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LA CITTA' DI DIO di sant'Agostino - Libri XVII- XXII (4)

Ultimo Aggiornamento: 22/12/2012 22:19
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22/12/2012 22:06

Gog e Magog e l'ultima persecuzione.
11. L'Apocalisse continua: E quando i mille anni saranno compiuti Satana sarà liberato dal suo carcere e uscirà per trarre in errore i popoli che sono ai quattro punti cardinali della terra, Gog e Magog, e li condurrà in guerra; il loro numero è come l'arena del mare 104. Dunque alla fine li trarrà in errore allo scopo di condurli alla guerra. Anche prima traeva in errore, nei modi in cui poteva, attraverso numerosi e svariati atti di malvagità. Uscirà significa che balzerà dai nascondigli dell'odio in aperta persecuzione. Sarà, nell'imminenza dell'ultimo giudizio, l'ultima persecuzione che in tutto il mondo subirà la Chiesa, cioè tutta la città di Cristo da tutta la città del diavolo, qualunque sia l'estensione dell'una e dell'altra sulla terra. Questi popoli, che denomina Gog e Magog, non si devono intendere come popoli non civili, stanziati in una parte della terra, ovvero i Geti e Massageti, come alcuni suppongono, a causa della lettera iniziale del loro nome, ovvero altri stranieri non associati al diritto romano. Con la frase: Popoli esistenti ai quattro punti cardinali della terra è stato indicato che essi sono in tutto il mondo ed ha soggiunto che essi sono Gog e Magog. Apprendiamo che come significato dei nomi Gog corrisponde a "tetto", e Magog "dal tetto", cioè come casa e chi esce di casa. Dunque sono i popoli nei quali precedentemente abbiamo inteso che era rinchiuso il diavolo come in un abisso ed è lui che in certo senso da essi si svincola ed esce, in modo che essi sono il tetto ed egli dal tetto. Se poi applichiamo l'uno e l'altro ai popoli, non uno a loro e l'altro al diavolo, essi sono il tetto perché nel tempo egli è rinchiuso in essi e in certo senso vi è occultato il nemico antico; ed essi saranno dal tetto, allorché dal coperto balzeranno fuori in un odio aperto. Con la frase: E marciarono su tutta la superficie della terra e assediarono l'accampamento dei santi e la città diletta 105, non si afferma che sono venuti o verranno a un solo luogo, come se in un solo determinato luogo vi siano l'accampamento dei santi e la città diletta. Questa infatti non è altro che la Chiesa di Cristo diffusa in tutto il mondo. Perciò dovunque essa sarà alla fine, poiché sarà estesa a tutti i popoli, concetto che è stato indicato con il termine "superficie della terra", ivi sarà l'accampamento dei santi, ivi sarà la diletta città di Dio, ivi con la mostruosità di quella persecuzione sarà assediata da tutti i suoi nemici poiché anche essi saranno con lei fra tutti quei popoli. Sarà cioè avvinghiata, stretta, compressa nell'angustia della sofferenza e non abbandonerà la sua difesa armata che è stata espressa con il concetto di accampamento.

Il fuoco dal cielo e la fermezza dei santi.
12. Non si deve pensare che nella frase: E discese un fuoco dal cielo e li divorò 106 sia indicato il definitivo tormento che si avrà quando si dirà: Via da me, maledetti, nel fuoco eterno! 107. Allora essi saranno immersi nel fuoco e non verrà su di essi un fuoco dal cielo. Nel passo s'interpreta bene il fuoco dal cielo con la fermezza dei santi, per cui non si piegheranno ai persecutori per eseguire la loro volontà. Cielo è infatti il firmamento e a causa della sua fermezza i nemici saranno tormentati da uno zelo bruciante poiché non potranno attirare i santi di Cristo alla parte dell'Anticristo. Sarà questo il fuoco che li divorerà, ed esso è da Dio, poiché per dono di Dio i santi diventano invincibili e i nemici ne sono tormentati. Come infatti lo zelo è proposto nel bene: Lo zelo della tua casa mi ha divorato 108, così al contrario: Lo zelo ha invaso il popolo rozzo ed ora un fuoco divorerà gli avversari 109. Ed ora appunto, escluso cioè il fuoco dell'ultimo giudizio. Oppure supponiamo che abbia considerato come fuoco che viene dal cielo e li divorerà quel tormento da cui saranno colpiti i persecutori della Chiesa che, alla venuta di Cristo, egli troverà ancora in vita sulla terra, quando ucciderà l'Anticristo con un soffio della sua bocca 110. Anche in tale ipotesi questo non sarà l'ultimo tormento dei reprobi, ma quello che soffriranno, avvenuta la risurrezione dei corpi.

Computo dei mille anni e dei tre e mezzo.
13. Quest'ultima persecuzione, che sarà attuata dall'Anticristo, come è stato già detto 111, perché se ne è parlato precedentemente anche nel libro dell'Apocalisse 112, e nel profeta Daniele 113, durerà tre anni e sei mesi. Giustamente si controverte se questo periodo, quantunque breve, appartenga ai mille anni, durante i quali, come dice l'Apocalisse, il diavolo è incatenato e i santi regnano con Cristo, o se questo breve tempo si aggiunga a quegli anni e sia uno di più. Infatti se affermeremo che appartengono agli stessi anni, si riscontrerà che il regno dei santi con Cristo non dura il medesimo tempo ma si amplia in un periodo più lungo di quello in cui il diavolo è incatenato. Ovviamente i santi regneranno con il loro Re soprattutto durante la stessa persecuzione per vincere i numerosi atti di malvagità, quando il diavolo non sarà più incatenato sicché potrà perseguitarli con tutte le sue forze. In che senso dunque questo brano della Bibbia assegna ai mille anni l'uno e l'altro evento, cioè l'incatenamento del diavolo e il regno dei santi dal momento che, nello spazio di tre anni e sei mesi, cessa prima l'incatenamento del diavolo che il regno dei santi con Cristo durante questi mille anni?. Supponiamo che il breve periodo di questa persecuzione non sia computato con i mille anni, ma sia da aggiungere al loro compimento in modo che s'intenda in senso proprio la premessa: I sacerdoti di Dio e del Cristo regneranno con lui mille anni, e l'aggiunta: E quando i mille anni saranno compiuti, Satana sarà liberato dal suo carcere 114. Con questa lettura il brano esprime che il regno dei santi e la catena del diavolo cesseranno insieme, sicché in seguito il periodo della persecuzione non riguarderà né il regno dei santi né la prigionia di Satana, l'uno e l'altro di mille anni, ma è stato aggiunto ed è fuori computo. Con questa ipotesi saremo costretti ad ammettere che in quella persecuzione i santi non regneranno con Cristo. Ma non si può ammettere che in quel tempo le sue membra non regneranno con lui poiché in maggior numero e con maggiore fortezza saranno uniti a lui in un periodo in cui, quanto è più furioso l'attacco del conflitto, tanto maggiore sarà la gloria di non cedere e tanto più folta la corona del martirio. Ovvero, se a causa dei patimenti che soffriranno non si deve pensare che regneranno, ne conseguirà pure il non dovere intendere che quei santi, i quali erano perseguitati, regnassero con Cristo nel periodo della loro afflizione anche negli spazi di tempo anteriori durante i mille anni. Perciò anche coloro, la cui anima l'autore dell'Apocalisse scrive di aver visto, perché uccisi a causa della testimonianza a Gesù e della parola di Dio, non avrebbero regnato con Cristo, quando soffrivano la persecuzione e anch'essi non sarebbero regno di Cristo, sebbene egli li avesse in retaggio in forma eminente. È un pensiero veramente assurdo e da respingersi incondizionatamente. Certamente le anime vincitrici dei gloriosi martiri, superati e terminati tutti i dolori e sofferenze, dopo aver deposto il corpo soggetto a morire, hanno regnato e regnano con Cristo fino al compimento dei mille anni, affinché in seguito regnino con la riassunzione del corpo non più soggetto a morire. Quindi in questi tre anni e mezzo le anime degli uccisi per la testimonianza a Gesù, tanto quelle che erano già uscite dal corpo come quelle che usciranno a causa dell'ultima persecuzione, regneranno con lui fino a che termini il tempo che causa la morte e si passi in quel regno in cui morte non v'è. Dunque saranno di più gli anni dei santi che regnano con Cristo che quelli della prigionia per incatenamento del diavolo, perché essi regneranno con il proprio re, Figlio di Dio, anche per quei tre anni e mezzo, sebbene il diavolo non sia ancora legato. Quando dunque udiamo: I sacerdoti di Dio e di Cristo regneranno con lui mille anni e quando i mille anni saranno compiuti, Satana sarà liberato dal suo carcere, rimane un dilemma. O intendiamo che non sono i mille anni di questo regno dei santi ad avere termine, ma dell'incatenamento del diavolo nel carcere in modo che ogni parte abbia da portare a termine i mille anni, cioè tutti gli anni che le spettano, con diverse e particolari dimensioni, più lunga per il regno dei santi, più breve per la prigionia del diavolo. Ovvero, poiché il periodo di tre anni e sei mesi è molto breve, si ammetta che non si è voluto calcolarlo, tanto quello che sembra includere la più breve prigionia di Satana, come quello che sembra includere il più lungo regno dei santi. In questi termini sui quattrocento anni mi sono espresso nel sedicesimo libro di quest'opera 115, poiché erano un po' di più e tuttavia sono stati considerati quattrocento. Se si è attenti, spesso nella Bibbia si rinvengono simili espressioni.

Nel giudizio la coscienza e il libro della vita.
14. Dopo questa rievocazione dell'ultima persecuzione il testo riepiloga brevemente tutto ciò che con l'ultimo giudizio soffriranno il diavolo e la città nemica con il suo principe. Dice: E il diavolo, che li traeva in errore, fu gettato nello stagno di fuoco e zolfo, dove sono anche la bestia e lo pseudoprofeta e vi saranno tormentati giorno e notte per sempre 116. Ho indicato precedentemente che per bestia s'intende la stessa società pagana. Il suo pseudoprofeta è o l'Anticristo o quell'immagine o figura ingannevole, di cui ho parlato in quel passo 117. Di seguito, presentando in compendio lo stesso ultimo giudizio, che avverrà nella seconda risurrezione dei morti, cioè dei corpi, nel narrare come gli fu rivelato, dice: Vidi poi un grande trono bianco e colui che sedeva su di esso, dal cui cospetto erano scomparsi il cielo e la terra e non vi fu più lo spazio per essi 118. Non dice: Ho visto un gran trono bianco e colui che sedeva su di esso e dal suo cospetto erano scomparsi il cielo e la terra, perché il fatto non avvenne allora, cioè prima che fosse dato il giudizio sui vivi e sui morti, ma ha detto di aver visto che sedeva sul trono colui dal cui cospetto erano scomparsi il cielo e la terra, ma in seguito. Condotto a termine il giudizio, cesseranno questo cielo e questa terra, poiché avranno inizio un cielo nuovo e una terra nuova 119. Infatti questo mondo cesserà con una metamorfosi, non con una totale distruzione. Per questo l'Apostolo dice: Passa la conformazione di questo mondo, vorrei che voi foste senza preoccupazione 120. Passa dunque la conformazione, non l'essenza. Giovanni, dopo aver detto che aveva visto colui che sedeva sul trono, dal cui aspetto erano scomparsi il cielo e la terra, evento che avverrà in seguito, soggiunge: E vidi i morti grandi e piccoli e furono aperti i libri; fu aperto anche un altro libro, che è proprio dell'esistenza di ciascuno, e i morti furono giudicati in base a ciò che era scritto nei libri, ciascuno secondo le proprie azioni 121. Ha detto che furono aperti i libri e il libro, ma non ha taciuto quale fosse il libro, cioè quello che è proprio dell'esistenza di ciascuno. Si deve comprendere quindi che i libri indicati precedentemente sono i libri santi, dell'Antico e del Nuovo Testamento, affinché con essi si mostrasse quali precetti Dio ha comandato che fossero osservati; invece con quello, che è proprio dell'esistenza di ogni uomo, quale dei precetti ciascuno avesse o non avesse osservato. Se questo libro si giudicasse con criteri umani, chi sarebbe in grado di valutarne l'importanza e il volume? O quanto tempo si richiederebbe per poter leggere un libro in cui è scritta tutta la vita di tutti gli uomini? O vi sarà un numero di angeli, pari a quello degli uomini, e ciascuno udrà che la propria vita è esposta dall'angelo a lui assegnato? Dunque non vi sarà un unico libro di tutti ma uno di ognuno. Quando questo passo indica che s'intenda un libro solo, afferma: E un altro libro fu aperto. Si deve quindi tener presente un potere divino, per cui avviene che a ciascuno siano richiamate alla memoria tutte le proprie opere, buone e cattive, e che siano esaminate con mirabile prontezza da un immediato atto della mente in modo che la consapevolezza accusi o scusi la coscienza e in tal modo simultaneamente tutti e ciascuno siano giudicati. Questo divino potere ha certamente avuto il nome di "libro" perché in esso in certo qual senso si legge ogni particolare che mediante tale potere viene rievocato. Per indicare quali morti, piccoli e grandi, devono essere giudicati, dice per riepilogare, quasi tornando all'argomento che aveva omesso o piuttosto differito: E il mare restituì morti ch'erano in esso, la morte e l'aldilà resero i morti che detenevano 122. Senza dubbio il fatto avvenne prima che i morti fossero giudicati e tuttavia il giudizio è stato indicato prima. È appunto quanto ho detto, che egli, cioè, riepilogando è tornato all'argomento che aveva tralasciato. Ora invece ha seguito l'ordine dovuto e per chiarirlo più convenientemente ha di nuovo trattato, nel punto giusto, del giudizio dei morti di cui aveva già parlato. Aveva detto infatti: E il mare restituì morti che erano in esso, la morte e l'aldilà resero i morti che detenevano, e subito ha aggiunto: E ciascuno fu giudicato secondo le proprie azioni 123. E quel che aveva detto precedentemente: E i morti furono giudicati secondo le proprie azioni.

Significato di mare e aldilà nel giudizio finale.
15. Ma quali sono i morti che erano nel mare e che esso ha restituito? Non si può pensare infatti che quelli i quali muoiono nel mare non siano nell'aldilà, o che soltanto i loro corpi sono conservati nel mare ovvero, ed è più assurdo, che il mare conteneva i buoni e l'aldilà i cattivi. Chi lo penserebbe? Ma ragionevolmente alcuni ritengono che in questo passo il mare sta a significare il tempo presente. Per indicare quindi che coloro i quali Cristo troverà ancora in vita devono essere giudicati assieme a quelli che risorgeranno, ha considerato morti anch'essi; alcuni buoni, perché di essi si dice: Siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio 124, alcuni cattivi perché di essi si dice: Lascia che i morti seppelliscano i propri morti 125. Possono essere considerati morti anche perché hanno un corpo soggetto alla morte, e per questo dice l'Apostolo: Il vostro corpo è morto a causa del peccato, ma il vostro spirito è vivo a causa della giustificazione 126. Indica così che nell'uomo il quale vive, unito ancora al corpo, si ha l'uno e l'altro, tanto il corpo morto, come lo spirito che è vita. Non ha detto corpo soggetto alla morte, ma morto, sebbene poco dopo li definisce anche, come più ordinariamente si designano, corpi soggetti a morire 127. Il mare dunque restituì questi morti che erano in esso, cioè il tempo presente restituì tutti gli uomini che erano in esso perché non erano ancora morti. La morte e l'aldilà - soggiunge - resero i morti che detenevano 128. Il mare li restituì perché si presentarono nella condizione in cui si trovavano; invece la morte e l'aldilà li resero perché li richiamarono alla vita, da cui erano già separati. E non senza ragione non gli bastò dire: la morte o l'aldilà, ma sono stati indicati l'una e l'altro: la morte per i buoni che poterono subire soltanto la morte e non l'aldilà dei reprobi, ed esso per i cattivi perché negli inferi scontano anche la pena. Forse non è assurdo ritenere che i santi antichi, i quali professarono la fede del Cristo venturo furono negli inferi, ma in condizioni assai diverse dalle pene dei reprobi finché il sangue di Cristo e la sua discesa in quei luoghi li trassero fuori. Successivamente senza dubbio i buoni fedeli, riscattati da quel prezzo versato, non conoscono affatto gli inferi fino a quando, riassunto anche il corpo, riscuotano i beni che meritano. Dopo aver detto: Furono giudicati ciascuno secondo le proprie azioni, soggiunge in succinto come furono giudicati con le parole: La morte e l'inferno furono gettati nello stagno di fuoco 129. Con questi termini ha indicato il diavolo, perché è autore delle pene infernali, e insieme tutta la congrega dei demoni. E lo stesso concetto che anticipando aveva espresso precedentemente in forma più evidente: Il diavolo, che li traeva in errore, fu gettato nello stagno di fuoco e di zolfo 130. E il concetto che in quel passo in forma più oscura aveva aggiunto: Dove sono anche la bestia e lo pseudoprofeta 131, si ha qui in forma più esplicita con le parole: Coloro, che non furono scritti nel libro della vita, furono gettati nello stagno di fuoco 132. Questo passo non assegna a Dio la memoria, affinché non sia tratto in errore dall'oblio, ma indica la predestinazione di coloro, ai quali sarà data la vita eterna. Dio non li ignora e in questo passo si legge che li conosce, o meglio la sua stessa prescienza su di loro, che non può errare, è il libro della vita, in cui sono scritti, sono cioè oggetto di prescienza.

Cielo e terra nuovi.
16. Finito il giudizio, con cui l'Apocalisse ha premesso che devono essere giudicati i cattivi, rimane che parli anche dei buoni. Infatti, dopo aver sviluppato quel che dal Signore è stato espresso in breve: Così andranno questi alla pena eterna, continua a sviluppare quel che nel Vangelo vi è connesso: E i giusti alla vita eterna 133. Dice appunto: Vidi un nuovo cielo e una nuova terra. Infatti il cielo e la terra di prima erano svaniti e non v'è più il mare 134. Si avrà con tale sequenza l'avvenimento che precedentemente anticipando ha esposto, che, cioè, ha visto colui il quale sedeva sul trono, dal cui aspetto scomparvero cielo e terra 135. Dunque prima saranno giudicati coloro che non sono scritti nel libro della vita e gettati nel fuoco eterno. Penso che nessun uomo sappia, se non colui al quale lo Spirito di Dio lo rivela 136, che razza di fuoco sia questo e in quale parte del mondo o della realtà brucerà. Allora la conformazione di questo mondo cesserà col divampare simultaneo dei fuochi del mondo, come avvenne il diluvio con l'inondazione delle acque del mondo. Con quel divampare simultaneo del mondo, come ho detto, le proprietà degli elementi posti nel divenire, le quali convenivano ai nostri corpi posti nel divenire, cesseranno del tutto nel fuoco. Lo stesso essere sussistente avrà quelle proprietà che convengano, attraverso una meravigliosa trasformazione, a corpi non posti nel divenire, in modo che il mondo, trasformato in meglio, si adegui ad uomini trasformati in meglio anche nel loro essere fisico. Riguardo alla frase: Non v'è più il mare, non saprei dire se si prosciugherà con quello straordinario calore o se anch'esso si trasformerà in meglio. Abbiamo letto che vi saranno un cielo nuovo e una terra nuova, ma non ricordo di aver letto alcunché da qualche parte sul mare nuovo, salvo la frase che si ha in questo stesso libro: Come un mare di vetro simile al cristallo 137. Ma in quel passo non parlava della fine dei tempi e non sembra che abbia usato "mare" con significato proprio, ma come mare. Tuttavia anche in questo passo, siccome il linguaggio profetico ama mescolare il parlare figurato con il proprio e così in un certo senso velare quel che si dice, ha potuto dire di quel mare: E non v'è più il mare, come prima aveva detto: Il mare restituì i morti che in esso erano 138. Allora infatti non vi sarà più questo tempo, agitato e turbolento con la vita degli esseri posti nel divenire, che ha espresso figuratamente con la parola "mare".

Nella Gerusalemme dell'alto non vi saranno pianto e dolore.
17. Continua: Vidi anche la città nuova grande Gerusalemme scendere dal cielo da Dio, pronta come una sposa ornata per il suo sposo. Udii allora una potente voce che usciva dal trono e diceva: Ecco la dimora di Dio con gli uomini. Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno il suo popolo ed egli sarà il "Dio con loro". E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, non vi sarà più la morte, né pianto né lamento né affanno perché le cose di prima sono passate. E colui che sedeva sul trono disse: Ecco, io faccio nuove tutte le cose 139. Si dice che questa città discende dal cielo perché è dal cielo la grazia con cui Dio le ha dato vita. Per questo le si dice anche per mezzo di Isaia: Io sono il Signore che ti dà vita 140. E dal cielo fin dalla sua origine discende, da quando continuamente i suoi cittadini aumentano nella successione del tempo, con la grazia di Dio che viene dall'alto mediante il lavacro di rigenerazione nello Spirito Santo mandato dal cielo. Ma col giudizio di Dio, che sarà l'ultimo, mediante il suo Figlio Gesù Cristo si manifesterà il suo splendore così grande e così nuovo in modo che non rimarranno tracce della tarda età, giacché i corpi della soggezione al divenire e alla morte di una volta passeranno alla immunità dal divenire e dalla morte. Mi sembra quindi proprio di eccessiva mancanza di riguardo attribuire questo evento al tempo presente, in cui la città regna col suo re per mille anni. Dice infatti molto apertamente: E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi non vi sarà più la morte, né pianto né lamento né affanno. Chi dunque è così idiota e insensato in una ostinatissima diatriba da affermare che negli affanni di questa soggezione alla morte, non dico il popolo santo, ma ciascuno dei santi trascorra, trascorrerà o abbia trascorso la vita senza lacrime e sofferenze? Piuttosto quanto uno è più santo e pieno di un santo desiderio, tanto più è abbondante il suo pianto nel pregare. È la voce di un cittadino della Gerusalemme di lassù che dice: Le mie lacrime sono divenute il mio pane giorno e notte 141; e: Ogni notte laverò nel pianto il mio letto, inonderò di lacrime il mio giaciglio 142; e: Il mio gemito non ti è nascosto 143; e: Il mio dolore si è esasperato 144. E sono certamente suoi figli coloro che gemono come sotto un peso, da cui non vogliono essere spogliati, ma rivestiti dall'alto, affinché ciò che è soggetto al morire sia assorbito dalla vita 145. E sono quelli stessi che, avendo le primizie dello Spirito, gemono interiormente perché attendono l'adozione a figli, la redenzione del proprio corpo 146. E lo stesso Paolo era certamente cittadino della Gerusalemme dell'alto e lo era ancor di più quando per gli Israeliti, suoi fratelli secondo la stirpe, aveva in sé una grande tristezza e nel suo cuore una continua sofferenza 147. La morte non sarà più in questa città soltanto quando si dirà: Dov'è, o morte, il tuo ardire? Dov'è, o morte, il tuo pungolo? Il pungolo della morte è il peccato 148. Certamente non vi sarà quando si dirà: Dov'è? Ora invece non un qualunque debole cittadino di quella città ma lo stesso Giovanni grida nella sua lettera: Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi 149. Anche in questo libro, intitolato l'Apocalisse, vi sono molti concetti oscuri per spronare il pensiero del lettore e ve ne sono pochi, dalla cui chiarezza si possano investigare gli altri con impegno, soprattutto perché ripete le medesime espressioni in molte forme da sembrare che enunci concetti diversi, sebbene si riscontri che enuncia i medesimi in forma diversa. Si eccettuano però le frasi: Asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, non vi sarà più la morte, né pianto né lamento né affanno. Infatti con tanta chiarezza sono stati espressi questi concetti sulle condizioni fuori del tempo e sull'immortalità ed eternità dei santi, poiché soltanto in quel tempo e spazio non vi saranno tali sofferenze, che non dobbiamo cercare o leggere nella sacra Scrittura pensieri più evidenti se ritenessimo questi oscuri.

In Pietro cielo e terra nel cataclisma finale.
18. Ora vediamo che cosa ha scritto l'apostolo Pietro sul giudizio. Dice: Verranno negli ultimi giorni uomini che scherniranno con ironia, si comporteranno secondo le proprie passioni e diranno: Dov'è la promessa della sua venuta? Infatti da quando i nostri padri sono morti tutto procede come al principio della creazione. Ma costoro ignorano, perché lo vogliono, che i cieli esistevano da lungo tempo e la terra dall'acqua e ordinata mediante l'acqua dalla parola di Dio, e che per queste cause il mondo di allora scomparve sommerso dall'acqua. Ora i cieli e la terra attuali sono stati reintegrati dalla medesima parola e riservati al fuoco per il giorno del giudizio e della perdizione dei reprobi. Ma voi non dovete perdere di vista, carissimi, che un solo giorno davanti a Dio è come mille anni, e mille anni come un giorno solo. Il Signore non ritarda la promessa nel modo con cui alcuni concepiscono il ritardo, ma attende con pazienza per voi perché non vuole che alcuno perisca ma che tutti si riconcilino con la penitenza. Verrà il giorno del Signore come un ladro e in esso i cieli con grande fragore passeranno, gli elementi si dissolveranno con un incendio, la terra e le creature, che in essa sono, saranno distrutte dal fuoco. Poiché dunque tutte queste cose devono dissolversi così, quali non dovete essere voi nella santità della condotta perché aspettate e vi disponete alla venuta del Signore, mediante la quale i cieli si dissolveranno e gli elementi bruciati saranno ridotti al nulla? Noi aspettiamo dunque secondo le sue promesse nuovi cieli e nuova terra, nei quali dimora la giustizia 150. Nel passo Pietro non dice nulla della risurrezione dei morti, ma abbastanza della fine del mondo. Ricordando poi l'avvenuto diluvio sembra che abbia voluto in certo senso avvertirci sul nostro modo di credere in quali proporzioni alla fine dei tempi questo mondo scomparirà. Dice appunto che al tempo del diluvio fu distrutto il mondo che allora esisteva, e non soltanto la terra ma anche i cieli, sebbene in essi riscontriamo lo spazio atmosferico, il cui volume l'acqua, crescendo, aveva superato. Dunque tutta o quasi tutta l'atmosfera, che denomina il cielo o meglio i cieli, ma questi in basso non quelli in alto, dove sono disposti il sole, la luna e le stelle, era ridotta a una massa liquida. Così era scomparsa assieme alla terra, il cui primo aspetto era stato distrutto dal diluvio. Ora - dice - i cieli e la terra attuali sono stati reintegrati dalla medesima parola e riservati al fuoco per il giorno del giudizio e della perdizione dei reprobi 151. Quindi quei cieli e quella terra, cioè quel mondo, che scomparve col diluvio e fu reintegrato con la medesima acqua, è destinato all'ultimo fuoco per il giorno del giudizio e della perdizione dei reprobi. Non dubita infatti di parlare, a causa di una radicale trasformazione, della futura perdizione anche degli uomini, pur conservandosi il loro essere, sebbene negli eterni tormenti. Qualcuno può chiedere, se dopo l'avvenuto giudizio questo mondo brucerà prima che siano reintegrati il nuovo cielo e la nuova terra, dove saranno i santi nel momento della conflagrazione, perché è indispensabile che essi, avendo un corpo, siano in un determinato spazio. Posso rispondere che saranno nelle parti più alte, dove non salirà la fiamma di quell'incendio come neanche l'acqua del diluvio. Avranno infatti un corpo tale da stabilirsi dove vorranno. Ma non temeranno neanche il fuoco di quel divampare fulmineo, perché sono resi immuni dalla morte e dal divenire, se il corpo, ancora soggetto a morte e corruzione, dei tre individui poté rimanere illeso nella fornace ardente 152.

L'Anticristo in Paolo ai Tessalonicesi...
19. 1. Noto che si devono tralasciare molti brani del Vangelo e degli Apostoli sull'ultimo giudizio di Dio, affinché questo libro non si estenda in un'eccessiva lunghezza, ma non si deve tralasciare affatto l'apostolo Paolo. Egli, scrivendo ai fedeli di Tessalonica, dice: Vi preghiamo, fratelli, riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e della nostra comunione con lui di non lasciarvi così facilmente confondere nel pensiero e turbare né da pretese ispirazioni, né da parole, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia imminente, affinché nessuno v'inganni in qualche modo. Prima infatti dovrà venire l'apostata e dovrà essere rivelato l'uomo iniquo, il figlio della rovina, colui che si contrappone e s'innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto fino a sedere nel tempio di Dio, ostentandosi come Dio. Non ricordate che, mentre ero ancora tra voi, venivano dette queste cose? E ora sapete ciò che impedisce la sua manifestazione affinché avvenga a suo tempo. Il mistero dell'iniquità è già in atto. Frattanto chi ora lo trattiene lo trattenga, finché esca di mezzo e allora sarà rivelato l'empio e il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca e lo annienterà con la luce della sua venuta, perché la presenza dell'empio avverrà nella potenza di Satana con ogni specie di portenti, di segni e prodigi di menzogna e con ogni sorta d'empio inganno per quelli che si perdono, perché non hanno accolto l'amore della verità per essere salvi. Perciò Dio invierà loro una giustificazione dell'errore affinché credano alla menzogna e così siano giudicati tutti coloro che non hanno creduto alla verità, ma hanno acconsentito all'iniquità 153.

... con qualche difficoltà d'interpretazione...
19. 2. Non v'è dubbio che ha espresso questi concetti sull'Anticristo e che non si avrà il giorno del giudizio 154, considerato come giorno del Signore, se prima non verrà colui che egli chiama apostata fuggitivo, evidentemente, da Dio Signore. Se questo epiteto si può applicare rettamente a tutti gli empi, molto di più a lui. Però è incerto in quale tempio sederà, se sulla rovina del tempio costruito dal re Salomone ovvero nella Chiesa. L'Apostolo non considererebbe tempio di Dio il tempio di un dio o di un demone. Perciò alcuni sostengono che nel passo per Anticristo non s'intende il capo stesso, ma in senso figurato tutto il suo corpo, cioè la moltitudine di uomini che a lui appartiene come capo. Pensano inoltre che anche in latino più correttamente si dice, come in greco, non nel tempio di Dio, ma: segga in qualità di tempio di Dio, come se egli sia il tempio di Dio che è la Chiesa. Diciamo, ad esempio: Siede in qualità di amico, cioè come amico, o altri casi in cui si è soliti esprimersi con questo tipo di linguaggio. Una riflessione sulla frase: E ora sapete ciò che impedisce la sua manifestazione; sapete, cioè, che cosa è in ritardo e qual è la causa della dilazione affinché avvenga a suo tempo. Poiché ha detto che lo sapevano, non ha inteso dirlo apertamente. Perciò noi, che non sappiamo quel che essi sapevano, desideriamo ma non siamo in grado di giungere, sia pure con insistenza, a ciò che pensava l'Apostolo, soprattutto perché i concetti, che ha aggiunto, rendono più astruso il significato. Infatti che significa: Già il mistero dell'iniquità è in atto. Frattanto chi ora lo trattiene lo trattenga, finché sia tolto di mezzo, e allora sarà rivelato l'empio 155? Io confesso che proprio non capisco quel che ha detto. Tuttavia non passerò sotto silenzio le ipotesi di uomini che ho avuto possibilità di ascoltare o leggere.

... in riferimento a Roma e ai falsi Cristiani...
19. 3. Alcuni pensano che si è parlato dell'impero romano e che perciò l'apostolo Paolo non lo ha voluto esprimere apertamente per non incorrere nell'ingiusta accusa che auspicasse a danno dell'Impero di Roma, mentre ci si riprometteva che fosse perenne. Poteva sembrare che nella frase: Il mistero dell'iniquità è già in atto 156 avesse voluto che vi si ravvisasse Nerone, le cui azioni apparivano come quelle dell'Anticristo 157. Perciò alcuni ipotizzano che risorgerà e diverrà l'Anticristo. Altri invece pensano che non sia stato ucciso ma allontanato segretamente affinché fosse ritenuto ucciso e rimanesse nascosto vivo, nel vigore dell'età in cui era quando fu creduto morto finché al momento opportuno riappaia e sia restituito al regno 158. Ma a me sembra molto assurda l'incomparabile ubbìa dei sostenitori di tale ipotesi. Tuttavia non assurdamente si ritiene che il pensiero, espresso dall'Apostolo con le parole: Frattanto chi ora lo trattiene lo trattenga finché esca di mezzo 159, si riferisca all'Impero di Roma, come se fosse detto: Frattanto chi ora comanda comandi finché esca di mezzo, cioè sia tolto di mezzo. Non v'è dubbio che in: E allora sarà rivelato l'empio, è indicato l'Anticristo. Alcuni invece pensano che le frasi: Sapete che cosa impedisce la sua manifestazione, e: Il mistero dell'iniquità è già in atto 160, siano dette soltanto dei malvagi e dei falsi cristiani, che appartengono alla Chiesa, finché giungano a un numero tale da costituire un numeroso popolo per l'Anticristo e che questo è il mistero dell'iniquità perché sembra occulto. Pensano che per questo l'Apostolo esorta i fedeli a perseverare con fermezza nella fede che professano, dicendo: Frattanto chi ora lo trattiene lo trattenga finché sia tolto di mezzo, cioè finché esca di mezzo alla Chiesa il mistero dell'iniquità che ora è occulto. Pensano che al medesimo mistero si riferisca quel che nella sua lettera dice Giovanni evangelista: Ragazzi, questa è l'ultima ora e come avete udito che l'Anticristo dovrà venire, di fatto ora molti sono divenuti anticristi; da questo conosciamo che è l'ultima ora. Sono usciti da noi, ma non erano dei nostri. Che se fossero dei nostri, certamente sarebbero rimasti con noi 161. Come dunque, affermano questi testi, prima della fine, in quest'ora che Giovanni considera l'ultima, sono usciti dalla Chiesa molti eretici, che egli reputa come molti anticristi, così alla fine usciranno da essa tutti coloro che non apparterranno a Cristo, ma all'Anticristo, e allora si manifesterà.

... ma tutto rientra nel giusto giudizio di Dio.
19. 4. Dunque gli esegeti, chi in un senso chi in un altro, interpretano le astruse espressioni dell'Apostolo. Tuttavia non v'è dubbio sul suo pensiero, che cioè Cristo non verrà a giudicare i vivi e i morti 162, se prima non verrà il suo avversario, l'Anticristo, a trarre in errore i morti nell'anima, sebbene attiene a un giusto giudizio di Dio che da lui siano tratti in errore. Infatti: La sua presenza - come ha scritto - avverrà nella potenza di Satana con ogni specie di portenti di segni e prodigi di menzogna e con ogni sorta di empio inganno per quelli che si perdono 163. Allora sarà slegato Satana e agirà mediante l'Anticristo con ogni sorta di prodigi in forma sorprendente ma menzognera. Di solito si controverte se questi fatti sono stati considerati segni e prodigi di menzogna, perché l'Anticristo ingannerà i sensi umani attraverso immagini illusorie, in modo che sembra eseguire quel che non esegue; ovvero se, quantunque quei fatti saranno veri prodigi, trascineranno all'inganno coloro i quali crederanno che possano verificarsi soltanto per volere di Dio, perché ignorano l'ardimento del diavolo, soprattutto quando riceverà un potere che non ha mai avuto. Quando infatti cadde il fuoco dal cielo e con una sola vampata distrusse la numerosa servitù assieme ai numerosi armenti di bestiame del santo Giobbe e un turbine di venti investendo e abbattendo la casa uccise i suoi figli, non si trattò d'immagini illusorie, tuttavia furono opere di Satana, al quale Dio aveva concesso il potere 164. Quindi soltanto alla fine apparirà per quale loro aspetto quei fatti sono stati considerati prodigi e segni di menzogna. Ma per qualunque di essi sia stato enunziato quel concetto, saranno tratti in errore con quei segni e prodigi coloro che lo meriteranno, perché - dice l'Apostolo - non hanno accolto l'amore della verità per essere salvi. E non ha dubitato di aggiungere queste parole: Perciò Dio invierà loro una giustificazione dell'errore affinché credano alla menzogna. Quindi Dio manderà il diavolo a compiere questi fatti, egli con un giusto giudizio, sebbene l'altro li compia con una ingiusta e malvagia deliberazione. Affinché - soggiunge - siano giudicati tutti quelli che non hanno creduto alla verità, ma hanno acconsentito all'iniquità 165. Quindi i giudicati saranno tratti in errore e i tratti in errore saranno giudicati. Ma coloro che sono giudicati saranno tratti in errore con quel giudizio di Dio arcanamente giusto e giustamente arcano, con il quale non ha mai cessato di giudicare fin dall'inizio del peccato della creatura ragionevole. Invece coloro che sono tratti in errore saranno giudicati con l'ultimo palese giudizio da Cristo Gesù che giudicherà molto giustamente, perché fu giudicato molto ingiustamente.

Paolo nella prima lettera ai Tessalonicesi sulla risurrezione.
20. 1. Ma nel passo citato l'Apostolo tace sulla risurrezione dei morti; invece scrivendo ai medesimi Tessalonicesi, nella prima lettera dice: Non vogliamo lasciarvi nell'ignoranza, fratelli, circa quelli che sono morti affinché non siate nell'afflizione come gli altri che non hanno speranza. Poiché se noi crediamo che Gesù è morto e risuscitato, così Dio radunerà per mezzo di Gesù insieme con lui anche quelli che sono morti. Questo vi diciamo sulla parola del Signore: Noi che viviamo e saremo ancora in vita per la venuta del Signore, non precederemo quelli che sono morti prima, perché il Signore stesso, a un ordine e alla voce dell'Arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo e i morti in Cristo risorgeranno prima, poi noi, i vivi, i superstiti, saremo rapiti insieme con loro tra le nubi incontro a Cristo nell'aria e così saremo sempre col Signore 166. Queste parole dell'Apostolo mostrano con molta chiarezza che si avrà la risurrezione dei morti, quando Cristo verrà precisamente per giudicare i vivi e i morti.

Il problema dei superstiti...
20. 2. Ma abitualmente si pone il problema: se coloro che Cristo troverà in vita sulla terra, la cui esistenza l'Apostolo trasferiva in sé e in coloro che vivevano al suo tempo, non moriranno affatto, oppure nel medesimo attimo di tempo in cui, assieme a coloro che risorgeranno, rapiti nelle nubi incontro a Cristo nell'aria, passeranno con mirabile prontezza all'immortalità attraverso la morte. Non si deve infatti affermare l'impossibilità che, mentre sono portati per l'aria verso l'alto, in quell'attimo di tempo muoiano e risorgano. L'inciso: E in tal modo saremo sempre col Signore 167 non si deve interpretare come se avesse affermato che vivi rimarranno sempre nell'aria; infatti anche egli non rimarrà sempre lì perché per venire l'attraverserà. A lui che viene e non che rimane si andrà incontro, ma in tal modo saremo col Signore, cioè vi saremo con corpi dotati d'eternità dovunque saremo con lui. Sembra che l'Apostolo stesso ci sproni a questa interpretazione in modo da intendere che anche quelli, che il Signore troverà in vita nel mondo, in un breve intervallo di tempo subiranno la morte e riceveranno l'immortalità, nel passo in cui dice: In Cristo tutti avranno la vita 168. In un altro passo, parlando della risurrezione dei corpi, dice: Ciò che tu semini non ha vita, se non muore 169. Non ha senso infatti che coloro, i quali Cristo troverà in vita nel mondo, avranno la vita in lui mediante l'immortalità, anche se non muoiono, quando riflettiamo che appunto per questo è stato detto: Ciò che tu semini non ha vita, se non muore. Facciamo l'ipotesi di considerare seminati soltanto i corpi umani, che con la morte in qualche modo ritornano alla terra, come si esprime la condanna pronunziata da Dio contro il trasgressore padre dell'uman genere: Sei terra e in terra tornerai 170. Si dovrebbe allora ammettere che coloro, i quali Cristo, quando verrà, troverà non ancora separati dal corpo, non sono compresi in queste parole, né in quelle dell'Apostolo né in quelle della Genesi perché, rapiti in alto sulle nubi, non sono certamente seminati perché non vanno e non ritornano alla terra, sia che non esperimentino affatto la morte, sia che muoiano per un attimo nell'aria.

... anche nella prima lettera ai Corinzi.
20. 3. Ma si presenta un altro problema sul pensiero che ha espresso l'Apostolo parlando della risurrezione dei corpi ai fedeli di Corinto: Tutti risorgeremo, o come riportano altri codici : Tutti dormiremo 171. Poiché dunque non può avvenire la risurrezione se non precede la morte e nel passo citato per atto del dormire non possiamo intendere altro che la morte, in qual senso tutti dormiranno o risorgeranno se molti, che Cristo troverà ancora in vita, non dormiranno e non risorgeranno? Se dunque ammetteremo che i santi, i quali saranno ancora in vita alla venuta di Cristo e saranno rapiti incontro a lui, usciranno dal corpo soggetto a morire, nell'atto stesso del rapire, e torneranno al corpo, reso immediatamente immortale, non troveremo difficoltà nelle parole dell'Apostolo, tanto quando dice: Ciò che tu semini non ha vita, se non muore, come quando dice: Tutti risorgeremo, o: Tutti dormiremo. Infatti essi saranno resi alla vita, mediante l'immortalità, soltanto se prima, quantunque per un attimo, muoiano e perciò non saranno privi della risurrezione perché la precedono col dormire, sebbene brevissimo, tuttavia reale. Poi non ci deve sembrare incredibile che i corpi in un grande numero siano, per così dire, seminati nell'aria e che tornino immediatamente in vita in condizioni di non soggezione alla morte e al divenire. Crediamo infatti a quel che il medesimo Apostolo dice con molta chiarezza, cioè che la risurrezione avverrà in un batter d'occhio 172, e che la polvere dei più antichi cadaveri si trasformerà con grande facilità e con impareggiabile prontezza nelle parti del corpo che vivrà senza fine. E non dobbiamo supporre che i santi saranno immuni da quella condanna: Sei terra e in terra ritornerai 173, se il loro corpo, mentre muoiono, non andrà a finire in terra, ma nella condizione in cui morrà nell'atto stesso del rapire, nella medesima risorgerà, mentre è trasferito nell'aria. In terra tornerai significa: perduta la vita, tornerai ad essere ciò che eri prima di averla, cioè privo dell'anima sarai ciò che eri prima di essere vivificato dall'anima. Dio infatti alitò su di un volto di terra il soffio della vita, quando l'uomo divenne anima che vive. La frase verrebbe a significare: Sei terra animata e non lo eri, sarai terra esanime come eri, come è, anche prima che si putrefaccia, il corpo dei morti, come sarà anche quello dei santi, se morrà, dovunque morrà, quando è privo della vita che dovrà immediatamente riavere. Dunque torneranno in terra perché da uomini vivi saranno terra, allo stesso modo che va in cenere ciò che diventa cenere, va alla vecchiaia ciò che diventa vecchio, va in anfora ciò che dall'argilla diventa anfora, e ci esprimiamo in questi termini in altri seicento esempi. Come avverrà ciò che ora secondo le forze della nostra debole ragione in qualche modo congetturiamo, allora si verificherà in modo che possiamo averne conoscenza. È indispensabile, se vogliamo essere cristiani, credere che la risurrezione dei morti avverrà anche nell'essere fisico, quando Cristo verrà a giudicare i vivi e i morti, ma non per questo la nostra fede è priva di contenuto su questo evento, se ancora non siamo in grado di capire come avverrà. Ma ormai, come abbiamo promesso precedentemente 174, dobbiamo esporre, nei limiti in cui sembrerà sufficiente, che cosa hanno preannunziato i libri profetici dell'Antico Testamento, sull'ultimo giudizio di Dio. Come penso, non sarà necessario che gli argomenti siano trattati ed esposti con un discorso diffuso, se il lettore si sarà dato da fare per essere spronato da quelli che abbiamo premesso.

Il giudizio finale nell'Antico Testamento (21-30)

La felicità nella risurrezione secondo Isaia...
21. 1. Dice il profeta Isaia: Risorgeranno i morti, risorgeranno anche coloro che erano nei sepolcri e si allieteranno tutti coloro che sono sulla terra; infatti la rugiada, che da te proviene, per loro sarà salute; invece la terra degli empi andrà in rovina 175. Tutta la prima parte del passo riguarda la risurrezione dei beati. Invece l'inciso: E la terra degli empi andrà in rovina s'interpreta correttamente nel senso che la rovina della dannazione ghermirà il corpo dei reprobi. Se poi vogliamo considerare con maggiore attenzione e precisione il brano citato, alla prima risurrezione si deve riferire la frase: Risorgeranno i morti, alla seconda quella che segue: Risorgeranno anche quelli che erano nei sepolcri. E se ci poniamo il problema di quei santi, che il Signore troverà vivi in terra, a loro convenientemente si aggiudica quel che ha aggiunto: E si allieteranno tutti coloro che sono sulla terra; infatti la rugiada, che da te proviene, per loro sarà salute. In questo punto con molta esattezza interpretiamo la salute come immortalità, perché completa salute è quella che non si ristabilisce con i cibi, quali medicine di ogni giorno. Il medesimo profeta, per stimolare prima la speranza dei buoni e poi per spaventare i cattivi, anche del giorno del giudizio parla in questi termini: Così dice il Signore: Ormai io, come un fiume di pace e un torrente in piena, devio verso di loro la gloria dei popoli. I loro figli saranno portati sulle spalle e posti sulle ginocchia saranno consolati. Come una madre può consolare un figlio, così io vi consolerò e in Gerusalemme sarete consolati. Lo vedrete e gioirà il vostro cuore e le vostre ossa germoglieranno come erba. La mano del Signore si manifesterà a coloro che l'adorano e minaccerà i ribelli. Ecco infatti che il Signore verrà come un fuoco e i suoi carri come un turbine per distribuire nello sdegno la vendetta e in una fiamma di fuoco la distruzione. Nel fuoco del Signore infatti sarà giudicata la terra e con la sua spada ogni uomo; molti saranno i colpiti dal Signore 176. Nella promessa dei beni, per fiume di pace dobbiamo certamente intendere l'abbondanza di quella pace, di cui non ve ne può essere una più grande. Da essa saremo irrorati alla fine; ne ho parlato a lungo nel libro precedente. Il profeta dice che il Signore devierà questo fiume di pace verso coloro ai quali promette tanta felicità per farci intendere che in quel luogo di tranquillità, che è nei cieli, tutte le cose sono nella quiete mediante quel fiume. Però giacché la pace della non soggezione al divenire e alla morte da quel luogo affluirà anche ai corpi di terra, ha detto che devierà questo fiume affinché dall'alto si riversi al basso e renda gli uomini eguali agli angeli. Nella Gerusalemme non dobbiamo scorgere quella che è schiava con i propri figli ma, stando all'Apostolo, la libera nostra madre che è libera nei cieli 177. Lì, dopo gli stenti delle tribolazioni e preoccupazioni della soggezione alla morte, saremo consolati come suoi bambini sorretti sulle spalle e ginocchi. Infatti, poiché ignari e novellini, quella felicità, per noi insolita, ci accoglierà con attenzioni molto carezzevoli. Lì vedremo e gioirà il nostro cuore. Non ha indicato che cosa vedremo, ma Dio certamente, affinché si adempia in noi la promessa del Vangelo: Beati i puri di cuore perché vedranno Dio 178. Vedranno anche tutto quel mondo che noi nel tempo non vediamo ma che, credendo in grado molto inferiore a quel che è e in termini incomparabili, facciamo oggetto di pensiero nei limiti dell'intelligenza umana. Vedrete - dice - e gioirà il vostro cuore. Qui credete, lì vedrete.

... e la pena per i dannati.
21. 2. Ha detto: Gioirà il vostro cuore, ma affinché non pensassimo che i beni di Gerusalemme spettino soltanto al nostro spirito, ha aggiunto: Le vostre ossa germoglieranno come erba. Con la frase ha espresso per sineddoche la risurrezione dei corpi, quasi ad esprimere un pensiero di cui non aveva parlato. Essa infatti non avverrà quando la vedremo, ma la vedremo quando sarà avvenuta. Anche precedentemente aveva parlato di un cielo nuovo e di una terra nuova e, nel contempo, spesso e con varie espressioni parlava dei beni che sono promessi ai santi nella fine. Vi saranno - dice - un cielo nuovo e una terra nuova, gli uomini non ricorderanno i precedenti e il ricordo non tornerà nel loro cuore, ma troveranno in Gerusalemme gioia e giubilo. Ormai renderò un giubilo Gerusalemme e una gioia il mio popolo e proverò giubilo in Gerusalemme e gioia nel mio popolo e non si udrà più in essa voce di pianto 179, e altri concetti che alcuni tentano di riferire ai mille anni, intesi in senso letterale. Nel metodo dei Profeti infatti il linguaggio figurato s'intreccia con quello proprio, affinché un'applicazione assennata giunga con utile e giovevole impegno al significato spirituale. Invece l'infingardaggine fisica o l'ottusità dell'intelligenza priva di cultura ed esercizio, appagata dall'aspetto letterario, non riflette che l'indagine deve essere condotta sul significato. È sufficiente quel che ho detto sulle parole del profeta che nel testo vengono prima del brano in esame. In questo brano, dal quale ho deviato ad esse, dopo aver detto: Le vostre ossa germoglieranno come erba, per indicare che con queste parole si riferiva alla risurrezione della carne, ma soltanto dei buoni, ha aggiunto: La mano del Signore si manifesterà a coloro che l'adorano. È senz'altro la mano di chi separerà i propri adoratori da coloro che lo insultano. E connettendo su di essi di seguito i concetti afferma: E minaccerà i ribelli o, come legge un altro traduttore: gli increduli 180. Però alla fine non minaccerà, ma le parole, che ora si dicono con minaccia, allora si adempiranno nell'effettività. Ecco infatti - soggiunge - che il Signore verrà come un fuoco e i suoi carri come un turbine per distribuire nello sdegno la vendetta e in una fiamma di fuoco la distruzione. Nel fuoco del Signore infatti sarà giudicata tutta la terra e con la sua spada ogni carne; molti saranno i feriti dal Signore 181. Tanto col fuoco come con il turbine e la spada indica la condanna del giudizio appunto perché afferma che il Signore stesso verrà come un fuoco, certamente per coloro ai quali la sua venuta sarà di condanna. Per i suoi carri poi, espressi al plurale, intendiamo non incongruamente il ministerio degli angeli. Nel concetto che tutta la terra e ogni carne è giudicata col suo fuoco e con la sua spada non dobbiamo includere gli spirituali e i santi, ma i terreni e i carnali, sulla cui qualità è stato detto: Coloro che hanno prudenza per le cose della terra 182, e: Avere la prudenza conforme alla carne è la morte 183. Questi tali dal Signore sono considerati interamente carne, quando dice: Il mio spirito non rimarrà in uomini di tal fatta perché sono carne 184. Per quanto riguarda la frase: Molti saranno i feriti dal Signore, si commenta che mediante queste ferite avverrà la seconda morte. È possibile certamente che fuoco, spada e ferita siano interpretati in bene. Infatti il Signore ha detto che vuole mandare il fuoco sulla terra 185; agli apostoli sono apparse lingue di fuoco che si dividevano quando venne lo Spirito Santo 186; il Signore stesso dice: Non sono venuto a portare la pace sulla terra ma la spada 187; la Scrittura definisce la parola di Dio come una spada a doppio taglio a causa della duplice lama dei due Testamenti 188; nel Cantico dei cantici 189 la santa Chiesa si considera ferita dalla carità perché colpita da frecce nello slancio d'amore. Ma poiché nel brano leggiamo e ascoltiamo che il Signore verrà come vendicatore, è evidente il senso con cui si devono interpretare queste parole.

Il Signore e la grazia nel Nuovo Testamento.
21. 3. Poi passati brevemente in rassegna quelli che mediante il giudizio subiranno la perdizione, per indicare i peccatori e gli empi, sotto la metafora dei cibi proibiti dall'antica Legge poiché non se ne privarono, Isaia espone in compendio dall'inizio la grazia del Nuovo Testamento, svolgendo e terminando il discorso dalla prima venuta del Salvatore all'ultimo giudizio, di cui stiamo trattando. Narra infatti che il Signore dichiara la sua venuta per riunire tutti i popoli ed essi sarebbero arrivati e avrebbero visto la sua gloria 190. Dice in merito l'Apostolo: Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio 191. Il Signore dice anche che compirà per loro dei prodigi affinché attoniti credano in lui; che invierà i convertiti fra di essi ai vari popoli e alle isole lontane, le quali non hanno mai udito il suo nome e non hanno visto la sua gloria. Predice che essi annunzieranno la sua gloria fra i popoli e aduneranno i fratelli di coloro ai quali parlava, cioè nella fede sotto Dio Padre i fratelli degli Israeliti credenti; condurranno anche da tutti i popoli nella santa città di Gerusalemme, che ora mediante i santi fedeli è diffusa nei vari paesi, un'offerta al Signore in bestie da soma e mezzi di trasporto 192. Si comprende facilmente che queste bestie e questi mezzi sono aiuti divini per qualsiasi genere di ministeri di Dio, sia angelici che umani. Gli uomini infatti credono dove sono aiutati da Dio e, dove credono, ivi convengono. Il Signore li ha paragonati, quasi per analogia, ai figli d'Israele che nella sua casa offrono a lui le proprie vittime con salmi ed è un rito che in ogni parte la Chiesa già compie. Ha promesso inoltre che avrebbe scelto da essi per sé sacerdoti e leviti e osserviamo egualmente che ora ciò si avvera. Infatti il sacerdozio non è secondo la discendenza della carne e del sangue, quale era il primo secondo l'ordine di Aronne, ma come era conveniente nel Nuovo Testamento, in cui sommo sacerdote secondo l'ordine di Melchisedec 193 è Cristo; ora notiamo che sacerdoti e leviti sono eletti secondo il merito che in ognuno apporterà la grazia divina. Ed essi devono essere stimati non in base a questo titolo che spesso ottengono, sebbene indegni, ma in base a quella santità che non è comune ai buoni e ai cattivi.

Distinzione di buoni e cattivi.
21. 4. Dopo aver parlato dell'evidente e a noi assai nota bontà di Dio, che ora viene offerta alla Chiesa, ha promesso anche il fine, al quale si giungerà quando mediante l'ultimo giudizio avverrà la separazione di buoni e cattivi. Dice infatti mediante il profeta o da parte del Signore dice il profeta: Come il nuovo cielo e la nuova terra rimarranno per sempre davanti a me, oracolo del Signore, così dureranno la vostra progenie e il vostro nome e si avrà mese da mese, sabato da sabato. Verrà ogni uomo alla mia presenza ad adorare in Gerusalemme, ha detto il Signore. Uscendo vedranno le membra degli uomini che si sono ribellati contro di me. Il loro verme non morirà e il loro fuoco non si spegnerà e saranno in vista ad ogni uomo 194. Il profeta ha posto fine al libro con l'evento con cui avrà fine il tempo. Alcuni non hanno tradotto: membra degli uomini, ma: cadaveri degli uomini maschi, indicando con cadaveri l'evidente pena dei corpi. Sebbene ordinariamente "cadavere" sia definita soltanto la carne esanime, quelli invece saranno corpi animati, altrimenti non potranno subire tormenti, a meno che, siccome saranno corpi di morti, cioè di quelli che cadranno alla seconda morte, non assurdamente si possono considerare anche cadaveri. Ne consegue il pensiero che del medesimo profeta ho riportato in precedenza: Senza dubbio la terra degli empi cadrà 195. È evidente che l'etimologia di cadavere è da cadere. È evidente anche il motivo per cui quei traduttori hanno usato il termine di uomini maschi, invece di quello di uomini in generale. Non si penserà che in quel tormento non vi saranno le donne cattive perché l'uno e l'altro sesso è rappresentato dal più forte, soprattutto perché da esso la donna è stata tratta 196. Ma per quanto attiene particolarmente all'argomento, anche per i buoni si dice: Verrà ogni carne, poiché il popolo eletto sarà riunito da ogni stirpe umana, sebbene non tutti gli uomini saranno presenti, perché molti saranno nei tormenti. Ma, come avevo cominciato a dire, siccome per i buoni è designata la carne e per i malvagi le membra o cadaveri, è indicato chiaramente che dopo la risurrezione della carne, e la fede in essa è confermata da questa terminologia, l'evento, per cui i buoni e i cattivi saranno distribuiti ai rispettivi fini, è il giudizio futuro.
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