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L’AMICIZIA SPIRITUALE di AELREDO DI RIEVAULX

Ultimo Aggiornamento: 10/08/2013 14:56
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10/08/2013 14:52

LA VERIFICA DELLE QUATTRO CARATTERISTICHE DEL RAPPORTO DI AMICIZIA

Aelredo: Sono quattro le cose che devono essere messe alla prova nell’amico: la fedeltà, l’intenzione, il criterio, la pazienza. La fedeltà, perché tu possa affidargli con tranquillità e sicurezza te stesso e tutte le tue cose. L’intenzione, perché egli non si aspetti dall’amicizia niente se non Dio e il bene che le è proprio per natura. Il criterio, perché sappia discernere cosa si deve dare all’amico, cosa gli si può chiedere, in quali cose si deve soffrire per lui e in quali rallegrarsi e siccome penso che talvolta l’amico debba anche essere corretto comprendendo le ragioni per farlo, senza ignorare il modo, il tempo e il luogo opportuni. La pazienza, infine, perché quando viene corretto non si rattristi, non reagisca con odio o disprezzo con chi lo corregge, e sia capace di sopportare coraggiosamente per l’amico qualsiasi avversità.


La fedeltà

Nell’amicizia niente è più importante della fedeltà, che nutre l’amicizia la custodisce. La fedeltà è sempre uguale a se stessa, nella buona e nella cattiva sorte, nelle ore felici e in quelle tristi, nelle gioie e nelle amarezze. La fedeltà guarda con lo stesso occhio chi è umile e chi è sublime, il povero e il ricco, il forte e il debole, il sano e il malato. L’amico fedele non vede nulla all’infuori del cuore dell’amico: va ad abbracciare la virtù là dove la trova, tutto il resto rimane all’esterno, se ci sono altre cose non vi dà molto peso, se non ci sono non si affanna ad esigerle. La fedeltà tuttavia può restare nascosta quando le sorride la fortuna, invece emerge veramente nelle avversità. Qualcuno ha detto che l’amico si prova quando si è nella necessità. Sono molti gli amici di chi è ricco. Ma se siano poi dei veri amici lo si vede quando sopraggiunge la povertà. Un amico, dice Salomone, vuol bene sempre, ed è nella sventura che si dimostra fratello (Pr 17,17). E altrove, rimproverando chi manca di fedeltà, dice: “Chi spera nell’aiuto dell’amico infedele nel giorno della sventura, è come se avesse un dente cariato o un piede slogato” (Pr 25,19).
Luca: E se tutto va sempre bene, e non interviene mai alcuna difficoltà, come si può provare la fedeltà di un amico?
Aelredo: Ci sono molti altri modi per mettere alla prova la fedeltà dell’amico, anche se è vero che la verifica migliore è data dalle avversità. Ho già detto, per esempio, che niente rovina l’amicizia quanto la rivelazione delle confidenze dell’amico. È scritto nel Vangelo: Chi è fedele nel poco è anche fedele nel molto (Lc 16,10). Ne consegue che agli amici per i quali crediamo sia necessario un ulteriore periodo di prova non dobbiamo affidare tutti i nostri segreti né quelli più intimi. È bene cominciare da cose piuttosto superficiali o di poco conto, che non è molto importante nascondere o rivelare, facendo però molta attenzione a far capire che il rivelarle comporterebbe un grave danno, mentre sarebbe un grosso vantaggio tenerle nascoste. Se lo trovi fedele in questo impegno, non esitare a metterlo alla prova su cose di maggiore importanza. Se poi capita che si diffondano voci sgradevoli sul tuo conto, o se la cattiveria di qualcuno rovina la tua reputazione, e lui non sarà indotto da alcuna insinuazione a credere a tali cose, non sarà turbato da alcun sospetto, né scosso da alcun dubbio, allora non è più il caso di tenere sospeso il giudizio sulla sua fedeltà. Sarà davvero grande la tua gioia per aver trovato in lui un amico sicuro e stabile.
Luca: Mi viene ora in mente quel tuo amico venuto dalla Francia, di cui ci hai parlato molto spesso. Ti sei accorto che era davvero un amico fedelissimo e assolutamente sincero quando non solo non credette a chi riportava cose false sul tuo conto, ma neppure fu scosso dalla benché minima esitazione. Un atteggiamento del genere non te lo saresti aspettato neppure da quel tuo amico carissimo, il vecchio sacrista di Chiaravalle! Ma ora, visto che abbiamo già parlato a sufficienza su come si metta alla prova la fedeltà, spiegaci i punti che rimangono.

L’intenzione

Aelredo: Ho detto che si deve provare anche l’intenzione. Questo è assolutamente necessario.
Ci sono infatti molti che nelle cose umane ritengono buono solo ciò che dà un guadagno visibile nel tempo.


Sono persone che amano i loro amici come amano i loro beni terreni, dai quali sperano di ricavare sempre un qualche vantaggio. Sono persone che non sanno neppure cosa sia l’amicizia genuina e spirituale, quella che va cercata per Dio e per il valore che ha in se stessa; persone che non riflettono seriamente sul modello naturale dell’amore che hanno in sé, dove potrebbero scoprire facilmente quale e quanto grande sia la forza dell’amicizia. Lo stesso Signore ci ha offerto il modello della vera amicizia quando ha detto: “Ama il tuo prossimo come te stesso” (Mt 22,39). Ecco lo specchio: tu ami te stesso. Si, certo, però solo se ami Dio, se cioè corrispondi a colui che abbiamo descritto come degno di essere scelto per amico. Mi chiedo: forse perché vuoi bene a te stesso esigi che questo ti venga ricompensato? Sicuramente no, perché è nella natura delle cose voler bene a se stessi. Ne consegue che, se non trasferirai questo stesso affetto in un altro, amando l’amico gratuitamente solo perché ti è caro per se stesso, non potrai gustare il sapore della vera amicizia. Colui che ami sarà come un altro te stesso quando avrai trasfuso in lui l’amore con cui ti ami. “L’amicizia”, come dice sant’Ambrogio, “non è un dazio o una rendita, ma è piena di bellezza e di grazia. È infatti una virtù, non un affare, perché non è generata dal denaro, ma dalla grazia; non si acquista contrattando sul prezzo, ma è il frutto di una gara d’affetto”. Devi quindi esaminare con acume l’intenzione di chi hai scelto come amico, perché non pensi di unirsi in amicizia con te nella speranza di ottenere un qualche vantaggio, quasi che si trattasse di un bene commerciabile, e non invece di un dono. Spesso le amicizie tra chi è povero o bisognoso sono più sicure di quelle tra i ricchi: la povertà, infatti, elimina l’attesa di un qualche guadagno, e non solo non diminuisce, ma piuttosto accresce la carità nell’amicizia. Ai ricchi si dona per cortigianeria; verso i poveri nessuno agisce per finzione. Tutto quanto si dà al povero è dono sincero, perché l’amicizia del povero non conosce l’invidia.
Ho detto questo perché negli amici si metta alla prova il comportamento, e non se ne valuti invece la ricchezza. Ed ecco come si verifica l’intenzione. Guarda se è più avido dei tuoi beni che di te; se è sempre in attesa che tu gli procuri qualcosa con i tuoi sforzi, come onori, ricchezze, successo, libertà. Ti accorgerai facilmente di quali erano le sue intenzioni quando si è legato a te se in tutte queste cose viene preferito uno più degno di lui, o se tu non hai la possibilità di fargli avere ciò che desidera.

Il criterio


Consideriamo adesso il criterio. “Alcuni, con animo maligno, per non dire sfacciato, vogliono un amico che sia tutto quello che essi non riescono ad essere”. Sono quelli che si spazientiscono per le mancanze anche lievi dei loro amici, li rimproverano aspramente e, mancando di criterio, non vedono le cose grosse e si scagliano contro le piccole; confondono tutto, e non sanno dove, quando, e a chi convenga rivelare o nascondere le cose. Per questo si deve verificare se la persona che scegli ha criterio, perché unirsi in amicizia con uno che è imprevidente e imprudente significa andarsi a cercare litigi e discussioni a non finire. È abbastanza facile dimostrare che nell’amicizia questa virtù è necessaria: se uno ne è privo, è come una nave senza timone che, sotto la spinta del vento, è sballottata in un movimento frenetico e capriccioso.


La pazienza

Avrai anche molte occasioni per mettere alla prova la pazienza di chi desideri farti amico, poiché ti troverai a dover correggere colui che ami: dovrai usare a volte di proposito un tono più duro, per provare e tenere in esercizio la sua capacità di sopportazione. Devi anche stare attento a un’altra cosa: se trovi in uno che stai mettendo alla prova qualcosa che offende il tuo animo, come l’imprudente rivelazione di un segreto, il desiderio di qualche vantaggio materiale, una critica fatta con poco criterio o una mancanza di amorevolezza, non devi per questo rinunciare subito alla scelta e all’amicizia che ti eri proposto, se non altro fino a quando c’è una speranza di correzione. Non stancarti mai di curare con sollecitudine la scelta e la prova degli amici: il frutto di questo lavoro sarà una benedizione per la tua vita e un fondamento solidissimo per la tua vita eterna. Ci sono molti che sono abbastanza esperti quando si tratta di far soldi, di investire, di scegliere e acquistare mezzi e beni, e conoscono molto bene i criteri con cui condurre queste operazioni: è da dementi non usare la stessa capacità nel farsi degli amici, nel metterli alla prova, nell’imparare a utilizzare quei segni che ci permettono di verificare se coloro che abbiamo scelto come amici sono all’altezza all’amicizia. Bisogna inoltre stare attenti da certi slanci dell’affetto che stravolgono il giudizio, e compromettono la possibilità di una verifica oggettiva. È proprio dell’uomo prudente interporre una pausa, frenare questi slanci, mettere dei confini alla benevolenza, procedere pian piano nell’affetto, fino a che, terminata la prova, ci si possa dare e affidare completamente all’amico.


L’amicizia come anticipo della felicità celeste

Marco: Devo ammettere che continua a fare effetto su di me l’idea di quelli che pensano che si viva più tranquilli senza amici.
Aelredo: Mi meraviglio! Nessuna vita può essere felice senza amici, nel modo più assoluto.
Marco: Perché? Spiegamelo.
Aelredo: Supponiamo che... tutto il genere umano scompaia dal mondo, e che tu sia l’unico superstite. Davanti a te hai tutte le delizie e le ricchezze del mondo, oro, argento, pietre preziose, grandi città, ville, edifici grandiosi, sculture, pitture. Immagina di essere ritornato indietro alle origini, con tutte le cose a tua disposizione: tutti i greggi, gli armenti, tutte le bestie della campagna, gli uccelli del cielo e i pesci del mare, che percorrono le vie del mare. Dimmi, dunque: forse che, se non avessi un amico, tutte queste cose potrebbero farti felice?
Marco: No.
Aelredo: E se ci fosse vicino a te qualcuno di cui non conosci né la lingua né il carattere, che non sai se ti vuol bene né com’è il suo cuore?
Marco: Se non riuscissi, almeno con qualche segno, a farmelo amico, preferirei non avere nessuno piuttosto che uno cosi.
Aelredo: Se invece ci fosse uno che tu ami come te stesso, dal quale sai con certezza di essere ugualmente amato, non è forse vero che tutte quelle cose che prima sembravano amare diventerebbero dolci?
Marco: Sicuro!


Aelredo: E se di persone così ce ne fossero tante? Non è forse vero che ti sentiresti tanto più felice?
Marco: Verissimo.
Aelredo: È proprio questa la meravigliosa felicità che aspettiamo, quando Dio stesso diffonderà tra sé e le sue creature che ha esaltato, fra i vari ordini e gradi in cui ha distinto le cose, fra le singole persone che ha scelto, tanta amicizia e tanta carità che ciascuno amerà l’altro come se stesso è potrà gioire dell’altrui felicità come della propria. Così la gioia dei singoli sarà di tutti, e la gioia di tutti apparterrà al singolo. Non ci saranno più pensieri nascosti e amori finti. Questa è l’amicizia vera ed eterna, che comincia qui e si perfeziona lassù; che qui è di pochi, perché pochi sono i buoni; là invece sarà di tutti, perché tutti saranno buoni. Qui è necessaria la prova, perché i saggi e gli stolti stanno assieme; là non ci sarà bisogno di prova, perché tutti saranno resi santi da una perfezione soprannaturale e quasi divina. Questo è il modello cui possiamo paragonare quegli amici che amiamo come noi stessi, di cui conosciamo tutto come un libro aperto, ai quali confidiamo tutti i nostri segreti, che sono sicuri, stabili e costanti in tutto. Pensi forse che ci sia qualche essere umano che non desideri essere amato?
Marco: Credo proprio di no.
Aelredo: Se tu conoscessi qualcuno che vive in mezzo a molte persone, ma sospetta di tutti, che ha paura che tutti tramino contro la sua vita, che non ama nessuno e pensa che nessuno lo ami, non pensi che sarebbe disperatamente infelice.
Marco: Infelicissimo.
Aelredo: E allora non puoi negare che straripa di felicità chi riposa nei cuori di coloro con cui vive, pieno d’amore per tutti e da tutti amato, in uno stato di dolcissima serenità da cui non lo allontana il sospetto né la paura”.
Marco: Si, è assolutamente vero.
Aelredo: Ma forse è difficile nella vita presente trovare queste cose in tutti, visto che ci attendono per quella futura. Però, proprio per questo, quanto più numerosi saranno quelli che ci amano così, tanto più saremo felici. L’altro giorno passeggiavo per il chiostro del monastero, dove stavano seduti gli altri fratelli, e quasi fossi in un giardino di delizie ammiravo le foglie, i fiori e i frutti di ogni singolo albero. Non c’era nessuno in quella moltitudine che io non amassi, nessuno da cui non mi sentissi amato. Mi ha inondato una gioia così grande da superare tutti i piaceri di questo mondo. Sentivo che il mio spirito si era riversato in tutti loro, e in me era entrato il loro affetto, proprio come dice il Profeta: “Come è bello e come è gioioso vivere insieme da fratelli (Sal 132,1)”.
Luca: Dobbiamo dunque pensare che hai accolto nella tua amicizia tutti quelli che in questo modo tu ami e dai quali ti senti amato?


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