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LE BEATITUDINI (Mt 5,1-12) Don Pedron Lino

Ultimo Aggiornamento: 06/12/2014 20:01
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06/12/2014 19:59

BEATI I MISERICORDIOSI


Uno degli attributi relativi a Dio più frequentemente ricorrenti nella Bibbia, è quello di misericordioso, cioè disposto al perdono, alla comprensione, a riprendere sempre di nuovo il suo dialogo d’amore con l’uomo.


Dio si rivela a Mosè sul monte Sinai, proclamando: Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà, che conserva il suo favore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato, ma non lascia senza punizione, che castiga la colpa dei padri nei figli e nei figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione (Es 34,6-7). Pur non rinunciando al suo diritto di giudizio e di punizione per gli uomini che non ricambiano il suo amore, la sua misericordia è infinitamente più grande: essa si estende fino a mille generazioni mentre la sua collera arriva alla terza e, al massimo, alla quarta generazione.


Moltissimi salmi esaltano la bontà misericordiosa di Dio. Citiamo solamente il bellissimo salmo 103: Buono e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore. Egli non continua a contestare e non conserva per sempre il suo sdegno. Non ci tratta secondo i nostri peccati, non ci ripaga secondo le nostre colpe. Come il cielo è alto sulla terra, così è grande la sua misericordia su quanti lo temono; come dista l’oriente dall’occidente, così allontana da noi le nostre colpe. Come un padre ha pietà dei suoi figli, così il Signore ha pietà di quanti lo temono. Perché egli sa di che siamo plasmati, ricorda che noi siamo polvere (Sal 103,8-14).


La storia del popolo d’Israele è la manifestazione della misericordia di Dio lungo i secoli.


Ora, la cosa interessante è che Gesù nella beatitudine della misericordia, esige da noi che abbiamo la stessa capacità di amare, di perdonare e di aiutare tutti quelli che si trovano in necessità, come fa Dio. Anzi, c’è di più: subordina addirittura la concessione della misericordia da parte di Dio alla misericordia che noi sapremo donare agli altri: Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia.


Ma l’uomo come può esercitare la misericordia verso gli altri?


Per trovare delle indicazioni concrete sul modo di esercitare la misericordia verso gli altri basta continuare la lettura del discorso della montagna.


Una prima indicazione ci viene da quella esigenza di giustizia superiore a quella degli scribi e dei farisei e che consiste nella legge dell’amore senza nessuna barriera né di persone né di situazioni.


Un’altra indicazione è quella della riconciliazione con il fratello, che avesse qualcosa contro di noi: riconciliazione che dobbiamo realizzare prima di andare a compiere la nostra offerta all’altare (Mt 5,23-24). Un’ulteriore indicazione ci è data soprattutto nel dovere di amare i nemici come Dio li ama: Avete inteso che fu detto: Amerai il prossimo tuo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti... Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste (Mt 5,43-48).


Dio è misericordioso non perché è indifferente al bene o al male, ma perché sa compatire chi fa il male e attende con pazienza che si converta. Proprio per questo Gesù ci insegna subito dopo a pregare così: Padre nostro... rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori (Mt 6,9-12). Dio diventa così il modello e la misura della nostra misericordia.


Non è facile per nessuno essere misericordioso, non è facile per nessuno perdonare chi ci ha offeso, chi ci ha fatto dei torti, chi ci ha ucciso barbaramente genitori o figli: perciò abbiamo bisogno di chiedere nella preghiera al Padre misericordioso la forza di fare misericordia.


Cristo, morendo sulla croce, ha dato l’esempio più grande del perdono radicale ai suoi crocifissori: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno (Lc 23,34).


La misericordia, però, si manifesta in casi anche più ordinari e frequenti che non quello del perdono dei nemici o dei grandi gesti eccezionali. È la normale convivenza con gli altri che esige capacità d’amore, di benevolenza, di donazione, di comprensione, di sacrificio. Basterebbe pensare alla tentazione costante in cui ci troviamo di giudicare il prossimo, sostituendoci alla sua coscienza per interpretare, a nostra misura, intenzioni segrete, fini, progetti, calcoli, ecc., e tutto in luce negativa e di condanna senza appello.


È proprio questa cattiveria del nostro spirito, che ci rende impietosi verso gli altri, che Gesù intende condannare quando ci dice: Non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati. Perché osservi la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio? O come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell’occhio tuo c’è la trave? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello (Mt 7,1-5).


Dio si arrende a noi, si adegua alla nostra capacità di amare e di perdonare. Perciò ogni nostro gesto di benevolenza più che agli altri è fatto a noi, perché fa ricadere su di noi la benevolenza del Padre: è facendo misericordia che ci meritiamo misericordia!


Eloquente in questo senso è la grandiosa descrizione del giudizio finale (Mt 25,31-46) in cui il concetto di misericordia viene allargato a tutte le situazioni di bisogno materiale e spirituale in cui venga a trovarsi il nostro prossimo.


Si può dire che il cristiano è costantemente posto nella situazione di dover fare opere di misericordia, nelle quali già ora incontra Cristo che gli ricambia amore e benevolenza.


Anche nel più piccolo dei fratelli è presente misteriosamente Cristo che continua ad aver fame negli affamati e a soffrire in tutti quelli che soffrono. Cristo lo incontriamo ad ogni passo, ad ogni uscio. La beatitudine sta precisamente nell’accoglierlo e nel fargli misericordia. Solo così anche noi otterremo misericordia perché anche noi ci troveremo sicuramente, almeno in alcuni momenti, ad essere nella schiera dei più piccoli tra i fratelli di Cristo; affamati, assetati, bisognosi di qualcosa, ammalati, soli, tanto soli. Se avremo visto il segno di Cristo nei bisognosi, gli altri sapranno vederlo anche in noi: la misericordia che avremo fatta ritornerà, moltiplicata, sopra di noi.


Beati i misericordiosi perché otterranno misericordia: fra le beatitudini è la più consolante e quella di cui abbiamo maggiormente bisogno. Però è anche la più faticosa perché esige forza d’animo, spirito di amore, di donazione e di perdono, e il coraggio di farsi carico di tutte le pene, le sofferenze, le umiliazioni dei fratelli, per portarle insieme con loro.


È la beatitudine che ci inonda continuamente dell’amore buono e misericordioso di Dio, ma che non ci permette alcun momento di egoismo, di pigrizia e di disimpegno.


 


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