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L'ECUMENISMO

Ultimo Aggiornamento: 01/09/2009 08:22
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01/09/2009 08:20

VII CAPITOLO DEL LIBRO:

"MA IL VANGELO NON DICE COSI'":

 

Fascicoli dal n° 172 al n° 180

 

L'ECUMENISMO

 

A cura di frà Tommaso Maria di Gesù dei frati minori rinnovati

Via alla Falconara n° 83 - 90100 Palermo  - Tel. 0916730658

 

Col numero precedente, più o meno, bene o male, ho cercato di rispondere a tutte le obiezioni sul papato. Con questo numero mi accingo ad affrontare le obiezioni del settimo capitolo del libro "Ma il Vangelo non dice così" del fratello evangelico valdese Roberto Nisbet. Il problema proposto dal settimo capitolo è l'Ecumenismo.

 

Non cattolico. Incomincio col ricordarti le parole pronunciate dal cattolico Msg.

Elchinger, coadiutore a Strasburgo, al Conc. Vat. II ("Docum. Cath.", 5 genn. 1964, col. 42). Le sue parole suonano cosi: “E’ una sicura verità storica che nel nostro tempo i più ardenti e certamente la maggior parte degli uomini esperti e attivi nel movimento ecumenico sono sorti nelle chiese separate dalla nostra chiesa, mentre nella nostra chiesa gli iniziatori di questo movimento assai spesso incontrarono odiosi ostacoli” .

 

Cattolico. In verità non capisco il significato di questa tua citazione. Non capisco, cioè, se è un rimprovero che vuoi rivolgere ai protestanti per gli odiosi ostacoli posti al dialogo, oppure vuoi rimproverare i cattolici che non furono cosi numerosi e ardenti nel promuovere l'ecumenismo.

 

Non cattolico. Sì, voglio farti notare proprio questo: il silenzio dei cattolici per tanti anni sul problema dell'ecumenismo. Tra i protestanti fu sempre sentito il bisogno di dare una maggiore unità alle chiese cristiane, ma un nuovo impulso al movimento ecumenico è venuto dalla Conferenza mondiale missionaria di Edimburgo nel 1910. La Santa Sede invece per circa un secolo si è dichiarata contraria a ogni tentativo di riavvicinamento. Con vari documenti il Sant'Uffizio fin dal 16 sett. 1856 proibì ai cattolici di partecipare all'Associazione per promuovere la riunione della cristianità" fondata in Inghilterra. Le proibizioni furono ribadite il 4 lugl. 1919; nel 1925 si riunì a Stoccolma la prima grande assemblea ecumenica, alla quale la chiesa romana non volle partecipare. Nel 1927 il Sant'Uffizio confermò il decreto del 1919. Il 6 genn. 1928 Pio XI con l'Enciclica Mortalium animos esponeva le ragioni per cui i cattolici non dovevano partecipare a determinati incontri ecumenici. Inoltre nel 1948 il Sant'Uffizio confermò che nessun cattolico poteva partecipare all'Assemblea ecumenica di Amsterdam. La S. Sede nel dicembre del 1949 si richiamava al concetto che la vera unione consisteva nel ritorno alla Chiesa Madre dei dissidenti.

 

Cattolico. Come ben saprai la parola ecumenismo deriva da "ecumenico" che significa universale. E' questa la ragione per cui la Chiesa di Cristo, fin dai primi tempi si chiamò "cattolica", perché, appunto, in greco cattolico significa "universale". Il primo ad usare la parola "cattolica" fu S. Ignazio d'Antiochia che morì nel 107. La cattolicità è la terza proprietà della Chiesa in base al simbolo di Nicea-Costantinopoli: “Io credo nella Chiesa cattolica". Questo epiteto di cattolica servì, fin dalle origini, a designare la società religiosa gerarchica fondata da Gesù Cristo, per condurre gli uomini alla salvezza, la Chiesa cristiana, la vera Chiesa diffusa in tutto il mondo. Il dottore e santo Roberto Bellarmino (De Ecclesia militanti) così definisce la Chiesa di Cristo: "... E' la comunità di tutti i fedeli, uniti dalla professione della medesima fede, dalla partecipazione ai medesimi Sacramenti, sotto l'autorità dei legittimi pastori, specialmente dei Romano Pontefice, Vicario di Gesù Cristo in terra".

Volendo dare qualche nozione della parola ecumenismo, bisognerà dire che essa viene adoperata nei tempi moderni per indicare ogni sorta di attività religiosa che non si limiti ai problemi interni di una Chiesa cristiana.

Nel senso proprio ecumenismo è la teoria più recente escogitata dai movimenti interconfessionali, specialmente protestanti, per raggiungere l'unione delle Chiese cristiane. Qui si parla di ecumenismo in senso stretto.

L'ecumenismo presuppone come sua base l'uguaglianza di tutte le Chiese dinanzi al problema dell'unione. E ciò sotto il triplice aspetto:

 

a) psicologico, per cui tutte le Chiese devono riconoscersi ugualmente colpevoli ognuna ha da chiedere perdono alle altre;

 

b) storico, per cui dopo la separazione, nessuna Chiesa può credersi la Chiesa unica e totale di Cristo, ma tutte debbono sentire l'obbligo di riunirsi tra loro per ricostituire la Chiesa Una e Santa fondata dal Salvatore;

 

c) escatologico, per cui la Chiesa futura, risultante dall'unione di tutte le Chiese cristiane, non potrà essere identica a nessuna delle Chiese ora esistenti.

 

Non cattolico. Giusto, giustissimo quello che stai dicendo. Proprio così dovrà essere.

 

Cattolico. A te sembra giustissimo, invece tali teorie mi fanno capire chiaramente le giuste ragioni della diffidenza e dei dinieghi della S. Sede attraverso le varie disposizioni del Sant'Uffizio e dell'Enciclica di Pio XI da te citata. Tuttavia non ti nascondo che tali teorie offrono un certo vantaggio di ordine pratico, togliendo tra le varie Chiese ogni rivalità, e prospettando tutto l'arduo problema dell'unione in un piano senza ortodossi ed eretici, senza vincitori e senza vinti. Perciò si sono moltiplicate le riviste unionistiche con vari titoli, che poi nel 1946 si sono fuse in una sola con il titolo "Concilio ecumenico", il cui primo congresso venne celebrato ad Amsterdam dal 22 agosto al 5 settembre 1948.

 

Non cattolico. Come puoi trovare giuste le opposizioni della Chiesa Cattolica?

 

Cattolico. A me sembra semplice tale opposizione. Infatti la Chiesa Cattolica, fondata da Cristo si dovrebbe riconoscere identica a quella fondata da Pietro Valdo, da Martin Lutero, da Calvino, ecc. ecc.? Sembra un assurdo il solo pensarlo.

Non ti sembra un assurdo ammettere, come pretende Lutero, che ognuno di noi “deve convincersi della verità solo quando Dio stesso, nell'intimo del cuore, dovrà dirti che questa e proprio questa è la parola divina, altrimenti non sarà mai sicuro" ?

O quando, (come dice l'evangelico valdese Ernesto Combi  "avviene una rivelazione divina nella coscienza umana religiosa, la quale è pertanto l'organo della rivelazione divina, non ve ne sono altri" ?

Oppure credere, (come dice lo stesso E. Combi), che “Tutti i fedeli possono ed hanno il diritto di interpretare le S. Scritture" ? O "dobbiamo decidere da noi stessi e scegliere ciò che soddisfa la nostra ragione per avere la certezza di quello che veramente indichi la Parola di Dio"?

Il protestante che dice queste cose, così continua: "perché il nostro giudizio personale è la suprema corte d appello per capire quanto è accettabile nella Bibbia"

Non ti sembra, caro fratello, che tutte queste idee sono inaccettabili?

 

Non cattolico. Perché ti sembrano inaccettabili?

 

Cattolico. Ti sembra accettabile che ognuno di noi si deve convincere di testa propria delle verità bibliche? Ti sembra accettabile credere e convincersi che ognuno di noi ha la "rivelazione" per conto proprio? E che tutti i fedeli possono ed hanno il diritto di interpretare la S. Scrittura? Ti sembra logico che ogni fedele deve decidere da solo e scegliere ciò che lo soddisfi della Parola di Dio?

Non è un assurdo pensare che nell'interpretare la S. Scrittura il nostro giudizio personale è la suprema corte d'appello per capire quanto è accettabile della Bibbia?

Non capisci che tutto questo è anarchia, soggettivismo, non obiettività? E ti meravigli poi che la Chiesa cattolica usi tanta prudenza nei contatti con i fratelli separati, sorti proprio sulla base di tali assurde teorie e convinzioni?

Non capisci che le migliaia di divisioni prodottesi nel Cristianesimo scisso dalla Chiesa Cattolica hanno avuto origine proprio da queste errate idee antilogiche, antibibliche, anticristiane?

 

Non cattolico. Allora tu non sei propenso per l'ecumenismo, per l'unità di tutti i Cristiani?

 

Cattolico. Non lo pensare neppure. Io soffro molto e prego quasi continuamente per l'unità dei Cristiani. Le mie sofferenze sono aggravate dalle molteplici incomprensioni che esistono tra cattolici e non cattolici. Per capirne la gravità bisogna ricordare bene i fatti storici che ho segnalati alla fine del foglio precedente. La gravità insormontabile è costituita dal fatto che i fratelli non cattolici, per inspiegabili e incomprensibili ragioni, non riescono a rendersi conto di tanti loro atteggiamenti antievangelici. Tu stesso nel riportare il pensiero di Mons. L.A. Elchinger, vi avrai notato le parole: " ... mentre nella nostra Chiesa gli iniziatori di questo movimento assai spesso incontrarono odiosi ostacoli". Questa osservazione del vescovo tedesco, verissima e sempre attuale, tu non l'hai neppure notata, ma ti sei fermato a rimproverare la Chiesa cattolica per la sua troppa prudenza.

 

Non cattolico. Eccessiva prudenza che dimostra mancanza di buona volontà.

 

Cattolico. Anche su questo punto posso smentirti perché i nostri fratelli separati (Ortodossi, Protestanti e altri acattolici) furono invitati da Pio IX ad intervenire al Concilio Vat. I con lettera apostolica Arcano Divinae Providetiae, dell'8 sett. 1868, ma l'invito non ebbe risposta, Il papa Pio XI, che tu hai citato, in un discorso (16 genn. 1927) agli universitari cattolici così si esprimeva: “Per la riunione (dei cristiani) è necessario anzitutto conoscersi, perché si può dire che se l'opera di unione è caduta tante volte, ciò è dovuto in gran parte a questo: che le parti non si conoscevano. Se vi sono dalle due parti dei pregiudizi, bisogna che i pregiudizi cadano. Sembrano incredibili gli errori e gli equivoci che tra i fratelli separati sussistono e si ripetono sempre contro la Chiesa cattolica; anche ai cattolici manca talvolta il giusto apprezzamento dei loro fratelli separati, manca talvolta la pietà fraterna, perché manca la conoscenza".

 

Non cattolico. Ma Pio XI, nella enciclica Mortalium animos, insiste sul fatto del ritorno dei dissidenti in seno alla Chiesa cattolica, il che sembra soltanto un rifiuto alla realizzazione dell'ecumenismo.

 

Cattolico. E' vero che Pio XI si auspica questo ritorno. Egli ne dà, però, con chiarezza e precisione, le ragioni logiche ed evangeliche che si possono cosi riassumere:

a) Il desiderio di tutti gli uomini di rafforzare ed estendere fraterne relazioni umane, non è stato mai tanto vivo come nei tempi moderni;

b) Lo stesso desiderio va sempre più divenendo urgente anche tra quelli che si sono proposti di accettare la nuova legge promulgata da N. S. Gesù Cristo;

c) E' errato il presupposto che tutte le religioni siano ugualmente buone e lodevoli perché tutte riconoscono il dominio di Dio. Teoria questa che può condurre insensibilmente al naturalismo o all'ateismo o col pericolo che allontana l'uomo dalla religione rivelata da Dio;

d) Non è vero cristiano chi non impegna tutte le proprie forze per contribuire alla realizzazione di uno dei voti di Gesù: “Come Tu, Padre, sei in Me e io in Te, siano anch’essi una sola cosa, perché il mondo creda che Tu mi hai mandato" (Gv 17,21). Poi disse ancora: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" (Gv 13,35);

e)Il desiderio dell'unione cristiana va controllato perché le tendenze dei non cattolici sono quelle di procurare in qualsivoglia modo l'unione in un corpo solo di tutti i cristiani;

f) L'unità è necessaria, ma deve essere attuata nella rivelazione perché Dio così ha voluto: “Molte volte e in molti modi Dio ha parlato gia ai nostri Padri per mezzo dei Profeti, e da ultimo, ai giorni nostri, ha parlato a noi per mezzo dei Suo Figliuolo Gesù Cristo che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo dei quale ha fatto anche il mondo" (Eb 1,1-2);

g) E' evidente che di tutte le religioni la sola vera è quella che si fonda sulla parola della rivelazione. Né si può pensare che Gesù non abbia fondata una Chiesa, e una sola, la quale non può essere che visibile, almeno nel senso che si presenti come un solo corpo di fedeli, concordi in un solo insegnamento e in una sola dottrina, sotto un unico governo. Infatti Gesù fondò la Sua Chiesa come società perfetta, per natura esterna e sensibile, con il fine di perpetuare nel futuro l'opera salvatrice della Redenzione, sotto la guida di un sol capo (cfr Mt 16,18-20; Lc 22,31-32; Gv 21,15-17), tramite l'insegnamento della parola (cf Mc 16,15) e con la dispensa dei Sacramenti (cf Gv 3,5.6,48-59; 20,22 ss.; Mt 18,18 ecc.) fonti della grazia celeste. Perciò Gesù nelle parabole dichiarò la Sua Chiesa simile a un regno (cf A 13.), ad una casa (cf Mt 16,18), ad un ovile (cf Gv 10,16), ad un gregge (cf Gv 21,15-17).

E questa Chiesa, morti che furono il Fondatore e gli Apostoli, non poteva certo mai venir meno, poiché le era stato assegnato il compito di condurre tutti gli uomini alla salvezza eterna e le era stata assicurata, con solenne promessa, la presenza di Cristo al suo fianco "sino alla fine dei mondo" (cf Mt 28,19-20);

h) Da quanto sopra, risulta chiaro che la Chiesa fondata da Cristo deve sussistere, oggi, domani e sempre. Deve inoltre avere l'identica fisionomia di quella dei tempi apostolici, a meno che non si voglia giungere all'assurdità di ritenere che Gesù Cristo o abbia fallito allo scopo, oppure si sia sbagliato quando affermò che le porte degli inferi non avrebbero mai prevalso contro di essa (cf Mt 16,18);

i) I fautori acattolici dell'iniziativa unionistica, pensano che le parole di Cristo: “Che tutti siano una cosa sola... si farà un solo gregge ed un solo pastore" (cf Gv 17,21; 10,16), esprimano solo un voto ed una preghiera di Gesù sinora inesauditi, e che perciò non è mai esistita in passato, né esiste al presente una unità di governo e di fede, ma bisogna sperarla per l'avvenire. Quindi, dicono i fratelli separati, essendo la Chiesa composta di molte e singole Chiese, aventi in comune taluni punti dottrinali ma non essendo d'accordo con altri, debbono tutti godere e rivendicare gli stessi diritti. Tuttalpiù, essi dicono, la Chiesa forse fu unica dall'età apostolica sino ai primi concili ecumenici. Dunque, soggiungono, bisogna superare le controversie, unirsi in ciò che è comune e proporre una norma di fede nella cui professione prevalga piuttosto al sapersi il sentirsi fratelli;

l) Più o meno queste sono le cose che dicono i non cattolici. Ma non basta, perché essi dicono anche che il Cattolicesimo ha corrotto la purezza delle antiche dottrine con l'aggiunta di altre addirittura contrastanti col Vangelo, specialmente quella del primato del Vescovo di Roma.

m) E' facile comprendere che di fronte a queste obiezioni antibibliche, la Chiesa cattolica non può accettare compromessi, ma ha il dovere di difendere la Verità rivelata. Tale verità ci è assicurata da Gesù per mezzo dello Spirito Santo che "guiderà la Chiesa alla verità tutta intera" (cf Gv 16,13). Poteva Gesù - mentre dichiarò apertamente che il Vangelo non si riferiva solo ai tempi apostolici, ma avrebbe abbracciato anche tutto il tempo futuro - permettere un oscuramento progressivo dell'oggetto della fede, tale da trovarci oggi a dover tollerare opinioni contrastanti? Ma se questo fosse vero bisognerebbe pur ammettere - bestemmiando - che la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli e la sua perpetua permanenza nella Chiesa, e finanche la stessa predicazione di Cristo, hanno perduto ormai da parecchi secoli ogni efficacia ed utilità. Di più, se Gesù ordinò ai suoi apostoli di evangelizzare il mondo, impose anche a tutti gli uomini di prestar fede a questi "testimoni preordinati da Dio" (At 10,41), con la sanzione: "Chi crederà e sarà battezzato si salverà; e chi non crederà sarà condannato" (Mc 16,16). Ora, come comprendere la portata ed il valore di questo duplice precetto, cioè di insegnare e di credere, predicato dalla Chiesa di Cristo, senza la sicurezza della sua infallibilità?

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01/09/2009 08:20

Non cattolico. E' strano questo insistere dei cattolici sulla loro ortodossia legata strettamente alla divina rivelazione.

 

Cattolico. Questa tua meraviglia è sempre più sorprendente perché ai "pancristiani" è venuto a mancare il senso biblico della divina Parola. Continuando nello studio dell'Enciclica di Pio XI, dovrò ancora farti presente quanto appresso:

 

a) Giustamente il Papa dice che "non vi è carità contro la verità".

Egli si domanda: come mai la carità, di cui parlano i nostri fratelli non cattolici, potrebbe rivolgersi a danno della fede?

E' strano che proprio Giovanni, l'apostolo della Carità, dopo aver ricordato il nuovo comandamento "Amatevi l'un l’altro” poi ebbe il coraggio di dirci "Se qualcuno viene a voi e non porta questo insegnamento, non ricevetelo in casa e non salutatelo" (2 Gv 10).

Quindi, basandosi la carità sulla fede integra e sincera, occorre che principalmente sul vincolo dell'unità della fede si polarizzino gli sforzi per riunire tutti i seguaci di Cristo.

 

b) Dopo averci detto che "non vi è carità contro la verità” Pio XI ci dice anche che “la verità non si mutila".

Come é dunque possibile concepire una società cristiana i cui singoli componenti siano liberi di ritenere - anche quando si tratta dell'oggetto della fede - il proprio modo di pensare e di giudicare benché contrario alle opinioni degli altri?

Quale unità ci potrebbe essere tra fedeli che seguono sentenze diverse? E dire che le divergenze dottrinali tra i fratelli separati e tra essi e i cattolici sono cosi gravi e numerose che rendono impossibile l'unità sospirata quando si impugnano i suoi requisiti essenziali che sono, evidentemente, un unico magistero, una unica legge del credere ed una sola fede. Per capire bene quanto sto dicendo vatti a rileggere quanto dicono Lutero, Ernesto Comba ed altri protestanti che vogliono prendere dalle Sacre Scritture soltanto “ciò che soddisfa la nostra ragione... perché il nostro giudizio personale è la suprema corte d'appello per capire quanto è accettabile nella Bibbia".

Queste idee sono del tutto contrastanti con la Verità rivelata la quale, essendoci stata comunicata da Dio, non ammette distinzione - come vorrebbero molti tra i fratelli separati - tra articoli fondamentali e non fondamentali, come se gli uni si imponessero a tutti, e gli altri fossero lasciati all'arbitrio ed al gusto dei fedeli.

La verità rivelata non può né diminuire né aumentare. E' intangibile. Gli organi ufficiali creati da Gesù Cristo hanno soltanto il compito di chiarire, di esplicare, di rendere accessibili alla mente di tutti i fedeli quei punti non facilmente comprensibili od oscuri per la loro grandezza e profondità, o di dichiarare oggetto di fede verità prima ritenute da alcuni controverse.

 

c) L'Unità è realizzabile soltanto nella verità.

Ora, non possiamo pensare che Gesù non abbia fondata la "Sua Chiesa” su fondamenta stabilì, destinata a rimanere per sempre tale come Egli la volle. Già S. Cipriano diceva: “Non può adulterarsi la Chiesa, Sposa di Cristo; essa è incorrotta e pudica; una sola casa conosco, di una sola stanza custodisce con casto pudore la santità" (De Cath. Ecclesiae unitate C.). E il medesimo Santo si meravigliava che ci fosse qualcuno capace di credere che "questa unità proveniente dalla divina stabilità e saldata per mezzo dei Sacramenti celesti possa nella Chiesa infrangersi ed essere sciolta per il dissenso di volontà discordanti" (ibidem). Se infatti il mistico Corpo di Cristo, la Chiesa (cf 1 Cor 12,12) è ben connesso e solidamente collegato (cf Eb 4,15), sarebbe sciocchezza dire che il mistico Colpo si risolva in membri separati e distinti. Chiunque ad esso non è congiunto non può esserne membro né comunica con il Capo che è Cristo (cf Ef 5,30; 1,22). Tutte le scissioni e divisioni succedutesi nei secoli non hanno mandato in rovina la casa di Dio, il Mistico Corpo di Cristo, che rimane sempre uno e compatto perché sostenuto dalla continua mano di Dio.

d) Pio XI conclude la sua Lettera enciclica invitando tutti i fedeli separati a ritornare alla "Casa del Padre". Per ottenere questa grazia il papa consiglia a tutti di rivolgersi alla Madre di Gesù che ci può ottenere dal Figlio divino questa grande grazia da tutti desiderata e ardentemente attesa.

Non cattolico. Dopo tutto quello che hai detto, io mi domando: come si spiega che la gerarchia romana si è ora invece fatta ardente paladina dell'ecumenismo?

Cattolico. Certo non per le ragioni che pensano i fratelli separati, ossia perché la Chiesa cattolica è venuta a trovarsi disastrosamente isolata, perché si sarebbe ridotta a vivere ai margini del progredire umano, ecc.

Infatti la Chiesa cattolica nel Decreto sull'Ecumenismo (detto Unitatis redintegratio) non teme di dirci quello che, sebbene con parole diverse, ci avevano già detto precedentemente alcuni papi, tra cui Pio XI, ed altri Vescovi, e cioè la reintegrazione dell'unità della Chiesa di Cristo da Lui fondata come una ed unica. Già l'Apostolo Paolo (1 Cor 1,13) si domandava: è forse diviso il Cristo? E' questa la domanda che dobbiamo porci tutti anche oggi. Forse è proprio questa domanda che ha suscitato in tutti i Cristiani tra loro separati l'interiore ravvedimento e il desiderio dell'unione. E Decreto sull'ecumenismo ci fa riflettere sui seguenti punti:

 

1. Unità e unicità della Chiesa.

Per questa unità e unicità viene ricordata la preghiera di Cristo al Padre: "Perché tutti siano una sola cosa, come Tu, o Padre, sei in me ed io in te, anch'essi siano uno in noi... perché il mondo creda che Tu mi hai mandato" (cf Gv 17,21); Gesù istituì nella Sua Chiesa il mirabile sacramento dell'Eucaristia, dal quale l'unità della Chiesa è significata ed attuata. L'Apostolo Paolo, riferendosi all'unità voluta da Cristo, anch'egli ribadisce: "Un solo Corpo e un solo Spirito... Un solo Signore, una sola fede, un solo Battesimo" (Ef 4,43). Poiché “quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete vestiti di Cristo... Tutti voi siete uno in Cristo Gesù” Gal 3,27-28). Lo Spirito Santo è il Principio dell'unità della Chiesa e tutti ci unisce in Cristo. Egli opera in noi la varietà di grazie e di ministeri (cf 1 Cor. 12, 4-11), e arricchisce con vari doni la Chiesa di Gesù Cristo "per rendere atti i santi a compiere il loro ministero, affinché sia edificato il Corpo di Cristo" (Ef 4,12). Per mantenere sempre e dovunque questa unità Cristo affidò al Collegio dei Dodici l'ufficio di insegnare, reggere e santificare (cf Mt 28,18-20;  Gv 20,21-23). Tra di loro scelse Pietro, sopra il quale, dopo la sua confessione di fede, decise di edificare la Sua Chiesa; a lui promise le chiavi dei regno dei cieli (cf Mt 16,18), e dopo la sua professione di amore, gli affidò tutte le sue pecore perché le confermasse nella fede (cf Lc 22,31-32) e le pascesse in perfetta unità (cf Gv 21,15-18), restando lo stesso Cristo pietra angolare (cf Ef 2,20) e pastore delle anime nostre in eterno (cf 1 Pt 2,25; Conc. Vat. I, Sess. IV, 1870, Constitutio Pastor Aeternus: Coll. Lac. 7,482 a.). Così la Chiesa, unico gregge di Dio, quale vessillo levato tra i popoli (cf Is 11,10-12), servendo a tutto il genere umano il Vangelo della pace (cf Eb 2,17-18; Mc 16,15), compie nella speranza il suo pellegrinaggio per la meta della patria celeste (cf 1 Pt 1,3-9). Il supremo modello e principio del mistero, dell'unità nella Chiesa è l'unità nella trinità delle persone di un solo Dio Padre e Figlio nello Spirito Santo.

 

2. Relazioni dei fratelli separati con la Chiesa cattolica.

In questa Chiesa di Dio, Una ed Unica, sono sorte fin dai primissimi tempi           alcune scissioni (cf 1 Cor 11,18-19; Gal l,6-9; 1 Gv 2,18-19), condannate con gravi parole dall'Apostolo (cf 1 Cor 1, 11 ss; 11, 12); ma nei secoli posteriori sono nate dissensioni più ampie, e comunità non piccole si staccarono dalla piena comunione della Chiesa cattolica, talora non senza colpa di uomini d'entrambe le parti.

 

Non cattolico. Apprendo con piacere che il Concilio riconosce che le dissensioni si sono verificate per colpa di entrambe le parti.

 

Cattolico. Credimi, anch'io sono contento di queste parole, perché certamente al momento dei dissensi spesso è mancata la carità dovuta, la prudenza e la saggezza, oltre a pensare all'agire poco evangelico, se non addirittura scandaloso, di diversi uomini ecclesiastici, non esclusi papi e vescovi. Ma sarà bene proseguire nel nostro studio perché ci porterà tante cognizioni che molti di noi ignoriamo.

Io stavo parlando delle relazioni dei fratelli separati con la Chiesa cattolica. Il Concilio ci dice che i fratelli separati che ora nascono e sono istruiti nella fede di Cristo nelle Comunità non cattoliche, non possono essere accusati di peccato di separazione. La Chiesa cattolica li abbraccia con fraterno rispetto e amore, pur dovendo constatare che spesso le divergenze di dottrina sono così gravi da opporsi alla piena comunione ecclesiastica. Il movimento ecumenico tende appunto al superamento di tali difficoltà. Nondimeno, giustificati nel battesimo dalla fede, sono incorporati a Cristo (cfr Conc. Fiorent., Sess. VIII, 1439. Decretum ExuItate Deo, Mansi 31, 1055 A), e perciò sono a ragione insigniti del nome di cristiani, e dai figli della Chiesa cattolica sono giustamente riconosciuti quali fratelli nel Signore (cf S. Agostino, in Ps. 32, Enarr. II, 29; PL 36, 299). Anche se in questi nostri fratelli separati ci sono diverse carenze delle Verità evangeliche, noi riteniamo che lo Spirito di Cristo non ricusa di servirsi di essi come di strumenti di salvezza, il cui valore deriva dalla stessa pienezza della grazia e della verità, che è stata affidata alla Chiesa cattolica.

 

Non cattolico. Ecco, io vorrei sapere appunto da te quali sono le direttive della Chiesa romana per attuare l'ecumenismo. Io so che sono incoraggiati dei culti in comune, escluso la “communicatio in sacris", nei templi protestanti o anche cattolici. Sono poi incoraggiati gli studi biblici in comune, ecc. In tutta questa comunione fraterna non mancano però alcune precisazioni o restrizioni poste dalla Chiesa cattolica. Noi protestanti siamo ben lieti di questa nuova apertura del Cattolicesimo, anche se ci sono diversi punti che non ci convincono pienamente, quali, per es. la pretesa della Chiesa romana di esprimere essa sola il pieno cristianesimo, il constatare che nulla di fatto è cambiato nella Chiesa cattolica, anzi per la mariologia la situazione di oggi è peggiorata nei confronti di quella del sec. XVI. Si sono poi stabiliti punti di contatto tra il Consiglio ecumenico delle Chiese protestanti e la Chiesa romana. Constatata la buona volontà di questa di voler risolvere il problema dell'ecumenismo, l'Assemblea protestante di Upsala (Luglio 1968) ha approvato, senza troppe discussioni, l'operato di un Comitato misto (Protestanti e Cattolici), dandogli mandato di attuare l'inserimento, di pieno diritto nel movimento, della Chiesa Cattolica.

In base a tutti questi progressi, nel 1956 il defunto vescovo protestante Dibelius aveva sollecitato di essere ricevuto dal papa. Speciale orchestratone è stata eseguita nel dicembre 1960 in occasione della visita al papa da parte dei primate della Chiesa anglicana. Dopo di che, come in risposta a un misterioso richiamo, numerose personalità (circa 50) del protestantesimo hanno sentito il bisogno di salire, in imponente pellegrinaggio. verso la "Cathedra di Pietro".

 

Cattolico. Vedo che sei contento di tutte queste cose belle e buone realizzate tra Chiesa cattolica e Protestantesimo. Anch'io ne gioisco e mi auguro di tutto cuore che un giorno il Signore, adoperando largamente la Sua misericordia, voglia farci la grazia della integrazione dell'unità distrutta.

Spigolando nei documenti conciliari vediamo un pò cosa ci è detto ancora sull'Ecumenismo.

In merito, la Chiesa cattolica, constatato che per impulso dello Spirito Santo da più parti del mondo si tende sinceramente all'ecumenismo, il Concilio esorta tutti i fedeli cattolici perché, riconoscendo i segni dei tempi, partecipino con slancio all'opera ecumenica... promovendo il "dialogo" già avviato tra esponenti debitamente preparati.

Tutte queste cose, quando con prudenza e costanza, sono compiute dai fedeli cattolici sotto la vigilanza dei Pastori, contribuiscono a promuovere l'equità e la verità, la concordia e la collaborazione, la carità fraterna e l'unione, cosicché per questa via, a poco a poco, superati gli ostacoli frapposti alla perfetta comunione ecclesiastica, si riuniscano in quella unità dell'unica Chiesa costituita da Cristo sin dall'inizio.

I fedeli cattolici nell'azione ecumenica devono senza dubbio essere compresi del pensiero dei fedeli separati, facendo i primi passi verso di loro. I fedeli cattolici, servendosi di tutti i mezzi della grazia, devono tendere alla perfezione cristiana e sforzarsi perché la Chiesa vada di giorno in giorno purificandosi e rinnovandosi... fino a che Cristo se la faccia comparire innanzi risplendente di gloria, senza macchia né ruga (cf Eb 5,27).

I Cattolici con gioia riconoscano e stimino i valori veramente cristiani, promananti dal comune patrimonio, che si trovano presso i fratelli da noi separati e che possono contribuire alla nostra edificazione... "Questo Santo Concilio nota con gioia che la partecipazione dei fedeli nell'azione ecumenica cresce ogni giorno, e la raccomanda ai vescovi d'ogni parte della terra, perché sia promossa con sollecitazione e sia con prudenza da loro diretta".

 

Non cattolico. Non nascondo che a sentire tutti questi buoni propositi del Concilio, l'animo mi si riempie di speranza. Il Signore ci userà misericordia e potremo avere tutti la gioia di vedere unita l'unica Chiesa di Cristo.

 

Cattolico. Anche a me fa piacere sentirti parlare così e constatare in te, non cattolico, questo grande desiderio di unità.

Leggendo i documenti conciliari, nel capitolo secondo, troviamo questa intestazione: Esercizio dell'Ecumenismo.

Subito dopo è scritto: “L’unione deve interessare a tutti".

Quindi la cura di ristabilire l'unione riguarda tutta la Chiesa. Questa cura manifesta il legame fraterno che esiste fra tutti i Cristiani, e conduce alla piena e perfetta unità conforme al disegno della bontà di Dio. A tale proposito, il Concilio ricorda prima di tutto alla stessa Chiesa cattolica di doversi perfezionare, riformarsi e rinnovarsi, lì dove è necessario, così da dare garanzie e auspici che felicemente preannunzino i futuri progressi dell'ecumenismo.

Il Concilio ci avverte pure che "non ci sarà ecumenismo vero senza la “conversione del cuore, l'unione nella preghiera, la reciproca conoscenza e la formazione ecumenica".

Inoltre, il Concilio ci istruisce pure sui modi di esprimere e di esporre la dottrina della fede.

Il che va fatto senza modi che ostacolino il dialogo, nella massima carità fraterna, esponendo con chiarezza tutta intera la vera dottrina della nostra fede, senza falsi "pacifismi” che potrebbero compromettere la realizzazione giusta dell'ecumenismo auspicato.

Per quanto riguarda la cooperazione con i fratelli separati, il Concilio ci avverte: “Tutti i Cristiani - Cattolici e non cattolici - professino davanti a tutti i popoli la fede in Dio uno e trino, nell'incarnazione del Figlio di Dio, Redentore e Signore nostro, e con comune sforzo nella mutua stima rendano testimonianza della speranza nostra, che non inganna".

La cooperazione di tutti i Cristiani - anche in campo sociale - esprime vivamente quella unione che già vige tra di loro, e pone in più piena luce il volto di Cristo Servo.

Da questa cooperazione i credenti in Cristo possono facilmente imparare come gli uni possano meglio conoscere e maggiormente stimare gli altri, e come si appiani la via verso l'unità dei Cristiani.

 

Non cattolico. Ho ascoltato le considerazioni di Pio XI e del Concilio Vaticano II. Ora vorrei sentire qualche cosa più di preciso e di pratico per capire meglio il pensiero della Chiesa romana e dei cattolici in merito al modo come realizzare l'auspicata unione.

 

Cattolico. Innanzitutto sarà bene precisare che l'unione di tutti i cattolici non potrà essere vera se non realizzerà l'unità dei Cristianesimo secondo come ci dice S. Paolo (Ef. 4,1 ss.), comportandoci cioè "in maniera degna della vocazione ricevuta... sopportandoci a vicenda con amore; cercando di conservare l'unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione: un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo.... E' Lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il Corpo di Cristo, finche arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza dei Figlio di Dio..".

 

Non cattolico. Le tue parole sono esatte, esse sono di S. Paolo, ma a 2000 anni di distanza si impongono molte considerazioni. Tra le tante te ne espongo una che ci lascia tanto pensare. Si tratta di tener presente l'attuale Cattolicesimo, il quale, secondo l'esatta diagnosi del prof. Vittorio Subilia, offre tre diverse facce.

"Fino al Concilio Vaticano II esisteva un solo cattolicesimo: quello della Controriforma, chiuso in posizioni conservatrici e difensive. Col Conc. Vat. II è apparso un secondo cattolicesimo, quello detto progressista, aperto, vivo, animato dalla dinamica volontà di integrare in sè tutte le altre posizioni cristiane, religiose, umanistiche. Considero questo secondo cattolicesimo, il cattolicesimo più vero, più conforme alla sua essenza. Da qualche anno a questa parte, però, è apparso un terzo cattolicesimo, quello del dissenso, di cui sinora nessuno, né al di dentro né al di fuori del cattolicesimo, può dire verso quali direzioni si orienterà e neppure se si tratta o si tratterà ancora di cattolicesimo, in quanto sembra mettere in forse l'anima profonda del cattolicesimo, cioè il concetto di autorità, il concetto di gerarchia come rappresentante vicaria, sul piano storico, dell'autorità di Cristo; e il concetto di ubbidienza che direttamente ne consegue" (Prof. Vittorio Subilia, in “La Luce", 31 gen. 1969).

Il fatto dunque che l'unità della Chiesa romana si vada paurosamente spezzando, ci deve rendere più che mai consapevoli del valore delle affermazioni protestanti. Apparsi con il Valdismo del XII secolo e con la Riforma del XVI, precisamente come movimento di dissenso, i protestanti guardano con fraterna simpatia e sono pronti a collaborare con tutti quei cattolici che desiderano sottomettersi, insieme a loro, alla totale obbedienza all'Evangelo di Gesù Cristo.

 

Cattolico. Hai detto tante cose, ma sarà bene da parte mia, cristiano, cattolico, apostolico, romano fare qualche precisazione.

Il prof. Subilia fa delle distinzioni che devono dirsi per lo meno "inesatte".

Il Cattolicesimo del Concilio post-tridentino, dopo la disastrosa rivoluzione protestante, ha dovuto prendere atteggiamenti di un certo rigore per fronteggiare tutte le deviazioni vissute e suggerite dai "vari riformatori", e ciò a difesa della dottrina cristiana paurosamente manomessa. Col tempo le cose si sono abbastanza calmate e, dopo i vari tentativi di approccio col mondo protestante in genere, il clima è divenuto più sereno e disteso. Così, a mano a mano, guidati dallo Spirito Santo, si è giunti al Concilio Vaticano II. Dal Conc. Vat. II in poi, nel Cattolicesimo si sono notate delle discordanze provenienti da cattolici sprovveduti, non esclusi teologi e persone consacrate, che, seguendo la loro indole, "attenuata" dei tempi moderni un pò scristianizzati, hanno creduto di poter dare una certa interpretazione ai testi conciliari non troppo conforme allo spirito del Concilio stesso. Valga per tutti questo esempio.

Il Decreto sul rinnovamento della vita religiosa, al n. 2 ci dice:

“Il rinnovamento... comporta il continuo ritorno alle fonti di ogni forma di vita cristiana e allo spirito primitivo degli istituti, e nello stesso tempo l'adattamento degli istituti stessi alle mutate condizioni dei tempi. Questo rinnovamento, sotto l'influsso dello Spirito Santo e la guida della Chiesa, deve attuarsi secondo i seguenti principi:

a) Essendo norma fondamentale della vita religiosa il seguire Cristo come viene insegnato dal Vangelo, questa norma deve essere considerata da tutti gli istituti come la loro regola suprema.

b) Torna a vantaggio della Chiesa stessa che gli istituti abbiano una loro propria fisionomia... Perciò fedelmente si interpretino e si osservino lo spirito e le finalità dei propri Fondatori...

c) Tutti gli istituti partecipino alla vita della Chiesa... e sostengano le sue iniziative e gli scopi che essa si propone.

d) Gli istituti procurino ai loro membri un'appropriata conoscenza sia delle condizioni dei tempi e degli uomini, sia dei bisogni della Chiesa...

e) Essendo la vita religiosa innanzitutto ordinata a far si che i suoi membri seguano Cristo e si uniscano a Dio con la professione dei consigli evangelici, bisogna tenere presente che le migliori forme di aggiornamento non potranno avere successo, se non saranno animate da un rinnovamento spirituale, al quale spetta sempre il primo posto anche nelle opere esterne".

 

E' chiaro, da questo poco che ho riportato dei Decreto sulla vita religiosa, che il Concilio vuole un maggiore impegno spirituale per sè, per le anime, per la Chiesa, ma soprattutto un ritorno alle fonti e ai Fondatori. Purtroppo, ci sono stati di quelli che si sono fermati alle parole, rinnovamento, aggiornamento, adattamento alle mutate condizioni dei tempi, concludendo e cadendo in un atteggiamento di secolarizzazione e di imborghesimento che si è diffuso un pò in tutta la Chiesa e che il prof. Subilia e molti protestanti apprezzano come "cattolicesimo progressista, aperto, vivo, animato dalla dinamica volontà di integrare in sè tutte le altre posizioni cristiane, religiose, umanistiche  .....”.

Ma contro questo cattolicesimo "progressista, aperto.." si va sempre più levando la voce della Chiesa e di tanti cattolici e religiosi che danno la giusta interpretazione ai documenti conciliari (spesso chiariti dagli stessi pontefici, specialmente da Paolo VI). Questi sono i veri e autentici progressisti, aperti alle necessità dei tempi. Tra i giovani cattolici molti sono quelli che desiderano un cattolicesimo più autentico e genuino e condannano le infiltrazioni secolaristiche. Quindi il Cattolicesimo é stato, è, e sempre sarà Unico: quello voluto e guidato da Gesù e dallo Spirito Santo, mediante l'umile servizio del Servo dei servi di Dio, cioè di Pietro, che oggi si chiama Giovanni Paolo II.  E ciò nonostante tutte le debolezze e i pareri umani discordi, passati, presenti e futuri.

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01/09/2009 08:21

Non cattolico. Non so cosa pensare di tutto quello che hai detto.

 

Cattolico. Devi soltanto pensare che molte cose credute e dette dal prof. Subilia e da te ripetute, sono per lo meno molto inesatte. Una cosa hai detto veramente giusta e confortante: “che i protestanti sono pronti a collaborare con tutti quei cattolici che desiderano sottomettersi, insieme a loro, alla totale obbedienza all'Evangelo di Gesù Cristo".

 

Non cattolico. Sei d'accordo su questo?

 

Cattolico. D'accordissimo. Voglio ancora, però, fare delle precisazioni.

Non tutti hanno idee chiare: ci sono protestanti e anche cattolici ai quali la parola "ecumenismo" suona quasi come un grido di allarme, una battaglia da combattere o un puntiglio da vincere. Eppure è tutt'altra cosa. Esso deve essere per tutti i cristiani l'inizio e il felice conseguimento dell'unione nell'unica fede, nell'unico amore, nell'Unica Chiesa voluta e preconizzata da Cristo: "... un solo ovile sotto la guida di un solo pastore". Chi non dovesse nutrire questi sentimenti e queste speranze si squalificherebbe automaticamente dall'essere cristiano.

Gesù ha pregato non solo per i suoi apostoli ma anche "per quelli che per la loro parola crederanno in me, perché tutti siano una cosa sola... perché il mondo creda che tu mi hai mandato" (Gv 17,20-21). Come possiamo ritardare e rimanere inerti di fronte a queste parole di Gesù? Noi ci rendiamo tutti responsabili delle divisioni e colpevoli di tutto il male da esse prodotto finora.

 

Non cattolico. E' certo che non dobbiamo ritardare oltre; ed è anche vero che tutti ci rendiamo responsabili e colpevoli del grande male prodotto dalle divisioni.

 

Cattolico. La questione delle divisioni non è tanto semplice. Tu stesso - riportando il pensiero di Mons. L.A. Elchinger - ci ricordi che egli ha detto che nella Chiesa cattolica gli iniziatori del movimento ecumenico incontrarono spesso odiosi ostacoli nel contatto con i fratelli separati... Quindi il lavoro è improbo e in qualche modo ci sovrasta perché il tempo ha determinato delle barriere e degli ostacoli che sembrano insormontabili. Solo Dio “può risollevare Gerusalemme e riunire le membra disperse di Israele”. Ma se la nostra impresa sorpassa le nostre forze, non vuol dire che con l'aiuto di Dio essa non possa realizzarsi. Anzi è questa la strada maestra che dobbiamo imboccare: il ricorso fiducioso a Dio e la nostra buona volontà. Ad ognuno di noi può essere rivolto il rimprovero che Bessarione rivolgeva ai suoi connazionali (gli ortodossi) per indurli ad accettare l'unione conclusa al Concilio di Firenze: “Che rispondiamo a Dio, quando ci chiederà conto di questa scissione dei nostri fratelli, a Lui che per raccogliere tutti noi nella unità di un unico ovile è disceso dal Cielo, si è incarnato e si lasciò crocifiggere?".

Uno dei primi mezzi per raggiungere questo obiettivo così urgente, deve essere il pungente bisogno di sentirlo come cosa viva nel proprio cuore e fame oggetto di continuo studio, di profonda riflessione e, soprattutto, di fervente preghiera. Il tempo è maturo. Se finora abbiamo fatto poco o nulla per attuare il comando di Gesù, chiediamogliene umilmente perdono e mettiamoci all'opera. Studiamo umilmente e serenamente i nostri problemi, conosciamoci meglio e apriamoci all'amore fraterno che è il comandamento più caro e raccomandato dal nostro Divino Maestro. In verità sono molti i cattolici che ignorano i problemi delle nostre divisioni, che credono che i fratelli separati siano dei ribelli, ignoranti o testardi che non vogliono vedere e riconoscere i loro errori. Molti non sanno che c'è tutto un passato e che - come asseriva lo stesso Pio XI parlando ai cristiani d'Oriente - " ... Tutto quello che c'è di buono, di prezioso, di cristiano in quei frammenti dell'antica verità è che i massi staccati da una roccia sono auriferi anch'essi; e soprattutto ci si era troppo facilmente dimenticati dell'esempio deL Buon Pastore, proposto da Gesù, che, lasciate le 99 pecorelle al sicuro, se ne va Egli in cerca della pecorella smarrita".

Dobbiamo perciò rivedere le nostre posizioni, approfondire storia, teologia, pietà, vita, culto, psicologia e rivedere le cause della separazione e quelle che hanno contribuito a tenerla in piedi per tanti secoli. Forse scopriremmo meglio che molti altri motivi si intrecciarono con quelli teologici (motivi politici, antagonismi, circostanze storiche particolari ... ). E questi non sono i soli, perché bisogna tener conto delle convinzioni, della pietà, della fede e di tante altre cose buone e sante, che per tanti anni tengono viva tale separazione. Tutto ciò non si può spiegare con un semplice atto di ribellione. Come gli antichi Ebrei, anche noi potremmo ripetere: “i nostri padri hanno peccato, i quali oggi non sono, e noi portiamo il peso delle loro iniquità".

“Non è più solo alla mente - scrive A. Brunelli in "Vivere l'Ecumenismo", (Ed. Paoline, pag. 29) - che noi dobbiamo rivolgere i nostri sforzi, ma anche al cuore: più infatti che un rifiuto dogmatico, si tratta di una difficoltà di ordine morale, proveniente spesso da un attaccamento troppo spinto alla propria fede che è la fede dei propri padri, della propria gente, della propria terra, e che il dissidente non vede perché debba cambiarla, e ha paura, unendosi alla Chiesa cattolica, di tradirla e di perderla".

Ma ancora: non basta sentire e vivere il problema dell'Ecumenismo, non basta neppure lo studio e la conoscenza, perché occorre ancora, principalmente, comprendere e amare i fratelli separati, e, in ultimo, come cosa indispensabile, pregare, pregare molto.

 

Non cattolico. La preghiera, certo, ha la sua importanza. Ma ci sono tante altre cose che bisognerà saper mettere insieme, per giungere alla concordia.

 

Cattolico. E' vero che occorrono tante altre cose, come innanzi ti dicevo. Ma la preghiera ha il primo posto ed è insostituibile.

S. Agostino, rivolgendosi ai Manichei, tra i quali per alcun tempo militò, dice: "Incrudeliscano con voi quelli che non sanno a prezzo di quali sforzi si arrivi a conoscere la verità e quali difficoltà occorra superare per districarsi dall'errore. Quanto a me, io non posso dimenticare che, se ho potuto arrivare a contemplare la verità in tutta la sua purezza e senza ombre di errore, lo potei solo dopo essere stato per tanto tempo sperduto nell'errore... Oh no! Io non posso mostrarmi cattivo con voi" (cf A. Brunelli, già citato, pag. 29).

Le parole di S. Agostino ci fanno capire tutta la psicologia del tatto e dell’amore che dobbiamo usare verso chi non la pensa come noi e può vivere anche nell'errore, ma in buona fede, e, contemporaneamente, essere dinanzi a Dio più degno di chi è sulla giusta via. Perciò, qui non si tratta di voler o dover trionfare a qualunque costo, ma di puntare direttamente a Dio, alla santità e di attuare l'ammonimento di Paolo agli Efesini (4,20-32): “... in Lui (Cristo) siete stati istruiti, secondo la verità che è Gesù, per la quale dovete deporre l'uomo vecchio... e dovete  rinnovarvi nello spirito... e rivestire l'uomo nuovo... Perciò bando alla menzogna: dite ciascuno la verità al proprio prossimo; perché siamo membra gli uni degli altri... Scompaia da voi ogni asprezza... maldicenza e ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo".

Infine ci resta la cosa più importante da fare: la preghiera.

Se riflettiamo sulla situazione attuale col nostro occhio soltanto umano ci imbatteremo in ostacoli che ci sembreranno insormontabili. Ci incontreremo in individui più o meno famosi, che hanno portato lo scompiglio nella Casa di Dio. Molte di queste anime non potranno mai percepire il valore di un gemito di preghiera di anime semplici che soffrono e pregano, perché Dio sia da tutti conosciuto, amato e glorificato.

La storia infatti ci dimostra che proprio alla preghiera sono dovute le più grandi conversioni. Paolo da chi fu convertito se non dalle preghiere di S. Stefano che per se stesso pregava in piedi e per i suoi nemici pregava, come osserva S. Agostino, con le ginocchia piegate, perché più fervida fosse la preghiera? Clodoveo non fu il frutto delle preghiere di S. Clotilde e Agostino di quelle della sua madre S. Monica? E da chi furono convertiti i Donatisti se non dalle preghiere dei buoni ai quali S. Agostino aveva comandato: "Pregate per quelli che voi confutate per convincerli” ?

Da chi fu arrestata l'eresia degli Albigesi se non dalle preghiere dei Rosario, diffuso ovunque da S. Domenico di Guzman? E quando l'unità della Chiesa sembrò spezzata dallo scisma d'Occidente, non fu la preghiera di S. Caterina da Siena che s'innalzò fervida e fremente e dissipò ogni divisione? E dopo che Lutero e Calvino portarono nella Chiesa di Dio tanto strazio, non si innalzarono più vive le preghiere dei grandi santi della Controriforma, da S. Pietro Canisio a S. Carlo Borromeo, da S. Roberto Bellarmino a S. Gaetano da Thiene... a S. Filippo Neri? E non è alla preghiera che ha fatto ricorso alcuni anni orsono la dolce suor Gabriella, che venuta dall'aspra terra di Sardegna alla Trappa di Grottaferrata, vi ha fatto Immolazione della sua vita a pro dell'unità della Chiesa? Forse ella non ebbe alcuna conoscenza dei dibattiti che da secoli tengono divisi milioni di cristiani, eppure a questa sorella ignara ed amante, la discordia che lacerava il mistico Corpo di Cristo parve la piaga più dolorosa e rovinosa della cristianità. E per sanarla, con un gesto d'amore e con mani angelicamente soavi, seguendo l'intimo miraggio di avverare il sogno del divin Pastore, la piccola suora di Sardegna, in regale gesto di offerta, disse al suo Celeste Sposo: "Se vuoi che mi ammali, che muoia, sono pronta... anche a diventar consunta... anche a morire consunta...... Da quella quaresima, Suor Maria Gabriella cominciò a tossire… Tre mesi dopo una comunità di anglicani, colpita da questa offerta, scrive a Grottaferrata (nei pressi di Roma) per aver notizie, ricordi, immagini e da quel giorno il suo nome è ripetuto, anche altrove, da protestanti, metodisti, invocanti la "martire per l'unità della Chiesa”

Ecco i miracoli della preghiera!

 

Non cattolico. Certo la preghiera è una cosa molto importante, e fa veramente piacere sapere che ci sono delle anime che sono giunte fino all'immolazione per vedere tutto unito il gregge di Cristo.

 

Cattolico. C'è un periodo dell'anno in cui questa preghiera deve risuonare più fervida: il periodo della "Settimana di preghiera per l'unità dei Cristiani", che va dal 18 al 25 gennaio di ogni anno. In questi giorni da un numero immenso di anime cristiane, appartenenti a tutte le confessioni, si innalza, in uno stesso grido di invocazione, la medesima preghiera che Gesù elevava al Padre nella sera prima della sua passione: “Padre, che siano tutti una cosa sola...". In quei giorni tutti i cuori dovranno vibrare all'unisono. E' l'unità in atto che preparerà ed affretterà il compimento dell'unità perfetta. Uniamo anche noi la nostra umile voce e preghiamo con le stesse parole che risuonavano nel mattino della Chiesa sulle labbra dei primi cristiani: “Ricordati, o Signore, di liberare la tua Chiesa da ogni male e di riunirla tutta alla tua mensa. Radunala dai quattro venti, nel tuo regno che Tu le hai annunciato... Come questo pane spezzato fu dapprima grano sparso sui monti, e poi, raccolto, divenne uno, così raduna la tua Chiesa dai confini della terra, nel tuo regno" (Didaché, 9,4).

 

Non cattolico. Certo è commovente pensare che già i primi cristiani pensavano a questa unità col simbolo del grano che poi diventa pane. Credo, però, che i primi cristiani pregassero perché i pagani si convertissero per entrare anch'essi nella Chiesa di Cristo.

 

Cattolico. S'intende. Essi pregavano proprio per questo, perché Gesù è venuto per la redenzione di tutto il mondo, essendo Egli “l'autore e il perfezionatore della fede" (Eb 12,2).

Finiva l'antico Israele e nasceva il "nuovo Israele", ossia la Chiesa cristiana.

 

Non cattolico. Credo che tutte queste cose che stiamo dicendo siano anche approvate dal Concilio Vat. II.

 

Cattolico. Certamente. Ma non basta, perché il Concilio vuole molto di più. Esso è stato esplicito su questo punto ed ha dichiarato che: "Non si dà autentico ecumenismo senza interiore conversione...". `Ricordino i fedeli tutti che tanto meglio promuoveranno, anzi vivranno in pratica l'unione dei cristiani, quanto più si studieranno di condurre una vita più conforme al Vangelo" (cf Decreto sull'Ecumenismo, cap. II, n. 7).

“Volete che i Protestanti si convertano e diventino cattolici? - diceva un giorno S. Vincenzo dei Paoli ad un gruppo di sacerdoti che si lamentavano di non essere riusciti, con la loro dialettica e con le loro argomentazioni, a convertirli - ebbene, non c'é che un mezzo: Siate santi e non protesteranno piú".

Il confronto avverrà non su chi ha ragione e chi ha torto, non sul trionfo di una Chiesa sull'altra, ma nella gara di chi meglio ha saputo essere testimone vivente e convincente del divino messaggio di Cristo.

"Non è questa l'ora della rivalità - diceva morendo per la fede un venerando  vescovo ortodosso russo - oggi un'unica rivalità deve esistere, la rivalità dell'amore,. la rivalità di chi vuole meglio testimoniare il Cristo".

 

Non cattolico. Io approvo tutte queste belle cose ma non si potrà fare a meno di chiarire tante questioni esistenti tra le varie confessioni.

 

Cattolico. Giusto, è inevitabile anche questo. Però voglio ricordarti quel che tu stesso mi hai fatto notare al principio delle nostre discussioni, e cioè le parole di Mons. L.A. Elchinger, quando diceva che i cattolici, iniziatori del movimento ecumenico, assai spesso, nel trattare con i fratelli separati, hanno incontrato ostacoli odiosi.

Generalmente i cattolici, soprattutto dove sono la maggioranza, dopo aver confutato (magari già tante volte) tutte le imprecisioni storiche, gli errori biblici, le calunnie e le falsità a loro carico, non si curano abbastanza di farne propaganda, e questo per vari motivi e per ragioni di fraterna carità, mentre i fratelli separati ripetono con una perseveranza instancabile le loro dottrine anticattoliche senza tener conto e delle chiarificazioni cattoliche e della carità evangelica.

Ricordo il mio disappunto quando mi venne a mancare il foglietto "Con Roma", molto ben fatto e di facile lettura, in cui era ben chiarita la nostra dottrina nei confronti degli attacchi avversari. Mi rivolsi alla direzione editrice Elle Di Ci (LDC) di Torino e mi fu risposto che "ordini della S. Sede” avevano disposto di sospenderne la pubblicazione, in vista dell'Ecumenismo voluto espressamente dal Concilio Vat. Il.

Il foglietto "Con Roma” sempre per lo stesso motivo, non ha ripreso la sua attività, mentre quella dei Protestanti - forse proprio per questo silenzio della Chiesa cattolica - si va sempre più intensificando.

E' questo uno dei motivi che ha indotto me ed altri fratelli di fede a scrivere ed a chiarire, anche a voce, ancora una volta, i molteplici errori propalati da tante comunità cristiane.

Quanto sia necessaria oggi l'unione tra i cristiani non c'è chi non lo veda. Molti protestanti si vanno rendendo conto che le nostre divisioni sono un grande ostacolo all'evangelizzazione del mondo.

Gesù stesso - sapendo come sarebbero andate le cose - ci ha espresso il suo volere di unità tramite la ripetuta supplica al Padre: "   ... affinché il mondo creda che Tu mi hai mandato" (Gv 17,21).

La preghiera - che deve essere l'anima di tutto il movimento ecumenico - ci ricorda continuamente che l'unità é un dono del Padre, e che l'ottenerlo richiede umiltà di spirito, conversione interiore e viva fede. La riconciliazione di tutti i cristiani supera ogni capacità e ogni sforzo umano, ed è un dono cosi grande che occorre meritarselo almeno in parte; il resto, come sempre, lo fa Dio.

“Un movimento non si arresta e non si deve arrestare prima di aver ottenuto il suo scopo. Ora, noi non siamo ancora arrivati allo scopo, anche se ringraziamo Dio per il cammino percorso dopo il Concilio... La nostra ansia di arrivare, l'urgenza di mettere fine allo scandalo insopportabile della divisione dei cristiani, ci impone di evitare ogni leggerezza e ogni zelo imprudente... Non si guarisce un male amministrando sedativi, ma attaccandone le cause...”

“La Chiesa ha la sua principale manifestazione nel riunire tutti i suoi figli attorno al medesimo altare per la celebrazione dell'Eucaristia... Più noi ci troviamo come fratelli attorno alla carità di Cristo, più ci è penoso vedere che non ci siamo tutti a partecipare al grande mistero..." (Giovanni Paolo II ai membri del Segretariato per l'Unità dei Cristiani il 19 nov. 1979, cf; “La Domenica", Epifania del Signore 1979 - Ed. Paoline).

La divisione dei cristiani non è soltanto uno scandalo ma è anche un grave ostacolo alla diffusione del Vangelo. Come si può accettare un messaggio di carità e di amore annunciato da predicatori rivali? E come si può seguire un Cristo morto e risorto per la salvezza di tutti, quando viene predicato da Chiese in opposizione tra loro?

E' ovvio che questo stato di cose impedisce e ritarda la conversione del mondo. Ai cattolici, quindi, come primo mezzo di propaganda, vengono raccomandate molto caldamente la preghiera, l'autentica vita cristiana, l'amore verso i fratelli separati e l'approfondimento delle verità evangeliche. Amiamoci e nelle nostre polemiche dottrinali non perdiamo mai di vista il notissimo effato "in necessariis unitas, in dubiis libertas, in omnibus caritas" (nelle cose necessarie ci sia l'unità, nelle dubbie libertà, e in tutto sempre la carità), perché la Chiesa cattolica, Città di Dio, "ha per re la verità, per legge la carità, per misura l'eternità" (S. Agostino); e perché - secondo la felice espressione di Giovanni XXIII - in un ordine genuinamente cristiano il “fondamento è la verità, misura e obiettivo la giustizia, forza propulsiva l'amore, metodo di attuazione la libertà".

Perciò noi non dobbiamo unirci per essere più forti contro... ma per essere più fedeli, migliori servitori di Dio e degli uomini.

L'unità non si fa per un movimento tangenziale... ma per approfondimento spirituale nel Cristo. Insomma, secondo la mentalità cattolica, Ecumenismo deve essere morte a se stesso, all'orgoglio, alla propria giustizia, alla tentazione di crederci migliori. Umiltà, sincerità, approfondimento di dottrina, amore, qualità queste che bisogna avere per giungere alla verità.

 

Non cattolico. Dici delle belle parole, ma praticamente la Chiesa cattolica non ha fatto nulla ancora di veramente concreto per questa tanta desiderata unità.

 

Cattolico. Tutt'altro. L'autorità ecclesiastica, specialmente al vertice, ci dà l'esempio di tutte queste virtù necessarie alla eliminazione dello scandalo delle divisioni.

"Se qualche colpa fosse a noi imputabile per questa separazione, ne chiediamo umilmente perdono al Signore ed insieme chiediamo perdono ai nostri Fratelli se essi pensassero di avere ricevuto da noi qualche torto" (Paolo VI nel discorso di apertura della 2° sessione del Concilio Vaticano II). E pochi mesi dopo (gennaio 1964) a Gerusalemme sul sepolcro di Cristo: "Ecco, o Signore Gesù, noi siamo venuti per riconoscere il misterioso rapporto fra i nostri peccati e la Tua passione; opera nostra, opera Tua; noi siamo"venuti per batterci il petto, per domandarti perdono, per invocare la Tua misericordia" (Paolo VI).

Come vedi, fratello carissimo, abbiamo tutti il dovere sacrosanto di ricomporre "Il Cristo dilacerato”. Questa espressione è il titolo di un libro scritto da un autore francese. L'aveva già usata l'Apostolo Paolo: “mi è stato segnalato che vi sono discordie tra voi. Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: Io sono di Paolo; io sono di Apollo; E io di Cefa; E io di Cristo... Cristo è stato forse diviso? Forse Paolo è stato crocifisso per voi?" (cf 1 Cor 10,16). L'aveva ripetuto S. Agostino: "Venne il persecutore e non spezzò le ginocchia di Cristo, venne Donato, l'eretico, e frantumò la Chiesa di Cristo; integro resta il Corpo di Cristo tra le mani dei persecutori, non resta integro tra le mani dei cristiani".

 

Non cattolico. Praticamente tu dici quello che ho detto già io: Noi siamo pronti a collaborare con tutti quei cattolici che desiderano sottomettersi alla totale obbedienza dell'Evangelo di Gesù Cristo.

 

Cattolico. Io so che in queste tue parole, per se stesso cosi promettenti, ci sono poi delle riserve quali quelle già rilevate precedentemente e nella tua ultima dichiarazione quando parli “del valore della affermazioni dei protestanti, apparsi col Valdismo del secolo XII e con la Riforma dei secolo XVI”.

Noi dobbiamo unirci, si, ma non nell’”indifferentismo", non nell"unionismo", non nel "federalismo" e neppure nell'”irenismo", ma in quell'unità che ci ha comandato Gesù e che deve avere come scopo la "fraterna ed evangelica unione” come base la Verità, come metodo la Carità, come ideale la Santità, facendo continuamente nostra la preghiera del Redentore: “Siano tutti una cosa sola, come Tu, Padre, sei in Me ed io in Te, perché anch'essi siano in noi una cosa sola. Io in loro e Tu in me, perché siano perfetti nell'unità" (Gv 17,21-23) (…) “E ho altre pecore che non sono di questo ovile; anche queste Io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore" (Gv 10,16).

Quanto abbiamo fin qui detto ci aiuta a comprendere come il Vaticano II possa interpretare lo sforzo per l'unità dei cristiani - sforzo ecumenico - come lo sforzo di perfezionare un'unità già esistente anche se poco o molto imperfettamente, piuttosto che per costruire un'unità che non esiste ancora affatto.

Il compito ecumenico - afferma il Concilio - è quello di “costruire l'unico Corpo di Cristo sulla terra, al quale bisogna che siano pienamente incorporati quelli che già in qualche modo appartengono al popolo di Dio". E questo perché “solo per mezzo della Cattolica Chiesa di Cristo... si può ottenere tutta la pienezza dei mezzi di salute" (U.R. 3). Non diversamente la Professio fidei di Paolo VI: “Riconoscendo, al di fuori dell'organismo della Chiesa di Cristo, l'esistenza di numerosi elementi di verità e di santificazione che le appartengono in proprio e tendono all'unità cattolica, e credendo all'azione dello Spirito Santo che nel cuore dei discepoli di Cristo suscita l'amore per tale unità, noi nutriamo speranza che i cristiani, i quali non sono ancora nella piena comunione con l'unica Chiesa, si riuniranno un giorno in un solo gregge con un solo Pastore".

Data la situazione attuale, si capisce che lo sforzo ecumenico debba dirigersi, prima di tutto, in senso psicologico: per dissipare prevenzioni ed equivoci, che sono una autentica sedimentazione storica.

Proprio in questo senso possiamo riconoscere, con soddisfazione, che in questi ultimi anni si sono fatti molti passi: nulla ancora è stato né deciso né affrontato in sede dottrinale, dove quindi le posizioni rimangono pressoché inalterate; ma il clima psicologico è notevolmente cambiato.

Alla chiusura e diffidenza reciproca è sottentrato un desiderio di reciproca conoscenza e reciproca intesa. Taluni equivoci e incomprensioni sono state dissipate; una corrente di simpatia e di carità sembra stia avvicinando le varie parti. E questo è dovuto prima di tutto alle iniziative del pontificato, che trovarono pronta rispondenza presso personalità responsabili sia ortodosse che protestanti.

Con  l'apertura dei Concilio Vaticano II ebbe inizio il disgelo - se così possiamo dirlo - del clima sfavorevole durato per tanto tempo: al Concilio, per esempio, parteciparono, invitati dalla S. Sede, con la veste ufficiale di osservatori, rappresentanti di Chiese Ortodosse e di confessioni protestanti: la partecipazione crebbe dalla prima sessione (1962) all'ultima (1965).

Paolo VI nel discorso pronunciato alla presenza degli osservatori non cattolici in occasione della solenne cerimonia per impetrare l'unità dei cristiani, tenuta il 4 dic. 1965 nella basilica ostiense, così sintetizzò i risultati fin allora raggiunti dal movimento ecumenico:

l. Abbiamo tutti acquistato coscienza più acuta dell'esistenza del problema dell'unità;

2. Si è accesa più viva la speranza nella possibilità della soluzione;

3. Ci siamo incontrati e ci siamo meglio conosciuti non solo come individui ma proprio anche come comunità cristiane;

4. Abbiamo riconosciuto i nostri torti e abbiamo rinunciato a sentimenti profani, per ispirarci nei nostri rapporti solo alla carità.

E avendo ritrovata la via della carità siamo certamente sulla via voluta da Gesù Cristo. Le vicende dell'ecumenismo post-conciliare non debbono dar luogo a troppo facili speranze, che sarebbero illusioni e potrebbero diventare delusioni; e neppure però a riserve e a diffidenze, che potrebbero essere corrosive e finire in un inerte scetticismo. Su queste due deviazioni del genuino ecumenismo ha richiamato l'attenzione più volte Paolo VI nei suoi discorsi il 15.1.1967 denunciava l'atteggiamento di taluni che pensano "che basti la carità, certamente indispensabile, a unire i cristiani, senza l'adesione alla verità di una unica fede".

Ora questo “è un atteggiamento sbagliato, perché può essere fonte di illusioni e di delusioni, di debolezza e di conformismo punto giovevoli alla causa, del vero ecumenismo" (19.1.1966).

Il vero ecumenismo infatti - ribadisce il pontefice in un discorso del 18.1.67 - "non è semplicismo, non è irenismo superficiale e incurante delle intrinseche istanze della verità religiosa". Come afferma il Vaticano II: “Nulla è più alieno, dall'ecumenismo, quanto quel falso irenismo, dal quale viene a soffrire la purezza della dottrina cattolica e viene oscurato il suo senso, genuino e preciso" (U.R. § 11). Questi così espliciti e insistenti richiami non convinsero tutti. E così Paolo VI ebbe l'amarezza di dover ulteriormente denunciare taluni “procedimenti superficiali, frettolosi e controproducenti" (22.1.69), e talune “iniziative intempestive adottate purtroppo in varie parti del mondo" (Al Segretariato per l'unità dei cristiani, 13.11.68) da gruppi di zelanti poco illuminati e impazienti...

Bisogna invece convincersi che la via dell'unione è ancora lunga, e solo se ne verrà a capo se la si percorrerà con fermezza, pazienza e prudenza. Lo ricorda Paolo VI parlando in una solenne funzione per l'unità dei cristiani, tenuta nella basilica ostiense (4.12.65) a conclusione del Concilio, alla presenza dei rappresentanti delle Chiese e confessioni cristiane: “La Chiesa cattolica... avrebbe desiderato celebrare con voi... l'incontro finale e decisivo, ma si rende conto che si tratta di una fretta troppo umana... resta ancora molto cammino da fare, molte preghiere da innalzare al Padre dei lumi, molte veglie da affrontare..." (cf "Dottrina della fede", di Franco Amerio, pagg. 208-211).

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01/09/2009 08:22

Non cattolico. Non ti nascondo che tutti questi discorsi, per quanto possano sembrare obiettivi e prudenti, mi danno l'impressione di essere troppo forti e pongono gravi difficoltà. La Chiesa cattolica non sempre appare veramente disponibile a tutte le proposte dei non cattolici e del protestantesimo.

 

Cattolico. In qualche modo le tue impressioni non mancano di realtà, però c'é una ragione ed un ostacolo che il non cattolico non afferra.

Non cattolico. E cioè?

 

Cattolico. La ragione è che il Magistero ecclesiastico mai potrà aderire ad una unione in cui non ci sia l'unità nella dottrina cristiana. Il Cristianesimo deve risultare quello voluto e fondato da Cristo, così come suonano le parole di Cristo. L'ostacolo grave poi, è della stessa natura della ragione sopra accennata. Infatti i non cattolici, in generale, mentre dicono, con le parole che essi “sono pronti a collaborare con tutti quei cattolici che desiderano sottomettersi, insieme a loro, alla totale obbedienza dell'Evangelo di Gesù Cristo", in pratica poi intendono regolarsi secondo il pensiero di Lutero e di tanti altri che ammettono la libera o personale interpretazione della Bibbia, misconoscendo quelle prerogative da Gesù lasciate alla "Sua Chiesa" e da Lui espressamente e solennemente volute.

Non cattolico. Ti prego, un accenno a questo pensiero di Lutero e di altri, e dimmi quali sono le prerogative da Gesù espressamente e solennemente volute.

Cattolico. Queste cose le ho già dette molte volte, ma si vede che i non cattolici non se ne convincono mai e restano arroccati sulle loro posizioni che sono, appunto. antievangeliche. Quindi ripeto. Ecco il pensiero di Lutero: "Tu stesso, tu solo ti devi convincere, ti costi magari la vita. E perciò Dio stesso, nell'intimo dei cuore, dovrà dirti che questa e proprio questa è la sua Parola divina, altrimenti tu non sarai mai sicuro". Qui, come è chiaro a chiunque, vengono scartate le parole di Cristo, e ci si attiene solo al proprio parere, ossia c'è arbitrio e soggettivismo (cf "Protestantesimo Ieri e Oggi”, Roma, Libr. Ed. F. Ferrari, 1958, p. 1227, citato da R. Nisbet). Lo stesso dicasi di E. Comba (in "Cristianesimo e Cattolicesimo Romano” Ed. Claudiana, Torino, p. 13 e 34). che dice: "Sempre avviene una rivelazione divina nella coscienza umana religiosa, la quale coscienza umana religiosa è pertanto l'organo della rivelazione divina, non ve ne sono altri" (p. 13). A pag. 34 specifica: “Tutti i fedeli possono ed hanno il diritto di interpretare le Sacre Scritture - quando, bene inteso - si trovano nelle condizioni spirituali che le S. Scritture medesime richiedono ed indicano". Anche qui, arbitrio e soggettivismo. Un altro protestante si esprime con più chiarezza e ci dice: “Per avere la certezza di quello che veramente indichi e voglia la Parola di Dio, dobbiamo decidere da noi stessi e scegliere ciò che soddisfa la nostra ragione; perché il nostro giudizio personale è la suprema corte d'appello per sapere quanto è accettabile nella Bibbia" (cf Farar, "La Bibbia, il suo significato e la sua supremazia” citato da Benigno Castegnaro, p. 471).

Non credo che dopo queste mio citazioni ci possano ancora essere dubbi: qui c'è solo arbitrio, soggettivismo, distruzione della Parola di Dio. Ed è logico che la Chiesa Cattolica di fronte a queste gravi deviazioni usi tanta prudenza e anche parole forti per premunirci da affrettate e disastrose conclusioni sull'ecumenismo.

 

Non cattolico. Scusami se ti chiedo ancora: quali sono le parole di Cristo che noi scartiamo?

 

Cattolico. Te le ripeto ancora una volta; ma soltanto in breve, pregandoti di andare a controllare, personalmente i testi che ti citerò:

a)                          Gesù promette solennemente la fondazione della "Sua Chiesa" su Pietro, la consegna delle Chiavi del suo regno, e la facoltà di sciogliere e legare (cfr Mt 16,18-19);

b)                           la stessa promessa di sciogliere e legare viene estesa anche agli altri apostoli (cf Mt 18,18);

c)                           Pietro viene reso saldo nella fede dalla preghiera di Cristo e riceve il compito di confermare gli altri nella fede (cf Lc 22,31-32);

d)                          Gesù costituisce solennemente, dopo la risurrezione i suoi apostoli ministri del perdono dei peccati (cf Gv 20,21-23); Pietro è nominato suo Vicario e Pastore supremo visibile di tutto il gregge (cf Gv 21,15-17);

e)                          la Chiesa fondata da Cristo diviene Suo prolungamento e sarà da Lui assistita sino alla fine del mondo (cf Mi 28,18-20), per cui diventa colonna e sostegno della verità (cf 1 Tim 3,15), ed é custode della fede (1 Tim 6,20-21); perciò, bisogna seguirla e ascoltarla nei suoi rappresentanti (cf Le 10,16); né si può insegnare diversamente da quello che essa ci insegna (1 Tm 6,3-5); e neppure si può insegnare senza essere inviati dalla autorità ecclesiastica (cf Rm 10,15);

f)                            inoltre, il primo Vicario di Cristo ci fa sapere che la S. Scrittura non è soggetta a privata interpretazione (cf 2 Pt 1,19-21), e che bisogna guardarsi dai falsi profeti e maestri (2 Pt 2,1), e che, inoltre, chi ha voluto interpretare le S. Scritture a modo suo lo ha fatto a suo danno (cf 2 Pt 3,15-16).

 

Dopo queste necessarie precisazioni, invito i fratelli non cattolici a rivolgersi umilmente al Signore e, pregarlo che ci unisca in “un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo" (cf Ef 4,4-6).

Diciamogli pure con Naton Soderblom per il Consiglio Ecumenico delle Chiese: “Signore, sii davanti a noi per condurci, sii dietro a noi per spingerci, sii sotto di noi per elevarci, sii sopra di noi per benedirci, sii attorno a noi per proteggerci, sii in noi perché nello spirito, nell'anima e nel corpo,  noi Ti serviamo a gioria del tuo Nome! Amen!”

                                                                                    Il Signore vi dia pace

                       Frà Tommaso Maria di Gesù

(Fine confutazione del VII Capitolo) 

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