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LA CITTA' DI DIO di sant'Agostino - Libri XVII- XXII (4)

Ultimo Aggiornamento: 22/12/2012 22:19
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Sesso: Femminile
22/12/2012 22:09

Il fuoco eterno per l'essere spirituale.
10. 1. A questo punto si presenta il problema: se il fuoco non sarà immateriale, come è il dolore dell'anima, ma fisico, dannoso alla sensibilità tattile, in modo che da esso siano straziati i corpi, in che senso in esso si avrà la punizione anche degli spiriti malvagi? Sarà infatti un medesimo fuoco assegnato al tormento degli uomini e dei demoni, giacché Cristo ha detto: Via da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli 49. Però, secondo l'opinione di uomini dotti, anche i demoni hanno un proprio corpo formato da aria densa e umida, il cui influsso sui sensi si avverte quando soffia il vento. E se questo tipo di elemento fosse insensibile al fuoco, non scotterebbe quando vien fatto bollire nei bagni. Affinché scotti, viene scottato per primo ed agisce quando subisce. Se poi qualcuno sostiene che i demoni non hanno corpo, sull'argomento non c'è da affannarsi in un'affaticata indagine né scontrarsi in una sdegnosa polemica. Piuttosto dobbiamo ammettere che anche gli esseri spirituali, privi di corpo, in maniera reale, sebbene sorprendente, possono essere tormentati con la punizione del fuoco sensibile perché, se l'essere spirituale degli uomini, pure esso certamente incorporeo, ha potuto nel tempo essere unito alle parti di un corpo, potrà anche fuori del tempo essere avvinto indissolubilmente nei rapporti del proprio corpo. Dunque l'essere spirituale dei demoni, o meglio i demoni stessi, esseri spirituali, se non hanno il corpo, saranno congiunti, sebbene senza corpo, al fuoco che è corpo, per esserne straziati. E questo non allo scopo che il fuoco stesso, cui sono congiunti, sia vivificato dalla loro unione e diventi un essere animato che è composto di anima e di corpo ma perché, come ho detto, congiungendosi in maniera sorprendente e ineffabile ricevano dal fuoco la punizione e non diano al fuoco la vita. Infatti anche quest'altra maniera, con cui gli esseri spirituali si congiungono al corpo e diventano esseri animati, è assolutamente meravigliosa e non si può comprendere dall'uomo, eppure proprio questo è l'uomo.

Possibili interpretazioni.
10. 2. Direi quasi che gli esseri spirituali bruceranno senza un proprio corpo, come bruciava nell'inferno quel ricco, quando gridava: Sono straziato da questa fiamma 50, se non avvertissi che si può convenientemente rispondere che quella fiamma era omogenea agli occhi che levò in alto per vedere Lazzaro, alla lingua su cui desiderò fosse versata una stilla d'acqua, come al dito di Lazzaro al quale chiese che gli fosse accordato questo favore; eppure in quel luogo le anime erano senza il corpo. Allo stesso modo era incorporea la fiamma, da cui era bruciato, la goccia che richiese, come lo sono anche le immagini nel sogno dei dormienti o ancor di più gli esseri incorporei per coloro che intuiscono nell'estasi, sebbene abbiano la parvenza di corpo. Infatti in tali visioni è presente con lo spirito e non con il corpo, in quello stato tuttavia si raffigura simile al suo corpo, sicché non si riesce affatto a distinguere. La geenna, che è stata considerata anche come uno stagno di fuoco e di zolfo 51, sarà fuoco fisico e strazierà il corpo dei dannati, ossia e degli uomini e dei demoni, di carne quello degli uomini, d'aria quello dei demoni; ovvero strazierà il corpo con l'anima soltanto degli uomini, i demoni invece come esseri spirituali senza corpo, congiunti al fuoco fisico per subire la pena e non per comunicare la vita. Sarà un solo fuoco per gli uni e per gli altri, come ha detto la Verità 52.

Polemica sull'eternità delle pene.
11. Alcuni di quelli, contro i quali difendiamo la Città di Dio, ritengono ingiusto che per i peccati, sebbene gravi, ma commessi in un breve spazio di tempo, un individuo sia condannato a una pena eterna. Ragionano come se la giustizia di una qualche legge contempli che ciascuno sia punito per lo spazio di tempo identico a quello durante il quale ha commesso l'azione di cui è punito. Cicerone scrive che nel codice sono contemplate otto forme di pene: il risarcimento, la prigione, la flagellazione, il taglione, il marchio d'infamia, l'esilio, la morte, la schiavitù. Ora nessuna di esse è ristretta al breve spazio di tempo in corrispondenza alla rapidità del reato, in modo da essere punito nel breve spazio di tempo, durante il quale si accerta che è stato commesso il reato, escluso il caso del taglione. Questo infatti comporta che si subisca ciò che si è commesso. Da qui la prescrizione della Legge: Occhio per occhio, dente per dente 53. Può avvenire infatti che un individuo con il rigore della punizione perda un occhio nel breve spazio di tempo in cui egli con la malvagità della colpa lo ha strappato all'altro. Inoltre se è ragionevole punire con la sferza un bacio dato alla donna d'altri, non è forse vero che chi lo ha fatto in un attimo di tempo viene fustigato in uno scorrere impareggiabile di ore e la dolcezza di un breve piacere viene punita con un dolore di lunga durata? Si deve forse emettere la sentenza che un individuo rimanga in carcere per lo spazio di tempo corrispondente a quello in cui ha compiuto l'azione, per cui ha meritato di essere imprigionato, mentre uno schiavo molto giustamente sconta nei ceppi pene di anni, perché con una parola o con una percossa, azioni che si compiono in un istante, ha oltraggiato o ferito il suo padrone? E poi il risarcimento, il marchio d'infamia, l'esilio e la schiavitù, poiché spesso sono inflitti con la riserva che non siano condonati, non sono forse, nei limiti della vita presente, simili alle pene eterne? Quindi non possono essere eterni perché anche la vita, che da essi è danneggiata, non si protende in eterno e tuttavia le colpe, che sono punite da pene a un assai lungo termine di tempo, sono compiute in un tempo assai limitato. Inoltre non v'è mai stato alcuno il quale sostenesse la teoria che le sofferenze dei delinquenti devono aver termine così alla svelta, come alla svelta sono stati perpetrati o l'omicidio o l'adulterio o il furto sacrilego o un qualsiasi altro crimine da commisurarsi non dal lasso di tempo, ma dalla gravità dell'infrazione del diritto e della morale. Riguardo poi a colui che per un grave delitto viene punito con la morte, le leggi forse valutano la sua pena capitale dal brevissimo attimo in cui viene giustiziato e non dal fatto che lo sottraggono per sempre alla società dei vivi? Ed è la stessa cosa sottrarre con la pena della prima morte gli uomini dalla città che avrà fine e con la pena della seconda morte dalla città che non avrà fine. Come infatti le leggi della città terrena non hanno come obiettivo che un giustiziato ritorni in essa, così le leggi dell'altra che un condannato alla seconda morte sia richiamato alla vita eterna. Ma, obiettano i pagani, in che senso è vero quel che ha detto il vostro Cristo: Con la misura con cui avete misurato, si misurerà a voi in cambio 54, se il peccato nel tempo è punito con la pena dell'eternità?. Essi non riflettono che la stessa misura non è stata indicata sulla base del medesimo periodo di tempo ma sulla base della reciprocità del male, nel senso che chi ha fatto il male deve subire il male. Tuttavia la frase si potrebbe specificamente interpretare in relazione all'argomento, di cui il Signore trattava quando la proferiva, e cioè ai giudizi e alla condanna. Perciò chi giudica e condanna ingiustamente, se è giudicato e condannato giustamente, riceve nella stessa misura, sebbene non ciò che ha dato. Con un giudizio ha commesso, con un giudizio subisce, sebbene con la condanna abbia commesso un atto d'ingiustizia e subisca con la condanna un atto di giustizia.

Giustizia ed equità della pena.
12. Ma la pena eterna sembra spietata e ingiusta all'umana conoscenza, perché nell'attuale inettitudine di defettibili conoscenze manca la conoscenza della sapienza sublime e illibata, con cui si può conoscere quale grande colpa è stata commessa con la prima trasgressione. Quanto più l'uomo aveva in Dio la felicità, con tanta maggiore empietà abbandonò Dio e si rese degno del male eterno perché distrusse in sé quel bene che poteva essere eterno. Da qui deriva tutta intera la massa dannata del genere umano, poiché colui che per primo commise la colpa fu punito in tutta la discendenza che in lui aveva avuto il rampollo. Perciò nessuno è liberato da questa giusta e dovuta pena, se non dalla misericordiosa e non dovuta grazia, e così il genere umano è ripartito in modo che in alcuni si manifesti ciò che consegue la grazia misericordiosa, in altri la giusta punizione. E non si può verificare l'una e l'altra situazione in tutti perché, se tutti persistessero nelle pene della giusta condanna, in nessuno si manifesterebbe la grazia misericordiosa e se tutti fossero ricondotti dalle tenebre alla luce, in nessuno si manifesterebbe la realtà della punizione. E perciò in essa ve ne saranno molti di più affinché così si riveli ciò che spetterebbe a tutti. E se la condanna fosse aggiudicata a tutti, nessuno potrebbe con giustizia biasimare la giustizia di chi punisce; ma giacché molti ne sono liberati, devono rendere grazie infinite al dono gratuito di chi libera.

Pene purificatrici in vita e dopo morte (13-16)

I Platonici per pene temporanee.
13. I platonici, sebbene affermino che nessun peccato deve rimanere impunito, ritengono tuttavia che tutte le pene siano volte alla purificazione, tanto se inflitte dalle leggi umane che divine, sia in questa vita come dopo morte, qualora in questa vita un individuo ne è esente o ne è così colpito che non si emenda. Da qui il pensiero di Virgilio in cui, dopo aver detto dei corpi di terra e delle membra soggette a morire che le anime da essi temono, desiderano, soffrono e godono e non vedono la libera aria perché chiuse nelle tenebre e in un'orrida prigione, aggiunge le parole: Anzi la vita assieme all'ultima luce le ha abbandonate (cioè la vita le ha abbandonate con il loro ultimo giorno), tuttavia, soggiunge, dagli infelici non si allontana definitivamente ogni male, non fuggono tutti i contagi corporei ed è necessario che molti assilli a lungo induritisi, si sviluppino in strane maniere. Quindi sono travagliate dalle pene e pagano il fio di antiche colpe; alcune ciondolano senza forza sospese ai venti, ad altre viene cancellato un peccato non emendato sotto un gorgo profondo o è bruciato dal fuoco 55. Coloro che la pensano così sostengono che dopo la morte vi saranno soltanto pene purificatrici e poiché gli elementi al di sopra della terra sono l'acqua, l'aria, il fuoco, con uno di essi dovrebbe essere reso mondo mediante le pene di espiazione ciò che è stato imbrattato dalla contaminazione della terra. L'aria è accennata nell'inciso: Sospese ai venti, l'acqua nell'altro: Sotto un gorgo profondo, il fuoco invece è stato indicato espressamente col proprio nome: O è bruciato dal fuoco. Noi ammettiamo che anche in questa vita, la quale dovrà finire, vi sono alcune pene purificatrici, non quelle da cui sono tribolati coloro, la cui vita con esse non diviene più onesta, ma al contrario più disonesta, ma sono purificatrici per coloro che, indotti da esse alla riflessione, si ravvedono. Tutte le altre pene, tanto temporanee che eterne, in relazione al modo con cui ognuno deve essere trattato dalla divina Provvidenza, sono applicate tanto per i peccati o passati o per quelli in cui trascorre la vita colui che ne è colpito, come per promuovere ed evidenziare le virtù mediante uomini ed angeli buoni e cattivi. Difatti anche se qualcuno subisce qualcosa di male per la cattiveria o l'errore di un altro, pecca certamente l'uomo che per ignoranza o malvagità commette un'azione cattiva contro l'altro, ma non pecca Dio che per un giusto e occulto giudizio permette che questo avvenga. Ma alcuni subiscono pene temporanee soltanto in questa vita, alcuni dopo la morte, altri prima e dopo, ma tuttavia prima dell'ultimo giudizio molto severo. Ora non tutti quelli che dopo la morte subiscono pene temporanee vanno alle pene eterne che si avranno dopo il giudizio finale. Abbiamo già premesso appunto che ad alcuni la colpa, che non viene condonata nel tempo, è condonata fuori del tempo 56, affinché non siano puniti con l'eterna condanna del mondo futuro.

Espiazione in vita anche per i bambini.
14. Sono molto pochi quelli che non espiano colpe in questa vita, ma soltanto dopo di essa. Eppure io stesso ho conosciuto e ho parlato con alcuni che fino all'età decrepita non avevano sofferto neppure una assai lieve febbriciattola e avevano trascorso una vita tranquilla. Tuttavia la vita dei mortali è di per sé tutta un castigo perché è tutta una tentazione, come sentenzia la sacra Scrittura, in cui è scritto: Non è forse una tentazione la vita umana sulla terra? 57. Difatti non è un piccolo castigo la mancanza di educazione alle lettere e al lavoro e giustamente si ritiene che si deve superare al punto che attraverso castighi assai penosi i fanciulli sono costretti ad apprendere un qualche mestiere e le lettere; e l'apprendere stesso, al quale sono obbligati con castighi, è per loro tanto penoso che talvolta, anziché apprendere, preferiscono sopportare i castighi, con i quali sono stimolati ad apprendere. Chi non rabbrividirebbe e non sceglierebbe di morire se gli si proponesse l'alternativa, o rassegnarsi a morire o tornare all'infanzia? Essa, poiché inizia la vita non col sorriso ma col pianto, inconsapevolmente predice la serie di dolori che ha iniziato a percorrere. Dicono che soltanto Zoroastro ha riso quando nasceva 58, ma quel riso contro natura non gli ha pronosticato nulla di bene. Si narra infatti che fu l'inventore delle arti magiche, eppure esse non gli giovarono contro i suoi nemici neanche per la vuota felicità della vita presente perché, essendo re della Battriana, fu sconfitto in guerra da Nino re d'Assiria 59. Si ha nella Scrittura: Un giogo pesante grava sui figli di Adamo dal giorno della loro uscita dal grembo della loro madre fino al giorno del ritorno alla madre di tutti 60. È indispensabile che questa legge si avveri al punto che gli stessi bambini, sciolti ormai mediante il lavacro di rigenerazione dal vincolo del peccato originale, da cui soltanto erano legati, ed essendo soggetti a tanti mali, alcuni subiscano anche gli assalti degli spiriti cattivi. E non sia mai che questa soggezione sia loro nociva, se giungeranno alla fine della vita in quell'età, se tale soggezione si aggrava e fa uscire l'anima dal corpo.

In Cristo ci purifichiamo dal male.
15. Nel giogo pesante, che è stato imposto sulle spalle ai figli di Adamo dal giorno dell'uscita dal grembo della loro madre fino al giorno dell'inumazione nella madre di tutti, si ravvisa questa ammirevole punizione, che dobbiamo essere prudenti e comprendere che questa vita, mediante l'infame peccato compiuto nel paradiso terrestre, è divenuta per noi un castigo. Dobbiamo comprendere anche che tutto ciò che con noi si realizza nella nuova alleanza appartiene all'eredità nuova di un mondo nuovo in modo che, ricevuta questa caparra, conseguiamo a suo tempo il bene di cui è caparra e camminiamo in questa vita nella speranza, e andando avanti di giorno in giorno mortifichiamo con lo spirito le opere della carne 61. Infatti il Signore conosce i suoi 62; e: Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio sono figli di Dio 63, ma per grazia non per natura. L'unico Figlio di Dio per natura è divenuto per noi Figlio dell'uomo nella misericordia affinché noi, figli dell'uomo per natura, con la mediazione, diventassimo per grazia figli di Dio. Rimanendo immutabile assunse da noi la nostra natura per assumerci in essa e conservando la propria natura si rese partecipe della nostra debolezza. Questo affinché, resi più buoni, noi, con la partecipazione a lui, immune dalla morte e dal peccato, ci liberiamo dalla soggezione al peccato e alla morte e conserviamo con la bontà della sua natura il bene che Egli ha operato nella nostra natura nel raggiungimento del sommo bene. Come infatti per il peccato di un solo uomo siamo stati deviati a un male tanto grave 64, così per la giustificazione di un solo uomo, che è anche Dio, torneremo a quel bene tanto sublime. E nessuno si deve illudere di essere passato da quello a lui, se non quando si troverà in una condizione in cui non si avrà più la tentazione, se non avrà raggiunto la pace alla quale anela nelle lotte incessanti di questa guerra, in cui la carne ha desideri contrari allo spirito e lo spirito alla carne 65. Non si avrebbe questa guerra, se la natura umana con il libero arbitrio avesse perseverato nella rettitudine in cui è stata creata. Ora essa, che non volle avere nella felicità la pace con Dio, lotta nell'infelicità con se stessa e, sebbene il male di questa lotta causi infelicità, è uno stato migliore degli inizi della presente vita. È meglio infatti essere in conflitto con i vizi che essere dominati senza conflitto. È meglio, dico, la guerra con la speranza della pace eterna che la prigionia senza il pensiero della liberazione. Desideriamo certamente essere immuni da questa guerra e siamo accesi dal fuoco di un amore divino a raggiungere l'ordinatissima pace, in cui con invariabile stabilità le cose di minor valore siano subordinate a quelle di maggior valore. Ed anche se (non sia mai!) non vi fosse alcuna speranza in un bene così grande, siamo obbligati a preferire di rimanere nell'affanno di questo conflitto anziché permettere ai vizi il dominio su di noi senza resistere ad essi.

Indispensabile la purificazione.
16. In verità è così grande la misericordia di Dio verso i vasi di misericordia 66 predestinati alla gloria, che ne gode anche la prima età dell'uomo, cioè l'infanzia, la quale senza alcuna reazione è subordinata alla carne. Ne gode anche la seconda età, chiamata fanciullezza, in cui la ragione non ha ancora iniziato questa lotta e si abbandona a quasi tutti i divertimenti senza regola perché, quantunque sia in grado di esprimere un pensiero ed abbia quindi visibilmente oltrepassato l'infanzia, in essa la debolezza della coscienza non è ancora capace di una legge del dovere. Però se il bambino riceverà i sacramenti del Mediatore, anche se chiude la vita in quegli anni, essendo trasferito dal potere delle tenebre al regno di Cristo, non solo non è preordinato alle pene eterne, ma dopo la morte non subirà alcuna pena purificatrice. Basta infatti soltanto la rinascita dello spirito per ostacolare dopo la morte ciò che la nascita della carne ha contratto assieme alla morte. Quando si giungerà all'età che ormai comprende il dovere e può essere soggetta all'ordinamento della legge, si deve intraprendere la lotta contro le inclinazioni al male e si deve condurre con coraggio affinché non conduca a peccati degni di condanna. Se esse non sono state ancora rinvigorite dall'abitudine del predominio, sono superate più facilmente e cedono; se invece hanno abitualmente conseguito l'abitudine del predominio, sono superate con affannoso disagio. E non avviene in forma vera e genuina se non nel godimento della vera virtù che si ha nella fede in Cristo. Se infatti agisce la legge che dà l'imperativo e difetta la coscienza che esegue, aumentando e dominando il desiderio di peccato proprio attraverso la proibizione, si aggiunge anche il reato della trasgressione. Talora infatti evidentissime inclinazioni al male sono superate da altre occulte, che sembrano virtù, perché in esse dominano la superbia e una certa dannosa ambizione di sentirsi autosufficiente. Si deve ritenere poi che le inclinazioni sono superate, quando sono superate nell'amore di Dio, che Dio soltanto dà in dono e soltanto attraverso il Mediatore di Dio e degli uomini, l'uomo Cristo Gesù 67, che si è reso partecipe della nostra mortalità per renderci partecipi della sua divinità. Pochissimi sono gli individui di così soddisfacente successo che non commettano fin dalla prima infanzia peccati degni di condanna in azioni disoneste o in delitti o nell'errore contro la vera religione, ma che con grande generosità spirituale reprimano ogni stimolo che, mediante il piacere carnale, potrebbe avere dominio su di loro. Invece moltissimi, avendo accolto le prescrizioni della morale, dopo essere stati sopraffatti dal prevalere dei vizi e divenuti trasgressori di essa, ricorrono all'aiuto della grazia per divenire con essa, in un pentimento veramente sincero e con una resistenza assai vigorosa, vincitori mediante la coscienza, in un primo momento sottomessa a Dio e quindi dominatrice della carne. Chiunque dunque desidera evitare le pene eterne non solo si battezzi, ma ottenga anche la giustificazione in Cristo e passi così realmente dal diavolo a Cristo. E sia certo che le pene purificatrici si avranno soltanto prima del tremendo giudizio finale. Non si deve negare tuttavia che anche il fuoco eterno, in corrispondenza alla diversità delle colpe che l'hanno meritato, sarà per alcuni più lieve, per altri più grave, tanto se la sua intensità varia secondo la pena dovuta a ciascuno, come se ha eguale intensità ma non è sofferto con eguale strazio.

Sei ipotesi degli origenisti misericordiosi (17-22)

1) Pene non eterne per angeli e uomini?
17. Ora noto che si deve trattare e discutere senza polemica con i misericordiosi di noi cristiani, i quali non vogliono ammettere che si avrà la pena eterna per tutti gli uomini, ovvero per alcuni di loro, che il Giudice infinitamente giusto giudicherà degni del tormento della geenna, ma ritengono che dovranno esserne liberati dopo i traguardi di un determinato tempo, più lungo o più breve secondo la gravità del peccato. Il più misericordioso in proposito fu certamente Origene 68, il quale ritenne che anche il diavolo e i suoi angeli, dopo pene più gravi e più lunghe in corrispondenza alla colpa, dovranno essere tratti fuori da quei tormenti e associati ai santi angeli. Ma la Chiesa l'ha giustamente condannato per questo errore e alcuni altri, e soprattutto per quello dell'avvicendarsi interminabile di stati di felicità e di pena e per l'andata e il ritorno in determinati cicli di tempo dagli uni agli altri e viceversa. L'ha condannato perché si è lasciato sfuggire proprio l'assunto per cui sembrava misericordioso nell'assegnare reali stati d'infelicità ai santi, perché in essi subivano le pene, e fittizi stati di felicità, perché in essi non avevano il godimento vero e tranquillo, cioè certo e senza timore, dell'eterno bene. Molto diversamente erra, per un senso di umana compassione, la misericordia di coloro i quali sostengono pene temporanee degli uomini condannati nel giudizio e la felicità eterna di tutti, perché prima o poi sono liberati. L'opinione, se è buona e vera perché è misericordiosa, sarà tanto più buona e più vera se più misericordiosa. La sorgente di simile misericordia scaturisca allargandosi fino agli angeli dannati, da liberarsi almeno dopo molti e lunghi periodi di tempo quanto si voglia. Non è giusto che essa sgorghi verso l'intera natura umana e quando si giungerà a quella angelica, si dissecca all'istante. Eppure non osano andare più in là nel provare compassione e giungere alla liberazione perfino del diavolo. Se qualcuno lo osasse, sicuramente sconfiggerebbe costoro. Eppure si riscontra che questa teoria sbaglia, in forma tanto più biasimevole e tanto più offensiva delle giuste parole di Dio, appunto perché le sembra di avere sentimenti di maggior bontà.

Poiché i santi pregheranno per i fratelli...
18. 1. Vi sono anche alcuni di tal fatta quale io ho potuto costatare nelle nostre conversazioni, i quali, sebbene apparentemente rispettino la sacra Scrittura, sono da disapprovare per la moralità e, difendendo la propria causa, assegnano più degli altri una maggiore misericordia di Dio nei confronti del genere umano. Dicono infatti che riguardo ai peccatori e ai pagani da Dio è stata pronunciata la sentenza vera che essi meritano, ma che, quando si verrà al giudizio, la misericordia avrà il sopravvento. Li risparmierà, dicono, Dio misericordioso per le preghiere e l'intercessione dei suoi santi 69. Se infatti pregavano per loro, quando li sopportavano come nemici, a più forte ragione, quando li vedranno prostrarsi umili e supplichevoli. Non si deve credere, soggiungono, che i beati perderanno l'intimo della misericordia, quando saranno nella santità più compiuta e perfetta, sicché essi che pregavano per i nemici quando non erano senza peccato, nell'eternità non preghino più per quelli che li supplicano, quando giungeranno a non avere più il peccato. Certamente Dio esaudirà allora tanti suoi figli e così buoni perché nella loro grande santità non troverà alcun ostacolo alla loro preghiera. Anche quelli i quali sostengono che pure i pagani e i peccatori saranno tormentati almeno per un lungo tempo e poi tratti fuori da tutti i mali, ed essi soprattutto affermano che è a loro favore il passo del Salmo, in cui si legge: Dio si dimenticherà forse di avere pietà e reprimerà nella sua ira gli atti di misericordia? 70. La sua ira significa, dicono, che tutti gli indegni dell'eterna felicità con il giudizio siano puniti con un tormento eterno. Ma se permetterà che ve ne sia uno lungo o uno qualsiasi, certamente, perché questo si verifichi, reprimerà nella sua ira gli atti della sua misericordia e il Salmo invece afferma che non lo farà. Non ha detto infatti: "Reprimerà forse a lungo nella sua ira gli atti della sua misericordia?", ma dichiara espressamente che non li reprimerà affatto.

2) ...salvezza per tutti gli uomini?
18. 2. Costoro dunque sostengono che la minaccia del giudizio di Dio non è menzognera, anche se non condannerà nessuno per lo stesso motivo per cui non possiamo considerare menzognera la sua minaccia di distruggere la città di Ninive 71, anche se non è avvenuto, dicono, quel che senza alcuna riserva ha predetto. Non ha detto infatti: "Ninive sarà distrutta se non faranno penitenza e non si ravvederanno", ma senza questa aggiunta ha predetto la futura distruzione. E credono veridica quella minaccia perché Dio predisse un evento che erano meritevoli di subire anche se non l'avrebbe realizzata. Infatti sebbene li perdonò perché fecero penitenza, dicono essi, certamente non ignorava che l'avrebbero fatta e tuttavia predisse senza riserve e con precisione che sarebbe avvenuto il loro sterminio. Questo rientrava, dicono, nell'imparzialità del rigore, perché ne erano meritevoli, ma non rientrava nel computo della pietà, che non represse nella sua ira per perdonare a loro, che imploravano pentiti, la pena che aveva loro minacciato perché impenitenti. Se dunque, soggiungono, ha perdonato quando perdonando avrebbe addolorato un suo profeta santo, quanto più nell'altra vita perdonerà ad essi che imploreranno con grandi lamenti, quando tutti i suoi santi pregheranno affinché perdoni. Ma essi pensano che la sacra Scrittura ha taciuto ciò che essi rimuginano nel loro cuore appunto perché molti si ravvedano nel timore di pene prolungate o eterne e vi sia chi possa pregare per coloro che non si sono ravveduti; tuttavia non ritengono che la parola di Dio non si sia espressa in alcun modo sull'assunto. Certamente, dicono essi, il brano seguente: Quanto è grande la tua tenerezza, Signore, che tieni nascosta per coloro che ti temono 72, si propone di farci intendere che la grande tenerezza della misericordia di Dio è tenuta nascosta per inculcare il timore. E aggiungono che l'Apostolo ha detto: Dio ha rinchiuso tutti nella mancanza di fede per avere misericordia di tutti 73, allo scopo d'indicare che nessuno sarà da lui condannato. Coloro che sostengono questa teoria non estendono la loro ipotesi fino alla liberazione o non condanna del diavolo e dei suoi angeli. Sono mossi infatti da umana pietà soltanto nei confronti degli uomini e soprattutto difendono la propria causa, assicurando una non dovuta impunità alla propria immoralità attraverso una supposta universale misericordia di Dio verso il genere umano. Perciò li supereranno nell'esaltare la misericordia di Dio coloro che assicurano tanta impunità anche al capo dei demoni e ai suoi gregari.

3) Salvezza per tutti i battezzati?
19. Vi sono altri che assicurano la liberazione dall'eterno tormento non a tutti gli uomini ma soltanto ai purificati nel battesimo, che si rendono partecipi del corpo di Cristo, in qualunque modo siano vissuti, in qualunque eresia o colpa siano incorsi in vista delle parole di Gesù: Questo è il pane che discende dal cielo affinché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangerà di questo pane vivrà in eterno 74. Dunque è necessario, dicono, che costoro siano liberati e ammessi prima o poi alla vita eterna.

4) Per tutti i battezzati nella Chiesa cattolica?
20. Vi sono anche alcuni i quali assegnano la vita eterna non a tutti coloro che hanno il battesimo di Cristo e il sacramento del suo corpo, ma ai soli cattolici, anche se vivono male, perché hanno mangiato il corpo di Cristo non soltanto nel sacramento, ma anche nella realtà, in quanto inseriti nel suo corpo, di cui dice l'Apostolo: Sebbene in molti siamo un solo pane, un solo corpo 75. Questo affinché, sebbene in seguito siano caduti in qualche eresia o nell'idolatria dei pagani, soltanto perché nel corpo di Cristo, cioè nella Chiesa cattolica, hanno ricevuto il battesimo di Cristo e mangiato il suo corpo, non muoiano in eterno, ma prima o poi conseguano la vita eterna e qualunque defezione della fede, per quanto grave, non abbia influsso per essi all'eternità delle pene, ma alla loro durata e gravità.

5) Per chi rimane cattolico anche se pecca?
21. Vi sono poi alcuni i quali con attenzione alla frase della sacra Scrittura: Chi persevererà sino alla fine sarà salvato 76, riferiscono il brano soltanto a quelli che rimangono fedeli alla Chiesa cattolica, anche se in essa hanno una cattiva condotta, in modo da ottenere la salvezza mediante il fuoco in virtù del fondamento di cui parla l'Apostolo: Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che è stato posto, che è Cristo Gesù. E se uno sopra questo fondamento costruisce opere di oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, l'opera di ciascuno sarà ben visibile; la saggerà quel giorno perché si manifesterà col fuoco e il fuoco proverà la qualità dell'opera di ciascuno. Se l'opera che uno ha costruito sul fondamento resisterà, costui ne riceverà una ricompensa. Se invece l'opera finirà bruciata, sarà punito, tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco 77. Affermano dunque che il cristiano cattolico, di qualsiasi tenore di vita, ha Cristo per fondamento. Nessuna eresia, troncata dall'unità del suo corpo, ha questo fondamento. Pertanto sulla base di questo fondamento, anche se il cristiano cattolico fosse di cattiva condotta perché vi avrebbe costruito sopra opere di legno, di fieno e di paglia, egli, ritengono essi, avrà la salvezza mediante il fuoco, cioè sarà liberato dopo le pene di quel fuoco col quale nell'ultimo giudizio saranno puniti i dannati.

6) Per chi fa elemosine?
22. Taluni ritengono, come ho riscontrato, che bruceranno nell'eternità di quel tormento soltanto coloro che trascurano di fare adeguate elemosine per i propri peccati secondo il pensiero dell'apostolo Giacomo: Il giudizio sarà senza misericordia per chi non ha usato misericordia 78. Chi dunque l'ha usata, dicono, sebbene non abbia mutato in meglio il tenore di vita, ma pure in mezzo alle proprie elemosine si sia comportato da depravato e dissoluto, avrà per sé un giudizio con misericordia, in modo o che non sia colpito da alcuna condanna, o che dopo un po' di tempo breve oppure lungo sia assolto dalla condanna. Perciò suppongono che lo stesso Giudice dei vivi e dei morti non ha voluto rammentare altro se non che parlerà soltanto delle elemosine elargite o no, tanto a quelli di destra, ai quali darà la vita eterna, come a quelli di sinistra che condannerà alla pena eterna 79. E aggiungono che a questo si riferisce anche l'invocazione di ogni giorno nella preghiera insegnata dal Signore: Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori 80. Chi infatti, perdonando la colpa, la rimette a chi l'ha commessa contro di lui, senza dubbio fa l'elemosina. Il Signore stesso ha raccomandato questo dovere con le parole: Se rimetterete le colpe agli uomini, anche il Padre vostro rimetterà le vostre colpe; se invece non le rimetterete agli uomini neanche il vostro Padre, che è nei cieli, le rimetterà a voi 81. Anche a questo tipo di elemosina attiene il pensiero dell'apostolo Giacomo che vi sarà un giudizio senza misericordia per chi non ha usato misericordia. Il Signore non ha distinto, dicono, fra colpe gravi e leggere ma: Il Padre vostro vi rimetterà le vostre colpe, se anche voi le rimetterete agli uomini. Perciò ritengono che anche a coloro che siano vissuti da dissoluti, fino a che giungano all'ultimo giorno di questa vita, mediante questa orazione saranno rimessi ogni giorno i peccati di qualsiasi specie e gravità, come ogni giorno viene ripetuta questa invocazione, se ricordano di osservare il dovere di rimettere di cuore quando si chiede loro perdono da quelli che con una colpa qualsiasi li hanno offesi. Si deve porre fine a questo libro, quando con l'aiuto di Dio avrò risposto a tutte queste obiezioni.

Risposta alle sei ipotesi degli origenisti misericordiosi (23-27)

1) Pena eterna per gli angeli ribelli.
23. E prima di tutto è indispensabile indagare per capire il motivo per cui la Chiesa non ha potuto accettare l'umano ragionamento che assicura al diavolo anche dopo gravissime e lunghissime pene la purificazione e il perdono. Difatti i molti santi, competenti nei libri dell'Antico e Nuovo Testamento, non hanno per invidia rifiutato la purificazione e la felicità del regno dei cieli dopo tormenti di qualsiasi specie e gravità ad angeli di qualsiasi ordine e dignità, hanno però notato che non è possibile privare di significato e di efficacia la sentenza che il Signore ha predetto di emettere nel giudizio con le parole: Via da me, maledetti, nel fuoco eterno che è stato preparato per il diavolo e per i suoi angeli 82. Ha mostrato così che il diavolo e i suoi angeli bruceranno nel fuoco eterno. Poi si ha il brano dell'Apocalisse: Il diavolo che li traeva in errore fu gettato nello stagno di fuoco e di zolfo, in cui sono anche la bestia e lo pseudoprofeta e saranno straziati giorno e notte nei secoli dei secoli 83. Il significato di eterno del brano precedente in questo è stato reso con nei secoli dei secoli e con queste parole la sacra Scrittura è solita esprimere un fatto che non ha fine nel tempo. Perciò per ritenere con genuino sentimento religioso, come dato definitivo e irreversibile, che il diavolo e i suoi angeli non otterranno il ritorno alla giustizia e alla vita dei santi non si può assumere altro criterio più giusto ed evidente dell'autorità della sacra Scrittura che non inganna nessuno. Essa afferma che Dio non ha loro perdonato e così frattanto essi sono stati condannati in anticipo affinché fossero consegnati rinchiusi nella prigione delle tenebre dell'inferno 84 per presentarsi ad essere puniti nel giudizio finale, quando li accoglierà il fuoco eterno, in cui saranno straziati per sempre. Se le cose stanno così, come è possibile che tutti o alcuni uomini siano liberati dall'eternità delle pene dopo un certo spazio di tempo e che perciò non sia frustrata la fede, con cui si crede che la pena dei demoni sarà eterna? Se infatti tutti o alcuni di quelli, ai quali si dice: Via da me, maledetti, nel fuoco eterno che è stato preparato per il diavolo e per i suoi angeli, non saranno per sempre in quel luogo, per quale motivo si dovrebbe credere che vi saranno il diavolo e i suoi angeli? Forse che la sentenza di Dio, emessa contro i malvagi, angeli e uomini, sia vera contro gli angeli, falsa contro gli uomini? Certamente sarà così se avrà maggiore efficacia non ciò che ha detto Dio, ma quel che ipotizzano gli uomini. Poiché è impossibile che questo avvenga, coloro i quali vogliono evitare la pena eterna devono non addurre prove in contraddizione con Dio, ma piuttosto, finché v'è tempo, prestar fede al suo insegnamento. Poi non è ragionevole valutare la pena eterna nei limiti di un fuoco a lungo tempo e credere senza fine la vita eterna, dal momento che Cristo nello stesso testo, in una sola e medesima sentenza, racchiudendo i due destini, ha detto: Così andranno questi alla pena eterna e i giusti alla vita eterna 85. Se l'uno e l'altro sono eterni si deve interpretare che o l'uno e l'altro sono di lunga durata con la fine ovvero che l'uno e l'altro perenni senza fine. Sono apparigliate infatti da una parte la pena eterna, dall'altra la vita eterna. È completamente assurdo affermare: "La vita eterna sarà senza fine, la pena eterna avrà fine". Quindi, giacché la vita eterna dei santi sarà senza fine, senza dubbio anche la pena eterna per coloro che l'avranno non avrà fine.

2) Pena per gli uomini dannati...
24. 1. Questo vale anche per contraddire coloro i quali, difendendo la propria causa, tentano quasi di andare in senso contrario alle parole di Dio con una misericordia, per così dire, superiore alla sua, perché è vero che gli uomini sono meritevoli di soffrire le pene che Egli ha detto che soffriranno, ma non perché le soffriranno. Li perdonerà, dicono, per le preghiere dei suoi santi che in quell'occasione pregheranno più fervidamente per i propri nemici, perché sono più santi e la loro preghiera più efficace e più degna che Dio la esaudisca per il fatto che non hanno alcun peccato. Perché dunque, dicono, nella loro santità in sé compiuta e con preghiere sommamente pure, compassionevoli ed efficaci ad ottenere tutto, non pregheranno anche a favore degli angeli, per i quali è stato preparato il fuoco eterno in modo che Dio mitighi la propria sentenza, la volga in meglio e li renda immuni da quel fuoco? Ma vi sarà dunque qualcuno, ribatto, il quale osi presumere che questo avverrà con l'affermare che anche gli angeli santi insieme agli uomini santi, che nell'eternità saranno simili agli angeli di Dio, pregheranno a favore degli angeli e uomini degni di condanna affinché mediante la misericordia non subiscano quel che nella realtà meritano di subire? Nessuno di retta fede lo ha detto, nessuno lo dovrà dire. Altrimenti non si spiega perché anche nel tempo la Chiesa non prega per il diavolo e i suoi angeli, sebbene Dio suo maestro le ha ingiunto di pregare per i suoi nemici. La ragione dunque, per cui avviene che in questo mondo la Chiesa non prega per gli angeli cattivi, che riconosce come suoi nemici, è la medesima ragione per cui avverrà che, sebbene sia di una compiuta santità, nel giudizio finale non pregherà per gli uomini punibili nel fuoco eterno. Nel tempo essa prega per quelli che ha come avversari nel genere umano appunto perché è il tempo di una proficua penitenza. Difatti essa prega per loro soprattutto perché, come dice l'Apostolo, Dio conceda loro di pentirsi e tornino in sé sfuggendo ai lacci del diavolo da cui sono tenuti avvinti per aderire alla sua volontà 86. Inoltre, se la Chiesa fosse certa al punto di sapere chi siano coloro che, sebbene ancora in vita, tuttavia sono predestinati a finire col diavolo nel fuoco eterno, non pregherebbe per loro come non prega per l'altro. Ma giacché di nessuno è certa, prega né più né meno per tutti gli uomini suoi nemici che sono ancora in vita, tuttavia non per tutti è esaudita. È esaudita solo per quelli che, sebbene siano avversari della Chiesa, sono predestinati a che la Chiesa in loro favore sia esaudita e diventino suoi figli. Se alcuni conserveranno il cuore impenitente fino alla morte né da nemici si convertiranno a figli, forse che la Chiesa prega per loro, cioè per l'anima di simili defunti? Per quale motivo se non perché è considerato dalla parte del diavolo chi, essendo in vita, non è passato dalla parte del Cristo?

... perché i santi non pregheranno ed è contrario alla parola di Dio...
24. 2. La ragione dunque, per cui nell'eternità non si prega per gli uomini punibili col fuoco eterno è la stessa per cui, tanto nel tempo come nell'eternità, non si prega per gli angeli malvagi ed è la ragione per cui anche nel tempo non si preghi per i pagani e miscredenti defunti, sebbene uomini. Difatti per alcuni defunti viene esaudita la preghiera o della Chiesa stessa o di alcuni devoti, ma per i rigenerati in Cristo, la cui vita nel corpo ebbe un comportamento non così disonesto, da essere giudicati non meritevoli di simile misericordia, o non così onesto da ritenere che non abbiano bisogno di simile misericordia. Anche dopo la risurrezione dei morti non mancheranno coloro ai quali, dopo la pena che subisce l'anima dei defunti, sia accordata la misericordia in modo da non essere gettati nel fuoco eterno. Difatti di alcuni non si direbbe con esattezza che non si rimette loro la colpa, tanto nel tempo che nell'eternità 87, se non vi fossero alcuni a cui si rimette nell'eternità, anche se non nel tempo. Ma quando si dirà dal Giudice dei vivi e dei morti: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo, e agli altri al contrario: Via da me, maledetti, nel fuoco eterno che è stato preparato per il diavolo e i suoi angeli, e andranno questi alla pena eterna e i giusti alla vita eterna 88, è proprio di un'eccessiva pretesa affermare che alcuni di quelli, di cui Dio ha detto che andranno alla pena eterna, non avranno la pena eterna e con la convinzione di simile pretesa inculcare che si abbiano delusioni e dubbi anche sulla vita eterna.

... perché permane la sua ira...
24. 3. Quindi nessuno interpreti il Salmo che canta: Dio si dimenticherà forse di avere pietà o reprimerà nella sua ira gli atti della sua misericordia? 89 nell'intento di supporre che la sentenza di Dio sugli uomini buoni è vera, sui cattivi è falsa, sugli uomini buoni e sugli angeli cattivi è vera, sugli uomini cattivi è falsa. Il passo del Salmo riguarda i vasi di misericordia e i figli della promessa, uno dei quali era il profeta stesso. Egli, dopo aver detto: Dio si dimenticherà forse di avere pietà o reprimerà nella sua ira gli atti della sua misericordia?, soggiunge di seguito: E ho detto: Ora incomincio, questo cambiamento viene dalla destra dell'Altissimo 90. Senza dubbio ha spiegato quel che aveva detto con le parole: Reprimerà forse nella sua ira gli atti della sua misericordia? L'ira di Dio è anche questa vita soggetta a morire, in cui l'uomo è divenuto simile a una cosa insignificante perché i suoi giorni trascorrono come un'ombra 91. Tuttavia nella sua ira Dio non dimentica di avere pietà facendo sorgere il suo sole sui buoni e sui cattivi e facendo piovere sui giusti e sugli ingiusti 92. In tal modo non reprime nella sua ira gli atti della sua misericordia, soprattutto riguardo al concetto che ha espresso questo Salmo con le parole: Ora comincio, questo cambiamento viene dalla destra dell'Altissimo. Infatti in questa vita piena di affanni, che è l'ira di Dio, Egli muta in meglio i vasi di misericordia, sebbene la sua ira persista ancora nella infelicità di questa soggezione al divenire, giacché pur nella sua ira non reprime gli atti della sua misericordia. Poiché dunque con questo significato si ottiene la veridicità di quel canto a una voce, ispirato da Dio, non è indispensabile che sia riferita a quel luogo, in cui coloro che non appartengono alla città di Dio saranno puniti con un supplizio eterno. Ma coloro che preferiscono estendere questo pensiero fino alle pene dei malvagi, per lo meno lo spieghino nel senso che, persistendo in essi l'ira di Dio che si è manifestata anteriormente con l'eterno supplizio, Egli non reprima in questa espressione della sua ira gli atti della sua misericordia e li faccia soffrire non con tutta l'atrocità delle pene di cui sono meritevoli. E questo non nel senso che non subiscano più quelle pene o a un certo punto se ne liberino, ma che le subiscano più miti e sopportabili di quanto meritano. In questo modo rimarrà l'ira di Dio e in essa non reprimerà gli atti della sua misericordia. Però dal momento che non mi oppongo non significa che condivido questa interpretazione.

... né vale l'esempio di Ninive.
24. 4. Del resto non io, ma la sacra Scrittura stessa confuta e smentisce del tutto e con molta chiarezza coloro i quali pensano che, più a titolo di minaccia che di verità, è stato detto: Via da me, maledetti nel fuoco eterno 93; e: Andranno questi al fuoco eterno 94; e: Saranno straziati per sempre 95; e: Il loro verme non morirà e il fuoco non si spegnerà 96, e altri testi del genere. Quelli di Ninive infatti in questa vita fecero penitenza 97 che fu perciò produttrice di frutti come se avessero seminato nel campo del tempo, in cui volle Dio che si seminasse nel pianto quel che in seguito sarebbe mietuto nella gioia 98. Tuttavia non si potrà negare che in essi fu adempiuto quel che il Signore predisse se si riflette un po' in che modo abbatte i peccatori, non solo usando l'ira ma anche la misericordia. I peccatori infatti sono abbattuti in due maniere: o come quelli di Sodoma in modo che gli uomini stessi siano puniti per i loro peccati, o come quelli di Ninive in modo che i peccati degli uomini siano distrutti con la penitenza. Si avverò quindi ciò che il Signore aveva detto; fu abbattuta la Ninive che era malvagia e fu ricostruita buona perché buona non era 99. Infatti, rimanendo in piedi le mura e le abitazioni, la città fu abbattuta nei limiti della pessima condotta. E così sebbene il profeta fosse afflitto perché non si ebbe l'avverarsi di quell'evento che quegli uomini, stando alla sua profezia, temevano, si avverò tuttavia l'evento preannunziato dalla prescienza di Dio perché Egli che preannunziò sapeva che doveva realizzarsi con un esito migliore.

La misericordia per coloro che sperano...
24. 5. Ma affinché questi misericordiosi alla rovescia imparino in qual verso si volge il testo: Quanto è grande l'abbondanza della tua dolcezza, Signore, che hai nascosto a coloro che ti temono, leggano il seguito: L'hai disposta per coloro che sperano in te 100. Gli incisi: L'hai nascosta a coloro che temono, e: L'hai disposta per coloro che sperano significano certamente che per coloro, i quali nel timore delle pene intendono stabilire una propria giustizia che è nella Legge, non è dolce la giustizia di Dio 101, perché non la conoscono. Infatti non l'hanno assaggiata. Sperano in sé appunto, non in lui, e perciò a loro è nascosta l'abbondanza della dolcezza di Dio, giacché lo temono certamente, ma con quel timore da schiavi che non è nella carità perché la perfetta carità estromette il timore 102. Quindi riserva la propria dolcezza per coloro che sperano in lui infondendo in essi la propria carità affinché con timore casto, non con quello che è estromesso dalla carità ma che rimane per sempre 103, quando si vantano, si vantino nel Signore. Cristo è infatti giustizia di Dio, il quale, come dice l'Apostolo, è diventato per noi sapienza da Dio e giustizia e santificazione e redenzione affinché, come sta scritto, chi si vanta si vanti nel Signore 104. Coloro che vogliono stabilire la propria giustizia non conoscono questa giustizia di Dio, che senza meriti è dono della grazia, e perciò non sono sottomessi alla giustizia di Dio che è Cristo 105. In questa giustizia è riposta l'abbondanza della dolcezza di Dio, in merito alla quale si dice in un Salmo: Assaggiate e vedete quanto è dolce il Signore 106. Se l'assaggiamo in questo cammino nell'esilio e non ce ne saziamo, ne abbiamo piuttosto fame e sete per saziarcene poi quando lo vedremo come è 107 e si adempirà quel che è stato detto: Mi sazierò quando si manifesterà la tua gloria 108. Così riserva il Cristo l'abbondanza della sua dolcezza per coloro che sperano in lui. Supponiamo inoltre che Dio nasconda a coloro che lo temono la propria dolcezza, come quei tali la concepiscono e per cui non condannerà i peccatori affinché, ignari di questo e nel timore di essere dannati, comincino a vivere onestamente e vi siano così coloro che pregano per coloro che non vivono onestamente. In che senso allora la riserva per coloro che sperano in lui, giacché, come fantasticano costoro, a motivo di questa dolcezza non condannerà coloro che non sperano in lui? Si pensi dunque a una dolcezza che riserva per coloro che sperano in lui e non a quella che, come si suppone, riserva per coloro che lo oltraggiano e bestemmiano. Invano dunque l'uomo dopo questa vita ricerca ciò che in vita ha trascurato di procurarsi.

... e che meritano.
24. 6. Anche il pensiero dell'Apostolo: Dio ha rinchiuso tutti nella mancanza di religione per usare a tutti misericordia 109, non è stato enunziato nel senso che non condannerà nessuno, ma se ne manifesta il significato da quel che precede. Infatti l'Apostolo, parlando dei Giudei, che in seguito avrebbero creduto, ai pagani, ai quali, ormai credenti, scriveva delle lettere, dice: Come voi infatti un tempo non avete creduto a Dio e ora avete ottenuto misericordia per la loro mancanza di fede, così anch'essi ora non hanno creduto nella misericordia usata a voi per ottenere anch'essi misericordia 110. Poi ha soggiunto quel motivo con cui costoro errando si lusingano e ha detto: Dio ha rinchiuso tutti nella mancanza di religione per usare a tutti misericordia. Tutti, cioè coloro di cui si parlava, come se dicesse: voi e loro. Dio dunque ha rinchiuso nella irreligiosità tutti, pagani e Giudei, che ha previsto e ha predestinato a essere conformi all'immagine del Figlio suo 111, affinché, volti indietro dalla loro irreligiosità col pentimento e rivolti alla dolcezza della misericordia di Dio con la fede, gridassero le parole del Salmo: Quanto è grande l'abbondanza della tua dolcezza, Signore, che hai nascosto a coloro che ti temono, ma l'hai riservata per coloro che sperano, non in sé ma in te 112. Usa misericordia dunque a tutti i vasi di misericordia. Che significa: "a tutti"? A quelli, cioè, che da pagani e Giudei ha predestinato, chiamato, giustificato, glorificato, poiché non di tutti gli uomini, ma di tutti questi non condannerà alcuno.

3) Salvezza non per tutti i battezzati...
25. 1. Ma ormai dobbiamo rispondere anche a quelli i quali, come i soprannominati, non garantiscono l'immunità dal fuoco non solo al diavolo e ai suoi angeli, ma neanche a tutti gli uomini, soltanto però a quelli che sono rigenerati nel battesimo e resi partecipi del suo corpo e del suo sangue, qualunque sia l'eresia o l'immoralità in cui siano vissuti. Ma li confuta l'Apostolo, il quale dice: Sono ben note le opere della carne che sono: fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come ho già detto, che chi le compirà non avrà parte nel regno di Dio 113. Questo pensiero dell'Apostolo è certamente falso se quei tali, liberati dopo un qualsiasi periodo di tempo, avranno parte nel regno di Dio. Ma siccome non è falso, nel regno di Dio non avranno parte. E se mai faranno parte del regno di Dio, saranno trattenuti nella pena eterna, poiché non v'è una condizione di mezzo, in cui non sia nella pena eterna chi non è stato associato a quel regno.

4) ...e non per tutti i cattolici...
25. 2. Perciò giustamente s'impone il problema del senso con cui si devono interpretare queste parole di Gesù: Questo è il pane che discende dal cielo affinché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo che sono disceso dal cielo; se uno mangerà di questo pane, vivrà in eterno 114. Coloro ai quali si deve rispondere in seguito rifiutano l'assunto del testo a coloro ai quali stiamo rispondendo. E son coloro che assicurano la liberazione finale non a tutti coloro che hanno ricevuto il sacramento del battesimo e del corpo di Cristo, ma ai soli cattolici, anche se vivono nell'immoralità. Non soltanto col sacramento, dicono, ma nella realtà si sono nutriti del corpo di Cristo, poiché sono congiunti al suo corpo, di cui ha detto l'Apostolo: Sebbene in molti siamo un solo pane e un solo corpo 115. Si deve infatti considerare che mangia il corpo di Cristo e beve il suo sangue chi è nell'unità del suo corpo, cioè nella struttura organica delle membra cristiane, poiché i fedeli sono soliti ricevere dall'altare nella comunione il sacramento del suo corpo. Perciò gli eretici e gli scismatici, separati dall'unità del corpo di Cristo, possono ricevere il sacramento in parola, ma non utile per loro, anzi nocivo, nel senso che con esso sono giudicati magari più severamente anziché liberati, sia pure più tardi. Non sono infatti in quel vincolo di concordia che è rappresentato da quel sacramento.

... soprattutto se hanno abiurato...
25. 3. Ma d'altra parte anche quelli, che con criterio interpretano di non dover pensare che si cibi del corpo di Cristo chi non è nel corpo di Cristo, accordano senza criterio la liberazione, a un certo punto, dal fuoco delle pene eterne a coloro i quali dall'unità di quel corpo cadono nell'eresia o nella falsa religione dei pagani. Prima di tutto debbono riflettere come sia inammissibile e troppo in contrasto con la sana dottrina che molti o quasi tutti coloro che, uscendo dalla Chiesa cattolica, hanno fondato irriverenti eresie e sono divenuti eresiarchi, abbiano una giustificazione migliore di quelli che non sono stati mai cattolici, poiché sono incappati nei loro lacci. È assurdo se ottiene che siano liberati dalle pene eterne il fatto che sono stati battezzati nella Chiesa cattolica e all'inizio hanno ricevuto il sacramento del corpo di Cristo nel vero corpo di Cristo, perché il disertore della fede, che da disertore si è reso avversario, è peggiore di colui che non ha abiurato una dottrina che non ha mai professato. Poi anche a loro si oppone l'Apostolo che pronunzia le parole citate e dopo aver elencato le opere della carne, con la medesima veridicità profetizza: Coloro che agiscono così non avranno parte nel regno di Dio 116.

... o vivono disonestamente.
25. 4. Quindi anche quelli di condotta degna di perdizione e di condanna, che però fino alla fine perseverano in una certa comunione con la Chiesa cattolica, non devono ritenersi sicuri lusingandosi intenzionalmente con le parole: Chi persevererà sino alla fine sarà salvo 117. In tal modo attraverso la disonestà della vita abbandonano la stessa onestà della vita che è il Cristo, o fornicando o eseguendo sul proprio corpo le altre impurità di atti disonesti, che l'Apostolo non ha voluto neanche nominare, o dilagando nell'immoralità della lussuria, o compiendo altre azioni, di cui l'Apostolo ha detto: Coloro che agiscono così non avranno parte nel regno di Dio 118. Perciò tutti coloro che si comportano così potranno andare soltanto alla pena eterna, poiché non potranno essere nel regno di Dio. Se perseverano in quelle azioni sino alla fine della vita, certamente non si può dire che hanno perseverato in Cristo sino alla fine, poiché perseverare in Cristo è perseverare nella sua fede; e la fede, come la delinea l'Apostolo, opera mediante la carità 119; e la carità, come egli dice in un altro passo, non opera il male 120. Perciò non si deve affermare che essi si cibano del corpo di Cristo, giacché non devono neanche essere considerati come membra di Cristo. Per non parlare d'altro, non possono essere contemporaneamente membra di Cristo e membra di una prostituta 121. Inoltre Egli dice: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui 122. Mostra che cosa significa mangiare il corpo di Cristo e bere il suo sangue, non solo nel sacramento ma nella realtà, cioè rimanere nel Cristo affinché in lui rimanga il Cristo. Ha detto quelle parole come se dicesse: "Chi non rimane in me e colui in cui io non rimango non affermi o pensi di mangiare il mio corpo e di bere il mio sangue". Perciò non rimangono in Cristo coloro che non sono sue membra. E non sono membra di Cristo coloro che si rendono clienti di una prostituta, se non desisteranno col pentimento di essere quel male e non torneranno con la riconciliazione a questo bene.

5) Non per i cattolici che hanno la fede ma non le opere.
26. 1. Ma i cristiani cattolici però, obiettano, hanno come fondamento il Cristo perché non hanno defezionato dall'unione con lui, anche se sopra questo fondamento hanno costruito una qualsiasi pessima vita come legno, fieno, paglia 123. Dunque la retta fede, mediante la quale Cristo è il fondamento, sebbene con la punizione perché le cose costruite sopra saranno bruciate, tuttavia a un certo punto li potrà salvare dalla perennità di quel fuoco. Può rispondere a loro in breve l'apostolo Giacomo: Se qualcuno dicesse di avere la fede, ma non ha le opere, forse che la fede lo potrà salvare? 124. E chi è allora, dicono, colui di cui l'Apostolo dice: Tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco 125? Esaminiamo insieme chi è costui; è tuttavia indiscutibile che un individuo simile non esiste per non mettere in urto il pensiero dei due Apostoli, se uno dice: "Se qualcuno avrà compiuto azioni cattive, la fede lo salverà mediante il fuoco"; e l'altro: Se uno non ha le opere, forse che la fede lo potrà salvare?
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