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L’AMICIZIA SPIRITUALE di AELREDO DI RIEVAULX

Ultimo Aggiornamento: 10/08/2013 14:56
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10/08/2013 14:46

LIBRO TERZO
La scelta degli amici e la pratica dell’amicizia


Aelredo: Tu da dove vieni? E per cosa sei venuto qui?
Luca: Sai bene perché sono qui.
Aelredo: C’è anche Marco?
Luca: Questo è affar suo. Oggi non potrà certamente accusarci di essere in ritardo.
Aelredo: Vuoi che continuiamo il nostro discorso?
Luca: Sono certo che Marco verrà. Credo anche che la sua presenza sia necessaria, perché ha una sensibilità che ne rende l’intuito più acuto. E poi sa fare domande intelligenti e ha una memoria migliore della mia.
Arriva Marco.
Aelredo: Hai sentito, Marco? Luca ti stima più di quanto tu non pensassi.


Marco: E come non potrebbe essere mio amico, lui che lo è di tutti? Bene, visto che ora, memori della tua promessa, siamo qui tutti e due, non sprechiamo tempo prezioso.
Aelredo: La fonte e l’origine dell’amicizia è l’amore, poiché ci può essere amore senza che ci sia amicizia, ma non ci può mai essere amicizia senza amore. L’amore, a sua volta, nasce o dalla natura, o dal dovere, o dalla sola ragione, o dal solo sentimento, o da queste cose insieme. Per natura, ad esempio, la madre ama il figlio. Per dovere, a motivo di qualche cosa che si dà o si riceve, ci si lega con un affetto particolare. È in nome della ragione che amiamo i nemici, non certo per una spontanea inclinazione del cuore; per obbedire a un comandamento. Ci muove solo il sentimento, invece, quando siamo attratti verso qualcuno solo per le qualità fisiche, come la bellezza, la forza, la capacità nel parlare. C’è infine un amore che trae origine dalla ragione e dal sentimento insieme, ed è quando, persuasi dalla ragione ad amare qualcuno a motivo delle sue virtù, ci sentiamo ancora più attratti verso di lui per l’amabilità del comportamento e per la simpatia di una vitalità più ricca: così la ragione si unisce al sentimento, e l’amore che ne deriva è reso puro dalla ragione, dolce dal sentimento. Quale di queste forme di amore vi sembra corrisponda meglio all’idea di amicizia?
Marco: Sicuramente quest’ultima, che ha alla base la contemplazione delle virtù, e come perfezionamento l’amabilità dei modi. Però vorrei sapere se dobbiamo accogliere nel dolce segreto dell’amicizia tutti quelli che amiamo in questo modo.

L’amore di Dio è il fondamento della vera amicizia

Aelredo: Si deve prima stabilire qual è il fondamento sicuro da cui l’amore spirituale trae i principi che lo regolano. Così, chi vuol raggiungere in modo diretto le vette di questo amore, userà la massima cautela per non trascurare o andar oltre il fondamento stesso. Questo fondamento è l’amore di Dio: ad esso bisogna riportare tutto quanto l’amore o il sentimento suggeriscono, tutto quello che un’ispirazione ci sussurra nel segreto o un amico propone apertamente; e si deve stare molto attenti perché tutto ciò che si fa si trovi in sintonia con il fondamento, e tutto ciò che se ne discosta venga ricondotto al modello base e sia subito corretto a partire dalle caratteristiche del modello stesso. Non siamo tenuti, comunque, ad accogliere nella nostra amicizia tutti quelli che amiamo, perché non tutti ne sono capaci. L’amico, infatti, è lo sposo dell’anima tua, e tu unisci il tuo spirito al suo, coinvolgendoti al punto da voler diventare con lui una cosa sola; a lui ti affidi come a un altro te stesso, niente gli nascondi e nulla hai da temere da lui. Se si ritiene che qualcuno sia adatto a tutto questo, bisogna prima sceglierlo, poi metterlo alla prova e infine accoglierlo. L’amicizia, infatti, deve essere stabile, quasi un’immagine dell’eternità stessa, e rimanere costante nell’affetto. Per questo non dobbiamo seguire impressioni vaghe, e in base ad esse mutare continuamente gli amici in modo infantile Nessuno è più detestabile di colui che offende e tradisce l’amicizia; niente tormenta tanto l’animo quanto l’essere abbandonato o combattuto da un amico. Per questo bisogna mettere la massima cura nello scegliere un amico, e usare un’estrema cautela nel metterlo alla prova. Però una volta che lo si è accolto, va tollerato, trattato e seguito in modo tale che, se non si allontana in modo irrevocabile dal fondamento che noi conosciamo, lui sia a tal punto tuo, e tu suo, nelle cose del corpo come in quelle dello spirito, che niente venga a dividere gli animi, gli affetti, le volontà e le idee.



I quattro gradini

Dunque sono quattro i gradini che ci fanno salire alla perfezione dell’amicizia: il primo è la scelta, il secondo è la prova, il terzo è l’accoglienza, il quarto è “l’accordo sommo nelle cose divine e umane accompagnato da carità e benevolenza”.
Marco: Ricordo che nel tuo primo discorso, quello con il tuo carissimo Giovanni, hai spiegato bene questa definizione; ma siccome dopo hai discusso di molti generi di amicizia, vorrei sapere se essa li comprende tutti.
Aelredo: Poiché la vera amicizia può sussistere solo tra i buoni, coloro cioè che non possono né vogliono fare alcunché contro la lealtà e l’onestà, è chiaro che tale definizione non riguarda qualunque tipo di amicizia, ma solo quella che può essere chiamata vera.
Luca: E perché non accettare anche la definizione che, prima del dialogo di ieri, mi piaceva molto, cioè l’amicizia come accordo nelle cose che si vogliono o non si vogliono?
Aelredo: Certo, anche questa può andar bene, purché essa unisca due persone che hanno abitudini buone, una vita equilibrata e degli affetti ordinati.
Marco: Sarà Luca a valutare se questi requisiti sono presenti sia in lui che nel suo amico, così da poter vivere con lui in unione di volontà, non concedendo a se stesso o all’altro niente che sia ingiusto, o disonesto, o indecoroso. Però adesso ci interessa sentire la tua opinione sui quattro gradini di cui hai parlato.

LA SCELTA DELL’AMICO E I TEMPERAMENTI DIFFICILI

Aelredo: Parliamo per prima cosa della scelta. Ci sono certi difetti che impediscono, a chi vi si trova impegolato, di osservare con costanza le regole e i diritti dell’amicizia. Chi è così non deve essere scelto con leggerezza come amico. Se però ci sono in queste persone altri aspetti della vita e del comportamento che piacciono, allora si deve fare ogni sforzo per aiutarli così da renderli idonei all’amicizia. Sto parlando di coloro che per carattere sono irascibili, instabili, sospettosi e chiacchieroni.
Gli irascibili

È difficile infatti che uno, spesso sconvolto dall’ira, non se la prenda un giorno o l’altro anche contro l’amico, come è scritto nel Siracide: “C’è anche l’amico che si cambia in nemico e scoprirà a tuo disonore i vostri litigi” (Sir 6,9). Per cui la Scrittura dice: “Non ti associare a un collericoe non praticare un uomo iracondo, per non imparare i suoi costumi e procurarti una trappola per la tua vita” (Pr 22,24 25). E Salomone dice: “L’ira alberga in seno agli stolti” (Qo 7,9). E c’è forse qualcuno che spera di poter conservare a lungo l’amicizia con uno stolto?
Marco: Eppure, se ben ricordo, ti abbiamo visto coltivare con tanta bontà un’amicizia con un uomo dall’ira terribile e abbiamo sentito che fino al termine dei suoi giorni non è mai stato offeso da te, benché spesso lui ti abbia offeso.


Aelredo: Ci sono alcuni che sono irascibili per temperamento naturale, e che tuttavia sanno reprimere e moderare così bene questo loro difetto da non cadere mai in quelle cinque colpe che secondo la Scrittura rovinano l’amicizia fino a distruggerla, anche se talvolta offendono l’amico con parole o gesti sconsiderati, o con scene indiscrete di gelosia. Se abbiamo accolto una persona così nella nostra amicizia dobbiamo sopportarla con pazienza, e poiché siamo sicuri del suo affetto, dobbiamo perdonarlo quando nelle parole o nelle azioni passa il segno. Altrimenti lo si richiama senza farlo soffrire, magari usando un tono scherzoso e amabile.
Luca: Quel tuo amico che, come pare a molti, tu preferisci a tutti noi, qualche giorno fa, spinto dall’ira, ha detto e fatto qualcosa che sapevamo benissimo ti sarebbe dispiaciuto. Eppure ci sembra, e del resto lo vediamo, che non ha perduto in alcun modo il tuo favore. Ci siamo meravigliati tanto nel constatare che, mentre tu, quando parliamo insieme, stai attento a non trascurare niente di quello che lui desidera, fosse anche un’inezia, lui invece non è riuscito a sopportare, per amor tuo, neanche una piccolezza.
Marco: Questo qui è molto più audace di me. Anch’io sapevo queste cose, ma conoscendo il tuo sentimento nei suoi confronti, non avrei mai osato parlartene.
Aelredo: Certo, quell’uomo mi è molto caro, e una volta che l’ho accolto nella mia amicizia, non posso non amarlo. È capitato che in quell’occasione io fossi più forte di lui. Siccome non era possibile far convergere le nostre due volontà, è stato più facile per me adeguarmi che non per lui. Visto non era in questione l’onestà e non era stata violata la fiducia è stato meglio cedere all’amico: ho tollerato la sua ira, e poiché era in gioco la sua serenità, ho preferito la sua volontà alla mia.
Marco: Va bene, poiché però il tuo primo amico è già passato all’altra vita, e quest’altro, anche se noi non lo sappiamo, ti avrà chiesto scusa, spiegaci ora quali sono quelle cinque cose che rovinano l’amicizia fino a distruggerla, così sapremo chi sono quelli che non si devono scegliere come amici per nessun motivo.
Aelredo: Non è me che dovete ascoltare, ma le parole della Scrittura: “Chi offende un amico rompe l’amicizia. Se hai sguainato la spada contro un amico, non disperare, può esserci un ritorno. Se hai aperto la bocca contro un amico, non temere” (Sir 22,20 22). Considera queste parole: se l’amico mosso dall’ira sfodera la spada, se dice parole che fanno soffrire, se per un certo tempo non si fa più vedere come se non ti amasse più, se preferisce fare da sé piuttosto che seguire un tuo consiglio, se ha un’opinione diversa dalla tua, o se in una discussione dissente da te, non devi per questo sciogliere l’amicizia. Può esserci infatti, dice la Scrittura “può esserci riconciliazione, tranne il caso di insulto e di arroganza, di segreti svelati e di un colpo a tradimento; in questi casi ogni amico scomparirà”. Esaminiamo bene quindi queste cinque cose per evitare di stringere amicizia con persone che, o per l’ira, o per qualche altra passione, sono abitualmente vittime di questi vizi. L’ingiuria rovina il buon nome e spegne la carità. La gente, infatti, è così maliziosa che se uno, spinto dall’ira, scaglia un’ingiuria contro un suo amico, anche se le sue parole non vengono prese sul serio, vengono propagate come parole dette da uno che conosce i segreti della persona di cui parla.
Ci sono persone poi che provano lo stesso gusto nel lodare se stessi come nel denigrare gli altri. Cosa c’è di più malvagio dell’oltraggio che, anche se falso, riesce però a far arrossire di vergogna un innocente? L’arroganza poi è la cosa più difficile da sopportare, perché toglie di mezzo l’unico rimedio che potrebbe ricostruire un’amicizia rovinata, cioè l’umile riconoscimento del proprio sbaglio, dato che rende l’uomo sfrontato nell’offendere e presuntuoso nel correggere. Altra cosa grave è la rivelazione dei segreti.


Niente è più vile o più detestabile, perché toglie dagli amici ogni amore, ogni grazia, ogni dolcezza, riempie tutto di amarezza, contamina ogni cosa con il fiele dell’odio e del risentimento. Per questo sta scritto: “Chi svela i segreti perde la fiducia” (Sir 27,16). E poi, svelare i segreti di un amico equivale a portare alla disperazione un’anima infelice. E chi è più infelice di colui che perde la fiducia ed è prostrato dalla disperazione?
L’ultima causa che distrugge l’amicizia è il colpo a tradimento, cioè la denigrazione fatta di nascosto. Davvero questo colpo è come una trappola, come il morso mortale di un serpente o di una vipera: se il serpente morde silenziosamente, dice Salomone, non gli è da meno chi denigra di nascosto. Sta’ dunque alla larga da chiunque è immerso in questi vizi, non sceglierlo come tuo amico fino a che non ne sia guarito. Evitiamo le ingiurie, perché di esse Dio stesso si vendica. Il santo re Davide, fra le raccomandazioni lasciate in eredità al figlio, ordina, con l’autorità dello Spirito santo, di uccidere Semei che lo aveva insultato mentre fuggiva da Assalonne. Evitiamo anche l’oltraggio. Il povero Nabal del Carmelo, che aveva oltraggiato Davide trattandolo da schiavo fuggitivo fu colpito dal Signore e ucciso. Se poi dovesse capitarci di venir meno a qualche dovere che la legge dell’amicizia ci impone, guardiamoci dall’arroganza, e cerchiamo invece la benevolenza dell’amico facendogli l’omaggio della nostra umiltà. Il re Davide aveva generosamente offerto ad Hanon la stessa amicizia che aveva avuto con suo padre Naas, re di Amon, quello invece, ingrato e arrogante, la rifiutò, aggiungendo all’affronto il disprezzo. Ne conseguì che perirono lui e il suo popolo e le sue città furono messe a ferro e fuoco.
Soprattutto consideriamo come un sacrilegio svelare i segreti degli amici, perché con questo si perde la fiducia e nell’anima che ne è vittima subentra la disperazione. Questo si vede nel malvagio Achitofel, che si era messo con il parricida Assalonne e gli aveva rivelato i piani del padre: quando vide che il piano da lui suggerito per contrastare quello del re, non era stato seguito, con una fine degna di un traditore si impiccò.
Ricordiamo infine che denigrare un amico è un vero e proprio veleno per l’amicizia. Fu questo che coprì di lebbra il volto di Maria con la conseguenza di essere espulsa dall’accampamento e privata per sei giorni della comunione con il suo popolo.

Gli instabili


Nella scelta non si devono evitare solo gli irascibili, ma anche gli instabili e i sospettosi. Il grande frutto dell’amicizia è infatti quella sicurezza per cui ti metti con fiducia nelle mani di un amico; ma come può esserci sicurezza nell’amore di uno che va dietro ad ogni soffio di vento e dà ragione a tutti? Il suo affetto è come la fanghiglia, che può essere modellata in forme diverse e opposte nel giro di un giorno, secondo il capriccio di chi la lavora.

I sospettosi

Cosa caratterizza meglio l’amicizia della pace e della tranquillità del cuore? Sono cose che il tipo sospettoso non possiede mai. È sempre in agitazione, assalito dalla curiosità che, stuzzicandolo continuamente, gli fornisce materiale che alimenta la sua inquietudine e il suo turbamento. Se vede che l’amico si allontana per parlare con qualcuno, pensa a un tradimento.


Se lo vede trattare qualcuno con benevolenza e affabilità, si lamenterà dicendo che lui è meno amato di quello. Se viene corretto dirà che l’amico lo odia. Se invece viene lodato dirà che l’altro lo prende in giro.

I chiacchieroni

Ritengo che neanche il tipo troppo loquace debba essere scelto, perché l’uomo dalla lingua lunga sarà sempre in torto. “Hai visto un uomo precipitoso nel parlare?” dice il Saggio “C’è più da sperare in uno stolto che in lui” (Pr 29,20). Quindi prenditi come amico uno che non sia sconvolto dall’ira, che non sia sbriciolato dall’instabilità, che non sia distrutto dal sospetto, che non perda nella loquacità la serietà che si richiede. È estremamente importante che tu ne scelga uno che sia in consonanza con il tuo temperamento e con le tue qualità. “Dove i costumi sono diversi”, dice sant’Ambrogio, “non ci può essere amicizia, e dunque ciascuno deve essere in amabile consonanza con l’altro”.

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