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LA CITTA' DI DIO di sant'Agostino - Libri XVII- XXII (4)

Ultimo Aggiornamento: 22/12/2012 22:19
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22/12/2012 21:53

Il regno di Giuda e d'Israele.
21. A stento si ha notizia che gli altri re degli Ebrei dopo Salomone abbiano preannunciato attraverso alcune velate allegorie delle loro parole o delle loro opere qualche significato attinente a Cristo e alla Chiesa, e questo sia in Giuda che in Israele. Così sono stati definiti gli stati di quel popolo da quando a causa della colpa di Salomone, al tempo del figlio Roboamo, che successe nel regno al padre, fu diviso per castigo di Dio. In particolare le dieci tribù che si aggiudicò Geroboamo, servo di Salomone, insediato re in Samaria, si chiamarono Israele, sebbene questo fosse il nome di tutto il popolo. Due tribù, cioè di Giuda e di Beniamino che per riguardo a Davide, affinché il regno della sua stirpe non fosse completamente eliminato, erano rimaste soggette a Gerusalemme, ebbero il nome di Giuda perché questa era la tribù originaria di Davide. L'altra tribù che apparteneva al medesimo regno, come ho detto, era quella di Beniamino, da cui proveniva Saul, re prima di Davide. Insieme le due tribù, come è stato detto, si denominavano Giuda e con questo appellativo si distinguevano da Israele che era in particolare l'appellativo delle dieci tribù che avevano un proprio re. Si aggiungeva come decimaterza la tribù di Levi perché era sacerdotale e addetta al servizio di Dio e non dei re. Giuseppe infatti, uno dei dodici figli d'Israele, costituì non una, come gli altri una per ognuno, ma due tribù, Efraim e Manasse. Tuttavia anche la tribù di Levi apparteneva piuttosto al regno di Gerusalemme perché vi era il tempio di Dio al quale si dedicava. Distribuito così il popolo, primo a regnare in Gerusalemme fu Roboamo, figlio di Salomone, e in Samaria Geroboamo, re d'Israele, servo di Salomone. E poiché Roboamo voleva vendicare con la guerra la quasi usurpazione della spartizione dello Stato, si proibì al popolo di combattere contro i fratelli perché Dio svelò, tramite un profeta, che era opera sua. Apparve quindi che nel fatto non v'era una colpa del re d'Israele o del popolo, ma che si era adempiuto il volere di Dio che puniva 215. Conosciuto questo suo volere, l'uno e l'altro Stato convissero in pace perché non era avvenuta una separazione della religione ma del regno.

Elia e l'idolatria nel regno d'Israele.
22. Il re d'Israele Geroboamo non credette, a causa della perversa coscienza, in Dio che pure aveva riconosciuto veritiero nel promettergli e concedergli il regno. Temeva se si recava al tempio di Dio, che era in Gerusalemme, al quale tutta la nazione doveva recarsi per offrire il sacrificio secondo la Legge divina, che il popolo si distaccasse da lui e si restituisse alla stirpe di Davide in quanto discendenza regale 216. Quindi introdusse l'idolatria nel suo regno e con abominevole empietà trasse in errore il popolo di Dio vincolato con lui al culto degli idoli. Tuttavia Dio non cessò di rimproverare del tutto mediante Profeti non solo quel re, ma anche i successori e continuatori dell'empio culto e il popolo stesso. Vi furono infatti i grandi e insigni Profeti Elia e il discepolo Eliseo che compirono anche molti prodigi. A Elia che lamentava: Signore, hanno ucciso i tuoi Profeti, hanno demolito i tuoi altari, io son rimasto solo e tentano di togliermi la vita fu risposto che vi erano settemila persone che non avevano piegato il ginocchio a Baal 217.

Israele e Giuda nella storia.
23. Anche nel regno di Giuda che apparteneva a Gerusalemme, nei vari tempi del succedersi dei re, non mancarono Profeti, come Dio disponeva d'inviarli o a preannunciare ciò che era opportuno o a biasimare le colpe e promuovere la giustizia. Anche in esso, sebbene molto meno che in Israele, vi furono re che offesero gravemente il Signore con i culti idolatrici e furono colpiti, assieme al popolo che loro si somigliava, di castighi appropriati. Tuttavia sono ricordate le non scarse benemerenze di re virtuosi, mentre siamo informati che in Israele tutti i re, chi più chi meno, furono disonesti. L'uno e l'altro Stato dunque, a seconda di come ordinava o permetteva la divina provvidenza, erano rinfrancati da avvenimenti favorevoli e depressi dalle sventure e in tal modo erano danneggiati non solo da guerre con lo straniero ma anche da guerre civili. Così, poiché esistevano determinate cause, si manifestavano la bontà o l'ira del Signore finché, crescendo il suo sdegno, tutta la popolazione non solo fu sgominata nel proprio territorio dai Caldei, che l'avevano debellata, ma anche in gran parte trasferita nelle regioni dell'Assiria, prima lo Stato denominato d'Israele in dieci tribù 218, poi quello di Giuda dopo la distruzione di Gerusalemme e la demolizione del suo magnifico tempio. In quelle regioni il popolo per settanta anni subì l'inazione dei prigionieri di guerra 219. Dopo quegli anni rimandato in patria, ricostruì il tempio che era stato demolito 220 e, sebbene molti di essi vivessero in terre straniere, la nazione non ebbe in seguito due Stati e due re nei singoli Stati, ma vi era un solo loro capo in Gerusalemme e tutti da ogni parte, dovunque e da dove fosse consentito, in tempi stabiliti si recavano al tempio di Dio che era nella città. Ma anche allora, non mancarono nemici da altri popoli e conquistatori. Cristo li trovò già tributari dei Romani.

Il profetismo fino a Giovanni.
24. In tutto il periodo da quando ritornarono da Babilonia, dopo Malachia, Aggeo e Zaccaria, che profetarono in quel tempo, ed Esdra, i Giudei non ebbero più Profeti fino alla venuta del Salvatore se non un secondo Zaccaria, padre di Giovanni 221 e la moglie Elisabetta 222, quando era vicina la nascita di Cristo e, dopo la sua nascita, il vecchio Simeone 223 e la vedova assai anziana Anna 224 e ultimo lo stesso Giovanni 225. Egli giovane non predisse che sarebbe venuto il Cristo, ma con profetica conoscenza 226 lo mostrò ormai giovane ma sconosciuto. Perciò il Signore stesso ha detto: La Legge e i Profeti fino a Giovanni 227. Dal Vangelo ci sono note le parole profetiche di questi cinque e si legge in esso che prima di Giovanni anche la Vergine Madre 228 del Signore si espresse profeticamente. I Giudei non convertiti non accettano la profezia di questi ultimi, l'hanno accettata però i moltissimi di loro che hanno creduto al Vangelo. Allora realmente Israele è stato diviso in due parti con quella divisione che fu preannunciata dal profeta Samuele al re Saul come definitiva 229. Anche i Giudei non convertiti hanno accolto per ultimi nell'autenticità dell'ispirazione divina Malachia, Aggeo, Zaccaria ed Esdra. Anche i loro scritti sono come quelli di altri che, sebbene assai pochi in un numero tanto grande di Profeti, hanno lasciato scritti che meritano l'autenticità del canone. Ritengo che alcune delle loro predizioni, riguardanti Cristo e la sua Chiesa, si devono esaminare in questa opera. Però più opportunamente si farà, con l'aiuto del Signore, nel libro seguente per non gravare ulteriormente questo già abbastanza esteso.


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