XIX. - LA COMUNITA' MONDIALE
Oggi è divenuto di moda dire: « Il mondo è piccolo ». La verità si è che sulla terra - sempre tanto, tanto grande - i progressi della tecnica moderna rendono assai facili gli incontri, le conoscenze, gli scambi, le vicendevoli influenze. Di fronte alla marcia della tecnica sembra che le barriere cadono. Essa, a dir vero, aiuta a superarle; tale suparamento però è cosa eminentemente spirituale dev'essere il frutto del pensiero e della volontà: il pensiero, che dimostra gli uomini fratelli; la volontà che li spinge ad amarsi.
Dall'individuo alla comunità mondiale.
La concezione sociale cristiana - come s'è visto - è essenzialmente pluralistica, riconosce, cioè, diversi soggetti della vita associata: le singole persone, le famiglie, le diverse associazioni, gli Stati.
Essa però, logicamente, non si ferma allo Stato, ma afferma l'esistenza della società internazionale e, infine, della comunità mondiale.
Questa non .toglie i possibili rapporti speciali tra gruppi di nazioni; questi, a loro volta, non distruggono i singoli Stati, come questi non annullano le società minori, le famiglie, gli individui. Tutto dev'essere riconosciuto; tutto deve anche, però, essere armonizzato.
Dall'individuo alla comunità mondiale è tutta una mirabile ascesa, un meraviglioso insieme di rapporti, di diritti e di doveri, una feconda apertura a sempre più vasti orizzonti, con la mèta finale d'una organizzazione giuridica comprendente tutte le nazioni e d'una reale fraternità di tutti gli uomini della terra.
La famiglia umana.
Come la famiglia non impedisce di amare la Patria, così l'amore di questa non deve impedire di vedere, comprendere, amare le altre nazioni, l'intera umanità.
Lingua, situazioni geografiche, costumi, tradizioni, sono, certo, realtà che differenziano i popoli e, per certi aspetti, li tengono lontani. Tutto ciò, però, non rappresenta un ostacolo insuperabile all'idea dell'umana fraternità.
a) Lo dimostra la storia, che tante volte ha visto legarsi durevolmente Stati e popoli che, magari, s'erano per secoli combattuti;
b) lo afferma il Cristianesimo, che proclama gli uomini tutti ugualmente figli di Dio, fratelli tra loro, chiamati ad essere membri dello stesso « Corpo Mistico di Cristo », obbligati a vivere tra loro osservando la legge dell'amore;
c) lo conferma la stessa natura, dimostrando che gli uomini hanno la stessa origine e lo stesso fine, che formano una sola famiglia umana, che sono organizzati in popoli che, tutti uniti, formano la « naturale società delle genti »;
d) lo impongono l'interesse comune, il progresso tecnico, la diffusione della cultura e dell'arte, la necessità d'una durevole pace, le esigenze della giustizia.
Società internazionale e comunità mondiale.
Le nazioni debbono, per le ragioni suddette, conoscersi, avvicinarsi, accordarsi tra loro. È ciò che a poco a poco sta avvenendo; occorre che, in un un tempo relativamente breve, " gli accordi tra nazioni o gruppi di nazioni conducano ad un'organizzazione giuridica di tutta la comunità mondiale delle nazioni. Al principio di ogni accordo devono stare la verità cristiana della fraternità e l'imperativo cristiano dell'amore; alla base, poi, deve stare la regola: « occorre esser fedeli ai patti » (Fatta sunt servavula).
La teoria che dà allo Stato un potere assoluto e supremo dev'essere scartata; occorre affermare l'esistenza anche del diritto naturale delle genti e, conseguentemente, del dovere di rispettarlo e di ispirarsi ad esso nello stipulare i trattati internazionali e nel metterli in pratica.
Le principali norme dell'ordine internazionale.
Esse - ripetutamente proclamate dai Papi degli ultimi tempi - possono ridursi schematicamente alle seguenti:
1) diritto di ogni nazione, grande o piccola, debole o potente, all'esistenza;
2) diritto dei diversi gruppi etnici incorporati ad uno Stato al rispetto delle loro speciali caratteristiche;
3) possibilità per ogni nazione di partecipare ai beni della terra e particolarmente di accedere alle materie prime;
4) diritto e dovere di dirimere le eventuali controversie sempre « colla forza del diritto » e mai « col diritto della forza »;
5) esistenza di istituzioni internazionali atte a dirimere le possibili controversie;
6) istituzione dell'arbitrato obbligatorio con collegate forze di sufficiente polizia internazionale;
7) libertà dei mari e progressiva liberalizzazione dell'economia;
8) equa composizione delle diversità di vedute riguardo all'integrità territoriale, ai diritti politici ed economici, ecc.
9) disarmo materiale - se pur realizzato gradualmente e con effettive garanzie;
10) disarmo morale, che superi gli odi, i desideri di vendetta e di rivalsa, le inimicizie tra i popoli.
Assai importanti - benché cose non perfette - sono la creazione, in questi ultimi anni, dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (O.N.U.), della Conuutità Europea Carbone Acciaio del Mercato Comune Europeo e dell'Euratom, nonché l'approvazione (10 dicembre 1945) della Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo.
La religione cattolica.
Come ripetutamente ha messo in rilievo il Papa Pio XII, a nel campo di un nuovo ordinamento (internazionale) fondato sui principi morali non v'è posto per la persecuzione della religione e della Chiesa. È proprio, invece, dall'influenza che la religione - in modo tutto particolare il Cristianesimo cattolico - potrà avere sulla società e sugli ordinamenti internazionali che dipenderà in gran parte una pace giusta e durevole e la costruzione di una autentica civiltà.