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LA MENZOGNA testo di sant'Agostino d'Ippona

Ultimo Aggiornamento: 10/08/2013 16:29
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10/08/2013 15:19

La bocca del cuore.

16. 31. Si pone la domanda a quale bocca volesse riferirsi l’autore sacro quando scriveva: La bocca che mente uccide l’anima. Spesso infatti la Scrittura quando nomina la bocca si riferisce agli intimi recessi del cuore, dove si accetta con godimento e si determina ciò che si proferisce con la voce, allorché parliamo secondo verità. Ne segue che quanti godono della menzogna, nel cuore sono mentitori. Potrebbe invece non mentire col cuore colui che, dicendo a parole ciò che non ha nel cuore, lo fa sapendo di commettere del male ma si comporta così per evitare un male maggiore, spiacente di tutt’e due i mali [che gli si presentano]. Coloro che sostengono questo principio dicono che in tal senso bisogna intendere anche la parola della Scrittura: Colui che pronunzia la verità nel suo cuore. Col cuore infatti si deve sempre dire la verità, ma non sempre la si dice con le labbra: ad esempio, se a dire con la voce cose diverse da quelle che si hanno nell’animo costringa il motivo d’evitare un male maggiore. Che effettivamente anche il cuore abbia una bocca lo si comprende dal fatto che là dove ci sono parole non si può escludere che ci sia anche una bocca. Pertanto non sarebbe corretta l’espressione: Colui che parla nel suo cuore, se non si intendesse (e giustamente) che anche il cuore ha una bocca. Anzi, quello stesso testo dove è scritto che la bocca menzognera uccide l’anima, se si bada bene al contesto non lo si deve (forse) riferire ad altro che alla bocca del cuore. È oscura infatti una risposta quando rimane celata agli uomini: i quali non possono ascoltare [quanto dice] la voce del cuore se non risuona anche sulla bocca del corpo. Dice però la Scrittura nel testo citato che tale voce giunge all’orecchio dello Spirito del Signore, che riempie tutta la terra.

Nello stesso brano la Scrittura parla anche di labbra, di voce e di lingua; ma dicendo che son note al Signore non consente altro significato se non quello che si riferisce al cuore. Quando poi di quel suono si dice che colpisce il nostro orecchio, significa che esso non resta celato nemmeno agli uomini. Così infatti sta scritto: Lo Spirito della sapienza è amico dell’uomo e non libera il maldicente dalle sue parole. Dio infatti è testimone dei suoi sentimenti, indagatore verace del suo cuore e ascoltatore della sua lingua. Poiché lo Spirito del Signore riempie tutto l’universo, e colui che contiene tutte le cose [ne] conosce la voce. Per questo, l’uomo che dice cose cattive non può rimanere nascosto, né lo risparmierà il giudizio che viene a punire. Si farà un’indagine sui pensieri dell’empio: l’ascolto dei suoi discorsi verrà effettuato dal Signore, che lo castigherà delle sue azioni inique. Infatti l’orecchio geloso ascolta tutto, né gli è nascosto il chiasso delle mormorazioni. Guardatevi pertanto dalla mormorazione, che non giova a nulla, e impedite alla lingua d’essere maldicente, poiché anche una risposta segreta non rimarrà senza effetto. La bocca che mente poi uccide l’anima. Sembra quindi che le minacce siano rivolte a coloro che ritengono sia nascosto e segreto ciò che pensano e rimuginano nel cuore. Il testo sacro viceversa dimostra che ciò è talmente palese all’orecchio di Dio da chiamarlo addirittura un chiasso.

La bocca del cuore secondo il Vangelo.

16. 32. Anche nel Vangelo troviamo apertamente menzionata la bocca del cuore, tanto che in uno stesso luogo vediamo il Signore far menzione della bocca del corpo e di quella del cuore. Dice: Anche voi siete tuttora privi d’intelligenza? Non capite come tutto ciò che entra per la bocca va nel ventre e si scarica nella fogna? Quanto invece esce dalla bocca proviene dal cuore e questo sì che contamina l’uomo. Dal cuore infatti escono fuori i pensieri cattivi, gli omicidi, gli adulteri, i furti, le false testimonianze, le bestemmie. E queste sono le cose che contaminano l’uomo. Se interpreti questo brano pensando a un’unica bocca, cioè quella del corpo, che senso darai alle parole: Le cose che escono dalla bocca provengono dal cuore? Dalla bocca del corpo infatti viene fuori anche lo sputo, anche il vomito. Né vorrai dire che non si venga contaminati col mangiare un cibo immondo, mentre ci si contamina col vomitarlo. Ma se questo è cosa quanto mai assurda, dobbiamo concludere che quando il Signore dice: Ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore, le sue parole vanno riferite alla bocca del cuore. Pensiamo qui al furto. Esso può essere compiuto (e spesso di fatto lo è) nel silenzio, senza cioè che si levino voci del corpo o della bocca; e sarebbe proprio roba da matti intendere la cosa nel senso che uno si contamina col peccato di furto quando lo confessa o lo rivela, mentre rimane incontaminato quando lo commette in silenzio. Se però le parole del Signore le riferiamo alla bocca del cuore, non c’è alcun peccato che si possa commettere senza parlare. Nessuna colpa infatti si commette senza che esca da quella bocca interiore.

Astenersi dalla mormorazione.

16. 33. Come ci si chiede quale sia la bocca di cui è detto: La bocca che mente uccide l’anima, così ci si può chiedere di quale menzogna si tratti. Sembra infatti che propriamente parli della menzogna detta per detrarre, poiché dice: Astenetevi dalla mormorazione, che non giova in alcun modo, e trattenete la lingua dalla detrazione. Ora questa detrazione si ha quando uno, mosso da malevolenza, con la bocca e la parola proferisce una cosa inventata ai danni di qualcuno; non solo, ma anche quando in silenzio vuole che quel tale sia creduto così. E questo è detrarre servendosi della bocca del cuore, cosa che, come ivi è detto, non può essere celata o nascosta a Dio.

Non voler proferire alcuna menzogna.

16. 34. Quanto è scritto in un altro passo, e cioè: Non voler proferire alcuna menzogna, dice qualcuno che non equivale a non dire mai alcuna menzogna. Qualche altro invece afferma che in forza di questa testimonianza della Scrittura tutte le specie di menzogna son da disapprovarsi. Infatti la cosa è detta in una forma così generica che, se uno volesse mentire, anche se poi di fatto non mentisca, sarebbe da condannarsi per la stessa sua intenzione. A tale interpretazione conduce il fatto che non vi si dice: «Non proferire alcuna menzogna», ma: Non voler proferire alcuna menzogna. Per cui nessuno dovrà mentire, non solo, ma nessuno dovrà avere la volontà di mentire dicendo falsità.

Elenco di menzogne da cui astenersi.

17. 34. Ecco ora venire un altro che dice: Ma certo!, per il fatto che dice: Non voler proferire alcuna menzogna impone l’obbligo di escludere e tener lontana ogni menzogna dalla bocca del cuore, e lo fa con parole tali che da certe menzogne occorre tenersi lontani anche con la bocca del corpo. Queste sono soprattutto le menzogne riguardanti la dottrina religiosa. Ce ne sarebbero poi altre da cui non ci si dovrebbe astenere dal proferirle con la bocca del corpo, quando lo richiede la necessità di evitare un male maggiore, mentre con la bocca del cuore dobbiamo in ogni caso astenerci da qualsiasi menzogna. In tal caso le parole: Non volere vanno interpretate nel senso che la stessa volontà è identificata con la bocca del cuore, per cui quando mentiamo contro voglia per evitare un male maggiore, la cosa non riguarda la bocca del cuore. C’è poi una terza interpretazione da dare alle parole: Non volere, la quale ti consentirebbe di mentire, escludendo però alcuni tipi di menzogna. Sarebbe come se ti si dicesse: «Non voler credere ad ogni uomo», dove non ti si dice di non credere a nessuno ma di non credere a tutti, sebbene a qualcuno tu possa credere. Riguardo poi alle parole con cui il testo prosegue, e cioè: La frequenza a mentire non arreca alcun bene, a quanto sembra, esse starebbero a significare che non è proibita la menzogna in sé ma la frequenza nel mentire, cioè l’abitudine e la voglia di mentire. In questo abuso cadrebbe evidentemente chiunque ritenesse lecito l’uso indiscriminato di qualsiasi menzogna, non evitando nemmeno quelle che si dicono in materia di fede e di dottrina religiosa.

Ma dove potremmo trovare un’enormità più grave di questa, non solo fra le menzogne ma anche fra tutti i peccati? In essa cadrebbe colui che con la volontà acconsente a dire una qualsiasi menzogna, magari semplice, magari innocua, ma la dice non contro voglia, per evitare mali maggiori, ma di proposito, per il gusto di mentire. Il testo in parola dunque può essere inteso in tre modi: primo, non solo non dire alcuna menzogna ma non aver la volontà di dire menzogne di sorta; secondo, non voler dire menzogne nemmeno contro voglia, sebbene ci sia da evitare un male più grave; terzo, non voler dire qualsiasi menzogna ma, escludendo alcuni casi in cui la menzogna è proibita, negli altri sarebbe permessa. Una di queste interpretazioni è sostenuta da coloro che non accettano in nessun caso la menzogna, le altre due sono accettate da coloro che pensano che a volte almeno si può mentire. Sulle parole che seguono [nel testo, e cioè]: La frequenza a mentire non arreca alcun bene, non saprei se le si possa prendere a sostegno della prima fra queste interpretazioni, a meno che non si ritenga che il non mentire affatto e la volontà di escludere ogni sorta di menzogna sia un precetto riguardante i perfetti, mentre la frequenza nel mentire sia un divieto che vale anche per i proficienti. Questo, perché se a tutti fosse ingiunto di non mentire mai e perfino di non nutrire la volontà di mentire, la cosa sarebbe contraddetta da esempi dove almeno alcune menzogne sono approvate da documenti assai autorevoli. Si potrebbe rispondere così: riguardano i proficienti i divieti di mentire ove ci sia di mezzo l’uno o l’altro dei doveri di carità da praticarsi nella vita presente, ma in generale ogni sorta di menzogna è un male, da evitarsi a tutti i costi dai perfetti e spirituali. Tant’è vero che la frequenza a mentire non è lecita nemmeno ai proficienti. Si è già parlato delle ostetriche egiziane, le cui menzogne furono approvate per l’intenzione che avevano di rendersi utili. C’è infatti un certo avvicinamento nell’amare la vera ed eterna sapienza quando si mente mossi da bontà d’animo, sia pure per procurare a qualcuno la salute nel solo ambito della vita mortale.

Dio disperde tutti i mentitori.

17. 35. Riguardo alle parole della Scrittura: Tu disperdi tutti coloro che proferiscono menzogne c’è chi dice che in esse non viene eccettuata nessuna menzogna ma tutte sono condannate. Al contrario qualcuno dice: Certo che è così, ma si parla solo di coloro che proferiscono menzogne con il cuore, come è stato esposto nel paragrafo antecedente. In effetti dice la verità con il cuore chi detesta la necessità di dover mentire ritenendola una punizione che grava sulla presente vita mortale. Un altro dice: Dio disperde tutti coloro che proferiscono menzogne, ma non tutte le menzogne. Il profeta infatti lascia sottintendere una particolare menzogna, sulla quale a nessuno si concede perdono. È quando uno non solo non riconosce il suo peccato ma lo difende, rifiutandosi di farne penitenza. Gli sembra roba da poco agire male, che anzi, pur volendo apparire giusto, non si sottopone alla medicina della confessione. La differenza stessa delle parole usate non sembrerebbe richiedere altra spiegazione [che questa]. Dice infatti: Tu hai in odio tutti coloro che operano il male, ma non li disperdi se pentiti dicono la verità nella loro confessione e operando la verità vengono alla luce, come è detto nel Vangelo di Giovanni: Chi fa la verità viene alla luce. Al contrario nell’altro testo dice: Tu disperdi tutti coloro che non solo compiono opere da te odiate ma anche proferiscono menzogne, pretendendo una falsa giustizia e ricusando di confessare la colpa e ravvedersi.

Sulla falsa testimonianza.

17. 36. Ora un cenno sulla falsa testimonianza, ricordata tra i dieci comandamenti. Al riguardo non si può in alcun modo sostenere che basti conservare nel cuore la verità mentre con la bocca si dice una falsa testimonianza ai danni di colui per il quale la si dice. Quando si parla con Dio basta certo esser fedeli alla verità con il cuore, ma quando si parla agli uomini occorre dire il vero anche con la bocca, perché all’uomo non è dato penetrare nel cuore. Riguardo però alla testimonianza in se stessa, non è assurdo chiedersi chi sia colui dinanzi al quale si è testimoni. Non siamo infatti testimoni con tutti quelli a cui parliamo, ma solo con coloro a cui compete, o è doveroso, conoscere la verità o credere, per mezzo nostro, alla verità. Tale è il giudice, perché non incorra in errore quando giudica; tale è colui che viene istruito sulla dottrina religiosa, perché non commetta errori nella fede o perché non abbia a dubitare e a restare perplesso sull’autorità del suo insegnante. Se viceversa viene a interrogarti o a chiederti informazioni uno che va in cerca di cose che non lo riguardano o non giova che lui le sappia, costui è uno che vuol trovare non un testimone ma un delatore. Se pertanto a costui rispondi con una menzogna, forse non avrai proferito una falsa testimonianza, ma sei certamente reo di menzogna.

Se una qualche volta sia lecito mentire.

18. 36. Assodato che non è mai lecito proferire una falsa testimonianza, si pone il quesito se una qualche volta sia lecito mentire. Se poi qualsiasi menzogna è una falsa testimonianza, è da vedersi se ammetta qualche compensazione che consenta di mentire per evitare più gravi peccati. È come per il precetto scritturale: Onora il padre e la madre. Lo si trasgredisce senza colpa quando urge un dovere superiore. Pensiamo a quel tale che il Signore chiamava per annunziare il regno di Dio: a lui fu dal Signore stesso proibito di tributare al proprio padre l’estrema onoranza della sepoltura.

Si discute su Prov 29, 27.

18. 37. Esaminiamo ora il passo della Scrittura che dice: Il figlio che accoglie la parola sarà molto lontano dalla perdizione; quando l’accoglie, l’accoglie per sé e nessuna falsità esce dalla sua bocca. Qualcuno afferma che nel testo citato, e cioè: Il figlio che accoglie la parola, il termine «figlio «non è da riferirsi ad altri che al Verbo di Dio, che è la verità. Pertanto il figlio che accoglie la parola, sarà molto lontano dalla perdizione va riferito a quell’altro testo: Tu disperdi tutti coloro che proferiscono menzogne. Quanto al seguito della frase: Quando l’accoglie, l’accoglie per sé, cosa vi si insinua se non quanto diceva l’Apostolo con le parole: Esamini dunque ciascuno la sua opera e così avrà la gloria in se stesso e non in altri? Chi infatti accoglie la parola, cioè la verità, non per se stesso ma per piacere agli uomini, non la conserverà integra qualora si accorga che con la menzogna può rendersi loro accetto. Se al contrario uno accoglie la parola per sé, mai alcuna falsità potrà uscire dalla sua bocca poiché, per quanto agli uomini possa piacere la menzogna, non si lascerà mai indurre a mentire colui che ha accolto per sé la verità, non quella per cui si piace alla gente ma a Dio. Non si può dire pertanto nel nostro caso che Dio disperde, sì, tutti coloro che proferiscono menzogne ma non ogni menzogna in quanto tale. Viceversa tutte le menzogne nel senso più ampio della parola sono riprovate nel testo: E nulla di falso esce dalla sua bocca. A questo punto qualcuno dirà che il testo potrebbe essere preso nel senso in cui l’apostolo Paolo prese la parola del Signore: Ma io vi dico di non giurare affatto. È questa infatti un’affermazione che esclude ogni giuramento. Lo esclude però dalla bocca del cuore, per cui non è mai consentito approvarlo con la volontà. Può essere invece reso lecito dalla necessità di andare incontro alla debolezza altrui, cioè da un male che affligge il prossimo, al quale non pare ci sia altra possibilità di fargli accettare quanto diciamo se non lo confermiamo col giuramento.

La liceità può dipendere anche da quel male che è in noi in quanto, rivestiti come siamo dall’involucro della mortalità, non riusciamo ad esternare il nostro cuore. Se avessimo questo potere, certo non dovremmo ricorrere al giuramento. Inoltre nella presente espressione presa globalmente [è consentito prendere] le parole: Il figlio che accoglie la parola sarà molto lontano dalla perdizione come dette della stessa Verità ad opera della quale tutto è stato creato, la quale resta sempre immutabile. E siccome l’insegnamento della religione mira a condurci alla contemplazione della Verità, può supporsi che le parole: E dalla sua bocca non esce alcuna falsità siano dette affinché non si dica alcunché di falso in ciò che riguarda tale insegnamento. È infatti, questa specie di menzogna, tale che non si deve ammettere alcun motivo che valga a giustificarla; la si deve anzi evitare radicalmente e con somma cura. Quanto alle parole: Nessuna falsità, è assurdo interpretarle come non riferite ad ogni specie di menzogna. E le altre: Dalla sua bocca, secondo l’esposizione precedente, cercherà di riferirle alla bocca del cuore colui che ritiene che in qualche caso sia ammesso mentire.

Gli uomini errano nella valutazione dei beni.


18. 38. La discussione su questo punto si presenta, certo, diversificata. Alcuni infatti sostengono che mai è lecito mentire, e a prova della loro asserzione citano testimonianze dei libri divini; contraddicono altri, i quali ricercano fra le testimonianze degli stessi libri divini parole favorevoli alla menzogna. Nessuno tuttavia può affermare che negli esempi o nelle espressioni scritturali si trovi qualcosa, anche solo apparente, da cui si possa concludere che sia consentito amare la menzogna o soltanto non odiarla. Al massimo si può ricavare che a volte è lecito, ricorrendo alla menzogna, fare qualcosa che si odia, per evitare un male ancora più detestabile. Facendo così però l’uomo cade nell’errore in quanto subordina cose preziose ad altre meno apprezzabili. Ammesso infatti che si possa tollerare un qualche male perché non abbia a succederne un altro più grave, ciascuno classificherà questi mali non secondo la norma della verità ma secondo le sue inclinazioni e consuetudini, e riterrà più grave non ciò che in realtà è da sfuggirsi con maggiore impegno ma ciò che personalmente ciascuno detesta di più. È questo un vizio prodotto in noi dal disordine nell’amare. Sono infatti due le nostre vite: la vita eterna, promessa da Dio, e la vita temporale che viviamo adesso. Se dunque uno comincia ad amare la presente vita temporale più della vita eterna, si riterrà in dovere di fare ogni cosa per la vita che predilige, e concluderà che non ci sono peccati più gravi di quelli che ledono questa vita o che ingiustamente e illecitamente le sottraggono un qualche vantaggio o la sopprimono del tutto mediante la morte.
Odiano pertanto i ladri, i sequestratori, i diffamatori, i torturatori e gli omicidi più che non i dissoluti, gli ubriaconi, gli sporcaccioni, se questi non recano molestia ad alcuno. Non comprendono, o non vogliono prendere veramente sul serio, il fatto che costoro offendono Dio, non perché nuocciano a lui ma perché danneggiano gravemente se stessi rovinando in se stessi i doni, anche di beni temporali, ricevuti da lui e compromettendo con i loro abusi gli stessi beni eterni. Questo vale soprattutto per coloro che son diventati tempio di Dio, come dice l’Apostolo nei confronti di tutti i cristiani: Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Chi profanerà il tempio di Dio, Dio lo abbatterà. È infatti santo il tempio di Dio, e questo tempio siete voi.

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