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Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
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Ultimo Aggiornamento: 06/02/2019 08:40
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06/02/2019 08:40

G.K.Chesterton.

<<“La palla dei sì e dei no non si pone questione,
Ma qua e là corre dove la colpisce il giocatore;
e Colui che ti ha gettato giù in mezzo al campo,
Ne sa tutto quanto – lo sa, lo sa”

Un pensatore cristiano, come Agostino o Dante, obietterebbe su ciò poiché ignora il libero arbitrio, che rappresenta il valore e la dignità dell'anima. Il dissenso del Cristianesimo più puro verso tale scetticismo non sta minimamente nel fatto che tale scetticismo nega l'esistenza di Dio; sta nel fatto che esso nega l'esistenza dell'uomo.
In questo culto del pessimista ricercatore di piacere il Rubáiyát si erge come l'apice del nostro tempo; ma non è da solo. Molte delle menti più brillanti della contemporaneità ci hanno esortato allo stesso autocosciente afferrare un piacere passeggero. Walter Pater affermava che siamo tutti sotto condanna capitale, e che l'unica strada è godere dei momenti squisiti semplicemente per se stessi. La stessa lezione è stata impartita dalla potentissima e desolatissima filosofia di Oscar Wilde. Si tratta della religione del carpe diem; ma la religione del carpe diem non è la religione di persone felici, ma di persone molto infelici. 
La grande gioia non raccoglie boccioli di rosa fin quando può; i suoi occhi sono fissi sulla rosa immortale che vide Dante. La grande gioia possiede in sé il senso dell'immortalità; il vero splendore della giovinezza sta nell'idea di avere a disposizione tutto lo spazio possibile per poterci stiracchiare le proprie gambe. In tutta la grande letteratura umoristica, in Tristram Shandy o Pickwick, c'è questo senso di spazio ed incorruttibilità; percepiamo che i personaggi sono persone immortali in un racconto senza fine>>.





 



<<La verità è che la tradizione cristiana (che rimane l'unica etica coerente in Europa) poggia su due o tre paradossi o misteri che possono facilmente essere contestati in una discussione e parimenti giustificati nella vita comune. Uno di essi è ad esempio il paradosso della speranza o della fede: più disperata è la situazione, più speranzosi bisogna essere. (...) Un altro è il paradosso della carità o della gentilezza per cui più una cosa è debole più essa va rispettata, e che più una cosa è indifesa più essa dovrebbe infonderci volontà di difenderla. (...) Ora, di questi molto pratici e funzionanti misteri della tradizione cristiana, e uno dei quali la Chiesa Cattolica Romana è, a mio avviso, riuscita benissimo nel contraddistinguere è la concezione della peccaminosità dell'orgoglio. 
L'orgoglio è una debolezza nel carattere: inaridisce il riso, la meraviglia, la gentilezza e l'energia. (...) E la verità è perfino più bizzarra di come appare nella dottrina formale del peccato di orgoglio. Non solo è vero che l'umiltà è un qualcosa di molto più saggio e vigoroso dell'orgoglio. E' inoltre vero che la vanità è un qualcosa di più saggio e vigoroso dell'orgoglio. La vanità è sociale: è quasi una sorta di cameratismo; l'orgoglio è solitario ed incivile. La vanità è attiva: desidera l'applauso di infinite moltitudini; l'orgoglio è passivo e desidera unicamente l'applauso di una persona, che già ha. La vanità ha il senso dell'umorismo, ed accetta perfino la propria presa in giro; l'orgoglio è fosco, e non è capace nemmeno di sorridere. (...) L'io è una gorgone. La vanità lo vede nello specchio di altri uomini e vite. L'orgoglio lo studia per se stesso e viene tramutato in pietra.>>

(G.K.Chesterton, Eretici)


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