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LA CITTA' DI DIO di sant'Agostino - Libri XVII- XXII (4)

Ultimo Aggiornamento: 22/12/2012 22:19
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22/12/2012 21:51

La profezia ad Eli.
5. 1. Ma di questo cambiamento con maggiore evidenza parla un uomo di Dio mandato al sacerdote Eli. Se ne tace il nome ma si comprende senza ombra di dubbio dall'incarico e commissione che era un profeta. Si ha dunque nella Scrittura: Andò un uomo di Dio da Eli e gli disse: Queste cose dice il Signore: Mi sono manifestato apertamente alla casa di tuo padre quando erano schiavi in Egitto nella casa del faraone ed ho scelto la casa di tuo padre fra tutte le tribù d'Israele ad esercitare il sacerdozio per me in modo che salissero sul mio altare, bruciassero l'incenso e portassero l'efod e ho dato in cibo alla casa di tuo padre tutti i sacrifici dei figli d'Israele consumati col fuoco. Perché dunque hai guardato con occhio sfrontato la mia vittima bruciata e il mio sacrificio ed hai maggior riguardo per i tuoi figli che per me nell'erogarvi alla mia presenza tutte le primizie d'ogni sacrificio in Israele? Perciò dice il Signore Dio d'Israele: Avevo promesso che la tua casa e la casa di tuo padre passassero in eterno davanti a me. Ma ora dice il Signore: Niente affatto, io onorerò coloro che mi onorano e chi mi disprezza sarà disprezzato. Verranno giorni ed io allontanerò la tua discendenza e la discendenza della casa di tuo padre e non rimarrà per te un anziano nella mia casa per sempre e allontanerò ogni tuo uomo dal mio altare affinché i suoi occhi si struggano nel pianto e si strazi la sua anima ed ogni individuo della tua casa, che sopravviverà, lo abbatteranno con la spada degli uomini. Sarà per te un segno quel che avverrà ai tuoi due figli, Ofni e Finees, in un solo giorno morranno entrambi. Dopo susciterò un sacerdote a me fedele che esegua tutto ciò che ho nel cuore e nell'anima, gli edificherò una casa stabile e presterà servizio davanti al mio Cristo tutti i giorni. E avverrà che chi è superstite nella tua casa verrà a prostrarsi a lui per una moneta d'argento dicendo: Accettami in un servizio del tuo sacerdozio per poter mangiare un pane 74.

Vecchio e nuovo sacerdozio.
5. 2. Non v'è ragione di dire che questa profezia, in cui con tanta evidenza è stato preannunciato il cambiamento dell'antico sacerdozio, si sia adempiuta in Samuele. Egli non era di una tribù diversa da quella che era stata incaricata dal Signore al ministero dell'altare, tuttavia non era dei discendenti di Aronne, la cui stirpe era stata designata perché da essa si eleggessero i sacerdoti 75. Perciò anche in questo avvenimento è stato simboleggiato vagamente il cambiamento che doveva avvenire mediante Cristo Gesù. Quindi in senso proprio apparteneva all'Antica Alleanza ed allegoricamente alla Nuova anche la stessa profezia del fatto, non della parola, in quanto simboleggiava col fatto quel che con la parola era stato detto dal Profeta al sacerdote Eli. Difatti vi furono in seguito dei sacerdoti della stirpe di Aronne come, durante il regno di Davide, Sadoc e Abiatar 76 e altri dopo, prima che giungesse il tempo in cui dovevano avverarsi nel Cristo i fatti che erano stati preannunciati molto prima sul cambiamento del sacerdozio. Ma chi esamina i fatti con l'occhio della fede avverte che essi si sono avverati quando non rimasero né tenda né tempio né altare né sacrificio e quindi neanche alcun sacerdote per i Giudei, sebbene nella Legge di Dio era prescritto che egli fosse scelto per loro dalla discendenza di Aronne. E questo fatto è stato citato nel testo con le parole di quel Profeta: Dice il Signore Dio d'Israele: Avevo promesso che la tua casa e la casa di tuo padre camminassero per sempre alla mia presenza. Ma ora dice il Signore: Niente affatto, io onorerò coloro che mi onorano e chi mi disprezza sarà disprezzato. Per quanto attiene al fatto che nomina la casa del padre di Eli, le parole precedenti dimostrano che non parlava del padre immediato ma di Aronne che per primo fu costituito sacerdote e gli altri dovevano discendere dalla sua stirpe. Dice infatti: Mi sono manifestato alla casa di tuo padre quando erano schiavi in Egitto nella casa del faraone e ho scelto la casa di tuo padre fra tutte le tribù d'Israele ad esercitare il sacerdozio per me. Fra i padri di Eli soltanto Aronne fu eletto al sacerdozio dopo che furono liberati dalla schiavitù in Egitto. Sarebbe avvenuto, ha detto il Profeta in questo brano, che da quella stirpe non si sarebbero più avuti sacerdoti e costatiamo che si è avverato. Stia all'erta la fede, i fatti sono alla portata, si vedono, si toccano e sono scagliati sotto gli occhi di coloro che non vogliono credere. Ecco, dice, verranno giorni ed io allontanerò la tua discendenza e la discendenza della casa di tuo padre e non rimarrà per te un anziano nella mia casa per sempre e allontanerò ogni tuo uomo dal mio altare affinché i suoi occhi si struggano nel pianto e si strazi la sua anima 77. I giorni che erano stati preannunciati sono giunti. Non v'è più un sacerdote secondo l'ordine di Aronne. E quando qualsiasi individuo della sua razza osserva che il sacrificio dei cristiani è in vigore in tutto il mondo e che a lui questa grazia incomparabile è stata sottratta, i suoi occhi si struggono nel pianto e la sua anima si strazia nello sfinimento della tristezza.

Il sacerdozio di Cristo.
5. 3. In senso proprio riguardano la famiglia di Eli, al quale venivano svelati questi fatti, le parole che seguono: Ogni individuo della tua casa, che sopravviverà, sarà abbattuto con la spada degli uomini. Sarà per te un segno quel che avverrà ai tuoi due figli, Ofni e Finees; in un solo giorno morranno entrambi. Quindi il fatto di abolire il sacerdozio dalla casa di questo individuo è divenuto un simbolo, difatti con esso è stato simboleggiato che doveva essere abolito il sacerdozio dalla casa di Aronne. La morte dei figli di Eli ha simboleggiato la morte non di uomini, ma dello stesso sacerdozio dei discendenti di Aronne. Ciò che segue pertanto riguarda già quel sacerdote, di cui Samuele, succedendo ad Eli, rappresentò l'allegoria. Quindi i concetti che seguono riguardano Cristo Gesù, vero sacerdote della Nuova Alleanza. Susciterò un sacerdote a me fedele che esegua tutto ciò che ho nel cuore e nell'anima, gli edificherò una casa stabile. È essa la Gerusalemme al di là del tempo e dello spazio. E passerà, dice ancora, davanti al mio Cristo per tutti i giorni. Con passerà ha inteso dire "frequenterà", come precedentemente aveva detto della casa di Aronne: Avevo promesso che la tua casa e la casa di tuo padre passeranno per sempre davanti a me 78. La frase: Passerà davanti al mio Cristo si deve intendere della casa e non del sacerdote che è lo stesso Cristo Mediatore e Salvatore. La sua casa dunque passerà davanti a Lui. È possibile che il passerà intenda dalla morte alla vita, tutti i giorni, nei quali si tira avanti la soggezione alla morte sino alla fine del tempo. Dal fatto che Dio dice: Che esegua tutto ciò che ho nel cuore e nell'anima non dobbiamo supporre che Dio abbia un'anima, ché anzi ne è il creatore. Si dice di Dio metaforicamente e non in senso proprio, come la mano, il piede e le altre parti del corpo. E affinché non si ritenga che secondo questo senso l'uomo è stato creato a immagine di Dio nell'aspetto del suo essere fisico si aggiungono le ali che l'uomo non ha e si dice a Dio: Mi proteggerai all'ombra delle tue ali 79. Gli uomini debbono così capire che questi concetti si esprimono di quella ineffabile essenza non con il linguaggio proprio ma figurato.

Superstiti e residui.
5. 4. Il seguito: E avverrà che chi sarà superstite nella tua casa verrà a prostrarsi a lui in senso proprio non riguarda la casa di Eli, ma di Aronne di cui sono rimasti discendenti fino alla venuta di Cristo e fino ad oggi non mancano individui di quella razza. Infatti della casa di Eli era già stato detto precedentemente: Ed ogni individuo della tua casa, che sopravviverà, lo abbatteranno con la spada degli uomini 80. In qual senso quindi ha potuto dire con verità: E avverrà che chi sarà superstite nella tua casa verrà a prostrarsi a lui se è vero che nessuno di essa sarà superstite a causa della spada vendicatrice? Ha voluto quindi certamente che s'intendessero gli appartenenti alla razza ma di tutto il sacerdozio secondo l'ordine di Aronne. Supponiamo che questo superstite sia di quei residui predestinati, di cui un altro Profeta ha detto: I residui diverranno salvi 81 e perciò anche l'Apostolo afferma: Così dunque anche in questo tempo i residui si sono salvati per una selezione operata dalla grazia 82. S'intende rettamente inoltre che appartenga a simili residui colui di cui è stato detto: Chi sarà superstite nella tua casa. Certamente costui crede in Cristo come al tempo degli Apostoli moltissimi di quel popolo credettero ed anche adesso non mancano alcuni che, sebbene piuttosto di rado, credono. Si adempie così in lui quel che l'uomo di Dio subito dopo ha soggiunto: Verrà a prostrarsi a lui per una monetina d'argento 83. Certamente il prostrarsi riguarda il sommo sacerdote che è anche Dio. Difatti nel sacerdozio secondo l'ordine di Aronne le persone non andavano al tempio o all'altare di Dio con lo scopo di prostrarsi al sacerdote. E nel dire per una monetina d'argento ha inteso parlare certamente della concisione della parola della fede, sulla quale l'Apostolo afferma: Il Signore opererà sulla terra una parola di grande perfezione e concisione 84. Un Salmo attesta poi che argento si usa per discorso e in esso si canta: I discorsi del Signore sono discorsi casti, argento raffinato nel fuoco 85.

Sacerdozio e pane.
5. 5. Che dice dunque costui che è venuto a prostrarsi al sacerdote di Dio e a Dio sacerdote? Accettami in un servizio del tuo sacerdozio per poter mangiare un pane 86. Non voglio essere sistemato nella carica onorifica dei miei antenati perché non esiste, accettami in un servizio del tuo sacerdozio. Infatti ho scelto di essere spregevole nella casa di Dio 87; desidero di essere un gregario qualsiasi e di qualsiasi rango del tuo sacerdozio. In questo passo il testo indica col sacerdozio il popolo stesso, di cui sacerdote è il mediatore di Dio e degli uomini, l'uomo Cristo Gesù 88. A questo popolo dice l'apostolo Pietro: Popolo santo, sacerdozio regale 89. Sebbene alcuni abbiano tradotto del tuo sacrificio 90 non del tuo sacerdozio, tuttavia il termine significa sempre il popolo cristiano. Per questo dice l'apostolo Paolo: Un solo pane, un solo corpo sebbene siamo molti 91. Soggiungendo: Mangiare un pane ha espresso con finezza lo stesso tipo di sacrificio di cui afferma il Sacerdote stesso: Il pane che io darò è la mia carne per la vita dell'umanità 92. Questo è il sacrificio non secondo l'ordine di Aronne, ma secondo l'ordine di Melchisedec 93. Chi legge intenda. È breve dunque e salutarmente umile il riconoscimento per cui si afferma: Accettami in un servizio del tuo sacerdozio per poter mangiare un pane. È la stessa monetina di argento perché è concisa ed è il discorso del Signore che abita nel cuore del credente. Aveva affermato precedentemente che aveva dato alla casa di Aronne cibi dalle vittime dell'Antica Alleanza con le parole: Ho dato in cibo alla casa di tuo padre tutti i sacrifici dei figli d'Israele consumati col fuoco 94. Erano questi i sacrifici dei Giudei. Qui perciò ha detto: Mangiare un pane che è nella Nuova Alleanza il sacrificio dei cristiani.

Il sacerdozio di Aronne è simbolo del futuro.
6. 1. Sebbene questi eventi siano stati preannunciati con tanta autorevolezza e realizzati con tanta evidenza, non senza ragione si potrebbe esser turbati dal dubbio e dire: Come possiamo fidarci che si avverino quei fatti i quali, stando al preannuncio della Bibbia, si dovrebbero avverare se il preannuncio, suggerito dalla divina ispirazione: La tua casa e la casa di tuo padre passeranno in eterno davanti a me 95 non ha potuto avere effettuazione? Vediamo infatti che il vecchio sacerdozio è stato trasformato e non si può attendere che un giorno si avveri ciò che è stato promesso alla casa di Aronne perché si afferma come eterno quel sacerdozio che succede all'altro ormai respinto e modificato. Chi la pensa così non capisce ancora o non riflette che anche lo stesso sacerdozio di Aronne fu costituito come ombra del futuro eterno sacerdozio. Quindi allorché gli fu promessa la perennità non fu una promessa rivolta all'ombra o allegoria, ma a quel sacerdozio che era adombrato e allegorizzato mediante tale perennità. Ma affinché non si pensasse che sarebbe rimasta anche la figura, si dovette preannunciare profeticamente anche la sua trasformazione.

Simbologia del regno di Saul.
6. 2. Anche il regno dello stesso Saul, che certamente fu respinto e disdegnato, era ombra del regno che rimarrà in eterno. L'olio con cui fu consacrato e da quel crisma fu considerato un cristo 96, si deve spiegare simbolicamente e intendere come un grande valore sacrale. Lo stesso Davide rispettò questo significato in Saul sicché col cuore sconvolto tremò allorché, nascosto in una spelonca buia in cui anche Saul era entrato perché ve lo spingeva un bisogno naturale, senza svelarsi gli aveva tagliato dietro una piccola parte del mantello. Con essa poteva mostrargli in quale occasione lo aveva risparmiato, sebbene potesse ucciderlo, e così strappare dall'animo di lui il sospetto per cui perseguitava il santo Davide perché lo credeva un suo nemico. Temette perfino di essere colpevole della violazione di un valore sacrale così alto perché con quell'atto aveva profanato per lo meno il suo vestito. È stato scritto infatti: Il cuore di Davide batté violentemente perché aveva asportato un lembo del suo mantello. Agli uomini che erano con lui e lo consigliavano di uccidere Saul consegnato nelle sue mani, disse: Non mi sia consentito dal Signore di fare una cosa simile al mio re, il consacrato del Signore, di stendere la mia mano su di lui perché è il consacrato del Signore 97. Dunque si offriva tanto ossequio a questa ombra del futuro ma per ciò che preannunciava allegoricamente. Samuele aveva detto a Saul: Tu non hai osservato il comando che il Signore ti aveva imposto perché in quel modo il Signore aveva reso stabile il tuo regno su Israele per sempre; e ora il tuo regno non rimarrà a te e il Signore cercherà per sé un uomo secondo il suo cuore e gli ordinerà di essere capo del suo popolo perché non hai osservato quanto il Signore ti aveva comandato 98. Queste parole non si devono interpretare come se Dio avesse stabilito che Saul avesse un regno eterno e che poi non volle conservare per lui perché aveva peccato. Dio non ignorava che avrebbe peccato, ma aveva predisposto il suo regno perché in esso fosse l'allegoria del regno eterno. Per questo soggiunse: Ed ora il tuo regno non rimarrà a te. Fu stabile dunque e sarà stabile quel regno che con esso è stato simboleggiato, ma non sarà stabile per quest'uomo perché non doveva regnare per sempre né lui né la sua stirpe, sicché almeno attraverso i discendenti, che si succedevano, sembrasse adempiuto l'inciso: Per sempre. Continua: Il Signore cercherà per sé un uomo, per simboleggiare tanto Davide quanto il Mediatore della Nuova Alleanza che veniva indicato allegoricamente nell'olio con cui furono consacrati Davide e la sua discendenza. Dio non cerca per sé un uomo come se non sappia dove si trova, ma parla da uomo mediante un uomo perché ci cerca così parlando. Eravamo noti non solo a Dio Padre ma anche al suo Unigenito, che era venuto a cercare ciò che si era perduto 99 al punto che in lui siamo stati scelti prima della creazione del mondo 100. Quindi con l'inciso: Cercherà per sé ha inteso dire "avrà come suo". Perciò nella lingua latina questo verbo si unisce a una preposizione e diviene "acquisisce". Così è abbastanza chiaro il suo significato. Tuttavia anche senza l'aggiunta il cercare può essere inteso come acquisire. Da ciò i guadagni si dicono anche acquisti.

Saul è rifiutato come re.
7. 1. Saul peccò di nuovo con la disubbidienza e di nuovo Samuele gli disse nell'oracolo del Signore: Perché hai rifiutato la parola del Signore, il Signore ti ha rifiutato affinché tu non sia re in Israele 101. E ancora riguardo al medesimo peccato, poiché Saul lo ammetteva, ne chiedeva perdono e pregava Samuele che tornasse con lui per raccomandarsi a Dio, Samuele disse: Non tornerò con te perché hai rifiutato la parola del Signore e il Signore ti rifiuterà affinché tu non sia re in Israele. Samuele si voltò per andarsene e Saul afferrò il lembo del suo mantello e lo strappò. Gli disse Samuele: Il Signore dalla tua mano ha strappato oggi il regno da Israele e lo ha dato a un tuo conterraneo buono sopra di te e Israele si scinderà in due parti. Il Signore non si convertirà e non si pentirà, non è da lui il pentirsi perché non è come un uomo che promette e poi non mantiene 102. Vien detto a quest'uomo: Il Signore ti rifiuterà affinché tu non sia re in Israele; ed anche: Il Signore dalla tua mano ha strappato oggi il regno da Israele. Eppure regnò in Israele per quaranta anni 103, cioè tanto tempo quanto lo stesso Davide e aveva udito quel biasimo nei primi anni del suo regno affinché comprendiamo che è stato espresso perché nessuno della sua stirpe avrebbe regnato e ci volgiamo a guardare alla stirpe di Davide da cui provenne secondo la razza il Mediatore di Dio e degli uomini, l'uomo Cristo Gesù 104.

Simbolismo della condanna di Saul.
7. 2. La Scrittura non ha il brano che si legge in parecchi codici latini: Il Signore ha strappato il regno d'Israele dalla tua mano, ma quello scelto da me è derivato dai codici greci: Il Signore dalla tua mano ha strappato il regno da Israele affinché si comprenda che è il medesimo concetto: Dalla tua mano e: Da Israele. Quindi questo individuo rappresentava allegoricamente l'immagine del popolo d'Israele che doveva perdere il regno, poiché Cristo Gesù nostro Signore avrebbe regnato mediante la Nuova Alleanza non secondo la razza ma secondo lo spirito. Poiché a lui si allude con le parole: Lo darò a un tuo conterraneo, il passo si riferisce all'attinenza della razza, poiché Cristo secondo la razza proviene da Israele come Saul. L'aggiunta: Buono sopra di te 105 si può intendere più buono di te; così infatti hanno interpretato anche altri; ma Buono sopra di te si può meglio intendere in questi termini: poiché egli è buono, perciò è sopra di te, come in quell'altro passo profetico: Fino a quando porrò tutti i tuoi nemici sotto i tuoi piedi 106. Fra essi v'è anche un Israele al quale, perché suo persecutore, Cristo ha tolto il regno. Però nella razza vi fu anche un Israele, in cui non v'era inganno 107 quasi frumento di quella paglia, perché della razza erano gli Apostoli, tanti martiri dei quali il primo fu Stefano, di essa tante Chiese che l'apostolo Paolo ricorda 108 perché esaltavano Dio per la sua conversione.

I due popoli d'Israele.
7. 3. Non dubito che in relazione a questo significato si deve intendere ciò che segue: Israele sarà diviso in due parti 109, cioè nell'Israele nemico di Cristo e nell'Israele che si rende cristiano, nell'Israele che appartiene alla schiava e nell'Israele che appartiene alla libera 110. Dapprima questi due tipi erano insieme come se Abramo fosse ancora unito alla schiava fino a quando la sterile, resa feconda mediante la grazia di Cristo, gridò: Manda via la schiava e suo figlio 111. Sappiamo che a causa del peccato di Salomone, durante il regno del figlio Roboamo, Israele fu scisso in due Stati e che così continuò, poiché ogni parte aveva il suo re, fino a che tutto il popolo fu desolato dai Caldei con un rovinoso saccheggio e condotto in esilio. Evidentemente il fatto non riguarda Saul poiché, se un simile castigo doveva essere comminato, doveva essere comminato a Davide, dato che Salomone era suo figlio. Infine ora il popolo ebraico non è in sé diviso ma è indiscriminatamente sparso per il mondo nella comunanza del medesimo errore. La divisione, che Dio ha minacciato al regno e al popolo ebraico nella persona di Saul, che rappresentava allegoricamente il regno e il popolo, è stata simboleggiata, in quanto eterna nella sua immutabilità, con i concetti che sono stati aggiunti: Non si convertirà e non si pentirà, non è di lui il pentirsi perché non è come l'uomo che promette e poi non mantiene 112. È l'uomo che promette e non mantiene, non Dio che non si pente come l'uomo. Nei passi in cui si legge che si pente viene indicato il divenire delle cose mentre la prescienza divina rimane fuori del divenire. Dove dunque si dice che non si pente, s'intende che non è nel divenire.

I due ordini di credenti.
7. 4. Notiamo dunque da queste parole che da Dio fu pronunciata una sentenza irrevocabile e assolutamente indefettibile sulla distinzione del popolo d'Israele. Tutti coloro infatti che da esso sono passati, passano o passeranno a Cristo non provenivano da esso secondo la prescienza di Dio, non ne provenivano secondo l'unica e medesima natura dell'uman genere. Certamente tutti gli Israeliti che, divenuti seguaci di Cristo, persistono in lui, giammai saranno con quegli Israeliti che permangono suoi nemici sino alla fine di questa vita, ma rimarranno per sempre in quella divisione che è stata prevista dal passo citato. Non giova l'Antica Alleanza, che dal monte Sinai genera alla schiavitù 113, se non offre una testimonianza alla Nuova Alleanza. Del resto finché si ascolta Mosè un velo è posto sui loro occhi, quando da lui si passa a Cristo, il velo viene tolto 114. Difatti il punto di vista di coloro che fanno il passaggio cambia dall'Antica alla Nuova Alleanza, sicché non s'intende più avere l'appagamento della carne ma dello spirito. Allorché il grande profeta Samuele, prima di consacrare re Saul, gridò al Signore a favore d'Israele e il Signore lo ascoltò e quando compiva l'offerta di un sacrificio, mentre gli stranieri si preparavano al combattimento contro il popolo di Dio, il Signore fece udire un tuono sopra di loro ed essi si scompigliarono, andarono a cozzare con Israele e furono sconfitti. Egli prese una pietra e la collocò fra la nuova e la vecchia Massefat e la denominò Abennezer che significa "la pietra di Colui che soccorre" e disse: Fino a questo punto ci ha soccorso il Signore 115. Massefat si traduce "punto di vista" 116. La pietra di Colui che soccorre è la posizione di mezzo del Salvatore, attraverso il quale si deve passare dalla vecchia Massefat alla nuova, cioè dal punto di vista con cui nel regno carnale si attendeva la falsa felicità della carne al punto di vista con cui mediante la Nuova Alleanza si attende nel regno dei cieli la felicità dello spirito sommamente vera. Il Signore ci ha soccorso fino a questo punto perché nessun bene è ad essa superiore.

Profetismo in Davide e nei Salmi [8-19]

Promessa di un regno eterno a Davide...
8. 1. Noto che ora si deve trasferire l'indagine, per quanto attiene all'argomento che sto trattando, sull'oggetto della promessa di Dio a Davide, successore di Saul nel regno, dalla cui trasformazione è stata allegorizzata la trasformazione definitiva, in riferimento alla quale per divina ispirazione sono stati espressi e trasmessi tutti questi concetti. Poiché si verificarono parecchi avvenimenti favorevoli al re Davide, egli decise di costruire a Dio una casa, cioè il magnifico e rinomato tempio che in seguito fu edificato dal figlio Salomone. Mentre rifletteva sulla cosa, al profeta Natan fu rivolta la parola del Signore perché la riferisse al re. Dio, dopo avergli manifestato che la sua casa non doveva essergli edificata da Davide e che per lungo tempo non aveva incaricato qualcuno perché gli fosse eretta una casa di cedro, soggiunse: Ora dirai al mio servo Davide: Dice il Signore onnipotente: Ti ho preso dal pascolo del gregge affinché tu fossi capo del mio popolo Israele ed ero con te in tutti i luoghi in cui andavi e ho sterminato davanti a te tutti i tuoi nemici e ti ho reso famoso fra i grandi che sono sulla terra. Fisserò un luogo al mio popolo Israele, ve lo stabilirò ed esso abiterà nella propria casa, non sarà più turbato e l'iniquo non oserà più opprimerlo come in passato quando ho dovuto stabilire i Giudici sul mio popolo Israele, ti darò pace liberandoti da tutti i tuoi nemici e il Signore ti avvertirà di edificargli una casa. Avverrà quando i tuoi giorni saranno al completo e ti addormenterai con i tuoi antenati, farò sorgere dopo di te la tua discendenza che proverrà dalle tue viscere e allestirò il suo regno. Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò sicuro il suo trono in eterno. Io sarò per lui come un padre ed egli per me come un figlio. E se agirà male, lo castigherò con lo scudiscio degli uomini e con i colpi che assestano i figli degli uomini ma non ritirerò da lui il mio favore come l'ho ritirato da coloro che ho rimosso dal mio viso. La sua casa e il suo regno saranno fedeli in eterno a me e il suo trono sarà reso stabile in eterno 117.

... che non si realizza in Salomone...
8. 2. Sbaglia di grosso chi ritiene che si adempì in Salomone una promessa così sublime. Volge l'attenzione all'inciso: Mi edificherà una casa, perché Salomone fece costruire il tempio assai celebre, ma non tiene presente l'altro: La sua casa e il suo regno saranno fedeli in eterno a me 118. Tenga presente dunque e consideri la casa di Salomone piena di donne straniere che adoravano falsi dèi e che da esse il re stesso, una volta tanto sapiente, fu trascinato e fatto precipitare nella medesima idolatria 119, non osi giudicare o che Dio fece una promessa menzognera o che non poté aver prescienza che Salomone e la sua casa divenissero così abietti. Non dovremmo essere messi in dubbio da quelle parole anche se non fossimo consapevoli che si sono adempiute in Cristo Signore nostro, venuto al mondo dalla discendenza di Davide secondo la razza 120 e che per ingannevole illusione ne attendessimo un altro come i Giudei fedeli alla razza. Anche essi comprendono, nel leggere il passo, che non è stato Salomone il figlio promesso al re Davide al punto che con singolare accecamento dicono di aspettarne ancora uno diverso da quello che si è rivelato con tanta evidenza per quello che è stato promesso. Si è avuta una certa allusione a un evento futuro in Salomone per il fatto che costruì il tempio e realizzò la pace in aderenza al proprio nome, perché Salomone in un idioma latino significa "operatore di pace" e all'inizio del suo regno fu meravigliosamente degno d'encomio. Ma anche egli, con la sua personalità attraverso l'adombramento del futuro, preannunciava, non rappresentava Cristo Signore. Quindi sono state tramandate di lui alcune notizie, come se le parole citate fossero una predizione sulla sua persona, mentre la Scrittura santa, anche quando profetizza mediante fatti avvenuti, configura in qualche modo in lui l'allegoria di avvenimenti futuri. Infatti, oltre i libri storici della Bibbia, in cui si narra che fu re, anche il Salmo settantuno è intestato al suo nome. In esso sono esposte tante idee che non è assolutamente possibile applicare a lui e al contrario con luminosa chiarezza si applicano a Cristo Signore, sicché appare con evidenza che in Salomone è stata accennata una certa allegoria e in Cristo è stata manifestata la stessa verità dei fatti. È noto da quali confini era limitato il regno di Salomone, eppure in quel Salmo si legge, per non parlare d'altro: Sarà signore da un mare all'altro e dal fiume fino ai confini della terra 121. Comprendiamo che questa predizione si è realizzata in Cristo. Iniziò ad esser signore dal fiume quando, battezzato da Giovanni, dietro la sua segnalazione iniziò ad essere conosciuto dai discepoli che lo chiamarono non solo Maestro ma anche Signore 122.

... ma in Cristo.
8. 3. Salomone cominciò a regnare mentre il padre era ancora in vita, privilegio che non capitò a nessun altro di quei re per il solo motivo che da questa evenienza risulti chiaro che non è lui a essere preannunciato nella suddetta profezia. Essa è rivolta al padre con le parole: Avverrà quando i tuoi giorni saranno al completo e ti addormenterai con i tuoi antenati, farò sorgere dopo di te la tua discendenza che proverrà dalle tue viscere e allestirò il suo regno 123. Ci chiediamo in qual senso sia possibile pensare che con le parole che seguono: Mi edificherà una casa sia stato predetto Salomone e non piuttosto che con quelle che precedono e cioè: quando i tuoi giorni saranno al completo e ti addormenterai con i tuoi antenati, farò sorgere dopo di te la tua discendenza s'intenda promesso un diverso operatore di pace. Si preannuncia infatti che egli sarebbe venuto al mondo non prima, come Salomone, ma dopo la morte di Davide. Anche se Gesù Cristo doveva venire dopo molto tempo, era senza dubbio conveniente che venisse dopo la morte di Davide, al quale era stato promesso in quei termini affinché erigesse a Dio la dimora non di travi e pietre ma di uomini, quale appunto noi ci allietiamo di erigere. A questa casa, cioè ai credenti in Cristo, dice l'Apostolo: È santo il tempio di Dio che siete voi 124.

Nel Salmo 88 promessa a Davide di un regno eterno...
9. Perciò anche nel Salmo ottantotto dal titolo: Avvertimenti allo stesso Etan l'Israelita si ricordano le promesse di Dio rivolte al re Davide. Alcune sue espressioni sono simili a quelle citate che si leggono nel Libro dei Re, come questa: Ho giurato a Davide mio servo: renderò stabile in eterno la tua discendenza 125. E ancora: Allora parlasti in visione ai tuoi figli e hai detto: Ho portato aiuto a un forte, ho innalzato un eletto tra il mio popolo. Ho trovato Davide mio servo, con il mio santo olio l'ho consacrato, la mia mano lo sosterrà e il mio braccio lo renderà forte. Su di lui non trionferà il nemico né l'opprimerà il disonesto. Abbatterò davanti a lui i suoi nemici e metterò in fuga quelli che lo odiano. La mia fedeltà e il mio aiuto saranno con lui e nel mio nome s'innalzerà la sua fronte. Stenderò sul mare la sua mano e sui fiumi la sua destra. Egli m'invocherà: Tu sei mio padre, mio Dio e operatore della mia salvezza. Io lo costituirò mio primogenito, il più alto fra i re della terra. Gli conserverò in eterno il mio aiuto e la mia alleanza gli sarà fedele. Stabilirò per sempre la sua discendenza e il suo trono come i giorni del cielo 126. Tutte queste prerogative si rivelano in Gesù Signore allorché si rilevano con esattezza in riferimento al nome di Davide a causa dell'aspetto di servo che egli, il Mediatore, ha assunto dalla Vergine nella stirpe di Davide. In seguito si fa un rilievo sulle colpe dei figli, simile a quello esposto nel Libro dei Re e che quasi con immediatezza si riferisce a Salomone. In esso infatti, cioè nel Libro dei Re, la Scrittura dice: E se agirà male, lo castigherò con lo scudiscio degli uomini e con i colpi che assestano i figli degli uomini, ma non ritirerò da lui il mio aiuto 127. Con i colpi voleva indicare le percosse della riprensione. Quindi l'espressione: Non toccate i miei consacrati 128 significa certamente "Non offendeteli". Anche nel Salmo citato, come se il soggetto fosse Davide, poteva dire qualcosa di simile: Se i suoi figli abbandoneranno la mia legge e non seguiranno i miei decreti, se violeranno i miei ordinamenti e non osserveranno i miei comandi, punirò con lo scudiscio il loro peccato e con le percosse la loro colpa ma non toglierò a lui il mio aiuto 129. Non ha detto: "A loro", eppure parlava dei suoi figli, non di lui, ma ha detto: A lui, inciso che ben inteso significa la medesima cosa. Non è possibile infatti che di Cristo stesso, capo della Chiesa, siano le colpe che occorre frenare con la riprensione mediante l'aiuto accordato da Dio. Sono nel suo corpo e nei seguaci che sono il suo popolo. Quindi nel Libro dei Re si ha l'inciso: La sua iniquità e nel Salmo l'altro: Dei suoi figli per farci capire che per traslato si dice di lui quel che riguarda il suo corpo. Anche egli dal cielo, quando Saulo perseguitava il suo corpo, cioè i credenti in lui, disse: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? 130. Nei versicoli successivi del Salmo dice: Nella mia lealtà non recherò offesa, né violerò la mia alleanza e non disdirò le parole che escono dalla mia bocca. Ho giurato una volta per sempre nella mia santità: Se mentirò a Davide 131, cioè: Mai mentirò a Davide. La Bibbia spesso si esprime così. Soggiunge l'oggetto sul quale non mentisce con le parole: In eterno rimane la sua discendenza; il suo trono davanti a me come il sole, sempre saldo come la luna, testimone fedele nel cielo 132.

... che simboleggia il Cristo...
10. Dopo queste energiche conferme di una promessa così solenne, affinché non si ritenessero compiute in Salomone, come se si fosse atteso e non raggiunto un intento, il Salmo soggiunge: Ma tu, Signore, lo hai respinto e abbattuto 133. Questo destino si avverò riguardo al regno di Salomone nei suoi successori fino alla eversione della Gerusalemme terrena, che fu la metropoli del regno, e soprattutto dopo la distruzione del tempio che era stato eretto da Salomone 134. Ma affinché non si pensasse che Dio aveva agito contro le sue promesse, subito aggiunse: Hai rinviato il tuo cristo 135. Dunque non è Salomone né Davide se il Cristo del Signore è stato rinviato. Erano chiamati cristi tutti i re consacrati col crisma sacrale, non solo da Davide in poi, ma anche da Saul che fu unto come primo re per il medesimo popolo perché anche Davide lo chiama cristo del Signore 136. Tuttavia uno solo era il vero Cristo, di cui essi rappresentavano l'allegoria con la consacrazione profetica. Egli, secondo l'opinione degli uomini i quali ritenevano che si dovesse ravvisare in Davide o in Salomone, era rinviato troppo a lungo, invece secondo l'ordinamento di Dio si disponeva che venisse a suo tempo. Mentre egli frattanto viene rinviato, il Salmo citato di seguito soggiunge ciò che sarebbe avvenuto del regno della Gerusalemme terrena, in cui si attendeva che egli avrebbe senz'altro regnato; afferma: Hai rotto l'alleanza col tuo servo, hai profanato nel fango la sua consacrazione, hai abbattuto tutte le sue mura e hai volto al terrore le sue trincee, tutti quelli che passavano per la strada lo hanno depredato, è divenuto la beffa dei suoi vicini, hai fatto trionfare la destra dei suoi rivali, hai fatto gioire tutti i suoi nemici, hai sottratto la capacità di difesa della sua spada e non lo hai sorretto nella guerra, l'hai ostacolato nel procacciarsi gloria, hai rovesciato a terra il suo trono, hai abbreviato i giorni del suo regno e lo hai coperto di vergogna 137. Tutte queste sventure piombarono sopra la Gerusalemme schiava, in cui regnarono anche alcuni figli della libera che tennero il regno terreno in gestione temporanea, che valutavano con la fede verace il regno della Gerusalemme celeste di cui erano figli, che attendevano il vero Cristo. La storia poi, basta leggerla, è segnalatrice degli avvenimenti in riferimento alle sventure che caddero sopra quel regno.


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