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QUESTO FORUM E' CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO... A LUI OGNI ONORE E GLORIA NEI SECOLI DEI SECOLI, AMEN!
 
Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
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Dio dice Io ti perdono perché TU ti converta

Last Update: 5/23/2014 10:46 AM
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5/23/2014 10:44 AM
 
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Il Perdono e la vera giustizia nella Dottrina Cattolica

"L'indissolubile intreccio tra fede e carità.
.... risulta chiaro che non possiamo mai separare o, addirittura, opporre fede e carità. Queste due virtù teologali sono intimamente unite ed è fuorviante vedere tra di esse un contrasto o una «dialettica». Da un lato, infatti, è limitante l'atteggiamento di chi mette in modo così forte l'accento sulla priorità e la decisività della fede da sottovalutare e quasi disprezzare le concrete opere della carità e ridurre questa a generico umanitarismo. 
Dall’altro, però, è altrettanto limitante sostenere un’esagerata supremazia della carità e della sua operosità, pensando che le opere sostituiscano la fede. Per una sana vita spirituale è necessario rifuggire sia dal fideismo che dall'attivismo moralista.
L’esistenza cristiana consiste in un continuo salire il monte dell’incontro con Dio per poi ridiscendere, portando l'amore e la forza che ne derivano, in modo da servire i nostri fratelli e sorelle con lo stesso amore di Dio. Nella Sacra Scrittura vediamo come lo zelo degli Apostoli per l’annuncio del Vangelo che suscita la fede è strettamente legato alla premura caritatevole riguardo al servizio verso i poveri (cfr At 6,1-4). Nella Chiesa, contemplazione e azione, simboleggiate in certo qual modo dalle figure evangeliche delle sorelle Maria e Marta, devono coesistere e integrarsi (cfr Lc 10,38-42). La priorità spetta sempre al rapporto con Dio e la vera condivisione evangelica deve radicarsi nella fede. 
Talvolta si tende, infatti, a circoscrivere il termine «carità» alla solidarietà o al semplice aiuto umanitario. E’ importante, invece, ricordare che massima opera di carità è proprio l’evangelizzazione, ossia il «servizio della Parola»....
L’invito ad evangelizzare si traduce in un appello alla conversione" (1)

Con queste parole tratte dal magistero di Benedetto XVI, vogliamo approfondire l'autentica Dottrina Cattolica su questo argomento oggi così confuso e quasi inesistente nella predicazione e persino nella tanto auspicata evangelizzazione.
Il discorso sarà inevitabilmente lungo, ce ne scusiamo ma non è possibile trattare certi argomenti esclusivamente con piccole frasi.
Cerchiamo di imparare a leggere davvero dentro il Magistero della Chiesa, e a meditare, interiorizzare e sviluppare armoniosamente ciò che leggiamo.

Nostro Signore Gesù Cristo dice che il perdono deve essere concesso solo a chi è veramente pentito:"se un tuo fratello pecca, rimproveralo; ma se si pente, perdonagli" (Lc. 17,3 ).
Il rimprovero non è assenza di perdono, ma lo stesso perdonare non significa non rimproverare,non riprendere l'errante. Forse una mamma non è amorevole verso il figlio quando lo rimprovera per delle mancanze?

Giovanni Paolo II insegna che la penitenza: "lungi dall’essere un sentimento superficiale, è un vero capovolgimento dell’anima. (…) Fare penitenza vuol dire cambiare direzione anche a costo di sacrificio e riparare il male fatto a Dio, a se stessi, ai fratelli, a tutto il creato...Fare penitenza è qualcosa di autentico ed efficace soltanto se si traduce in atti e gesti di penitenza. La penitenza è la conversione che passa dal cuore alle opere ..." (2)

L’analisi del peccato, della sua vera essenza e dell’itinerario che da esso ha origine, indica che, ad opera del diavolo, vi sarà lungo la storia una costante pressione al rifiuto di Dio che porta fino all’odio verso il Creatore: amore di sé fino al disprezzo di Dio, come dice S. Agostino. 
Come condizione del perdono, Dio fece ricadere su Gesù l’iniquità di tutti: - il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti (Is. 53,5 ).

E, dice ancora Giovanni Paolo II: "La giustizia di Dio ha stabilito per la redenzione il processo inverso: l’amore di Dio fino al disprezzo di sé da parte del figlio prediletto, che offrì un sacrificio perfetto mediante l’atto della sua morte: - offrì se stesso senza macchia a Dio" ( Eb 9,14 ) (3).
Il "calice" della passione è il destino che il Padre ha riservato al Figlio: nella letteratura biblica il calice è il simbolo del destino perché i nomi degli interessati che venivano tirati a sorte erano posti dentro un calice. Il sacrificio della vita è stato voluto dal Padre e Gesù, come uomo, solo a Dio chiede di togliere tale pena: "Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!" ( Mt 26,39 ).

Ma attenzione, la morte di Gesù non deve essere confusa con la logica del pacifismo: la crocifissione di Nostro Signore è un atto di obbedienza alla giustizia voluta dal Padre, è un atto di amore per noi e un atto di condivisione dell’umana sofferenza. 
In merito al pacifismo Giovanni Paolo II precisa:"Noi non siamo pacifisti, non vogliamo la pace ad ogni costo. Una pace giusta. Pace e giustizia. La pace è sempre opera della giustizia... Opus iustitiae, pax ". (4)

Se dunque, il perdono non esclude la giustizia ma, anzi, la giustizia è condizione del perdono, in che cosa consiste il perdono e lo stesso perdonare?

Chiariamo subito che il perdono del Vangelo non è il perdonismo oggi in voga! 
Perdonare significa, propriamente, donare di nuovo, una parola composta da due "per-donare" - "donare-per" è perciò quella disponibilità personale a donare di nuovo il nostro aiuto a chi è pentito, un donare qualcosa che non viene propriamente da noi, piuttosto è un dono che a nostra volta abbiamo ricevuto, per questo si parla di "grazia del perdono".
Perdonare significa che non dobbiamo odiare il colpevole che è pentito, cioè non dobbiamo desiderare il male per il male; al contrario perdonare significa proprio offrire il nostro aiuto al colpevole veramente pentito per il male fatto e questo compatibilmente con le esigenze della giustizia umana che esige la riparazione del male e la punizione del colpevole.

L'esempio più chiaro dei Vangeli è il fatto tra Gesù e l'adultera:
"Allora Gesù, alzatosi, le chiese: Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?
Rispose: Nessuno, Signore. Le disse Gesù: Neppure io ti condanno, va e non peccare più" (Gv.8,3,11). 
Purtroppo a questo episodio viene tolta, da troppe prediche, l'ultima frase "va e non peccare più", quasi fosse diventata, oggi, una richiesta intollerante.

Il castigo è un male, cioè la privazione di un bene. Il criminale, per esempio, viene privato del bene della libertà, ma tale sacrificio di un bene viene fatto non per il desiderio del male in se stesso ma con lo scopo di salvaguardare o di ottenere un bene più grande: la riabilitazione del pentito.

Bisogna tenere presente che esiste una gerarchia dei beni così come ci insegna lo stesso San Tommaso d'Aquino che qui semplifichiamo: il bene dell’anima è superiore al bene del corpo e il bene rappresentato dai diritti dell’innocente, della famiglia e della comunità civile è superiore al bene della libertà del criminale. Inoltre bisogna considerare il fatto che, anche quando si tratta di una condanna, lo Stato non dispone dei diritti dell’individuo. Lo Stato può privare il condannato del bene della libertà, in espiazione del male fatto, dopo che, con il suo crimine, egli si è già privato del suo diritto alla libertà: la perdita di certi diritti va attribuita allo stesso criminale che vi si è esposto con la sua azione. 

L'autentica e vera disposizione d’animo del perdono è bene espressa nell’opera di misericordia corporale che dice di – visitare i carcerati – ma non dice di abolire le carceri e le condanne.

Se la giustizia, dunque, non solo è lecita ma doverosa, come interpretare queste parole di Gesù: "ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra; e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due" ( Mt 5,38 - 41 ) ?

Queste parole dette da Gesù non possono essere interpretate alla lettera ma devono essere intese in senso metaforico. Infatti, Nostro Signore, che ha raccomandato di non opporsi al malvagio e di porgere l’altra guancia, in realtà, non si è comportato secondo la lettera di tale insegnamento. A Gerusalemme, dopo aver fatto una sferza, percosse i mercanti che si trovavano nel tempio ( cfr Gv 2,14 – 15 ).
Quando una delle guardie del Sommo Sacerdote lo schiaffeggia, invece di porgere l’altra guancia si oppone al gesto ingiusto del malvagio difendendosi verbalmente:"se ho parlato male, dimostrami dov’è il male, ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?"( Gv 18,23 ) 

Citando il Catechismo della Chiesa Cattolica, così si esprime Giovanni Paolo II: 
” la legittima difesa può essere non soltanto un diritto, ma un grave dovere, per chi è responsabile della vita di altri, del bene comune della famiglia o della comunità civile “. Accade purtroppo che la necessità di porre l’aggressore in condizione di non nuocere comporti talvolta la sua soppressione. In tale ipotesi, l’esito mortale va attribuito allo stesso aggressore che vi si è esposto con la sua azione.." ( 5 )

La legittima difesa è forse in contrasto con il V comandamento che dice di – non uccidere - ? 

Il Catechismo della Chiesa Cattolica precisa il senso del V comandamento citando integralmente il passo biblico dove viene enunciato:"la Scrittura precisa la proibizione del V comandamento: “ non far morire l’innocente e il giusto “ ( Es. 23,7 ). L’uccisione volontaria di un innocente è gravemente contraria alla dignità dell’essere umano, alla - regola d’oro – e alla santità del Creatore. 
La legge che vieta questo omicidio ha una validità universale: obbliga tutti e ciascuno, sempre e dappertutto..." (6)

La rinuncia al diritto di difendersi da parte del singolo contro un ingiusto aggressore – quando non provoca danni ai diritti del prossimo e non è fatta per vigliaccheria o per odio e indifferenza verso la propria vita – può assumere un significato profetico, cioè attestare in maniera assolutamente credibile la fede in un’altra vita e nella giustizia definitiva e perfetta di Dio. 
Ma la legittima difesa, dato il vincolo di solidarietà che ci lega agli altri uomini, è quasi sempre un grave dovere, soprattutto per i governanti che sono responsabili del bene comune. Un operaio, per esempio, può rinunciare ad esigere la giusta mercede defraudatagli da un datore di lavoro, ma i governanti devono comunque impegnarsi perché venga impedita l’ingiustizia attraverso l’uso lecito della forza e cioè attraverso l’opera delle forze dell’ordine, dei tribunali e attraverso l’applicazione delle pene stabilite dai tribunali.

Scrive il Vescovo Maggiolini di venerata memoria: "la persona può rinunciare al diritto di difendersi ma chi rinuncia al diritto di difendersi deve interrogarsi sui danni e sulla mancanza di aiuto che provoca a chi da lui dipende. Si pensi, come esempio, a un padre che ha la responsabilità di figli ancora incapaci di provvedere a se stessi ". (7)

L’apostolo Paolo, nella lettera ai Romani, dice :"Vuoi non avere da temere l’autorità? Fa il bene e ne avrai lode, poiché essa è al servizio di Dio per il tuo bene. Ma se fai il male, allora temi, perché non invano essa porta la spada; è infatti al servizio di Dio per la giusta condanna di chi opera il male" ( Rm 13,3 - 4 ). 
Quindi, Dio ha affidato ai governanti la spada per punire chi fa il male (il famoso potere di Cesare, il potere temporale).
Naturalmente non entreremo per ora qui nel merito delle dittature, dell'uso perverso del potere, dell'abuso di certo potere nel fare leggi ingiuste, delle condanne ingiuste e quant'altro, qui per ora vogliamo solo approfondire alcuni principi del perdono e della giustizia divina.

Qualcuno vede una certa contraddizione tra le esigenze della giustizia e lo spirito delle beatitudini enunciato da Gesù, in particolare le beatitudini dove viene detto: "beati gli afflitti perché saranno consolati – e - beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli"( Mt 5,4 e 5,10 ).

"Le beatitudini evangeliche, in realtà, non intendono distogliere l’uomo dalla realizzazione della giustizia ma dall’atteggiamento integralista di chi crede di poter realizzare un mondo e una società perfetti per cui finisce per non fare più distinzioni tra Paradiso e mondo, tra Cesare e Dio, tra verità e legge, tra stato e religione, tra fede e vita. Il cristiano, invece, in analogia con quanto si deve praticare nella vita spirituale individuale, deve evitare di confondere la sfera della fede con quella della vita, ma altrettanto deve accuratamente guardarsi dal separare la fede dalla vita". ( 8 )

Le beatitudini: "permettono di stabilire l’ordine temporale in funzione di un ordine trascendente, che senza togliere al primo il suo specifico contenuto, gli conferisce la sua vera misura. (…) Le beatitudini preservano dall’idolatria dei beni terreni e dalle ingiustizie, che la loro sfrenata bramosia comporta. Esse distolgono dalla ricerca utopistica e pericolosa di un mondo perfetto, perché passa la scena di questo mondo"( 1 Cor 7,31 ). (9)

Le beatitudini, dunque, possono essere considerate un manifesto contro l’utopia: esse ricordano che in questo mondo non può esistere la perfezione ma è possibile un continuo progresso dell’uomo verso la verità, nel senso che può essere aumentata la comprensione soggettiva - per una applicazione poi oggettiva - della verità e può essere continuamente migliorata nella sua applicazione. 

Dopo queste spiegazioni, come interpretare l’insegnamento di Gesù in merito al – porgere l’altra guancia - ? 

San Tommaso d’Aquino spiega che Gesù non è venuto ad abolire l’antica legge ma a completarla ( cfr Mt 5,17 ). 
Queste massime di nostro Signore si riferiscono, in particolare, ai precetti giudiziali dell’antica legge: si tratta del diritto positivo del popolo ebreo che doveva garantire la giustizia. Cristo completa i precetti giudiziali nel senso che ne spiega il vero significato. Gli ebrei credevano lecito il desiderio di vendetta, mentre le pene dovevano essere applicate per amore della giustizia e non per odio verso la persona che aveva commesso un delitto. 
Per questo Cristo dice di amare il nemico e di porgere l’altra guancia. Gli ebrei credevano lecita la cupidigia delle ricchezze per le pene del taglione che comandavano la restituzione dei beni rubati con un sovrappiù di multa, mentre tali pene dovevano essere applicate per amore della giustizia e non per desiderio di ricchezza. Ecco perché il Signore dice di essere pronti a cedere di più a chi ci deruba.

Tali espressioni evangeliche, dice S. Agostino, vanno intese come – disposizioni d’animo -, altrimenti esse non hanno senso. 
Nella Enciclica sulla Divina Misericordia Giovanni Paolo II sviluppa una eccellente comprensione di questa giustizia, dice:

"..... sarebbe difficile non avvedersi che molto spesso i programmi, che prendono avvio dall’idea di giustizia e che debbono servire alla sua attuazione nella convivenza degli uomini, dei gruppi e delle società umane, in pratica subiscono deformazioni. Benché essi continuino a richiamarsi alla medesima idea di giustizia, tuttavia l’esperienza dimostra che sulla giustizia hanno preso il sopravvento altre forze negative, quali il rancore, l’odio e perfino la crudeltà. In tal caso, la brama di annientare il nemico, di limitare la sua libertà, o addirittura di imporgli una dipendenza totale, diventa il motivo fondamentale dell’azione; e ciò contrasta con l’essenza della giustizia che, per sua natura, tende a stabilire l’eguaglianza e l’equiparazione tra le parti in conflitto.
Questa specie di abuso dell’idea di giustizia e la pratica alterazione di essa attestano quanto l’azione umana possa allontanarsi dalla giustizia stessa, pur se venga intrapresa nel suo nome. Non invano Cristo contestava ai suoi ascoltatori, fedeli alla dottrina dell’Antico Testamento, l’atteggiamento che si manifestava nelle parole: “ Occhio per occhio e dente per dente “. Questa era la forma di alterazione della giustizia in quel tempo; e le forme di oggi continuano a modellarsi su di essa. E’ ovvio, infatti, che in nome di una presunta giustizia ( ad esempio, storica o di classe ) talvolta si annienta il prossimo, lo si uccide, si priva della libertà, si spoglia degli elementari diritti umani. 
L’esperienza del passato e del nostro tempo dimostra che la giustizia da sola non basta e che, anzi, può condurre alla negazione e all’annientamento di se stessa, se non si consente a quella forza più profonda, che è l’amore, di plasmare la vita umana nelle sue varie dimensioni. E’ stata appunto l’esperienza storica che, fra l’altro, ha portato a formulare l’asserzione: summum ius, summa iniuria. Tale affermazione non svaluta la giustizia e non attenua il significato dell’ordine che su di essa si instaura; ma indica solamente, sotto altro aspetto, la necessità di attingere alle forze dello spirito, ancor più profonde, che condizionano l’ordine stesso della giustizia ". (10)

La giustizia, da sola, può portare alla negazione di se stessa senza la disposizione d’animo dell’amore per il nemico. Quando Gesù afferma, - (…) io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra; e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello – ( Mt 5, 39 - 40 ), cosa realmente vuole dire? Cosa significano queste frasi: sono una metafora o vanno prese alla lettera ? 

Dice ancora Giovanni Paolo II:"Non si tratta qui certamente di acconsentire al male. E neppure ci viene proibita una legittima difesa nei confronti dell’ingiustizia, del sopruso o della violenza. Anzi è a volte soltanto con un’energica difesa, che certe violenze possono e debbono essere respinte. Quello che Gesù ci vuole insegnare innanzitutto con quelle parole, come con le altre (…), è la netta distinzione che dobbiamo fare tra la giustizia e la vendetta. Ci è consentito di chiedere giustizia; è nostro dovere praticare la giustizia. Ci è invece proibito vendicarci o fomentare in qualunque modo la vendetta, in quanto espressione dell’odio e della violenza ". (11)

"Un'altra controversia - spiega invece Benedetto XVI - riguarda il problema della conciliazione della bontà e dell'onnipotenza di Dio con l'esistenza del male. Se Dio è onnipotente e buono, come si spiega la realtà del male? Ruperto infatti reagì alla posizione assunta dai maestri della scuola teologica di Laon, che con una serie di ragionamenti filosofici distinguevano nella volontà di Dio l'"approvare" e il "permettere", concludendo che Dio permette il male senza approvarlo e, dunque, senza volerlo. Ruperto, invece, rinuncia all'uso della filosofia, che ritiene inadeguata di fronte a un problema così grande, e rimane semplicemente fedele alla narrazione biblica. Egli parte dalla bontà di Dio, dalla verità che Dio è sommamente buono e non può che volere il bene. Così egli individua l'origine del male nell'uomo stesso e nell'uso sbagliato della libertà umana. Quando Ruperto affronta questo argomento, scrive delle pagine piene di afflato religioso per lodare la misericordia infinita del Padre, la pazienza e la benevolenza di Dio verso l'uomo peccatore..." (12)

Per quanto riguarda l’insegnamento di Gesù che afferma - amate i vostri nemici – ( Mt 5,44 ), Giovanni Paolo II dice che: "non va inteso nel senso di un’approvazione del male compiuto dal nemico. Gesù invece ci invita ad una veduta superiore, magnanima, simile a quella del Padre celeste, per la quale, anche nel nemico e nonostante sia nemico, il cristiano sa scoprire ed apprezzare aspetti positivi, meritevoli di stima e degni d’essere amati: primo fra tutti, la persona stessa del nemico, creata, come tale, ad immagine di Dio, anche se, al presente, è offuscata da un’indegna condotta. - (13)

Il nemico - nell'insegnamento di Gesù - è il non amico, colui che fa il male e che non vuole pentirsi. 
La persona del peccatore deve essere sempre amata perché essa è stata creata da Dio a sua immagine anche se al momento presente è offuscata e deformata dal peccato. Il peccato del nemico, al contrario, deve essere odiato e combattuto e l’aggressore deve essere messo in condizione di non nuocere, ma anche portato in una condizione tale che possa comprendere il peccato, il male che compie per potersi pentire.

  - continua


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   Il vero discernimento... 

Non possiamo, dunque, stare insieme cioè essere amici e solidali con coloro che fanno il male, che commettono il peccato e sono contenti di come vivono: non ci può essere solidarietà con coloro che fanno il male e questo comporta un allontanamento dalle opere malvagie del peccatore in tutte quelle azioni che possono significare complicità o condivisione nei confronti del male, del peccato. 

Molte volte, con la scusa che non dobbiamo giudicare, sospendiamo il giudizio verso gli altri. Questo non è buono perché siamo invitati a fare discernimento su ogni cosa, anche sull'altro.
Gesù dice: "Non giudicate per non essere giudicati ", perché la parola `giudizio', al tempo di Gesù, equivaleva a una `condanna'. 
Noi non dobbiamo condannare le persone ma il peccato, e siamo chiamati ad esaminare ciò che c'è nell'altro, così come faceva Gesù. 
Si legge nel Vangelo che: " Gesù però non si confidava con loro perché conosceva tutti ..." (Gv.2,13-25).
Egli sapeva quello che c'era in ogni uomo, perché ne conosceva i pensieri. Il nostro giudizio, prima di tutto, deve servire ad aiutare le persone con cui ci relazioniamo. Se il Signore ci mette accanto una persona, è per amarla di più, per aiutarla non a rimanere nel proprio peccato, ma perchè conoscendo il Cristo si penta e si ravveda. Ecco perchè dice anche: "può un cieco guidare un altro cieco? non cadranno tutti e due nella fossa?" (Lc.6,39).

I1 discernimento serve anche per difendere noi stessi: il diavolo vuole la nostra morte fisica e spirituale. Il discernimento base, per quanto riguarda le persone, è indicato chiaramente da Gesù, che ha detto: "Guardatevi dai falsi profeti! Vengono a voi vestiti da pecore, ma dentro sono lupi rapaci." (Mt.7,15) 
E anche: "Voi siete sepolcri imbiancati perché fuori siete tutti belli puliti e dentro pieni di marciume." (Mt.23,27) 
Per conoscere i lupi e i sepolcri imbiancati dobbiamo analizzare-discernere i frutti che producono, che sono diversi dai prodotti che spesse volte produciamo nel peccare. I prodotti sono tutte le attività che facciamo molte nel male, altre nel bene, quelle nel bene producono i frutti. I frutti sono nove e si trovano elencati in Galati 5,22

"Amore, Gioia, Pace, Pazienza, Benevolenza, Bontà, Fedeltà, Mitezza e Dominio di sé ".

Se la frequenza a una persona o a una realtà ci porta ad acquisire questi frutti, è bene continuare il rapporto, in caso contrario, meglio evitarlo. Il Signore non vuole la nostra infelicità e non vuole la nostra improduttività: siamo invitati a fare un discernimento su tutto, e dobbiamo portare frutto.
E' dovere del cristiano evitare quella solidarietà indiretta verso il male che consiste nei peccati di omissione, primo fra tutti il mancato ammonimento e il mancato insegnamento nei confronti del peccatore. 
L’insegnamento dell’amore verso i nemici deve essere messo in relazione con questi altri insegnamenti di Gesù:"pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra ? No, vi dico, ma la divisione. D’ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre" ( Lc 12,51- 53 ).
E ancora: "Ma se qualcuno scandalizzasse uno di questi piccoli, che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina da asino e venisse sommerso nel fondo del mare" ( Mt 18, 6 ); 
" Se qualcuno viene da voi e non porta questa dottrina, non ospitatelo in casa, né dategli il saluto, poiché chi gli rivolge il saluto, partecipa alle sue opere malvagie " (2Gv.10 ). 
L’amore di carità – cioè amare Dio al di sopra di se stessi e il prossimo per amore di Dio – può e deve richiedere il sacrificio dell’amore umano perché non è possibile amare veramente il prossimo senza amare prima Dio e i suoi comandamenti: senza Dio finiremmo, anche senza volerlo, a causa delle passioni disordinate, per fare del male a noi stessi e al prossimo, confondendo i piaceri disordinati e momentanei con il bene e finendo facilmente per persuaderci che è falso ciò che non vorremmo fosse vero.

Infine non dimentichiamo come San Paolo, sulla lotta che il cristiano combatte per rimanere fedele a Cristo, dice: "Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti" (Ef 6, 11-12 ).

Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza. …e cosi avvenne. Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco era cosa molto buona (Gen 1,26.31 ) 

L’uomo, immagine di Dio? Sembra davvero impossibile! Guardiamoci!! Guardiamo come ci siamo ridotti!
L’esperienza di oggi, la storia di millenni, ci presenta molte volte un altro tipo di immagine: davvero brutta, di certo non divina.

L’uomo deturpa, violentemente, questo disegno di Dio che lo vuole a "Sua immagine" e la stessa Scrittura già ci metteva in guardia:

l’uomo si fa sapiente, Dio stolto,
l’uomo libero, Dio servo
l’uomo si gonfia, Dio si svuota
l’uomo forte, Dio debole. 
(Rom 11,13; 1Co. 1,17-25; 3, 18-20; 13,4; 4, 18-19; Fil 2,8 ).

Più che come immagine di Dio, l’uomo di oggi sembra volersi affermare, con più decisione del vecchio Adamo, come l’immagine proteica del “superuomo” creato da Nietzsche, che costruisce “Torri di Babele” per soppiantare Dio, per cacciarLo dalla sua vita: nel cuore di ogni stolto, risuona il “Via! Via! Crocifiggilo” (Gv 19,15) contro Colui che, unico, lo ama. 
Finiamo sempre per ritrovarci davanti a quel Pretorio romano pronti a scegliere da che parte stare: con Gesù (Verità, vita e via) o con Barabba (immagine della menzogna, della violenza, della cupidigia)?  


Dice la Scrittura:La sapienza dell’uomo è stoltezza, la stoltezza di Dio è sapienza.
«Ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini… Ciò che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti» (1Cor 1, 25.27 ).

Gesù lo dice chiaramente: "Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di Me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà..."( Mt 10, 37 – 39 ).
"...la presenza di Dio che si oppone a tutte queste forze (del male) con il suo potere totalmente diverso e divino: con il potere della misericordia. È la misericordia che pone un limite al male. In essa si esprime la natura tutta peculiare di Dio – la sua santità, il potere della verità e dell’amore" (14 )

Dunque la Misericordia di Dio è un potere... essa ha il potere di porre un limite al male.

Gesù stesso ci ha avvisati, per esempio, a riguardo degli ultimi tempi, dello scatenarsi della natura e delle forze del male e in Matteo 22 ci rammenta: 
"Se quei giorni non fossero stati abbreviati, nessuno scamperebbe; ma, a motivo degli eletti, quei giorni saranno abbreviati."
"La misericordia è in realtà il nucleo centrale del messaggio evangelico, è il nome stesso di Dio, il volto con il quale Egli si è rivelato nell'antica Alleanza e pienamente in Gesù Cristo, incarnazione dell'Amore creatore e redentore. Questo amore di misericordia illumina anche il volto della Chiesa, e si manifesta sia mediante i Sacramenti, in particolare quello della Riconciliazione, sia con le opere di carità, comunitarie e individuali. Tutto ciò che la Chiesa dice e compie, manifesta la misericordia che Dio nutre per l'uomo, dunque per noi. Quando la Chiesa deve richiamare una verità misconosciuta, o un bene tradito, lo fa sempre spinta dall'amore misericordioso, perché gli uomini abbiano vita e l'abbiano in abbondanza (cfr Gv 10, 10)" (15)

Non dimentichiamo infatti il duro monito paolino:

"Si sente da per tutto parlare di immoralità tra voi, e di una immoralità tale che non si riscontra neanche tra i pagani, al punto che uno convive con la moglie di suo padre. E voi vi gonfiate di orgoglio, piuttosto che esserne afflitti, in modo che si tolga di mezzo a voi chi ha compiuto una tale azione! Orbene, io, assente col corpo ma presente con lo spirito, ho gia giudicato come se fossi presente colui che ha compiuto tale azione: nel nome del Signore nostro Gesù, essendo radunati insieme voi e il mio spirito, con il potere del Signore nostro Gesù, questo individuo sia dato in balìa di satana per la rovina della sua carne, affinchè il suo spirito possa ottenere la salvezza nel giorno del Signore.
Non è una bella cosa il vostro vanto. Non sapete che un pò di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità." (1Cor.5,1-8 )

"Le vostre mani grondano sangue. Lavatevi, purificatevi, togliete il male delle vostre azioni dalla mia vista. Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, ricercate la giustizia" (Is.1,15-17) e: " Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l'amaro in dolce e il dolce in amaro..." (Is.5,20)

In conclusione

" La missione essenziale della Chiesa, che continua quella di Cristo, è una missione evangelizzatrice e salvifica. Essa attinge il suo slancio dalla carità divina. L'evangelizzazione è annuncio della salvezza, dono di Dio. Per mezzo della Parola di Dio e dei sacramenti, l'uomo è liberato, prima di tutto, dal potere del peccato e dal potere del Maligno, che l'opprimono, ed è introdotto nella comunione d'amore con Dio.
Seguendo il suo Signore, "venuto nel mondo per salvare i peccatori" (1 Tm, 1, 15), la Chiesa vuole la salvezza di tutti gli uomini.
Compiendo questa missione, la Chiesa insegna la via che l'uomo deve percorrere in questo mondo per entrare nel regno di Dio. Perciò, la sua dottrina si estende a tutto l'ordine morale e, segnatamente, alla giustizia, che deve regolare le relazioni umane. Ciò fa parte della predicazione del Vangelo". (16 )

Gesù stabilisce che al banchetto messianico della comunità cristiana che è rinnovato nella Mensa Eucaristica, può partecipare chiunque abbia fatto una CONVERSIONE, la Misericordia di Dio si muove infatti laddove c'è una conversione vera ed autentica! (cfr. Gv.4,1-42 ).

Confidiamo davvero in Gesù, oppure ci illudiamo in facili sentimentalismi, perdonismi vari, pacifismi d'ogni risma nel momento di qualche prova per poi lamentarci di non aver ricevuto quanto chiedevamo?

Ce lo rammenta san Giacomo nella sua Lettera:

Fratelli miei, non mescolate a favoritismi personali la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria.
e al cap. 4 dice:
[1]Da che cosa derivano le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che combattono nelle vostre membra? 
[2]Bramate e non riuscite a possedere e uccidete; invidiate e non riuscite ad ottenere, combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; 
[3]chiedete e non ottenete perché chiedete male, per spendere per i vostri piaceri. 
[4]Gente infedele! Non sapete che amare il mondo è odiare Dio? Chi dunque vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio. 
[5]O forse pensate che la Scrittura dichiari invano: fino alla gelosia ci ama lo Spirito che egli ha fatto abitare in noi? 
[6]Ci dà anzi una grazia più grande; per questo dice: 'Dio resiste ai superbi; agli umili invece dà la sua grazia'. 
[7]Sottomettetevi dunque a Dio; resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi. 
[8 ]Avvicinatevi a Dio ed egli si avvicinerà a voi. Purificate le vostre mani, o peccatori, e santificate i vostri cuori, o irresoluti. 
[9]Gemete sulla vostra miseria, fate lutto e piangete; il vostro riso si muti in lutto e la vostra allegria in tristezza. 
[10]Umiliatevi davanti al Signore ed egli vi esalterà.

Ricorda che:

"Un Gesù che sia d'accordo con tutto e con tutti, un Gesù senza la sua santa ira, senza la durezza della verità e del suo vero amore, non è il vero Gesù come lo mostra la Sacra Scrittura, ma una sua miserabile caricatura.
Una concezione del "vangelo" dove non esista più la serietà dell'ira di Dio, non ha niente a che fare con il Vangelo biblico.
Un vero perdono è invece qualcosa di più autentico e diverso da un debole "lasciar correre, tanto Dio è buono"!
Il perdono è esigente e chiede ad entrambi - chi lo riceve e chi lo dona - una presa di posizione che concerne l'intero loro essere.
Un Gesù che approva tutto è un Gesù privato della Croce, perchè allora non c'è più bisogno del dolore, della croce, per guarire l'uomo.
Ed effettivamente la Croce viene sempre più estromessa dalla teologia e falsamente interpretata come una brutta avventura o come un affare puramente politico, fermo al suo tempo.
La Croce come espiazione, la Croce come forma di perdono e della salvezza non si adatta a un certo schema di pensiero moderno, solo quando si vede bene il nesso tra verità e amore, allora la Croce diventa comprensibile nella sua autentica profondità teologica poichè, il perdono, ha a che fare con la verità e perciò esige la Croce del Figlio di Dio, ed esige per questo la nostra conversione.
Perdono e perdonare è appunto la restaurazione della verità, rinnovamento dell'essere e superamento della menzogna nascosta in ogni forma di peccato.
Il peccato è sempre, per sua essenza, un abbandono della verità del proprio essere e quindi della verità voluta dal Creatore, da Dio" (17 ).

Note

1) Messaggio per la Quaresima 2013 di Benedetto XVI
2) Giovanni Paolo II, Reconciliatio et paenitentia, esortazione apostolica post-sinodale sulla riconciliazione e la penitenza nella missione della Chiesa oggi, 2 dicembre 1984.
3) cfr Giovanni Paolo II , Lettera enciclica Dominum et Vivificantem sullo Spirito Santo nella vita della Chiesa e del mondo, 18 Maggio 1986, n.38; e si legga anche la sua Lettera apostolica Salvifici Doloris sul senso cristiano della sofferenza umana, nella quale esprime i medesimi concetti.
4) Giovanni Paolo II dalla Salvifici Doloris.
5) Giovanni Paolo II, lettera enciclica Evangelium vitae
6) Catechismo della Chiesa Cattolica n. 2261
7) mons. Alessandro Maggiolini, Breve esposizione del cristianesimo, ed, Piemme, Casale Monferrato (AL ), 1985, p. 98
8 ) cfr Il messaggio del Papa a Strasburgo, in Giovanni Cantoni, Papa Giovanni Paolo II a Strasburgo: religione e libertà, Cristianità, Piacenza, ottobre 1988, n.162, pp. 3-6
9) Istruzione della Sacra Congregazione per la dottrina della fede, Libertà cristiana e liberazione, 22 marzo 1986, approvata dal Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, n. 62 - per il Documento entrate nell'area download del sito.
10) Enciclica Dives in Misericordia di Giovanni Paolo II
11) Giovanni Paolo II, Omelia alla parrocchia di S. Chiara a Vigna Clara- Due Pini, 24 febbraio 1987
12) Benedetto XVI Udienza Generale 9 dicembre 2009
13) ivi nota 11.
14) Benedetto XVI Omelia del 15 aprile 2007, per il suo 80° compleanno e Domenica in Albis
15) Benedetto XVI Angelus 30 marzo 2008
16) ivi nota 9.
17) Joseph Ratzinger "Guardare a Cristo".

  continua con ulteriori approfondimenti.....


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5/23/2014 10:46 AM
 
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IL DISCERNIMENTO DELLO SPIRITO


Parleremo del discernimento degli spiriti, che noi dovremmo fare davanti a ogni cosa. Quante volte ci siamo chiesti, ascoltando una profezia o sentendo parlare di un'apparizione se questa fosse vera o falsa, se venisse da Dio o dal maligno?


La Prima Lettera di Giovanni 4,1 ci dice: "Non prestate fede ad ogni ispirazione o ad ogni spirito, ma mettete alla prova le ispirazioni per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti falsi profeti sono apparsi nel mondo".


San Paolo, nella Prima Lettera ai Tessalonicesi 5,19-21, dice: "Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie; esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono!" Egli esorta a non disprezzare le profezie e a non spegnere lo Spirito, perché il primo atteggiamento che di solito si adotta nei loro confronti è quello di chiusura. Chiudendo la porta, però, non entrano né il male né il bene. Non dobbiamo quindi spegnere lo Spirito, ma siamo costretti ad esaminare ogni cosa, per comprendere quello che viene da Dio e ciò che deriva dal maligno.


Il discernimento può essere naturale, spirituale o degli spiriti.


Il discernimento naturale


"Discernimento" viene dalla parola `diakrisis', che significa `distinguere tra cose diverse e contrarie, tra le cose buone e cattive, belle e brutte, vive o morte.


La Scrittura ricorda che "Tutto è buono": tutte le cose della creazione sono buone, alcune di queste, però, nella vita pratica, non sono positive per noi, oppure non vengono dal Dio vivente.


Tutti applichiamo un discernimento naturale: prima di venire qui, ci siamo chiesti se dovevamo partecipare a Lozio o dovevamo andarcene al mare o ai monti. Una volta scelto Lozio, abbiamo deciso che cosa mettere in valigia e, volendo, facciamo un discernimento anche a tavola decidendo se metterci accanto ai nostri amici o se cambiare posto per conoscere persone nuove.


C'è dunque un primo discernimento, che facciamo attraverso la ragione: grande dono che il Signore ci ha dato, ma che ci aiuta a comprendere soltanto le cose naturali, le cose materiali. Stamattina, la Parola che il Signore ci ha consegnato dopo la preghiera del cuore è stata: "L'uomo spirituale è quello che si lascia guidare dallo Spirito". La ragione, dunque, arriva solo alla materia. S. Paolo, nella Prima Lettera ai Corinzi 2,14, dice: "L'uomo naturale però non comprende le cose dello Spirito di Dio; esse sono follia per lui, e non è capace di intenderle, perché se ne può giudicare solo per mezzo dello Spirito. " Questa frase ci mette in guardia dai nostri propositi di convincere il parroco della nostra parrocchia - che, magari, è un burocrate e si occupa di ufficio e di certificati matrimoniali - dell'esistenza dei carismi e dello Spirito Santo, perché crediamo che il prete debba sapere tutto.


Il discernimento spirituale


Solo le persone spirituali possono intendere le cose dello Spirito, la ragione arriva sino ad un certo punto, mentre la parte spirituale dell'uomo può introdurci nei segreti di Dio. Lo Spirito, infatti, scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio: "Chi conosce i segreti dell'uomo se non lo spirito dell'uomo che è in lui? Così anche i segreti di Dio nessuno li ha mai potuti conoscere se non lo Spirito di Dio", dice S. Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi 2,11. Ecco l'importanza di agganciarci alle cose dello Spirito e di mettere in atto la parte spirituale che è in noi. S. Paolo ci dice ancora:" Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a Lui gradito e perfetto ".


Tutti noi, quindi, come persone umane, facciamo un discernimento spicciolo ma, come cristiani, siamo invitati a fare un discernimento nello Spirito per comprendere che cosa Dio voglia nella nostra vita di ogni giorno. Dobbiamo quindi "collegarci", accendere le antenne spirituali e sintonizzarci sulle frequenze giuste. È un impegno che dobbiamo assumerci, altrimenti resteremo sempre muti perché non riusciremo a collegarci con le frequenze dello Spirito. Lo Spirito muto deriva infatti dal mancato ascolto.


Il discernimento spirituale serve principalmente a tre cose:


"Non giudicare secondo le apparenze, ma con giusto equilibrio" (Gv 7,24). Vi ricordate quando Dio deve scegliere il re per Israele? Iesse presenta al profeta Samuele tutti i suoi figli maschi, tranne l'ultimo, rossiccio e gracilino. Dio, tramite il profeta, gli dice: "Dio non giudica secondo le apparenze, ma legge i cuori". Se noi vogliamo esercitare un ministero ed entrare nel cuore del mondo, non possiamo giudicare secondo le apparenze, ma dobbiamo cominciare a leggere i cuori, a vedere dentro di essi e a fare un discernimento.


2) "Giudicare da noi stessi ciò che é giusto". Dobbiamo smetterla di cercare "imbeccate" e assumerci la responsabilità delle nostre azioni.


3) "Distinguere i segni dei tempi ". Dobbiamo chiederci dove stiano andando la nostra storia e la nostra vita.. La nostra vita è importante perché abbiamo solo questo tempo e il tempo passa, come passa la scena del mondo, dice S. Paolo. Sono solito ripetere che la vita è una commedia, in cui occorre recitare bene la propria parte, è un passaggio e noi dobbiamo incidere nel mondo con la nostra azione.


Il discernimento degli spiriti


Oltre al discernimento spirituale, c'è il discernimento degli spiriti. Noi sappiamo che questo mondo materiale è soltanto uno di quelli in cui noi viviamo. C'è il mondo parallelo dello Spirito, in cui interferiscono alcuni spiriti sui quali siamo invitati a fare un discernimento.


Il discernimento degli spiriti è un carisma di cui parla S. Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi 12,10. Egli dice:"Ad un altro è stato dato il dono di distinguere gli spiriti". Il discernimento degli spiriti è dunque un carisma vero e proprio e fa parte dei nove carismi base che dovrebbero essere presenti in tutte le comunità. Dio dà questo carisma a chi vuole e come vuole: noi possiamo desiderare questo dono, ma spetta a Lui elargirlo per l'utilità comune. Diceva il grande papa Paolo VI: "Questo carisma è il guardiano di tutti gli altri". Gli altri carismi si possono contraffare, questo ci aiuta a comprenderne la veridicità.


Dato che è un dono, aspettiamo che ci arrivi! Come per la guarigione, per cui ci sono il carisma e la preghiera di guarigione, attraverso i quali le persone possono guarire, così avviene per il carisma del discernimento degli spiriti che può essere naturale o appreso studiando la Sacra Scrittura, gli scritti dei Padri della Chiesa, dei Padri del deserto, che hanno lottato contro gli spiriti, e quelli dei Dottori della Chiesa, come Teresa d'Avila, grande esorcista e combattente.


Studiando, noi possiamo, a poco a poco, apprendere le modalità secondo le quali si comportano gli spiriti, il modo in cui possiamo difenderci o aiutare gli altri, se abbiamo un ministero di liberazione. Quando si tratta di discernimento, dobbiamo distinguere tra noi stessi, le persone, lo Spirito Santo, gli angeli, i demoni e gli avvenimenti.


Discernere su noi stessi


È necessario operare un primo discernimento su noi stessi, sulle nostre passioni, sensazioni, emozioni, sentimenti... Tutto quello che ci agita che, non sempre, è lecito: "Tutto è buono, ma non tutto è utile ", dice S. Paolo. È giusto chiederci se le nostre passioni, i nostri sentimenti, la nostra sessualità, la nostra alimentazione sregolata vengano da Dio o dal diavolo: ci sono persone che divorano il cibo e altre, anoressiche, che lo rifiutano. Anche su questo è lecito esercitare un discernimento: mangiamo perché dobbiamo nutrirci o perché vogliamo divorare la vita?


Naturalmente è molto difficile riuscire a fare un discernimento buono su noi stessi, ecco perché, nel passato, era stata creata la figura del direttore spirituale, che conosceva gli spiriti e serviva a far comprendere ciò che si agitava nel cuore delle persone delle quali si faceva carico. Quando gli antichi Padri della Chiesa confessavano una persona, le dicevano: "Io porto su di me il tuo peccato", proprio come ha fatto Gesù, l'Agnello di Dio che porta su di sé il peccato del mondo. Egli ha preso il nostro peccato e l'ha. inchiodato sulla croce attraverso se stesso. Quando noi preghiamo per gli altri, prendiamo sulle nostre spalle il loro peccato e questo è molto di più che dare quattro consigli e due assoluzioni!


Discernere sugli altri


Molte volte, con la scusa che non dobbiamo giudicare, sospendiamo il giudizio verso gli altri. Questo non è buono perché siamo invitati a discernere su ogni cosa, anche sull'altro. Gesù dice: "Non giudicate per non essere giudicati ", perché la parola `giudizio', al tempo di Gesù, equivaleva a una `condanna'. Noi non dobbiamo condannare le persone, ma siamo chiamati ad esaminare ciò che c'è nell'altro, così come faceva Gesù. Si dice nel Vangelo: " Gesù però non si confidava con loro perché conosceva tutti e non aveva bisogno di testimonianze". Egli sapeva quello che c'era in ogni uomo, perché ne conosceva i pensieri. Il nostro giudizio, prima di tutto, deve servire ad aiutare le persone con cui ci relazioniamo. Se il Signore ci mette accanto una persona, è per amarla di più, per aiutarla.


I1 discernimento serve anche per difendere noi stessi: il diavolo vuole la nostra morte fisica e spirituale. Il discernimento base, per quanto riguarda le persone, è indicato chiaramente da Gesù, che ha detto: "Guardatevi dai falsi profeti! Vengono a voi vestiti da pecore, ma dentro sono lupi rapaci." E anche: "Voi siete sepolcri imbiancati perché fuori siete tutti belli puliti e dentro pieni di marciume. " Per conoscere i lupi e i sepolcri imbiancati dobbiamo analizzare i frutti che producono, che sono diversi dai prodotti. I prodotti sono tutte le attività e le tante cose belle che siamo portati a fare, i frutti sono nove e si trovano elencati in Galati 5,22


"Amore, Gioia, Pace, Pazienza, Benevolenza, Bontà, Fedeltà, Mitezza e Dominio di sé ".


Se la frequenza a una persona o a una realtà ci porta ad acquisire questi frutti, è bene continuare il rapporto, in caso contrario, meglio evitarlo. Il Signore non vuole la nostra infelicità: siamo invitati a fare un discernimento su tutto.


Ricordiamo anche questa parola:"Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri. Se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi, ma doveva rendersi manifesto che non tutti sono dei nostri". A volte capita che alcune persone facciano il cammino insieme noi, poi, all'improvviso, se ne vadano: probabilmente non ci amavano! Chi ci ama, resta con noi: se io amo te e tu mi dai frutti di morte, io ti resterò accanto fino a quando il mio amore sarà capace di girarti, di purificare il tuo putridume e farlo diventare vita. Chi ama si comporta così: quando le persone ci abbandonano, a volte senza capire il perché, significa che sono agitate da demoni, da spiriti contrari a Gesù e dunque vivono questa divisione. È necessario guardarsi da coloro che provocano divisioni e mettono zizzania: costoro non servono Cristo. È necessario prestare attenzione ai fratelli falsi che si intromettono per spiare la libertà che abbiamo per renderci schiavi. Può succedere anche all'interno di una famiglia: Marta e Maria ne sono un esempio. Maria è la donna libera, che ha scelto di andare contro le convenzioni e di essere discepola, situazione che, al tempo di Gesù, non era ammessa. Marta, sua sorella, subito vuole riportarla al suo posto, alla sottomissione all'uomo. Questo capita anche all'interno di una famiglia o di un discorso religioso: dobbiamo ricordare che la libertà è il bene prezioso cui noi non dobbiamo rinunciare, anche a costo della vita.


Discernere sullo Spirito Santo


C'è il discernimento sullo Spirito Santo, che ci porta a riflettere sui carismi che il Signore dà alle persone. Come facciamo a capire se i carismi vengono dal Signore o sono frutto della nevrosi di una persona o di una contraffazione del maligno, che si traveste da angelo di luce e che può danneggiare una comunità e le persone che ne fanno parte?


Come facciamo a capire, per esempio, che il Signore ci ha dato il carisma di guarigione? Se preghiamo per una persona e questa guarisce, vuol dire che abbiamo questo dono! Non dobbiamo dirlo noi, lo devono dire gli altri!


Così anche per il carisma di conoscenza, di cui c'è un'esplosione nella nostra comunità. Come si fa a capire se una persona ha il carisma di conoscenza? Dal fatto che accade ciò che viene annunciato! Se si annunciano guarigioni impossibili - anche se per fede tutto è possibile - e non accadono non si possono obbligare le persone a fare testimonianza!


I carismi sono per la crescita del Corpo di Cristo, per il servizio e l'utilità comune. Essi si realizzano nell'amore e testimoniano che Gesù è risorto, è vivo e sta operando. Il carismatico é colui che mostra tutto questo!


Dobbiamo distinguere tra carisma autentico, carisma-contraffazione di satana e carisma indotto da noi e dalle nostre nevrosi: siamo chiamati a fare un discernimento. Io, ad esempio, che sono l' assistente spirituale di questa Fraternità, ho il dovere, non il diritto, di fare un discernimento sui carismi e il Pastorale, che voi avete votato, ha l'obbligo di discernere sulla Fraternità, pur esendo sottomesso alla Fraternità stessa.


Discernere su angeli e demoni


Mi accorgo sempre di più che noi non sfruttiamo gli angeli, che sono esseri spirituali al nostro servizio e che ci sono stati dati come aiuto. Possiamo infatti contare sull' angelo custode, sugli arcangeli Michele, Raffaele e Gabriele e su vari altri angeli, con i quali dobbiamo cominciare a prendere dimestichezza, così come con i demoni. Dobbiamo discernere i demoni perché, come dice S. Paolo: "La nostra battaglia non è fatta contro creature di carne o di sangue, ma contro gli spiriti dell'aria. " Esiste una realtà spirituale che tenta di ucciderci e di sopraffarci, dalla quale dobbiamo difenderci. "Rivestitevi dell'armatura di Dio per resistere alle insidie del diavolo" - "II drago si infuriò e cominciò a far guerra a quanti sono in possesso della testimonianza di Gesù".


Dobbiamo altresì essere convinti che Gesù, il Figlio di Dio, è apparso per distruggere le opere del diavolo. Come si dice in Atti 10: "Gesù passò e fu consacrato in Spirito Santo e potenza per liberare quanti erano oppressi dal diavolo". Noi, con i nostri alleluia e la nostra preghiera, combattiamo una battaglia per tentare di scardinare l' opera del maligno, prima di tutto in noi. Anche in aereo, in caso di ammaraggio o altre difficoltà, si è invitati a indossare prima la nostra maschera ad ossigeno, poi ad aiutare gli altri. È necessario difendere noi stessi poi, quando si è in una situazione di libertà, cominciare ad aiutare gli altri.


Bisogna essere convinti che lo Spirito di Dio è più potente dello spirito del mondo e che, come dice S. Paolo : "Dio vuole schiacciare satana sotto i vostri piedi".


Al termine della celebrazione, vi verranno consegnate alcune preghiere di liberazione: la preghiera di libertà, quella di rinuncia e altre. Sono preghiere che fanno bene per liberarci e liberare gli altri: la lode dà fastidio al diavolo! L'ultima preghiera del foglio è il vero segreto per liberarci: quando Saul era perseguitato dagli spiriti, Davide suonava e cantava ed ecco che lo spirito si allontanava.


È molto importante cantare e lodare insieme, non farlo fare solo alla corale. Dobbiamo cantare per scacciare i demoni ed esigere che i canti siano carismatici.


Discernimento sugli avvenimenti


Se siamo portati a dire: `Boh, è capitato!", è perché non abbiamo capito niente della vita spirituale in cui ad ogni azione corrisponde una reazione, che passa anche di generazione in generazione, in quanto noi siamo tutti collegati. Nell'albero genealogico ci sono tante situazioni si ripetono, molte cose passano e ripassano sino a quando noi non le chiudiamo. Dobbiamo applicare i criteri di discernimento che abbiamo già analizzato anche agli avvenimenti: il riconoscimento della signoria di Gesù, il messaggio del Vangelo, che deve essere al primo posto, la prova dei frutti (dai frutti li riconoscerete!), la conformità alla Rivelazìone, il procedere di Dio. Amen.


 


PREGHIERE DI LIBERAZIONE


Nel Nome di Gesù e per la potenza del suo Sangue, che ha versato sulla Croce per noi, io rinuncio e lego ai piedi della Croce di Gesù, ai piedi della sua Presenza Eucaristica ogni spirito di disturbo e ogni spirito, che non riconosce la sua Signoria.


Su di me, Padre, invoco la potenza del tuo Santo Spirito e la Presenza dello Spirito di Gesù. Vieni, Spirito Santo, nel Nome di Gesù!


 


PREGHIERA DI LIBERTÀ


Padre celeste , Tu sei il mio Rifugio e la mia Roccia di salvezza. Tu hai il controllo di tutto ciò che succede nella mia vita. Io sono il tuo figlio, la tua figlia e porto il tuo Nome. Grazie, per avermi donato l'elmo della salvezza; la mia identità nel Tuo Figlio Gesù è sicura. Niente potrà mai separarmi dal tuo Amore. Grazie, perché perdoni i miei peccati e cancelli la mia colpa. Io indosso ora la tua corazza della giustizia.


Spirito Santo ricerca dentro di me e porta alla luce ogni strategia delle tenebre diretta contro di me. Io imbraccio lo scudo della fede per stare in piedi nella Parola di Dio che mi dice che: "..il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo." (1 Giovanni 3, 8). Perciò, Padre Santo nel nome glorioso del tuo Figlio Unigenito, Gesù Cristo, per l'autorità che mi proviene dal mio Battesimo, io rinuncio a ogni opera del maligno, di qualsiasi origine, sia occulta, che medianica, o di stregoneria e con la fede che Tu, Padre, mi hai donato, proclamo che ogni sua opera nella mia vita sia distrutta.


Gesù, mio Signore e Salvatore, Tu hai trionfato su di lui nel deserto, sulla Croce e nel sepolcro e con la tua gloriosa Risurrezione lo hai vinto per sempre, sigillando così la sua fine e il suo destino. In Te, anch'io trionfo su di lui, con la potenza del tuo Santo Nome, davanti al quale "ogni ginocchio si pieghi nei cieli, in terra e sotto terra. " (Filippesi 2, 10). Con la potenza del tuo Nome, o Signore, io resisto e mi oppongo a tutti gli sforzi del maligno di opprimermi, affliggermi o ingannarmi e mi oppongo energicamente al suo sforzo di rubarmi la gioia ed il frutto della mia salvezza.


Con la potenza del Tuo Preziosissimo Sangue, versato per me sul Calvario, io ti chiedo di allontanare da me tutte le potenze delle tenebre che mi attaccano o che mi circondano e di ordinare loro di andarsene adesso da me, dove Tu, o Signore, vorrai, affinché non tornino mai più.


Manda su di me, o Signore Gesù, il tuo Spirito Santo, a riempire tutti gli spazi vuoti lasciati dal non amore. Amen!


 


RINUNCE BATTESIMALI E PROFESSIONE DI FEDE


* Rinuncio al peccato, per vivere nella libertà dei figli di Dio.


* Rinuncio alle seduzioni del male, per non lasciarmi dominare dal peccato.


* Rinuncio a satana, origine e causa di ogni peccato.


* Credo in Dio, Padre Onnipotente, Creatore del cielo e della terra.


* Credo in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, che nacque da Maria Vergine, morì e fu sepolto, è risuscitato dai morti e siede alla destra del Padre.


* Credo nello Spirito Santo, la Santa Chiesa Cattolica, la Comunione dei Santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne e la vita eterna.


Il Padre del nostro Signore Gesù Cristo ci ha liberati dal peccato e ci ha fatto rinascere dall'acqua e dallo Spirito Santo, ci custodisce con la sua grazia in Cristo Gesù nostro Signore, per la vita eterna. Arnen!


 


AL SIGNORE GESÙ


O Gesù Salvatore, Signore mio e Dio mio, mio Dio e mio tutto, che con il sacrificio della Croce ci hai redenti e hai sconfitto il potere di satana, ti prego di liberarmi da ogni presenza malefica e da ogni influenza del maligno.


Te lo chiedo nel tuo Nome, te lo chiedo per le tue Piaghe, te lo chiedo per il tuo Sangue, te lo chiedo per la tua Croce, te lo chiedo per l'intercessione di Maria.


Il Sangue e l'Acqua, che scaturiscono dal tuo costato scendano su di me per purificanni, liberami, guarirmi. Amen!


 


A SAN MICHELE


San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia; contro le malvagità e le insidi. del diavolo sii nostro aiuto. Ti preghiamo supplici: che il Signore lo comandi!


E tu, principe delle milizie celesti, con la potenza che ti viene da Dio, ricaccia nell'inferno Satana e gli altri spiriti maligni, che si aggirano per il mondo a perdizione delle anime. Amen.!


 


PREGHIERA CONTRO IL MALEFICIO


Kyrie Eleison. Signore Dio nostro, tu che hai fatto tutto e che tutto trasformi con la tua sola volontà: tu che a Babilonia hai trasformato in rugiada la fiamma della fornace sette volte più ardente e che hai protetto i tuoi santi tre giovani; tu che sei dottore e medico delle nostre anime; tu che sei la salvezza di coloro che a te si rivolgono, ti chiediamo e ti invochiamo, vanifica, scaccia e metti in fuga ogni potenza diabolica, ogni presenza e macchinazione satanica e ogni influenza maligna e ogni maleficio o malocchio di persone malefiche e malvage, operati su noi, tuoi figli, e fai che, in cambio dell'invidia e del maleficio ne consegua abbondanza di beni, forza, successo e carità; tu, Signore, che ami le persone, stendi le tue mani possenti e le tue braccia potenti e vieni a soccorrere e visita queste persone create a tua immagine e somiglianza, mandando su noi l'Angelo della pace, forte e protettore dell'anima e del corpo, che terrà lontano e scaccerà qualunque forza malvagia, ogni veneficio e malia di persone corruttrici e invidiose; così che sotto di te, con gratitudine ti cantiamo: "Il Signore è il mio soccorritore e non avrò timore di ciò che potrà farmi l'uomo. " E ancora: "Non avrò timore del male, perché tu sei con me, tu sei il mio Dio, la mia forza, il mio Signore potente, Signore della pace, Padre dei secoli futurï. "


Sì, Signore Dio nostro, abbi compassione di noi e salvaci da ogni danno o minaccia proveniente da maleficio e proteggici, ponendoci al di sopra di ogni male, per l'intercessione della più che benedetta, gloriosa Signora, la Madre di Dio e sempre Vergine Maria, dei risplendenti Arcangeli e di tutti i tuoi santi. Amen!


 


PREGHIERA PER BENEDIRE I LUOGHI DI VITA E DI LAVORO


Visita, o Padre, la nostra casa (negozio, ufficio...) e tieni lontano le insidie del nemico; vengano i santi angeli a custodirci nella pace e la tua benedizione rimanga sempre con noi.


Per Cristo, Nostro Signore. Amen!


Signore Gesù Cristo, che hai comandato ai tuoi apostoli di invocare la pace su quanti abitano le case in cui fossero entrati, santifica, ti preghiamo, questa casa per mezzo della nostra fiduciosa preghiera.


Effondi sopra di essa le tue benedizioni e l'abbondanza della pace. Giunga in essa la salvezza, come giunse alla casa di Zaccheo, quando tu vi sei entrato. Incarica i tuoi angeli di custodirla e di cacciare via da essa ogni potere del maligno. Te lo chiediamo per Cristo, Nostro Signore. Amen!


Lo Spirito del Signore si era ritirato da Saul ed egli veniva atterrito da uno spirito cattivo...


Quando lo spirito sovrumano investiva Saul, Davide prendeva in mano la cetra e suonava: Saul si calmava e si sentiva meglio e lo spirito cattivo si ritirava da lui. (1 Samuele 16, 14-23)

   


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