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LA MENZOGNA testo di sant'Agostino d'Ippona

Ultimo Aggiornamento: 10/08/2013 16:29
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10/08/2013 16:29


Nessuno ci venga a dire che giusta è la menzogna, dove c’è di mezzo il nome di Dio o il suo sacramento.


18. 37. C’è da aggiungere una conseguenza molto brutta e deplorevole. Ammettiamo un istante che per garantire la salute di quel malato noi avremmo dovuto mentirgli sulla vita del figlio. In tal modo però il male della menzogna un po’ per volta a piccoli passi aumenta; e con piccole aggiunte, che si introducono gradatamente, ne viene fuori un cumulo enorme di menzogne delittuose, né mai si riuscirà a stabilire con precisione dove si possa porre un riparo a una pestilenza così grave sviluppatasi smisuratamente con l’assommarsi di colpe insignificanti. Al riguardo con molta preveggenza fu scritto: Chi disprezza le cose piccole, un po’ alla volta va in rovina. Che dire infatti se gente di questo tipo, attaccata alla vita presente, non esitasse a preferire la stessa vita alla verità e per impedire che un uomo muoia (meglio: per ottenere che un uomo, destinato a morire, muoia qualche tempo dopo) ci volesse spingere non solo a mentire ma anche a spergiurare? Se volesse, dico, che noi per non abbreviare a qualcuno la salute della vita presente, così fugace, ricorriamo con leggerezza al nome del Signore nostro Dio? Eppure tra loro ci sono dei cervelloni che stabiliscono le norme e determinano i confini del giurare il falso e del non giurarlo. Ahimè! Dove mai vi siete cacciate, o sorgenti delle nostre lacrime? E allora? Cosa faremo? Dove ci rifugeremo? Dove ci nasconderemo per ripararci dalla collera della verità, se non soltanto trascureremo di evitare la menzogna, ma addirittura oseremo farci maestri di spergiuro? Pertanto coloro che si ergono ad assertori e paladini della menzogna vedano un po’ quale, o quali, specie di menzogna piaccia loro di considerare esente da colpa.
Vogliano almeno concedere che non si deve mentire quando ne va di mezzo il culto di Dio; vogliano almeno astenersi dallo spergiuro e dalla bestemmia. Che nessuno osi mentire o lodare la menzogna o insegnarla o imporla, e nessuno ci venga a dire che giusta è la menzogna, dove c’è di mezzo il nome di Dio o il suo sacramento, dove Dio è testimone, dove si proclama o si discute una parola che riguarda la santa religione. Quanto alle altre specie di menzogna, se a qualcuno sta proprio a cuore la causa della falsità, si scelga quella specie che ritiene la più leggera ed innocua. Son convinto però di una cosa, e cioè che anche chi insegna la legittimità della menzogna vuole presentarsi come uno che insegna la verità. Supposto infatti che si vada ad insegnare la falsità, chi vorrà prendere sul serio una dottrina in sé falsa, quando colui che la insegna è un falsario e sarebbe un gabbato colui che l’apprende? Se quindi per accalappiare un qualche discepolo il maestro afferma di dire la verità, ma nello stesso tempo insegna la liceità della menzogna, come sarà possibile che dalla verità scaturisca la menzogna, quando l’apostolo Giovanni asserisce: Nessuna menzogna deriva dalla verità? Non è dunque vero che a volte è lecito mentire. E se ciò non è vero, in nessun modo lo si può suggerire a chicchessia.

Facile passare dalla menzogna allo spergiuro.

19. 38. Ma la debolezza umana si fa avanti per sostenere la sua parte, e con il plauso di moltissima gente proclama che la causa, inoppugnabile, sta proprio in questi termini; e con l’intento di contraddire, afferma: “Fra gli uomini capita senza dubbio che mediante l’inganno si venga sottratti alla rovina o propria o altrui. Ma come si può andare incontro a gente in pericolo se il nostro sentimento di umanità non ci inclina a mentire?”. Se questa moltitudine di gente schiava della mortalità e della miseria umana avrà la pazienza di ascoltarmi, io cercherò di dare una qualche risposta in difesa della verità. Non c’è dubbio che la castità, per essere un valore religioso, autentico e degno di chi è santo, non può derivare che dalla verità: per cui chi la trasgredisce si pone evidentemente in contrasto con la verità. Perché mai dunque, mancando qualsiasi modo di soccorrere diversamente chi è in pericolo, non commetto uno stupro, cosa che essendo contraria alla castità è anche contraria alla verità?
Come dunque, trattandosi sempre d’andare in aiuto a gente in pericolo, potrò permettermi di dire una menzogna, cosa che evidentissimamente è allo stesso modo in contrasto con la verità? Qual è il merito che rende così pregevole la castità, e qual è la colpa per cui la verità ci è diventata così nemica? Ogni specie di castità deriva infatti dalla verità; e la verità è castità, non del corpo ma dell’anima. Del resto la stessa castità del corpo risiede nell’anima. Un’ultima riflessione, che ho già espressa ma ora voglio ripetere: tutti coloro che mi contraddicono volendo difendere una qualche specie di menzogna e cercando di persuadermi [di fare altrettanto], che cosa dicono se non dicono la verità? Ebbene, se io li debbo ascoltare perché dicono la verità, in che modo essi pretenderanno che io diventi menzognero dicendo la verità? In che modo la menzogna potrà appellarsi alla verità perché le faccia da patrona? O che forse costei vorrà riportare una vittoria che avvantaggi la sua nemica, dandosi lei stessa per vinta? Chi oserebbe ammettere una tale assurdità? Noi pertanto mai diremo che quanti affermano che in certi casi è lecita la menzogna, sono veridici in questa loro affermazione. Ciò infatti equivarrebbe a dire che la verità ci insegna ad essere mentitori: conclusione la più assurda e insipiente che si possa pensare. In effetti nessuno mai imparerà dalla castità a commettere adulteri; nessuno imparerà dalla pietà ad ingiuriare Dio; e nessuno dalla bontà imparerà a danneggiare il prossimo. Sarà quindi mai possibile che dalla verità impariamo a mentire? Se tale non è l’insegnamento della verità, non è cosa vera; se non è cosa vera, non la si deve imparare; se non la si deve imparare, la conclusione è che mai si deve mentire.

Nessuna concessione si deve accordare alla menzogna che arrivi fino allo spergiuro e alla bestemmia.

19. 39. Qualcuno dice: Il cibo solido è per i perfetti. E in realtà molte cose vengono attenuate per condiscendenza avuto riguardo alla fragilità umana, sebbene non siano per nulla accette all’assoluta trasparenza della verità. Dica pure cose come queste colui che non teme quali brutte conseguenze possano derivare se in qualche caso si permetterà la menzogna di qualsiasi specie essa sia. Questa concessione poi non la si deve in alcun modo accordare alla menzogna che arrivi fino allo spergiuro e alla bestemmia; né si può nel modo più assoluto presentare una qualche ragione che consenta di spergiurare o, cosa ancor più detestabile, di bestemmiare contro Dio. Non è vero infatti che non si bestemmi, perché si bestemmia mentendo. Allo stesso modo, praticamente, si dovrebbe dire che non si commette spergiuro allorché mentendo si giura il falso. Ma chi potrebbe spergiurare usando della verità? Ugualmente nessuno può bestemmiare mosso dalla verità. È vero tuttavia che il giurare il falso è colpa più leggera in colui che non sa nulla della falsità della cosa, anzi crede che sia vera la cosa su cui giura. In questo senso fu più scusabile la bestemmia che Saulo diceva quand’era nell’ignoranza. La bestemmia poi è peccato più grave dello spergiuro, poiché nello spergiuro si prende Dio a testimone d’una cosa falsa, nella bestemmia invece si attribuiscono a Dio dei nomi falsi. Ogni spergiuro e ogni blasfemo è tanto più inescusabile quanto più si rende conto o sospetta che siano false le cose che afferma spergiurando o bestemmiando. E ora torniamo a quel tale che sostiene essere doverosa la menzogna, quando ne va di mezzo la salute o la vita d’un uomo a rischio. Chiunque ammettesse questo si allontanerebbe completamente dal sentiero della salute eterna e della vita, se dicesse, inoltre, che in tale frangente è lecito anche giurare nel nome di Dio e dire bestemmie contro Dio.

Si potrà mentire per la salvezza eterna di qualcuno?

20. 40. Capita a volte che l’obiezione a noi presentata venga tratta dal pericolo della stessa salvezza eterna, e ci si gridi che quando tale pericolo non può essere eliminato in altra maniera, si deve farlo con la menzogna. Esempio: un tale, che dovrebbe ricevere il battesimo, si trova in potere di empi e infedeli, e ad amministrargli il lavacro della rigenerazione non si può giungere senza ingannare i custodi con la menzogna.
È un grido molto insidioso che vorrebbe costringerci a mentire, non per accumulare sostanze o conseguire cariche onorifiche in questo mondo che passa e nemmeno per salvare la vita temporale di qualcuno, ma proprio per ottenere la salvezza eterna di un uomo. Di fronte a questo gridare, a chi ricorrerò se non a te, o Verità? E tu mi rispondi ancora con un richiamo alla castità.
In effetti, supponendo che noi con la fornicazione potessimo adescare tali guardiani perché ci concedano di battezzare quell’uomo, noi tuttavia non lo faremmo perché è cosa contraria alla castità. E faremo quanto è contrario alla verità, potendoli ingannare con la menzogna?
Eppure non c’è dubbio che nessuno può amare santamente la castità se non ce lo ordinasse la verità. Si ingannino quindi con la menzogna quei guardiani per giungere a battezzare quell’uomo, se ciò ordina la verità. Ma com’è possibile che la verità ci comandi di mentire per amministrare il battesimo a un uomo, se la castità per lo stesso motivo del battesimo non ci consente di fornicare? E perché la castità non ci ordina di fare così, se non perché così non insegna la verità? Noi dunque non potremo far nulla all’infuori di quanto insegna la verità. Ora, se la verità ci insegna che nemmeno per battezzare una persona si può fare quanto si oppone alla castità, come potrà insegnarci, per lo stesso motivo del battezzare quella persona, a fare quanto si oppone alla verità in se stessa? Ricordiamo tuttavia quanto succede agli occhi: essi non sono così resistenti da fissare il sole, ma fissano volentieri gli oggetti illuminati dal sole.
Ci sono cioè anime in grado di godere della bellezza della castità ma non ugualmente capaci di valutare debitamente la verità, dalla quale la castità riceve luce. Ne segue che, se si presenta il caso di compiere un qualche atto contrario alla verità, essi non lo evitano né lo detestano come eviterebbero e detesterebbero una cosa contraria alla castità che fosse loro proposta. Quanto però al figlio [sapiente] che accettando la parola [di Dio] vuol tenersi molto lontano dalla perdizione e non si permette che dalla sua bocca esca alcuna falsità, egli ritiene cosa vietata battezzare un uomo ricorrendo alla menzogna allo stesso modo che così lo riterrebbe se costretto a farlo commettendo un adulterio. E il Padre celeste esaudisce chi lo prega per poter andare incontro ai bisogni di quell’uomo senza ricorrere alla menzogna: sempre che lo stesso Padre, i cui propositi sono imperscrutabili, disponga che si vada in suo aiuto. Un tal figlio dunque si astiene dal mentire come si astiene da ogni peccato.
Non per nulla infatti nella Scrittura a volte col nome di menzogna si indica il peccato in genere, come quando si dice: Ogni uomo è mentitore, espressione che equivale a: “Ogni uomo è peccatore”. E così l’altro testo: Se con la mia menzogna ho abbandonato la verità di Dio. Pertanto, se uno per il fatto d’essere uomo mente, per questa stessa sua umanità pecca, e soggiace a quella sentenza che suona: Ogni uomo è mentitore, e ancora: Se diciamo d’essere senza peccato inganniamo noi stessi e non è in noi la verità. Nell’ipotesi invece che nulla di falso esca dalla sua bocca, egli sarà conformato a quella grazia di cui è stato detto: Chi è nato da Dio non pecca. Se infatti fosse in noi quest’unica nascita, nessuno peccherebbe; e quando essa sarà la sola, nessuno peccherà più. Ma ora ci portiamo appresso il prezzo della corruttibilità in cui siamo nati, anche se, in quanto siamo rinati, con la vita buona veniamo rinnovati interiormente ogni giorno. Solo quando questo nostro essere corruttibile si vestirà dell’incorruttibilità, la vita lo assorbirà tutto e non resterà più alcun pungiglione di morte. Pungiglione di morte è il peccato.

Epilogo.

21. 41. Quanto alla menzogna dunque, o la si evita comportandoci rettamente, o la si confessa e ci si pente. Né deve succedere che la si faccia proliferare rendendo miserabile la nostra vita e, tanto meno, che la si moltiplichi insegnandola ad altri. Se qualcuno ritiene lecito mentire quando si tratta di soccorrere il prossimo in pericolo per la salute tanto fisica che spirituale, scelga pure qualsiasi tipo di menzogna; ma che almeno anche costoro ci concedano che per nessun motivo si può giungere fino allo spergiuro e alla bestemmia, delitti che riteniamo più gravi o certo non più leggeri della violenza carnale. Bisogna infatti tener presente che spessissimo gli uomini esigono il giuramento dalle loro mogli, che sospettano cadute nell’adulterio: una cosa che non farebbero di sicuro se non fossero persuasi che chi non ha temuto di commettere l’adulterio potrebbe invece aver paura di cadere nello spergiuro. In effetti, ci sono state delle donne disoneste che non esitarono ad ingannare i loro mariti concedendosi relazioni illecite, ma di fronte agli stessi mariti gabbati ebbero timore di prendere Dio a testimone della falsità.

Ci sarà dunque motivo per cui un uomo casto e religioso ricuserà di commettere l’adulterio, ritenuto necessario per battezzare una persona, mentre vorrà ricorrere allo spergiuro, cosa di cui gli stessi adulteri hanno paura? E se è delitto fare una cosa per cui si debba ricorrere allo spergiuro, non lo sarà di più se si dovesse giungere alla bestemmia? Non sia mai dunque che un cristiano rinneghi Cristo e lo bestemmi per poter fare cristiana una qualche persona. Non sia mai che qualcuno, per ritrovare chi è perduto, vada in perdizione lui stesso. Che se poi desse a lui insegnamenti come questi, manderà in perdizione anche colui che ha trovato. Pertanto, è tuo dovere confutare e distruggere il libro intitolato Libra, ben sapendo che come primo passo bisogna tagliare quella testa in forza della quale gli eretici sentenziano che si deve mentire quando occorre per nascondere la propria religione.

Quanto poi a quei testi dei libri santi che essi tentano di sfruttare a sostegno della menzogna, tu devi dimostrare che alcuni non sono menzogne, mentre di altri, che lo fossero, devi dire che non li si deve imitare. E se, finalmente, l’umana fragilità giungesse ad avanzare la pretesa che le siano permesse cose che la verità disapprova, tu ad ogni modo devi ritenere e difendere con incrollabile fortezza che quando si tratta di materia religiosa mai e in nessun modo è lecito ricorrere alla menzogna. Riguardo poi agli eretici occulti, non li dobbiamo ricercare servendoci della menzogna per il fatto che essi sono mentitori, né per mezzo della bestemmia per il fatto che sono blasfemi, come non si possono indagare gli adulteri commettendo adultéri, né gli omicidi commettendo omicidi, né gli stregoni ricorrendo a malefizi. Tutto questo, in conformità con gli argomenti che abbiamo esposti nel presente volume. I quali sono stati tanti da render difficile arrivare alla fine dell’opera; ma noi, come programmato, finiamo qui.


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