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LA CITTA' DI DIO di sant'Agostino - Libri XVII- XXII (4)

Ultimo Aggiornamento: 22/12/2012 22:19
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22/12/2012 22:04

LIBRO XX

SOMMARIO

1. Sebbene Dio giudichi in ogni tempo, in questo libro si deve trattare espressamente del suo ultimo giudizio.

2. V'è una varietà di cose pertinenti all'uomo, alla quale non si può dire che manchi il giudizio di Dio, sebbene non possa manifestarsi.

3. Che cosa Salomone nel Qoèlet ha esposto su quelle cose che in questa vita sono comuni ai buoni e ai cattivi.

4. Agostino nel trattare il giudizio finale di Dio addurrà dapprima testi del Nuovo Testamento e poi dell'Antico.

5. Sono riferite le parole del Signore, con cui si afferma che il giudizio divino avverrà alla fine del mondo.

6. Si espone che cosa è la prima risurrezione, che cosa la seconda.

7. Che cosa è scritto nell'Apocalisse di Giovanni sulle due risurrezioni e sui mille anni e che cosa di essi si deve intendere con criterio.

8. Il diavolo sarà legato e sciolto.

9. Che significa il regno dei santi col Cristo per mille anni, ma in che cosa esso si distingue dal regno dell'eternità.

10. Che cosa si deve rispondere a coloro, i quali ritengono che la risurrezione è soltanto dei corpi e non delle anime.

11. Vi sono Gog e Magog che il diavolo, sciolto alla fine del mondo, istigherà a perseguitare la Chiesa di Dio.

12. Si ha il problema se spetti all'ultimo tormento dei reprobi l'accenno che è disceso un fuoco dal cielo e li ha dissolti.

13. Si chiede se il tempo della persecuzione dell'Anticristo si deve computare in mille anni.

14. Sulla condanna del diavolo con i suoi adepti e in compendio sulla risurrezione dei corpi di tutti i morti e sul giudizio del destino finale.

15. Quali sono i morti che il mare ha rimesso per il giudizio e quelli che la morte e l'aldilà hanno restituito.

16. Vi saranno un nuovo cielo e una nuova terra.

17. Si avrà senza fine dopo la fine l'inserimento della Chiesa nella gloria.

18. Ciò che l'apostolo Pietro ha previsto sul finale giudizio di Dio.

19. Ciò che l'apostolo Paolo ha scritto ai cristiani di Tessalonica sulla comparsa dell'Anticristo a cui farà seguito il giorno del Signore.

20. Ciò che il medesimo apostolo ha insegnato sulla risurrezione dei morti nella prima lettera a quei fedeli.

21. Ciò che ha detto il profeta Isaia sulla risurrezione dei morti e sull'esito del giudizio.

22. Che cosa significa l'uscita degli eletti per vedere le pene dei dannati.

23. Daniele ha profetato sulla persecuzione dell'Anticristo, sul giudizio di Dio e il regno dei santi.

24. Nei salmi di Davide vi sono predizioni sulla fine del mondo e sul giudizio finale di Dio.

25. Nella profezia di Malachia si preannunzia il giudizio finale di Dio e si parla del riscatto di alcuni mediante le pene purificatrici.

26. I sacrifici che i santi offriranno saranno graditi a Dio come furono graditi nei primi giorni e negli anni antichi.

27. Vi sarà la separazione dei buoni e dei cattivi mediante la quale si rende palese l'esito del giudizio finale.

28. La legge di Mosè si deve intendere secondo lo spirito affinché non incorra nelle dannose suggestioni di una interpretazione secondo la carne.

29. Prima del giudizio si avrà la comparsa di Elia, dalla cui predicazione, che svela le verità occulte delle Scritture, i Giudei si convertiranno al Cristo.

30. Quando nei libri dell'Antico Testamento si legge che Dio giudicherà, non si parla esplicitamente della persona del Cristo ma da alcuni testi in cui Dio Signore parla in prima persona, appare indubbiamente che si tratta del Cristo.


Libro ventesimo
ASPETTI DELL'ULTIMO GIUDIZIO



Impostazione del problema (1-4)


Autorità della Scrittura sul giudizio finale.
1. 1. Dovendo esporre sul giorno dell'ultimo giudizio di Dio ciò che Egli ci concederà e discuterne contro infedeli e miscredenti, devo prima porre, come a fondamento di un edificio, le testimonianze della sacra Scrittura. Coloro che non vogliono credere in esse tentano di negarle con meschine dimostrazioni umane, false e ingannatrici, allo scopo di dimostrare o che ha un altro significato il testo riportato dalla sacra Scrittura o di negare che è d'ispirazione divina. Ritengo infatti che non vi sia un individuo il quale, se ha compreso i testi come sono stati trasmessi e ha creduto che sono stati trasmessi dal sommo, vero Dio mediante persone sante, non li accetti e non presti loro consenso, tanto se lo confessa apertamente, come se si vergogna o teme di ammetterlo per un qualche pregiudizio, o anche se per una caparbietà, molto simile all'idiozia, si affanna a difendere con grande accanimento ciò che ritiene o crede falso contro ciò che ritiene o crede vero.

Giudizio finale argomento del libro.
1. 2. Nella ufficiale professione di fede ogni Chiesa del vero Dio ritiene che il Cristo verrà dal cielo a giudicare i vivi e i morti 1. Consideriamo questo evento come il giorno dell'ultimo giudizio, cioè la fine del tempo. È incerto per quanti giorni si prolunghi il giudizio, ma ogni individuo che ha letto, sia pure distrattamente, quelle pagine, sa che, secondo il modo d'esprimersi della sacra Scrittura, di solito "giorno" si usa in luogo di "tempo". Perciò, quando parliamo del giudizio di Dio, aggiungiamo: l'ultimo o finale, perché anche adesso giudica e ha giudicato fin dall'origine del genere umano, cacciando dal paradiso terrestre e allontanando dall'albero della vita i progenitori che avevano commesso il grande peccato 2. Anzi senza dubbio proferì un giudizio anche quando non risparmiò gli angeli che avevano peccato 3, il cui principe, in sé pervertito, pervertì per invidia gli uomini e non senza il suo sovrano, giusto giudizio, nell'atmosfera e sulla terra l'esistenza dei demoni e degli uomini è molto infelice a causa di errori e di sofferenze. Però se non vi fosse stato il peccato, non senza un giudizio favorevole e giusto manterrebbe nella felicità eterna ogni creatura ragionevole unita con grande fedeltà a lui suo Signore. Decide con giudizio non solo in generale del modo di essere dei demoni e degli uomini affinché siano infelici per la colpa del primo peccato, ma anche delle opere personali dei singoli, che essi compiono con l'arbitrio della volontà. Anche i demoni supplicano di non essere tormentati 4 e non senza giustizia o sono risparmiati o afflitti, ciascuno secondo la particolare perversità. Anche gli uomini, il più delle volte palesemente, sempre in segreto, espiano con ordinamento divino per le proprie azioni, sia in questa vita sia dopo la morte, sebbene nessun uomo compie buone azioni se non è soccorso dall'aiuto di Dio e nessun demone o uomo compie cattive azioni se non è permesso dall'uno, identico, giustissimo giudizio di Dio. Dice l'Apostolo: In Dio non v'è ingiustizia 5, e in un altro passo: Sono imperscrutabili i suoi giudizi e misteriose le sue vie 6. Dunque in questo libro tratterò, per quanto egli lo concederà, non dei primi e degli intermedi giudizi di Dio ma del giudizio finale, quando il Cristo verrà dal cielo per giudicare i vivi e i morti 7. Esso infatti propriamente è considerato giorno del giudizio, poiché allora non vi sarà appiglio a una cavillosa lamentela che l'ingiusto sia felice e il giusto infelice. Allora si manifesterà unicamente la vera e piena felicità di tutti i buoni e la degna e grandissima infelicità di tutti i malvagi.

Il giudizio di Dio e la vita umana.
2. In questa vita impariamo a tollerare con animo sereno i mali che subiscono anche i buoni e a non sopravvalutare i beni che conseguono anche i cattivi e perciò nelle circostanze, in cui non si manifesta la giustizia di Dio, è salutare il suo insegnamento. Noi non sappiamo in base a quale giudizio di Dio il buono sia povero e il malvagio sia ricco, perché questi goda, sebbene noi presumiamo che dovrebbe essere afflitto da tormenti per la sua depravata condotta e l'altro sia nel pianto, sebbene la vita lodevole suggerisce che dovrebbe essere nella gioia; non sappiamo come l'innocente esca dal tribunale, non solo invendicato ma anche condannato, o perché angariato dal sopruso del giudice o perché travolto da false testimonianze, e al contrario il suo avversario criminale lo schernisca non solo perché impunito ma anche indennizzato; non sappiamo perché il miscredente goda ottima salute e il credente si strugga nella malattia; perché giovani sanissimi si diano al brigantaggio e bimbi, che neanche a parole hanno potuto offendere qualcuno, siano afflitti dalla violenza di varie infermità; perché un individuo utile agli interessi umani sia rapito da una morte immatura e un altro, che all'apparenza non sarebbe dovuto neanche nascere, viva per di più molto a lungo; perché uno zeppo di delitti sia elevato a cariche onorifiche e invece il buio di un'esistenza ignobile occulti un uomo senza macchia. E vi sono altri casi del genere che è impossibile elencare e calcolare. Facciamo l'ipotesi che simili evenienze, nel loro quasi non senso, si ripetano, sicché in questa vita, in cui, come dice un Salmo: L'uomo è divenuto come un'apparenza e i suoi giorni trascorrono come un'ombra 8, soltanto i cattivi conseguano questi beni effimeri e soltanto i buoni subiscano questi mali. Il fatto si potrebbe riferire al giusto o anche benevolo giudizio di Dio in modo che coloro, i quali non conseguiranno i beni eterni che rendono felici, si illudano secondo la loro malvagità o siano compensati secondo la misericordia di Dio con i beni nel tempo; invece coloro, che non dovranno subire le pene eterne, siano afflitti dai mali nel tempo a causa dei loro peccati di qualsiasi specie ed entità e siano stimolati dai mali a potenziare le virtù. Ma poiché in questa vita non solo i buoni sono nel male e i cattivi nel bene, e ciò sembra ingiusto, ma spesso anche ai cattivi tocca in sorte il male e ai buoni il bene, più imperscrutabili divengono i suoi giudizi e misteriose le sue vie 9. Noi dunque ignoriamo con quale giudizio Dio, in cui si ha somma potenza, sapienza e giustizia e non si ha alcuna debolezza, insipienza e ingiustizia, operi tali fatti o permetta che avvengano. Impariamo tuttavia a nostro vantaggio a non sopravvalutare il bene e il male, che osserviamo comuni ai buoni e ai cattivi, a perseguire il bene che è proprio dei buoni ed evitare il male che è proprio dei cattivi. Quando poi giungeremo al giudizio di Dio, il cui tempo fin d'ora si denomina propriamente giorno del giudizio e talora giorno del Signore, si manifesteranno sommamente giuste non solo le sentenze di giudizio allora emesse, ma tutte quelle emesse dal principio e tutte quelle che fino a quel tempo saranno emesse. Allora si manifesterà anche per quale giusto giudizio di Dio avviene che attualmente molti e quasi tutti i giusti giudizi di Dio siano un mistero per la conoscenza e il pensiero dei mortali, sebbene non è un mistero per la fede dei credenti che è giusto sia un mistero.

Salomone sul giudizio di Dio e sulla vita umana.
3. Salomone, il più sapiente re d'Israele, che regnò in Gerusalemme, ha così esordito nel libro che è denominato l'Ecclesiaste ed anche dai Giudei è incluso nel canone della sacra Scrittura: Insignificanza di coloro che sono nell'insignificanza, ha detto l'Ecclesiaste, insignificanza di coloro che sono nella insignificanza, tutto è insignificanza. Quale vantaggio per l'uomo in ogni suo affanno in cui si affanna sotto il sole? 10. E da questo suo pensiero, deducendone altri, ricorda le tribolazioni e gli inganni di questa vita e insieme il fluire e il dileguarsi del tempo, perché in esso nulla si conserva di duraturo, nulla di stabile. Deplora anche in certo senso che nell'insignificanza delle cose sotto il sole, sebbene vi sia il prevalere della saggezza sulla stoltezza, della luce sulle tenebre e sebbene gli occhi del saggio siano sulla sua testa e lo stolto invece cammini nelle tenebre, un'identica evenienza tocca a tutti, sia pure in questa vita che si trascorre sotto il sole. Evidentemente indica i mali che costatiamo comuni a buoni e cattivi 11. Afferma anche che i buoni subiscono il male come se fossero cattivi, e i cattivi conseguono il bene come se fossero buoni, quando dice: V'è un'insignificanza che è avvenuta sulla terra, perché vi sono i giusti ai quali è toccata la sorte degli empi, ed empi ai quali è toccata la sorte dei giusti. Questo ho detto che è insignificante 12. Per quanto gli è parso sufficiente, l'uomo altamente sapiente ha dedicato, a segnalare tale insignificanza, tutto il libro suddetto, soltanto nell'intento di farci desiderare quella vita che non ha l'insignificanza sotto questo sole, ma la verità in colui che ha creato questo sole. Dunque forseché non è vero che l'uomo diviene insignificante perché soltanto per un giusto e retto giudizio di Dio è reso simile alla insignificanza 13? Però nei giorni della sua insignificanza è di notevole rilievo se resiste o si adegua alla verità e se è privo o partecipe della vera pietà, non per conseguire i beni ed evitare i mali di questa vita, effimeri nel loro dileguarsi, ma in vista del futuro giudizio con il quale vi saranno per il giusto il bene, per i cattivi il male, che saranno senza fine. Infine questo sapiente ha concluso il libro citato con le parole: Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è ogni uomo; infatti Dio addurrà in giudizio qualsiasi azione anche in ogni individuo spregevole, buona e cattiva 14. Non era possibile un'affermazione più breve, più vera, più utile. Dice: Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché guesto è ogni uomo. Chi infatti è qualche cosa è questo: custode dei comandamenti di Dio, perché chi non lo è, è un nulla; non si restituisce al modello della verità chi rimane nella conformità alla insignificanza. Poiché ogni azione, cioè ogni atto che si compie dall'uomo in questa vita, buona e cattiva Dio l'addurrà in giudizio anche in ogni individuo spregevole, cioè in ogni individuo che in questo mondo è considerato degno di disprezzo e quindi neanche è considerato, però Dio considera anche lui, non lo disprezza e quando giudica non lo tralascia.

Prima il Nuovo e poi il Vecchio Testamento.
4. Fra le testimonianze della sacra Scrittura sull'ultimo giudizio di Dio, che ho stabilito di scegliere, prima si devono addurre quelle dai libri del Nuovo Testamento e poi quelle dell'Antico Testamento. Sebbene quelle dell'Antico siano anteriori nel tempo, tuttavia per la loro importanza si devono anteporre quelle del Nuovo, perché le antiche sono preannuncio delle nuove. Dunque saranno allegate prima le nuove testimonianze e, per suffragarle più autorevolmente, saranno addotte anche le antiche. Fra le antiche si hanno la Legge e i Profeti, fra le nuove il Vangelo e le Lettere degli Apostoli. Dice infatti l'Apostolo: Per mezzo della Legge infatti si ha la conoscenza del peccato. Ora invece, indipendentemente dalla Legge, si è manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla Legge e dai Profeti, giustizia di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono 15. Tale giustizia di Dio appartiene al Nuovo Testamento ed ha la testimonianza dai libri dell'Antico Testamento, cioè dalla Legge e dai Profeti. Prima quindi si deve esporre il motivo processuale e poi introdurre i testimoni. Nel dimostrare che si deve rispettare tale procedimento Cristo Gesù stesso afferma: Lo scriba divenuto istruito nel regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo forziere cose nuove e cose vecchie 16. Non ha detto: "Cose vecchie e cose nuove", e l'avrebbe detto se non avesse preferito rispettare l'ordine dei valori anziché i tempi.

Il giudizio finale nel Nuovo Testamento (5-20)

In Matteo Gesú annunzia il giudizio finale...
5. 1. Quindi il Salvatore stesso, nel rimproverare le città in cui aveva compiuto grandi prodigi, e non avevano creduto, e nel preferire ad esse città straniere, dice: Ebbene vi dico che per Tiro e Sidone vi sarà maggiore indulgenza che per voi 17; e poco dopo per un'altra città afferma: Vi dico in verità che nel giorno del giudizio per la città di Sodoma vi sarà maggiore indulgenza che per te 18. Nel passo con molta evidenza annunzia che vi sarà il giorno del giudizio. In un altro passo afferma: Gli uomini di Ninive si alzeranno nel giudizio contro questa progenie e la condanneranno perché fecero penitenza alla predicazione di Giona ed ora qui v'è uno più grande di Giona. La regina del Sud si alzerà nel giudizio contro questa progenie e la condannerà perché venne dai confini della terra ad ascoltare la sapienza di Salomone ed ora qui vi è uno più grande di Salomone 19. Da questo passo apprendiamo due verità: che si avrà il giudizio e che si avrà assieme alla risurrezione dei morti. Infatti quando accennava agli avvenimenti degli abitanti di Ninive e della regina del Sud, senza dubbio parlava di persone morte, ma di essi predisse che sarebbero risorti nel giorno del giudizio. Non ha detto però che condanneranno, come se fossero essi a giudicare, ma perché gli altri nel confronto con loro saranno condannati.

... nella separazione di buoni e cattivi.
5. 2. In un altro passo ha parlato della mescolanza di buoni e cattivi nel tempo e poi della separazione che avverrà certamente nel giorno del giudizio. Ha usato la parabola della semina del grano e in seguito della zizzania; e spiegandola ai suoi discepoli disse: Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo; il campo è il mondo; il buon seme sono i figli del Regno, la zizzania sono i figli del maligno e il nemico che l'ha seminata è il diavolo; la mietitura rappresenta la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori d'iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi intenda 20. In questo passo non ha nominato il giudizio o il giorno del giudizio, ma lo ha indicato molto più evidentemente con i concetti stessi e ha predetto che avverrà alla fine del tempo.

Anche gli eletti giudicheranno.
5. 3. Allo stesso modo disse ai suoi discepoli: In verità vi dico che voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell'uomo sederà sul trono del suo potere, anche voi sederete su dodici troni a giudicare le dodici tribù d'Israele 21. Da questo passo apprendiamo che Gesù giudicherà assieme ai suoi discepoli. Quindi in un'altra circostanza disse ai Giudei: Se io in Belzebub scaccio i demoni, i vostri figli in chi li scacceranno? Perciò essi saranno i vostri giudici 22. E poiché ha detto che sederanno sopra dodici troni non dobbiamo pensare che giudicheranno con lui soltanto dodici individui. Col numero dodici infatti è stata indicata una particolare totalità d'individui che giudicano sulla base delle due componenti del numero sette con cui è espresso frequentemente un tutto. Le due componenti, cioè tre e quattro, moltiplicati fra loro, dànno il dodici; infatti quattro per tre e tre per quattro fanno dodici. Si può dare anche un'altra analisi del numero dodici che valga allo scopo. Altrimenti, poiché al posto di Giuda il traditore, come si legge, fu scelto l'apostolo Mattia 23, l'apostolo Paolo, che si è affaticato più degli altri 24, non avrebbe il trono in cui assidersi per giudicare. Eppure dichiara che anche egli appartiene, assieme agli altri santi, al numero dei giudici, quando afferma: Non sapete che giudicheremo gli angeli? 25. La medesima osservazione sul numero dodici si deve fare per coloro che devono essere giudicati. È stato detto: A giudicare le dodici tribù d'Israele, ma non per questo la tribù di Levi, che è la tredicesima, non dovrà essere giudicata da loro, ovvero giudicheranno soltanto quel popolo e non anche le altre nazioni. Poiché poi ha detto: Nella nuova creazione 26, senza dubbio nel concetto di nuova creazione ha voluto che s'intendesse la risurrezione dei morti. Infatti la nostra carne sarà nuovamente creata mediante la non soggezione al divenire come la nostra anima è stata nuovamente donata all'essere mediante la fede.

Confronto fra le testimonianze scritturistiche.
5. 4. Tralascio molte testimonianze, le quali sull'ultimo giudizio sembrano riferite in modo che, considerate attentamente, appaiono ambigue o piuttosto relative ad altro argomento. Possono, cioè, riferirsi alla venuta del Salvatore con la quale egli viene alla sua Chiesa nel durare di questo tempo, cioè nei suoi membri, uno a uno, di volta in volta, perché tutta intera è il suo corpo; oppure alla devastazione della Gerusalemme terrena perché anche di essa spesso parla come se parlasse della fine del mondo e dell'ultimo universale giudizio. Ne consegue che è possibile discernere soltanto quelle testimonianze che, riferite con un medesimo significato dai tre evangelisti Matteo, Marco e Luca 27, vengono confrontate fra di loro. Difatti uno esprime l'argomento in forma più oscura, l'altro più chiara, sicché si può evidenziare con quale intento si espongono concetti che si esprimono sul medesimo argomento. Ho cercato in qualche modo di ottenere questo risultato in una lettera che ho scritto all'uomo di felice memoria Esichio, vescovo di Salona. La lettera ha per titolo: La fine del mondo 28.

Giudizio e discriminazione in Matteo e Giovanni.
5. 5. Quindi ora esporrò il testo che si ha nel Vangelo di Matteo sulla separazione dei buoni e dei cattivi mediante il giudizio strettamente di persona e finale del Cristo. Egli dice: Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si sederà sul trono della sua gloria e saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sua sinistra. Allora il Re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Io infatti ho avuto fame e mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo il Re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete compiuto queste azioni per uno solo di questi miei fratelli più piccoli l'avete fatto a me. Poi dirà a quelli che saranno alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli 29. Poi egualmente anche ad essi rammenta che non hanno compiuto le opere che, come ho ricordato, hanno compiuto quelli alla destra. Ed egualmente ad essi, i quali chiedono quando lo hanno visto in condizione di indigenza di quelle opere, risponde che ciò che non è stato fatto per i suoi amici più piccoli non è stato fatto per lui. E nel concludere il discorso afferma: E andranno questi al tormento eterno, i giusti alla vita eterna 30. L'evangelista Giovanni poi afferma esplicitamente che egli ha preannunciato il verificarsi del giudizio nella risurrezione dei morti. Ha premesso appunto: Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio affinché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre; chi non onora il Figlio non onora il Padre che lo ha mandato. E subito aggiunge: In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita 31. In questo passo ha detto che i suoi eletti non andranno al giudizio. Dunque essi mediante il giudizio saranno separati dai malvagi e posti alla sua destra perché in questo passo ha usato giudizio in luogo di condanna. Non andranno a un simile giudizio coloro che ascoltano la sua parola e credono a colui che lo ha mandato.

Le due risurrezioni in Giovanni...
6. 1. Quindi soggiunge: In verità, in verità vi dico che è venuto il tempo, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e coloro che l'avranno ascoltata avranno la vita. Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha dato al Figlio di avere la vita in se stesso 32. Non parla ancora della seconda risurrezione, cioè del corpo, poiché si avrà alla fine, ma della prima che avviene nel tempo. Per distinguerla ha detto: È venuto il tempo, ed è questo. Essa infatti non è del corpo ma dell'anima. Anche l'anima ha la sua morte mediante la mancanza di fede e i peccati. Sono morti di questa morte coloro di cui il Signore dice: Lascia che i morti seppelliscano i loro morti 33, nel senso, cioè, che i morti nell'anima seppelliscano i morti nel corpo. E appunto per questi morti nell'anima per mancanza di fede e di onestà egli dice: È venuto il momento, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e coloro che l'udranno vivranno. In coloro che udranno ha inteso coloro che obbediranno, crederanno e persevereranno fino alla fine. In questo passo non ha indicato alcuna differenza di buoni e cattivi. Per tutti infatti è un bene udire la sua voce e vivere passando alla vita della fede dalla morte della mancanza di fede. Di questa morte ha detto l'apostolo Paolo: Quindi tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro 34. Dunque tutti sono morti, nessuno escluso, nel peccato tanto originale che volontario o perché ignorano o perché, pur sapendo, non operano il bene. E per tutti i morti è morto un solo vivo che, cioè, non aveva assolutamente alcun peccato affinché coloro, che vivono mediante la remissione, non vivano più per se stessi ma per colui che è morto per tutti a causa dei nostri peccati ed è risuscitato per la nostra giustificazione 35. Questo affinché tutti noi, credendo in lui che redime l'incredulo 36, riscattati dalla incredulità, quasi restituiti alla vita dalla morte, potessimo appartenere alla prima risurrezione che avviene nel tempo. Alla prima infatti non appartengono se non coloro che saranno felici nell'eternità; ed egli insegnerà che alla seconda, di cui sta per parlare, fanno parte i felici e gli infelici. L'attuale è della misericordia, l'altra del giudizio. Per questo in un Salmo è stato scritto: Ti canterò, Signore, misericordia e giudizio 37.

... e i due giudizi, uno di condanna.
6. 2. Riguardo a tale giudizio aggiunge le parole: E gli ha dato il potere di giudicare perché è il Figlio dell'uomo 38. Nel passo lascia intendere che verrà per giudicare nella medesima carne in cui era venuto per essere giudicato. Nell'intento dice: Poiché è il Figlio dell'uomo. E soggiungendo sull'argomento di cui trattiamo dice: Non vi meravigliate di questo, poiché verrà il tempo in cui tutti quelli che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno, quelli che operarono il bene per una risurrezione di vita, quelli che operarono il male per una risurrezione di giudizio 39. È il concetto di giudizio che poco prima, come adesso, aveva usato per condanna. Disse infatti: Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita 40. Difatti, poiché appartiene alla prima risurrezione, con cui nel tempo si passa dalla morte alla vita, non andrà incontro alla condanna che ha indicato col termine di giudizio, come anche nel passo in cui dice: Coloro che hanno operato il male andranno incontro alla risurrezione del giudizio, cioè alla condanna. Risorga nella prima risurrezione chi non vuole essere condannato nella seconda. Infatti viene un tempo, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e coloro che l'avranno ascoltato vivranno 41, cioè non andranno incontro alla condanna che è considerata la seconda morte. In essa, dopo la seconda risurrezione, che sarà dei corpi, andranno a finire coloro che non risorgono nella prima che è delle anime. Infatti dice ancora: Verrà un tempo dunque, in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno 42. Non ha detto secondo il modo della prima risurrezione: E coloro che l'ascolteranno vivranno. Infatti non tutti vivranno di quella vita che sola si deve considerare vita perché è felice. Certamente non senza una qualche vita potrebbero udire e, poiché la carne è risuscitata, uscire dai sepolcri. Indica la ragione per cui non tutti vivranno con le parole che seguono: Coloro che hanno operato il bene, egli dice, andranno nella risurrezione della vita; sono questi quelli che vivranno; coloro poi che hanno operato il male andranno nella risurrezione del giudizio 43; ed essi sono coloro che non vivranno poiché moriranno della seconda morte. Hanno operato il male perché sono vissuti male; sono vissuti male perché non sono rivissuti nella prima risurrezione delle anime, che è nel tempo, o anche non hanno perseverato fino alla fine nella condizione in cui erano. Due sono dunque le nuove creazioni, di cui ho già parlato, una secondo la fede che avviene nel tempo mediante il battesimo; l'altra secondo la carne che avverrà con la sua immortalità, fuori del divenire mediante l'universale, ultimo giudizio. Così si hanno due risurrezioni, una prima che è nel tempo ed è dell'anima, ed essa non consente di giungere alla seconda morte; e una seconda che non è nel tempo, ma sarà alla fine del tempo, e non è dell'anima ma del corpo ed essa, attraverso il giudizio finale, introduce alcuni alla seconda morte, altri a quella vita che non ha morte.

Un passo dell'Apocalisse e i millenaristi.
7. 1. Giovanni evangelista ancora, nel libro intitolato l'Apocalisse, ha parlato delle due risurrezioni in termini tali che la prima di esse, non compresa da alcuni dei nostri, è stata anche per di più volta in favole grottesche. Dice appunto nel libro menzionato l'apostolo Giovanni: Ho visto poi un angelo che scendeva dal cielo con la chiave dell'abisso e una gran catena in mano. Afferrò il dragone, il serpente antico, soprannominato il diavolo e Satana, e lo incatenò per mille anni, lo gettò nell'abisso, ve lo chiuse e ne sigillò la porta affinché non traesse più in errore le nazioni fino al compimento di mille anni; dopo questi avvenimenti dovrà essere sciolto per un po' di tempo. Poi ho visto alcuni troni e alcuni che vi si sedettero e fu dato il potere di giudicare. E le anime degli uccisi a causa della testimonianza di Gesù e della parola di Dio e coloro che non hanno adorato la bestia e la sua statua e non hanno ricevuto il marchio sulla fronte o sulla mano regnarono con Gesù mille anni; gli altri non tornarono in vita fino al compimento dei mille anni. Questa è la prima risurrezione. Beato e santo chi ha parte in questa prima risurrezione. Su di essi non ha potere la seconda morte, ma saranno sacerdoti di Dio e del Cristo e regneranno con lui per mille anni 44. Coloro, che sulla base delle parole di questo libro hanno congetturato che la prima risurrezione sarà dei corpi, sono stati spinti soprattutto dal numero di mille anni. Sembrò loro opportuno che nei santi in quella condizione avvenisse la celebrazione del sabato di un sacrale grande periodo di tempo, cioè con un periodo di riposo dopo seimila anni, da quando è stato creato l'uomo e per la pena del grande peccato fu espulso dalla felicità del paradiso nelle tribolazioni dell'attuale soggezione alla morte. Poiché si ha nella Scrittura: Un solo giorno nel Signore come mille anni e mille anni come un sol giorno 45, passati seimila anni come sei giorni, dovrebbe seguire il settimo del sabato negli ultimi mille anni per celebrare, cioè, il sabato con la risurrezione dei santi. L'opinione sarebbe comunque ammissibile se in quel sabato fosse riservato ai santi qualche godimento spirituale. Anch'io una volta ho avuto questa opinione. Ma essi dicono che coloro, i quali risusciteranno in quel tempo, attenderanno a sfrenate orge carnali, nelle quali sarebbe così abbondante il cibo e le bevande non solo da violare la moderazione, ma da sorpassare perfino la misura dell'incredibile. Ma queste storie possono essere credute soltanto dai carnali. Gli spirituali definiscono coloro che le credono con la parola greca che noi, derivando parola da parola, potremmo denominare i "millenaristi". È lungo ribatterli dettagliatamente; piuttosto dobbiamo esporre come si deve interpretare questo passo della Scrittura.

Simbologia del numero mille.
7. 2. Lo stesso Signore Gesù Cristo dice: Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rubare i suoi arnesi se prima non ha incatenato l'uomo forte 46. Per forte ha voluto intendere il diavolo, perché ha potuto tenere prigioniero il genere umano, e per gli arnesi, che avrebbe sottratto, Gesù ha inteso i suoi futuri credenti che quegli teneva avvinti nelle varie azioni immorali. Affinché dunque quest'essere forte fosse incatenato, il suddetto Apostolo nell'Apocalisse vide un angelo che scendeva dal cielo con la chiave dell'abisso e una gran catena in mano. Afferrò - soggiunge - il dragone, il serpente antico, soprannominato il diavolo e Satana, e lo incatenò per mille anni 47, cioè represse e frenò il suo potere di sedurre e dominare coloro che dovevano essere liberati. I mille anni si possono interpretare, per quanto mi risulta, in due sensi. Il primo è che questo evento si verifica negli ultimi mille anni, cioè nel sesto millennio, quale sesto giorno, del quale attualmente scorrono le fasi di successione. Seguirà poi il sabato che non ha sera, cioè il riposo dei santi che non ha fine. In tal senso avrebbe denominato mille anni l'ultima parte della serie di millenni, come giorno che rimaneva fino al termine della serie dei tempi, con quel modo figurato di parlare per cui la parte è significata dal tutto. Ovvero in un altro senso ha usato i mille anni in luogo di tutti gli anni della serie dei tempi, in modo che in un numero perfetto si avvertisse il tutto del tempo. Il numero mille infatti rende cubo il quadrato del numero dieci. Dieci per dieci appunto fanno cento che è già una figura quadrata ma bidimensionale; affinché si levi in altezza e diventi solida di nuovo cento si moltiplica per dieci e si ha mille. Inoltre il numero cento talora si usa per indicare un tutto come quando il Signore ha promesso a chi abbandona tutti i suoi beni e lo segue: Avrà in questo tempo cento volte tanto 48. L'Apostolo, interpretando in un certo senso questo passo, dice: Come se non avessimo nulla e possediamo tutto 49. Già prima era stato detto: Tutto il mondo della ricchezza è dell'uomo di fede 50. A più forte ragione il mille si usa per un tutto poiché è il solido del quadrato di dieci. Si spiega anche più chiaramente il passo di un Salmo: Si ricorda per sempre della sua alleanza, della parola che ha rivolto a mille generazioni 51, cioè a tutte.

Il diavolo incatenato nell'abisso...
7. 3. Continua: E lo gettò nell'abisso, senza dubbio gettò il diavolo nell'abisso, parola con cui è stato indicato il numero incalcolabile degli increduli perché il loro cuore è senza fondo nella malvagità contro la Chiesa di Dio. Certamente il diavolo era già nell'abisso, ma si afferma appunto che vi fu gettato perché, respinto dai credenti, iniziò a dominare più fortemente gli increduli. È più dominato dal diavolo infatti chi non solo è estraniato da Dio, ma anche senza motivo odia coloro che a lui si dedicano. Continua: Ve lo rinchiuse e ne sigillò la porta affinché non inducesse più in errore i popoli fino al compimento di mille anni 52. Ve lo rinchiuse è detto nel senso che gli rese impossibile, cioè, di oltrepassare il termine vietato. Mi pare che con l'aggiunta: E ne sigillò la porta volle che si ignorassero coloro che sono dalla parte del diavolo e coloro che non vi sono. Il fatto in questo mondo è interamente nascosto perché è incerto se chi sembra che stia in piedi non cada e chi sembra che sia a terra non si rialzi 53. Con la catena e la spranga di questo divieto il diavolo è potentemente impedito dall'indurre in errore i popoli, che prima induceva in errore e dominava sebbene appartenessero al Cristo. Dio infatti li ha scelti prima della creazione del mondo per sottrarli dal potere delle tenebre 54 e trasferirli nel Regno del Figlio del suo amore 55, come dice l'Apostolo. Il credente non ignora che anche ora egli induce in errore i popoli e li trascina alla pena eterna, ma se non predestinati alla vita eterna. Non turbi il fatto che spesso il diavolo induca in errore anche coloro che, già rigenerati in Cristo, percorrono le vie di Dio. Il Signore, infatti, conosce i suoi 56, e quegli non induce in errore alcuno di loro verso l'eterna condanna. Il Signore li conosce come Dio, al quale non è nascosto nulla neanche del futuro, non come un uomo che conosce l'uomo al presente, seppure lo conosce, perché non ne conosce il sentimento e non conosce neanche se stesso come sarà nel futuro. Per questo dunque il diavolo è stato incatenato e chiuso nell'abisso affinché non induca più in errore i popoli, da cui è costituita la Chiesa, perché prima che fossero la Chiesa, li traeva in errore. Non è stato detto: Affinché non traesse in errore qualcuno, ma: Affinché non traesse in errore i popoli, nei quali certamente ha voluto indicare la Chiesa. Fino - soggiunge - al compimento di mille anni, cioè, o ciò che rimane del sesto giorno, il quale si compie con mille anni, ovvero tutti gli anni con i quali il tempo deve svolgersi nella successione.

... affinché non tragga in errore i popoli.
7. 4. Affinché non traesse in errore i popoli fino al compimento di mille anni 57 non si deve interpretare nel senso che poi trarrà in errore soltanto i popoli, dai quali è composta la Chiesa della predestinazione, perché egli dalla catena e dalla spranga è stato impedito di trarli in errore. Ma o è un particolare modo d'esprimersi che ricorre talora nella Bibbia, come in un Salmo: Così i nostri occhi al Signore nostro Dio finché abbia pietà di noi 58; infatti non significa che quando avrà avuto pietà, gli occhi dei suoi servi non saranno rivolti al Signore loro Dio. Ovvero è questa la serie delle parole: E lo rinchiuse e ne sigillò la porta fino al compimento di mille anni. La frase interposta: Affinché non traesse più in errore i popoli ha un significato tale che è libera dal contesto e da intendersi separatamente, come se fosse aggiunta alla fine, in modo che l'intera espressione suoni così: E lo rinchiuse e ne sigillò la porta fino al compimento di mille anni affinché non traesse più in errore i popoli, cioè: ve lo chiuse appunto finché si compissero i mille anni, affinché egli non traesse più in errore i popoli.

Il diavolo incatenato e la Chiesa.
8. 1. Continua: Dopo questi avvenimenti dovrà essere sciolto per un po' di tempo 59. Se per il diavolo essere incatenato e rinchiuso significa non trarre in errore la Chiesa, il suo scioglimento significa che lo potrà? No, giammai la Chiesa, predestinata ed eletta prima della creazione del mondo 60, sarà da lui condizionata all'errore poiché di essa è stato detto: Il Signore conosce i suoi 61. E tuttavia essa sarà nel mondo anche in quel tempo in cui il diavolo dovrà essere slegato, come è stata e sarà nel mondo in ogni tempo, da quando è stata istituita, evidentemente nei suoi fedeli che succedono col nascere a quelli che muoiono. Poco dopo infatti soggiunge che il diavolo liberato istigherà alla guerra contro di essa i popoli tratti in errore in tutto il mondo, e il numero dei nemici sarà come la sabbia del mare. Dice: Marciarono su tutta la superficie della terra e cinsero d'assedio l'accampamento dei santi e la città diletta, ma un fuoco scese dal cielo da Dio e li distrusse; e il diavolo, che li aveva indotti in errore, fu gettato nello stagno di fuoco e di zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta; e saranno tormentati giorno e notte per sempre 62. Questo evento perciò concerne l'ultimo giudizio, ma ho pensato di richiamarlo in questo punto affinché non si pensi che in quel breve tempo, in cui il diavolo sarà slegato, sulla terra non vi sarà più la Chiesa, perché non ve la troverà quando sarà slegato o perché la scompaginerà, perseguitandola con tutti i mezzi. Ciò non significa che il diavolo sarà legato per tutto il tempo, che il libro dell'Apocalisse include, cioè dalla prima venuta del Cristo sino alla fine del tempo, che sarà la sua seconda venuta, in maniera che il suo incatenamento, per lo spazio definito di mille anni, consista nel non indurre in errore la Chiesa, perché anche slegato non potrà certamente indurla in errore. Se infatti per lui l'essere legato significa non avere possibilità o consenso d'indurla in errore, l'essere slegato non significherebbe altro che avere possibilità o consenso per indurla in errore. Non sia mai! L'incatenamento del diavolo significa che non gli è consentito impiegare ogni forma di tentazione che può, con la violenza o con l'inganno, per trarre gli uomini dalla sua parte o costringendoli con la violenza o ingannandoli con la menzogna. Se gli fosse permesso in sì lungo tempo e per la grande debolezza di molti, prostrerebbe, se già credono, e impedirebbe di credere moltissimi che sono tali quali Dio non permette che subiscano questo male. Perché non lo faccia è stato incatenato.

Dio e il diavolo slegato.
8. 2. Sarà slegato quando si avrà un breve periodo di tempo, poiché si legge nella Scrittura che assalirà con le proprie forze e con quelle dei suoi adepti per tre anni e sei mesi 63, e quando saranno tali quelli con cui dovrà combattere che non potranno essere sconfitti dal suo attacco e agguato. Se non fosse mai slegato, si manifesterebbe di meno il suo potere ostile, sarebbe meno sperimentato il fedelissimo coraggio della città santa e poi sarebbe meno evidenziato quanto bene l'Onnipotente si sia valso della grande malizia di lui. Egli non gli ha completamente impedito di tentare i santi, sebbene estromesso dalla loro coscienza, con la quale si crede in Dio, affinché traessero profitto dal suo attacco all'esterno. Dio lo ha poi legato in quelli che sono dalla sua parte affinché non ostacolasse, impiegando la maggiore malizia possibile, le tante persone deboli, da cui si deve accrescere e completare la Chiesa, alcuni vicini a credere, altri già credenti, distogliesse cioè i primi dalla fede religiosa e fiaccasse gli altri. Lo scioglierà alla fine affinché la città di Dio osservi quale forte avversario ha superato a infinita gloria del suo redentore, soccorritore, liberatore. A confronto di quei santi e fedeli che vivranno allora, noi che cosa siamo? Infatti per sottoporli a prova sarà slegato un sì gran nemico col quale noi, sebbene legato, ci battiamo tra tanti pericoli. Però non v'è dubbio che anche in questo intervallo di tempo alcuni soldati di Cristo sono stati e sono prudenti e coraggiosi. Quindi anche se vivessero nella soggezione alla morte in quel tempo, in cui quegli sarà slegato, eviterebbero con grande prudenza i suoi agguati e sosterrebbero con grande coraggio i suoi attacchi.

Il diavolo legato e slegato e i fedeli.
8. 3. L'incatenamento del diavolo non solo fu in atto da quando la Chiesa ha cominciato a diffondersi oltre la Giudea in varie nazioni, ma è in atto e sarà in atto fino al termine del tempo, quando dovrà essere slegato. Anche attualmente infatti gli uomini dalla condizione d'infedeli, nella quale li dominava, si convertono alla fede e si convertiranno senza dubbio fino a quel termine; e certamente per ciascuno questo forte sarà legato quando l'uomo, quasi fosse una sua proprietà, gli sarà sottratto. L'abisso poi, in cui fu chiuso, non fu ripieno, dopo la loro morte, con quelli che vivevano quando vi fu chiuso all'inizio, ma ad essi si sono susseguiti altri venendo al mondo e, finché abbia termine il tempo, si susseguono coloro che odiano i cristiani, ed egli continuamente viene chiuso nei loro cuori ciechi senza fondo come in un abisso. L'ipotesi poi che negli ultimi tre anni e sei mesi, quando, slegato, incrudelirà con tutte le forze, qualcuno verrà alla fede che non aveva, è un interrogativo di rilievo. È stato scritto: Come può uno entrare nella casa di un forte per rapire gli arnesi se prima non lo avrà legato? 64. Questo quesito non avrà senso se, anche slegato, gli sono rapiti. Sembra quindi che un tale pensiero induca a credere che in quello spazio di tempo, quantunque breve, nessuno può aderire al popolo cristiano ma che il diavolo si batterà con quelli che sono riconosciuti cristiani; ed anche se alcuni di loro sconfitti lo seguiranno, non appartengono al numero predestinato dei figli di Dio. Non senza motivo lo stesso apostolo Giovanni, autore della citata Apocalisse, in una sua lettera afferma di alcuni: Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri, perché se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi 65. Ma che avverrà dei bambini? È veramente incredibile che non siano coinvolti figli di cristiani, già nati e non ancora battezzati, perché in quel tempo ancora in età infantile, e che altri non nascano in quei giorni; o se vi saranno, che non siano condotti in qualche modo dai genitori al lavacro di rigenerazione. Se avverrà, in che modo questi suoi arnesi sono rapiti al diavolo già slegato, giacché nessuno entra nella sua casa per rapirgli gli arnesi se prima non lo avrà legato? Al contrario si deve piuttosto credere che in quel tempo non mancheranno quelli che si allontaneranno dalla Chiesa e quelli che vi aderiranno. Certamente i genitori saranno così forti per battezzare i piccoli e forti anche coloro che professeranno la fede per la prima volta affinché sconfiggano quel forte sebbene non incatenato, affinché, cioè, avvistino con la prudenza e respingano con la fortezza lui che insidia con tutte le astuzie e assale con tutte le forze, quali prima non aveva usato, e così si sottraggano a lui sebbene non incatenato. Non per questo è falso questo pensiero del Vangelo: Come può entrare uno nella casa di un forte per rapire i suoi arnesi, se prima non lo avrà legato? Stando al vero significato del suo pensiero la regola è stata rispettata nel senso che è stata ampliata la Chiesa, essendo stato legato il forte e rapiti i suoi arnesi, fra tutti i popoli in ogni direzione da uomini robusti e deboli. Così essa, con la stessa fede incrollabile di eventi preannunziati e realizzati per volere di Dio, può sottrarre gli arnesi al diavolo quantunque slegato. Si deve ammettere però che languisce la carità di molti 66 quando sovrabbonda la malvagità e che molti, poiché non sono scritti nel libro della vita, si arrenderanno alle persecuzioni di inaudita ferocia e alle insidie del diavolo ormai slegato. Così si deve ammettere che quanti sono buoni fedeli e alcuni che sono ancora fuori, con l'aiuto della grazia di Dio e mediante l'attenzione alla sacra Scrittura, in cui sono preannunziati altri eventi e la fine, che avvertono vicina, saranno più costanti nel credere quel che non credevano e più forti nel vincere il diavolo sebbene non legato. Se così avverrà, si deve pensare che il suo incatenamento è avvenuto prima affinché seguisse la sua spoliazione, legato o slegato che fosse, poiché sull'argomento è stato detto: Come può entrare uno nella casa di un forte per rapire i suoi arnesi se prima non l'avrà legato?

Doppio significato del regno dei cieli.
9. 1. Frattanto, mentre il diavolo è incatenato per mille anni, i santi regnano con Cristo anch'essi per mille anni, da intendere senza dubbio identici agli altri e con identico significato, cioè nel tempo della sua prima venuta. Non si tratta infatti di quel regno, del quale alla fine si dirà: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete il Regno preparato per voi 67. Se in un determinato altro senso, assai diverso, non regnassero con lui nel tempo i suoi santi, perché dice ad essi: Da questo momento io sono con voi fino alla fine del tempo 68, la Chiesa, sempre nel tempo, non si considererebbe suo regno o regno dei cieli. Certamente, mentre scorre il tempo, viene istruito quello scriba di cui ho parlato poco fa 69, il quale estrae dal suo forziere cose nuove e cose vecchie; e dalla Chiesa i mietitori devono raccogliere le erbacce che egli ha permesso crescessero insieme al grano fino alla mietitura. Esponendo questo concetto ha detto: La mietitura è la fine del tempo, i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccolgono le erbacce e si bruciano col fuoco, così avverrà alla fine del tempo; il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali 70; dunque non dal regno in cui non vi sono scandali. Saranno dunque raccolti dal suo regno che nel tempo è la Chiesa. Allo stesso modo dice: Chi dunque dichiarerà abrogato uno solo di questi precetti, anche i più piccoli, e insegnerà così agli uomini, sarà considerato il più piccolo nel regno dei cieli; chi invece li osserverà e così insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli 71. Afferma che l'uno e l'altro sono nel regno dei cieli, tanto e chi non osserva i precetti che insegna, poiché dichiararli abrogati significa non osservare, non compiere, come e chi li osserva e così insegna, ma quello il più piccolo, costui grande. E subito soggiunge: Vi dico che se la vostra giustizia non sorpasserà quella degli scribi e dei farisei 72, cioè di coloro che dichiarano abrogato ciò che insegnano. In un altro passo dice infatti dei farisei: Dicono e non osservano 73. Dunque se la vostra giustizia non sorpasserà la loro, cioè che voi non abroghiate ma osserviate quel che insegnate, non entrerete - dice - nel Regno dei cieli 74. In un senso dunque si deve intendere il Regno dei cieli, in cui vi sono tutti e due, chi dichiara abrogato ciò che insegna e chi lo osserva, ma quello il più piccolo, costui grande; e in un altro senso s'intende il regno dei cieli in cui non entra se non chi osserva. Perciò, quando si ha l'una e l'altra specie, si ha la Chiesa qual è nel tempo, quando se ne ha una sola si ha la Chiesa quale sarà allorché non vi sarà più il cattivo. Pertanto anche nel tempo la Chiesa è regno di Cristo e regno dei cieli. Anche nel tempo regnano con lui i suoi santi ma in modo diverso da come regneranno alla fine e con lui non regnano le erbacce, sebbene nella Chiesa crescano assieme al frumento 75. Regnano con lui coloro che eseguono ciò che dice l'Apostolo: Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù non a quelle della terra 76. Di essi dice anche che il loro modo di vivere è nei cieli 77. Infine regnano con lui quelli che vissero in tal modo nel suo regno da essere essi stessi il suo regno. Ma in che modo sono regno di Cristo coloro che, per non dire altro, sebbene sono nella Chiesa, finché si svellano alla fine del tempo dal suo regno tutti gli scandali, tuttavia vi cercano i propri interessi, non quelli di Gesù Cristo?

Ministero sacerdotale per vivi e defunti.
9. 2. Il libro dell'Apocalisse parla dunque di questo regno di servizio in armi, in cui si è ancora in conflitto con il nemico e talora si resiste ai vizi che assalgono, talora si ha il dominio su di essi che si arrendono fino a che si giunga a quel regno di grande pace, in cui si regnerà senza nemico; parla anche della prima risurrezione che avviene nel tempo. Infatti dopo aver detto che il diavolo è incatenato per mille anni e che poi sarà slegato per breve tempo, compendiando quel che nei mille anni compie la Chiesa o si compie in essa, dice: E vidi dei troni e coloro che vi sedevano e fu dato il potere di giudicare 78. Non si deve pensare che la frase si riferisca all'ultimo giudizio, ma in essa si devono intendere i troni dei capi e i capi stessi, ai quali è affidato il governo della Chiesa nel tempo. Ed è evidente che il conferimento del potere di giudicare non è espresso meglio che con quel che è stato detto: Ciò che legherete sulla terra sarà legato anche in cielo e ciò che scioglierete sulla terra sarà sciolto anche in cielo 79. Perciò dice l'Apostolo: Spetta forse a me giudicare quelli di fuori? Non sono quelli di dentro che voi giudicate? 80. Continua l'Apocalisse: E le anime degli uccisi a causa della testimonianza di Gesù e della parola di Dio 81; si sottintende quello che dice di seguito: Regnarono con Cristo mille anni, cioè le anime dei martiri non ancora restituite al proprio corpo. Infatti le anime dei fedeli defunti non sono separate dalla Chiesa che anche nel tempo è il regno di Cristo. Altrimenti anche all'altare di Dio non si farebbe la loro memoria in comunione col corpo di Cristo; e non gioverebbe in pericolo di morte ricevere il battesimo affinché questa vita non termini senza di esso e neanche ottenere la riconciliazione, se per caso si è separati dal corpo di Cristo a causa della penitenza pubblica o della coscienza in peccato. Si compiono questi riti appunto perché i fedeli anche defunti sono sue membra. Dunque sebbene non ancora nel corpo, tuttavia la loro anima già regna con lui, mentre decorrono i mille anni. Nel medesimo libro e in altri si legge: Beati i morti che muoiono nel Signore. D'ora innanzi, dice lo Spirito, affinché riposino dalle loro fatiche perché le loro opere li seguono 82. Dapprima dunque regna nel tempo con Cristo la Chiesa nei vivi e nei morti. Dice l'Apostolo: Per questo è morto Cristo, per essere il Signore dei vivi e dei morti 83. Ma l'Apocalisse ha menzionato soltanto l'anima dei martiri; essi infatti soprattutto regnano da morti perché hanno lottato per la verità fino alla morte. Ma come da una parte il tutto, comprendiamo che anche gli altri morti appartengono alla Chiesa che è il regno di Cristo.

La bestia simbolo del paganesimo.
9. 3. Dobbiamo intendere congiuntamente dei vivi e dei morti la frase che segue: E coloro che non hanno adorato la bestia e la sua statua e non hanno ricevuto il marchio sulla fronte o sulla mano 84. Sebbene sia da indagare più attentamente quale sia questa bestia, tuttavia non contrasta con la retta fede che s'interpreti come la stessa città pagana e il popolo dei pagani contrario al popolo cristiano e alla città di Dio. La sua statua a me sembra la sua finzione in quegli individui che professano la fede e vivono da pagani. Fingono di essere quel che non sono e sono considerati cristiani non in un vero ritratto ma in una rappresentazione ingannevole. Alla medesima bestia appartengono infatti non soltanto quelli che sono apertamente nemici del nome di Cristo e della sua città molto gloriosa, ma anche le erbacce che alla fine del tempo devono essere estirpate dal suo regno che è la Chiesa 85. E coloro che non adorano la bestia e la sua immagine sono certamente coloro che eseguono ciò che dice l'Apostolo: Non siate di coloro che portano il giogo con gli infedeli 86. Non adorano infatti significa: non concordano, non si assoggettano; non ricevono il marchio, cioè il contrassegno della colpa; nella fronte per la dottrina che professano; sulla mano per le opere che compiono. Dunque liberi da simili mali, tanto se vivono ancora nella soggezione alla morte o, se già morti, regnano con Cristo fin d'ora in una forma conveniente a questo tempo per tutto il periodo indicato con i mille anni.

Due vite e due morti.
9. 4. Soggiunge: Gli altri non tornarono in vita 87. Infatti è questo il momento in cui i morti odono la voce del Figlio di Dio e quelli che l'udranno torneranno in vita 88. Gli altri dunque non torneranno in vita. L'aggiunta: Fino al compimento di mille anni si deve interpretare nel senso che non tornarono in vita nel tempo in cui dovevano, passando, cioè, dalla morte alla vita. Perciò quando giungerà il giorno, in cui avviene la risurrezione dei corpi, non passeranno dai sepolcri alla vita, ma al giudizio, cioè alla condanna che è considerata la seconda morte. Chi non sarà tornato in vita fino al compimento dei mille anni, cioè non avrà udito la voce del Figlio di Dio e non sarà passato dalla morte alla vita per tutto il tempo in cui avviene la prima risurrezione, certamente nella seconda risurrezione, che è della carne, passerà alla seconda morte con la carne stessa. Prosegue infatti e dice: Questa è la prima risurrezione: beato e santo chi ha parte in questa prima risurrezione 89, cioè ne sarà partecipe. Ne sarà partecipe non solo se torna in vita dalla morte, che si ha nel peccato, ma persisterà nello stato in cui è tornato in vita. Su di essi - dice - non ha potere la seconda morte 90. Lo ha quindi sugli altri, dei quali precedentemente ha detto: Gli altri non tornarono in vita fino al compimento di mille anni 91. Difatti in tutto questo periodo di tempo, che considera di mille anni, chiunque, per quanto a lungo sia vissuto nel corpo, non è tornato in vita dalla morte, in cui lo tratteneva la mancanza di fede, affinché, tornando in vita in questo senso, divenisse partecipe della prima risurrezione e in lui non avesse potere la seconda morte.

Anche le anime risorgono.
10. Alcuni pensano che soltanto ai corpi è possibile applicare il concetto di risurrezione e perciò sostengono che anche la prima sarà di essi. A chi spetta il cadere, dicono, spetta anche il rialzarsi. Ora i corpi cadono con la morte e dal loro cadere si denominano cadaveri. Quindi, soggiungono, la risurrezione non può essere delle anime ma dei corpi. Ma costoro che cosa ribattono contro l'Apostolo 92 che la chiama risurrezione? Erano risorti nell'uomo interiore e non in quello esteriore coloro ai quali dice: Se siete risorti con Cristo, gustate le cose di lassù 93. Ha espresso il medesimo significato in un altro passo con parole diverse quando dice: Affinché, come Cristo è risorto dai morti nella gloria del Padre, così anche noi ci poniamo in cammino in una nuova vita 94. Ne consegue anche questo pensiero: Svegliati tu che dormi e rialzati dalla morte e Cristo ti illuminerà 95. E riguardo alla loro teoria, che possono rialzarsi soltanto quelli che cadono e perciò la risurrezione spetta ai corpi e non alle anime, perché il cadere è proprio dei corpi, ascoltino: Non allontanatevi da lui per non cadere 96; e: Sta in piedi o cade per il suo Signore 97; e: Chi pensa di stare in piedi eviti di cadere 98. Penso che una simile caduta si debba evitare nell'anima e non nel corpo. Se dunque la risurrezione è di coloro che cadono, ed anche le anime cadono, si deve ammettere che anche le anime si rialzano. Il brano dell'Apocalisse: In essi la seconda morte non ha potere; e la frase che segue: Ma saranno sacerdoti di Dio e del Cristo e regneranno con lui mille anni 99, non riguardano soltanto i vescovi e i preti, sebbene ormai nella Chiesa in senso proprio essi sono considerati sacerdoti. Come però a causa dell'unzione sacramentale consideriamo tutti i fedeli unti del Signore, consideriamo sacerdoti tutti i fedeli perché sono membra dell'unico Sacerdote. Di essi dice l'apostolo Pietro: Stirpe santa, sacerdozio regale 100. Con criterio, sebbene in breve e di passaggio, l'Apocalisse propone che il Cristo è Dio con le parole: Sacerdoti di Dio e del Cristo, cioè del Padre e del Figlio. Tuttavia nella condizione di servo 101, in quanto Figlio dell'uomo, Cristo è divenuto anche sacerdote per sempre secondo l'ordine di Melchisedec 102. Dell'argomento ho trattato più volte in quest'opera 103.
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