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I DIECI COMANDAMENTI

Ultimo Aggiornamento: 01/09/2009 07:56
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01/09/2009 07:56

XIII CAPITOLO DEL LIBRO:

"MA IL VANGELO NON DICE COSI'":

 

Fascicoli dal n° 238 al n° 241

 

I DIECI COMANDAMENTI

 

A cura di frà Tommaso Maria di Gesù dei frati minori rinnovati

Via alla Falconara n° 83 - 90100 Palermo  - Tel. 0916730658

 

Dopo il "Culto dei Santi" (cap. XII), devo rispondere alle obiezioni che molti non cattolici fanno alla Chiesa di Dio sui "Dieci Comandamenti" (cap. XIII). Col Culto dei Santi ho già risposto, in buona parte, a quanto si obietta in questo nuovo capitolo. Però sarà bene completare e dare una visione più completa sulla natura dei "Dieci Comandamenti".

 

Cattolico. Prima di affrontare l'argomento e le relative obiezioni mi preme fare una introduzione. chiarificatrice sui "Dieci Comandamenti".

Dio nel creare il mondo gli ha dato un ordine, e nel creare l'uomo, a Sua immagine e somiglianza, ha anche stabilito un rapporto diretto verso di Lui con delle leggi che ricaviamo dalla natura stessa dell'Antica Legge e dal Nuovo Testamento. Per l'Antico Testamento ricorriamo a Mosè, per il Nuovo Testamento ci riferiamo a Cristo ed alla Chiesa da Lui fondata che ha il compito di promulgare, chiarire, difendere quanto Cristo ha insegnato.

In realtà, però, c'è una legge di Dio che è antecedente a quella mosaica e a quella cristiana.

Questa legge la chiamiamo naturale ed ha un raggio ben più largo: essa obbligava ed obbliga tutti gli uomini della terra, anche i pagani antichi e moderni. Questa legge naturale è un riflesso e la partecipazione nella creatura razionale della legge eterna di Dio, ed è perciò una manifestazione nell'uomo della stessa essenza di Dio. Dio era libero e poteva anche non creare l'essere umano, ma avendolo creato a Sua immagine e somiglianza, era logico che gli desse una legge morale o naturale.

Con l'intelligenza e la razionalità, Dio ha dato all'essere umano anche la libertà, per cui egli può anche trasgredire-ribellarsi alla legge. Il dono della libertà, che necessariamente accompagna la nostra natura razionale e ne è la principale gloria, è anche il nostro grave pericolo che ci può portare alla ribellione e alla inimicizia col nostro Creatore. E' certo che la legge naturale è voluta da Dio per il bene dell'essere umano, per la sua elevazione e santificazione. Si chiama legge naturale perchè la si può conoscere col solo lume della ragione da dati della stessa natura umana.

Dall'esperienza conosciamo che l'essere umano è un organismo molto complesso e che ha molte facoltà, tendenze, bisogni, e che in queste varie parti esiste, ed è evidente, una certa subordinazione dell'inferiore al superiore, delle parti al tutto e del tutto a Dio.

E' lecito, anzi è un bene mangiare, ma se mangio in modo da rovinarmi la salute è certo che il mio mangiare non è ordinato. Così si dica per tutte le altre cose dell'uomo. L'uomo è eminentemente socievole, ma se si comporta danneggiando gli altri, è certo che egli vive male nella società in cui Dio l'ha posto.

La nostra ragione, oltre a conoscere le leggi naturali, si può accertare anche della divina Esistenza e può anche capire che il male deve essere punito perchè non arrechi danni maggiori. Insomma, tutti i dieci Comandamenti, ad eccezione del terzo, sono una codificazione scritta della legge naturale. Se dico ad un uomo di fare il bene e di evitare il male, di vivere conformemente alla sua dignità di essere umano e razionale, io gli dico di osservare la legge naturale, ossia quanto Dio ha stabilito per il nostro bene sociale, familiare, personale.

 

Ma oltre a tutto ciò, bisogna necessariamente aggiungere che l'uomo è elevato allo stato soprannaturale e con la dottrina portataci da Cristo e i Sacramenti, diventa compartecipe, fin da questa terra, della divina natura (2 Pt 1,4).

Il vero cristiano sa che oltre la legge naturale, deve anche osservare tutto ciò che Cristo gli ha comandato e che la Chiesa, da Lui fondata, gli insegna per disporlo alla conquista della vita eterna.

 

Non cattolico. Grazie di tutto quello che hai detto, ma adesso ti chiedo di rispondermi con precisione e chiarezza.

La Chiesa cattolica ha soppresso uno dei comandamenti di Dio, e precisamente il secondo, come appare leggendo la Bibbia.

 

Cattolico. Ti prego, indicarmi bene questa soppressione perpetrata dalla Chiesa.

 

Non cattolico. Ti metto sotto gli occhi la legge divina e quella della Chiesa. I dieci comandamenti sono così scritti nella Bibbia: l. Non avere altri dii nel mio cospetto. 2. Non ti fare scultura alcuna né immagine alcuna delle cose che sono lassù nei cieli o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra; non ti prostrare dinanzi a tali cose, e non servire loro, perchè io, l'Eterno, l'Iddio tuo, sono un Dio geloso che punisco l'iniquità dei padri sui figliuoli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano, e uso benignità, fino alla millesima generazione verso quelli che m'amano e osservano i miei comandamenti. 3. Non usare il nome dell'Eterno, che è l'Iddio tuo, invano; perchè l'Eterno non terrà per innocente chi avrà usato il suo nome invano. 4. Ricordati del giorno del riposo per santificarlo. Lavora sei giorni e fa in essi ogni opera tua; ma il settimo è giorno di riposo, sacro all'Eterno, che è l'Iddio tuo; non fare in esso lavoro alcuno, né tu, né il tuo figliuolo, né la tua figliuola, né il tuo servo, né la tua serva, né il tuo bestiame, né il forestiero che è dentro alle tue porte; poichè in sei giorni l'Eterno fece i cieli, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, e si riposò il settimo giorno; perciò l'Eterno ha benedetto il giorno del riposo e l'ha santificato. 5. Onora tuo padre e tua madre affinchè i tuoi giorni siano prolungati sulla terra che l'Eterno, l'Iddio tuo, ti dà. 6. Non uccidere. 7. Non commettere adulterio. 8. Non rubare. 9. Non attestare il falso contro il tuo prossimo. 10. Non concupire la casa del tuo prossimo; non concupire la moglie del tuo prossimo, né il suo servo, né la sua serva, né il suo bue, né il suo asino, né cosa alcuna che sia del tuo prossimo.

Ed ecco ora i dieci comandamenti insegnati dalla Chiesa cattolica: 1. Non avrai altro Dio fuori di me. 2. Non nominare il nome di Dio invano. 3. Ricordati di santificare le feste. 4. Onora il padre e la madre. 5. Non ammazzare. 6. Non commettere atti impuri 7. Non rubare. 8. Non dire falsa testimonianza. 9. Non desiderare la donna d'altri, 10. Non desiderare la roba d'altri.

 

Cattolico. Mentre tu enunciavi i dieci comandamenti secondo la Bibbia sentivo un certo disagio che poi si è cambiato in un largo respiro quando hai ripetuto quelli insegnati dalla Chiesa. Però devo anche dirti che non sei stato preciso.

 

Non cattolico. Cosa vuoi dire? Io ti ho riferito esattamente tutto quello che è scritto nell'A.T. sui dieci comandamenti.

 

Cattolico. Non hai detto però che le tue parole si riferiscono a Esodo 20,3-17, e non hai neppure fatto notare le differenze che ci sono tra Esodo e Deuteronomio.

 

Non cattolico. Io ho riferito solo quello che mi è sembrato più importante.

 

Cattolico. Non ti dispiaccia se io ti elenco qui di seguito i dieci comandamenti come sono riferiti in Deuteronomio 5,6-21. Essi ci fanno meglio comprendere il passaggio a quelli odierni insegnati dalla Chiesa. Eccoli.

I. Io sono il Signore tuo Dio che ti ho fatto uscire dal paese di Egitto, dalla condizione servile. Non avere altri dei di fronte a me. 2. Non pronunciare invano il nome del Signore tuo Dio. 3. Osserva il giorno del sabato per santificarlo... 4. Onora tuo padre e tua madre. 5. Non uccidere. 6. Non commettere adulterio. 7. Non rubare. 8. Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo. 9. Non desiderare la moglie del tuo prossimo. 10. Non desiderare alcuna delle cose che sono del tuo prossimo.

 

Non cattolico. Secondo me, il decalogo dell'Esodo, essendo il primo scritto, è quello che dobbiamo seguire.

 

Cattolico. A me, come é logico, sembra molto più giusto quello deuteronomico, proprio perchè scritto dopo. Sappiamo che il Deuteronomio è un pò la raccolta dei libri del Pentateuco e ci da una visione più sintetica e chiara specialmente su certi punti della storia ebraica. In ogni modo, le due versioni del decalogo mettono in evidenza alcune divergenze, ma lasciano intatta la sostanza. Per esempio, nella spiegazione del comandamento dell'osservanza del Sabato, il Deut. si riferisce alla schiavitù in Egitto, che i Giudei dovranno ricordare, quando si tratterà di consentire un sabato ai propri schiavi, mentre, l'Esodo da risalto al settimo giorno della creazione allorchè Dio riposò dall'opera che aveva compiuta.

Secondo Es 34,28 Mosè scrisse le "Dieci Parole" su due tavole durante il soggiorno sul Sinai; secondo Deut 8,5 esse furono depositate nell'Arca; secondo Deut 4,13; 5,22 e 9,10 le "Dieci Parole" furono scritte su tavole da Dio stesso.

Secondo le moderne concezioni critiche, il testo attuale dei dieci comandamenti è notevolmente esteso e la forma concisa del 5°, 7° e 8° comandamento mostra come dobbiamo rappresentarci il testo originale. Già al tempo di Giuseppe Flavio era abitudine dividere i dieci comandamenti in due serie: una concernente i doveri propriamente religiosi e l'altra che stabiliva le norme di vita. A proposito dell'enumerazione dei comandamenti vi è disaccordo: secondo le chiese riformate protestanti (tramite gli Ebrei ellenistici) Es 20,2-3 è il 1°, 4-6 il 2° e 17 il 10° comandamento. Agostino e Lutero contavano 2-6 come l°, 17a come 9° e 17b come 10° comandamento; questa è la classificazione in uso nelle chiese cattolica e luterana. Non è possibile stabilire la data in cui i dieci comandamenti sono stati redatti per iscritto nella forma attuale. Come pure si ignora la sorte delle due tavole di pietra, con l'iscrizione dei dieci comandamenti che Mosè aveva posto nell'Arca. L'ultimo cenno che se ne fa è con Salomone (1 Re 8,9.61).

Dopo tutto quello che ho detto e hai detto, ti faccio notare che i comandamenti insegnati dalla Chiesa cattolica sono quasi identici a quelli deuteronomici: le piccole differenze non ne intaccano la sostanza.

 

Non cattolico. Si, io capisco che anche tra i protestanti ci sono divergenze e che la Chiesa luterana come quella romana, segue la divisione fatta da S. Agostino. La diversa divisione non avrebbe grande importanza se i comandamenti venissero integralmente insegnati al popolo. Ma è avvenuto che in tutti i catechismi e libri di religione è stato soppresso il comandamento che riguarda il culto delle immagini. E noi pensiamo che è temerario abolire un comandamento dicendo che serviva solo per gli Ebrei, perchè a contatto con pagani e politeisti erano proclivi all'idolatria. L'idolatria, come si sa, non è del tutto scomparsa...

La Chiesa cristiana dei primi secoli non sapeva nulla del culto delle immagini, anche perchè le prime comunità erano composte di ebrei convertiti. Il culto delle immagini che andava introducendosi, provocò energiche reazioni. Si dichiararono contro al culto delle immagini Eusebio di Cesarea (+339) e vari Concilii. A Torino un vescovo intransigente di nome Claudio (IX sec.) osò dire che i cattolici, praticando il culto dei santi e delle immagini, non avevano fatto altro che conservare l'antica idolatria pagana, cambiando soltanto il nome. Con fermezza ammirevole prese a spezzare di propria mano le statue, non volendo che questo culto si affermasse nella sua diocesi.

Inoltre la Chiesa romana ha alterato il comandamento che prescrive l'osservanza del giorno del riposo (Es 20,8), cambiandolo con le parole "Ricordati di santificare le feste". Con questa modifica il popolo è invitato a credere che Dio ha proclamato santo non solo il settimo giorno, ma anche tutti gli altri giorni festivi che la Chiesa cattolica ha aggiunto in onore dei santi, Madonna, ecc.

E ancora: la Chiesa romana, dopo aver soppresso il secondo comandamento, per ritornare al numero dieci ha diviso l'ultimo in due, e cioè: "Non concupire la donna d'altri", e il decimo: "Non desiderare la roba d'altri".

Ma tutto questo non può essere ammesso perchè: a) prima della venuta di Cristo, la donna era considerata proprietà dell'uomo, e quindi vi era un solo comandamento: quello che proibiva la concupiscenza della proprietà altrui: la donna, la casa, il servo, la serva, il bue, ecc.; b) facendo un comandamento a parte delle parole "Non concupire la donna d'altri, se ne farebbe una inutile ripetizione del settimo: "Non commettere adulterio".

Cattolico.   Cercherò di rispondere alle tue obiezioni con la realtà storica e biblica alla mano.

a) La critica storica ed esegetica ci dice che i dieci comandamenti dovettero essere formulati in una maniera più schematica dell'attuale di Es 20,1-17 e di Deut 5,6-21. Sembra che queste due formulazioni bibliche siano un ampliamento di un nucleo sostanziale più ridotto.

b) Esistono due tesi estreme sull'origine mosaica del Decalogo. Una suppone che il decalogo sia comparso per la prima volta nella predicazione profetica del sec. VIII a.C.; l'altra: sostiene che esso, così come appare redatto, sia dell'epoca di Mosè. Tra queste due tesi la maggioranza di critici ed esegeti sceglie una posizione intermedia e dice che il decalogo, sostanzialmente, appartiene all'epoca di Mosè, ma che è stato poi redatto ed ampliato nella sua formulazione attuale.

Praticamente non v'è alcuna obiezione importante contro l'autenticità mosaica.

I profeti, nel rimproverare la comunità israelitica, suppongono l'esistenza di un codice morale, anche se non alludono espressamente ad esso. I primi tre comandamenti sono la base della teologia israelitica e i seguenti sono espressione della semplice legge naturale. E' necessario supporre un nucleo legislativo che si riferisca a doveri etici primordiali come base dell'organizzazione teocratica fatta da Mosè.

c) Se estraiamo dai primi tre comandamenti, che riguardano il puro monoteismo - la proibizione del culto delle immagini e l'osservanza del sabato - troviamo gli altri comandamenti come espressione della legge etica naturale primitiva, nelle legislazioni dei popoli non israeliti. Ne è prova la confessione negativa, come appare formulata nel Libro dei Morti: "Non ho commesso ingiustizia; non ho rubato.; non sono stato avido; non ho ucciso; non ho diminuito le misure; non ho pronunciato menzogne; non ho disonorato Dio" (cf ANET, pp. 34-35).

In un rituale di esorcismi di Babilonia si chiede al paziente se ha mai disprezzato gli dei, se ha odiato gli antenati, se ha conservato rancore verso il fratello maggiore, se ha disprezzato i genitori, se ha vilipeso la sorella maggiore, se ha detto si invece di no, o viceversa, se è penetrato in casa di altri, se ha versato il sangue del suo prossimo (cf G. Ricciotti, Storia d'Israele, I., Torino, 1932,  c.245).

Non   cattolico. Belle notizie. Grandi cose mi dici, ma non rispondi alle mie domande.

Cattolico. Il mio scopo è di farti notare quanta importanza, hanno le cose di cui stiamo discutendo, così quando poi ti darò le dovute risposte, potremo intenderci meglio e chi ci legge resta soddisfatto di quanto apprende.

Non cattolico. Quindi, non hai ancora finito?

 

Cattolico. In base a quanto stabilito da Cristo, voglio ancora dirti che:

- Il cristiano dalla Chiesa accoglie la Parola di Dio che contiene gli insegnamenti della "legge di Cristo" (Gal 6,2). Dalla Chiesa riceve la grazia dei Sacramenti che lo sostengono lungo la "via". Dalla Chiesa apprende l'esempio della santità; ne riconosce il modello e la sorgente nella SS. Vergine Maria; la riconosce nella testimonianza autentica di coloro che la vivono; la scopre nella tradizione spirituale e nella lunga storia dei santi che l'hanno preceduto e che la Liturgia celebra seguendo il Santorale.

- La Chiesa, "colonna e sostegno della verità" (1 Tm 3,15), "ha ricevuto dagli Apostoli il solenne comandamento di Cristo di annunziare le verità della salvezza" (Conc. Ec. Vat. II, L.G., 17).

- "E' compito della Chiesa annunziare sempre e dovunque i principi morali circa, l'ordine sociale, e così pure pronunciare il giudizio su qualsiasi realtà umana, in quanto lo esigono i diritti fondamentali della persona umana o la salvezza delle anime" (Codice di Diritto Canonico, 747). 

- Il grado più alto nella partecipazione all'autorità di Cristo è assicurato dal carisma dell'infallibilità. Essa "si estende tanto quanto il deposito della divina Rivelazione". (Conc. Ec. Vat. II, L.G., 25).

- I cristiani, poichè sono le membra del Corpo di cui Cristo è il Capo, contribuiscono alla edificazione della Chiesa con la saldezza delle loro convinzioni e dei loro costumi. La Chiesa cresce, si sviluppa e si espande mediante la santità dei suoi fedeli (cf Conc. Ec. Vat. II, L.G., 39), "finche arriviamo tutti... allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo" (Ef 4,13).

"Maestro, cosa devo fare per avere la vita eterna?"

"Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, onora tuo padre e tua madre... Ama il prossimo tuo come te stesso" (cf Mt 19,16-19).Leggendo il Vangelo ci accorgiamo che Gesù ha ripreso i dieci comandamenti, ma ha manifestato la forza dello Spirito all'opera della lettura. Egli ha predicato la "giustizia" che supera "quella degli scribi e dei farisei" (Mt 5,20), come pure quella dei pagani (cf Mt 5,46-47). Ha messo in luce tutte le esigenze dei comandamenti. "Avete inteso che fu detto agli antichi: non uccidere.".. "Ma io vi dico: chiunque si adira contro il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio" (Mt 5,21-22).

Quando gli si pone la domanda: "Qual'è il più grande comandamento della Legge?" (Mt 22,36), Gesù risponde: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti" (cf Mt 22,37-40 - cf anche Deut 6,5 e Lv 19,18).

Il Decalogo, dunque, deve essere interpretato alla luce di questo duplice comandamento della carità, pienezza della Legge: il precetto non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non desiderare e qualsiasi altro comandamento, si riassume in queste parole: Amerai il prossimo tuo come te stesso. L'amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della Legge è l'amore (Rm 13,9-10).

 

Non cattolico. Molte cose di quelle che hai dette sono discutibili, specialmente quando parli dell'autorità e dell'infallibilità della Chiesa. Pare come se tu, con tutti questi discorsi, volessi sfuggire alle mie domande.

Cattolico. Ti sbagli enormemente. Invece le mie parole tendono a chiarire e a precisare perché tanto tu, quanto io e chi ci legge, possiamo approfondire l'argomento e comprendere, specie da parte tua, che molte obiezioni sono per lo meno inopportune e, almeno qualcuna, inconsistente.

 

Non cattolico. Basta. Rispondimi per filo e per segno a quanto ti ho chiesto.

Cattolico. Eccomi.

1. Tu dici che il Decalogo non è insegnato al popolo nella sua completezza perchè è stata sottratta la proibizione del culto delle immagini, per cui il cattolico cade nel peccato di idolatria.

Anzitutto, come già ti ho fatto notare, tale proibizione  non c'è nel Deuteronomio. Inoltre, sappi che Gesù, che è l'Autore e il Perfezionatore della fede (Eb 12,2), ci ha esplicitamente insegnato: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutte le tue forze" (Mt 22,37). E basta. Questo comandamento è dato da Gesù in un contesto storico evidentemente diverso da quello di Mosè.                                        Parlando del cap. XII (il culto dei Santi), ti ho già detto che MAI la Bibbia proibisce le  immagini in sé e per sé. La proibizione riguarda le immagini degli idoli, come è scritto in Es 20 2-3, mentre, generalmente, tutti i non cattolici sopprimono le parole non ti fare idolo e scrivono direttamente, come hai fatto anche tu, "non ti fare scultura alcuna né immagine alcuna...". Questo significa alterare la Parola di Dio e cadere poi in errori grossolani. Nel capitolo precedente troverai risposte più ampie e precise sul culto delle immagini e dei santi, sulle prostrazioni e riverenze, ecc.

La Chiesa primitiva non sapeva nulla della proibizione dei culto delle immagini perchè i cristiani sapevano cosa voleva dire la Bibbia e riscontravano in essa che la proibizione delle immagini, aveva un sol significato: erano proibite le immagini degli idoli, come nell'A.T. è molte volte indicato.

 

Eusebio di Cesarea è morto nel 339-40 d.C., né credo che abbia avuto o trattato il problema delle immagini sacre.

Ho letto abbastanza su di lui, ma in nessun punto della sua vita si fa cenno della contrarietà al culto delle immagini. Sappiamo di lui che ha avuto momenti di grave incertezza sulla "consustanzialità" del Figlio col Padre e che ha inclinato, perciò, il suo pensiero verso l'arianesimo, ma sappiamo pure che è un erudito coscienzioso che con la Storia Ecclesiastica e la Dimostrazione Evangelica introdusse nell'apologetica la storia fatta sui documenti e la critica. E se tu mi puoi dimostrare il contrario, io ti risponderò che il suo è stato un grossolano errore.

 

La stessa cosa vale per il vescovo Claudio di Torino che avrebbe con fermezza ammirevole (?!?!:::) spezzato di propria mano le statue. Non so se sia mai esistito un vescovo simile nella Chiesa di Dio, ma credo pure che - ove fosse realmente esistito - non sarebbero mancati i richiami dei legittimi superiori.

 

Per quanto riguarda vari Concilii che avrebbero proibito il culto delle immagini, nella storia ecclesiastica risulta semplicemente che ci fu un periodo iconoclasta. Ma l'iconoclastia (= distruzione delle immagini) fu un'eresia che afflisse la Chiesa per 116 anni (726-842 d.C.). Fu uno degli episodi della intromissione del potere civile nelle questioni ecclesiastiche. Tra i fedeli d'Oriente vi furono degli eccessi e si giunse anche al fanatismo nella venerazione e nel culto delle immagini sacre. Con tale pretesto l'imperatore Leone III d'Isaurico, usurpando alla Chiesa il diritto di legiferare in merito, ordinò la distruzione di un'immagine di Cristo, assai venerata. Ciò costituì l'inizio di varie lotte e discordie tra Papi e imperatori. Finalmente nell842 l'imperatrice reggente Teodora ristabilì le immagini e il loro culto.

Le discordie finirono con i due Concilii tenutisi a Costantinopoli nell'869 e nell'870, che diedero l'ultimo colpo all'eresia. Con l'avvento del Protestantesimo, nel sec. 16° l'eresia riprese vigore .

 

2. Per quanto riguarda l'osservanza del Sabato (Es 20,8), alterata con il "ricordati di santificare le feste", è da osservare che il Nuovo Israele, ossia la Chiesa fondata da Cristo, come già ho detto altre volte, ha avuto da Gesù ampio mandato di annunziare il Vangelo a tutte le genti, di ammaestrarle e quindi di insegnare loro autorevolmente tutto quello che Egli ci ha detto, assicurando la Sua divina presenza ed assistenza sino alla fine del mondo (cf Mt 28,18-20).

Questo nuovo Israele (= la Chiesa) è divenuto "la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa" (1 Pt 2,9), per "nascita dall'alto", "dall'acqua e dallo Spirito" (Gv 3,3-5), cioè mediante la fede in Cristo e il Battesimo.

Gesù ha fatto una solenne precisazione all'inizio del Discorso della Montagna: "Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti: non son venuto per abolire, ma per dare compimento..." (cf Mt 5, 17-19).

In base a tutto questo, voglio precisare che se il popolo dell'A.T. potè stabilire molte feste oltre il Sabato, per quale ragione la Chiesa di Dio non potrà fare altrettanto per alimentare la fede, la speranza e la carità dei suoi fedeli?

Gli Israeliti, oltre alle feste di famiglia o di clan e quelle motivate da avvenimenti eccezionali (vittorie, intronizzazíoni, inaugurazioni, ecc. - cf Giud 11,31; 1 Sam 18,6; 2 Sam 6; 1 Re 8) hanno celebrato, fin dai tempi antichi, diverse feste settimanali (sabato..), mensili (luna nuova), e annuali (tosatura delle pecore, Pasqua, Settimane (Pentecoste), Tabernacoli (o delle Capanne), Dedicazione, Espiazioni, ecc.). Queste feste davano dei piacevoli punti di riferimento allo loro esistenza, apportando le necessarie distrazioni sia al popolo che agli individui.

Fin dall'epoca deuteronomica, e soprattutto dopo l'esilio, tali feste assumono un andamento più solenne: la liturgia ha il sopravvento e la festa, anche se meno spontanea, ha qualcosa di più degno di prima. Il sacrificio rituale diviene sempre più l'atto essenziale delle feste.

Dopo questo breve accenno sugli usi e le feste israelitiche, sembra veramente ridicolo criticare la Chiesa di Dio perchè, oltre il riposo settimanale, ha stabilito altre feste e solennità, come: il Natale, la Pasqua, la Pentecoste, la SS. Trinità... l'Ascensione... la Immacolata Concezione di Maria SS., la sua Assunzione al cielo... e le feste più solenni di alcuni santi, ecc.

 

Non cattolico. Ci sono molti che non accettano il riposo festivo domenicale stabilito dalla Chiesa che ha eliminato il sabato.

 

Cattolico. Che gli Ebrei non accettino questo cambiamento, è logico e naturale, ma tutti gli altri, specialmente se "si dicono cristiani" come e perchè giustificano questo rifiuto?

La parola "sabato" in ebraico significa "riposo". Quale meraviglia che questo giorno di riposo sia stabilito nel primo giorno dopo il sabato, quando cioè si verificò la Risurrezione di Cristo? Non è la domenica (= giorno del Signore) il giorno più importante di tutti gli altri? Quale avvenimento del passato, del presente e della storia futura potrà essere paragonato alla Risurrezione di Cristo?

Da esso dipende tutta la nostra religione, la nostra fede.

In Gesù solo l'umanità cammina sulla giusta Via, per Lui solo ci è giunta tutta la Verità e per Lui solo raggiungeremo la Vita eterna.

Comunque, il N.T. ci parla chiaramente della celebrazione della domenica che nella Chiesa cristiana finì col sostituire il sabato (cf Rm 14,5; Gal 4,9 ... ; Col 2,16 ... ). San Paolo dice: "Ogni primo giorno della settimana ciascuno di voi metta da parte, in casa sua, tutto quello che può... in modo da non aspettare la mia venuta a far collette..." (1 Cor 16,2). In Atti 20,7 è detto: "il primo giorno della settimana, ci radunammo per spezzare il pane (= sacrificio eucaristico e comunione). E' chiaro che il primo giorno della settimana è stato scelto in ricordo della Risurrezione (cf Mt 28,1; Mc 16,2; Lc 24,1; Gv 20,1; Gv 20,19.26).

 

Non cattolico. La Chiesa romana, avendo soppresso il secondo comandamento, ha diviso in due l'ultimo per ritornare al numero "dieci"; 10. "Non desiderare la roba d'altri".

Ebbene, noi non accettiamo tale divisione perchè la donna, prima della venuta di Cristo, era considerata proprietà dell'uomo e quindi vi era un solo comandamento che proibiva la concupiscenza della proprietà altrui, la donna, la casa, il servo, la serva, il bue, ecc. Facendo un comandamento a parte delle parole "non concupire la donna d'altri", se ne fa una inutile ripetizione del settimo comandamento "Non commettere adulterio".

 

Cattolico. Leggendo i dieci comandamenti del Deuteronomio (5,6-21), troviamo al sesto "non commettere adulterio" , e al nono "non desiderare la moglie del tuo prossimo". Qui, secondo quello che dici tu, ci sarebbe una inutile ripetizione. E allora bisogna veramente ammirare la Chiesa romana che ha evitato la inutile ripetizione ed ha bene specificato: 6. "non commettere atti impuri"; 9. "non desiderare la donna d'altri".

Ma io non credo che nel Deuteronomio ci sia una ripetizione. Esso è certamente più chiaro, preciso e sintetico dei comandamenti riportati nell'Esodo e molto probabilmente la espressione "non commettere adulterio" è la equivalente del "non commettere atti impuri". Ciò si deduce dal fatto che il Deut. nel 9° comandamento specifica "non desiderare la moglie del tuo prossimo".

Ora, voglio dirti un'altra cosa che oso appena accennarti, perchè penso che tu l'abbia detta senza troppo riflettere.

Non ti sembra una cosa sciocca e quanto mai irreale dichiarare che la donna era considerata, prima di Cristo, proprietà dell'uomo e che, quindi, bisognava lasciare un solo comandamento? Il che significherebbe che la donna è ancora proprietà dell'uomo, considerata cioè una cosa... e non una persona!... E tutta la dottrina di Cristo? Sono decenni che si parla, in lungo ed in largo (qualche volta anche senza precisare certe distinzioni) che la donna e l'uomo sono uguali, e tu ancora non lo sai? Non hai letto S. Paolo (Col 3,11) che ci dice: "Qui non c'è più Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisíone, barbaro o sciita, schiavo o libero, ma Cristo è tutto in tutti?" E altrove: "... non c'è più... né uomo né donna, poichè tutti voi siete uno in Cristo Gesù?" (Gal 3,27-28). E ancora: "E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo Corpo..." (1 Cor 12,13).

 

Certo, non hai torto quando dici che il pericolo dell'idolatria non è finito.

L'esperienza quotidiana ci fa constatare che di idoli e di idolatri ce ne sono ancora molti.

E' stato un grave errore degli antichi Ebrei il farsi trascinare dall'idolatria dell'epoca, ma l'errore del protestantesimo è molto più grave giacchè si tratta di non aver saputo leggere la S. Scrittura.

Gli Ebrei dopo l'esilio non parlano più di immagini, e oggi ne ornano le loro sinagoghe.

I protestanti le rifiutano ancora con sdegno. Ma la ragione, forse inconscia, è la solita e congenita avversione al Cattolicesimo che accusano di idolatria.

Oltre a rilevare che gli idoli sono ancora tanti (per es. il denaro, l'edonismo, il culto esagerato del proprio corpo, ecc.), è da tener ben presente che chi pone al posto di Cristo e della Sua Chiesa un uomo (come per es. Lutero, Calvino, P. Valdo, ecc.) e la sua dottrina in contrasto con quella cristiana, è certamente un idolatra più pericoloso degli altri, in quanto riesce a trascinare nell'errore tanti fratelli, che per ignoranza o altra debolezza, possono essere indotti nell'errore, fino a rinnegare la Verità - anche inconsciamente - come la storia e l'esperienza ci insegnano.

    Il Signore vi dia pace

Fra Tommaso Maria di Gesù

(fine dell'argomento)

 

BIBLIOGRAFIA

 

1. "Enciclopedia Cattolica".

2. "Catechismo della Chiesa Cattolica".

3. "Dizionario Enciclopedico della Bibbia e del Mondo Biblico", Ed. Massimo.

4. "Enciclopedia della Dottrina Cattolica", Ed. Paoline.

 

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