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L'EUCARISTIA E LA SANTA MESSA

Ultimo Aggiornamento: 01/09/2009 08:13
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01/09/2009 08:09

IX CAPITOLO DEL LIBRO:

"MA IL VANGELO NON DICE COSI'":

 

Fascicoli dal n° 193 al n° 211

 

L'EUCARISTIA E LA S. MESSA

 

A cura di frà Tommaso Maria di Gesù dei frati minori rinnovati

Via alla Falconara n° 83 - 90100 Palermo  - Tel. 0916730658

 

 

Dopo le obiezioni sul Sacramento della Confessione, ci accingiamo ad affrontare quelle non meno gravi fatte contro il Sacramento dell’Eucaristia e della S. Messa. Forse dovremo anche qui, constatare che si tratta degli stessi errori in cui incorre continuamente il fratello R. Nisbet, l'autore del libro “Ma il Vangelo non dice così”: in definitiva si tratta di non credere alla parola di Dio, ma piuttosto, a quella dell'uomo che presume una interpretazione arbitraria o molto umana.

 

Non cattolico. Ed ora vorrei farti alcune domande e obiezioni su un altro Sacramento: l'Eucaristia e la Messa. Voi dite che Gesù è vivo e vero, in corpo, sangue,  anima e divinità nell'Eucaristia, che questo miracolo è chiamato "transustanziazione", parola ignorata prima del dodicesimo secolo. In conseguenza, il sacerdote, nel celebrare la Messa, afferma di rinnovare, senza spargimento di sangue, il sacrificio di Cristo e lo offre al Padre.

 

Cattolico. Esattamente noi crediamo tutto questo, secondo gli insegnamenti abbastanza chiari e precisi che leggiamo nel N. Testamento.

 

Non cattolico. Ma tu sai quando è sorta la dottrina sulla messa, come è oggi insegnata?

 

Cattolico. Si, già te l'ho detto, è sorta con la dottrina insegnataci da Nostro Signore Gesù Cristo, riportataci fedelmente dai tre sinottici e da S. Paolo e di cui S. Giovanni l'evangelista nel Capitolo 6 ci offre meravigliosi annunzi.

 

Non cattolico. Sappi che la data di nascita della dottrina della transustanziazione risale al IV Concilio del Laterano nel 1215. Prima di allora si era liberi di crederci o di respingerla.

 

Cattolico. Carissimo fratello, ti prego di ascoltarmi, perchè le tue idee e convinzioni si adeguino non alla tua fantasia ma alla storia che parte da Cristo ed arriva sino a noi.

Infatti, questa verità non fu mai posta in dubbio o negata dai credenti. Soltanto nel secolo XI incominciarono reticenze, equivoci, contestazioni, che, purtroppo, culminarono nel noto protestantesimo del secolo XVI. I padri dei protestantesimo variamente respinsero la verità cattolica. Lutero respinse la transustanziazione, non la presenza reale; Calvino e Zuiglio respinsero anche la presenza reale. Calvino riducendola ad una presenza spirituale dinamica, Zuiglio ad una presenza simbolica. E le varie professioni protestantiche moltiplicarono poi le varie interpretazioni, tutte concordi nel respingere la verità cristiana, ossia cattolica, apostolica, romana. Sappi però che l'istituzione dell'Eucaristia - questa realtà, la più sublime e ineffabile, in cui culmina l'amore di Dio per gli uomini - non è stata il prodotto di uno slancio passeggero di sentimento del Divin Salvatore. No. Essa risponde a un grande disegno di Dio già prestabilito e manifestato nei secoli precedenti.

La prima figura la troviamo ai primordi del mondo, e fu l'albero della vita, posto da Dio nel Paradiso terrestre, il quale aveva la virtù di far crescere l'uomo sempre vegeto, robusto, comunicandogli il dono della incorruttibilità e immortalità... Altra figura incontriamo nel pane e nel vino, che offrì al Signore il sacerdote Melchisedech... Andando avanti nei secoli, altre due figure furono l'Agnello pasquale e la Manna del deserto: l'Agnello pasquale, che per gli Ebrei era tutto insieme, vittima e alimento... e liberò infine il popolo del Signore dalla schiavitù di Egitto col suo sangue segnato sulle porte.... La Manna del deserto che conteneva ogni più delizioso sapore, ecc... Altre figure: l'Arca dell'Alleanza, i pani della propiziazione, il capro emissario che cadeva vittima di espiazione per tutte le iniquità del popolo.

Nel Nuovo Testamento troviamo: la conversione dell'acqua in vino alle nozze di Cana; la moltiplicazione dei pani... e, più di tutto, i discorsi del Salvatore ai discepoli e alle turbe, dove si trovavano le più chiare promesse..

 

Non cattolico. Mi pare che stai dicendo molte cose, ma vuoi eludere la mia obiezione.

 

Cattolico. Ti prego di ascoltarmi e vedrai che io sto rispondendo esattamente alle tue obiezioni. Tu dici che i fedeli prima del 1215, data del Concilio Lateranense IV, erano liberi di credere al mistero eucaristico, ed io ti sto provando che il mistero eucaristico era stato già predisposto dalla Divina Sapienza e Misericordia. Se poi passiamo ai primi tempi del Cristianesimo troviamo che i fedeli erano certi della fede che professavano in questo grande mistero. Se leggiamo solo il capitolo 66 della prima apologia di S. Giustino, scritta appena 150 anni dopo Cristo, possiamo vedere quale tranquilla sicurezza del dogma eucaristico possedevano le antiche comunità cristiane. S. Giustino descrive l'adunanza e la celebrazione della S. Messa, e a proposito dell'Eucaristia scrive che "non è lecito partecipare ad alcuno, se non a chi crede essere vero ciò che è insegnato da noi, e ha ricevuto il battesimo... e vive così come Cristo ha insegnato". Egli asserisce che la verità circa il pane e il vino eucaristici non si conosce se non per la fede, e che per ricevere l'Eucaristia occorre essere battezzati ed essere in grazia di Dio, “poichè noi non la riceviamo come pane consueto né consueta bevanda; ma come abbiamo appreso che, per il Verbo di Dio, il nostro Salvatore Gesù Cristo fatto uomo ebbe carne e sangue per nostra salvezza, così abbiamo appreso che quel cibo consacrato con la prece delle parole da Lui stesso proferite e dal quale il nostro sangue e le nostre carni sono nutrite per assimilazione, è carne e sangue di quel Gesù che si è fatto uomo".

 

Non cattolico. E io ti dico che la dottrina della transustanziazione è stata inventata dal Con. Laterano IV del 1215.

 

Cattolico. Caro fratello, spero di chiarire con poche parole la tua obiezione. Tu parli di dottrina della transustanziazione come se soltanto dopo l'approvazione del Concilio Laterano IV si è incominciato a credere nella presenza reale di Gesù nell'Eucaristia. E questo è un grave errore. Già ti ho detto che S. Giustino insegnava nel 150 il cambiamento del pane e del vino nel Corpo e Sangue di Gesù dopo la consacrazione. Non ti ho ancora dimostrato che tali affermazioni sono contenute con tutta chiarezza nei sinottici ed in S. Paolo. Ora, voglio farti capire che nel 1215 non fu inventata una dottrina che esisteva già da 1215 anni, ma fu approvata soltanto la parola "transustanziazione" che etimologicamente e sinteticamente indicava molto bene quello che si esprimeva, o si esprime, con molte più parole, ossia il cambiamento della sostanza del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue di N.S. Gesù Cristo. Mi sono spiegato? 

 

Non cattolico. Si, ti sei spiegato ed ho capito quello che vuoi dire, soltanto che quello che credi e mi vuoi far credere non è esatto. Perchè il vero significato delle parole di Gesù: "Questo è il mio corpo... questo è il mio sangue" (Mt 26,26), e le altre: “In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo, e non bevete il suo sangue, non avete la vita in voi” (Gv 6,53), hanno tutt'altro significato. Infatti è lo stesso Gesù che le ha immediatamente chiarite dopo averle pronunciate, dicendo: “Fate questo in memoria di me". Se avesse voluto indicare il miracolo della transustanziazione, avrebbe detto: “Fate questo in sacrificio di me". Perciò queste parole sono una delle tante immagini che Gesù adoperava, come: “Io sono la vera vite, io sono la porta". Non è che Gesù intendesse trasformarsi materialmente in porta o in una vite o nel pane o nel vino.

I Giudei, al contrario avevano interpretato materialmente le parole di Gesù, e dicevano: "Come mai può costui darci a mangiare la sua carne?" (Gv 6,52). Perciò Gesù cerca di illuminarli: "E' lo spirito quel che vivifica; la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette, sono spirito e vita" (Gv 6,5 3).

 

Cattolico. Queste tue obiezioni mi richiamano alla mente quelle che mi facesti sulla Confessione quando affermasti che le parole di Gesù "a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi li riterrete saranno ritenuti” (Gv 20,23), non significano quello che leggiamo e che Gesù ci ha voluto dire, ma semplicemente quello che dicono i protestanti e cioè: “quando un cristiano annunzia l'Evangelo della grazia, egli scioglie le anime dai loro peccati...”. A queste tue obiezioni così strane risposi.  Cosa risponderò alle tue obiezioni sulla SS. Eucaristia non meno strane e antievangeliche di quelle fatte sulla Confessione?

 

Non cattolico. Si, appunto, cosa mi risponderai?

 

Cattolico. Certamente non con mie vedute e interpretazioni personali o cervellotiche, ma con le parole stesse di Gesù.

Ecco, noi cattolici "Crediamo presente nell'Eucaristia - professa il Concilio Tridentino - quel medesimo Dio, che l'eterno Padre introdusse nel mondo dicendo “Lo adorino tutti gli Angeli di Dio”; che i Magi adoravano prostrati; che la Scrittura attesta essere stato adorato dagli apostoli in Galilea..." (D.B. 878).

Le parole dette da Gesù sono ripetute dai tre sinottici e da S. Paolo (cf Mt 26,26-28; Mc 14,22-24; Lc 22,19-20; 1 Cor 11,23-25). Per chiarire l'argomento e per non dilungarmi troppo, riporterò solo il testo di S. Matteo che è quasi identico negli altri tre su ricordati.

Ecco le parole di S. Matteo (26,26-28): "Ora, mentre essi mangiavano, avendo Egli

preso del pane e detta una benedizione, lo spezzò e, dandolo ai discepoli disse: 'Prendete, mangiate: questo è il mio corpo. E avendo preso un calice, rese grazie, lo diede loro dicendo: "Bevetene tutti, perchè questo è il mio sangue della nuova alleanza, che è versato per molti in remissione dei peccati”.

Le parole di Cristo sono chiare e non lasciano dubbi. Ma la sofisticheria e la sottigliezza dell'ingegno umano possono problematizzare tutto: non ci sono filosofi scettici che mettono in dubbio e contestano anche le verità naturali più comuni? più semplici, più evidenti? Ma chi vuole usare la propria ragione secondo le norme di una esigente e onesta critica, non potrà intendere le parole di Gesù altrimenti che nel senso in cui gli Apostoli, gli Evangelisti, i fedeli, la Chiesa le hanno sempre intese. Lo stesso Lutero scrive in una lettera: "Devo confessare che se qualcuno mi avesse potuto persuadere che nel sacramento non c'è nulla tranne pane e vino, costui mi avrebbe fatto un gran favore... ho sudato molto intorno a questo punto, ho cercato tutti i modi per districarmi... ma vedo che non c'è nessuna via di uscita; il testo evangelico è troppo chiaro e lampante". Sarebbe forse difficile pensare che gli apostoli, ancora rozzi e scarsamente aperti alle cose soprannaturali - come rimasero fino al giorno della Pentecoste - immediatamente comprendessero e accettassero il mistero che il Cristo loro annunciava compiuto nel pane e nel vino in quella cena pasquale, se non supponessimo che Gesù ve li avesse da lungo tempo preparati. Quante volte, in maniera progressiva, Gesù avrà loro parlato del mistero eucaristico!

Come ne parlasse una volta, S. Giovanni (nel Capi. 6) ce lo riferisce: è stato un momento importante della preparazione, forse il momento decisivo. Prendendo occasione dal miracolo compiuto col moltiplicare pani e pesci per dare da mangiare alla folla che lo aveva seguito, Gesù introduce il discorso eucaristico passando da pane a pane, da cibo a cibo. Dice agli ascoltatori che avevano ripassato il lago, dopo il miracolo, per cercarlo:

“Voi mi cercate perchè vi ho saziato con quei pani, ora non bisogna cercare il cibo che perisce, ma quello che dura sempre; e perciò bisogna credere in Colui che Dio ha mandato.

Quale segno - chiesero gli ascoltatori - farai perchè ti crediamo? I nostri padri ebbero da Mosè il segno della manna, il pane venuto dal cielo, di cui mangiarono. E Gesù: non già Mosè vi ha dato il pane del cielo, ma il Padre mio vi dà il vero pane del cielo. E aggiunge: “Io sono il pane di vita”. La gente mormorava perchè Gesù aveva detto di essere “il pane del cielo"; e si dicevano l’un l'altro: non è questi il figlio di Giuseppe, che noi bene conosciamo? e come viene a dirci che è disceso dal cielo? Ma Gesù li rimprovera: “Non mormorate tra voi", e procede esponendo più esplicitamente l'insegnamento eucaristico. Riporto solo le parole culminanti: “Io sono il pane della vita... sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno; e il pane che lo darò è la mia carne (sacrificata) per la vita del mondo".

Allora gli ascoltatori più che mai a mormorare e discutere: "Ma come può costui darci da mangiare la sua carne?" Come si vede, la domanda era esplicita, chiara e persino ingenua e rozza. Gli ascoltatori avevano proprio inteso grossolanamente che avrebbero mangiato la carne di Gesù. Doveva dunque Gesù subito dissipare quei grossolano equivoco, quella rozza fantasia; e gli ascoltatori aspettavano che lo facesse chiarendo non doversi le sue parole intendere alla lettera, doversi interpretare in senso figurato, metaforico. E invece no: invece proprio il contrario. Gesù fa di tutto per fissarli in quella loro persuasione. Non ha parlato in senso figurato e metaforico, ma in senso proprio, in senso realistico. E ribadisce con la solenne autorità della formula quale risuonava soltanto sulle sue labbra, né mai era risuonata sulle labbra dei profeti, anche dei più grandi come Elia o Giovanni: "in verità vi dico". Risponde dunque Gesù: “In verità, in verità vi dico. se non mangerete la carne del Figlio dell'uomo e non berrete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna... perchè la mia carne è veramente cibo e il mio sangue è veramente bevanda.".

Ce n'era abbastanza da stordire e scandalizzare gli ascoltatori. E difatti molti dei suoi discepoli esclamarono: "Questo linguaggio è duro, chi lo può accettare?” e molti si ritrassero e non andarono più con lui. ""Allora Gesù disse ai dodici: volete andarvene anche voi? Simon Pietro gli rispose: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna, e noi abbiamo creduto e conosciuto che Tu sei il Santo di Dio".

Nessuna geniale invenzione avrebbe potuto meglio che questa storica narrazione metterci di fronte al problema della realtà eucaristica. Gesù fa un'affermazione paradossale: Egli è il pane di cui bisogna nutrirsi. L'intelligenza umana si rifiuta di credere: la cosa proposta è troppo inverosimile. Gesù viene quindi invitato a temperare le sue affermazioni, a renderle plausibili. Gesù invece insiste: è così: Io sarò il pane da mangiare e chi mi mangerà avrà la vita eterna. E allora l’intelligenza si rifiuta, la volontà si inalbera: non accettano.

Non cattolico. Ma non ti sembra logico e umano questo rifiuto?

Cattolico. Umanamente parlando sembra logico. Infatti intorno a Gesù incominciano le diserzioni, si sta facendo il vuoto. Forse che Egli desiste dalla sua strana affermazione? No, anzi la riconferma: è disposto ad essere abbandonato da tutti, anche dai discepoli, anche dai dodici, ma non ritira una parola di quanto ha detto. Pone piuttosto proprio su queste parole la questione di fiducia: “Volete andarvene anche voi?" Dove l'intelligenza non basta, soccorre la fede.

Simone, la pietra, la roccia della fede, risponde per tutto il popolo cristiano: anche per noi, quindi, che facciamo nostra questa sua professione, questo suo abbandono fiducioso, questa sua completa dedizione del pensiero e della volontà alla sapienza e alla potenza dell'Uomo-Dio. Credo, crediamo, perchè Tu lo hai detto, Tu che solo hai parole di verità: la sola fede basta.

Non cattolico. Ma Gesù parlava in senso figurato, come quando ci dice di essere porta o vite. Qui non significa proprio mangiare, è tutto un simbolismo.

Cattolico. Io devo dirti con tutta franchezza che credo fermamente in Gesù, ed è chiaro che di fronte a queste parole riferiteci da S. Giovanni, ogni riserva cade. Si è voluto sofisticare sulla possibilità di un senso figurato dell'espressione "mangiare la carne, bere il sangue". Invano, poichè il significato figurato di tali espressioni aramaiche sarebbe quello di calunniare e perseguitare. Onde Gesù avrebbe detto: “Chi non mi calunnia e non mi perseguita non avrà la vita; chi mi calunnia e mi perseguita rimane in me e io in lui”.

 

Non cattolico. Guarda che Gesù ha ben chiarito il senso delle sue espressioni quando ha precisato: "E' lo spirito che vivifica, la carne non giova a nulla; le parole che io vi dico sono spirito e vita" (Gv 6.,63).

 

Cattolico. Anche questa tua obiezione cade, perchè le parole di Gesù alludono al modo mistico della reale presenza, da non scambiarsi per il modo fisico, quasi che la carne per essere vero cibo dovesse presentarsi sotto forma fisica della carne e il sangue sotto forma fisica del sangue, come intendevano senza dubbio gli ascoltatori. Ma non smentiscono il senso reale delle parole, le quali appunto in .senso reale furono interpretate sia da coloro che perciò appunto lo abbandonarono, sia da coloro che perciò appunto sentirono di dover superare il senso e la ragione con l'atto di fede.

 

Non cattolico. Anch'io credo in Cristo, ma non posso pensare che Egli sia davvero una porta e una vite quando fa tali affermazioni.

 

Cattolico. Il simbolo o il significato di porta e di vite di cui parla Gesù è così ovvio che mi sembra di fare questioni inutili ed oziose. Basta leggere testo e contesto di Gv 10,1-9 e 15,1-8, per capire subito che Gesù parla in senso figurato. Infatti, in Gv 10, 1 -9, Egli parla di ovile, di porta, di pecore, di pastori veri e non di mercenari, ma il pubblico e i farisei non lo compresero: "... Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che loro diceva..." (versetto 6).

In Gv 15,1-8, Gesù parla della vera vite Gesù e del Padre che ne è il Vignaiolo, e

che toglie ogni tralcio infruttifero, mentre pota ogni tralcio buono perchè porti più frutto. Anche qui la similitudine è chiara: non credo che ci siano persone che possano equivocare il Padre con un vignaiolo, o un uomo con un tralcio, o Cristo con una vite!...

 

Non cattolico. Ebbene, come capisci che qui si tratta di similitudini e non di realtà, perchè non riesci a capire che nello stesso modo stava parlando Gesù quando diceva di essere Egli stesso raffigurato nel pane e nel vino?

 

Cattolico. Io comprendo che stiamo trattando uno degli argomenti più misteriosi della fede cristiana, comprendo anche le difficoltà per la nostra mente umana di accettare parole così contrarie al nostro senso umano, ma la realtà del discorso di Gesù, ti ripeto, è sconcertante: Egli fa un'affermazione paradossale. E a chi chiede chiarimenti ribadisce: “la mia carne è veramente cibo ed il mio sangue è veramente bevanda”.

Nel contesto, nella condotta e nella dottrina degli apostoli, nelle istituzioni e nella catechesi della Chiesa primitiva le parole del Cristo furono sempre intese nel senso reale. Diremo che quelli si sono sbagliati, e che i testimoni hanno fatto testimonianza falsa, e che i maestri di verità hanno insegnato l'errore, per il solo fatto che un uomo o alcuni uomini, venuti dopo oltre 1500 anni, tale significato vogliono respingere?

Costoro, a tanti anni di distanza, meglio comprenderebbero quello che non avrebbero compreso i contemporanei, i discepoli, i commensali, gli amici ai quali Gesù stesso disse: “Vi ho chiamati amici perchè vi ho fatto conoscere tutto quello che ho udito dal Padre mio"? (Gv 15, 15).

Che se poi ci rivolgiamo al primo teologo, all'apostolo teologo, a S. Paolo avremo riconfermato, se ce ne fosse bisogno, il senso realistico delle parole di Gesù. Infatti, Paolo rimprovera i Corinzi (cf 1 Cor 10,16) per taluni abusi introdotti nelle loro celebrazioni eucaristiche e dice queste parole: “Il calice di benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione al sangue di Cristo? e il pane che spezziamo non è forse comunione al corpo di Cristo?". E più avanti, dopo aver riferito con le parole dell'istituzione dell'Eucaristia nell'ultima cena, così redarguisce coloro che la ricevono indegnamente: “Chiunque avrà mangiato questo pane o bevuto il calice del Signore indegnamente, sarà reo del corpo e del sangue del Signore". E prosegue: "ognuno dunque esamini se stesso e così mangi di quel pane e beva di quel calice. Poichè chi mangia e beve indegnamente, si mangia e si beve la sua condanna, non distinguendo il corpo del Signore" (1 Cor 11,27-29).

Non è facile trovare un'altra delle fondamentali e difficili verità della fede, che sia, come questa, così abbondantemente e chiaramente espressa negli scritti del Nuovo Testamento, e così sicuramente documentata nella storia della Chiesa primitiva e della Chiesa antica.

 

Non cattolico. Ma tu capisci dove si va a finire interpretando le parole alla lettera ?

 

Cattolico. Lo capisco benissimo e ti dico pure che se la S. Scrittura e la tradizione possono bastare per assicurarci della presenza reale di Cristo nell'Eucaristia, la nostra ragione è invitata, dietro la guida lasciataci da Gesù, il Magistero, a cercar di penetrare qualche poco nelle modalità di tale presenza.

 

Non cattolico. Sono curioso e desideroso di sapere in qual modo si possa parlare della presenza reale di Gesù nel pane e nel vino.

 

Cattolico. Ti rispondo con le parole di Paolo VI, traendole dalla Enciclica Misterium Fidei, con la quale il papa passa in rassegna i vari modi secondo i quali Cristo è presente alla sua Chiesa.

"Cristo è presente alla sua Chiesa che prega... che esercita le opere di misericordia... che predica... che regge e governa il popolo di Dio... è presente alla sua Chiesa pellegrina anelante al porto della vita eterna... è presente alla sua Chiesa che in suo nome celebra il sacrificio della Messa e amministra i sacramenti...”.

In ciascuno di questi atteggiamenti della sua Chiesa Cristo è presente in un determinato modo.

“Ma ben altro è il modo veramente sublime, con cui il Cristo è presente alla sua Chiesa nel sacramento dell'Eucaristia... tale presenza si dice “reale” non per esclusione, quasi che le altre non siano reali, ma per antonomasia, perchè è anche corporale e sostanziale, e in forza di essa Cristo, Uomo-Dio, tutto intero si fa presente” (cf M. Fidei, pag. 17-20).

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