QUESTO FORUM E' CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO... A LUI OGNI ONORE E GLORIA NEI SECOLI DEI SECOLI, AMEN!
 
Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

IL PURGATORIO

Ultimo Aggiornamento: 01/09/2009 07:54
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 1.208
Sesso: Maschile
01/09/2009 07:53

XIV CAPITOLO DEL LIBRO:

"MA IL VANGELO NON DICE COSI'":

 

Fascicoli dal n° 242 al n° 247

 

IL PURGATORIO

 

A cura di Fra Tommaso Maria di Gesù dei frati minori rinnovati

Via alla Falconara n° 83 - 90100 Palermo  - Tel. 0916730658

 

Non cattolico. La Chiesa romana insegna ai suoi fedeli che oltre il paradiso e l'inferno esiste anche il purgatorio. In questo luogo le anime andrebbero a scontare i loro peccati veniali, e anche i peccati mortali già rimessi, ma per i quali rimanga qualche pena da scontare.

Le anime purganti possono essere liberate, anche totalmente, o almeno sollevate dalle loro sofferenze, per mezzo della preghiera, dalle elemosine, indulgenze e, soprattutto, col Sacrificio della Messa.

Cattolico. Il Purgatorio è il luogo dove le anime dei defunti sono accolte dalla divina Misericordia allo scopo di purificarsi e rendersi atte ad entrare nel Santo Paradiso.

Molti fratelli non cattolici rifiutano questa verità di fede perchè pensano e dicono che non risulta dalla Bibbia l'esistenza del Purgatorio.

 

Le Sacre Scritture. Passando ai testi delle Sacre Scritture che si riferiscono al purgatorio, non dobbiamo credere che la Chiesa ad un certo momento li abbia rilevati e ne abbia in seguito tratta la conclusione che c'è il purgatorio, e in conseguenza di ciò abbia preso ad insegnare che bisogna pregare per le anime dei defunti. No, la Chiesa possedeva fin da principio completa la sua fede e la sua struttura almeno nella sostanza. La dottrina del purgatorio non fu appresa dai testi delle Scritture, ma questi testi furono scritti da'uomini che, nella Chiesa ebraica o nella Chiesa cattolica, già conoscevano questa dottrina. Che i morti vengono giudicati secondo le loro opere; che è terribile cosa essere giudicati da Dio quando si è in peccato; che alle anime occorre la misericordia divina per entrare in paradiso; che noi fratelli nella famiglia di Dio, dobbiamo pregarlo di usar loro quella stessa misericordia: questi sono i fatti essenziali, noti agli Ebrei prima del tempo di Cristo, e familiari agli scrittori del Nuovo Testamento. Giuda Maccabeo trovò nascosti sotto le tuniche dei suoi uomini caduti in battaglia monili consacrati agli idoli che essi avevano sottratti ad un tempio pagano: "Fatta poi una colletta, mandò a Gerusalemme dodicimila dramme d'argento, perché fosse offerto il sacrificio per i peccati di quei defunti"; il che induce gli scrittori ispirati a dire che “santo... e salutare è il pensiero di pregare per i morti affinchè siano sciolti dai loro peccati” (2 Macc 12,43 e 46).

 

Non cattolico. Non mi parlare del libro dei Maccabei, perchè si tratta di un libro apocrifo, cioè non ispirato.

 

Cattolico. Carissimo fratello, ti prego di leggerti o rileggerti quanto ho scritto precedentemente a proposito dell’argomento sui libri apocrifi: in esso leggerai tutta la storia dei famosi sette libri rifiutati dagli Ebrei e chiamati "apocrifi" dai protestanti dopo Lutero. Lutero non osò depennare dalla Bibbia tali libri e cioè: Tobia, Giuditta, 1° e 2° Maccabei, Sapienza, Siracide, Baruc con la lettera di Geremia, e alcune parti di Ester e Daniele; si contentò di metterli in fondo.

Quel che ho scritto, lo sintetizzo qui di seguito. E non si tratta di opinioni ma di verità storiche.

Gli Ebrei, soltanto nel secolo primo dopo Cristo, in polemica con i cristiani, con criteri poco scientifici e storici, vollero eliminare, i suddetti libri trovando la scusa che essi non erano stati scritti in ebraico o in aramaico e si riteneva incerto o estinto il dono di profezia dopo Esdra (sec. V° a.C.), al quale la tradizione ebraica attribuiva un intervento determinante nella fissazione dell'elenco dei Libri sacri. Queste opinioni di scuola non prevalsero tra gli Ebrei dispersi fuori dalla Palestina, ma che avevano sinagoghe dove si leggeva la Bibbia nella stessa Gerusalemme (cf At 6,9). Inoltre tra i manoscritti recentemente scoperti (1947) della Comunità di Qumran, si trovano anche i libri di Tobia e Siracide, esclusi dal canone ebraico. La Chiesa cattolica fin dai tempi apostolici, ha adottato il canone della Bibbia greca dei "Settanta”, e se nei secoli successivi alcuni scrittori cristiani mostrarono di preferire il canone ebraico, ciò fu dovuto alle necessità polemiche che allora opponevano Cristiani ed Ebrei. A difesa della fede cristiana non si riteneva di dover citare libri che non tutti gli Ebrei riconoscevano ispirati. Questo motivo di carattere pratico provocò in alcuni anche dubbi teorici sulla effettiva appartenenza al canone dei libri sopra ricordati. Ma ogni dubbio ed esitazione furono tolti dal Concilio di Trento, il quale, poichè i protestanti avevano accettato il canone ridotto ebraico, definì solennemente il canone tradizionale della Chiesa. Da tener presente che la lettera agli Ebrei 11,35, cita 2° Macc 6,18 e 7,41-42 in cui si parla del coraggioso vecchio Eleazaro e della eroica madre che, dopo la morte dei figli, andò anch'essa incontro alla morte per non perdere il regno dei cieli. Inoltre la lettera di Giacomo attinge molte espressioni dal Siracide; il Vangelo di Matteo vi si riferisce più volte. Ancora oggi la liturgia si fa portavoce di questa antica tradizione di sapienza.

Riprendendo ora il discorso sul Purgatorio, dalle S. Scritture rileviamo che i discepoli di Nostro Signore erano familiari con le idee del peccato e del giudizio e sentendole da Gesù le intendevano precisamente come noi le intendiamo. Sentivano così che avrebbe reso ad ognuno secondo il suo operato (Mt 16,27); che alcuni peccati sono puniti con molte staffilate ed altri con poche (Lc 12,47 e 48); che alcuni hanno molti peccati di cui devono essere perdonati, altri pochi (Lc 7,47); che di ogni parola vana dovremo rendere conto il giorno del Giudizio (Mt 12,36); e che alcuni peccati non saranno perdonati né in questo mondo né nell'altro (Mt 12,32). Tutto ciò li induceva a pregare di più per i loro morti, perchè mentre faceva crescere in loro il senso della santità di Dio davanti alla quale i defunti vengono giudicati, aumentava anche la loro speranza in un misericordioso perdono. Gesù esponeva loro le austere verità della morte, del giudizio e dell'inferno e diceva che il paradiso va conquistato in questa vita: “Non è forse di dodici ore la giornata?” (Gv 12,35). “Camminate mentre avete la luce” (Gv 12,35). “Poi viene la notte quando nessuno può operare” (Gv 9,4). "Questa notte stessa ti si chiederà l'anima tua” (Lc 12,20). “Morì anche il ricco e fu sepolto nell'inferno” (Lc 16,22) “ove sarà pianto e stridor di denti” (Mt 8,12).

Nulla però diceva che solo i dei tutto immacolati dovessero sfuggire all'inferno; al contrario si affermava che il giudizio se era severo era pur sempre giusto.

Gli Apostoli scrissero alcune cose che per noi sono misteriose, ma che per i loro primi lettori dovevano essere chiare. S. Pietro dice che Cristo predicò agli spiriti che erano in prigione e che avevano atteso la pazienza di Dio al tempo di Noè. Per questo motivo veniva predicato il Vangelo ai morti, che se essi dovevano essere giudicati secondo gli uomini nella carne, potessero anche vivere secondo Dio nello spirito (1 Pt 3,19-20). E S. Paolo ci parla di battesimi dati ai vivi per i morti (1 Cor 15,19). Sebbene il pieno significato di queste cose ci sfugga, almeno questo è chiaro: che c'erano anime di morti in attesa di essere portate in cielo e che i cristiani sulla terra tentavano di aiutarle. Nostro Signore parla dello stesso mistero: "Viene l'ora ed è questa, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e chi l'avrà sentita vivrà... Tutti nei sepolcri udranno la voce del Figlio di Dio!” (Gv 5,25-28).

S. Paolo, contemplando l'opera che i ministri di Dio compiono per diffondere il Suo regno tra gli uomini, non può fare a meno di vedere che non sempre tutto è saggio ciò che dicono e fanno. Egli vede crescere il loglio insieme col grano sino al momento del raccolto quando, secondo la parabola del Signore, ogni pianta non piantata dal Padre, sarebbe sradicata (Mc 15,13).

E ne parla con una parabola sua propria: "Se  si fabbrica su questo fondamento con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, apparirà qual sia l'opera di ciascuno, perchè il giorno del Signore la farà conoscere, dovendosi manifestare per mezzo del fuoco; e cosi il fuoco proverà qual sia l'opera di ciascuno" (1 Cor 3,12-13). S. Paolo pensa al contrasto che c'è tra il nostro agire alla meglio, il nostro giudicare approssimativo e l'improvviso splendore della luce divina che penetrerà come una fiamma tutte le nostre opere, quando egli manifesterà ad ognuno di noi il suo vero giudizio. Ciò può valere tanto per il giudizio dopo la morte, quanto per quei risvegli di coscienza per cui un uomo ancora vivo vede in chiarezza “ciò che non è".

Ma dal testo che segue, “non giudicate avanti il tempo, finchè non venga il Signore, il quale metterà in luce ciò che è nascosto nelle tenebre, e manifesterà i consigli del cuore: allora ciascuno avrà da Dio la lode" (Ibid. 4,5) dove egli chiaramente parla del giudizio dopo la morte opponendolo ai giudizi del "giorno dell'uomo", sembra chiaro che tutto il passo in questione riguardi il giudizio nell'altra vita. Continuando la parabola, egli dice: "Se il lavoro che ciascuno ha fatto sul fondamento resterà, egli ne avrà la ricompensa; se invece piglierà fuoco ne soffrirà il danno: sarà però salvo, ma come attraverso il fuoco" (1 Cor 3,14-15). Nelle ultime parole sembra si parli dell'oro purificato dalle sue scorie per mezzo del fuoco e dell'anima similmente purificata dalla ruggine dei peccati dopo la morte ed il giudizio di Dio. Questa purificazione è il purgatorio.

Continuando a guardare le S. Scritture, cosa ci dicono le sue prime pagine quando ci parlano dell'uso degli Ebrei di far sacrifici e di piangere il trapasso dei defunti?

Alla morte di Aronne (Nm 20,29) e a quella di Mosè (Dt 34,8), gli Israeliti piangono per trenta giorni la loro morte. Non si può escludere che il pianto e le suppliche fossero rivolte a Dio perchè usasse clemenza nel giudizio verso i due grandi personaggi.

 

La dottrina del Purgatorio si fonda dunque su basi bibliche, fa parte dell'insegnamento ordinario del Magistero ed è anche sancita in solenni documenti.

Nella vita della Chiesa la riflessione sull'annuncio della penitenza e sul Sacramento della Riconciliazione ha fatto sempre più approfondire la dottrina sul Purgatorio. Nella Chiesa, tanto Orientale che Occidentale, fu sempre in onore la preghiera per i defunti.

La testimonianza della tradizione è molto massiccia e risale, ininterrotta, sino ai primissimi tempi della Chiesa. La storia di altre religioni, anche le più antiche, ci assicura che i popoli hanno sempre creduto in un luogo di purificazione dopo la morte.

Il Concilio Tridentino (1546) ricollegandosi a quello di Firenze (1439) dice: “Quanto ai fedeli che davvero pentiti sono morti nell'amore di Dio, senza però aver fatto frutti di penitenza adeguati ai loro peccati e alle loro omissioni, le loro anime vengono purificate dopo la morte con pene purificatrici. Al sollievo di queste loro pene giovano i suffragi dei fedeli viventi, come le SS. Messe, preghiere, elemosine e altre opere pie..." (D.B., 693).

Ai decreti del fiorentino e del Tridentino si richiama esplicitamente il Conc. Vat. II nel riproporre la dottrina (L.G., 51).

Oltre 2° Macc 12,38-45 già citato, il quale è scritto non per parlarci del purgatorio, ma, per raccontarci un fatto capitato ai soldati giudei, presupponendo la conoscenza del purgatorio stesso, posso ricordare ancora oltre tutti i riferimenti già fatti, 2 Tm 1,18, in cui l'Apostolo Paolo, parlando del defunto Onesiforo, prega il Signore "perchè doni la grazia di trovare misericordia presso Dio in quel giorno....”.

 

N. B. S'implora misericordia per Onesiforo "che ha reso tanti servizi in Efeso...". Qui secondo l'esegesi sia di Cattolici che di Protestanti (per esempio, Knabenbauer, Spicq, Plummer, ecc.) avremmo un accenno, sia pure vago, a preghiere d'implorazione e di suffragio per i defunti. (Vedi “Parola di Dio", Vol 2° , p. 764, Ed. Paoline).

 

Ap 21,17  “.. Ma nulla d impuro entrerà in essa" (nella Città celeste).

E' chiaro che per entrare in Paradiso bisogna essere completamente purificati.

Mal 3,3: "  ... il Signore purifica col fuoco le anime dei figli di Levi...".

Anche qui si può vedere - almeno implicitamente - qualche riferimento alla purificazione delle anime.

Rut 2,20: "... Noemi disse alla nuora (Rut): Sia benedetto dal Signore, che non ha rinunciato alla sua bontà verso i vivi e verso i morti”.

 

Anche in queste ultime parole, il riferimento alla bontà di Dio verso i morti fa supporre, indubbiamente, che ci sia un luogo di purificazione dopo la morte in cui la bontà di Dio si riverserà sui defunti.

Non possiamo accettare le obiezioni di quelli che rifiutano la dottrina del Purgatorio perchè ci sarebbe la "sovrabbondanza della Redenzione". Si vede, cioè, la giustificazione come qualche cosa di giuridico, operata da Cristo solamente, senza partecipazione attiva dell'uomo, della fede come fiducia totale.

A smentire questa interpretazione occorrerebbe citare molti passi del N.T.. Mi contento di citarne due soltanto, che ricordo mentre scrivo:

Gc 2,14-17: "Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere?...". “... Cosi anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa".

Col 1,24: "Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo Corpo che è la Chiesa".

 

N.B. La redenzione operata da Cristo è certamente completa, ma Paolo con la sua adesione e condivisione alla passione di Cristo, aiuta la Chiesa che è il Corpo mistico di Cristo.

In conclusione:

a) La dottrina sul Purgatorio è definita ed è verità dogmatica.

b) Sempre la Chiesa ha creduto alla esistenza del Purgatorio. Dopo S. Paolo (vedi

quanto detto in 1 Cor 3,15), i grandi Padri e Dottori della Chiesa, S. Agostino, San Giovanni Crisostomo, S. Efrem, S. Cipriano, S. Tommaso d'Aquino, e così via hanno a mano a mano chiarito la dottrina sul Purgatorio.

c) Nel Purgatorio si soffrono le pene della purificazione secondo il bisogno di ciascuno. L'intensità e la durata sono su misura perfetta perchè regolate dallo stesso giudizio di Dio.

d) Le anime del Purgatorio possono intercedere per noi e noi per loro, perciò possono essere suffragate con S. Messe, elemosine, penitenze, opere buone e con la nostra preghiera. La Madre di S. Agostino, S. Monica, sul letto di morte, a quelli che la circondavano, diceva: “Pregate per me! Non vi prendete cura del mio corpo, ma soltanto dell'anima mia!”.

e) Se si commette un grave delitto, l'autorità giudiziaria punisce il delinquente con pene gravi, se invece le mancanze sono di minore gravità le pene sono più leggere. C'è la pena di morte, c'è l'ergastolo, e ci sono pene più miti. Tutto ciò risponde ad una logica che promana dalla stessa vita e dalla coscienza dell'uomo. Il Purgatorio non è soltanto una emanazione della divina Giustizia, e, quindi, argomento di fede, ma è anche argomento di stretta ragione. Voglio dire che se non ci fossero stati riferimenti biblici, la stessa ragione e la coscienza umana ci avrebbero indotto a credere ad un luogo intermedio tra il Paradiso e l'Inferno.

f) Si potrebbe comodamente scrivere un grosso libro (e ce ne sono molti già scritti) se si volessero raccontare i fatti avvenuti nella vita della Chiesa di Gesù nei confronti delle anime purganti.

Ne so diversi, ma chi non vuole credere alla S. Scrittura, o chi vuol credere soltanto a modo suo, non crederà neppure a tanti episodi miracolosi, anche se inoppugnabilmente e storicamente provati.

Ne cito uno solo - ammesso, come credo - che esista ancora intatto e che possa essere da chiunque ancora oggi osservato.

Ho visto personalmente ed ho chiesto notizie in merito, tramite persone amiche (il Dr. Elio Amodio e la sua signora Aurora) che si recavano ad Assisi e nella vicina Foligno. Le notizie mi sono giunte e il documento che le reca è intitolato “Una voce d'oltre tomba" ed è stato redatto dall'Istituto "Beata Angelina" di Foligno. Lo scritto porta I "Imprimatur" della Curia di Foligno, a firma del vescovo Siro Silvestri, in data 10 Nov. 1959, in occasione del primo centenario del fatto miracoloso. Sulla prima facciata c'è una fotografia della mano impressa sul legno.

Sul fatto straordinario avvenuto nel monastero di S. Anna nel 1859, il Dr. D. Francesco Conti stese alcune note per uso dei visitatori che chiedono frequentemente di vedere il segno prodigioso, che di quel fatto rimane.

 

Questo il fatto:

 

Una suora apparve - pochi giorni dopo la sua morte - ad una consorella, e lasciò l'impronta della sua mano su una porta, a dimostrazione delle pene che stava soffrendo in purgatorio.

L’avvenimento non si perde nell'oscurità dei secoli, ma è piuttosto recente, ben circostanziato e sul quale possediamo una documentazione di prim'ordine.

Il 4 novembre 1859 moriva nel Monastero di S. Anna in Foligno, la suora Teresa Margherita, al secolo Maria Gasta, consacratasi al Signore in seguito ad una grande grazia ottenuta per intercessione di Maria SS.

Suor Teresa Margherita visse 34 anni nel Monastero e si segnalò per una esatta osservanza della regola che la rese modello di virtù alle consorelle; la povertà fu la sua prediletta. Il 4 Nov. 1859, all'età di 62 anni morì quasi improvvisamente. L’apparizione ebbe luogo dopo pochi giorni dalla morte tra le ore 9.30-10 antimeridiane. A quell'ora, la suora Anna Felice Menghini era al guardaroba e sentì, chiara e precisa, la voce della consorella defunta che diceva: “Oh Dio, che peno tanto!”.

Avendo domandato la ragione di questo penare, la voce di suor Teresa Margherita rispose che penava per mancanze commesse contro la povertà, non nella sua persona, ma per essere stata troppo condiscendente verso le sue consorelle. Suor Anna Felice vide muoversi un'ombra verso la porta; qui giunta, sempre la stessa voce esclamò: “Questa è una misericordia; io non ci torno più e per segno di ciò..." e qui fu udito un leggero colpo alla porta, ove lasciò l'impronta...

L’ombra scomparve, la caligine si diradò lasciando nuovamente risplendere la luce dei giorno.

La sera del 18 novembre la stessa suora Anna Felice, appena addormentata, si sentì chiamare a nome, destatasi vide un globo luminoso... mentre una voce le annunziava la fine dei tormenti e l'inizio della gloria celeste. La notizia si divulgò e molti accorrevano al Monastero, e le suore, rimossa la porta, mostravano l'impronta della mano. Di fronte a questa poco prudente divulgazione, la Curia Vescovile si sentì in dovere di intervenire per accertare i fatti. Il processo canonico è conservato in un manoscritto di 52 fogli. In seguito, tolti i sigilli, fu permesso di vedere l'impronta della mano.

 

OFFLINE
Post: 1.208
Sesso: Maschile
01/09/2009 07:54

Non cattolico. Dopo tutto quello che hai detto, per me è sempre valida la parola di Gesù: “I malvagi andranno all'eterno supplizio; i giusti alla vita eterna" (Mt 25,46). Cosi pure: “Io ti dico in verità che oggi tu sarai meco in Paradiso" (Lc 23,43). Nella parabola del figliuol prodigo, il giovane viene ricevuto dal padre senza nessuna condizione. Gesù ha chiaramente detto: “Chi ascolta la mia parola e crede in Colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita" (Gv 6,24). Dio perdona senza riserve mentali... Gesù ha sofferto per noi e perciò il purgatorio è inutile... La pretesa di giustificarsi con le buone opere e con il purgatorio non è che una sottile manifestazione dell'orgoglio umano: non trova nessun appoggio nella S. Scrittura. In ultimo voglio dirti che neppure i sacerdoti cattolici sono tutti d'accordo sulla efficacia della Messa in suffragio dei defunti. Infatti, il qualificato teologo P. Virginio Rotondi, pur ritenendo utile la celebrazione di S. Messe (e di altri suffragi), dice: "Quanto alla spiegazione di questa utilità, la cosa è più difficile... Indagare nelle cose di Dio è arduo".

Noi non cattolici crediamo che in questa dottrina del purgatorio Dio non c'entra per nulla.

 

Cattolico. T'invito di rileggerti pacatamente e con molta riflessione quanto ti ho detto precedentemente. Vi troverai la giusta risposta a queste tue, più o meno, ripetute obiezioni. Comunque ti ripeto:

a) E' certo che “i malvagi andranno all'eterno supplizio; i giusti alla vita eterna"  (Mt 25,46). Leggendo tutto il contesto si capisce bene che Gesù stava parlando del solenne giudizio alla fine dei tempi. Questo grandioso scenario del giudizio di Dio, dà una risposta universale, definitiva. Il Figlio dell'uomo, il re, è Gesù che proclama il giudizio di Dio sulla vita, che rivela il segreto dei cuori e delle azioni. Gesù si sente direttamente in causa nei nostri gesti e nei nostri rifiuti verso i più bisognosi... Non vi è compendio più espressivo della morale cristiana. Ma tutto questo non esclude la realtà del purgatorio.

b) Quando Gesù dice al buon ladrone “Io ti dico in verità che oggi tu sarai con me in Paradiso" (Lc 23,43), è chiaro che nel buon ladrone bisogna necessariamente vedere che egli riconosce Gesù come Figlio di Dio, che ci ha portato la verità e, senza neppure saperlo, in lui si è operato il battesimo di desiderio che l'ha assolto di tutti i suoi peccati. Tutto questo si deve supporre, anzi, dedurre dalle parole dello stesso ladrone quando dice: "... Neanche tu hai timore di Dio benchè condannato alla stessa pena? Noi giustamente, perchè riceviamo il giusto castigo per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male". E aggiunge: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno". La risposta di Gesù è meravigliosa e ci fa comprendere quanto è grande la misericordia di Dio verso i peccatori sentitamente contriti. La contrizione, la fede, la speranza e l'amore del buon ladrone sono perfette, e Dio ci ha voluto lasciare questo esempio perchè mai l'offendessimo col mancare di fiducia e di confidenza nel Cuore divino di Gesù.

c) Nella parabola del figliuol prodigo Gesù ci lascia ancora vedere la grande misericordia del Padre, ma ci fa anche comprendere che chi ne beneficia dovrà corrispondere a tanta larghezza con un più grande amore. Qui il purgatorio non c'entra, come neppure in Gv 6,24, ove Gesù presuppone che chi ascolta la Sua parola la metterà anche in pratica, perchè chi dovesse infischiarsene avrebbe costruita la sua casa sulla sabbia e non sulla roccia (cf Lc: 6,49).

Gesù ha sofferto, si, per noi, ma se non ne facciamo tesoro corrispondendo al suo amore, per noi diventa inutile la sua passione d'amore. Infatti Egli ci ha avvisati: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà..." (cf Lc 9,23-26). Quindi, la passione di Cristo ci è più o meno efficace a seconda della nostra collaborazione. Tutta la S. Scrittura è improntata a questa collaborazione, e tu hai il coraggio di sentirti salvo soltanto per i meriti di Cristo senza neppure sentirti maggiormente obbligato a far il bene e a pensare che la fede è morta senza le buone opere!...” (cf Gc 2,14).

In ultimo ti faccio sapere che anche io condivido il pensiero del teologo P. Virginio Rotondi. Ma questi, come anch'io, pensiamo così perchè così pensa e c'insegna la Chiesa. Si possono consigliare preghiere, penitenze, S. Messe, ecc. in suffragio dei defunti, ma chi è che distribuisce e regola tali atti di culto è solo l'onnipotente Signore.

Noi dobbiamo avere fede e fiducia e compiere santamente le nostre opere buone, al resto pensa Dio. Quando consideriamo la nostra nullità ed i nostri peccati, ci rendiamo conto che né noi, né tutto il genere umano, possiamo degnamente riparare, ma dobbiamo sperare nell'amore che Dio porta agli uomini.

"Se guardi alle colpe, o Signore, o Signore chi potrà reggere?" (Sal 129,3).

Quando Dio ci perdona possiamo proprio dire: “Venite a sentire, o voi tutti che temete Iddio; racconterò quante cose abbia fatte Dio per l'anima mia" (Sal 65,16). Così quando desideriamo il perdono, è naturale che chiediamo a tutti coloro che amano Dio, di pregarlo affinchè abbia misericordia di noi: "Supplico... tutti i santi e voi, o fratelli, di pregare per me il Signore Dio nostro" (Confiteor in Ord. della Messa).

Le anime che soffrono in purgatorio chiederanno nello stesso modo, ricorreranno alle preghiere dei loro fratelli sulla terra, sempre che Dio voglia che possano essere aiutate, perchè queste anime sono più impotenti di noi e non possono fare per i loro peccati assolutamente nulla fuorchè soffrire e amare Dio e affidarsi a Lui.

Poichè già il popolo dell'Antica Alleanza, e noi Cristiani fin dal tempo degli Apostoli preghiamo per i nostri defunti (come fece Paolo per Onesiforo), noi continueremo quest'opera di misericordia sapendo di stare nella vera dottrina cristiana ed apostolica. A noi basta la viva voce del Magistero ecclesiastico, la quale neppure al tempo di S. Pietro era più sicura e santa di quella che è oggigiorno, essendo sempre la Voce dello Spirito Santo che guida nella verità la Chiesa di Cristo "suggerendole tutto ciò che Cristo insegnò" (Gv 16,13).

E' tuttavia fonte di conforto e di gioia, sentire un S. Gregorio Magno o un San Agostino parlare di preghiere e messe offerte per i defunti nella speranza di recar loro aiuto, con la stessa semplicità e sicurezza con cui ne può parlare oggi un ragazzo di catechismo. E tutto questo perchè la verità di ciò che Dio insegna non può cambiare, anche se col tempo può apparire più chiara ed essere meglio compresa, come appunto è avvenuto con la dottrina del purgatorio.

Credo che dopo tutto quello che ho detto sul purgatorio...”Dio c'entra, e come!..”.

Non Cattolico. Un altro luogo inventato dalla Chiesa romana è il limbo, dove le anime dei bambini morti senza battesimo sono punite della pena della privazione della visione di Dio, senza la pena del fuoco. La dottrina del limbo è talmente mostruosa che neppure i teologi della Chiesa romana sono d'accordo fra di loro.

Così lo stesso, P. Virgilio Rotondi, ad una madre che gli domandava notizie del suo bimbo morto senza battesimo, rispose al suo grido d'angoscia: “Non sono in grado di darle la sicurezza di cui è ansiosa: la certezza che i bambini godono del paradiso... a cui tutti gli uomini sono chiamati, riguarda, i bimbi battezzati". Ciò detto il P. Rotondi prosegue esortando la madre ad aver fiducia nella misericordia di Dio.

Noi respingiamo la dottrina del limbo per tre ragioni:

1. Perchè essa è del tutto fantastica. Neppure nei libri apocrifi vi è la minima allusione al limbo.

2. Perchè Gesù ha preso in braccio dei bambini non battezzati, assicurando che:   “di tali è il Regno dei Cieli" (Mt 19,14).

3. Perchè è immorale pensare che milioni di bambini possano essere condannati a non entrare nel Regno dei Cieli, senza la minima loro colpa.

 

Cattolico. Questa volta devo dirti che qualche ragione ce l'hai. E ciò dipende dal fatto che la dottrina del limbo non solo non è definita, ma non è neppure in qualche modo ufficialmente insegnata dalla Chiesa. In precedenza ci sono state discussioni e opinioni che potevano sembrare dottrina ecclesiastica, in effetti però il Magistero non si è mai pronunciato in modo vincolante.

Prima di parlare del limbo, occorre premettere una distinzione. Il. significato abituale della parola "inferno" corrisponde al luogo e allo stato di punizione di coloro che muoiono nei peccati personali.

Nel senso ebraico, inferno corrisponde alla parola greca "ade", con cui i "Settanta" tradussero l'ebraico "sheol",che, genericamente e confusamente significa “dimora dei morti".

Nell'inferno così inteso Gesù discese per partecipare alle anime dei giusti dell'A.T. il frutto della redenzione, per introdurle cosi nella beatitudine celeste (vedi Credo o Simbolo Apostolico).

... Poichè tra i morti prima della redenzione vi erano giusti e peccatori, così nell'inferno (sheol) gli Ebrei solevano distinguere i peccatori dai giusti e per i peccatori solevano parlare di "geenna" (cf Mt 18,9), per i giusti invece di "seno di Abramo". Infatti, in:

- Lc 16,22-23 abbiamo: "un giorno il povero mori e fu portato dagli Angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli

occhi e vide da lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui..!”.

- 1 Pt 3,19: " ... Infatti, è stata annunziata la buona novella anche ai morti, perchè pur avendo subito - perdendo la vita nel corpo - la condanna comune a tutti gli uomini, vivano secondo Dio nello spirito".

Il "seno di Abramo" si può immaginare come il margine, l'orlo, il lembo - il limbo appunto - dell'inferno.

Gesù dunque discese per liberare i giusti nel "seno di Abramo", cioè nel Limbo.

Quale era la loro condizione? Non godevano la beatitudine celeste, perchè non avevano la visione di Dio, ma non soffrivano punizione.

I bambini (passo citato Lc 18,16) sono proposti da Gesù a modello degli adulti, perchè questi si sforzino di conquistare quelle doti che i piccoli posseggono naturalmente. Non si tratta di innocenza assoluta perchè in essi c'è il peccato originale.

 

Non cattolico. Il peccato originale è solo l'inclinazione della natura umana, non si tratta di qualche cosa di cui siamo infetti fin dalla nascita.

 

Cattolico. Certamente il peccato originale non è un peccato personale, ma una macchia contratta "per generazione" da chiunque nasce come discendente di Adamo ed Eva.

Nessuno (neppure il bambino) è escluso da tale macchia che è appunto detta originale.

Infatti: -"Se UNO (= chiunque) non nasce da acqua e da Spirito (= Battesimo) non può entrare nel Regno di Dio” (Gv 3,5).

- "Chi nasce dalla carne è carnale (= macchiato di peccato), chi nasce dallo Spirito (= col battesimo) è spirituale (= purificato)" (cf Gv 3,6).

- "Ecco nella colpa sono stato generato, e nel peccato (= originale) mi ha concepito mia madre" (cf Sal 50,7).

- “Dio ci ha salvati non in virtù di opere... ma... mediante un lavacro di rigenerazione nello Spirito Santo" (cf Tt 3,5).

- “... Come dunque per la colpa di uno solo (= Adamo) è riversata su TUTTI gli uomini la condanna (= il peccato originale), così anche per l’opera di giustizia di uno solo (Gesù) si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che dà la vita"                                                                                                                       (cf Rm 5, 1 e ss.).

- "Nulla ci urta più rudemente di questo mistero (= il peccato originale); e tuttavia senza questo mistero, il più incomprensibile di tutti, noi saremmo incomprensibili a noi stessi... L'uomo è più inconcepibile senza questo mistero, che questo mistero non sia inconcepibile per l’uomo" (Biagio Pascal).

Infatti: - "... per la disobbedienza di uno solo (= Adamo) tutti sono stati costituiti peccatori (Rm 5,12.18.19).

Nelle verità cristiane bisogna attenersi sempre scrupolosamente ai dati della Sacra Scrittura, corroborata dalla sana e santa tradizione apostolica. Il sentimento e i punti di vista personali, spesso frutto dei nostri pregiudizi, ci possono portare lontano dalla Verità.

Per quanto riguarda i bambini sarà bene leggere i seguenti passi:

- Col 2,11-13. Qui S. Paolo fa un parallelo tra la circoncisione, amministrata ai bambini ebrei all'ottavo giorno dalla nascita, e la vera circoncisione in cui il cristiano è circonciso in Cristo col battesimo che lo fa risuscitare dal peccato.

- Perchè, mi domando, il bambino ebreo all'ottavo giorno dalla nascita può essere anagrafato come appartenente al popolo di Dio e il bambino nato da cristiani non può essere "schedato" nel Nuovo Israele di Dio che è la Chiesa? La Sacra Scrittura e la ragione ci rispondono abbondantemente. Infatti:

-   “Tutte le genti possono essere battezzate (Mt28,19) e tutti, anche i bambini, possono e devono essere battezzati, perchè “Se uno non rinasce da acqua e da Spirito Santo, non può entrare nel Regno dei Cieli”” (cf Gv 3,5).

- S. Pietro fa battezzare nella casa del centurione Cornelio, lui, tutta la sua famiglia ed altri congiunti ed amici (cf At 10,48).

- La scena si ripete quando Paolo fa battezzare il carceriere e tutti quelli della sua casa (At 16,33); quando battezza direttamente Stefania e famiglia (1 Cor 1,16); quando fa battezzare Lidia e tutta la famiglia (At 16,14-15). E' naturale pensare che fra “quelli della famiglia" ci fossero anche ragazzi e bambini.

Sembra dunque di poter concludere che i testi del N.T. non escludano il battesimo degli infanti, mentre la più volte ripetuta frase di Gesù "Chiunque (o Se uno) non nasce da acqua e da Spirito Santo" (Gv 3,5), è decisiva, perchè chi è nato è già persona. E si sa che tanto il diritto pubblico, come qualunque altro diritto di Stati antichi e moderni, assegnano ai genitori la completa responsabilità e, in qualche modo anche la proprietà, dei propri bambini.

Se il bambino dovesse aspettare l'età della ragione per decidere tante cose della sua vita, gli inconvenienti sarebbero tali e tanti che i genitori non dovrebbero prendere nessuna decisione o provvedimento che riguardi i loro piccoli...; neppure dovrebbero accettare una eventuale eredità in attesa che il figlio cresca e decida da sè! Come si vede si andrebbe incontro a diversi fastidi ed assurdi se si dovessero attendere le decisioni di ogni bambino per la propria vita. E il caso del battesimo non è un caso speciale. Quindi, nulla di più logico, di più coerente e di più legittimo. Che se poi il bambino divenuto adulto, non dovesse riconoscere il battesimo come un gran bene ricevuto dai genitori, allora per lui il battesimo non fu altro che un pò d'acqua versatagli sul capo. Che deve importargliene?

A quanto detto si può aggiungere che nella Chiesa la prassi di battezzare i bambini è antichissima, ossia della Chiesa primitiva. Ce ne parlano S. Agostino che dice: "Perché si battezzano i nati, ancora prima che possano peccare, se non perchè nascono col peccato originale dal quale appunto debbono venire mondati?". Anche S. Cipriano, Tertulliano, S. Ippolito, S. Ireneo (2° sec.) ci dicono la stessa cosa. Origene scrive senz'altro che “La Chiesa ha ricevuto DAGLI APOSTOLI la tradizione di battezzare anche i piccoli".

 

Parlando del battesimo, mi pare di aver chiarito abbastanza che per i piccoli può bastare la fede dei genitori o di chi per essi (padrini, la stessa Chiesa). E' logico che per gli adulti o aventi l'uso della ragione, l'adesione deve essere personale. Infatti, quando Gesù comandava di andare a predicare non voleva indicare come ascoltatori i bambini. Nessuno va mai a convertire, a convincere degli infanti. Il fatto che Gesù si fece battezzare da Giovanni da adulto non può essere chiamato in causa per il battesimo dei Cristiani. Il battesimo di Giovanni era un semplice rito per disporre i cuori alla penitenza, al perdono e alla venuta del Messia. Esso fu voluto dal Padre e da Gesù come circostanza per la presentazione ufficiale del Messia (cfr Mt 3,13-17; Gv 1,29- 31). Gesù, Agnello senza macchia, non aveva bisogno né di conversione, né di remissione dei peccati                                                                                                                         (cf Pt 2,22).

Rispondendo ancora alle tue obiezioni, voglio dirti che la Chiesa, modellandosi sulla divina Misericordia e Provvidenza, ha cercato sempre di recepire e guardare con occhio piuttosto ottimista il messaggio della salvezza. Non si tratta di superficialità ma di maggiore comprensione e approfondimento della Divina Parola. La Chiesa ha sempre ritenuto valida l'ammissione di un triplice battesimo, quello di: a) acqua: "Se uno non rinasce da acqua e da Spirito Santo non può entrare nel Regno dei Cieli” (Gv 3,5); b) sangue: "Chi avrà trovato la sua vita la perderà; e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà" (Mt 10,39; 16,24-25; Mc 8,34-35; Lc 9,23-24; 17,33; Gv 12,25);                       c) desiderio: “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui” (Gv 14,21; cf anche 10,30; 16,27; 17,21-22.26).

Bisognerà concludere, col Vat. II, che "Dio ebbe assidua cura del genere umano, per dare la vita eterna a tutti coloro i quali cercano la salvezza con la perseveranza nella pratica del bene" (Cost. sulla Rivelazione, 3).

Già Pio IX aveva detto: “Coloro i quali senza colpa ignorano la nostra santa religione possono, con l'aiuto della luce e della grazia divina, ottenere l'eterna salvezza" (D.B. 1677).

Ancora prima di Pio IX, già S. Tommaso d'Aquino e, molto prima di lui, S. Giustino (2° sec.) ammettevano largamente che anche i pagani si siano potuti salvare. S. Agostino ammise la stessa cosa.

Sappiamo dai Sacri Testi, che la Divina Provvidenza "ha racchiuso tutti gli uomini nella disobbedienza, per usare a tutti misericordia” (Rm 11,32).

Dio "vuole che tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della verità" (1 Tm 2,4).

“Dio non permette che venga punito con la pena eterna chi non ha commesso colpa volontaria" (Papa Pio IX).

A sua volta il Conc. Vat. II (Cost. sulla Chiesa, 16) dice: “... Quelli che senza loro colpa ignorano il Vangelo di Cristo e la Sua Chiesa... possono conseguire l'eterna salute

Questi testi si accordano con:

 

- Eb 11, 6: "Senza la fede è impossibile piacere a Dio, perchè chi si accosta a Lui deve credere che Dio esiste e che remunera quelli che Lo cercano";

 

- At 10,30: "  .. I pagani che per natura agiscono secondo la legge.. . sono legge a se stessi... e dimostrano che quanto la legge esige è scritto nei loro cuori".

 

Sono dunque due le condizioni essenziali per essere graditi a Dio: la fede e le opere.

 

E tutto ciò perchè la salvezza passa per il Cristo che è venuto per redimere tutti gli uomini. La Chiesa di Gesù è strumento di salvezza, "Colonna e sostegno della Verità" (Cf 1 Tm 3,15).

L’approfondimento scritturistico e teologico ci fa oggi meglio comprendere il mistero del Corpo Mistico di Cristo, per cui anche i non cristiani fanno parte dell'anima della Chiesa, se non del Corpo.

Nella Enciclica "Mistici Corporis", 102, Pio XII (1943) parla di “un certo desiderio inconscio” per il quale “i pagani si trovano ordinati al Corpo Mistico del Redentore".

La teologia presenta una logica continuità sul problema che stiamo trattando. Oggi si tiene molto conto della già citata affermazione (Eb 11,6) secondo la quale la fede che salva è almeno la fede in Dio rimuneratore. In base a ciò possiamo dire che ogni religione contiene - per tutti gli aderenti in buona, fede - in embrione gli elementi, della fede: credere a ciò che Dio rivela, perchè Egli lo rivela (cf “Dottrina della fede" di Franco Amerio, pag. 451 e ss., ed. S.E.I.).

Certo, questa dottrina della Chiesa cattolica, che riceve luce dalla S. Scrittura, dalla continua presenza di Cristo, e dall'assistenza permanente dello Spirito Santo, contrasta con quei "gruppi religiosi" e con le varie sètte che - proprio perchè professano delle dottrine "personali” e quasi sempre in contrasto con i S. Testi - assumono atteggiamenti rigidi, e di condanna per quelli che non la pensano come loro.

Intendiamoci bene e non facciamo confusione. Non è che "ogni acqua ci lavi e ogni fede ci salvi” ossia non tiriamo come conseguenza che una fede vale l'altra o che tutte le fedi siano buone. Questo è un principio ERRATISSIMO TEOLOGICAMENTE, OGGETTIVAMENTE, SOGGETTIVAMENTE E LOGICAMENTE.

Non sono le varie fedi o religioni a salvare anche i pagani, gli eretici e forse anche certi atei, ma E' LA GRAZIA DI CRISTO che trova in alcune verità, più o meno chiaramente presenti in esse e penetrate nell'animo ben disposto, la occasione o l'appiglio per portare l'individuo alle condizioni di conoscenza e di fede necessarie per la giustificazione e la salvezza.

 

Concludo: Su questo argomento vano è pretendere di sapere più di quanto Gesù ha voluto farci conoscere. Egli ha istituito la CHIESA COME UNIVERSALE SACRAMENTO DI SALVEZZA (S. Cipriano). E chi si salva, si salva perchè in qualche modo - col battesimo di acqua, di desiderio o di sangue - è incorporato in essa e, per essa, in Cristo. Perciò Cristo è il solo Mediatore e l'unico Salvatore di tutti.

“La parola Chiesa non ammette plurali: ammettere più chiese significa ammettere più Cristi..." (Dal discorso di Paolo VI dell'1.6.1965).

 

Non cattolico. Vedo che anche in te e nella dottrina ecclesiastica ci sono delle incertezze, e questo mi fa piacere perchè riconosci le mie ragioni.

 

Cattolico. In conclusione voglio ripeterti:

 

a) Nessun dubbio per la realtà del purgatorio. E' anche vero che oggi, una certa cultura di origine protestante, a forza di attenuanti e di alibi, ci vuoi far credere che siamo talmente buoni da non poter meritare altro che il paradiso!...

Io dico che se il purgatorio non esistesse, bisognerebbe inventarlo, perchè poche sono le cose cosi spontanee, umane, universalmente diffuse - in ogni tempo, in ogni cultura - della preghiera per i propri cari defunti.

E' bene anche sapere che i luterani tedeschi nella pratica vi sono ritornati e trovano anche delle argomentazioni teologiche degne di attenzione per darle un fondamento. Pregare per i propri cari è un moto troppo spontaneo per soffocarlo, è una testimonianza bellissima di solidarietà, di amore, di aiuto che va al di là delle barriere della morte.

 

b) Per quanto riguarda il limbo, devo ripeterti che non è mai stata verità di fede. Il Card. J. Ratzinger, Prefetto della Congregazione della fede, cosi si esprime: "Personalmente - parlando più che mai come teologo - lascerei cadere la questione del limbo che è sempre stata soltanto un'ipotesi teologica. Si trattava di una tesi secondaria a servizio di una verità che è assolutamente primaria per la fede: l'importanza del battesimo" (cf “Rapporto sulla fede", Ed. Paoline, p. 154).

 

Detto questo, come conclusione, mi piace ancora ripetere che i bambini non battezzati - come anche quelli che senza colpa non hanno conosciuto le verità rivelate - possono, con l'aiuto della luce divina, della grazia e della Divina Misericordia e Provvidenza, ottenere l'eterna salvezza.

                 Il Signore vi dia pace

  Fra Tommaso Maria di Gesù

(fine dell'argomento)

 

BIBLIOGRAFIA

 

Franco Amerio: Dottrina della Fede, Ed. Ares, Milano.

 

Dizionario Enciclopedico della Bibbia e del Mondo Biblico, Ed. Massimo.

 

Enciclopedia della Dottrina Cattolica, Ed. Paoline.

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 06:40. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com