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LA MENZOGNA testo di sant'Agostino d'Ippona

Ultimo Aggiornamento: 10/08/2013 16:29
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10/08/2013 15:03

Se si diano menzogne che, almeno a volte, siano utili.

4. 5. Molto più importante e necessaria di questa è la domanda se si diano menzogne che, almeno a volte, siano utili. Può quindi rimanere dubbio il problema se dica menzogne uno che non abbia la volontà d’ingannare o magari si dia da fare perché non cada in errore colui al quale parla, sebbene abbia consentito che si ritenessero false le sue parole da colui al quale egli voleva proporre solo la verità; e così può dubitarsi se mentisca colui che deliberatamente dice la verità con l’intenzione d’ingannare. Nessuno certo dubita che mente colui che dice il falso volendo ingannare. Ne segue che certamente dice una menzogna colui che asserisce il falso allo scopo d’ingannare. È dunque cosa evidente che la menzogna è una affermazione falsa proferita con l’intenzione d’ingannare. Se poi soltanto in questo caso ci sia la menzogna, è un’altra questione.

Se qualche volta non sia utile dire il falso con l’intenzione di trarre in inganno.

5. 5. Esaminiamo adesso il genere di menzogne, sul quale tutti sono d’accordo, e cioè se esistano casi in cui sia utile dire il falso anche con l’intenzione di trarre in inganno. Così infatti ritengono alcuni, i quali per convalidare la loro dottrina ricorrono a testimonianze [scritturistiche]. Citano l’esempio di Sara, che avendo riso [della promessa divina], agli angeli disse che non aveva riso. Così Giacobbe: interrogato dal padre, egli rispose dicendo d’essere il suo figlio maggiore, Esaù. Così le ostetriche d’Egitto: perché non fossero uccisi i bambini ebrei che nascevano ricorsero alla menzogna, che lo stesso Dio approvò ricompensando con doni il loro operato. Scegliendo i numerosi episodi [narrati dalla Scrittura], ricordano gli esempi di quegli uomini che nessuno oserebbe dichiarare colpevoli, con la conclusione di farti riconoscere che almeno in certi casi la menzogna può essere non solo non meritevole di biasimo ma anzi meritevole di elogio. E portano anche delle altre prove, volendo convincere non solo gli uomini che hanno familiarità con i Libri sacri ma tutti gli uomini forniti di comune buon senso.

Dicono: Se viene da te uno che tu con la tua bugia potresti sottrarre alla morte, ti rifiuteresti di mentire? Se un malato ti chiede un’informazione che tu sai essergli per niente affatto utile e d’altra parte t’accorgi che a non dargli alcuna risposta sarebbe ancor peggio, tu oserai dire a lui la verità con suo grave danno oppure te ne rimarresti in silenzio, quando con una bugia - in questo caso incolpevole, anzi pietosa - potresti invece contribuire alla sua salute? Con numerosi argomenti di questo genere, o non molto diversi da questi, credono di dover necessariamente concludere che, se c’è un motivo valido che lo esiga, a volte almeno è lecito mentire.

La menzogna nell’Antico Testamento.

5. 6. Quanti son persuasi che mai si deve mentire reagiscono con grande energia, e prima di tutto adducono la prova di autorità desunta dalla divina Scrittura. Nel decalogo infatti si dice: Non dire falsa testimonianza, che è un’espressione generica comprendente ogni sorta di menzogne. In realtà quando si proferisce una parola si rende testimonianza di ciò che ci passa nell’animo. Ma qualcuno potrebbe obiettare che non tutte le menzogne meritano d’essere chiamate «falsa testimonianza». Ebbene cosa potrà costui replicare all’affermazione: La bocca menzognera uccide l’anima? E perché non si pensi che l’espressione sia compresa nel giusto senso anche quando si eccettua il caso di qualche mentitore, si vada a leggere quell’altro passo dove è detto: Tu mandi in perdizione tutti coloro che proferiscono menzogne. Per questo il Signore di sua propria bocca affermò: Sia sulla vostra bocca il sì, sì, e il no, no. Il di più viene dal maligno. In questo senso anche l’Apostolo, quando prescrive di spogliarsi dell’uomo vecchio, denominazione che abbraccia tutti i peccati, con logica stringente pone al principio questa ingiunzione: Pertanto gettate via la menzogna [e] parlate [dicendo] la verità.

In che senso i libri dell’Antico Testamento non insegnano a mentire.

5. 7. Costoro affermano di non sentirsi spaventati dagli esempi di menzogna che si ricavano dai libri dell’Antico Testamento. Infatti quanto accadeva a quei tempi, sebbene realmente accaduto, poteva avere anche un senso figurativo; e quanto avviene o si narra in senso figurato non costituisce menzogna. In effetti ogni affermazione è da rapportarsi a ciò che con essa si afferma; e quindi tutto ciò che accade o viene detto con linguaggio figurato afferma ciò che la figura presenta alla comprensione dell’ascoltatore. Questo è da credersi nei riguardi di quegli uomini che al tempo delle antiche profezie vengono descritti come personaggi autorevoli: e cioè che quanto è scritto nei loro riguardi essi lo hanno fatto o detto con valore profetico. Parimenti non avevano un minor valore profetico le cose che loro accadevano se dallo Spirito profetico furono ritenute meritevoli d’essere ricordate a memoria o trascritte in libri. Quanto alle ostetriche, siccome non è possibile dire che abbiano parlato mosse da Spirito profetico al fine di rappresentare la verità futura, si afferma, è vero, che esse furono approvate e ricompensate da Dio per aver detto al faraone una cosa per un’altra; ma si trattò d’una ricompensa relativa. A loro insaputa poi lo Spirito diede un significato ulteriore al gesto da loro compiuto. Se infatti uno, abituato a mentire per procurare danni al prossimo, in un secondo momento arriva a mentire per fare del bene, certamente ha compiuto un grande progresso. E poi una cosa è presentare come lodevole un gesto in se stesso e un’altra è quando si dice che un atto è migliore di un altro che risulti peggiore. Una cosa infatti è congratularsi con una persona perché sta bene [in salute], e un’altra è congratularsi con un malato perché è migliorato. Del resto, nelle stesse Scritture si dice che anche Sodoma fu giustificata se la si paragona con le nefandezze commesse dal popolo d’Israele. A questa norma rimandano [i sostenitori della presente teoria] in ogni caso di menzogna che si desume dall’Antico Testamento e che ivi non viene biasimato. Lo stesso se non è possibile biasimarla, anzi se viene approvata in vista dei proficienti e della speranza [di farli progredire], ovvero se non si tratta in alcun modo di menzogne dette con qualche significato recondito.

Nessuna menzogna nei libri del Nuovo Testamento.


5. 8. Nei libri del nuovo Testamento ci sono, è vero, espressioni con senso figurato poste sulla bocca del Signore; ma, eccettuate queste e considerando la vita e i comportamenti dei santi, come anche i loro fatti e detti, non si può citare alcun esempio che, se imitato, induca alla menzogna. Tale la simulazione di Pietro e Barnaba: essa non è soltanto raccontata ma anche disapprovata e corretta. Non è infatti vero, come pensano alcuni, che ricorrendo a una tale simulazione lo stesso Paolo circoncise Timoteo o celebrò personalmente alcuni riti del cerimoniale giudaico; ma, al contrario egli fu sempre mosso da quella libertà di opinione per cui predicava che la circoncisione come non giovava in nulla ai pagani così in nulla nuoceva ai giudei. Per questo egli riteneva che, se non si dovevano costringere i pagani ad osservare le costumanze dei giudei, non bisognava distogliere i giudei dalle usanze dei padri. Ne fan testo le sue parole: Uno è stato chiamato da circonciso? Non si rifaccia il prepuzio. Un altro è stato chiamato col prepuzio? Non si lasci circoncidere. La circoncisione infatti non è nulla, come nulla è il prepuzio: quello che vale è la osservanza dei comandamenti di Dio.

Ciascuno rimanga nella condizione di quando fu chiamato. Come si potrebbe rifare il prepuzio quando lo si è asportato? Dice: Non si rifaccia nel senso di «non viva come se si fosse rifatto il prepuzio», e cioè: «Non viva come se su quella parte del corpo, che ha scoperto, protenda di nuovo la pelle», quasi che abbia cessato di essere giudeo. Con lo stesso senso dice altrove: La tua circoncisione s’è mutata in prepuzio. Tutto questo l’Apostolo dice non per costringere i pagani a conservare il prepuzio o i giudei a seguire per forza il costume dei loro padri. Egli non voleva imporre né agli uni né agli altri il comportamento opposto, avendo tutt’e due le genti la facoltà, non la necessità, di rimanere nelle consuetudini di prima. Se pertanto un giudeo avesse voluto, senza recare scandalo ad alcuno, abbandonare le costumanze del giudaismo, l’Apostolo non l’avrebbe certo ostacolato. Che se egli diede ai giudei il consiglio di attenersi alle loro pratiche, lo fece per timore che essi, turbati in cose superflue, non giungessero ad incamminarsi per quelle vie che alla salvezza sono necessarie. E se un pagano avesse voluto farsi circoncidere con l’intenzione di mostrare che non rifuggiva quella pratica come dannosa [per la salvezza] ma la riteneva solo un segno ormai sorpassato nel tempo e quindi per lui del tutto indifferente, certo l’Apostolo non gli avrebbe proibito di circoncidersi. Se è vero infatti che dalla circoncisione non derivava in alcun modo la salvezza, nessun timore che da essa derivasse la rovina. Per questo motivo l’Apostolo circoncise Timoteo. Egli fu chiamato dal popolo degli incirconcisi ma era nato da madre giudea. Ora Paolo per conquistare [alla fede] i suoi connazionali doveva loro mostrare che nella disciplina della Chiesa cristiana non aveva imparato a rigettare sdegnosamente i riti sacri dell’antica legge. Comportandosi così, [Paolo e Timoteo] dimostravano ai giudei che, se i pagani non si sottoponevano a tali pratiche, non era perché fossero cose cattive, e quindi i patriarchi le avevano osservate a loro danno.

Egli intendeva solo insegnare che esse non erano più necessarie per la salvezza, dopo la realizzazione di quel grande mistero che tutta la Scrittura dell’Antico Testamento per tanti secoli aveva gestato e messo al mondo con profetici simboli e figure. Egli, Paolo, dietro le pressioni dei giudei avrebbe circonciso anche Tito se non ci fossero stati quei falsi fratelli che, intrufolatisi fra i cristiani, avevano sparso la diceria che egli aveva ceduto di fronte a loro. Riconoscendo in loro la verità, egli si sarebbe arreso di fronte a quei tali che predicavano che secondo il Vangelo la speranza di salvarsi era riposta nella circoncisione della carne e nelle altre pratiche simili ad essa, e che senza queste pratiche Cristo non avrebbe arrecato alcun giovamento all’umanità. La verità, viceversa, era che Cristo non giovava a nulla a coloro che si facevano circoncidere con la convinzione che in tale rito si trovava la salvezza.
Perciò dice: Ecco io, Paolo, vi dico questo: Se vi circoncidete, Cristo non vi gioverà a nulla. Con tale libertà Paolo osservò le pratiche in uso presso i padri, badando solo a questo - e così anche predicando -, che cioè non si credesse annullata la salvezza di cui godono i cristiani perché venivano escluse le antiche osservanze. Pietro al contrario con la sua simulazione costringeva i pagani a vivere da giudei come se la salvezza si trovasse nel giudaismo. Lo attestano le parole di Paolo, che gli disse: Come puoi costringere i gentili a farsi giudei? Non si sarebbe potuto dire che erano costretti se non l’avessero visto osservare quei riti ritenendo che senza di loro non c’era salvezza. Quindi la simulazione di Pietro non ha nulla di simile con la libertà di [coscienza predicata da] Paolo. Noi quindi dobbiamo amare Pietro che volentieri si lasciò riprendere da Paolo, ma non possiamo in alcun modo difendere la [liceità della] menzogna in base all’autorità di Paolo. Costui alla presenza di tutti richiamò al dovere Pietro, per impedire che per il suo esempio i pagani venissero costretti a vivere da giudei. Inoltre Paolo fu coerente con la sua predicazione quando, di fronte a quelli che lo giudicavano nemico delle tradizioni dei padri, in quanto non voleva che venissero imposte ai gentili, non ricusò di rispettarle lui stesso celebrando i riti dell’antico cerimoniale. Ciò facendo, mostrò con sufficiente chiarezza che, dopo la venuta di Cristo, tali pratiche sopravvivevano in queste dimensioni: per i giudei non erano dannose, per i pagani non erano obbligatorie, per nessuno erano necessarie in ordine alla salvezza.

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