitto al grande fiume Eufrate. Quindi non dal grande fiume d'Egitto, cioè dal Nilo, ma dal piccolo che divide Egitto e Palestina, dove si trova la città di Rinocorura.

Alleanza e circoncisione.
25. A questi fatti segue il periodo dei figli di Abramo, uno dalla schiava Agar, l'altro dalla libera Sarra, dei quali abbiamo parlato nel libro precedente 93. Per quanto attiene al fatto in nessun senso si deve rivolgere ad Abramo l'accusa di relazione con questa concubina. La ebbe per avere un figlio non per soddisfare la lussuria, senza offendere ma piuttosto per obbedire alla moglie. Lei si illudeva che fosse un conforto alla sua sterilità se con un atto di volontà, poiché per natura non poteva, rendeva suo il grembo reso fecondo della schiava 94. In fondo la donna usava del diritto di cui l'Apostolo dice: Egualmente anche l'uomo non ha autorità sul suo corpo ma la donna 95. Così partoriva per mezzo di un'altra perché da se stessa non lo poteva. Non v'è nel fatto alcun desiderio di dissolutezza o il disonore dell'inganno. Dalla moglie per avere un figlio si consegna al marito la schiava, dal marito per avere un figlio la si accoglie, da entrambi si persegue non la dissipazione della colpa ma il dono della natura. Poi la schiava incinta trattò con orgoglio la padrona sterile e Sarra con femminile diffidenza attribuì il fatto al marito. Anche in questo caso Abramo dimostrò che non era stato un amante schiavo ma un genitore libero, che in Agar aveva conservato la fedeltà alla moglie, che non aveva soddisfatto il proprio piacere ma la volontà di lei, che aveva ricevuto senza chiedere, che si era unito senza vincolarsi, che aveva generato senza amare. Egli le disse: La tua schiava è a tua disposizione, trattala come ti pare 96. O uomo che trattò le donne con dignità virile, la moglie con rispetto, la schiava con deferenza, nessuna delle due senza ritegno.

Fatti e loro simbologia nel tempo.
26. 1. Dopo questi fatti da Agar nacque Ismaele e Abramo dovette pensare che con lui fosse adempiuta la promessa perché, quando voleva adottare un suo servitore, Dio gli aveva detto: Non sarà tuo erede costui ma uno che proverrà da te sarà tuo erede 97. Ma affinché non pensasse che la promessa si adempisse col figlio della schiava, quando aveva novantanove anni gli apparve il Signore e gli disse: Io sono Dio, ubbidisci al mio cenno e sii senza difetto e stabilirò un'alleanza fra me e te e ti renderò un grande popolo. Abramo si prostrò con la faccia a terra e Dio gli rivolse queste parole: Eccomi ed ecco la mia alleanza con te e sarai capostipite di molti popoli. Il tuo nome non sarà più Abram ma Abramo, perché ti ho costituito capostipite di molti popoli, ti renderò assai grande e ti rinnoverò in vari popoli e nella tua discendenza ci saranno re. Stabilirò la mia alleanza fra me e te e con la tua discendenza di generazione in generazione con un'alleanza eterna per essere il Dio tuo e della tua discendenza. E darò a te e alla tua discendenza il territorio, in cui ora abiti come straniero, tutto il paese di Canaan in possesso perenne e sarò il loro Dio. E disse Dio ad Abramo: Tu rispetterai la mia alleanza, tu e la tua discendenza nelle varie generazioni. E questa è l'alleanza fra me e voi e la tua discendenza nelle varie generazioni che dovrai rispettare: Sarà circonciso ogni vostro maschio e circonciderete il vostro membro e sarà come simbolo dell'alleanza fra me e voi. Ogni vostro maschio di otto giorni sarà circonciso nelle varie generazioni. Anche lo schiavo nato nella tua casa o comprato dallo straniero, che non sono della tua discendenza, saranno circoncisi, tanto se nato in casa che acquistato. Così la mia alleanza sarà nel vostro corpo come un'alleanza perenne. E il maschio non circonciso, che non riceverà cioè il segno della circoncisione nel corpo all'ottavo giorno, non apparterrà più alla sua razza perché ha rotto la mia alleanza. Sara tua moglie non sarà più chiamata Sara ma Sarra. La benedirò e da lei ti farò avere un figlio e lo benedirò e darà origine a nazioni e re di popoli proverranno da lui. Abramo si prostrò con la faccia a terra, rise e pensò fra sé: È possibile che nasca un figlio a me che ho cento anni e che Sarra a novanta partorisca? E Abramo disse a Dio: Viva qui Ismaele alla tua presenza. Rispose Dio ad Abramo: È così, Sarra tua moglie ti partorirà un figlio e lo chiamerai Isacco. Stabilirò l'alleanza con lui in alleanza perenne di essere il suo Dio e della sua discendenza. Anche riguardo ad Ismaele ti ho dato ascolto, l'ho benedetto, avrà molti figli e discendenti. Darà origine a dodici tribù e lo renderò una grande nazione. Stabilirò la mia alleanza con Isacco che Sarra ti partorirà l'anno prossimo in questa stagione 98.

Significato redentivo della circoncisione.
26. 2. Nel brano sono più evidenti le promesse sulla vocazione dei pagani in Isacco, cioè nel figlio della promessa col quale è simboleggiata la grazia non la natura, perché si promette la nascita di un figlio da un uomo vecchio e da una vecchia donna sterile. Sebbene infatti sia Dio a garantire il naturale procedimento della procreazione, in un caso tuttavia, in cui è evidente l'intervento di Dio a causa di un difetto o inefficienza della natura, con maggiore evidenza si intravede la grazia. E poiché doveva venire non attraverso la generazione ma la rigenerazione, la circoncisione è stata prescritta quando è stata promessa la nascita di un figlio da Sarra. E la prescrizione che siano circoncisi tutti, non solo i figli ma anche gli schiavi nati nella casa o comprati, dimostra che la grazia appartiene a tutti. Difatti la circoncisione simboleggia la natura che si rinnova spogliandosi del vecchio. E il giorno ottavo simboleggia Cristo che è risorto al termine della settimana, cioè al sabato. Sono cambiati perfino i nomi dei genitori, ogni cosa riecheggia il rinnovamento e nell'Antica Alleanza si cela la Nuova. Difatti il vero significato di Antica Alleanza è tener segreta la Nuova e il significato di Nuova Alleanza è manifestare l'Antica. Il riso di Abramo è la gioia di chi si rallegra con se stesso, non lo scherno di chi diffida. Le parole che rivolge a se stesso: Se a me che ho cento anni nascerà un figlio e se Sarra a novanta anni partorirà non sono riflessioni di chi dubita ma di chi rimane sorpreso. Il passo: E darò a te e alla tua discendenza il territorio in cui sei straniero, tutta la terra di Canaan in possesso perenne 99, potrebbe rendere perplesso qualcuno se la promessa si deve intendere come adempiuta o se si deve attendere il suo adempimento, perché qualsiasi possedimento terreno non può esser eterno per nessun popolo. Sappia costui che dai nostri letterati si traduce eterno un qualcosa che i Greci chiamano , termine derivato da secolo, perché in greco il secolo è chiamato . Ma i Latini non hanno osato parlare di secolare per non lasciare andare il significato a un oggetto completamente diverso. Molte cose si dicono secolari perché si avverano nel tempo che trascorre e passano sia pure in breve tempo. Invece ciò che s'intende come o non ha fine o si prolunga sino alla fine del trascorrere del tempo.

Promessa e cambiamento di nomi.
27. Similmente può generare perplessità l'interpretazione del passo: Il maschio che non riceverà la circoncisione del membro all'ottavo giorno, quella persona non apparterrà più alla sua razza perché ha violato la mia alleanza 100. Non v'è colpa del bimbo, la cui vita dovrebbe andare in rovina, e non è stato lui a violare l'alleanza di Dio ma i genitori che non si sono preoccupati di circonciderlo. Però tutti i bimbi non in base a una caratteristica della propria esistenza, ma sulla base della comune origine dell'uman genere, hanno violato nel primo uomo l'alleanza di Dio, perché in lui tutti hanno peccato 101. Molte alleanze sono considerate di Dio, a parte le due grandi Alleanze, l'Antica e la Nuova che è consentito a tutti di conoscere leggendo la sacra Scrittura. La prima alleanza stipulata col primo uomo è certamente questa: Il giorno in cui ne mangerete, morirete 102. È scritto anche nel Libro detto dell'Ecclesiastico: Ogni uomo invecchia come un vestito. È un'alleanza dall'inizio dei tempi: Tu morirai 103. Ma la legge più esplicita è stata promulgata in seguito e l'Apostolo dice: Dove non si ha la legge neanche la trasgressione si ha 104. Quindi la sentenza del Salmo: Ho considerato trasgressori tutti i peccatori del mondo 105 è vera perché tutti coloro che sono vincolati a qualche peccato sono colpevoli della trasgressione di qualche legge. Perciò se anche i bimbi, come professa la vera fede, nascono peccatori non per colpa personale ma originale e per questo professiamo che è loro necessaria la grazia del perdono dei peccati, si riconosce evidentemente che come sono peccatori sono anche trasgressori di quella legge che fu promulgata nel paradiso terrestre. Così sono vere tutte e due le sentenze della Scrittura: Ho considerato trasgressori tutti i peccatori del mondo e l'altra: Dove non si ha la legge neanche la trasgressione si ha. Poiché dunque la circoncisione fu simbolo della rigenerazione e non a torto a causa del peccato originale, con cui fu violata la prima alleanza con Dio, la generazione porrà allo sbaraglio il bimbo se la rigenerazione non lo riscatta. Le parole di Dio dunque si devono intendere in questo senso: La vita di chi non sarà rigenerato non apparterrà più alla sua razza, perché ha violato l'alleanza di Dio quando anche egli ha peccato con tutti in Adamo. La frase: Perché ha violato questa mia alleanza costringerebbe a intendere che si tratta soltanto della circoncisione. In verità poiché non ha esplicitato qual genere di alleanza il bimbo ha violato, è attendibile che s'intenda un'alleanza che può essere violata anche da un bimbo. Qualcuno può insistere che si parli soltanto della circoncisione perché soltanto in riferimento ad essa il bimbo ha violato l'alleanza di Dio per il fatto che non è stato circonciso. Cerchi costui un altro modo d'esprimersi col quale si possa sensatamente significare che il bimbo ha violato l'alleanza perché, sebbene non da lui tuttavia in lui, è stata violata. Però anche in questo senso si deve riconoscere che l'anima del bimbo incirconciso non si perde ingiustamente per una personale trasgressione, che non esiste, ma soltanto per la soggezione al peccato originale.

L'esperienza del divino in Abramo e Lot.
28. Dunque fu rivolta ad Abramo una promessa tanto grande e tanto luminosa, perché gli fu comunicato molto esplicitamente: Ti ho costituito capostipite di molti popoli, ti renderò grande e ti rinnoverò in vari popoli e nella tua discendenza vi saranno re. Ti farò avere un figlio da Sara, lo benedirò, darà origine a nazioni e re di popoli proverranno da lui 106. Notiamo ora che questa promessa si è avverata in Cristo. Da quel momento quei coniugi non sono chiamati come prima, Abram e Sara, ma come li abbiamo chiamati noi fin dall'inizio poiché così sono chiamati da tutti e cioè Abramo e Sarra. Si giustifica perché è stato cambiato il nome di Abramo: perché dice il Signore, ti ho costituito capostipite di molti popoli. Si deve quindi intendere che Abramo ha questo significato. Abram, come era chiamato prima, si traduce "Padre nobile". Non è stata data giustificazione del cambiamento del nome di Sara, ma come affermano quelli che hanno trattato la traduzione dei nomi ebraici contenuti in questa parte della Scrittura, Sara si traduce "Mia principessa" e Sarra "Vigore". Perciò nella Lettera agli Ebrei si ha: Anche Sarra per fede ricevette vigore per il concepimento 107. Erano tutti e due assai vecchi, come afferma la Scrittura, ma lei anche sterile e ormai priva del flusso mestruale, perciò non avrebbe potuto partorire anche se non fosse stata sterile. D'altronde, se la donna sia d'età avanzata ma che abbia normali flussi muliebri, da un giovane può concepire ma non da un anziano, sebbene l'anziano può generare da una giovinetta, come dopo la morte di Sarra fu possibile ad Abramo con Cettura perché incontrò la sua età piena di vigore 108. Questo dunque è il fatto che l'Apostolo fa notare come sorprendente e per questo afferma che il corpo di Abramo era come inaridito perché a quell'età non poteva generare da ogni donna, alla quale fosse rimasto l'ultimo periodo di tempo per partorire 109. Dobbiamo intendere che il corpo era inaridito a qualche atto, non a tutti. Se fosse stato a tutti, non si ha l'anzianità di un uomo vivo ma il cadavere di un morto. Ma dato che in seguito Abramo generò da Cettura, questo problema di solito si risolve con la costatazione che la facoltà di generare, avuta dal Signore, rimase anche dopo la morte di Sarra. Ma a me sembra che del problema è preferibile la soluzione che abbiamo seguito, appunto perché un anziano di cento anni, ma del nostro tempo, non può generare da alcuna donna, non allora, quando vivevano ancora tanto a lungo che cento anni non rendevano l'uomo d'età decrepita.

Fine di Sodoma.
29. Dio si manifestò anche in tre individui ad Abramo presso il querceto di Mambre 110. Non si può dubitare che erano angeli, sebbene alcuni ritengono che uno di loro era Cristo Signore perché affermano che fu visibile anche prima dell'assunzione della carne. È proprio del potere divino e dell'invisibile incorporea e non diveniente natura manifestarsi, senza porsi nel divenire, agli sguardi mortali non nella sua essenza ma mediante un esser che gli è sottomesso perché tutto a lui è sottomesso. Questi interpreti insistono che uno dei tre era il Cristo appunto perché, pur avendone visti tre, egli si rivolge individualmente al Signore. È scritto infatti: Tre uomini erano in piedi davanti e appena li vide corse loro incontro dall'ingresso della tenda, si gettò a terra e disse: Signore, se ho ottenuto il tuo favore 111 e il resto. Ma perché costoro non tengono presente anche che due di loro erano venuti perché i Sodomiti fossero sterminati mentre ancora Abramo parlava soltanto con uno, chiamandolo Signore, e supplicando che non facesse morire a Sodoma il giusto con l'empio? Allo stesso modo Lot trattò quei due al punto che nel suo colloquio con loro si rivolge individualmente al Signore. Prima infatti dice a più d'uno: Signori, sostate nella casa del vostro servitore 112 e le altre parole che seguono. Ma poi si legge così: Gli angeli afferrarono le sue mani, quelle della moglie e delle due figlie perché il Signore voleva risparmiarlo. E appena lo condussero fuori gli dissero: Salva la tua vita, non guardare indietro, non fermarti nella pianura, rifugiati sulla montagna per non essere travolto. Lot disse loro: Ti prego, Signore, poiché il tuo servo ha trovato commiserazione in te 113 e il seguito. Dopo queste parole anche il Signore gli risponde individualmente, poiché era nei due angeli, con le parole: Ho guardato il tuo viso 114 e il resto. È molto più credibile quindi che sia Abramo nei tre individui che Lot nei due ravvisassero il Signore perché si rivolgevano a lui al singolare, sebbene li ritenessero uomini. Non per altro motivo li accolsero in modo da trattarli come esseri terrestri e bisognosi di nutrimento. Ma in loro v'era certamente un qualcosa per cui si distinguevano, sebbene a livello di uomini, che coloro che offrivano loro ospitalità non potevano dubitare, come abitualmente avviene nei Profeti, che in essi vi fosse il Signore e perciò talora si rivolgevano loro al plurale e talora al singolare li chiamavano Signore. La Scrittura conferma che fossero angeli non solo nel Libro della Genesi, in cui si narrano questi avvenimenti, ma anche nella Lettera agli Ebrei la quale, nel lodare l'ospitalità, afferma: Con essa alcuni, pur non sapendolo, accolsero come ospiti gli angeli 115. Per il ministero di questi tre individui, quando di nuovo fu promesso ad Abramo che da Sarra sarebbe nato il figlio Isacco, si ebbe anche un attestato divino con le parole: Abramo diverrà un grande e numeroso popolo e in lui saranno benedetti tutti i popoli della terra 116. Anche qui con grande brevità e completezza si preannunciano le due discendenze: il popolo d'Israele secondo la razza, tutti i popoli secondo la fede.

Isacco e il sorriso di Sara.
30. Dopo questa promessa e dopo che Lot era stato fatto uscire da Sodoma tutto il territorio della città depravata fu incendiato da una pioggia di fuoco che veniva dal cielo, perché in essa gli atti carnali fra maschi aveva introdotto un costume più accreditato della liceità di quegli atti che le norme morali consentono. Il castigo fu un saggio del futuro giudizio divino. Difatti la proibizione, a coloro che venivano salvati dagli angeli, di guardare indietro suggerisce esclusivamente che non si deve tornare con la coscienza al vecchio tenore di vita, di cui il rigenerato dalla grazia si spoglia, se intendiamo sfuggire all'ultimo giudizio. La moglie di Lot appunto rimase dove si volse indietro e, tramutata in sale, ha offerto ai credenti un certo condimento per avere il sapore della saggezza con cui evitare quell'esempio 117. In seguito ancora una volta Abramo in Gerar si comportò con Abimelech, re di quella città, come si era comportato in Egitto nei confronti della moglie e ancora una volta gli fu restituita intatta. Abramo al re, che lo rimproverava perché aveva celato che era la moglie dicendo che era la sorella, dopo aver svelato che cosa aveva temuto soggiunse: È veramente mia sorella di padre non di madre 118. Difatti era per Abramo sorella da parte del padre e da lui sua consanguinea. Era di tanta bellezza che poteva essere amata anche a quell'età.

Fede di Abramo nel sacrificio di Isacco.
31. Dopo questi avvenimenti nacque secondo la promessa ad Abramo un figlio da Sarra, lo chiamò Isacco che si traduce "Sorriso". Infatti aveva sorriso il padre quando gli fu promesso perché rimase sorpreso dalla gioia; aveva sorriso la madre quando dai tre uomini gli era stato di nuovo promesso perché dubitava per la gioia. L'angelo la rimproverò che quel sorriso, pur suggerito dalla gioia, non era indice di fede piena, fu quindi dal medesimo angelo confermata nella fede. Da questo fatto il figlio ebbe il nome. Sarra precisò che quel sorriso non era volto a deridere un disonore ma ad esaltare una gioia. Infatti, nato Isacco e chiamato con quel nome, disse: Il Signore mi ha donato la gioia di ridere, chiunque verrà a saperlo, sorriderà con me 119. Ma dopo un po' di tempo la schiava venne allontanata da casa assieme al figlio e nel fatto secondo l'Apostolo sono simboleggiate le due Alleanze, l'Antica e la Nuova, e Sarra è allegoria della città dell'alto, cioè della città di Dio 120.

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