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LA MENZOGNA testo di sant'Agostino d'Ippona

Ultimo Aggiornamento: 10/08/2013 16:29
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10/08/2013 15:53

Con una menzogna si toglie la credibilità a tutta la dottrina.

4. 7. C’è poi una cosa ancora più brutta: che cioè loro, entrati ormai su per giù nel numero dei nostri, non possono trovare un motivo valido per prestarci fede, poiché nasce in loro il sospetto che anche nell’esporre il dogma cattolico noi ricorriamo alla menzogna per occultare non so quali altre cose da noi ritenute come vere. A un uomo che nutre tali sospetti tu certo dirai: “Ho fatto questo per trarti dalla mia”. Ma se costui ti replica: “Ebbene, come farò a sapere che non fai la stessa cosa anche al presente per non essere conquistato da me”, cosa risponderai? Si potrà forse cacciargli in testa che un uomo che mente per convincere gli altri, non menta per impedire d’essere accalappiato dagli altri? Vedi dove sfocia il male della menzogna! Esso porta logicamente a rendere sospetti non solo noi agli eretici e loro a noi, ma rende ogni fratello sospetto al suo fratello; e così, mentre si ricorre alla menzogna per insegnare la fede, si ottiene, al contrario, che non si abbia più fede in alcuno. Se poi nel mentire diciamo cose false nei riguardi di Dio, qual male altrettanto grave si potrà trovare in qualsiasi altro genere di menzogna, per cui lo si debba evitare assolutamente come la massima delle scelleraggini?

La menzogna è piú grave nel cattolico che nell’eretico.

5. 8. Nota ora come sia più tollerabile la menzogna nei priscillianisti che non in noi cattolici: essi sanno di parlare dicendo falsità, noi crediamo che con la nostra menzogna li possiamo liberare dalle falsità in cui si trovano a causa del loro errore. Ecco, il priscillianista insegna che l’anima è una particella di Dio e quindi della stessa sua natura e sostanza. È questa una grossa bestemmia che tutti detestiamo, poiché da ciò seguirebbe che la natura divina può essere imprigionata, ingannata e tratta in errore, che è soggetta a turbamenti e può insudiciarsi, essere dannata e soggetta a tormenti. Se pertanto la stessa cosa vien detta da colui che con parole di menzogna vuol liberare quell’uomo da un male così grave, consideriamo un istante la differenza che esiste fra i due bestemmiatori. “Grandissima!”, dirai tu. Infatti il priscillianista ciò afferma perché effettivamente lo crede, il cattolico lo afferma senza crederci, sebbene si esprima con le stesse parole. Dunque l’uno dice bestialità senza saperlo, l’altro con consapevolezza; l’uno peccando contro la scienza, l’altro contro la coscienza. Il primo è cieco perché ha idee false ma nel dirle ha almeno l’intenzione di dire la verità, il secondo nel suo intimo conosce la verità ma intenzionalmente proferisce la falsità. Tu replicherai: “Ma il primo parla così per indurre chi lo ascolta a condividere il suo errore e la sua rabbiosa acrimonia, l’altro per liberare la gente dall’errore e dall’insensatezza”. Sopra ho già mostrato quale disastro sia il fatto stesso di credere vantaggiosa una cosa del genere; ma ora vagliamo un pochino le cose come sono al momento presente, e come esse siano un male per le due persone che le fanno: in effetti il bene che il cattolico si ripromette per il futuro, cioè il ravvedimento dell’eretico, è cosa incerta. Orbene, chi dei due pecca gravemente: colui che inconsapevolmente inganna il prossimo o colui che con consapevolezza offende Dio?

Naturalmente, quale dei due mali sia peggiore lo comprende chiunque animato da sincera e operosa pietà antepone Dio all’uomo. Ma c’è di più. Se è lecito offendere Dio per indurre la gente a lodarlo, ecco che noi, di conseguenza, con l’esempio e l’insegnamento la incoraggiamo non solo a lodare Dio ma anche a bestemmiarlo, poiché mentre ci ingegniamo a condurla a lodare Dio ricorrendo a un parlare blasfemo, quando poi l’avremo condotta alla meta che ci prefiggevamo, essi impareranno da noi non solo a lodarlo ma anche ad offenderlo. Tale il bel regalo che rechiamo a coloro che vogliamo staccare dagli eretici usando metodi che non ignoriamo ma sappiamo bene essere blasfemi. In contrasto con l’Apostolo, che consegnava a satana certe persone perché imparassero a non bestemmiare, noi cerchiamo di strappare a satana la gente perché impari a bestemmiare, e ciò non in forza della sua ignoranza ma della scienza che ha raggiunto. Atteggiandoci a loro maestri, noi conseguiamo questo disastroso risultato: volendo conquistare gli eretici noi iniziamo col diventare noi stessi colpevoli di bestemmia contro Dio (e questo è cosa certa); quanto poi all’intenzione di istruirli nella verità e così liberarli dall’errore, la cosa è del tutto incerta.

Quanto grande è il male degli eretici quando ricorrono alla menzogna.

5. 9. Noi dunque insegniamo ai nostri di offendere Dio per ottenere che i priscillianisti li credano dei loro. Ebbene, proviamo a vedere quanto grande sia il male degli eretici quando ricorrono alla menzogna perché noi li crediamo dei nostri. Eccoli scomunicare Priscilliano e a detestarlo come faremmo noi: affermano che l’anima è una creatura di Dio e non una sua particella; deprecano i falsi martiri dei priscillianisti; esaltano con lodi sperticate i vescovi cattolici da cui quell’eresia è stata messa a nudo, osteggiata e repressa; e così via. Orbene, essi nella menzogna a cui ricorrono dicono la verità: non perché possa essere simultaneamente vera una cosa che in se stessa è menzogna, ma perché essi, se per un verso mentiscono, per un altro sono nella verità: mentiscono nel dire che sono dei nostri, ma dicono la verità su ciò che concerne la fede cattolica. Pertanto essi per non apparire priscillianisti dicono la verità; noi al contrario per volerli conquistare non solo parliamo con doppiezza, volendo dimostrare che siamo dei loro, ma diciamo delle falsità: di quelle che abbiamo conosciuto esser patrimonio della loro dottrina erronea. Quando dunque loro s’adoperano perché noi li crediamo dei nostri, ciò che dicono è in parte falso, in parte vero: è falso che loro siano dei nostri, è vero che l’anima non è una particella di Dio.

Quando invece noi vogliamo far credere che apparteniamo alla loro setta, le cose che diciamo son false tutt’e due, cioè che noi siamo priscillianisti e che l’anima è una particella di Dio. Ne segue che essi, quando si camuffano, lodano Dio, non lo bestemmiano; quando poi non si nascondono ma fan propaganda aperta delle loro dottrine, non sanno di bestemmiare, e quindi, se accade che si convertano alla fede cattolica si consolano con le parole dell’Apostolo, il quale, dopo aver detto fra l’altro: Un tempo io fui un bestemmiatore, aggiunge: Ho ottenuto misericordia perché agivo nell’ignoranza. A noi capita esattamente l’opposto quando, credendola giusta, ricorriamo alla menzogna per ingannare i priscillianisti al fine di conquistarli. Certamente noi diremo di appartenere a quella setta di blasfemi che sono i priscillianisti, e perché essi ci credano ecco che proferiamo delle menzogne. Nel far questo però non abbiamo la scusa dell’ignoranza: difatti in nessun caso il cattolico che bestemmiando vuol farsi prendere per un eretico potrà dire: Agivo nell’ignoranza.

Rinnega Cristo dinanzi agli uomini colui che lo rinnega con la menzogna.

6. 10. In questioni come la presente occorre ricordare sempre con timore, fratello, le parole: Chiunque mi rinnegherà dinanzi agli uomini, io lo rinnegherò dinanzi al Padre mio celeste. O pensiamo forse che non rinneghi Cristo dinanzi agli uomini colui che lo rinnega dinanzi ai priscillianisti al fine di metterli allo scoperto e con una menzogna blasfema attirare coloro che volevano restare sconosciuti? E chi potrebbe dubitare - dimmelo, per favore - che si rinnega Cristo quando di lui si dice che non è quello che è per davvero, e si dice che è quale lo credono i priscillianisti?

Obiezioni e repliche.

6. 11. Mi replicherai: In altra maniera noi non potremmo mai scovare quei lupi nascosti che si vestono di pelli di pecora e dai loro nascondigli assaltano il gregge del Signore recandogli gravi danni. Orbene, dimmi: Come si è giunti alla conoscenza dei priscillianisti prima che si escogitasse questa caccia basata sulla menzogna? Come si è giunti alla tana del loro fondatore, certo più astuto e quindi più nascosto? Come si è potuto mettere allo scoperto quei tanti loro personaggi ragguardevoli che poi sono stati condannati o quegli altri innumerevoli che in parte si sono corretti o, in parte, considerati come corretti sono stati misericordiosamente ammessi nella Chiesa? In effetti, quando il Signore vuole usare misericordia offre molte vie per giungere alla loro identificazione, e, fra queste, due sono più meravigliose delle altre, e cioè quando a manifestarli sono i loro stessi compagni, a loro volta ravveduti e convertiti: quegli stessi, cioè, che essi volevano adescare o che di fatto avevano già attirato a sé.
Questo si ottiene con più facilità se per abbattere il loro errore pestilenziale si ricorre non a raggiri menzogneri ma a dispute basate sulla verità. A mettere in iscritto opere di questo genere tu devi dedicarti, dal momento che il Signore ti ha dato la capacità di farlo; e vedrai come questi scritti salutari con cui si demolisce la loro insana aberrazione si divulgheranno con un continuo crescendo e diverranno di pubblico dominio fra i cattolici: tanto fra i vescovi, per i discorsi che tengono al popolo, quanto fra gli studiosi che hanno a cuore la causa di Dio. Tali scritti saranno le reti sante con le quali gli eretici saranno presi per il loro vero bene, senza che debbano essere accalappiati in trame di menzogna. Conquistati in tale maniera, confesseranno spontaneamente ciò che sono stati e, d’accordo [con noi], spingeranno al ravvedimento coloro che hanno conosciuti quand’erano nella loro setta o, mossi da sentimenti di pietà, ce li presenteranno. Se poi per caso si vergogneranno di dire in pubblico ciò che per lungo tempo hanno simulato e nascosto, a risanarli ci penserà Iddio, che agendo occultamente con la sua mano arrecherà loro la medicina.

Le menzogne sono da schivarsi per amore della verità, sono da uccidersi con le armi della verità.

6. 12. Risponderai: Ma è molto più facile per noi entrare nei loro meandri se fingendo diciamo d’essere dei loro. Se questo fosse lecito o vantaggioso, Cristo avrebbe potuto comandare alle sue pecore di andare dai lupi vestite di pelle di lupo e scovarli ingannandoli con questo sotterfugio. Eppure lui non ha detto così, nemmeno quando predisse che le avrebbe mandate in mezzo ai lupi. Replicherai: Ma lì non si trattava di andarli a cercare, essendo lupi oltremodo palesi; si doveva piuttosto subire la ferocia dei loro morsi. E cosa suggerì quando, annunziando i tempi successivi, disse che sarebbero venuti lupi affamati in veste di pecora? Non era forse lì il caso di suggerire quel che pensi tu e dire: Anche voi per riuscire a trovarli mettetevi addosso la veste dei lupi; internamente però restate pecore? Ma egli non disse nulla di questo; anzi, dopo aver detto: Molti verranno da voi vestiti da pecore ma dentro sono lupi rapaci, non aggiunse: [Li riconoscerete] attraverso le vostre menzogne, ma disse: Li riconoscerete dai loro frutti. Le menzogne sono da schivarsi per amore della verità, sono da imbrigliarsi con la rete della verità, sono da uccidersi con le armi della verità. Dio ci guardi dal vincere le chiacchiere blasfeme della gente ignorante ricorrendo consapevolmente a discorsi blasfemi; ci guardi dall’evitare il male dei mentitori imitando i loro comportamenti. Come infatti eviteremo il male se per evitarlo lo commettiamo? Se infatti per adescare colui che bestemmia nell’ignoranza mi metterò a bestemmiare nella consapevolezza, quello che io faccio è peggio di ciò che acquisto col farlo. Se per catturare uno che nega Cristo senza saperlo io rinnegherò Cristo sapendo [ciò che faccio], colui che così conquisto sarà uno che mi segue nella perdizione. Io già quando lo ricerco sono perduto, prima di lui.

Rinnega Cristo anche chi con la bocca asserisce cose a cui nel cuore non crede.

6. 13. Dovrà dirsi per caso che chi s’adopera di scovare i priscillianisti ricorrendo alla menzogna non rinnega Cristo, perché con la bocca asserisce cose a cui nel cuore non crede? Quasi che (come notavo sopra) dopo le parole: Con il cuore si crede [per avere] la giustizia, siano state aggiunte senza alcun significato le altre: Con la bocca si professa la fede per [avere] la salvezza! Non è forse vero che quasi tutti coloro che rinnegarono Cristo dinanzi ai persecutori conservarono nel cuore la fede in lui, e tuttavia, siccome con la bocca non lo confessarono per avere la salvezza, per questo andarono in rovina, almeno quelli che non tornarono in vita facendo penitenza? Ci potrà essere qualcuno così insipiente da pensare che l’apostolo Pietro nel rinnegare Cristo avesse in cuore ciò che diceva con la bocca? Non c’è dubbio che egli nella sua negazione conservò in cuore la verità, mentre all’esterno proferiva la menzogna. E allora, perché volle lavare con le lacrime le parole uscite dalla sua bocca, se per essere salvo gli fosse bastato ritenere quel che aveva nel cuore? Perché, pur conservando la verità con il cuore, volle punire con un pianto così amaro la falsità pronunziata con la bocca? Non lo fece forse perché si rendeva conto della grande rovina che s’era procurato allorché, pur credendo con il cuore (e così avere la giustizia), con la bocca non aveva confessato la verità per avere la salvezza?

Non giova avere la verità sulla bocca, se non si crede a ciò che si dice.

6. 14. In conseguenza di ciò, il detto scritturale: Colui che dice la verità nel suo cuore, non dev’essere inteso nel senso che sia sufficiente conservare la verità dentro il cuore, mentre con la bocca si possono dire menzogne. Lo si dice, al contrario, perché potrebbe accadere che uno dica la verità solo con le labbra: la qual cosa non gli gioverebbe in alcun modo se non la conservasse anche dentro il cuore, se cioè quando parla non crede per fede a ciò che dice. È quanto fanno gli eretici e segnatamente i priscillianisti, i quali non credono alla verità della fede cattolica, ma ne parlano per farsi credere che sono dei nostri. Costoro certo dicono la verità con la bocca ma non l’hanno nel cuore, e per questo occorreva fossero separati da colui del quale si dice: Colui che dice la verità nel suo cuore. Quanto invece al cattolico, egli ha nel cuore la verità perché realmente così crede; e pertanto deve averla anche sulla bocca per proclamarla. Riguardo poi alla falsità, che alla verità si oppone, egli non può averla né in cuore né sulle labbra, se veramente in cuore crede al fine di ottenere la giustizia e con le labbra fa la professione di fede per conseguire la salvezza. Non per niente infatti in quel medesimo salmo, dopo le parole: Colui che dice la verità nel suo cuore, si aggiunge subito: Non commette falsità con la sua lingua.

Nel proporre la verità occorre discernimento.

6. 15. Vanno ricordate anche le parole dell’Apostolo: Spogliandovi della menzogna, dite la verità ciascuno al suo prossimo, poiché siamo membra l’uno dell’altro. Non sia mai che le interpretiamo nel senso che ci sia permesso ricorrere alla menzogna quando trattiamo con coloro che ancora non sono, insieme con noi, membra del corpo di Cristo. Esse al contrario vanno interpretate nel senso che ognuno di noi deve considerare l’altro come desidera che divenga, sebbene ancora non ci sia divenuto, come ci mostrò il Signore quando di quel samaritano, che era uno straniero, disse che fu il prossimo di colui al quale usò misericordia. È dunque da considerarsi prossimo, non estraneo, colui con il quale stiamo lavorando perché non rimanga a noi estraneo; e se, per il fatto che non è ancora partecipe della nostra fede e dei nostri sacramenti gli si debbono tener nascoste certe verità, tuttavia non è mai lecito dirgli delle imposture.

Senso di Phil 1, 15-18.


6. 16. Anche nell’epoca apostolica ci furono certuni che predicavano la verità non secondo la verità, cioè non con sincerità di cuore: gente di cui l’Apostolo dice che annunciavano Cristo non con animo casto ma mossi da invidia e voglia di litigare. Anche allora dunque si dovettero tollerare alcuni che predicavano la verità con animo non retto; mai però risulta che siano stati lodati coloro che predicavano la falsità facendolo con animo retto. Di loro è detto: Tanto se Cristo è predicato perché ci siano pretesti quanto se lo si fa per amore della verità; ma in nessuna maniera è detto: Si rinneghi pure Cristo; basta che poi lo si annunzi.

6. 17. Ci son dunque molti modi per mettersi sulle piste degli eretici senza denigrare la fede cattolica e senza lodare l’empietà degli eretici stessi.

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