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Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
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R.Ugo Benson L'Amicizia di Cristo

Ultimo Aggiornamento: 23/03/2017 14:55
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Sesso: Femminile
23/03/2017 14:55

XIII.

CRISTO

IL NOSTRO AMICO VENDICATO.


Abbiamo assistito, durante la trascorsa settimana, alla suprema tragedia della storia del mondo, rivissuta con tutto il possibile splendore dell'arte liturgica e simbolica. Nei giorni passati abbiamo veduto il nostro Amico come la figura centrale di un dramma centrale, circondato da un coro di profeti, soldati, sacerdoti, donne, fanciulli  nemici ed amici  rappresentanti tutti l'umana famiglia di cui Egli si era fatto membro; ciascuno recitando la parte propria, ciascuno seguendo la propria linea, dapprima all'oscuro raggrupparsi intorno alla Croce, poi a quelle fuggevoli scene, accese di mistica gloria, con le quali la Chiesa cattolica ci presenta gli eterni spirituali effetti della Passione e della Morte di Cristo. Dal lato divino è la storia di un trionfo; dal lato umano di un fallimento, come, del resto, è tutta la storia del mondo nel suo completo svolgimento.
Una ad una le potenze del secolo si sono raccolte contro di Lui, ed una ad una si sono coalizzate, dapprima per interessi antagonistici, in ultimo divenute insieme amiche. Il nazionalismo, che nega l'unità della famiglia umana; l'imperialismo che nega l'unità della Famiglia Divina; in ultimo la religione mondana che nega l'appello al soprannaturale e la trascendenza di Dio. Erode, Pilato e Caifa si alleano e Cristo è il loro nemico. Questa è la tragedia del mondo, pertanto: «Egli venne fra i Suoi, ed i Suoi non lo ricevettero». Abbiamo assistito a tutto ciò, fino all'ultimo insulto del sigillo della pietra e del picchetto di guardia, non perché Cristo potesse risorgere (poiché «i miracoli non avvengono!»), ma per paura che i suoi discreditati seguaci simulassero che così fosse, perché non turbassero la pace del mondo con una frode religiosa. Bene! Lasciamoli soli! Non dobbiamo occuparci di loro quest'oggi. Essi possono emettere le loro teorie in pace. Non è nostro intento oggi di porre i nemici di Cristo sotto i piedi, ma di restituire Cristo alle braccia dei Suoi amici; di rivendicare Cristo come nostro Amico Divino in cui avemmo fiducia e siamo stati delusi; non ci occupiamo della sua finale potente manifestazione al mondo...
Osserviamo questo processo, allora, attraverso gli occhi della più umile fra i suoi amici,  ma che era ben lontana dal possedere la serena chiara visione di Maria Sua Madre, o la fiducia disperatamente calma del discepolo che Egli amava  una che almeno aveva a suo credito, nonostante i suoi peccati contro la Voce Interiore, ed anche contro la decenza del mondo, d'aver «amato molto» e d'aver «fatto ciò che poteva»: due semplici virtù a cui anche il più basso dei Suoi amanti può aspirare.
I.  Tre grandi momenti ci furono nella vita di Maria Maddalena, dopo che essa prese contatto con Gesù Cristo  momenti che per l'impressionante emozione non saranno più superati  tre sorte di relazioni con nostro Signore, in cui la sua speranza fu dapprima innalzata al cielo, poi abbassata fino al limite dell'inferno.
1) Primo, Cristo fu Colui che l'assolse. La scena è stata riprodotta più volte in arte e in letteratura. Le lunghe tavole sono poste sulla piattaforma elevata sopra le strade, e gli invitati seduti. Al posto più umile, i Suoi piedi ancora sudici della polvere delle strade, i Suoi capelli aridi e sconvolti dal vento, sta l'Amico di tutto il mondo sul Suo letto, il giovane Carpentiere del nord, invitato lì non tanto per essere onorato quanto per essere esaminato e sogguardato dacché Egli ha fatto cose che fra certo popolo Gli hanno procurato una certa notorietà... E vi sono anche i dottori della legge, prudenti, maestosi, gravi e dignitosi, che parlano cauti e seriamente ora a questo ora a quell'ospite. I servi vanno e vengono, dentro e fuori dalla porta di servizio, recando sveltamente e versando vino. Allora, dalla strada, entra l'espulsa; penitente certo, ma ancora imperdonata: i suoi lunghi capelli disciolti sulle spalle, il suo abito di zafferano disordinato, il suo cofano di profumi nelle mani. Essa è venuta pensando forse, che è la sua ultima speranza vedere Gesù, fissarsi in Lui che si è fissato amorevolmente in lei nel passato, scorgere forse un lampo di dolore in quegli occhi penetranti. La scena accade in un batter d'occhio. Prima che i servitori l'abbiano veduta, essa è già in ginocchio sul pavimento, dietro il Suo lettino, gemendo gentilmente nella sua abbiezione, conquisa ancora una volta dallo sguardo degli Occhi Divini. Un silenzio si fa attorno, mentre, inconscia di tutto, fuorché di sé e di Lui, essa china così basso la sua testa che le lacrime stillano sopra i Suoi piedi, e mentre, turbata dall'aver profanato quei sacri piedi, dapprima li rasciuga freneticamente con la sua fluente capigliatura, e quindi, quasi per compensare il contatto delle lacrime, spezza il vasetto di profumo versandone il nardo: comincia il mormorio del mondo, su ai posti d'onore.
Gesù solleva la Sua testa; e allora in una sentenza o due, tutto è finito. «Tu vedi questa donna... Essa almeno ha compiuto, ciò che tu, mio ospite, non hai fatto. Essa ha amato molto. Essa ha amato molto. E perciò i suoi peccati sono perdonati. Va, mia figlia e mia amica. Non peccar più».
2) Con il ricordo di tutto ciò nella mente, allorché si guardava indietro di pochi mesi  mesi di vita cambiata; dolce e soave ad un tempo  concepiva quei confusi e tumultuosi pensieri, agonie e speranze, seguiva, passo passo, i tormenti e le disgrazie di Colui che l'aveva assolta e le aveva ridonata la speranza. D'allora in poi ella seguì ogni particolare delle Sue sofferenze. Rimase al limite della folla vociante; ha udito i discorsi dei suoi vicini; ha udito il clamore delle risa allorché il suo Amico montò sulla scala, rivestito della clamide del soldato, con la canna nelle Sue mani legate e l'irrisoria corona di spine sulla Sua testa. Ha ascoltato, in silenzio, i sibili dei flagelli... Allora Lo ha seguito di nuovo, attraverso le vie, fuori della porta, sul pendìo scosceso. E finalmente, quando tutto è compiuto, ed Egli pende lì, irriso, insultato e tormentato e i soldati hanno rotto i cordoni, essa si spinge innanzi, s'abbatte ai piedi del tremante albero, e ancora una volta «fa quello che può»... Ancora una volta ha bagnato quei piedi con le sue lacrime; e allora, scorrendo sulla terra, fluì un torrente più dolce delle acque del Paradiso: le lacrime del peccatore perdonato e il Sangue del Salvatore.
Come ella dovette sperare contro ogni speranza, che la tragedia non finisse così tragicamente! L'aveva già visto fra le mani dei suoi nemici e tuttavia Egli era riuscito a sfuggire. Anche adesso raggomitolata ai piedi della croce pensa che forse non è ancora troppo tardi. Egli non è ancora morto! Dove, dove sono quelle legioni di Angioli di cui aveva parlato? Dove, sopratutto, quel Divino Potere che l'aveva confortata, un potere così evidentemente sovrumano che non c'era limiti al suo compimento? Allorché il vocìo cresceva ai piedi della Croce «Se tu sei il Figlio di Dio, scendi dalla Croce e noi ti crederemo» come avrà levato il suo sguardo, fissamente, su quella Faccia tranquilla e tormentata che pendeva contro il cielo! E sopra tutto quando il rumore cessò e dalle due croci laterali, da quei condannati che per la loro miseria avevano il diritto supremo sull'Amico dei Peccatori, salì lo stesso stridulo appello con la sua terribile aggiunta: «Se tu sei Cristo salva Te stesso  e noi» , possiamo ben immaginare com'ella balzasse in piedi, e si rafforzasse la sua interna speranza, che ora almeno Egli avrebbe risposto. Quel Supremo Potere certamente alfine si sarebbe vendicato, magari all'undicesima ora; e i chiodi avrebbero dato gemme, e la croce, fiori; ed Egli, il suo Amico, ancora radiante, scenderebbe dal Suo Trono a ricevere l'adorazione del mondo! È possibile, che essa, stando lì, guardando a Maria e a Giovanni per incoraggiamento, e poi, indietro di nuovo, a Lui, abbia mormorato nella sua agonia: «Giacché Tu sei il Cristo, salva Te stesso  e me?»... «E Gesù gridò fortemente ed emise lo spirito...».
3) Rimane ancora una cosa per lei. Colui che l'ha assolta se n'è andato, il suo Re è morto; ma il suo Amico le ha lasciato abbastanza di Sé per piangere; poiché nessun'anima può piangere, se non è capace ancora di gioire.
Essa che «ha molto amato», «fa quello che può». Lo segue, passo, passo, al quieto giardino, dopo che per l'ultima volta L'ha bagnato con le sue lacrime, e veduti gli unguenti versati; vede la pietra rotolare su l'oscurità del vano: una tenebra che nasconde quello onde per lei il giardino diverrà un santuario d'amicizia... Allora dopo una notte, un giorno, e una notte, essa tornerà di nuovo a visitare il suo reliquario.
Il mondo le ha tolto ogni cosa che poteva darle felicità. Non solo le gioie del mondo saranno d'ora innanzi impossibili per lei, ma anche la nuova fede, la speranza, l'amore si sono adombrati: dacché Colui che li aveva risvegliati non è stato capace di salvare se stesso. Tuttavia c'è una cosa che il mondo non potrà mai togliere  la memoria d'un'Amicizia, così acuta da costituire un tormento  e l'Amicizia stessa, che sopravvive ancora. Fino a che ella potrà avere il Giardino dove il Suo corpo giace, sarà contenta di vivere. Ella potrà qui venire di settimana in settimana come al reliquiario d'un Dio; potrà osservare le stagioni che vanno e vengono, e le erbe che crescono attorno la tomba; ancora possiede qualche cosa più caro a lei che non le fosse tutto il mondo.
Questa mattina ella Lo vedrà per l'ultima volta; cammina svelta e silenziosa, portando ancora una volta fra le sue mani i profumi, per ungerlo... E d'improvviso, l'ultimo e più amaro di tutti i colpi: la pietra è stata tolta, e nella pallida luce scorge che il luogo della pietra è vuoto... Cosa sono quegli angeli per lei che nelle sue accecanti e disperate lacrime non vede? Non c'è angelo che possa confortarla d'aver perduto il corpo di un umano Amico. «Hanno tolto il mio Signore» singhiozza, «e non so dove L'abbiano posto». Sfiora un passo dietro di lei; ed essa «credendo che fosse il giardiniere» versa dal cuore schiantato lo stesso lamento all'uomo che non può ravvisare. «Signore, se tu Lo hai tolto di qui, dimmi dove L'hai posto, ed io Lo prenderò».
«Maria!». «Rabboni!».

........................................

C'è ancora una lezione ch'essa deve apprendere.
Mentre ella si lancia verso di Lui, muta d'amore e di desiderio, per afferrare i Suoi piedi  per assicurarsi, toccandoli, che sono quegli stessi che baciò nella casa del Fariseo, e sulla Croce del Calvario, che è Lui medesimo e non un fantasma, Egli indietreggia.
«Non toccarmi, perché ancora non sono salito al Padre mio».
«Non toccarmi..». Quest'Amicizia non è quella usata; è situata infinitamente più in alto. Non è cosa usata, dacché i limiti di quella Sacra Umanità non ci sono più,  quei limiti per cui Egli era qui e non lì; per cui poteva soffrire, divenir stanco, affamato, piangente,  limiti che Lo rendevano caro ai Suoi amanti, poiché così Lo potevano servire, confortare, consolare. Ancora le Sue espansioni nella Gloria non sono consumate. «Io non sono ancora asceso al Padre mio»; quell'espansione dell'Ascensione e del viaggio dei nove giorni attraverso le celesti Gerarchie, da un luogo «un po' più basso di quello degli angioli» alla Sessione e Coronazione alla destra della Maestà Altissima, quell'espansione di cui la discesa dello Spirito Santo è l'espressione, e la Sacramentale Presenza di quella medesima Umanità su mille altari, il risultato.
Ed allora, o Maria, l'Amico ridarà in «buona misura, concentrata, radunata, straripante» (Lc., VI, 38). Allora ciò che tu hai conosciuto sulla terra confinato nel tempo e nello spazio, ti sarà ridato a toccare, a maneggiare ancora una volta. Di nuovo il tuo Amico sarà tuo. Il Creatore della Natura sarà presente in questa Natura, non limitata da' suoi limiti. Egli che assunse l'Umanità sarà presente nell'Umanità. Egli che parlò sulla terra «come uno che ha autorità» parlerà di nuovo nello stesso accento. Egli che guarì i malati, li guarirà sulla Porta chiamata Bella; Egli che ha risuscitato i morti. farà risorgere Dorcas in Joppa; Egli che chiamò Pietro in Galilea, chiamerà Paolo in Damasco. Sarà Egli di nuovo un Amico, come mai prima: una Creatura che esercita il potere del Creatore: un Creatore rivestito con la simpatia d'una Creatura; Dio sofferente sulla terra, e Uomo che regna nel Cielo. Ma un Amico, primo ed ultimo, Alfa ed Omega; un Amico che si spense nell'umiliazione dell'Amicizia, che è risuscitato e regna nella Sua Eterna Potenza.

***

Abbiamo finora considerato Gesù Cristo come nostro Amico.
Nel giorno della sua Rivendicazione riflettiamo un poco su ciò che questo significa.
Egli dapprima è l'Amico dell'anima interiore, luce che acceca e poi illumina gli occhi che guardano in Lui e che, essi ancora, possono splendere come la Luce del Mondo. Ma quest'Amicizia interiore è soltanto una parte di ciò che Egli offre; poiché, come una volta due mila anni or sono, Egli apparve sulla scena della storia, così, ancora oggi, Egli vive sulla stessa scena.
Il Cristo interiore grida al Cristo esteriore, che Cristo può essere tutto in tutto. Egli dapprima, quindi, vive nel Sacramento del Suo Amore  come nostro Amico, nostro Sacrificio, nostro Cibo  e tutti e tre per l'Amicizia.
Poi in altro modo Egli sulla terra vive nella Sua Chiesa; nel senso che l'anima che ascolta Lei ascolta Lui, e l'anima che disprezza Lei disprezza Lui; poiché ella è il Suo Corpo di cui Egli è l'Anima; ed avendo «la Mente di Cristo», parla (com'Egli fece) quasi «uno che abbia autorità», e compie «più vaste opere» di quello che Egli stesso fece «perché essendo andato al Suo Padre» può vivere in lei. Quindi i Suoi amici, pendono dalle labbra del Suo Capo, poiché questo Capo umano è Colui al quale il Buon Pastore ha affidato la custodia del gregge, al quale la «Porta» consegnò «le chiavi»; che l'«Unico Fondamento» chiamò: «Pietra».
Ancora, quantunque in maniera diversa, Egli vive nei Suoi Santi e in modo speciale nella Sua Benedetta Madre. È da questi amici scelti di Dio che noi dobbiamo apprendere cosa sia l'Amicizia; dalla Sua Madre, per conoscere il suo Figlio; dalla Regina del Cielo, per imparare le disposizioni del Re.
Ed Egli vive, anche, nei Suoi cari peccatori; in coloro che nelle loro tenebre c'insegnano cosa deve essere la luce; in coloro che, gridando nella solitudine del peccato, ci forniscono una chiara visione nel nostro abbattimento per l'affanno con cui ricercano il Pastore che va in traccia di loro.
Ed Egli vive ancora, rappresentato, «nell'ultimo di quei Suoi fratelli» che Egli ha officiato di chiedere e mendicare in Suo Nome; negli uomini ordinari che non sanno altro che di essere ordinari, ma che tuttavia sono fatti a Sua immagine, e che per la loro fedeltà al tipo sono veramente rappresentanti di Colui che ha dichiarato di essere il «Figlio dell'Uomo».
Egli vive nel sofferente e nel fanciullo; vive nel comune lavoro e nella sfera giornaliera; vive nella luce del sole e nella brezza, nella tempesta e nella calma, nei più remoti confini della terra, e negli infiniti splendori dello spazio; nel granello di sabbia e nel sole, nella rugiada dell'alba e nelle profondità dell'oceano.
Non c'è via di senso o di pensiero che non vi sia, dentro, la Figura di Cristo; non una attività aperta all'uomo, in cui non sia il «Figlio del Fabbro»; sotto il macigno e nel cuore del legno.
Più minuta è la nostra ricerca più delicata è la Sua Presenza; più ampia la nostra visione e più illuminata è la Sua Potenza. Così, a poco a poco, mentre procediamo nella vita, per cento infedeltà e mille mancanze, con aperti scoramenti e nascosti peccati, seguendo tuttavia, come Pietro seguiva, attraverso il bagliore del fuoco nell'atrio del Pontefice, il buio della penitenza dove brillano gli occhi di Cristo, mentre procediamo, accecati dal nostro dolore, fino all'estasi della Sua gioia, credendo di trovarLo morto, sperando di vivere in una memoria, invece di confessare ch'egli è vivo e guarda all'oggi in cui Egli è più che ieri; a poco a poco ci accorgiamo che non v'è giardino in cui Egli non cammini, non porta che Lo possa escludere, non contrada dove i nostri cuori non palpitino in Sua compagnia.
E quando noi Lo troviamo sempre più al di fuori di noi, negli occhi di coloro che amiamo, nella Voce che ci rimprovera, nella spada che ci trafigge, negli amici che ci tradiscono, nel sepolcro che ci aspetta, quando noi Lo troviamo nei Suoi Sacramenti, nei Suoi Santi, in tutte quelle anguste cose che Egli ha designato come luoghi di ritrovo con Lui; allora noi Lo troviamo sempre più dentro di noi, immedesimato in ogni fibra della nostra vita, fragrante in ogni amata associazione e memoria, sepolto nelle profondità del nostro cuore che sembra averLo totalmente trascurato.
Così, allora, Egli afferma il Suo dominio con la forza sulla forza; rivendicando uno ad uno quei diritti che noi pensammo appartenerci esclusivamente. Per la nostra intelligenza Egli è il Perfettissimo; per la nostra fantasia è il nostro sogno; per le nostre speranze, la loro ricompensa.
Fino a che, seguendo la Sua grazia verso la gloria, noi diventiamo completamente Suoi. Nessun pensiero è nostro che non sia senza la sapienza della Divina Sapienza; nessun amore è nostro eccetto quello del Sacro Cuore; nessuna volontà fuorché la Sua. «Per me» allora, «vivere, è Cristo; e morire è un acquisto» (Phil., I, 21)... poiché «Non sono io che vivo, ma Cristo vive in me» (Gal., II, 20). Il mio Amico, finalmente, è mio. Ed io sono Suo.




INDICE

I  L'amicizia di Cristo (in generale)

II  L'amicizia di Cristo (interiore

III - La via purgativa

IV  La via illuminativa

V  Cristo nell'Eucarestia .

VI  Cristo nella Chiesa.

VII  Cristo nel Sacerdote

VIII  Cristo nel Santo.

IX  Cristo nel peccatore.

X  Cristo nell' uomo comune.

XI  Cristo nel sofferente.

XII  Cristo il nostro amico crocefisso (Le sette parole).

XIII  Cristo il nostro amico vendicato.


   
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