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La psicologia degli adolescenti spiegata alle mamme - educazione cristiana

Ultimo Aggiornamento: 01/07/2013 10:32
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Sesso: Femminile
01/07/2013 10:03



La adolescente pretende godere di una maggiore libertà

Un'altra manifestazione del sorgere della personalità consiste nell'esigenza dell'adolescente di godere di una maggiore libertà di azione e di giudizio. Tale atteggiamento è proprio della fine dell'adolescenza.

La ragazza chiede di uscire sola, di viaggiare sola, A quest'ultima libertà è legata una importanza simbolica notevole. S'intende che non chiede di andarsene per parecchi giorni da sola all'estero, ma vorrebbe solo fare un viaggetto di andata e ritorno per recarsi a trovare parenti o amici. Il viaggio da sola ha, per lei, un valore simbolico, perché è la dimostrazione tangibile che ci si fida di lei e si riconosce che non è più una bambina e la si considera una ragazza fatta.

Così l'andare al cinema sola, vedere un film approvato dai genitori, comprare articoli di abbigliamento o di divertimento secondo il " suo " gusto, da alla adolescente una gioia profonda; in questi piccoli fatti, essa vede il riconoscimento della propria personalità e indipendenza: sono azioni proprie dei " grandi " e quando le viene concesso di compierle, si sente trattata da persona grande.

Altre manifestazioni del sorgere della personalità: la ragazza non ammette più che le si diano degli ordini o le si vieti qualcosa senza giustificazione; pretende avere il diritto di difendere i propri gusti, di esprimere un proprio giudizio su determinati argomenti. Molte mamme, e soprattutto padri, si mostrano intransigenti su questo punto: vogliono che i figli pensino esattamente come loro, desiderano non solo quel che è legittimo, cioè far condividere ai figliuoli il loro modo di pensare, ma imporlo ai ragazzi. E questo non è possibile con le nuove esigenze dell'adolescenza.

Nell'adolescenza infatti il pensiero si fa più personale: la bambina incomincia a riflettere, acquista una maggiore conoscenza della vita sociale, si forma una piccola opinione personale. Il suo campo d'esperienza è ancora molto limitato; ella non vede che una minima parte della realtà. Però questa minima parte ella la vede, la giudica, ne riceve delle impressioni o tira delle conclusioni che crede giuste e fondate.

A quattordici e sedici anni non ha più l'intelligenza da bambina; questa facoltà si è sviluppata: la scuola, i contatti sociali, le conversazioni udite in casa, i libri, i giornali, hanno avuto un notevole influsso e hanno aiutato la adolescente a farsi un'opinione sua su molte cose. Sono giudizi molto legati alla sua sensibilità, alle sue impressioni, però sono giudizi “ personali ”, non più da “ bambina ”.

Molti genitori non si rendono conto di questa evoluzione, non vedono che la “ bambina ” cresce; troppo spesso pretendono imporre le loro decisioni senza giustificarle, E se la adolescente chiede il “ perché ” di un ordine, gli educatori rispondono con un secco “ perché va bene cosi ”, pronunciato con un tono di voce che fa supporre quali sarebbero le conseguenze se l'interessata non obbedisse subito! A volte, eccezionalmente, occorre imporre un ordine senza giustificarlo; ma questo non deve essere il metodo abituale. Tale metodo educativo risulta deteriore per lo sviluppo e l'arricchimento intellettuale della adolescente e poco atto ad ottenere obbedienza. Risultati estremi possono essere fughe, ostilità, odio, come è stato sperimentato nei laboratori medico-pedagogici, sorti in questi ultimi anni. Bisogna aiutare l'adolescente a formarsi una idea precisa e meno parziale della vita; e questo lo si otterrà non imponendo d'autorità dei giudizi, ma dando loro giustificazioni razionali.

Facilmente la ragazza, per una stima esagerata di sé, soprattutto dal punto di vista del cuore, può commettere delle imprudenze; occorre perciò completare la sua educazione morale. Molte volte, soprattutto quando si tratta di pericoli in cui può correre serio rischio l'integrità della giovane, gli educatori o educatrici danno consigli privi di qualsiasi spiegazione: “ Se tu sapessi i pericoli a cui ti esponi ”! È naturale che non lo sappia! Dove deve avere imparato a conoscerli, se nessuno gliene parla? L'unico effetto che producono simili frasi è di far intuire alla giovane l'esistenza di un mondo che le si nasconde e che, da Eva curiosa, desidera scoprire.

Una frase meno ambigua e più precisa giova molto di più!

Le adolescenti pretendono dire la loro opinione, riservarsi la decisione definitiva circa l'abbigliamento o il trucco: usano volentieri un poco di cipria o di rosso nonostante il giusto rincrescimento del papà che preferisce la naturale semplicità. Esse desiderano portare gonne corte se si “ usano ” corte, lunghe se la moda lo impone: i papà, specialmente, troveranno che tutto ciò è poco adatto o ridicolo. Ma esse vogliono i vestiti accollati, o no, i capelli lunghi o corti, aderenti alla testa o soffici, tagliati alla tifo o a colpo di vento o alla bebé, a seconda delle esigenze della moda tiranna.

In questo campo la mamma è spesso complice; il papà assume forse davanti a progetti giudicati ridicoli, un atteggiamento di opposizione... poi, stanco, finisce per arrendersi! È meglio che rifletta prima di iniziare la “ guerriglia ”; faccia qualche concessione, pur rimanendo irremovibile in sede morale e consideri pure con aria divertita le scelte più o meno ridicole che la moda impone alle sue ragazzine. I conflitti in famiglia possono nascere, oltre che per motivi di “ moda ”, anche per i diversi gusti musicali. Papà e mamma hanno raggiunto una età in cui si ama la quiete; la figliola invece ama tutto ciò che eccita: tiene la radio a tutto volume mentre si trasmette musica jazz (salvo poi poco dopo compiacersi di ascoltare musica malinconica). I genitori sostengono che tale musica è stupida, buona per gli squilibrati, e la ragazza ne difenderà con ardore la musicalità!

Occorre un po' di tolleranza da ambo le parti; la salvezza del mondo non è poi legata all'amore o all'odio per il jazz, alla simpatia o al disprezzo per i versi liberi, ai capelli lunghi o corti, lisci o ondulati! Non è certo il caso di suscitare aspre discussioni per questi argomenti o di arrivare a quelle draconiane conclusioni: “ Finché campa tuo padre, non farai niente di tutto questo! ”. Molto meglio stabilire un accordo: ascolti pure il jazz quando è sola, ma lasci che i genitori ascoltino l'aria della loro operetta preferita o di un oratorio!

Invece d'imporsi in maniera dittatoriale, è preferibile che i genitori chiacchierino e discutano con le loro figliole; queste non vedono che una minima parte della realtà e solo un aspetto delle cose. Parlando invece le aiutino a scoprire altri aspetti, inconvenienti o vantaggi a loro ignoti: in tal modo il papà e la mamma contribuiranno a completare nelle figliole la loro visione della vita, a sviluppare l'intelligenza, ad arricchire la propria cultura... e le porteranno a condividere, se non totalmente, in gran parte, le loro opinioni! Concediamo pure che la gioventù è settaria nelle proprie idee e gusti... ma non lo è forse anche l'adulto?

I genitori stiano tranquilli: molti gusti si modificano con l'età, molti giudizi si attenuano, si arricchiscono, subiscono una evoluzione. Verrà un giorno in cui la ragazza sarà in grado di giudicare più saggiamente la vita coi suoi doveri e i suoi pericoli e allora anche i gusti saranno mutati e forse divenuti identici a quelli dei genitori! Se i genitori adottassero di più questa saggia politica della discussione pacifica, raggiungerebbero più facilmente i risultati che desiderano. La adolescente infatti che sembra intransigente nei suoi gusti e nei suoi propositi è in realtà poco sicura di sé: l'adolescenza è infatti l'età oltre che dell'affermazione della personalità, dell'esitazione e della timidezza.



La adolescente è timida e cerca un appoggio

È naturale e comprensibile che la adolescente, rendendosi a poco a poco cosciente della propria personalità fisica, intellettuale, e, lo vedremo più avanti, affettiva e morale, provi il desiderio di manifestarla e di sperimentare le sue forze nascenti. Questo fatto spiega quella volontà di affermarsi, di cui abbiamo già osservato vari aspetti.

Contemporaneamente però la ragazza costata la propria fragilità. Non insistiamo oltre sulle cause fisiche di questa impressione: dalla più viva vitalità la adolescente passa a stati di debolezza che le permettono di rendersi conto della fragilità della sua condizione.

E questo fenomeno si ha non solo nello stato fisico, ma anche in quello intellettuale: la adolescente difende le proprie convinzioni, dà l'impressione di essere testarda e cocciuta. Dentro di sé tuttavia è meno sicura di quello che dice; ha coscienza che la sua visione della vita e le sue esperienze sono molto limitate. Vi sono settori in cui dimostra una grande sicurezza: " Infine, mamma, lo so bene anch'io! "; nel campo affettivo crederà eterne le sue amicizie attuali, perfetta la persona per la quale ha " preso una cotta "; in questi campi non dubita certo di sé, è sicura delle sue affermazioni e dei suoi giudizi.

Si rende tuttavia conto che ha ancora molto da scoprire, che ha colto solo alcuni aspetti anche di cose che cadono sotto la sua esperienza immediata; ecco perché in certi momenti non si fida più di sé. Si rende conto che i suoi giudizi, apparentemente irremovibili, evolvono col passare dei giorni: quello che oggi le sembra grigio, tra una settimana le appare bianco. In una parola, acquista coscienza che le sue convinzioni sono basate su impressioni mutevoli; ne consegue un dubitare di sé. Su molti argomenti, l'apparente sicurezza nasconde un'intima esitazione.

Vi sono d'altronde mondi che ha coscienza di ignorare completamente: si sente a disagio davanti a un gruppo di adolescenti o di ragazzi, gli uomini maturi la intimidiscono. Con i primi assume atteggiamenti apparentemente contraddittori, che tradiscono il suo disagio; ora abbassa gli occhi, o parla con disinvoltura, o ride sguaiatamente, o addirittura li sfugge.

Tutto quello che si riferisce a questo mondo misterioso del sentimento e dell'amore suscita in lei un vivissimo interesse: la ragazza legge col desiderio di capire sempre un poco di più. Purtroppo nei libri trova spesso un mondo falso, idealizzato, romanzato, irreale; anche se si immerge con voluttà in quei racconti e vi costruisce i suoi sogni, in realtà la fanciulla non lo fa senza una certa esitazione e un certo timore di oscuri pericoli, di delusioni; ciò avverrà soprattutto se le letture, che fino a quel momento le sono passate per le mani, sono a tendenza piuttosto realistica e pessimista.

Per strada, gli sguardi insistenti di ragazzi o di uomini facilmente la turbano, pur non comprendendo bene che cosa possano significare: si sente fragile perché giovane, si sente fragile perché donna.

Tutti questi elementi fanno si che sotto questa apparente sicurezza di sé, di autosufficienza in alcuni momenti e in alcuni campi, in realtà si senta debole e timida di fronte alla vita; cerca un appoggio e una protezione, un aiuto sicuro in qualcuno più forte di lei. Con accanimento la giovinetta difende la sua nascente indipendenza e non intende che gliela si sottragga; ma se la mamma o l’educatrice riesce ad adattarsi con abilità alla sua evoluzione, se mostra di avere fiducia nelle sue iniziative; se comincia a trattarla da ragazza “ grande ” e a discutere con lei sia i suoi ordini che i suoi giudizi; se sa rendersi piuttosto una protettrice amica, che una autorità tiranna; se, con il suo metodo intelligente, saprà dare alla fanciulla l'impressione di capirla, guadagnerà, almeno in parte, la sua fiducia: la adolescente è ipersensibile, il minimo passo falso potrebbe rinchiuderla, provvisoriamente o per sempre, in sé. Bisogna ricordare ch'ella cerca non una indagatrice della sua condotta, ma una confidente per esprimere i propri sentimenti e, esprimendoli, spiegarli a se stessa, per scaricarsi di un peso troppo forte, per ricevere consigli utili circa la linea di condotta da tenere, Ecco la ragione della necessità di guadagnarsi la fiducia con la simpatia e dell'inutilità di imporsi su di lei e di sorprenderla nei suoi movimenti.

Una mamma o un'educatrice che si mostra comprensiva, affettuosa, rispettosa della personalità della adolescente, sarebbe da questa accolta come la benvenuta. Questa ha infatti bisogno di confidarsi; se non lo ha fatto con la mamma, con una educatrice o una insegnante, lo farà con delle amiche. Si vedono spesso gruppi di adolescenti che parlano accanitamente tra loro e che non accolgono estranee: sovente hanno tra queste l'amica del cuore, cui confidano i propri segreti.

L'adulto deve rinunciare alla speranza di essere il confidente totale della adolescente: perché vi sia confidenza piena, occorre che vi sia un sentimento di uguaglianza e questo non è mai possibile tra la mamma e la figliola. Tuttavia quanto più le mamme e le educatrici saranno comprensive, tanto più sarà vasto il terreno di intesa e il piano di fiducia. Per questo occorre bontà, simpatia reale, incoraggiamento, e soprattutto far loro sentire che si partecipa alla loro gioia di vivere e alle loro speranze nel futuro.



La adolescente è chiusa

L'adolescenza è l'epoca della maggiore segretezza; la adolescente fa molta fatica a confidarsi con gli adulti; e questo per vari motivi. Uno dei principali è la difficoltà ad esprimere ciò che prova dentro di sé: ha a sua disposizione un vocabolario molto ridotto, l'espressione dei sentimenti delicati richiede sfumature, e non è cosa facile. Inoltre le sue sono spesso impressioni contraddittorie, vaghe, difficilmente analizzabili, imprecise. E poi non osa rivelarsi interamente ai suoi genitori o insegnanti; prova sentimenti di ogni genere: alcuni che sa buoni e lodevoli, altri meno nobili: invidie, gelosie, ecc. Gli adulti le predicano sempre un ideale nobilissimo! La adolescente si sente molto lontana da un simile ideale e teme, se confida i suoi veri sentimenti agli adulti, una predica o rimproveri o disprezzo. Una causa notevole del carattere chiuso della ragazza è appunto la diffidenza che è in grado di costatare tra la morale perfetta che le predichiamo e il suo comportamento. Una buona pedagogia deve suggerire alla mamma di far comprendere alla figliola che conosce anche lei la fragilità umana: è un compito molto delicato questo di equilibrare la predicazione dell'ideale con la indulgenza per la debolezza umana.

La bambina dice ingenuamente quello che pensa: i suoi sentimenti e pensieri le si leggono nel volto. La adolescente sa che vi sono sentimenti buoni e cattivi: figlia di Eva, ne prova di ambo le sorti; e siccome non ama essere corretta, rimproverata o giudicata male, preferisce tenerli per sé. La mamma la giudica chiusa e segreta. Quanto alla adolescente spesso ha l'impressione di una grande solitudine: pensa di non potersi confidare con nessuno con tutta sincerità, teme di trovare attorno a sé solo dei giudici severi, dei biasimi, di perdere una buona parte della sua reputazione.

Di frequente la ragazza si pone dei quesiti circa il mistero della vita: è l'età in cui necessariamente affiorano questi problemi con più o meno curiosità. Anche se la mamma — unico atteggiamento intelligente — ha già precedentemente risposto agli interrogativi posti, non è rara una certa timidezza che impedisce alla figliola di sottoporle i suoi nuovi dubbi o domande. A maggior ragione, se la mamma non le ha mai parlato di queste cose, la ragazza tiene per sé quei problemi: ha paura di parlarne. E poi a volte gli adulti stessi contribuiscono a creare questo falso pudore: se la bambina fa delle domande, le si rimprovera una simile curiosità.

Con le compagne invece tutte le incertezze che le impedivano di parlare con gli adulti, cadono: sono ragazzine come lei, non hanno maggiore ricchezza di vocabolario o maggiore capacità di analizzarsi; con loro può parlare alla buona, senza temere di stupire o di essere rimproverata; da loro può sperare comprensione e simpatia e anche una compagnia sufficiente perché sia liberata da quella orrenda impressione di solitudine.

La mamma che sogna di diventare, almeno in parte, la confidente della propria figliola, deve comprenderla e trattarla con molta bontà. Pur additandole l'ideale, se è buona educatrice avrà cura di mostrarsi sempre molto comprensiva delle debolezze umane. Se poi ha sufficiente memoria per ricordare la sua adolescenza e sufficiente umiltà per rivelare alla figliola qualche sentimento da lei provato allora, si attirerà la fiducia della adolescente e l'aiuterà in tal modo a confidare ciò che non osa e potrà intuire e affrontare i problemi che la ragazza non osa sottoporre. Tale metodo non è facile: e le mamme devono rassegnarsi in partenza a non conoscere mai interamente l'anima delle loro adolescenti!



La adolescente si pone in maniera personale il problema religioso

L'adolescenza, l'abbiamo ripetuto già molte volte, è innanzi tutto l'età dei contrasti: c'è una oscillazione perpetua in tutti i campi: quello religioso non sfugge a questa legge. La adolescente passa dai due estremi, dal fervore al dubbio: sono rare quelle che non passano per queste alternative. E non dobbiamo meravigliarcene: la adolescente è una personalità in formazione in tutti i campi: se è credente, nel suo sforzo costruttivo entrerà pure la religione.

Fino a questa età la bambina ha una pietà spontanea, docile agli esempi della casa o della scuola, nessun problema la tormenta, non medita sulle basi della fede: l'infanzia è l'epoca del giuoco, non del ragionamento. Non si analizza, non prova tutte le crisi del sentimento descritte ed esaminate in queste pagine: scoraggiamento, dubbio di sé, senso di inferiorità, bisogno di trovare un appoggio, di manifestare le ricchezze che sente in sé. Con l'adolescenza sorge nella maggior parte la riflessione razionale e una vita interiore e affettiva intensa; problemi di fede si pongono a quelle che vivono in ambienti in cui la fede è discussa e non praticata da tutti coloro che la circondano; problemi di vita spirituale, del futuro, di vocazione sorgono in quelle che vivono in una fervida atmosfera religiosa.

Inizi di crisi religiosa sono frequenti là dove famiglia e scuola non sono sul medesimo piano spirituale. La bambina che ieri ammetteva e credeva tutto quello che le si diceva, ora adolescente, vuoi sapere e capire il “ perché ” ed il fondamento di quel che le si insegna: è questa una evoluzione fatale, pericolosa sotto certi aspetti, provvidenziale sotto altri, è la tappa necessaria, il passaggio dalla fede passiva alla fede personale. Perché sia superato facilmente e felicemente questo periodo, è necessario completare l'insegnamento e la formazione dati nella fanciullezza con risposte chiare e convincenti alle domande e ai dubbi religiosi della adolescente.

Non è sempre una cosa facile: molte volte i problemi che la agitano non si formulano in termini chiari e precisi neppure a lei stessa e non vertono su un punto determinato: creano solo una “ impressione ” generale di dubbio e di incertezza. La adolescente, l'abbiamo visto, è molto soggetta alle proprie impressioni, e le segue senza analizzarle o discuterle: si può quindi comprendere quali ripercussioni abbiano sul suo spirito e sulla sua condotta questi stati d'animo di disagio religioso.

L'educatrice deve aiutare la adolescente a precisare le proprie difficoltà, aiutarla a risolverle e soprattutto invitarla a non tenere in troppa considerazione le impressioni ingiustificate. È sempre utile in simili occasioni ricordare le grandi verità religiose e razionali che sono a fondamento della fede.

Per le adolescenti che vivono in un ambiente familiare e sociale credente, il problema religioso assume altri aspetti: le eventuali crisi non verteranno sulla fede ma sulla pietà: fervore entusiasta, esaltazione, misticismo, si alterneranno con periodi di aridità, freddezza. Cause di questi mutamenti non sono soltanto gli incidenti della vita fisiologica della adolescente, ma soprattutto quelli della sua vita affettiva e sentimentale: nei giorni sereni proverà un fervore quasi sensibile, nei momenti di sconforto o di delusioni proverà i sentimenti opposti: avrà l'impressione di un cielo vuoto e muto, in cui nessuno ascolta la sua invocazione e risponde alla sua preghiera.

Frequentemente in questi giorni di gioia o di prova penserà di entrare più tardi nella vita religiosa: gli esempi che ha sotto gli occhi, la gioia che prova nella preghiera nei momenti di fervore, il bisogno di conforto, la volontà di consacrare la vita ad un compito nobile, possono suscitare in lei un tale desiderio. Solo l'avvenire potrà dire se si tratta di vera vocazione con una solida base. Non si deve dare un valore definitivo a ciò che può essere una semplice emozione religiosa passeggera; non si deve però neppure negarle qualsiasi serio fondamento.

Attraverso tutti questi sbalzi si forma e si costruisce la personalità religiosa. L'adolescenza è l'età in cui incomincia a porsi il problema del valore dei grandi sentimenti umani: il sentimento religioso non può sfuggire all'indagine, in ispecie presso quelle che hanno una certa profondità e che cominciano a riflettere.

Non neghiamo che alla base della pietà della adolescente non ci sia l'insegnamento ricevuto in casa, che la pratica non subisca degli alti e bassi dovuti alla sensibilità vivissima di questa età. In un certo numero però non c'è solo docilità a una educazione o continuazione di abitudini prese nell'infanzia o ancora dipendenza di successivi stati di animo, che spiegano i problemi religiosi della fanciulla ed il suo atteggiamento verso di essi, c'è qualcosa di più, è il risveglio di una personalità e la intuizione del rapporto tra l'essere umano limitato e fragile e Dio, Su questa base di sentimento, di ragione e di fede, si può creare una religione personale, necessariamente affettiva, trattandosi di una donna, ma fondata solidamente su di una chiara visione e una intuizione della condizione dell'uomo dinanzi a Dio.

La pietà della adolescente subirà molto l'influsso dei suoi umori: quando prova gioia, conforto a pregare, è generosa, fa dei fioretti, dei servigi, ha la convinzione di amare molto Iddio. Ma quando, e non sa neppure lei il perché, non prova nessun gusto a pregare, nessun entusiasmo religioso, il più piccolo sacrificio le pesa, il più piccolo sforzo le costa moltissimo: tutti i suoi generosi progetti per il futuro sfumano; si sente fiacca, triste, scoraggiata, cattiva; si paragona alle altre che giudica " migliori ", ha l'impressione di non sapere più amare.

Sarà difficile farle capire - ed è opportuno ripeterglielo spesso - che lo stato d'animo non ha importanza nella vita spirituale; non si ama Iddio perché si " sente " il suo amore, ma quando Gli diamo prova del nostro amore, anche senza sentire niente, facendo fedelmente il nostro dovere. Occorrerà molto tempo perché si persuada che amare non è tanto opera del sentimento, bensì della volontà e dono concreto di sé: tanto meglio poi se il sentimento si unisce alla volontà, la riscalda, la rende pronta e gaudiosa: il nostro cuore umano, fragile, ha bisogno di provare ogni tanto questa gioia. Ma l'essenziale non è qui; è nel compimento fedele del proprio dovere in " spirito " d'amore, di docilità alla volontà di Dio.

La mamma deve sforzarsi di far comprendere alla propria figliola la vera pietà, deve aiutarla a liberarsi dagli influssi deprimenti o esaltanti degli stati d'animo o delle impressioni passeggere, e a fondarsi sulla solida roccia della fede e del dono volontario di sé.



Riepilogo

Riassumiamo le prime scoperte fatte nel nostro sforzo di comprendere l'anima della adolescente.

Nell'adolescenza il corpo della bambina sta acquistando progressivamente il suo aspetto definitivo. Lo stesso avviene nell'anima. Caratteristiche di questa età sono la presa di coscienza di una personalità in formazione, la sensazione profonda e viva di avere risorse nuove e la volontà di usarle e di affermarsi. Donde il non ammettere di essere trattata come una bambina, l'indocilità, il desiderio di una maggiore libertà, la rivendicazione del diritto di avere idee personali, dei gusti personali, delle attività personali.

Ma la adolescente ha una personalità ancora incompleta, caotica, in formazione; la sua intelligenza ha appena cominciato a prendere coscienza del mondo; il suo cuore (lo vedremo nel prossimo capitolo) si sta aprendo al sentimento profondo e sbalorditivo della tenerezza e dell'amore; la sua volontà è ancora incapace di esercitare un dominio di sé. Queste le cause delle analisi, delle introspezioni per cercare di conoscersi, della timidezza da un Iato e la ostinazione nei giudizi, lo scoraggiamento, gli sbalzi di umore, l'instabilità generale della personalità e della sensibilità, dall'altro. È essenzialmente un'età di transizione; è l'addio della fanciullezza, l'epoca in cui la personalità è in costante metamorfosi e in continua costruzione come le linee del volto; è l'ingresso nel mondo degli adulti, mondo attraente, seducente, misterioso, temibile; è l'alba di un giorno incerto di cui non si riesce a capire come sarà il tempo.

La bambina in questa età ci appare con le sue speranze e i suoi timori, con i suoi entusiasmi e i suoi scoraggiamenti, sicurezza di sé e timidezza, bisogno di indipendenza e di appoggio, età in cui si prepara il destino, età difficile da comprendersi dagli adulti. Età però in cui i genitori, se sono abili, potranno aiutare molto le loro figliole a impostare la loro vita di donne e metterle in guardia dai grandi pericoli.

Quel che distingue maggiormente la donna dall'uomo, quello che la caratterizza nella vita sociale è soprattutto l'intensità della sua vita affettiva. Studieremo ora questo aspetto dell'anima femminile, aspetto in cui è racchiuso non esclusivamente, ma principalmente, il segreto della sua personalità. È infatti impossibile descrivere e capire l'anima femminile senza dare una estrema importanza al cuore.

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