QUESTO FORUM E' CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO... A LUI OGNI ONORE E GLORIA NEI SECOLI DEI SECOLI, AMEN!
 
Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

R.Ugo Benson L'Amicizia di Cristo

Ultimo Aggiornamento: 23/03/2017 14:55
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 1.222
Sesso: Femminile
23/03/2017 14:47

VI.

CRISTO NELLA CHIESA

«Io sono la Vite e voi siete i tralci».

(Joh., XV, 5).

Noi finora abbiamo ragionato su ciò che chiamiamo l'individuale Amicizia di Cristo con l'anima, la diretta relazione con Lui, come Dio dimorante nei cuori, come Dio­Uomo nel SS. Sacramento. Abbiamo considerato, vale a dire, la vita spirituale dell'individuo quale sviluppo dell'Amicizia individuale con il suo Signore.

I.  Nulla è così difficile ad essere esaminato, ed insieme così facile ad essere frainteso, come certi impulsi ed istinti della vita spirituale. I moderni psicologi ci richiamano alla mente ciò che tre secoli or sono insegnava S. Ignazio, riguardo alla complicata difficoltà di distinguere tra l'azione di quella occulta parte della nostra natura umana che sfugge al controllo della coscienza, e l'azione di Dio.
Impulsi e desideri sorgono entro l'anima e sembrano recare lo stigma d'una origine divina; ed è soltanto quando sono stati obbediti o assecondati che noi spesso ci accorgiamo che invece sorgono da se,  dall'associazione, o memoria, o educazione, od anche dall'orgoglio nascosto ed egoismo,  e conducono a un disastro spirituale. E' necessaria sempre una purissima intenzione ed un acuto spirituale discernimento per riconoscere la voce divina; sempre, allorché si tratti di individuare il travestimento di uno, che nelle più alte sfere del progresso spirituale, si presenta spesso «come Angelo di luce».
Ne risultano quei spaventevoli naufragi che accadono fra le anime, delle quali non si può assolutamente dire che non attendano con grande cura a coltivare la loro vita interiore.
Non c'è ostinazione così pervicace come la ostinazione religiosa; poiché l'uomo di spirito si esalta nel suo falso correre, con la convinzione di seguire una voce divina. Egli, non si ritiene un testardo o un perverso: al contrario si persuade di essere un fedele pedissequo d'un Divino Ammonitore interno. Non c'è fanatismo così stravagante come il fanatismo religioso.
Infatti da coloro che più seriamente hanno coltivata la vita interiore proviene la più serrata critica al Cattolicismo. È stato detto che i Cattolici hanno sostituito un sistema con una Persona; che sono esteriori, formalisti, burocratici. «Io posseggo Cristo nel mio cuore» dice uno di questi critici. «Che più mi bisogna? Ho Dio dentro di me. perché dovrei affannarmi a cercarLo al di fuori? Io conosco Dio e cosa importa di ciò che sta intorno a Lui? Non è il figliuolo più vicino al padre di qualunque biografo? Essere «ortodosso» non è poi cosa di capitale importanza. Ho imparato più presto ad amare Dio che a ragionare sapientemente intorno alla SS. Trinità».
Allora il sistema Cattolico viene accusato di tirannia e di goffaggine.
La coscienza illuminata della presenza di Cristo nel cuore, deve essere la guida d'ogni uomo. Qualsiasi preoccupazione di formulare un sistema, ci è stato detto, ogni sforzo di imporre all'anima una guida, di «legare e sciogliere», tutto ciò è un disconoscimento pratico della Suprema Autorità di Cristo. Cosa possiamo rispondere noi?
La nostra prima osservazione consiste nel ribadire quel punto controverso (controverso ma innegabile), per cui i Cristiani che insistono esageratamente sulla santità della vita interiore, sono i meno disposti a capir qualche cosa di materie religiose. Ogni nuova tendenza che si è manifestata ai nostri giorni, parte da questa pretesa  pretesa incessantemente avanzata fin dal decimosesto secolo  e che non è stata giustificata da quell'unità cui doveva giungere se fosse stata vera. Qualora Gesù Cristo avesse voluto fondare la Chiesa sulla base della sua Presenza nel cuore, come guida sufficiente alla fede, Egli avrebbe fallito completamente la sua missione.
Quest'ultima considerazione illustra il soggetto principale della questione.
Poiché quello stesso sistema che è accusato di usurpare le prerogative di Cristo è qualche cosa più che un sistema, è in qualche maniera Cristo stesso, che compie quel lavoro esterno ed autoritario che non può essere senza successo nella vita interiore; ed un soggetto come questo dà luogo a mille delusioni, fraintendimenti, complicazioni, che non se ne vede la via d'uscita.

II.  È fuori questione che Cristo nell'Evangelo manifesta più e più volte il suo desiderio di stringere amicizia con l'anima.
E risulta parimenti chiaro dal Vangelo, che l'amicizia non consiste semplicemente in una relazione interiore. Certo Egli si unisce al cuore di chi Lo desidera; ma è vero altresì che Egli fa delle promesse molto più ampie ed esplicite alle anime che non vivono isolate con Lui, ma cercano unirsi ad altre anime. La Sua Presenza «dove due o tre sono raccolti nel suo Nome». (Mt., XVIII, 20); la sua particolare accessibilità a chiunque «è d'accordo sulla terra circa le cose che domanderanno» (ib., 19). Le promesse fatte a coloro che collegialmente Lo cercano, sono senza confronti più espressive di qualsiasi garanzia che Egli offre alle anime singole.
Ma c'è una cosa che interessa assai di più. Nelle parole «Io sono la vite e voi i tralci» (Joh., XV, 5) Egli sottolinea una certa identità di Se stesso, e non solamente la Sua Presenza, con coloro che collegialmente Lo rappresentano; ed Egli interpreta e formula tutto ciò nei suoi tremendi statuti: «Chi riceve voi, riceve Me... Come il Padre ha mandato Me, così io mando voi... Tutto ciò che legherete sulla terra, sarà legato nel cielo... Andate dunque ed insegnate a tutte le genti... Io sono con voi tutti i giorni...» (Lc., X, 16; Joh., XX, 21; Mt., XVI, 19; XVIII, 18; XXVIII, 19); 36, 20).
Questa, dunque, è la posizione cattolica; ed è richiesta non solo dal senso comune, ma confermata dalle parole stesse di Nostro Signore, molto più significative che non la promessa di «rimanere» con il singolo. Non all'individuo singolo Cristo ha mai detto esplicitamente: «Io sarò con Te sempre», fuorché in un certo senso, a Pietro, Suo Vicario sulla terra.
Dunque, è possibile una sola via di riconciliazione tra il fatto che Cristo è con l'anima, e all'anima parla, e il fatto per cui è estremamente difficile che quest'anima, anche in questioni di vita e di morte, riesca sempre a discernere se è la Voce di Cristo che parla, ovvero qualche impulso puramente umano, od anche diabolico. Secondo il sistema cattolico, v'è un'altra Presenza di Cristo, alla quale partecipa anche l'anima, una presenza per cui Egli ha offerto delle guarentigie non concesse in altro modo. In una parola, Egli ha promesso la Sua Presenza sulla terra, dimorante in un Corpo mistico, ed è attraverso questo Corpo di Cristo che la Voce parla, esteriormente e autoritariamente; ed è solo con la sottomissione a questa Voce che noi possiamo controllare se le nostre private ispirazioni siano da Dio o no.
Ed è ovvio, allora, che un'anima non potrà adeguatamente trovare l'amicizia di Cristo soltanto nella sua vita interiore. Abbiamo visto quanto salda ed intensa possa essere questa vita; come le anime che la pratichino gioiscano realmente ed attualmente della personale e individuale presenza dell'Amico Divino, anche se poco o nulla conoscano della Sua azione nel mondo. Ma ben più smisurate possono divenire le possibilità di un'anima umile che conosca Cristo non solo in se stessa, e non studi il Suo carattere nell'Evangelo  i ricordi della sua vita naturale sulla terra  ma abbia gli occhi bene aperti sul fatto straordinario che Cristo vive, agisce, parla ancora attraverso la Vita del suo Mistico Corpo, che il Divino Carattere tracciato in poche pagine due mila anni or sono si elabora e si sviluppa attraverso tutti i tempi, sotto la guida della Sua stessa Personalità, nei termini di quella Umana Natura che Egli ha misticamente unito a Se stesso.
Il soggetto è troppo vasto per parlarne. A noi importa rilevare solo due o tre considerazioni.

III.  a) L'anima cattolica, considerando tutto ciò, deve sviluppare la sua amicizia con Cristo nel cattolicismo. È un fatto degno di nota che nella Religione cattolica ciò si fa quasi istintivamente anche da persone che forse mai hanno riflettuto circa il movente delle loro azioni. Per una specie di intuizione, noi sentiamo che la Chiesa è qualcosa di più che il più vasto impero della terra, che la più venerabile società della storia; più che il Rappresentante o il Vicegerente di Dio, più anche della stessa «Sposa dell'Agnello». Tutte queste metafore, quantunque consacrate, cadono dinanzi alla completa divina realtà. La Chiesa è Cristo stesso.
Onde non è difficile una certa «relazione amichevole» con la Chiesa. Nessun cattolico, che, per esempio, si è provato a praticare la sua religione, è un derelitto o un esiliato. Egli si sente,  e nel modo stesso in cui lo può sentire il cittadino d'un regno o d'un impero che è protetto dalla bandiera del suo paese,  come uno che si trova nella società d'un amico. Egli gira per le chiese, non solo per visitare il SS. Sacramento, o per riassicurarsi dell'ora della Messa, ma per trovarsi in compagnia d'una misteriosa e confortante Personalità, attratto da un istinto che non riesce a spiegarsi. Egli è perfettamente ragionevole quando agisce così; perché Cristo, suo Amico, è presente in quel centro dell'umanità i cui membri sono Suoi.
b) Ma non è tutto. Nella vera amicizia di due persone, chi è più debole, a poco a poco si adatta non solo al sistema di vita, ma si conforma anche al modo di pensare del più forte. A poco a poco il processo va fino a raggiungere quello stato di vicendevole comprensione che noi chiamiamo «perfetta simpatia».
Nell'interiore amicizia con Cristo ciò è essenziale; noi dobbiamo dimorare con lui, come dice l'Apostolo «riducendo in prigionia ogni comprensione» (II Cor., X, 5), così da perdere in un certo senso la nostra identità. Perdiamo la nostra limitata visione delle cose, abbandoniamo i nostro schemi e le nostre idee e in ultimo, dacché la nostra «vita è nascosta con Cristo in Dio» (Col., III, 3) noi non viviamo più; è Cristo che vive in noi.
La stessa cosa precisamente dev'essere tenuta di vista per quel che riguarda la nostra amicizia con Cristo nel cattolicismo.
Allorché un convertito si inizia alla vita cattolica, o quando uno ch'è stato cattolico fin dalla culla si risveglia a considerare deliberatamente il significato della Religione, è sufficiente credere tutto ciò che la Chiesa espressamente insegna, e conforma la propria vita a questo insegnamento. Ma passando il tempo e diventando le relazioni più profonde, ciò non basta più. Quello che prima era cortesia, ora diventa freddezza. Allorché le relazioni diventano più profonde, è assolutamente necessario, se non si voglia venire a una rottura, cominciare a conformare, non solo le parole e le azioni, ma anche i pensieri, e più che i pensieri, gli istinti e le intuizioni. Due amici veramente intimi, conoscono, senza far questioni di parole e senza superflue spiegazioni, quale sarebbe il giudizio d'uno di loro circa una nuova situazione. Ognuno conosce i gusti dell'altro, anche se non li esprimano in parole.
Questo precisamente deve tener presente un'anima cattolica. Se l'amicizia con Cristo nella Chiesa è reale (e senza questa conoscenza di Lui, le nostre relazioni non saranno adeguate in tutto ai suoi intendimenti) ne segue che bisogna portare attenzione non solo a obbedire scrupolosamente o a formulare esattamente gli atti di fede, ma, e sopra tutto, all'interiore punto di vista delle cose; un'istintiva attitudine, un'intuitiva atmosfera  proprio come l'abbiamo osservata nel semplice e fedele cattolico, generalmente impreparato, che mentre sa poco o nulla di teologia dogmatica o morale, scopre tuttavia con una miracolosa sensibilità le tendenze eretiche o le dottrine pericolose, che forse un navigato teologo non è riuscito ancora ad analizzare.
Non c'è una via più corta per giungere a questa intima simpatia col Cattolicismo, di quella che mena all'intima, parallela simpatia interiore con Cristo.
Umiltà, obbedienza, semplicità, queste sono le virtù sulle quali la Divina amicizia, come del resto l'umana, può allignare.
E per quanto l'anima conosca bene tutto ciò, tuttavia insensibilmente comincia a sentirsi invadere come da un senso di ripugnanza per questa attitudine, che può somigliare alla servilità. «Sono stata io creata» ha la tentazione di richiedersi, «e dotata di un temperamento, di un giudizio indipendente, di personali qualità, ed anche del divino dono della originalità, solo perché abbia a disprezzare tutto ciò, a sacrificarlo, a trascurarlo, a far sì che sia riassorbito nella massa comune, donde, per la mia stessa creazione, queste qualità erano state tratte fuori?».
Oh! Considera di nuovo! Non ti è stato elargito il libero arbitrio, affinché con esso tu scelga non la tua ma la volontà di Dio? l'intelletto, affinché impari a penetrare vieppiù nella sommissione alla divina Sapienza? il cuore affinché ami ed odii tutto ciò che il Sacro Cuore ama ed odia? Nell' unione dell' anima con Dio nulla va perduto, se essa tutto rinnega a Lui. O meglio, ogni dono è trasformato, glorificato, elevato a più alta natura. Veramente, «non è più essa che vive, ma «Cristo che vive in lei».
E se ciò si verifica tra l'anima e Dio, si verifica ancora per ogni forma che Dio sceglie per manifestarsi. Non si può vivere una vita più alta di quella che è consacrata all'imitazione della vita di Gesù Cristo; nessuna libertà è più sconfinata di quella dei figli di Dio che sono strettamente legati dalla perfetta legge dell'Amore e della Libertà.
Si dimostra quindi ancora una volta che la Chiesa cattolica è l'espressione storica di Cristo stesso: nel suo occhio vibra lo sguardo Divino, sulla sua faccia «lampeggia» la faccia di Cristo; dalle sue labbra si ode ancora la voce che grida sempre «come di uno che ha potestà» (Mt., VII, 29); e si comprende bene che non vi può essere vita molto più nobile di quella che si dissolve in questa gloriosa società che è il Suo Corpo; non v'ha sapienza più grande che pensare con lei; non amore più puro di quello che brucia nel cuore di lei, che, con Cristo come Sua anima, è realmente il Salvatore del mondo.

VII.

CRISTO NEL SACERDOTE

«La Grazia e la Misericordia vennero per Gesù Cristo».

(Joh., I, 17).

Abbiamo esaminato come la Chiesa sia il Corpo di Gesù Cristo, nel senso che l'anima desiderosa dell'amicizia di Cristo deve cercarla sia nella Chiesa che in se stessa, sia esteriormente che interiormente. Alcune caratteristiche di Cristo, la conoscenza delle quali è necessaria a stabilire una reale simpatia con Lui  per esempio la Sua autorità, infallibilità, la Sua inesausta energia e tutto il resto  si possono valutare pienamente solo da un cattolico.
Ora la Chiesa è una società di tale ampiezza che per la maggioranza delle persone è impossibile formarsene un'idea adeguata. Speculativamente la conoscono; interiormente, la riveriscono; ma in pratica, la Chiesa diviene loro accessibile solo attraverso il Sacerdote. È un appunto questo che si fa contro la Chiesa cattolica. Si dice che Essa esalta la fallibilità umana nella persona del Sacerdote alla cui infallibilità neppur Essa crede, e l'esalta ad un'altezza troppo fantastica per essere sicura. Se si esaltasse la Società ideale, si potrebbe trovare qualche scusa; ma è l'individuo sacerdote, che di fatto si abbellisce agli occhi dei cattolici degli ornamenti di Cristo e si riveste delle sue prerogative. E questo è realmente vero. L'unica risposta possibile è che Cristo ha voluto precisamente così; che Egli ha creato il sacerdozio non solo perché questi Lo rappresenti e agisca per Lui, ma perché in un certo senso sia Cristo medesimo; cioè Cristo esercita i Suoi divini poteri attraverso il Suo intermediario; onde la devozione e riverenza verso il sacerdote è un omaggio che si fa direttamente all'Eterno Sacerdozio di cui il ministro umano è un partecipe. Se ciò è vero, si comprende bene che il Sacerdote, come la Chiesa, è uno di quei canali per cui l'anima devota può sviluppare la sua personale intimità con il Signore.

I.  Non è necessario dilungarsi sopra l'evidente umanità del Sacerdote. Nessun prete è così pazzo da dimenticarsene sia pure per un istante. Ed anche se la sua personale vanità lo rende cieco circa i suoi difetti, la società glielo fa ben presto ricordare con gli esempi degli altri. Spesso, qualche infelice sacerdote, che sembri innalzarsi a passo a passo nella vita spirituale, che estenda la sua influenza e riputazione, e raccolga intorno a sé ammiratori e discepoli, offre improvvisamente al mondo un doloroso ricordo della sua fragile umanità. Non è necessario che sia una caduta  nello stretto senso della parola: ciò, grazie a Dio, avviene di rado ; ma quanto spesso un subitaneo raffreddamento di zelo, un'esplosione istantanea di ridicolo orgoglio personale, scuote in un momento le anime che fidavano in lui, e dà al mondo un esempio di più della constatazione che «il prete in fondo anche lui è un uomo!». Certamente, i preti non sono che uomini. E allora perché il mondo fa le meraviglie quando li ritrova uomini, se almeno inconsciamente non fosse convinto che siano qualche cosa di più?
Poiché, innanzi tutto, essi sono gli ambasciatori di Cristo, e Cristo è presente in loro come il Re è presente nei suoi rappresentanti accreditati. Cristo espressamente li officia di ciò, quando comanda ai Suoi Apostoli di andare «in tutto il mondo a predicare il Vangelo ad ogni creatura» (Mc., XVI, 15).
Ciò implica un'enorme estensione della Presenza virtuale di Cristo sulla terra. «Come belli» grida il Profeta del Vecchio Testamento, «come belli sopra le montagne, sono i piedi di coloro che portano il bene, che annunziano la pace» (Is., III, 7); belli perché arrecano il messaggio d'amore del più Bello tra i figli degli uomini. Perciò vale la pena di notare che se il Sacerdote cerca di riuscire originale nella sostanza del mandato, egli è un funzionario infedele. Cristo non ha incaricato il suo ambasciatore di crear lui trattati di pace, ma di proclamare il Divino Trattato. È stato occasionalmente affermato che la Chiesa è notoria avversaria del pensiero, che essa non sprona, ma piuttosto contrasta gli audaci esploratori del regno della verità; che fa tacere o ripudia i suoi ministri allorquando questi cominciano a parlare o a pensare da se. Ciò è esatto nel senso che la Chiesa non può credere che il Deposito della Rivelazione possa essere perfezionato da un'intelligenza umana per quanto brillante. Essa non rigetta quei ministri che cercano di essere originali nell'esposizione del loro messaggio purché il messaggio non venga alterato dalla loro originalità; non fa tacere chi presenta un antico dogma in espressioni nuove; ma essa ripudia solamente chiunque, come alcuni recenti pensatori hanno tentato di fare, cerchi presentare nuovi dogmi mascherati con vecchie parole.
Dunque Cristo è nel Sacerdote almeno in quanto usa delle sue labbra per pubblicare il Divino Messaggio. E notiamo di sfuggita che ciò richiede grazie straordinarie nel messaggero. Non c'è nulla di così indomabile come la natura umana, niente che tanto ecciti quanto l'esporsi, ed insieme non c'è nulla di così stimolante, per cervello umano che speculi e dogmatizzi, come il campo teologico. Eppure, in certo modo, tanto sovrabbondanti sono i doni che è divenuto un rimprovero del mondo il fatto che tutti i preti insegnano gli stessi dogmi. È un rimprovero di cui bisogna ringraziare Dio.

II.  Ma tutto ciò si può fare anche senza un Sacerdozio. Ogni ministro acattolico può esser buono a tanto. È infatti evidente che avendo il Divino Maestro cessato di parlare con le Sue labbra sulla terra, debba usare di labbra umane perché la Rivelazione sia resa nota. «La fede venne per Gesù Cristo» (Joh., I, 17) e la predicazione di questa fede è continuata per bocca dei suoi ministri accreditati.
Ma anche la «Grazia» «venne per Gesù Cristo». E se l'apportare la fede per mezzo d'un istrumento umano non deroga in nulla alle prerogative di Cristo come Profeta, è ragionevole credere che il recare la Grazia per mezzo d'un ministro umano non deroghi maggiormente le prerogative di Cristo come Sacerdote. Questo è un fulcro essenziale della dottrina cattolica del Sacerdozio.
Cristo venne a portare la vita, a sostenerla, a vivificarla se perduta; poiché Egli solo, il Principe della Vita, possiede l'elixir della Vita. I farisei erano abbastanza logici alla loro premessa quando richiedevano; «Chi può cancellar peccati se non Dio?» (Lc. V, 21). «Costui può cibarci della sua carne?» (Joh., VI, 53). Ma le premesse erano errate, poiché Cristo non era solamente uomo. Solo Cristo, che è la Fonte della Vita, potrà dare la grazia; solo Cristo che è la Verità potrà dare la Rivelazione. poiché la Grazia sta alla Vita come la Rivelazione sta alla Verità. Ed è questa la idea soggiacente al Sacerdozio cattolico; che Egli dà ordine e potere, in tutti e due i campi e non in uno solo, al ministero umano, per l'esercizio delle sue divine prerogative.
E perciò il Sacerdote, come annunzia sul pulpito «Io dico a voi...», così nel confessionale mormora «Io ti assolvo» e sull'altare «Questo è il mio Corpo». Questo è il secondo, opprimente, tremendo pensiero, che tuttavia è necessario penetrare, se vogliamo rappresentarci in quale maniera Cristo sia presente nel suo Sacerdote.
Innanzi tutto Egli è presente in lui quando, più o meno meccanicamente, comunica il messaggio che gli è affidato. Il Divino Profeta usa labbra umane per comunicare la scienza, e a dichiarare la verità. Ma se noi riflettiamo che il Divino Sacerdote usa labbra umane per raggiungere i suoi fini sacerdotali, altresì rileviamo che la sua Presenza è molto più intima di quella di un Re nel suo ambasciatore. Poiché l'ambasciatore praticamente in nessun senso è il suo Padrone; egli può dettare i termini di un trattato, ma non può ratificarlo; può argomentare presso coloro a cui è inviato; ma solo in senso molto imperfetto e rappresentativo può riconciliarli col suo Re. Invece questi Ambasciatori di Cristo, in virtù d'un esplicito mandato che hanno ricevuto in termini come «Questo è il mio corpo... fate ciò in mio ricordo» (Lc., XXII, 19); «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati, saranno rimessi...» (Joh., XX, 22-3) hanno i pieni poteri di fare ciò che non è consentito agli ambasciatori terreni. Essi compiono ciò che dichiarano: questi amministrano i favori che implorano...
Possiamo allora realmente asserire che Cristo è presente nel Suo Sacerdote, come in nessun Santo per quanto grande, come in nessun Angelo per quanto vicino alla faccia di Dio. È l'altissimo privilegio del Sacerdote, ed insieme la sua tremenda responsabilità, di essere, nel momento in cui esercita il ministero, in un senso, Cristo stesso. Egli non dice «Cristo ti assolva» ma «io ti assolvo»; non «Questo è il Corpo di Cristo» ma «Questo è il mio Corpo». Cristo non usa solo della enunciazione delle labbra, ma di lui medesimo nel momento in cui manifesta la Volontà e l'Intenzione. Allora si compie un Atto Divino. Egli diviene presente nel Sacerdote, per il permesso del Suo sacerdote. Se si riguardi che il SS. Sacramento è consacrato (vale a dire la maraviglia culminante della grazia consumata di Cristo) o che il peccatore pentito s'allontana perdonato; quando in una parola, Dio, in questo o in quel luogo, in questo o in quel documento agisce come Dio, ciò si effettua non per le parole meccanicamente pronunciate dal sacerdote, ma per l'unione della sua volontà e della sua libera intenzione con quella del suo Creatore.

III.  Sembra che abbiamo divagato parecchio dal nostro tema, l'amicizia di Cristo. Eppure non ce ne siamo allontanati neppure per un istante.
Abbiamo considerato le molteplici maniere con le quali l'Amicizia di Cristo ci si rende accessibile; e vedemmo come non consista solamente in una interiore aderenza a Lui, ma in riconoscimento esteriore ed in un'esteriore accoglienza di Lui. La Sua Umana Natura viene a noi dal Sacramento dell'Altare. La Sua Divina Autorità si manifesta nella natura umana di coloro che compongono la Chiesa e che hanno diritto di parlare in Suo Nome. Queste varie caratteristiche non possono essere valorizzate  cioè la Sua Amicizia non sarà quale Egli la intende  senza considerare le ulteriori manifestazioni che accompagnano la Sua Presenza. Ed Egli si manifesta ancora nel Suo Sacerdote.
Egli dimora sulla terra, parlando per le labbra del Suo sacerdote, in quanto questo sacerdote comunica l'autoritario ed infallibile insegnamento del Suo mistico corpo, corpo di cui il sacerdote è come una bocca. Egli agisce sulla terra in quelle azioni divine del sacerdote che solo la Potenza Divina può compiere, esercita la prerogativa del culto che a Dio solo è dovuto, e si fa presente con la Sua Umana Natura sotto la forma del Sacramento ch'Egli stesso ha istituito. E, come corollario, nell'atmosfera creatasi intorno al Sacerdozio più per l'istinto dei devoti che per le precise istruzioni della Chiesa, esibisce gli attributi del Suo Divino Carattere, in relazione a quelli che costituiscono l'Amicizia di chi L'ama. E che cos'è quella dolcezza, quel distacco e purità di spirito così caratteristiche nel sacerdozio cattolico, se non l'aroma dell'irraggiungibile santità di Dio che è il Santissimo, nel Cui volto non ardiscono gli Angeli fissarsi: cos'è questo tradotto in termini della vita comune? E
che cos'è questa incredibile accessibilità del Sacerdote all'anima che lo cerca come Sacerdote più che come uomo, se non l'umano riflesso della Divina prontezza con cui vengono accolti tutti coloro che sono affaticati e addolorati? Questa eccelsa purità del Sacerdote, questo distacco dai vincoli familiari, questa abdicazione a tutto ciò che costituisca il patrimonio d'ogni uomo, non è che un lontano bagliore della luminosa Personalità di Colui che fu Figlio d'una Vergine, che scelse un Vergine per suo precursore, che è seguito anche nella divina famiglia dei cieli, «dovunque Egli vada» da uomini «che non ebbero contatti con donne: poiché sono vergini» (Apoc., XIV, 4).
Quindi, la devozione al Sacerdozio, il rispetto per l'officio, la gelosia per il suo onore, l'insistenza sopra un tipo alto di coloro che ne sono investiti, non sono che manifestazione di quell'Amicizia di Cristo di cui andiamo trattando, e il riconoscimento di Lui nel suo ministro e rappresentante. Non il riposare sul sacerdote (poiché nessuno è capace di portare il peso intero di un'altra anima) ma il riposare sul sacerdozio, è altrettanta fiducia in Cristo: perciò, quando voi vi avvicinate al Sacerdote, ben sapendo ciò che guardate in lui e distinguendo l'uomo dal suo officio, voi vi avvicinate all'Eterno Sacerdote che in lui vive, a Colui che «è Sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedech» (Ps. CX, 4); e al Quale il Profeta fece la più grande lode, glorificandoLo come «il Sacerdote sopra il suo trono» (Zach., VI, 13).


Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Cerca nel forum
Tag discussione
Discussioni Simili   [vedi tutte]

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 03:50. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com