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San Filippo Neri Dell'amore al proprio disprezzo

Ultimo Aggiornamento: 03/05/2015 00:18
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02/05/2015 23:55





ARTICOLO IV

Che un tal amore non deve solo portarsi al disprezzo generalmente considerato; ma deve di più stendersi e applicarsi a tutti i particolari disprezzi contenuti negli esposti ottanta punti ed altri simili.


Acciocchè non si prenda abbaglio in questa sì importante e delicata materia, è necessario premettere alcune avvertenze, per porre in chiaro lume la vera dottrina, e ordinarne la pratica.

1. Avvertenza. L'amore al disprezzo si deve regolare dalla volontà di Dio, che è la sorgente e la norma d'ogni bene e di tutta la santità, e in conseguenza dall'unione e rapporto che tutti gli oggetti particolari hanno con Dio medesimo il quale deve essere a noi l'oggetto unicamente amabile e caro, onde s'adempia con perfezione quel gran precetto: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore; dal che ne segue, che dobbiamo amare quei disprezzi da noi meritati, che Dio si compiace che amiamo, e che, per una parte, amati da noi, ridondano in onore di Dio, della sua verità, provvidenza, giustizia, bontà e del suo santissimo volere; e dall'altra sono efficacissimi a distaccarci dalle fallacie del mondo e da noi medesimi, e a sollevarci e a unirci con Dio.
Ma quei disprezzi, quantunque da noi meritati, nei quali non vi è il beneplacito e il gradimento di Dio, e non sono atti a farci promuovere col concorso del nostro volere la divina gloria, e unirci col sommo ed infinito nostro Bene, per cui siamo crcati e redenti, non debbono senza dubbio riscuotere il minimo dei nostri affetti. E rispetto a questi non ha luogo la proposizione, che si pretende di stabilire nel presente articolo.

2. Nel primo genere di disprezzi, che santamente si possono e si debbono amare da noi, e sopra dei quali unicamente si aggira la nostra proposizione, si comprendono tutti quelli che sono stati esposti nei menzionati ottanta punti ed altri simili, salva sempre la dipendenza ai divini voleri, perché sono tutti, almeno per se medesimi, atti a trarci fuori dalla terra e da noi stessi e condurci a Dio e renderci volontari strumenti della divina gloria. Nel secondo genere di disprezzi, se ne contengono altri moltissimi, i quali incontrati da noi per nostra grave disgrazia, invece di stringerei con Dio, ci separerebbero miseramente da lui con nostro impercettibile danno. Ora, riguardo a questi, Dio che è infinitamente buono e amante del nostro bene, gradisce è vero moltissimo che noi ci persuadiamo d'averne il merito, e che quindi prendiamo occasione di umiliarci fino agli abissi, ma non vuole che gli amiamo, anzi che gli scansiamo con tutte le nostre forze, e a tal oggetto noti cessiamo di implorare del continuo la sua grande misericordia, perché ce ne liberi, e da lei speriamo d'esserne preservati.

3. Quali siano quei disprezzi senza paragone assai peggiori di quelli esposti nel secondo articolo, che non si debbono amare, ma deve altamente ognuno abborrire, se ne accennano qui i principali.

Non merita la grazia di Dio santificante, né l'attuale, né il lume dello Spirito Santo, né le divine ispirazioni, né il minimo buon pensiero, e molto meno i santi affetti, né il perdono dei suoi peccati, né il gran dono della perseveranza finale, né le cristiane virtù, né lo spirito d'orazione, né che siano da Dio esaudite le sue preghiere, né il paradiso, né il purgatorio medesimo: perché quantunque sia il purgatorio un penosissimo carcere, pure tutti i prigionieri che vi sono, racchiusi sono di una altissima nobiltà e splendore, essendo tutte anime sante e trionfatrici dell'inferno, figliuole ed eredi di Dio, e infallibilmente regneranno con esso per sempre nel paradiso, ed ora nelle fiamme si mondano e si raffinano per comparire belle e leggiadre dinanzi al divino sposo, onde godere delle eterne sue nozze. E come potrà un vero umile, che si reputa disprezzevole, reputarsi degno di entrare nel ruolo e nella società di persone sì illustri?

Merita bensì che Dio lo lasci nelle sue spirituali miserie, in preda alle sue passioni, e al furore dei demoni e nel lezzo dei suoi peccati; e se è, di presente, amico di Dio, lo lasci cadere in colpa mortale, e quindi precipitare in eccessi più gravi senza freno e ritegno, fino a perdere il rimorso della coscienza e la speranza e la fede col più terribile disprezzo e abbandono di Dio e una pessima morte e l'inferno anche più tormentoso. Si ingegni dunque il cristiano di penetrar bene a fondo queste divine verità, e ne ricavi un concetto il più vile che sia possibile di se stesso, che lo deprima e lo abbassi fin sotto il niente, e confessi sinceramente di non esser degno di alcun bene né in questa, né nell'altra vita, ma bensì d'ogni maggior male, e che infinito è il disprezzo che ci merita; dal che si serva per esercizio della più intima e profonda esinanizione di se medesimo, onde non abbia giammai ardire d'alzare il capo: e beato lui se saprà farlo! 

Ma lungi lungi dall'amare i disprezzi di questa sorta, che tendono a privarlo di Dio nel tempo e nell'eternità, anzi li odi con tutto lo spirito, li esecri, li abborrisca, e faccia il possibile perché non gli arrivino, con una vigorosissima speranza nei meriti di Gesù, che non permetterà che gli succedano; e preghi a tal fine incessantemente e supplichi Dio, che piuttosto per grazia singolare gli baratti e permuti tali orrendi disprezzi (che finiscono in colpe e in dannazione dell'anima) in quelli altri disprezzi temporali e piccolissimi, almeno in senso comparativo, i quali non ci tolgono Dio, anzi ci aiutano moltissimo ad acquistarlo; e a questi si rivolga e vi si affezioni e vi applichi il cuore; essendo dovere che ami il disprezzo per i motivi apportati nel precedente articolo (anzi tutti i sopraddetti disprezzi in particolare, per quanto può a misura del dono che Dio gli concede) sicuro che in tal guisa il Signore resterà grandemente glorificato di lui, ed egli innalzato a una eccellente perfezione.

4. La pratica della proposizione sopraddetta, e che qui s'intende di stabilire, deve esser diretta dalla cristiana prudenza e discrezione, affinché nessuno non si avanzi ed inoltri più in là di quello che comportino le presenti sue forze, attitudine e proporzione, e la grazia che piace a Dio di attualmente donargli. Benissimo l'intenderà chi si lascerà guidare dall'obbedienza e dalle istruzioni di un ottimo direttore.
Premesse tali avvertenze, si afferma che qui appunto consiste il più bello e importante dell'amore al proprio disprezzo, nello stendere ed abbracciare distintamente più che si può i particolari disprezzi, compresi negli allegati punti, considerandogli tutti come membra e parti, che formano la sostanza del disprezzo. Altrimenti, senza una tale applicazione, un tal amore resterebbe imperfetto e non adeguato, e rimarrebbe meno efficace a rendere un'anima amante dei suo vilipendio; laddove colla sopraddetta estensione, l'amore si fa perfetto e compiuto, e si vende efficace a conseguire il preteso fine.
E primieramente senza di ciò, resterebbe l'amore imperfetto, e non adeguato; perché trattandosi qui di un oggetto pratico e conseguentemente che non si presenta ad usarsi se non vestito, di particolari diversissime circostanze e modificazioni, a molte delle quali ciascuna persona sente particolar ripugnanza e avversione, perché quelle appunto la toccano e la feriscono, sia dove ha il suo più debole e il più vivo, sia dove l'amor proprio e la superbia hanno gettate più profonde le loro radici; se l'amor al disprezzo si racchiude solo nei termini generali, e perciò astratti e remoti dall'esecuzione, e non discende con qualche speciale applicazione a tutti i sopraddetti particolari disprezzi, ne segue, che un tal amore o infatti non arriva con la sua attività a quei singolari vilipendi più contrari al proprio umore e spirito d'orgoglio, il quale anche d'ordinario è il più profondo e nascosto e il meno capace di rimedio, o v'arriva troppo languidamente, onde non potrà mai dirsi amore sincero e perfetto. Ciò meglio si capirà colla considerazione di quel che succede pur troppo frequentemente.

Molte anime vi sono di ottima volontà, che si studiano ancora di amare il disprezzo, e che infatti si sottopongono volentieri a più sorte di umiliazioni ed ingiurie. Ma se queste medesime creature sono provocate da qualche sorta d'affronto che le batta sul vivo, dove giaceva forte la loro segreta superbia, mutano faccia, si dolgono, si lamentano, perdono la pace, e non sarà poco se s'asterranno da qualche grave impazienza, risentimento e spirito ancor di vendetta, e se dopo replicati sfoghi della loro passione alla fine s'acquieteranno; che vuol dir ciò? Vuol dire, che il loro amore al disprezzo non era sincero, perfetto e adeguato; e il fatto lo dimostra assai chiaro.
Contente di amare il disprezzo, solo in generale e in astratto (nel cui concetto e nozione non si presentava loro dinanzi quel genere di particolari vilipendi da esse più abborriti e più ripugnanti al senso), il loro affetto non era infatti così adeguato e compiuto, che abbracciasse in realtà tutta la sostanza del disprezzo medesimo. Vi restava una gran parte del disprezzo allo scoperto e senza amore, ed era appunto quella che più s'opponeva alla loro indole, inclinazione ed orgoglio. Che meraviglia pertanto se, alle occasioni, a qualche sorta di vilipendi si adattino, e se non altro li soffrano con pazienza, altri poi riescano loro intollerabili?

È necessario pertanto, che l'amore si dilati e si stenda a qualunque sorta d'ingiurie e d'affronti, e che ove giunge il disprezzo, colà anche pervenga l'amore: e per non restare ingannati in materia si delicata, è necessario che, schierati dinanzi più che ci sia possibile tutti i generi di disprezzi - almeno i principali - sovra tutti essi il nostro spirito vi si applichi con grande affetto; e ove sente destarsi una special ripugnanza della natura per le sue circostanze particolari e attuali, più vi insista con esercizio continuo, finché una volta s'accenda in noi l'amore anche per quel particolare disprezzo a noi più odioso ed ingrato. Allora sì, che l'amore al proprio vilipendio sarà sincero, adeguato e compiuto.

Di più, senza di ciò resterebbe un tal amore meno efficace per la pratica, perché languirebbe e verrebbe meno nelle occasioni più belle per consumar la superbia e l'amor proprio, le quali occasioni sono in conseguenza le più atte a spogliar l'uomo di se medesimo ed unirlo con Dio. Queste più belle occasioni sono appunto quando ci si presenta, un'ingiuria e un vilipendio, che a dirittura ci colpisce e percuote, ove l'amor proprio e l'orgoglio si sono trincerati, riconcentrati, e vi hanno fatto il loro nido, ove d'ordinario si sogliono fare mille eccezioni e riserve, non comprese nelle regole generali, dove la natura si racchiude e rinserra quasi in profonda tana, e si premunisce con sottilissime industrie, e si mette in agguato in mille modi, per mettere in salvo se non altro la testa, e scansare il colpo di morte, nella maniera che usa il serpente, il quale se più non gli è concesso di fare, procura di nascondere e assicurare il capo per sottrarsi dal suo totale sterminio. Ora, il vincersi in tali casi molto dolorosi, e abbracciare il disprezzo con un'abnegazione totale di se medesimo, che possa dirsi anche morte, non succede, almeno secondo il corso ordinario della grazia, senza un amore veramente efficace e di vigorosissima forza, che alla comparsa del fiero nemico non vacilli e non crolli, ma prenda più ardimento, e con gran lena l'investa e lo batta a corpo a corpo senza fermarsi, finché lo veda interamente atterrato e distrutto.

Ahimeh! E come potrà esser tale, se è un amore languido, imperfetto e difettoso o mancante, appunto per quella parte dove bisognava che fosse più radicato e robusto? Come potrà esser tale, se non,essendo stato applicato dall'uomo a quel genere particolare di disprezzi, che gli giungono come nuovi, e da quel lato più geloso non è punto assuefatto ad espugnar la superbia, e mai non si è provato a scaricarle un colpo?

Ci resti impresso pertanto nel cuore, se vogliamo un amore al disprezzo perfezionato, compiuto e valevole a resistere alle occasioni di vilipendi, e specialmente a quelli per cui siamo più sensibili e vivi, ed ove è più veemente la ripugnanza della natura, e in conseguenza la vittoria più bella, a Dio più gloriosa e a noi più profittevole, che non ci deve bastare d'impiegare l'affetto nel solo disprezzo in generale e in astratto, ma, come si è detto, deve prendersi di mira anche qualunque sorta di vilipendio particolare, e produrre atti di amore ben intenso sopra ciascuno di essi in modo speciale, salva sempre la divina volontà, la discrezione e l'obbedienza.

Soprattutto poi bisogna insistere e profondarsi in quei capi di speciali disprezzi, ove più è riluttante il nostro orgoglio ed amor proprio, affinché si ami il disprezzo adeguatamente, in tutte le sue parti, e siamo pronti a ricevergli tutti con buon cuore, e a comportarci da veri amanti dei gran tesoro che si contiene nella virtù del disprezzo.

Bisogna anche avvertire, che in singolare maniera si debbono amare sopratutto proprio quei disprezzi che attualmente ci assalgono e ci travagliano; perché dal buon uso di essi dipende allora la nostra santificazione: quello è il soggetto in tal tempo per noi più interessante, che richiede l'atto e l'esercizio della nostra affezione; quella è la preda che in quell'ora si espone alla nostra conquista, e ancora perché in essi riluce in tali circostanze l'ordine e la volontà santissima del Signore, che ce li manda e permette, onde sono i più belli e preziosi; e in conseguenza con amore accettati, riescono a Dio di maggior gloria, e all'uomo di maggior merito, profitto e corona.

Non ci cada mai dunque in pensiero di voler soffrire qualunque oltraggio e disprezzo con questa riserva: purché non sia quello in particolare, che ci piomba allora sul capo e c'investe e ci affligge: perché anzi questo dee essere il primo ad occupare il nostro amore, in ossequio di quel gran Dio che ce lo vibra dall'alto, prescelto dall'infinita sua sapienza sin dall'eternità tra mille e mille, come il più atto a recar gloria a Dio e merito a noi. Quindi alla sorpresa di qualunque special disprezzo senza alcuna eccezione entreremo nei sentimenti di Gesù, che nell'avventarsigli addosso l'empio suo traditore con una masnada di sgherri, di soldati e d'uomini assetati del suo sangue, disse Non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato? (Gv 18,11)







ARTICOLO V

Si accennano i mirabili vantaggi, che provengono all'uomo dall'amore del proprio disprezzo.


Per risolvere le difficoltà che si incontrano e si presentano dinanzi per impedirci qualche nobile impresa, giova moltissimo, a fronte di tali difficoltà, considerare i vantaggi da conseguirsi da noi a tal fine. Quindi si è giudicato opportuno, per infondere coraggio contro l'arduità dell'acquisto dell'amore al proprio disprezzo, di accennare con brevità gli altissimi beni che all'uomo provengono da un tale amore. Se ne metteranno però in veduta soltanto dodici dei principali.

1. Vantaggio. La distruzione della superbia, che è stata ed è per l'uomo l'origine e la sorgente d'ogni sciagura. E chi non vede atterrarsi un tal mostro a misura che prende forza nell'uomo l'amore al proprio disprezzo, che tira ad annichilare l'oggetto della stessa superbia?

2. La rovina dell'amor proprio, figlio infelice della superbia, il quale e si produce e si conserva e si invigorisce nel seno della medesima detestabilissima madre. Chi svelle dalle radici una pianta, senza dubbio atterra i suoi parti e germogli: e in simile maniera chi strappa dall'umano cuore la superbia, ne porta via ancor l'amor proprio dipendente da quella.

3. La purificazione delle colpe passate, perché amando il disprezzo, si riordina e ricompone quello che la passata superbia aveva disordinato e scomposto; e con l'esercizio continuo che uno fa a se stesso, nel resistere ai moti della natura contraria all'amore del disprezzo, si pagano moltissime pene dovute alle commesse colpe.

4. La preservazione da innumerabili peccati che provengono dalla superbia, che da Dio si chiama il principio d'ogni peccato: La superbia è l'inizio di ogni peccato (Sir 10,15 Vulg.), al pari dell'amor proprio, di cui afferma Gesù: chi ama la sua vita la perde (Gv 12,25). Tolti dunque di mezzo i due disgraziati genitori di tutte le colpe, ne segue che si tronca la strada a peccati senza numero.

5. La liberazione da moltissime turbolenze e afflizioni. Infatti se ci poniamo a riflettere ad una massima parte di tali mali, che purtroppo di frequente crucciano gli uomini, li vedremo pullulare dal disamore al disprezzo, che è quanto dire, perché senza badare a tanti motivi che hanno di dover essere disprezzati, applicati solo a secondare quella naturale avversione che portano al disprezzo, provano angosce fierissime, quando sono offesi o nell'onore o in altra qualsivoglia cosa. Ma se giungono ad amare il proprio disprezzo, cessano queste turbolenze, e in una somma pace si mantiene il cuore: questo, non avendo quiete finché aspira a grandeggiare nel mondo, con amare il disprezzo, viene anche a non curare qualunque altro oggetto fuori che Dio solo solo, che contro la propria volontà da nessuno gli può esser tolto: sicché non vi ha chi gli tolga la pace. Inoltre strano non sembra agli amatori dei proprio disprezzo di non avere quel bene, che credono di non meritare, e di esseri soggetti a quei mali che giudicano piccolissimi e come da nulla, in comparazione del loro merito.

6. L'acquisto d' una perfetta umiltà, virtù reputata dai Santi il fondamento di tutte le virtù e la base della santità ; perché l'amore al proprio disprezzo comprende il più bello e il più sostanziale e massiccio della stessa umiltà : onde a questa pietra di paragone si discernono i veri umili.

7. Il conseguimento dell'evangelica perfezione e di un'altissima santità; perché se ne tolgono gli ostacoli, si abbattono le forze della natura e si accrescono a dismisura quelle della grazia, che Dio riserva agli umili: Dio resiste ai superbi; agli umili invece dà la sua grazia (Gc 4,6; 1 Pt 5,5). Quindi un vero amante del disprezzo, per esser vero umile e vuoto di sé, Dio ha luogo d'inondarlo col proprio Spirito santificatore. Con la pratica dell'amor del disprezzo si esercita la massima carità verso Dio, perché ella resta più pura e più netta da ogni umano interesse, e perché a Dio si sacrifica quei che l'uomo onesto stima sommamente prezioso, cioè l'onore. Parimente la carità verso il prossimo si perfeziona, distendendola eccellentemente sino ai nemici, e a maraviglia si conserva ed accresce la scambievole concordia con chi si convive, il che il divino nostro Maestro ci raccomanda così vivamente.

8. Una eccellente somiglianza con Gesù, che fu in terra come il centro e il bersaglio dei disprezzi, dei disonori, degli obbrobri, dei quali si saziò, quasi fossero sito cibo e bevanda. Che gran bene sia questo, s'intenderà quando si rifletta che in una tale conformità con Gesù sta riposta la marca e il carattere dei predestinati, secondo la dottrina dei grande Apostolo:quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo (Rm 8,29). E tra i medesimi eletti i più eminenti e distinti sono quelli nei quali più risplende un tal carattere e somiglianza. Perciò l'amore al disprezzo costituisce l'uomo in una maggior sicurezza della sua eterna salute.

9. L'amore del proprio disprezzo ci produce abbondante consolazione spirituale. A sé chiama Cristo i travagliati ed afflitti, e li esorta ad apprendere da lui la mansuetudine e la vera umiltà, che, senza dubbio, racchiude in se l'amore al disprezzo: venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e loro promette invigorimento e ristoro, e per le loro anime un dolce riposo: e troverete ristoro per le vostre anime (Mt 11, 28-29).
Quindi vediamo che i veri umili ed amatori dell'abbiezione sogliono anche nel presente secolo viver santamente contenti e tranquilli; e se c'è vera consolazione di spirito in terra essi la gustano ed esperimentano, perché proprio è del Signore il consolare gli umili: (2 Cor 7,6). Sopra di questi pure riverberano copiosi i raggi della divina luce, che è si gioconda per l'anima: onde Gesù esaltò l'eterno suo Padre per aver manifestato agli umili quei divini misteri che si tenevano celati agli orgogliosi: Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli (Mt 11,25; Lc 10,21).
Il tutto in conformità delle divine promesse, che, ove fosse umiltà, ivi pure sarebbe la sapienza: la saggezza è presso gli umili (Prov 11. 2).

10. Un contento sommo; ed è il maggiore che abbiano in questa vita gli amatori del proprio disprezzo, cioè quello che provano alla loro morte, sul riflesso dei gusto grande che hanno dato al Signore, nell'aver sofferto volentieri, con tutte le ripugnanze della natura, i disprezzi per amor suo. E manifestamente lo diede a conoscere, un buon religioso, il quale essendo sempre vissuto amante dei disprezzo di se medesimo, nelle sante occasioni che ebbe nel monastero in cui abitava, vicino a morte, vedendo intorno al letto i suoi religiosi che l'assistevano, in quell'estremo, volgendosi ad essi con viso tutto lieto ed amabile, sciogliendo la moribonda lingua, affettuosamente li ringraziò della gran carità ,che gli avevano fatto in tutto il tempo che era stato fra loro, di averlo sempre tenuto basso, dì non aver giammai fatto alcun conto di lui, e di essere stato da essi , per umiliare la sua superbia, in vari modi per suo bene disprezzato. A questi accenti si sciolsero in un dirotto pianto quei religiosi, e rimasero altamente confusi di loro medesimi, conoscendo che con i loro scherni, dileggiamenti e disprezzi avevano, a discapito della loro coscienza, formato un santo per il paradiso.

11. Un impareggiabile tesoro e pienezza di meriti nella presente vita; grazie al fatto che questi dal cristiano s'accumulano a misura dell'abbondanza della divina grazia (che si è veduto conferirsi da Dio agli umili) e della carità con cui si opera; e una tal carità sovrabbonda negli amanti del disprezzo, perché sono vuoti d'amor proprio e di se medesimi, e non altro cercano che Dio; e finalmente perché costoro più partecipano dei meriti di Gesù, mentre sono a lui più conformi ed uniti.

12. Un'altissima gloria nel cielo, corrispondente alla loro santità e somiglianza con Cristo, e allo straordinario loro merito. E questa appunto è quella esaltazione ineffabile tante volte da Dio promessa ai veri umili, che si deprimono ed annichilano in terra per suo amore, e quell'ammirabile partecipazione della gloria del Redentore, nelle umiliazioni di cui entrarono così bene a parte nel mondo.
Dal detto sin qui si raccoglie, che il disprezzo è un bene di altissimo pregio, e quantunque tale non appaia agli occhi dei senso e dell'umana ragione - perché racchiuso rimane sotto un'amara scorza e una spiacevolissima apparenza - pur trasparisce il suo valore agli occhi della fede e al lume di Dio, il quale ogni cristiano deve principalmente attendere, e farlo servire di regola a tutti i suoi pensamenti e operazioni, dopo averlo prima richiesto e ricercato con ogni studio. Quindi è che i santi illustrati dalla divina luce hanno avuto per il disprezzo una stima assai sorprendente, onde si è acceso nei loro cuori per il medesimo un sincerissimo amore. Non è perciò meraviglia , che altri di loro lo abbiano senza fine desiderato, e in mille e mille guise cercato, come un S. Filippo Neri e un S. Ignazio di Loyola : altri lo abbiano con gran premura domandato a Dio in premio di eccellenti e travagliosi servigi a lui per lungo tempo prestati, nel tempo stesso in cu i il Signore gli incitava a chiedere ricompensa a loro gusto e soddisfazione, come un s. Giovanni della Croce, il quale, come leggesi nell'ufficio di detto santo, essendo una volta interrogato da Cristo Signore, che cosa desiderasse in ricompensa delle sue fatiche, rispose: Signore, patire ed essere disprezzato per te: altri abbiano costituito nel vilipendio la vera allegrezza di un discepolo del Redentore, e il colmo del gaudio che provasi in terra nel colmo del disprezzo, come un S. Francesco d'Assisi. In conseguenza di ciò ne succede che, se a noi vogliamo il vero bene, ed amiamo sinceramente Iddio, dobbiamo pure amare il disprezzo, o almeno procurare, per quanto possibile, di riporvi l'affetto: e se l'incontriamo, non attristarci e lagnarci, come moltissimi fanno, ma consolarci, festeggiare e gioire, perché si è finalmente trovato il tesoro nascosto, da tanti e tanti, e forse ancor da noi, fin qui né saputo né conosciuto, e però non mai cercato né procurato.

Non tralasceremo frattanto di santamente invidiare la bella sorte dei giusti disprezzati, che, vilipesi dagli uomini, soffrono con amore e con pace le onte e gli oltraggi, dando loro il buon pro, e congratulandoci con essi della felicità inenarrabile che Dio loro assegna, e che a pochi è concessa, reputandoci immeritevoli di imprimer baci sopra i loro piedi, e di far loro da servitori.
E qual uomo savio, che sia dotato di ragione e di fede, potrà mai porre in non cale e trascurare l'acquisto di tali e tanti beni e di si stupendi vantaggi? E se questi provengono senza dubbio dall'amore al proprio disprezzo, non sarà egli un dovere di procurarlo ad ogni costo anche per questo capo?

Giacché per un altro motivo e necessario di procacciarlo, cioè perché Dio lo richiede e l'esige da noi. Sia pur dunque vero e si conceda liberamente, che è molto difficile all'uomo il fare acquisto di un tal amore: che si deve inferire da ciò? forse che se ne debba tralasciare il conseguimento? Pessima conseguenza.

Anche il salvarsi è malagevole, esclamando il Salvatore: quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano! (Mt 7,14). Nessun cristiano però può ricavare da ciò, doversi trascurar l'eterna salute, ma bensì che si debbono adoperare i mezzi vigorosi e possenti per ottenerla. E questo appunto si ha da inferire e praticare nel caso nostro. Se è impresa molto ardua il conseguire un vero amore al proprio disprezzo, dunque col divino aiuto appigliamoci ai mezzi più efficaci e valevoli per acquistarlo, giacché da un tal amore ridonda una gran gloria a Dio, e a noi un impercettibile vantaggio.

 


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[Modificato da Caterina63 02/05/2015 23:56]
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