È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
QUESTO FORUM E' CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO... A LUI OGNI ONORE E GLORIA NEI SECOLI DEI SECOLI, AMEN!
 
Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

LA CITTA' DI DIO di sant'Agostino - Libri XVII- XXII (4)

Ultimo Aggiornamento: 22/12/2012 22:19
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 1.222
Sesso: Femminile
22/12/2012 21:57

Contenuto cristiano dei vaticini sibillini.
23. 2. Questa Sibilla Eritrea o, come alcuni meglio pensano, Cumana, in tutto il suo vaticinio poetico, di cui quella riportata è una piccola parte, non ha nulla che riguardi il culto degli dèi falsi o inventati, anzi parla in termini tali contro di loro e contro i loro adoratori da essere annoverata nel numero di coloro che appartengono alla città di Dio. In una sua opera Lattanzio allega vaticini della Sibilla sul Cristo, sebbene non indichi il nome. Io ho pensato di riunire le frasi che egli ha citato separatamente in modo che rientrino in un unico contesto i vari e brevi pensieri che egli ha riportato. Dice la Sibilla: Cadrà poi nelle mani empie degli infedeli, daranno schiaffi a Dio con mani contaminate e getteranno sputi velenosi dalla turpe bocca ed egli senza resistenza offrirà il dorso ai colpi. Nel ricevere schiaffi tacerà affinché non si sappia che è il Verbo e da dove viene per morire ed essere coronato di spine. Per cibo gli diedero il fiele e per bevanda l'aceto, gli offriranno questa vivanda dell'inospitalità. Tu, stolto, non hai compreso il tuo Dio che si mostra alla coscienza degli uomini, ma lo hai perfino coronato di spine e gli hai mescolato nella bevanda il fiele disgustoso. Sarà spaccato il velo del tempio e a mezzogiorno per tre ore scenderà una notte tenebrosa. Morirà e sarà nel sonno della morte per tre giorni e allora, ritornato dal regno dei morti, verrà per primo alla luce dopo aver mostrato ai risorti le primizie della risurrezione 57. Lattanzio ha usato queste attestazioni della Sibilla separatamente in punti diversi della dissertazione, in accordo a quel che richiedeva la tesi che intendeva dimostrare. Io, senza nulla frapporre ma legando insieme le frasi in un solo testo, ho procurato di dividerle soltanto nei periodi, con la speranza che in seguito gli amanuensi non trascurino di mantenerli. Alcuni dicono che la Sibilla Eritrea non visse ai tempi di Romolo ma della guerra di Troia.

Romolo e Numa e fine del regno d'Israele.
24. Si tramanda che, mentre regnava Romolo, visse Talete di Mileto, uno dei sette sapienti i quali, dopo i poeti teologi, fra cui il più illustre fu Orfeo, furono chiamati che significa "sapienti" 58. Nel medesimo tempo le dieci tribù, che nella divisione del popolo furono chiamate d'Israele, furono sconfitte dai Caldei e trasferite in prigionia in quelle regioni 59, mentre rimanevano in Giudea le due tribù che erano denominate di Giuda e avevano la capitale del regno a Gerusalemme. Quando Romolo morì, i Romani, poiché anche egli era scomparso, lo annoverarono fra gli dèi, fatto a tutti ben noto 60. La consuetudine era del tutto scomparsa, anche se al tempo degli imperatori era riemersa ma per adulazione e non per un'aberrazione. Perciò Cicerone accredita a grande vanto di Romolo 61 il fatto che meritò questi onori non in tempi incivili e incolti, quando gli uomini erano facilmente ingannati, ma in tempi raffinati e acculturati, sebbene non avesse ancora brillato e germogliato il linguaggio fine e ingegnoso dei filosofi 62. Ma anche se i periodi successivi non considerarono dèi gli uomini morti, tuttavia non cessarono di onorare quelli che erano stati considerati dèi dagli antenati, che anzi con statue, che gli antichi non avevano 63, accrebbero l'attrattiva di una frivola ed empia superstizione. La causavano nel loro cuore gli immondi demoni che ingannavano anche con falsi oracoli affinché mediante spettacoli si rappresentassero oscenamente, in omaggio ai falsi dèi, i loro delitti immaginari che ormai in una età più civile non erano più oggetto di mistificazione. Dopo Romolo regnò Numa il quale, avendo pensato che la città doveva essere difesa da un gran numero di dèi senza dubbio falsi, dopo la morte non meritò di essere accolto in quella schiera. Si pensò, per così dire, che aveva affollato il cielo con tante divinità che non gli fu possibile trovare un posticino per sé. Mentre egli regnava a Roma e presso gli Ebrei iniziava il regno di Manasse, il re crudele dal quale, secondo la tradizione, fu ucciso il profeta Isaia 64, viveva, come dicono, la Sibilla di Samo 65.

Sedecia, Tarquinio e i sette sapienti.
25. Mentre regnava presso gli Ebrei Sedecia e a Roma Tarquinio Prisco, successore di Anco Marzio, il popolo dei Giudei fu condotto prigioniero in Babilonia in seguito alla distruzione di Gerusalemme e del tempio fatto costruire da Salomone 66. I Profeti, nel rimproverare i Giudei per la loro disonestà ed empietà, avevano predetto questi avvenimenti, soprattutto Geremia che indicò anche il numero degli anni 67. Si tramanda che in quel tempo viveva Pittaco di Mitilene, un altro dei sette sapienti. Eusebio scrive che gli altri cinque i quali, per raggiungere il sette, si aggiungono a Talete, che ho nominato precedentemente, e a Pittaco, vissero in quel periodo in cui il popolo di Dio era tenuto prigioniero in Babilonia 68. Sono Solone di Atene, Chilone di Sparta, Periandro di Corinto, Cleobulo di Lindo, Biante di Priene. Costoro, chiamati i sette sapienti, si distinsero dopo i poeti teologi perché eccellevano sugli altri uomini per un tenore di vita lodevole e perché compendiarono alcuni imperativi morali in forma di proverbi. Però non lasciarono ai posteri opere letterarie di rilievo, salvo Solone che, come si riferisce, scrisse alcune leggi per gli Ateniesi. Talete fu un naturalista e lasciò i libri delle sue teorie. Durante la cattività dei Giudei si distinsero anche i naturalisti Anassimandro, Anassimene e Senofane. In quel tempo esisteva anche Pitagora, dal quale ebbe inizio la denominazione di "filosofi" 69.

Dario e la fine della cattività giudaica.
26. Durante quel periodo Ciro, re della Persia, che reggeva anche Caldei e Assiri, alleviando la cattività degli Ebrei, permise che cinquantamila uomini ritornassero per edificare il tempio 70. Da loro furono soltanto gettate le fondamenta e costruito l'altare. Per le incursioni dei nemici non poterono andare avanti nella costruzione che ebbe un rinvio fino a Dario. Sempre in quel periodo avvennero anche i fatti che sono narrati nel libro di Giuditta che i Giudei, come è noto, non hanno accolto nel canone della Scrittura. Sotto Dario, re di Persia, terminata la prigionia dopo i settanta anni, che aveva predetto il profeta Geremia, fu restituita l'indipendenza ai Giudei, mentre regnava il settimo re di Roma Tarquinio. Quando fu mandato in esilio, anche i Romani cominciarono ad esser liberi dal dominio dei propri re. Il popolo d'Israele ebbe Profeti fino a questo tempo, furono molti, ma di pochi sono ritenuti canonici gli scritti presso gli Ebrei e presso i cristiani. Nel porre un termine al libro precedente ho promesso che in questo libro avrei allegato alcuni loro brani 71. Noto che è giunto il momento di farlo.

Cristo e la Chiesa nei Profeti [27-44]

Inizio dell'epoca dei profeti.
27. Per precisare il tempo, in cui vissero i Profeti, dobbiamo risalire un po' indietro. All'inizio del libro del profeta Osea, che è il primo dei dodici minori, è scritto: Parola del Signore che fu rivolta ad Osea al tempo dei re di Giuda Ozia, Ioatan, Acaz ed Ezechia 72. Anche Amos scrive di aver profetato durante il regno di Ozia, aggiunge anche Geroboamo, re d'Israele, che regnò durante quel periodo 73. Anche Isaia, figlio di Amos, cioè del Profeta suddetto o, come generalmente si afferma di un altro che era omonimo ma non profeta, nomina all'inizio del suo libro i quattro re citati da Osea e premette che ha profetato durante il loro regno 74. Anche Michea stabilisce il medesimo periodo di tempo dopo Ozia per la sua profezia. Difatti cita i tre re che gli succedono, nominati anche da Osea, cioè Ioatan, Acaz ed Ezechia 75. Sono questi coloro che hanno profetato contemporaneamente, come si rileva dai loro libri. Ad essi si aggiunge Giona sempre durante il regno di Ozia, inoltre Gioele, quando era già re Ioatan, successore di Ozia. Però ho potuto precisare l'età in cui vissero questi due Profeti dalla Cronaca, non dai loro libri perché non ne parlano. Questo periodo va dal re del Lazio Proca o dal predecessore Aventino fino a Romolo, ormai re di Roma, o anche fino all'inizio del regno del suo successore Numa Pompilio, poiché Ezechia, re di Giuda, regnò fino ad allora 76. Perciò queste sorgenti, per così dire, della profezia sgorgarono insieme in quell'arco di tempo in cui venne a mancare il regno assiro e iniziò quello di Roma. Quindi come nel primo periodo dell'impero di Assiria visse Abramo, al quale furono rivolte le esplicite promesse della benedizione di tutti i popoli nella sua discendenza, così all'inizio della Babilonia d'Occidente, durante il cui impero sarebbe venuto il Cristo, nel quale si adempivano quelle promesse, i discorsi dei Profeti, che non solo parlavano ma anche scrivevano, si dovevano svolgere nell'attestazione di un così grande avvenimento. Sebbene non mancassero quasi mai Profeti al popolo d'Israele da quando iniziò l'epoca dei re, essi furono tuttavia a suo vantaggio, non di tutti i popoli. Quando invece si costituiva una scrittura più palesemente profetica, che giovasse a tempo debito ai popoli, era opportuno che iniziasse quando si costituiva la città che doveva esercitare l'impero su tutti i popoli.

Conversione dei popoli in Osea e Amos.
28. Il profeta Osea viene interpretato con tanto maggiore difficoltà in proporzione alla profondità con cui si esprime. Ma dal suo libro si deve scegliere qualche brano e allegarlo qui secondo la mia promessa. Dice: Avverrà che nel luogo in cui fu detto loro: Voi non siete mio popolo, saranno chiamati anche essi figli del Dio vivo 77. Anche gli Apostoli interpretarono questa testimonianza profetica in riferimento alla vocazione del popolo dei pagani che prima non appartenevano al popolo di Dio 78. E poiché anche il popolo dei pagani è spiritualmente tra i figli di Abramo e perciò giustamente è chiamato Israele, perciò continua e dice: Si riuniranno i figli di Giuda e i figli di Israele, stabiliranno per sé un'unica autorità e lasceranno il proprio paese 79. Se volessi spiegare questo brano, svanirebbe il sapore dell'eloquio profetico. Siano ricordate però la pietra angolare e le due pareti, una formata da Giudei, l'altra da pagani. E si riconosca che si elevano dal piano poggiando e innalzandosi insieme sull'unico loro fondamento, quella nel nome dei figli di Giuda, questa nel nome dei figli d'Israele 80. Questo Profeta afferma che gli Israeliti secondo la carne, che ora non vogliono credere nel Cristo, poi vi crederanno, cioè i loro discendenti, perché anche essi con la morte raggiungeranno il proprio destino. Dice: Per molto tempo i figli d'Israele saranno senza re, senza capo, senza sacrificio, senza altare, senza sacerdozio, senza rivelazioni. Ognuno può costatare che oggi i Giudei sono in questa condizione. Ma ascoltiamo quel che aggiunge: Poi ritorneranno i figli d'Israele e cercheranno il Signore loro Dio e Davide loro re e alla fine dei tempi rimarranno attoniti nel Signore e nella sua bontà 81. Questa profezia è molto esplicita se si intende che col nome del re Davide è stato indicato il Cristo perché, come dice l'Apostolo, è venuto al mondo dalla stirpe di Davide secondo la carne 82. Questo profeta ha preannunciato anche che al terzo giorno sarebbe avvenuta la risurrezione di Cristo come conveniva che con sublime stile profetico fosse preannunziata. Dice: Dopo due giorni ci ridarà la vita, al terzo risorgeremo 83. In questo senso ci dice l'Apostolo: Se siete risorti con Cristo cercate le cose di lassù 84. Anche Amos parla profeticamente di queste verità dicendo: Preparati, o Israele, a invocare il tuo Dio, io sono colui che fa scoppiare il tuono e crea i venti e annunzia agli uomini il loro Cristo 85. In un altro passo: In quel giorno rialzerò la tenda di Davide che è caduta, ricostruirò le mura che sono crollate e riparerò le sue rovine, le ricostruirò come un giorno che non cessi mai, in modo che mi cerchino i superstiti dell'umanità e tutti i popoli, in cui è stato invocato il mio nome su di loro, dice il Signore che fa queste cose 86.

La passione di Cristo in Isaia.
29. 1. Il profeta Isaia non è nell'elenco dei dodici Profeti, detti appunto minori perché i loro scritti sono brevi nel confronto con quelli detti appositamente maggiori perché hanno compilato libri molto estesi. Fra di essi c'è Isaia che, in considerazione della contemporaneità della profezia, fo seguire ai due sopraindicati. Isaia dunque inserisce fra i brani in cui condanna la disonestà, esorta alla moralità e predice al popolo peccatore i castighi che seguiranno, parole che preannunziano profeticamente, molto più che negli altri, le vicende del Cristo e della Chiesa, cioè del re e della città da lui fondata, al punto che da alcuni è considerato più un evangelista che un profeta. Ma per porre un limite alla trattazione allegherò uno dei molti passi. Parlando a nome di Dio Padre dice: Ecco il mio servo giudicherà rettamente, sarà innalzato e molto onorato. Come molti si stupiranno di te perché il tuo aspetto dagli uomini sarà spogliato di dignità e la dignità stessa scomparirà, così si meraviglieranno di lui molti popoli e i re si chiuderanno la bocca, perché conosceranno di lui un fatto mai ad essi raccontato e comprenderanno ciò che non avevano udito. Signore, chi ha creduto al nostro annunzio e a chi è stata manifestata la potenza del Signore? L'abbiamo annunziato dinanzi a lui; egli è come un bambino, come una radice in una terra arida. Non ha aspetto né dignità. L'abbiamo visto e non aveva né aspetto né decoro, ma il suo aspetto è privo di onore e senza apparenza dinanzi a tutti gli uomini. È un uomo posto nella sofferenza che sa sopportare il dolore perché la sua faccia è stravolta, è senza onore e non è stato considerato affatto. Egli porta i nostri peccati e soffre per noi e noi abbiamo giudicato che egli era nel dolore, nelle piaghe e nella sofferenza. Ma egli è stato ferito per le nostre iniquità e schiacciato per i nostri peccati. È in lui l'avere conoscenza della nostra pace perché siamo stati salvati dalle sue ferite. Eravamo sperduti come pecore, l'uomo era uscito dalla propria strada e il Signore lo consegnò per i nostri peccati ed egli non aprì la bocca sulle proprie sofferenze. Fu condotto al macello come una pecora ed egli fu senza voce come un agnello dinanzi a chi lo tosa. A suo avvilimento fu pronunziata la sentenza di morte. Chi si ricorderà della sua esistenza? La sua vita sarà eliminata dalla terra. Fu condotto alla morte dalle iniquità del mio popolo. Gli darò gli empi per sepolcro e i ricchi per la sua morte. Poiché non ha commesso malvagità né inganno con la sua bocca, il Signore vuole liberarlo dal dolore. Se darete la vostra anima in espiazione vedrete una tarda discendenza; e il Signore vuole liberare dal dolore la sua anima, mostrargli la luce, formare la sua intelligenza, giustificare il giusto che si offre per il bene di molti ed egli si addosserà i loro peccati. Perciò avrà per premio le moltitudini e dividerà il bottino dei forti perché la sua vita fu consegnata alla morte ed è stato annoverato fra gli empi ed egli portò il peccato di molti e fu consegnato per i loro peccati 87. Queste le parole sul Cristo.

La Chiesa in Isaia.
29. 2. Il brano che segue è sulla Chiesa, ascoltiamolo. Dice: Esulta, o sterile, che non partorisci, prorompi in grida di gioia, tu che non attendi il parto, poiché più numerosi saranno i figli dell'abbandonata che della maritata. Allarga lo spazio della tua tenda e dei tuoi teli. Inchioda, non risparmiare, allunga le tue cordicelle e rafforza i tuoi pioli, allarga ancora a destra e a sinistra. E la tua discendenza erediterà i popoli e abiterai nelle città un tempo abbandonate. Non temere di esser turbata e non essere in pensiero di essere biasimata perché dimenticherai per sempre il turbamento e non ti ricorderai il disonore della vedovanza, perché il Signore che ti sposerà è il Signore degli eserciti e chi ti redime è il Dio d'Israele che sarà chiamato Dio di tutta la terra 88. Così di seguito. Ma bastino queste parole anche se in esse si dovrebbero sviluppare alcuni pensieri, ma penso che siano sufficienti perché sono così chiari che anche gli avversari sono costretti, pur di malavoglia, a capire.

Il Messia e Betlem in Michea.
30. 1. Il profeta Michea, proponendo il Cristo nell'allegoria di un alto monte, scrive: Alla fine dei giorni il monte del Signore molto in vista sarà pronto sulla cima dei monti e s'innalzerà sopra i colli. Affluiranno ad esso le folle, verranno ad esso molti popoli e diranno: Venite, saliamo al monte del Signore e al tempio del Dio di Giacobbe, egli ci indicherà la sua via e noi cammineremo sui suoi sentieri, poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore. Egli sarà arbitro tra le grandi folle e pronunzierà sentenze fra popoli potenti e lontani 89. Il Profeta preannunziando anche il luogo in cui Cristo è nato dice: E tu Betlem di Efrata, così piccola per essere fra gli innumerevoli paesi di Giuda, da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall'antichità dai giorni più remoti. Perciò Dio li metterà in potere altrui fino a quando colei che deve partorire partorirà e il resto dei suoi fratelli ritornerà ai figli d'Israele. E starà là e pascerà il proprio gregge con la potenza del Signore e saranno nell'onore che spetta al Signore loro Dio, poiché egli sarà grande fino agli estremi confini della terra 90.

Giona: passione e risurrezione.
30. 2. Il profeta Giona ha preannunziato il Cristo non con la parola ma con la sua dolorosa esperienza, più apertamente che se avesse proclamato la sua morte e risurrezione. Fu appunto ingoiato nel ventre di una bestia e restituito il terzo giorno per simboleggiare il Cristo che al terzo giorno doveva tornare dal regno dei morti 91.

La pentecoste in Gioele.
30. 3. Gioele costringe a spiegare con molte parole le vicende che preannunzia in modo che siano chiare quelle che riguardano il Cristo e la Chiesa. Citiamo comunque un solo evento che anche gli Apostoli hanno indicato quando lo Spirito Santo venne dall'alto sui credenti riuniti, come era stato promesso dal Cristo 92. Dice: Dopo questo io effonderò il mio Spirito sopra ogni uomo e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie; i vostri anziani faranno sogni e i vostri giovani avranno visioni ed anche sopra i miei schiavi e le mie schiave effonderò il mio Spirito 93.

Abdia: la Chiesa nella Giudea.
31. 1. I tre Profeti minori Abdia, Naum, Abacuc non riferiscono il periodo in cui vissero, né si riscontra nella Cronaca di Eusebio e di Girolamo il tempo in cui hanno scritto le proprie profezie. Abdia da loro è stato collocato assieme a Michea 94 ma dal suo libro, nello spazio riservato ai dati cronologici, non appare l'epoca in cui Michea ha profetato. Ritengo che sia avvenuto per un errore degli amanuensi che trascrivono con negligenza le opere degli altri. Né ho trovato nominati gli altri due nelle cronologie che ho avuto a disposizione. Tuttavia poiché sono inseriti nel canone, non è conveniente che da me siano tralasciati. Abdia, il più succinto di tutti i Profeti per quanto riguarda il suo libro, parla contro l'Idumea, la stirpe di Esaù, il maggiore non riconosciuto dei gemelli d'Isacco e nipote di Abramo. Se interpretiamo che l'Idumea è stata menzionata in senso figurato per indicare tutti i popoli, come il tutto con una parte, possiamo riferire al Cristo, fra le altre, anche queste parole: Sul monte Sion vi saranno salvezza e santità 95. Poco dopo, alla fine della profezia, dice: E saliranno i rigenerati dal monte Sion per difendere il monte di Esaù e sarà il regno del Signore 96. È evidente che l'evento si è verificato quando i rigenerati, che hanno creduto nel Cristo e quindi soprattutto gli Apostoli, salirono dal monte Sion, cioè dalla Giudea, per difendere il monte di Esaù. Lo difesero certamente salvando con la predicazione del Vangelo quelli che credettero, affinché fossero liberi dal potere delle tenebre e trasferiti nel regno di Dio. Ha espresso il concetto aggiungendo: E il regno sarà del Signore. Difatti il monte Sion simboleggia la Giudea, perché in essa, secondo la predizione, si sarebbero realizzate la salvezza e la santità, cioè Cristo Gesù. Il monte di Esaù invece è l'Idumea, con la quale è stata simboleggiata la Chiesa dei pagani che i rigenerati, come ho spiegato, hanno difeso dal monte Sion, perché fosse il regno del Signore. L'evento era difficile a intendersi prima che si avverasse, ma una volta avverato ogni credente lo ravvisa.

Naum: contro l'idolatria.
31. 2. Il profeta Naum, o meglio Dio in lui, dice: Farò sparire le statue scolpite e quelle fuse: opererò il tuo seppellimento; perché ecco sui monti i passi veloci d'un messaggero che annuncia la pace. Celebra le tue feste, o Giuda, sciogli i tuoi voti: perché non avverrà più che passino in disuso. [Il male] è terminato, è stato distrutto e travolto. È asceso chi ti soffia in viso liberandoti dalla sofferenza 97. Chi ha letto il Vangelo richiami alla mente chi è stato che è salito dal regno dei morti e ha soffiato sul viso di Giuda, cioè dei discepoli giudei, lo Spirito Santo. Appartengono alla Nuova Alleanza coloro i cui giorni festivi sono rinnovati nello spirito sicché non possono passare in disuso. Con il Vangelo poi vediamo bandite le statue scolpite e fuse, cioè gli idoli dei falsi dèi, e consegnate all'oblio come a un seppellimento e notiamo che anche in questo la profezia ha avuto compimento.

Abacuc: l'attesa del Cristo.
31. 3. Si capisce bene che Abacuc non di alcun altro ma del Cristo, che doveva venire, dice: Il Signore mi rispose e mi disse: Scrivi chiaramente la visione su una tavoletta di bosso affinché chi legge la segua speditamente perché v'è ancora una visione con un termine, sarà palese alla scadenza e non invano; se indugerà, attendila perché si avvererà e non tarderà 98.

Parafrasi del cantico messianico di Abacuc.
32. Nella sua orazione con cantico si rivolge certamente al Cristo Signore quando dice: Signore, ho udito il tuo annunzio e ho avuto timore, Signore, ho esaminato le tue opere e ho provato spavento. È questo certamente l'ineffabile stupore per la previsione della nuova e inaspettata salvezza degli uomini. La frase: Sarai conosciuto in mezzo a due animali, può significare o fra le due alleanze, o fra i due ladroni, o fra Mosè ed Elia mentre discorrevano con lui sul monte Tabor. Il passo: Mentre si avvicinano gli anni, sarai conosciuto, quando giungerà il tempo, ti mostrerai non ha bisogno di spiegazione. L'altro passo: Mentre è turbata l'anima mia, nell'ira ti ricorderai di avere clemenza 99 significa che egli ha parlato a nome dei Giudei, che erano della sua razza e mentre essi, sconvolti da una grande ira, crocifiggevano il Cristo, egli memore della clemenza invocava: Padre, perdona loro perché non sanno quel che fanno 100. Dio verrà da Teman e il Santo da un monte ombroso e boschivo. Alcuni hanno interpretato l'inciso: Verrà da Teman nel senso del vento australe o del libeccio, da cui è indicato il Mezzogiorno, cioè il calore della carità e lo splendore della verità. Preferirei ravvisare nel monte ombroso e boschivo, sebbene si possa interpretare in vari sensi, l'altezza delle divine Scritture con cui è stato preannunziato profeticamente il Cristo. In esse vi sono molte idee fitte di ombre e di piante che esercitano la mente di chi fa indagini. E da esse viene il Cristo quando ve lo trova chi le comprende. La sua maestà ricopre i cieli e della sua lode è piena la terra 101. Ha il medesimo significato che ha il versetto del Salmo: Innalzati sopra i cieli, o Dio, e su tutta la terra con la tua gloria 102. II suo splendore è come la luce significa che con la sua fama illuminerà i credenti. L'inciso: Vi sono bagliori nelle sue mani significa il trofeo della croce. E pose la carità base stabile del suo potere non ha bisogno di spiegazioni. La parola procederà davanti a lui e uscirà nel campo dopo di lui significa che fu preannunziato prima della sua venuta, e fu annunziato dopo la sua dipartita dal mondo. Si fermò e la terra fu mossa significa che egli si fermò per soccorrere e la terra si mosse a credere. Guardò e i popoli si strussero nel dolore, cioè ebbe pietà ed indusse i popoli al pentimento. I monti furono atterrati con la violenza, cioè, la superbia degli esaltati fu atterrata dai miracoli che hanno forza di convincere. Si abbassarono i colli eterni, cioè furono depressi nel tempo per essere esaltati nell'eternità. Ho visto i suoi proventi eterni in cambio delle fatiche, cioè, non ho visto la fatica della carità, senza la ricompensa dell'eternità. Si spaventeranno i padiglioni degli Etiopi e quelli del paese di Madian, cioè le nazioni, improvvisamente atterrite all'annunzio delle tue opere mirabili, apparterranno al popolo cristiano anche se non sono sotto la giurisdizione di Roma. Forse, Signore, sei adirato con i fiumi e contro di essi è la tua collera e contro il mare il tuo sdegno? 103. Questo passo significa che non è venuto per giudicare il mondo ma affinché il mondo abbia la salvezza per la sua mediazione 104. Salirai sui tuoi cavalli e la tua cavalcata è salvezza, cioè, i tuoi Evangelisti, da te guidati, ti porteranno e il tuo Vangelo sarà la salvezza di coloro che credono in te. Tenderai con forza il tuo arco sugli scettri, dice il Signore, cioè, tu comminerai il tuo giudizio anche ai re. La terra sarà solcata da fiumi 105, cioè, il cuore degli uomini si aprirà al riconoscimento con i discorsi irriganti di coloro che ti annunziano. Di loro si dice: Lacerate i vostri cuori e non le vesti 106. La frase: I popoli ti vedranno e soffriranno ammonisce che essi diventano felici nel pianto. L'inciso: Tu che effondi le acque nel tuo cammino significa che, muovendoti in coloro che ti annunziano da ogni parte, effondi qua e là i fiumi della dottrina. L'abisso ha fatto udire la propria voce significa che la profondità del cuore umano ha espresso la propria opinione. La profondità della propria immaginazione è come un chiarimento del versetto precedente perché profondità equivale ad abisso. Nell'inciso: Della propria immaginazione si deve intendere come sottinteso che fece udire la propria voce, cioè, come ho detto, ha espresso la propria opinione. L'immaginazione è una visione che il Profeta non ha nascosto, non ha velato, ma ha svelato con le parole: Il sole si è levato in alto e la luna è rimasta nel suo ordine, cioè Cristo è asceso al cielo e la Chiesa ha avuto un ordinamento sotto il suo re. Le tue frecce appariranno nella luce, cioè, le tue parole non saranno pronunciate in segreto ma all'aperto. Nella frase: Nel balenare dello splendore delle tue armi 107 si deve sottintendere che andranno le tue frecce. Aveva detto ai suoi discepoli: Quel che dico nelle tenebre ditelo nella luce 108. Con lo sdegno renderai più piccola la terra, cioè con lo sdegno renderai sottomessi gli uomini. Nell'ira abbatterai i popoli, perché farai cadere per punizione quelli che si esaltano. Sei uscito per la salvezza del tuo popolo, per salvare i tuoi consacrati, hai mandato la morte sulla testa dei disonesti. Qui non c'è nulla da spiegare. Nel versetto: Hai allacciato i legami fino al collo si possono ravvisare i buoni legami della saggezza perché si infilino i piedi nei suoi ceppi e il collo nella sua collana 109. In: Hai troncato nell'ammirazione della mente 110 sottintendiamo i legami perché ha allacciato quelli buoni e troncato quelli cattivi. Di questi si dice appunto: Hai spezzato le mie catene 111, e questo nell'ammirazione della mente, cioè in modo meraviglioso. La testa dei potenti si muoverà in essa, cioè nell'ammirazione. Apriranno la propria bocca a mordere, come il povero che mangia di nascosto 112. Difatti alcuni capi dei Giudei, che ammiravano le sue opere e le sue parole, andavano dal Signore e, sebbene avessero fame, per timore dei Giudei mangiavano il pane della dottrina di nascosto, come ce li ha presentati il Vangelo 113. Hai lanciato nel mare i tuoi cavalli che agitavano molte acque, le quali significano molti popoli, perché alcuni non si convertirebbero per timore e altri non perseguiterebbero per rabbia se gli uni e gli altri non fossero agitati. Ho udito e fremette il mio cuore al suono del discorso uscito dalle mie labbra, un tremito è penetrato nelle mie ossa e sotto di me ha ondeggiato la mia andatura. Ha riflettuto su quel che diceva ed è stato atterrito dalle sue stesse parole con cui preannunziava profeticamente e nelle quali presagiva l'avvenire. Poiché molti popoli sarebbero stati turbati, previde le imminenti tribolazioni della Chiesa, si riconobbe immediatamente come suo adepto e disse: Riposerò nel giorno dell'angoscia 114, come uno di quelli che godono nella speranza e soffrono nella tribolazione 115. Per appartenere, dice, al popolo del mio esilio, cioè separandosi dal malvagio popolo della propria affinità razziale, che non è in esilio in questa terra e non attende la patria del cielo. Perché il fico non porterà frutti e non vi saranno i prodotti nelle vigne e cesserà il raccolto dell'olivo e i campi non daranno più cibo. I greggi spariranno dal pascolo e non rimangono buoi nelle stalle 116. Previde che il popolo, il quale avrebbe ucciso il Cristo, avrebbe perduto la produttività delle ricchezze spirituali che, secondo l'uso profetico, ha allegorizzato mediante l'abbondanza dei beni terreni. Ma quel popolo subì l'indignazione di Dio perché, ignorando la giustizia di lui, volle sostituirle la propria 117. Perciò il Profeta dice di seguito: Ma io gioirò nel Signore, esulterò in Dio mio Salvatore. Il Signore, mio Dio, è la mia forza, renderà i miei piedi sommamente veloci, mi porrà in alto perché io vinca nel suo cantico 118. Si tratta di quel cantico, di cui si dice alcunché di simile in un Salmo: Ha stabilito i miei piedi sulla roccia e ha reso sicuri i miei passi, mi ha messo sulla bocca un cantico nuovo, un inno al nostro Dio 119. Vince nel cantico del Signore colui che è gradito nella lode di lui, non nella propria affinché chi si vanta si vanti nel Signore 120. Ritengo che i codici, i quali hanno interpretato: Esulterò in Dio, il mio Gesù, siano da preferirsi a quelli che, traducendo il termine in latino, non hanno usato quel nome che ci è così caro e dolce nominare.

Messianismo e vocazione dei pagani in Geremia.
33. 1. Il profeta Geremia come Isaia è dei maggiori, non dei minori, come gli altri, dai cui libri ho già tratto alcune citazioni. Fu profeta mentre in Gerusalemme regnava Giosia e a Roma Anco Marzio, poco prima della conquista della Giudea. Pose termine alla sua profezia cinque mesi dopo la conquista, come rileviamo dal suo libro 121. Si aggiunge a lui Sofonia, uno dei minori. Anche egli infatti dice di aver profetato al tempo di Giosia, ma non specifica fino a quando 122. Dunque Geremia ha profetato non solo al tempo di Anco Marzio ma anche di Tarquinio Prisco, che fu il quinto re di Roma. Egli infatti, quando avvenne la conquista, aveva già cominciato a regnare. Preannunziando il Cristo Geremia dice: Il respiro della nostra bocca, il Cristo Signore, è stato fatto prigioniero per i nostri peccati 123. Mostra così con poche parole che il Cristo è nostro Signore e che ha patito per noi. In un altro passo dice: Questi è il mio Dio e nessun altro può essergli paragonato. Egli ha scrutato la via della sapienza e ne ha fatto dono a Giacobbe, suo servo, a Israele, suo diletto. E dopo è apparso sulla terra e ha vissuto fra gli uomini 124. Alcuni esegeti non attribuiscono questo testo a Geremia ma al suo amanuense, che aveva nome Baruch, ma più convenientemente si ritiene di Geremia. Il medesimo Profeta del Cristo dice anche: Ecco vengono giorni, dice il Signore, nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra. Nei suoi giorni Giuda sarà salvato e Israele sarà sicuro nella sua dimora, questo sarà il nome con cui lo chiameranno: Signore nostra giustizia 125. Sulla vocazione dei pagani, che allora doveva avvenire ed ora costatiamo nel suo adempimento, ha parlato così: Signore mio Dio, mio rifugio nel giorno della tribolazione, a te verranno i popoli dalle estremità della terra e diranno: Veramente i nostri padri hanno adorato idoli menzogneri e non v'è in loro alcun giovamento 126. Il medesimo Profeta esprime in questi termini il motivo per cui i Giudei non l'avrebbero riconosciuto, anche perché era opportuno che da loro fosse ucciso: Più duro di tutte le cose è il cuore e anche l'uomo, chi può conoscerlo? 127. Di lui è anche il passo che nel libro diciassettesimo ho citato sulla Nuova Alleanza, il cui Mediatore è Cristo 128. Dice Geremia: Ecco, verranno giorni, dice il Signore, e io concluderò con la casa di Giacobbe una nuova alleanza, e il resto che vi si legge 129.

Sofonia: vocazione dei pagani.
33. 2. Del profeta Sofonia, che era contemporaneo di Geremia, citerò queste predizioni sul Cristo: Attendimi, dice il Signore, nel giorno in cui mi rialzerò, perché è mia decisione radunare i popoli e riunire i regni 130. Dice ancora: Terribile sarà il Signore con loro, poiché annienterà tutti gli idoli della terra, mentre a lui si prostreranno, ognuno dal proprio suolo, i popoli di tutti i continenti 131. E poco dopo dice: Allora io darò ai popoli un linguaggio e la discendenza perché invochino tutti il nome del Signore e lo servano tutti sotto lo stesso giogo; da oltre i fiumi di Etiopia mi porteranno offerte. In quel giorno non avrai vergogna di tutti i tuoi misfatti, che hai commesso contro di me, perché allora eliminerò da te la perversità del tuo oltraggio e non continuerai a inorgoglirti sopra il mio santo monte, farò restare in te un popolo mansueto e umile e avrà rispetto del nome del Signore il resto d'Israele 132. Questo è il resto, di cui si preannunzia in altri passi, come anche l'Apostolo ricorda: Se fosse il numero dei figli d'Israele come la sabbia del mare il resto avrà la salvezza 133. Difatti il resto di quel popolo ha creduto nel Cristo.

Regno eterno al Messia in Daniele.
34. 1. Durante la cattività babilonese hanno profetato Daniele ed Ezechiele, gli altri due dei Profeti maggiori 134. Daniele ha stabilito cronologicamente il tempo della venuta e della passione del Cristo. Richiede tempo eseguire il computo che comunque da altri prima di me è stato eseguito nei dettagli. Del suo potere e della Chiesa ha parlato in questi termini: Guardavo nella visione notturna ed ecco venire sulle nubi del cielo uno, simile a un figlio d'uomo, giunse fino al Vegliardo e fu presentato a Lui e gli fu dato potere, gloria e regno e tutti i popoli, nazioni e lingue lo serviranno. Il suo potere è un potere eterno che non tramonta mai e il suo regno non sarà distrutto 135.

Il buon pastore in Ezechiele.
34. 2. Ezechiele secondo l'uso profetico simboleggia in Davide il Cristo perché ha assunto la carne dalla discendenza di Davide 136. Sul fondamento della forma di servo, con cui è divenuto uomo il Figlio di Dio, è denominato anche servo di Dio. Lo preannunzia dunque profeticamente, a nome di Dio Padre, con queste parole: Susciterò per loro un pastore che le pascerà, Davide mio servo; egli le condurrà al pascolo, sarà il loro pastore. Io, il Signore, sarò il loro Dio e Davide, mio servo, sarà principe in mezzo a loro: io, il Signore, ho parlato 137. In un altro passo dice: Un solo re regnerà su tutti loro e non saranno più due popoli, né più saranno divisi in due regni; non si contamineranno più con i loro idoli, con i loro abomini e con tutte le loro iniquità. Li libererò da tutte le ribellioni con cui hanno peccato; li purificherò e saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio; e il mio servo Davide sarà re su di loro e non vi sarà che un unico pastore per tutti loro 138.

L'atteso dei popoli in Aggeo.
35. 1. Rimangono ancora tre Profeti minori che profetarono verso la fine dell'esilio. Sono Aggeo, Zaccaria e Malachia 139. Aggeo preannunzia il Cristo e la Chiesa con molta chiarezza e brevità: Questo dice il Signore degli eserciti: Ancora un po' di tempo e io attirerò il cielo e la terra, il mare e il continente, attirerò tutti i popoli e verrà il desiderato di tutti i popoli 140. Si sa per esperienza che questa profezia è in parte già adempiuta e si attende che si adempia in parte alla fine. Ha attirato il cielo con la testimonianza degli angeli e delle stelle quando si è incarnato il Cristo 141, ha attirato la terra con il grandioso prodigio del parto di una vergine 142: ha attirato il mare e il continente poiché il Cristo è predicato nelle isole e in tutto il mondo. Costatiamo così che tutti i popoli sono attirati alla fede. L'inciso che segue: E verrà il desiderato di tutti i popoli riguarda l'attesa della sua ultima venuta. Perché sia il desiderato di coloro che lo attendono, deve prima essere il prediletto dei credenti.

Il Cristo in Zaccaria.
35. 2. Zaccaria dice del Cristo e della Chiesa: Esulta grandemente o figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme; ecco a te viene il tuo re, giusto e vittorioso; umile cavalca un asino, un puledro, figlio di un'asina... Il suo dominio sarà da mare a mare e dai fiumi sino ai confini della terra 143. Si legge nel Vangelo quando avvenne il fatto che Cristo Signore usò in viaggio tale cavalcatura. Vi si richiama anche questo testo profetico in parte, per quanto parve sufficiente all'Evangelista 144. In un altro passo, parlando al Cristo con ispirazione profetica sulla remissione dei peccati nel suo sangue, dice: Anche tu nel sangue della tua alleanza hai estratto i tuoi prigionieri dal lago senz'acqua 145. Si può interpretare diversamente, sempre sul fondamento della retta fede, cosa volesse intendere col lago. A me sembra tuttavia che vi si può simboleggiare più attendibilmente la profondità arida e sterile dell'umana infelicità, in cui non siano le sorgenti della giustizia ma il fango della disonestà. Di esso anche in un Salmo si dice: Mi ha estratto dal lago dell'infelicità e dal fango della palude 146.
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 21:05. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com