È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
QUESTO FORUM E' CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO... A LUI OGNI ONORE E GLORIA NEI SECOLI DEI SECOLI, AMEN!
 
Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

IL PAPATO - 2 -

Ultimo Aggiornamento: 01/09/2009 08:34
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 1.208
Sesso: Maschile
01/09/2009 08:25

Carissimo fratello, rispondendo alla meglio alle tue obiezioni, spero che tu abbia capito che i papi sono effettivamente i vicari di Cristo perché così da Lui stabilito e voluto. Spero che tu abbia capito che ogni papa sia stato legittimo successore: ce lo garantisce la storia della Chiesa, la quale, prima o dopo, ha accertato la verità sulla successione di ognuno, dandoci la lista degli antipapi. Gli antipapi costituiscono un lacrimevole e lungo capitolo della storia dei pontificato romano, scritto, oltre che dall'ambizione di quasi tutti gli ingloriosi protagonisti, da rivalità dottrinali, dalle conseguenze di violente deportazioni di legittimi pontefici, da fazioni in lotta tra loro, da doppie elezioni e dall'incertezza - almeno in alcuni periodi - della legislazione canonica sull'elezione dei papi, ma, soprattutto, come ho già fatto notare, da dispotica e spesso armata ingerenza dei sovrani bizantini, di re longobardi e d'Italia, di imperatori francesi e tedeschi, della nobiltà e di signorotti dell'Urbe e dei dintorni e, infine, dal partito avignonese che, anteponendo nel modo più irriguardoso e nelle più importanti questioni della vita ecclesiastica le particolari aspirazioni personali e nazionali al bene della Chiesa universale, ha dato l'avvio allo Scisma d'Occidente che è forse una delle più terribili burrasche che abbia squassato le strutture del papato durante la sua plurisecolare e stupefacente avventura. La quarantina di cotesti "anticristi" - come icasticamente ebbe a definirli Gerhoh von Reichersberg - che dal 217 al 1449 hanno turbato la pace della Chiesa sovente già paurosamente compromessa, mentre sono un severo monito sugli sconcertanti eccessi cui il potere civile, indebitamente introducendosi negli affari ecclesiastici, può spingere calcolatori senza scrupoli, rimangono un’apologia indiretta di quel pontificato romano che le indefettibili promesse divine hanno assicurato contro tutte le “porte degli inferi” (cf Encicl. del Papato, pagina 1396, ed. Paoline, Vol. II).

Quindi l'antipapa è un membro del clero o un laico che si leva contro il legittimo papa con l'intenzione di impadronirsi del seggio pontificio. Però devo anche dire che tra gli antipapi - sebbene si tratta di qualche rarissima eccezione - ci sono anche quelli che erano bene intenzionati e coloro che si videro quasi costretti da un partito o da un sovrano ad accettare un incarico che ovviamente rimaneva sempre irregolare per difetto di elezione canonica. Da ultimo si potrebbe ancora accennare al caso di Dioscoro di Alessandria (22.9.530-14.10.530) da alcuni posto tra gli antipapi e da altri tra i legittimi pontefici, secondo il vario modo di accordare i criteri storici con quelli teologico-canonici, per il semplice fatto che morì dopo l'elezione, ma prima della incoronazione (id. p. 1397).

E' da riflettere che i torbidi provenienti da ambizioni, intrighi, imposizioni, ecc., anche se tanto incresciosi, restano sempre spiegabili e comprensibili perché prodotti dalla umana fragilità; quello invece che desta meraviglia e stupore, frammisti a gioia, è la costatazione che, ciononostante, Dio non ha MAI permesso che la "Sua” Chiesa deflettesse dalla via tracciatale da Cristo, perché Cristo, come la Sua Chiesa, è sempre lo stesso: "Ieri, oggi e sempre!" (Eb. 18,8).

 

Giovanni XXIII, papa, è stato soltanto Giovanni Roncalli, mentre il Giovanni XXIII da te nominato è stato soltanto antipapa. Il Concilio di Costanza, indetto dietro le istanze di Sigismondo, re di Germania, ove egli si presentò insieme ad un altro antipapa, Benedetto XIII di Avignone, sancì la propria autorità e citò Cossa Baldassare (l'antipapa Giovanni XXIII che era fuggito) a comparire. Questi, abbandonato dal duca di Tirolo, si sottomise, fu imprigionato a Radolfeazell; il 29 maggio 1415 fu deposto dopo un breve processo "come simoniaco, dissipatore dei beni ecclesiastici, amministratore infedele della Chiesa tanto nello spirituale che nel temporale”. Il Cossa era di nobile famiglia napoletana e perciò godeva di un certo prestigio, tanto che, alla sua morte, per ordine di Cosimo dei Medici, gli fu eretto un monumento sepolcrale nel battistero della città di Firenze.

 

Non cattolico.

 

Quali sono gli argomentI di natura morale che escludono che i papi siano stati Vicari di Cristo?

 

Tra gli uomini che hanno personificato il papato ve ne sono stati alcuni grandi e degni; molti i mediocri, e se ne contano diversi che, per ampia ammissione degli storici cattolici, si sono macchiati dei più nefandi delitti: omicidio e immoralità, peculato, malversazione e concussione, simonia, condotta pagana.

Ecco quanto si ricava dalla testimonianza dei più famosi storici cattolici circa la condotta di ben quarantotto loro papi:

 

l. San Marcellino (296) morì martire, ma durante la persecuzione di Diocleziano aveva rinnegato il Cristianesimo (Saba, Storia dei Papi, I, p. 60-62; Platina, Historia delle vite dei Sommi Pontefici, Venezia, 1612, p. 23).

 

Cattolico. Prima di rispondere alle accuse mosse contro S. Marcellino, papa, voglio ricordare ai lettori, come ho fatto notare altrove, che, grazie a Dio, la S. Madre Chiesa è sempre coerente con se stessa. Ad imitazione di Cristo e dei suoi Evangelisti, essa ha il coraggio, sempre, di dire pubblicamente, a voce e per Iscritto, tutta la sua storia, quella gloriosa dei Santi e quella Ingloriosa dei suoi figli più deboli o fedifraghi. Fatta questa premessa, che rende la Chiesa sempre credibile per la sua coerenza, rispondo, anche se brevemente, alle accuse mosse dai non cattolici contro il papa S. Marcellino.

Secondo il Catalogo Liberiano successe al papa Caio il 1° luglio del 296 e governò la Chiesa romana sino al 304. Questo è l'unico dato sicuro circa il suo pontificato, essendo di certo spurie due decretali attribuitegli dallo Psuedo-Isidoro. D'altra parte, intorno alla condotta di Marcellino durante la persecuzione di Diocleziano han circolato voci sfavorevoli, che sono anche stato raccolte in alcuni scritti e sembrano confermate dall'assenza del suo nome in documenti in cui ci si attenderebbe di trovarlo. Occorre quindi esaminare le varie testimonianze, negative e positive, per giudicare della consistenza di tali voci e della legittimità di avanzare dei dubbi.

Il nome di Marcellino è omesso nella Depositio Martyrum, nel Martirologio geronimiano e nella maggior parte dei cataloghi papali dei secc. V-VII. Sta invece al suo posto nel Catalogus Liberianus e nella Depositio Episcoporum al 16 gennaio. Siccome però in tale giorno il Martirologio geronimiano riporta la deposizione di papa Marcello, qualche studioso ritiene che nella Depositio Episcoporum debba leggersi Marcello e non Marcellino.

I donatisti (ammettevano l'efficacia dei Sacramenti solo se amministrati da degni sacerdoti; la Chiesa, invece, li ritiene validi anche se amministrati da sacerdoti indegni), han ripetutamente accusato Marcellino di debolezza nella persecuzione: consegna delle Scritture e offerta di incenso agli idoli. Questa accusa, lanciata verso il 400 da Potiliano, vescovo di Costantina, e ripetuta nel Chronicon donatista del 427, è stata raccolta e sviluppata al principio dei sec. VI negli Atti dello pseudo Concilio di Sinuessa, i quali narrano come in seguito alla caduta di Marcellino che aveva offerto incenso agli idoli, si radunarono 300 vescovi a Sinuessa per giudicarlo.

Marcellino dapprima negò, poi confessò il suo peccato. Ma poiché i vescovi si rifiutarono di condannare il vescovo della prima sede, Marcellino si scomunicò e depose da se stesso. Un ulteriore sviluppo si ha nella Passio Marcellini, ora perduta, e da questa è passato verso il 530 nel Liber Pontificalis che racconta come Marcellino sacrificò, poi dopo qualche giorno si pentì e perciò fu decapitato insieme ad altri tre cristiani e il suo corpo venne sepolto dal prete Marcello nel cimitero di Priscilla.

 

E' lecito da queste testimonianze concludere la caduta di Marcellino nella persecuzione?

 

Sembra di no. Infatti, si deve senz'altro rigettare l'accusa proveniente dai donatisti, giacché essa compare un secolo dopo il fatto; gli stessi donatisti l'hanno taciuta alla Conferenza di Cartagine del 411, e S. Agostino, che la riporta, l'ha recisamente respinta come non provata.

Il Liber Pontificalis non ha alcun valore in questo genere di notizie. Gli Atti del Concilio di Sinuessa sono una evidente falsificazione, fabbricata all'inizio del sec. VI, in occasione dello scisma laurenziano, per sostenere il legittimo papa Simmaco e per provare l'assunto: "prima sedes a nenime indicatur". Non è affatto sicuro che nella Depositio Episcoporum debba leggersi Marcelli e non Marcellini.

L'omissione del suo nome nella Depositio Martyrum si spiega benissimo pensando che sia morto di morte naturale, il che, se non è confermato, non è neppure negato da Eusebio (Hist. Eccl, VIII, 32).

L'omissione in molti cataloghi dei papi si può spiegare con la facile confusione dei due nomi e con il fatto che,  molto probabilmente, non ci sarebbe stato un papa Marcello e sarebbe quindi inteso Marcellino sotto il nome di Marcello.

L'omissione, infine, nel Martirologio geronimiano significa solo che il suo culto era poco propagato. Del resto è certo che Marcellino ha ricevuto il culto presso il suo sepolcro.

Dunque la questione della caduta di Marcellino non avrebbe alcun fondamento.

Di conseguenza, non ha senso la teoria di Gaspar che vede in quelle omissioni una "damnatio memoriae" (= volutamente taciuta memoria), simile a quella che era in uso nell'impero.

Nella Chiesa tale procedimento non fu in vigore, poiché la legittimità dei vescovi si fondava proprio sulla loro successione e continuità. E se dopo il sec. IV invalse presso gli orientali, sotto l'influsso della corte bizantina, l’espunzione del nome di qualche vescovo dai dittici liturgici, mai ne fu cancellato il nome dai cataloghi vescovili.

 

Non cattolico. Non ti sembra che tutto ciò che hai detto, possano essere semplici giustificazioni per riabilitare un papa? E dimmi, tutte queste notizie da dove le hai attinte?

 

Cattolico. Meno male che tu stesso all'inizio hai dichiarato che gli storici cattolici non tacciono i difetti della Chiesa e di persone ecclesiastiche, fossero anche papi. Se tu scavi nella storia troverai tutte quelle cose che io ti ho riferite. Ti suggerisco di consultare, come ho fatto io, l'Enciclopedia Cattolica, alla voce Marcellino papa, e ti accorgerai, consultando la bibliografia, quanti autori hanno trattato tale questione.

Vedi, i non cattolici, e quindi anche tu, come ho avuto occasione di dire altrove, si fermano alla parte negativa delle questioni che riguardano la Chiesa e finiscono per vedere solo l'errore e, quindi, necessariamente mancano di obiettività. Il sistema di mettere in evidenza il male, accumulandolo per ingrandirlo, e tacendo tutta la parte positiva senza confrontarla con quella negativa, porta ai risultati che, in genere, i non cattolici o altri avversari si propongono, ... mortificano così l'obiettività e spesso, anche la verità.

 

Non cattolico. Cosa mi risponderai su papa Liberio (352) e santo per giunta, quando di lui S. Girolamo afferma che, insofferente delle pene dell'esilio, sottoscrisse all'eresia (ariana) e tornò vittorioso a Roma? (A. Du Chesno, Histoire des papas, I. Parigi, 1616, p. 15 1).

 

Cattolico. Risponderò, anzitutto, che i tuoi giudizi, come il solito sono un pò affrettati. Infatti, se vai a guardare l'Enciclopedia Cattolica, troverai molte notizie storiche da te neppure accennate.

Nulla di certo si sa della sua vita precedente al papato: secondo il Liber Pontificalis sarebbe romano d'origine; secondo l'epitaffio, che non è sicuro sia di Liberio, sarebbe stato lettore e poi per alcuni anni diacono. Gli inizi del suo pontificato, che va dal 17 maggio 352 al 23 settembre 366, coincidono con la campagna scatenata dall'imperatore Costanzo II per imporre a tutti i vescovi il ripudio dell'omousios

(= consustanziale) e la condanna di Atanasio. Liberio non stette inoperoso. Invitò Atanasio a Roma, che invece inviò un memoriale sottoscritto da 80 vescovi egiziani. Liberio lo fece esaminare in un sinodo e si dichiarò solidale con Atanasio. Allo stesso tempo inviò un'ambasceria a Costanzo ad Arles, per implorare la convocazione di un concilio generale ad Aquileia. L'imperatore lo fece tenere nella sua residenza di Arles (351) e riuscì a far condannare Atanasio anche dai legati romani. Si rifiutò solo Paolino di Treviri che fu esiliato. Rattristato per la defezione dei suoi legati, Liberio domandò un nuovo Concilio, che l'imperatore stabilì a Milano (355). Ma di nuovo le violenze e le

minacce ebbero ragione sui convenuti, eccettuati i legati romani, Eusebio di Vercelli, Lucifero di Cagliari e Dionigi di Milano che furono esiliati e le loro sedi occupate da vescovi remissivi. Liberio li consolò con una lettera, nella quale si raccomandava alle loro preghiere per la prova che l'attendeva. Difatti poco dopo giunse a Roma l'eunuco Eusebio con l'incarico di indurre Liberio a condannare Atanasio, e non essendovi riuscito, lo fece rapire di notte e condurre a corte a Milano. Quivi pure Liberio si riportò con mirabile fortezza e dignità, sicché Costanzo lo esiliò a Berea in Tracia (355) e mise al suo posto l'arcidiacono Felice. Sul finire del 357 Liberio fu condotto alla corte di Sirmio, ove cooperò con Basilio di Ancira a rivolgere il favore imperiale dagli anomei (eretici ariani del IV secolo), alla fazione moderata. Durante il 358 Liberio poté tornare a Roma, accolto con gioia ed affetto dai fedeli che non vollero sapere di un pontificato a due, Liberio e Felice, onde questi, dopo un inutile tentativo di ripresa, si ritirò definitivamente. Liberio non partecipò né inviò legati al Concilio di Rimini (359), il che gli permise poi di condannarne le decisioni, di associarsi alle iniziative conciliatorie prese al Sinodo di Alessandria (362) e di prescrivere ai vescovi italiani di perdonare ai loro fratelli ritornati sinceramente alla fede nicena, impedendo così che si affermasse in Italia lo scisma Luciferiano (Lucifero con le sue idee e la sua intransigenza aveva creato disordini nella Chiesa).

Nel 366 giunsero a Roma tre vescovi legati di 64 vescovi omeusiani, per ripristinare la comunione con la Sede apostolica. Liberio volle che essi per iscritto,

accettassero la fede nicena, condannassero la formula di Rimini e tutti gli errori ad essa fede contrari e riconoscessero i diritti pontifici in caso di controversie. Ciò ottenuto, concesse la sua comunione e diede loro lettere dirette ai 64 vescovi e a tutti gli ortodossi dell'Oriente che furono lette ed approvate al Concilio di Tiana ed avrebbero operato una piena pacificazione, se non fosse intervenuto ad impedirlo l'imperatore Valente. Nel frattempo però Liberio era già morto. A lui si deve la costruzione della Basilica Liberiana, rinnovata da Sigto II (S. Maria Maggiore). Il suo nome fu iscritto nel Martirologio geronimiano, mentre fu escluso dal Martirologio romano, a causa non tanto delle calunnie del Liber pontificalis, che lo presenta quale eretico persecutore dei cattolici, quanto della debolezza con cui avrebbe comprato il ritorno a Roma.

 

Non cattolico. Finora hai presentato questo papa quasi come un eroe, invece San Girolamo ci dice che il suo ritorno a Roma fu ottenuto per aver sottoscritto all’eresia ariana.

 

Cattolico. In verità, come ho già detto sopra, egli avrebbe avuto la debolezza di aver comprato il ritorno a Roma. Però la questione è controversa. Tra i Padri della Chiesa, Sant’Atanasio vi accenna due volte: nell'Apologia contra Arianos, scritta nel 350 ed ampliata verso il 360, menziona Liberio tra i vescovi a sé favorevoli; però aggiunge che non ha sopportato sino alla fine le privazioni dell'esilio (cap. 8); nell'Historia arianorum ad monachos, scritta verso la fine del 357, dice che Liberio dopo due anni di esilio, vinto dalle minacce di morte, vacillò e sottoscrisse (cap. 41). Ambedue i passi sembrano indicare, nel loro contesto, che ciò consistesse nell'abbandono di Anastasio. S. Ilario, nell’invettiva lanciata nel 360 contro Costanzo, scrive di non sapere se l'imperatore commise maggiore empietà nell'esiliare Liberio o nel rimandarlo (Contra Costantium, cap. 2). S. Girolamo, sia nel Chronicon (Ad an Abr., 2635 = a. 352), che nel De viris illustribus (cap. 97), parla di sottoscrizione di una formula eretica. Il 1° documento della Coliectio Avellana nel riportare la risposta di Costanzo alle richieste dei romani: "Avrete Liberio migliore di come è partito", commenta: “Ciò indica il consenso con cui aveva ceduto alla perfidia”. Rufino finalmente riferisce, senza far sua l'una o l'altra, le due versioni correnti; del ritorno comprato da Liberio con l'acquiescenza alla volontà imperiale, o dovuto all'accondiscendenza di Costanzo alle richieste del popolo romano (Hist. Eccl., 1, 27). E' evidente che al momento del ritorno di Liberio a Roma correva la voce che Liberio avesse ceduto in qualche cosa a Costanzo. Lo storico greco Sozomeno, che scrive su buone informazioni nel sec. V, dice che Liberio avrebbe acceduto ad una delle formule di Sirmio, d'accordo con Basilio d'Ancira, per rimettere la pace in Oriente e ritornare a Roma. Rimangono però 4 lettere che Liberio, avrebbe scritto dall'esilio e sono conservate nei Fragmenta di S. Ilario di Poitiers; in esso Liberio si mostra preoccupato di scindere la sua responsabilità da quella di S. Atanasio e di ottenere a qualunque costo il ritorno a Roma. La disputa sulla loro autenticità è tutt'altro che chiusa, e recentemente fu notato che “la mancanza dei 'cursus velox' e delle altre caratteristiche proprie del periodare di Liberio, rendono molto improbabile l’opinione di coloro i quali sostengono che le quattro lettere aritmiche furono dettate dal Papa” (Fr. Di Capua, Il ritmo prosaico nelle lettere dei papi ecc., Roma, 1937, p. 240). In ogni modo, se colpa ci fu in Liberio, questa non coinvolge l’infallibilità pontificia. Perché questa fosse coinvolta, sarebbe stato necessario che Liberio, oltre a condannare Atanasio ed entrare in comunione con gli orientali, avesse sottoscritto una formula apertamente eretica ed avesse inteso di imporla a tutta la Chiesa. Ma ciò non risulta affatto. La questione è quindi di ordine storico e non teologico. In ogni modo merita di essere ricordata l'osservazione di P. Batiffol: "Liberio ed Ilario di Poitiers avevano tesa la mano a Basilio di Ancira; nessuno ne fece rimprovero ad Ilario; dovremo trattar meno bene Liberio? Per il momento Costanzo gli fu grato che avesse cooperato ad una pace le cui condizioni si credevano sicure e stabili" (La paix constantinienne et le catholicisme, Parigi, 1914, p. 465 ess.), (cf Enc. Catt., alla voce Liberio Papa). Non nascondo che tutta questa storia sul Papa Liberio è veramente interessante e commovente. Quanti sforzi, quante sofferenze ha subito questo papa per difendere l'ortodossia della fede. E' davvero ammirevole ed ha meritato l'alta qualifica della santità. E' facile comprendere che con tanti nemici e avversioni si saranno dette e scritte  molte cose contro di lui che sono poi passate nella storia, in quella storia da cui ha attinto anche San Girolamo. La prova più bella della sua innocenza mi sembra la richiesta all'imperatore da parte dei romani e la loro festosa accoglienza al ritorno a Roma del loro amato papa Liberio.

Il terzo papa préso in considerazione nella lista è S. Damaso (366).

 

Non cattolico. Alla elezione di S. Damaso si scatenò una furibonda rissa fra i suoi sostenitori e quelli di Ursino. Ma il partito di Damaso ebbe la meglio dopo essere venuto alle mani con gli oppositori nella Chiesa di Ursino, con morti e feriti (Saba, Storia dei Papi, I, p. 82; Platina, Historia delle vite dei Sommi Pontefici, Venezia, 1612, p. 53).

 

Cattolico. Carissimo fratello, con la mentalità e l'ambiente di quell'epoca, è facile vedere lotte e contese. Anzi, anche durante le persecuzioni, l'ambizione e altri vizi riuscivano a sobillare, nel corpo elettorale del clero e del popolo, alcuni elementi capaci di creare uno scisma eleggendo un altro candidato opposto al primo. Se simili traviamenti erano possibili in un periodo in cui il papa veniva, per il fatto stesso, designato alla persecuzione, non c'è da stupirsi che l'ambizione producesse effetti uguali dopo che la pace fu concessa alla Chiesa e il papa divenne un personaggio la cui situazione sociale era tra le più desiderabili.

Di qui ebbero origine le numerose lotte che, fin dal sec. IV, sboccarono nello scisma. Basterà citare, appunto, l'elezione di papa Damaso (366-384), un austero prete spagnolo e amministratore di vaglia, a cui un partito composto di chierici impertinenti e della parte meno stimata del popolo oppose un diacono ambizioso e intrigante, Ursino (366-67).

La lotta degenerò in una sanguinosa guerra civile; i partigiani dell'antipapa Ursino invasero basiliche e chiese e le abbandonarono soltanto dopo d'averle contaminate di centinaia di cadaveri. Ci volle l'intervento severo, attivo e tenace del prefetto di Roma Pretestato per assicurare la vittoria di papa Damaso.

L'autorità imperiale costatò così quale influenza irresistibile poteva esercitare in quei conflitti; anzi ne approfittò per i suoi scopi politici e amministrativi, usando i più "rispettabili pretesti".

Con i suoi mezzi d'azione essa favoriva i propri candidati, fossero o no legittimamente eletti, possedessero o no le qualità necessarie e il suffragio dei sacerdoti anziani, del clero secondario e del vero popolo cristiano (cf Encicl. dei Papato, Ed. Paoline, Vol. 1, 2^ ed., pp. 243-244).

Da quanto ho detto precedentemente sia degli intrighi dell'ambizioso Ursino, sia degli interventi dell'autorità imperiale, si può capire come fosse travagliata e combattuta la vita del papa. Si aggiungevano a tante tribolazioni anche quelle causategli dagli eretici, sempre attivi, luciferiani, novazionisti e donatisti di Roma.

Damaso non poté occuparsi degli interessi generali della Chiesa quanto si sarebbe da lui desiderato. Fece tuttavia moltissimo. Egli è il primo papa che ogni anno, il giorno della sua elezione (30 sett.), pare radunasse a concilio attorno a sé i Vescovi dell'Italia suburbicaria. In tali concili prese molte deliberazioni interessanti la Chiesa universale.

Fu molto attivo e combatté le eresie, procedette in vari sinodi contro gli ultimi vescovi Ariani occidentali (specialmente illirici) appoggiando in ciò l'azione più energica  di Ambrogio, accolse in Roma, dal 373 al 378, Pietro profugo dalla sua sede di

Alessandria, fu buon assertore del primato papale, tanto che Teodosio richiamando l'impero d'Oriente al cattolicesimo dava a quei vescovi per norma la fede seguita da Damaso di Roma e Pietro di Alessandria. Damaso è il papa delle prime decretali e anche il primo scrittore che illustrasse la cattedra di S. Pietro. Non fu invece il primo ad occuparsi di edilizia ecclesiastica, ma superò facilmente tutti i predecessori. Gli archeologi se lo sono scelti a protettore. Fu anche scrittore e poeta. Ebbe molta corrispondenza con S. Girolamo che scelse a suo segretario. Si fa risalire anche a Damaso l'uso occidentale di salmodiare nelle chiese, concludendo i salmi con il Gloria Patri.

 

Non cattolico. Da quanto dici sembra che papa Damaso vada piuttosto ammirato che condannato.

 

Cattolico. E' chiaro che se l'ambizioso e intrigante Ursino fosse stato un pò meno scorretto e se non avesse con i suoi poco onesti sostenitori invaso le chiese e le basiliche, molto probabilmente i fatti avrebbero assunto proporzioni più modeste o anche insignificanti dal punto di vista storico.

 

Non cattolico. Sono curioso di sapere quale risposta darai sul papa Zosimo (417), il quale tributò i più grandi elogi all'eretico Pelagio e alla sua dottrina che, più o meno volentieri, fu poi costretto a condannare (L. Duchesne, Histoire ancienne de l'Eglise, III, Parigi, 1911, pp. 234, 239).

 

Cattolico. Come di solito, le tue parole sono sempre tratte dall'errore, da autori che propendono per l'errore o da frasi poco chiare o equivoche. La questione di papa Zosimo e dei pelagioni è molto semplice. Si sa dalla storia che il papa Innocenzo I, di Albano (401-417), il 27 gennaio del 417, condannò i due punti principali dell'eresia pelagiana, cioè l'inutilità della grazia e l'inefficacia dei battesimo dei bambini e scomunicò Pelagio e Celestio. Con la morte di Innocenzo I, Pelagio cerca di abbindolare il suo successore che è appunto il papa Zosimo, e, subdolo e menzognero, egli fa presso il nuovo papa, una ritrattazione dei suoi errori e una (falsa) professione di fede. In base a tale ritrattazione Pelagio e Celestio sono dichiarati innocenti e i loro oppositori biasimati. Ma il papa, meglio informato, ritira subito la sua sentenza e conferma le decisioni dei due nuovi concili africani (417 e 418), di cui uno aveva giudicato insufficiente la ritrattazione e invitati gli eretici a pronunciarsi sulla necessità della

grazia, mentre l'altro, quello di Cartagine (418), presieduto da S. Agostino, aveva anatemizzato l'errore in nove articoli. Il Concilio di Roma del 418, convocato da papa Zosimo, lancia contro la dottrina dei seguaci del pelagianesimo una condanna definitiva, che viene comunicata a tutto l'episcopato in una lunga lettera circolare celebre con nome di Tractoria. Quasi dovunque il documento pontificio è accettato, e l'imperatore, bandendo i vescovi renitenti, che saranno poi condannati neI concilio generale di Efeso del 431, mette fine alla controversia.

 

Non cattolico. E allora, secondo te, anche papa Zosimo non ha errato?

 

Cattolico. Non credo che tu voglia chiamare errore dottrinale, l'aver prestato fede a due imbroglioni che sembravano sinceri nel ritrattare i propri errori. Gli imbroglioni sono stati sventati e l'errore è stato regolarmente e fermamente condannato (cf Encicl. del Papato, Vol. I, pp. 424-425). Quindi non è esatto dire che Damaso tributò grandi elogi all'eretico Pelagio e alla sua dottrina e che, poi, più o meno volentieri, fu costretto a condannare.

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 03:06. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com