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LA CITTA' DI DIO di sant'Agostino - Libri XVII- XXII (4)

Ultimo Aggiornamento: 22/12/2012 22:19
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22/12/2012 20:05


ATTENZIONE: ricordiamo la

parte prima: LA CITTA' DI DIO di sant'Agostino - Libri I - VI (1)


la parte seconda: LA CITTA' DI DIO di sant'Agostino - Libri VII - XI (2)


la parte terza: LA CITTA' DI DIO di sant'Agostino - Libri XII - XVII (3)





LIBRO XVII

SOMMARIO

1. Periodo dei Profeti.

2. In qual tempo si è adempiuta la promessa di Dio sulla terra di Canaan che anche Israele secondo la razza ebbe in possesso?

3. Tripartito simbolismo dei Profeti perché ora si riferisce alla Gerusalemme terrena, ora alla celeste, ora a tutte e due.

4. Mutamento profeticamente allegorizzato del regno e del sacerdozio d'Israele. Eventi che Anna, madre di Samuele, rappresentando la Chiesa, ha previsto profeticamente.

5. Avvenimenti che un uomo di Dio ha rivelato con ispirazione profetica al sacerdote Eli prevedendo con simboli che il sacerdozio istituito secondo Aronne avrebbe avuto termine.

6. Il sacerdozio e il regno giudaico, sebbene si dica che sono stabiliti per sempre, non rimangono affinché si prendano in considerazione altri di cui si promette la perennità.

7. Con lo smembramento del regno d'Israele viene allegorizzata profeticamente la perpetua divisione dell'Israele dello spirito dall'Israele della razza.

8. Le promesse a Davide nel suo figlio non si hanno in Salomone ma con pieno significato nel Cristo.

9. La profezia sul Cristo nel Salmo ottantotto si rassomiglia ai fatti che nel libro dei Re sono preannunziati col profetismo di Natan?

10. Sono diversi gli eventi nel regno della Gerusalemme terrena da quelli promessi da Dio affinché si capisse che la verità della promessa riguardava un altro re e un altro regno.

11. Vera realtà del popolo di Dio che si ha mediante l'assunzione della carne nel Cristo perché egli soltanto ebbe il potere di sottrarre la propria anima dal regno dei morti.

12. A quale persona si deve attribuire la richiesta delle promesse, delle quali si dice in un Salmo: Dov'è la tua benignità d'un tempo, Signore?

13. La vera pace promessa si può forse assegnare al tempo che trascorse durante il regno di Salomone?

14. Intelligenza di Davide nella disposizione e nel significato misterico dei Salmi.

15. Tutti i significati che nei Salmi si prevedono sul Cristo e sulla Chiesa devono contribuire allo svolgimento di questa opera?

16. Verità che nel Salmo quarantaquattro si applicano a Cristo e alla Chiesa esplicitamente o metaforicamente.

17. Verità che nel Salmo centonove riguardano il sacerdozio del Cristo e nel Salmo ventuno la sua passione.

18. Nei Salmi tre, quaranta, quindici, e sessantasette si preannunziano la morte e la risurrezione del Signore.

19. Nel Salmo sessantotto si denunziano la mancanza di fede e l'ostinazione dei Giudei.

20. Regno e buone opere di Davide. Il figlio Salomone e la sua profezia che si ritiene relativa al Cristo tanto nei libri che gli si attribuiscono come in quelli d'indubbia autenticità.

21. I re dopo Salomone tanto nel regno di Giuda che d'Israele.

22. Geroboamo costrinse all'empio culto idolatrico il popolo soggetto, in cui tuttavia Dio non desistette d'ispirare i Profeti e di difendere molti dal delitto dell'idolatria.

23. Differente condizione dei due regni degli Ebrei finché tutti e due i popoli furono condotti in schiavitù in periodi diversi, anche perché in seguito Giuda tornò in patria, sebbene anche esso infine passasse sotto il dominio di Roma.

24. Ultimi Profeti dei Giudei e anche quelli che la narrazione evangelica presenta al tempo della nascita del Cristo.


S. Agostino: La Città di Dio: Capp. XVII- XXII

Libro diciassettesimo

LA CITTÀ DI DIO NEL PROFETISMO EBRAICO

 

Teorie sulle forme di profetismo [1-3]

Epoca dei profeti da Samuele a Geremia.
1. La città di Dio, che si evolve nella serie dei tempi, indicherà come si adempiano le promesse di Dio rivolte ad Abramo giacché abbiamo appreso che, per garanzia di Dio stesso, sono dovuti alla sua discendenza il popolo d'Israele secondo la razza e tutti i popoli secondo la fede. Poiché dunque l'epilogo del libro precedente è approdato al regno di Davide, ora da quel regno esponiamo gli eventi che seguono nel limite che si ritiene sufficiente all'opera intrapresa. Il periodo che va da quando Samuele cominciò a profetare fino a quando il popolo d'Israele fu condotto prigioniero in Babilonia e, al ritorno degli Israeliti dopo settant'anni secondo la profezia del santo Geremia 1, fu riedificato il tempio, è complessivamente il periodo dei Profeti. Tuttavia non senza ragione possiamo considerare Profeti lo stesso patriarca Noè, durante la cui vita la terra intera fu sterminata dal diluvio, e gli altri prima e dopo l'epoca in cui nel popolo di Dio cominciarono a dominare i re perché alcuni avvenimenti futuri, che appartenevano alla città di Dio e al regno dei cieli, in qualche modo furono da loro simboleggiati o previsti. Di alcuni di loro soprattutto leggiamo che più esplicitamente sono stati considerati tali, come Abramo 2 e Mosè 3. Tuttavia epoca dei Profeti è stata considerata particolarmente e superlativamente quella in cui cominciò a profetare Samuele 4 che, per comando di Dio, unse come re dapprima Saul 5 e, dopo che egli fu destituito, lo stesso Davide 6 perché avesse successori della sua stirpe fino a quando fu opportuno avere successori in quella forma. Se dunque volessi passare in rassegna tutte le cose che sono state predette dai Profeti sul Cristo, quando la città di Dio attraversava questo periodo con l'avvicendarsi della morte e nascita dei suoi adepti, si sconfina nello sterminato. Prima di tutto la Scrittura stessa che, distribuendo nella serie i re, le loro imprese e avvenimenti, sembra quasi interessata a narrare i fatti con precisione storica, se si esaminasse con un certo criterio nel sussidio di una ispirazione divina, si scorgerebbe intenta, se non più, certo non meno, a preannunciare eventi futuri che a narrare i passati. Ed anche chi, pur di sfuggita, esaminasse questi aspetti, non ignorerebbe come sia faticosa, lunga e bisognosa di parecchi volumi l'indagine approfondita e l'esposizione ragionata dell'argomento. Poi anche i temi, che fuor di dubbio appartengono alla profezia, sono così numerosi sul Cristo e il regno dei cieli, cioè la città di Dio, che per l'esposizione si richiede una trattazione più lunga di quanto il criterio di questa opera richiede. Quindi, se potrò, col mio metodo la disporrò in modo da non dire cose superflue e non tralasciare quelle che sono indispensabili a questa opera da condurre a termine nella volontà di Dio.

Realizzazione della promessa alla razza.
2. Nel libro precedente abbiamo detto che dall'inizio delle promesse ad Abramo due cose gli furono assicurate. La prima è che la sua discendenza avrebbe avuto il possesso del paese di Canaan ed è indicata con le parole: Va' nel paese che io ti indicherò e ti renderò un grande popolo 7. L'altra molto più importante non è relativa a una discendenza razziale ma spirituale, per cui è padre non del solo popolo d'Israele ma di tutti i popoli che seguono le orme della sua fede. La promessa ebbe inizio con queste parole: In te saranno benedetti tutti i popoli della terra 8. Abbiamo esposto che in seguito queste due promesse furono confermate da molte altre attestazioni. Era dunque nella Terra promessa la discendenza di Abramo secondo la razza, cioè il popolo d'Israele, e in essa aveva già iniziato a dominare non solo perché aveva in possesso le città dei nemici ma anche perché aveva i re. Si erano così in gran parte adempiute le promesse di Dio su questo popolo, non solo quelle che erano state rivolte ai tre patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe e tutte le altre nella loro epoca, ma anche quelle fatte per mezzo dello stesso Mosè. Da lui il popolo era stato liberato dalla schiavitù d'Egitto ed erano stati manifestati tutti gli eventi passati verificatisi alla sua epoca, mentre guidava il popolo per il deserto. Dal valente condottiero Giosuè di Nun il popolo, con la sconfitta delle varie popolazioni, fu introdotto nella Terra promessa ed egli, prima di morire, la distribuì alle dodici tribù, alle quali Dio l'aveva assegnata. Eppure né con lui né dopo di lui, durante l'intero periodo dei Giudici, s'era adempiuta la promessa di Dio relativa alla terra di Canaan da un certo fiume d'Egitto fino al grande fiume Eufrate 9. Tuttavia non si profetizzava più un fatto che sarebbe avvenuto, si attendeva che si adempisse. Si adempì per mezzo di Davide e del figlio Salomone, il cui regno si allargò in estensione secondo quanto era stato promesso perché assoggettarono i popoli vicini e li resero tributari 10. Così dunque la discendenza di Abramo era stata organizzata politicamente nella terra della promessa secondo la razza, cioè nella terra di Canaan, alla dipendenza di re, sicché non mancava nulla perché si adempisse la promessa di Dio. Restava soltanto che il popolo ebraico rimanesse nella medesima terra in una condizione stabile per l'avvenire, per quanto attiene alla prosperità temporale sino alla fine dei tempi, se obbediva alle leggi di Dio. Ma siccome Dio sapeva che non l'avrebbe fatto, pose in atto le sue pene temporali per stimolare i pochi a lui fedeli in quel popolo e ammaestrare quelli che sarebbero stati tali in tutti i popoli in ciò che era necessario fossero ammaestrati perché in essi avrebbe adempiuto l'altra promessa mediante l'incarnazione del Cristo con la formulazione della Nuova Alleanza.

Due o tre forme di profetismo.
3. 1. Perciò le divine predizioni ad Abramo, Isacco e Giacobbe e tutte le altre indicazioni o parole profetiche che si sono avute nei precedenti libri della sacra Scrittura come pure le altre profezie del periodo dei re in parte appartengono alla razza di Abramo, in parte a quella sua discendenza nella quale sono benedetti tutti i popoli coeredi di Cristo nella Nuova Alleanza per possedere la vita eterna e il regno dei cieli. In parte dunque spettano alla schiava che genera alla schiavitù, cioè alla Gerusalemme terrena che è schiava con i suoi figli, in parte alla libera città di Dio, cioè alla vera Gerusalemme eterna nei cieli i cui figli appartenenti all'umanità, pur vivendo secondo Dio, sono esuli sulla terra 11. Vi sono però in quelle profezie alcuni dati che si avvertono di pertinenza dell'una e dell'altra, cioè propriamente della schiava, allegoricamente della libera.

Profetismo storico simbolico e mistico.
3. 2. Si danno dunque tre diverse forme dei modi di esprimersi dei Profeti poiché alcuni sono pertinenti alla Gerusalemme terrena, alcuni alla celeste, parecchi all'una e all'altra. Noto che il mio assunto si deve dimostrare con esempi. Il profeta Natan fu mandato a rimproverare d'un grave peccato il re Davide e a preavvisarlo dei gravi mali che ne sarebbero a lui derivati 12. Non si può dubitare che queste parole divine e simili che sono svelate tanto a vantaggio dello Stato, cioè per il benessere ed utilità del popolo, quanto a privato vantaggio, cioè per i propri personali interessi, riguardano la città terrena perché con esse si conosce qualcosa che deve avvenire in vista di qualche temporale esigenza. Ad esempio, si legge in un passo: Verranno giorni, dice il Signore, in cui io concluderò con il popolo d'Israele e con il popolo di Giuda una nuova alleanza diversa da quella che ho stabilito con i loro antenati nel giorno in cui ho preso la loro mano per farli uscire dall'Egitto, perché essi non hanno perseverato nella mia alleanza ed io non ho dato loro ascolto, dice il Signore. Questa è l'alleanza che io concluderò con la casa d'Israele dopo quei giorni, dice il Signore, perché metterò le mie leggi nella loro mente e le scriverò nei loro cuori e veglierò su di loro e io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo 13. Nel brano è senza dubbio preannunciata la Gerusalemme celeste, il cui premio è Dio stesso e averlo e a lui appartenere è il bene sommo e ultimo. All'una e all'altra città sono relative l'affermazione che Gerusalemme è la città di Dio e la predizione che in essa vi sarà la casa di Dio. Sembra che questa predizione si sia avverata quando il re Salomone edificò il magnifico tempio 14. Questi fatti appunto avvennero storicamente nella Gerusalemme terrena e furono allegorie di quella celeste. Un terzo tipo di profezia perciò, quasi risultante dalla coordinazione dei primi due, ha grandissima importanza nei libri dell'Antico Testamento, in cui è contenuta la narrazione di avvenimenti storici, e ha molto stimolato e stimola l'ingegno degli esegeti della sacra Scrittura. Ne consegue che ciò che si legge preannunciato e adempiuto dalla prospettiva storica nella discendenza di Abramo secondo la razza si deve esaminare da una prospettiva allegorica come simbolo di ciò che si dovrà adempiere nella discendenza di Abramo secondo la fede. Alcuni propongono perfino l'ipotesi che non v'è nulla nei libri della Scrittura di preannunciato e di avvenuto o di avvenuto, sebbene non preannunciato, che non suggerisca per allegoria un concetto relativo alla celeste città di Dio e ai suoi cittadini esuli in questa vita 15. Ma se è così, non sono di due ma di tre forme i vari modi di esprimersi dei Profeti o meglio di tutti i libri della Scrittura che sono registrati con l'appellativo di Antico Testamento. In essi infatti non v'è nulla che riguardi soltanto la città terrena se tutto ciò che di essa si riferisce o per essa si adempie simboleggia qualcosa che per allegoria si può riferire anche alla Gerusalemme celeste. Saranno quindi due forme soltanto, una che riguarda la libera Gerusalemme, l'altra che riguarda entrambe. Io sono dell'opinione che come sbagliano di grosso quelli i quali ritengono che in quel genere letterario gli avvenimenti storici simboleggiano semplicemente che sono avvenuti in quella circostanza, così sono troppo audaci quelli i quali polemizzano che in quei libri tutti i contenuti sono avviluppati di significati allegorici. Per questo ho detto che sono di tre forme, non di due. La penso così, però senza incolpare coloro che da qualsiasi avvenimento hanno potuto configurare una nozione di significato spirituale, sempre nel rispetto della verità storica. Del resto nessun credente può dire che sono formulati senza scopo i discorsi che possono esser riferiti ad eventi avveratisi e da avverarsi da una prospettiva umana o divina. Ognuno, se può, li riferisca a un significato spirituale e se non può, consenta che vi siano riferiti da chi lo sa fare.

Il profetismo prima di Davide [4-7]

Il cantico di Anna.
4. 1. L'evoluzione della città di Dio offrì un simbolo appena giunse all'epoca dei re, quando Davide, con la destituzione di Saul, ottenne per primo il potere regio così saldamente che i suoi discendenti regnarono in una lunga successione nella Gerusalemme terrena 16. Difatti con questo avvenimento essa simboleggiò, con preannuncio sulla mutazione degli avvenimenti futuri, qualcosa che non si può passare sotto silenzio perché è attinente alle due Alleanze, l'Antica e la Nuova. Con questa il potere sacerdotale e regio cambiò significato nel sacerdote ed anche re nuovo ed eterno che è Cristo Gesù. Infatti, dopo la destituzione del sacerdote Eli, Samuele, sostituito nel culto a Dio per l'esercizio abbinato di giudice e sacerdote 17, e dopo la degradazione di Saul, Davide, costituito nel potere regio 18, rappresentarono allegoricamente ciò che sto dicendo. Sembra che anche Anna, la madre di Samuele, la quale prima era stata sterile e poi era stata allietata da una tardiva fecondità, non annunci profeticamente altro quando rivolge con gioia il suo ringraziamento a Dio nell'offrire, con la medesima devozione con cui l'aveva consacrato, il bambino nato e divezzato. Dice infatti: Ha gioito il mio cuore nel Signore e la mia fronte si è levata nel mio Dio. La mia bocca si è aperta al sorriso contro i miei avversari, mi sono allietata nella tua salvezza. Non v'è santo come il Signore e non v'è giusto come il nostro Dio, anzi non v'è santo fuori di te. Non vi vantate e non usate parole superbe e non esca dalla vostra bocca la millanteria, perché il Signore è il Dio che tutto conosce e che eseguisce i suoi disegni. Rese debole l'arco dei potenti e i deboli si cinsero di vigore, quelli che abbondavano di pane si ridussero a una condizione inferiore e gli affamati si elevarono sulla terra, perché la sterile ne ha partoriti sette e quella che aveva molti figli è appassita. Il Signore fa morire e fa vivere, fa scendere e riconduce dal regno dei morti. Il Signore rende poveri e arricchisce, umilia ed esalta, solleva dal suolo il povero e rialza dall'immondezza il bisognoso per farlo sedere con i potenti del popolo, dando loro l'eredità della fama. Egli dà l'offerta a chi offre e ha benedetto gli anni dell'uomo onesto perché l'uomo non è potente col proprio valore. Il Signore renderà debole il proprio avversario perché il Signore è santo. Non si vantino il prudente della propria prudenza, il forte della propria fortezza e il ricco delle proprie ricchezze, ma chi si vuol vantare si vanti di conoscere e comprendere il Signore e di operare in mezzo alla terra quel che è onesto e giusto. Il Signore è asceso nei cieli e ha fatto udire il tuono, Egli giudicherà i confini della terra perché è giusto e dà valore ai nostri re ed eleverà la fronte del suo Cristo 19.

Tono profetico del cantico.
4. 2. Non si può pensare che queste parole siano di un'umile donna che si rallegra della nascita di un figlio. E la mente degli uomini non è così distolta dalla evidenza della verità da non avvertire che i concetti, in cui si è profusa, oltrepassano la capacità di questa donna. Certo chi è convenientemente attento ai fatti stessi, che avevano già cominciato a verificarsi anche in questo esilio terreno, fissa lo sguardo, osserva e riconosce che per mezzo di questa donna, il cui nome perfino, cioè Anna, significa "la grazia di lui" 20, hanno parlato con spirito profetico la stessa religione cristiana, la stessa città di Dio, il cui re e fondatore è Cristo, e infine la stessa grazia di Dio da cui i superbi sono stati abbandonati affinché cadano, gli umili sorretti affinché si rialzino. Il cantico ha evidenziato soprattutto questo significato. Però eventualmente qualcuno potrebbe dire che la donna non ha profeticamente preannunciato nulla ma che con espressione d'esultanza ha soltanto lodato Dio per il figlio che aveva ottenuto con la preghiera. In tal caso non avrebbe significato quel che ha detto: Rese debole l'arco dei potenti e i deboli si cinsero di vigore, quelli che abbondavano di pane si ridussero a una condizione inferiore e gli affamati si elevarono sulla terra, poiché la sterile ne partorì sette e quella che aveva molti figli è appassita 21. Ma allora aveva partorito sette figli sebbene fosse sterile? Ne aveva uno soltanto, quando diceva quelle parole e anche dopo non ne partorì sette o sei in modo che lo stesso Samuele fosse uno dei sette, ma ebbe tre maschi e due femmine 22. Poi sebbene ancora nessuno fosse re in quel popolo soggiunse: Dà potenza ai nostri re ed esalterà la fronte del suo Cristo 23. Come faceva a dirlo se non profetava?

Parafrasi del cantico su Dio.
4. 3. Lo dica dunque la Chiesa di Cristo, città del grande re 24, piena di grazia, feconda di prole, dica ciò che riconosce preannunciato profeticamente di sé tanto tempo prima con le parole di questa madre devota: Ha gioito il mio cuore nel Signore e la mia fronte si è elevata nel mio Dio. Veramente ha gioito il cuore e si è elevata la mente, perché non in sé ma nel suo Dio. La mia bocca si è aperta al sorriso davanti ai miei nemici 25, perché perfino negli affanni delle tribolazioni la parola di Dio non è imprigionata 26 neanche in coloro che la bandiscono imprigionati. Mi sono allietata, soggiunge, nella tua salvezza. Questa salvezza è Gesù Cristo, di cui, come si legge nel Vangelo, il vecchio Simeone, abbracciandolo piccolo ma riconoscendolo grande, dice: Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace, perché i miei occhi han visto la tua salvezza 27. Dica dunque la Chiesa: Mi sono allietata nella tua salvezza poiché non v'è santo come il Signore e non v'è giusto come il nostro Dio, in quanto santo e datore di santità, giusto e datore di giustizia. Non v'è santo fuor di te, perché non si diviene tale senza di te. Poi continua: Non vi vantate e non usate parole superbe e non esca dalla vostra bocca la millanteria, poiché il Signore è il Dio che tutto conosce 28. Egli vi conosce anche nella dimensione in cui nessuno conosce perché: Chi pensa di essere qualcosa, sebbene sia un nulla, inganna se stesso 29. Si dicono queste verità ai nemici della città di Dio, che appartengono a Babilonia, perché presumono della propria dignità e non traggono vanto da Dio ma da sé. Sono del numero anche gli Israeliti carnali, cittadini originati dalla terra della Gerusalemme terrestre. Essi, come dice l'Apostolo, ignorando la giustizia di Dio, cioè quella che Dio, il solo giusto e datore di giustizia, dà all'uomo, e volendo imporre la propria, come se fosse da loro prodotta e non partecipata da Lui, non sono sottomessi alla giustizia di Dio 30. Lo fanno perché sono superbi e pensano che per un proprio merito e non per dono di Dio possono piacere a Dio che è il Dio che tutto conosce e quindi anche giudice delle coscienze, perché scruta in esse i pensieri degli uomini che sono vuoti 31 se sono dagli uomini e non da Lui. Che esegue, continua Anna, i propri disegni. Dobbiamo ritenere che questi disegni richiedono soltanto che i superbi cadano e gli umili si rialzino. Espone infatti questi disegni con le parole: L'arco dei potenti fu reso debole e i deboli si cinsero di vigore 32. Fu reso debole il loro arco, cioè lo sforzo di coloro che si reputano tanto forti da poter adempiere i comandamenti di Dio con l'umana capacità, senza il dono e l'aiuto di Lui, mentre al contrario si cingono di vigore quelli in cui v'è la voce della coscienza: Abbi pietà di me, o Signore, perché sono debole 33.

Parafrasi del cantico sulla Chiesa.
4. 4. Quelli che abbondavano di pane, dice, si ridussero a una condizione inferiore e gli affamati si elevarono sulla terra 34. Per coloro che abbondavano di pane si devono intendere quelli che si credono potenti, cioè gli Israeliti, ai quali sono state affidate le parole di Dio 35. Però in quel popolo i figli della schiava si ridussero a una condizione inferiore. Col verbo minorare, meno bene in latino, è stato tuttavia bene espresso che da una condizione superiore si ridussero a una inferiore. Difatti provano un gusto terreno anche in quei pani, cioè le parole di Dio che anticamente soltanto gli Israeliti fra tutti i popoli ricevettero. Invece gli altri popoli, ai quali non era stata data la legge, dopo che mediante la Nuova Alleanza accolsero quelle parole, avendone molta fame, si elevarono sulla terra perché in essa non provarono il gusto delle cose terrene ma celesti. E come se si richiedesse il motivo per cui è avvenuto, soggiunge: Perché la sterile ne ha partoriti sette e quella che aveva molti figli è appassita 36. A questo punto tutto ciò che veniva previsto profeticamente si è rivelato a coloro che conoscono il significato del numero sette, perché con esso è stata simboleggiata la perfezione della Chiesa universale. Per questo anche l'apostolo Giovanni si rivolge alle sette chiese, mostrando così di rivolgersi alla interezza dell'unica Chiesa 37. Nei Proverbi di Salomone la Sapienza, che era allegoria di questo significato, si costruì una casa e innalzò sette colonne 38. La città di Dio era sterile presso tutti i popoli prima che sorgesse questo frutto del parto che ora osserviamo. Osserviamo anche che attualmente è resa debole la Gerusalemme terrena, la quale abbondava di figli. Difatti tutti i figli della libera, che erano in essa, costituivano il suo vigore, ora invece, poiché in essa v'è la lettera e non lo spirito, perduto il vigore è divenuta debole.

Parafrasi su Cristo morto e risorto.
4. 5. Il Signore fa morire e fa vivere: ha fatto morire quella che abbondava di figli e ha fatto vivere questa sterile che ne ha partoriti sette. Si potrebbe però più convenientemente intendere che ha fatto vivere gli stessi che avrebbe fatto morire. Difatti lo ha quasi ripetuto soggiungendo: Fa scendere e riconduce dal regno dei morti 39. L'Apostolo dice ai fedeli: Se siete morti con Cristo 40 cercate i valori di lassù dove Cristo siede alla destra di Dio 41. Essi sono certamente fatti morire per la loro guarigione, difatti soggiunge ad essi: Provate il gusto delle cose di lassù e non di quelle della terra, affinché anche essi siano coloro che affamati si sono sollevati dalla terra. Infatti siete morti, dice, ed ecco in qual senso Dio fa morire per la guarigione; e continua: E la vita vostra è ormai nascosta con Cristo in Dio 42, ed ecco in qual senso Dio fa vivere quegli stessi 43. Ma davvero li ha fatti scendere e ricondotti dal regno dei morti? Notiamo senza alcuna polemica da parte dei fedeli, che l'uno e l'altro significato si è adempiuto in Lui, cioè nel nostro Capo col quale, secondo l'Apostolo, la nostra vita è nascosta in Dio. Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio ma lo ha dato per tutti noi 44, in questo senso certamente lo ha fatto morire e poiché lo ha risuscitato dai morti, lo ha fatto rivivere. E poiché si avverte la sua voce nella profezia: Non abbandonerai la mia vita nel regno dei morti 45, lo fece scendere e lo ricondusse dal regno dei morti 46. Da questa sua povertà siamo stati arricchiti 47. Infatti: Il Signore rende poveri e arricchisce. Per comprenderlo ascoltiamo ciò che segue: Umilia ed esalta 48, certamente umilia i superbi ed esalta gli umili. Il concetto che si nota in questo altro passo: Dio resiste ai superbi e dà la grazia agli umili 49 è un discorso completo sul dono, il cui nome è "grazia".

Sulla elevazione dei credenti.
4. 6. Io interpreto la frase che segue: Solleva dal suolo il povero con riferimento a nessun altro che a colui che si è reso povero per noi, pur essendo ricco, affinché della sua povertà, come poco fa è stato detto, noi diventassimo ricchi 50. Lo sollevò dal suolo così presto che il suo corpo non patì la soggezione alla morte. E non darei altro significato a quel che è stato aggiunto: E dall'immondezza innalza il bisognoso. Bisognoso è la medesima cosa che povero. Per immondezza, da cui è stato rialzato, molto convenientemente s'intendono i Giudei persecutori. L'Apostolo, dopo aver confessato che, essendo uno di loro, aveva perseguitato la Chiesa, soggiunse: A motivo di Cristo ho stimato danni quelli che mi sembravano guadagni e non solo li ho considerati perdite ma immondezze per guadagnare Cristo 51. Dunque quel povero fu sollevato dal suolo sopra tutti i ricchi e quel bisognoso è stato rialzato dall'immondezza sopra tutti i facoltosi per farlo sedere con i potenti del popolo. Ad essi aveva detto: Sederete su dodici troni 52, e altrove: Dando loro in eredità il trono della gloria 53. Infatti quei potenti avevano detto: Ormai abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito 54. Avevano fatto un'offerta con grande potenza di spirito.

Grazia e fortezza.
4. 7. Ma questo potere certamente proveniva da colui, del quale nel seguito del cantico si dice: Che dà l'offerta a chi offre 55. Altrimenti sarebbero della risma di quei potenti, il cui arco è stato reso debole. Dice: Che dà l'offerta a chi offre. Infatti ha possibilità di offrire qualche buona azione al Signore soltanto chi da lui abbia ricevuto ciò che offre. Continua: E ha benedetto gli anni dell'uomo giusto, cioè affinché senza fine viva con colui al quale è stato detto: I tuoi anni non avranno fine 56. Là gli anni stanno fermi, qui passano, anzi vanno perduti, prima che giungano infatti non sono, quando giungeranno non saranno poiché giungono con la propria fine. Di questi due significati: Che dà l'offerta a chi offre e: Ha benedetto gli anni dell'uomo giusto l'uno riguarda ciò che facciamo, l'altro ciò che riceviamo. Ma il secondo non si riceve per dono di Dio, se non si compie il primo con il suo aiuto, poiché l'uomo non è potente col proprio valore. Il Signore renderà debole il suo avversario, quello cioè che invidia e resiste all'uomo che offre affinché non riesca a compiere ciò che ha offerto. Dal termine greco di doppio significato si può intendere anche: il proprio avversario. Infatti quando il Signore comincerà a entrare in noi, certamente quello che era il nostro avversario diventa suo e sarà vinto da noi, ma non con le nostre forze, perché l'uomo non è potente del proprio valore. Quindi il Signore renderà debole il proprio avversario, Egli il Signore santo 57 affinché l'avversario sia vinto dai santi, che il Signore, santo dei santi, rende santi.

Onestà e giustizia in noi e non da noi.
4. 8. Perciò: non si vantino il prudente della propria prudenza, il potente della propria potenza e il ricco delle proprie ricchezze, ma chi si vuol vantare si vanti di conoscere e comprendere il Signore e di operare in mezzo alla terra quel che è onesto e giusto 58. Non in piccola parte conosce e comprende il Signore chi conosce e comprende che dal Signore gli è concesso anche di conoscerlo e comprenderlo. Che cosa hai, dice l'Apostolo, che non hai ricevuto? E se l'hai ricevuto, perché te ne vanti come se non l'avessi ricevuto? 59, cioè come se provenga da te ciò per cui ti vanti. Opera quel che è onesto e giusto chi vive rettamente. Vive rettamente chi obbedisce ai comandamenti di Dio e fine del comandamento, cioè il valore al quale è relativo il comandamento, è la carità proveniente da un cuore puro, da una buona coscienza e dalla fede non simulata 60. Certamente questa carità è da Dio, come afferma l'apostolo Giovanni 61. Dunque operare quel che è onesto e giusto è da Dio. Ma che significa: In mezzo alla terra? Non è che coloro i quali abitano ai confini del mondo non devono operare quel che è onesto e giusto. Chi potrebbe dirlo? Perché allora è stata aggiunta la postilla: In mezzo alla terra? Se non era aggiunta e si diceva soltanto: Operare quel che è onesto e giusto 62, questo comando riguardava tutte e due le categorie di uomini, quelli che abitano all'interno e quelli lungo il mare. Ma affinché qualcuno non pensasse che dopo la fine della vita, che si trascorre nel corpo, rimanesse del tempo per operare ciò che è onesto e giusto, perché non lo operò mentre era in vita, e così avesse la possibilità di sfuggire al giudizio divino, a me pare che in mezzo alla terra significhi mentre si vive nel corpo. In questa vita ciascuno porta in giro la propria terra, che alla morte dell'individuo la terra di tutti riassume per restituirla quando risorge. Perciò in mezzo alla terra, cioè mentre la nostra anima è rinchiusa in questo corpo di terra si deve operare quel che è onesto e giusto perché ci giovi in seguito, quando ciascuno riceve secondo le opere che ha compiuto attraverso il corpo, tanto il bene come il male 63. L'Apostolo con attraverso il corpo ha inteso dire attraverso il tempo in cui è vissuto. E se qualcuno insulta con coscienza disonesta e con pensiero irreligioso senza agire con gli apparati fisiologici, non per questo non è colpevole per il fatto che non ha agito mediante una funzione fisiologica perché ha agito attraverso quel tempo in cui ha agito anche il corpo. In questo senso si può convenientemente interpretare ciò che si legge in un Salmo: Dio nostro re ha operato prima del tempo la salvezza in mezzo alla terra 64. S'intenda che il Signore Gesù è il nostro Dio, che è prima del tempo, poiché per la sua mediazione si è avuto il tempo, ed ha operato la nostra salvezza in mezzo alla terra quando il Verbo si è fatto carne 65 e ha abitato in un corpo di terra.

Giudizio finale in Cristo.
4. 9. Dopo che con queste parole di Anna è stato preannunciato in quale senso chi si vanta si deve vantare, non in sé appunto ma nel Signore 66, in ordine alla ricompensa che avverrà nel giorno del giudizio, continua: Il Signore è asceso nei cieli e ha fatto udire un tuono, Egli giudicherà i confini della terra perché è giusto 67. Ha proprio rispettato la disposizione dell'atto di fede dei credenti. Difatti Cristo Signore è asceso in cielo e di là verrà a giudicare i vivi e i morti. In proposito dice l'Apostolo: Chi è asceso se non colui che è anche disceso in basso sulla terra? Colui che è disceso è lo stesso che è asceso sopra i cieli per portare a compimento tutte le cose 68. Fece dunque udire il tuono attraverso le sue nubi che, dopo che era asceso, riempì di Spirito Santo. Riguardo alle nubi, nel profeta Isaia, ha minacciato la Gerusalemme schiava, cioè la vigna ingrata, che non piovano su di essa 69. Si dice ancora nel cantico: Egli giudicherà i confini della terra, come se fosse espresso: "anche i confini della terra". Non significa infatti che non giudicherà le altre parti, perché certamente giudicherà tutti gli uomini. Ma i confini della terra sono intesi più logicamente come i confini dell'uomo perché non saranno giudicate le opere che in meglio o in peggio si susseguono nell'età di mezzo, ma quelle al confine nelle quali sarà sorpreso colui che sarà giudicato. È stato detto appunto: Sarà salvo chi persevererà sino alla fine 70. Chi dunque con perseveranza opera in mezzo alla terra quel che è onesto e giusto, non sarà condannato quando saranno giudicati i confini della terra. Continua: E dà valore ai nostri re per non condannarli nel giudizio. Dà loro valore per dominare da re la carne e vincere il mondo in colui che per loro ha versato il sangue. Ed eleverà la fronte del suo cristo 71. In qual modo Cristo eleverà la fronte del suo cristo? In colui, di cui precedentemente è stato detto: Il Signore è asceso nei cieli, fu ravvisato Cristo Signore ed Egli stesso, come si afferma in questo passo, eleverà la fronte del suo cristo. Chi è dunque il cristo di Cristo? Ovvero eleverà la fronte di ogni suo fedele, come Anna stessa all'inizio del cantico ha affermato: Si è levata la mia fronte nel mio Dio 72? Possiamo giustamente considerare cristi tutti gli unti col suo crisma e tutto questo corpo assieme al suo Capo, l'unico Cristo. Dunque ha preannunciato profeticamente questi significati Anna, madre di Samuele, uomo santo e molto lodato. In lui al suo tempo è stato previsto allegoricamente il cambiamento del vecchio sacerdozio che è avvenuto al nostro tempo, poiché è appassita colei che aveva molti figli affinché la sterile, che ne ha partoriti sette, avesse in Cristo il nuovo sacerdozio 73.


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