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IL PAPATO - 2 -

Ultimo Aggiornamento: 01/09/2009 08:34
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01/09/2009 08:25

Non cattolico. Andando avanti di questo passo tu avrai il coraggio di giustificare tutti i papi che la storia ci segnala come persone che hanno evidentemente errato sulla dottrina cristiana, o che sono stati evidentemente degli indegni.

 

Cattolico. Non intendo assolutamente ergermi a paladino dell'errore e del male, ma desidero e voglio fermamente essere obiettivo, chiaro e preciso. Non ho pregiudizio in materia e perciò credo nella storia vera e non in quella di parte, spesso inventata, ingrandita, diminuita o comunque manipolata dagli avversari della Chiesa. Questa storia partigiana ci porge come certo ciò che è dubbio e viceversa, come errore ciò che è una semplice questione di opinioni, o come eresia ciò che è invece soltanto qualche inesattezza commessa da qualche papa semplicemente perché male informato su certi problemi. C'è chi pretende che il Papa non solo sia infallibile su materia di fede e di morale, ma che sia sempre ineccepibile su qualunque altra dottrina. E queste sono opinioni errate di chi vuol denigrare per rafforzarsi nelle proprio idee e propagandarle con la speranza di ottenere adesioni, specie tra persone ignoranti o, comunque, malamente informate.

 

Non cattolico. Il papa S. Celestino I (422), falsificò gli atti del Concilio di Nicea per dimostrare il suo diritto a giudicare in appello le cause ecclesiastiche (L. Duchesne, III, p. 256).

Cattolico. Carissimo fratello Nisbet, ho perduto diverso tempo per scoprire la falsificazione degli atti del Concilio di Nicea da parte di papa Celestino I. Dopo lunghe ricerche mi sono accorto che molto probabilmente ci devono essere delle imprecisioni in quello che dici.

Infatti dalla storia dei Concili, accertiamo che il Concilio di Nicea (primo Concilio ecumenico tenutosi nel 325) fu presieduto dal papa Silvestro I tramite i suoi rappresentanti; mentre S. Celestino I, per mezzo del patriarca di Alessandria S. Cirillo, e dei suoi legati, d'accordo con l'imperatore Teodosio II, presiedette il III Concilio ecumenico di Efeso nel 431 per la condanna degli errori di Nestorio. Detto questo potrei sentirmi soddisfatto di aver risposto alla tua obiezione che dovrebbe, come sembra, essere inesistente.

A meno che - ammesso l'errore di aver citato Nicea al posto di Efeso - tu voglia riferirti proprio al Concilio di Efeso dove effettivamente S. Celestino è intervenuto con la sua autorità, non per falsificare ma per precisare i diritti della Sede Apostolica. Leggiamo infatti a pag. 109 nell'Enciclopedia dei papato: "E' certo che papa Celestino, per mezzo dei suoi legati, ha presieduto effettivamente, e con presidenza di autorità, il Concilio di Efeso del 431, il quale ha coscientemente e deliberatamente messo in pratica le sue istruzioni. Difatti, da una parte, nelle sue istruzioni ai legati mandati ad Efeso, papa Celestino afferma: "Ordiniamo che venga rispettata l'autorità della Sede Apostolica... Se ci sono dei dibattiti voi dovere pronunziarvi sulle opinioni dei vescovi ma non accettarne la discussione"; d'altra parte nella condanna di Nestorio, alla fine della prima sessione, i Padri dichiarano che essi vi sono stati costretti dai sacri canoni e dalla lettera del Nostro Santissimo Papa e collega della città di Roma. Nella seconda sessione, Firmo, vescovo di Cesarea, parla allo stesso modo: "Celestino ci aveva in precedenza prescritto una sentenza e una regola che noi abbiamo seguita e messa in pratica", e nella sua relazione all'imperatore l'assemblea dichiara che in concilio s'è conformata all'esempio e al giudizio di Celestino.

 

Non cattolico. Da quanto tu stesso hai, riferito, non ti sembra che il papa Celestino abbia voluto fare da despota?.

 

Cattolico. Niente affatto. Io vedo soltanto un papa che usa tutti i suoi diritti e doveri con la massima energia, trepidando per l'ortodossia della dottrina cristiana ed ergendosi come un macigno contro l'errore.

 

Non cattolico. Dunque, anche papa Celestino è un altro eroe da lodare?

 

Cattolico. Certamente, se i fatti storici sono quelli che io ti ho riferiti. E se ho sbagliato correggimi.

 

Non cattolico. Sono curioso di sentire la tua risposta su un altro papa: S. Silverio, figlio del papa Sant' Ormisda, che ebbe il pontificato per imposizione del re dei Goti (Saba, I, p. 180; Platina, p. 106).

 

Cattolico. Le notizie che trovo su S. Silverio papa, dopo molte ricerche sono le seguenti. Ebbe un breve pontificato (536-537). Fu nominato papa per l'influenza di Teodato re dei Goti. Oriundo di Frosinone, figlio del papa Ormisda.

Il suo breve pontificato fu coinvolto e travagliato dalle lotte politiche e religiose che in quegli anni turbavano l'Italia e delle quali Silverio cadde vittima. Avendo il re Belisario ripreso Roma, Silverio fu arrestato ed esiliato per gli intrighi dell'ambizioso Vigilio, che si fece intronizzare al suo posto il 29 marzo 537. Scopertesi le calunnie ordite a suo carico, l'imperatore Giustiniano ordinò che Silverio fosse ricondotto a Roma e sottoposto ad un regolare giudizio, ma giunto in Italia fu consegnato a Vigilio che lo fece relegare nell'isola Palmaria dove morì di stenti e di fame. Il suo sepolcro divenne meta di pellegrinaggi ed il Signore vi operò anche miracoli.

Del papa Ormisda sappiamo che era di carattere pacifico, ma energico tutore dei diritti della Chiesa e difensore della dottrina cattolica, si adoperò grandemente per estinguere gli scismi che alla sua elezione funestavano la Chiesa.

 

Non cattolico. Conclusione, altri elogi da tributare al papa Silverio?

 

Cattolico. lo non voglio fare il paladino di papi che meritano biasimo. Ma stando così le cose, non mi sento di condannare il papa Silverio perché è il figlio di Ormisda, papa, e perché la sua elezione avvenne per l'influsso del re dei Goti.

Papa Ormisda era ammogliato prima di essere ordinato diacono. Egli succedette a San Simmaco senza contrasti di sorta. Emanò savie leggi ed ebbe la gioia di poter comporre nel 518 lo scisma di Acacio, mediante una regola di fede da lui completata e passata alla storia con in nome di formula di Ormisda. Questo papa fortunato salutò la conversione di Clodoveo e l'ingresso dei Franchi nella Chiesa.

Papa Silverio è figlio di Ormisda, come abbiamo detto, ma tutto ciò non pone nessuna difficoltà o negatività nei riguardi del padre perché si sa che fin dai primi secoli (Concilio di Elvira del 305, can. 33, e anche quello di Nicea, (325, can. 3) è comminata la proibizione di usare del matrimonio dopo l'ordinazione diaconale, presbiterale o vescovile, pena la espulsione dall'ufficio clericale.

Né mi sento di condannare assolutamente Silverio perché divenuto papa con l'appoggio del re Teodato. L'elezione fu regolare e Silverio da papa si è comportato degnamente tanto che il suo sepolcro divenne meta di pellegrinaggi ed il Signore vi operò dei miracoli. Tutto ciò ci dice che fa un santo uomo e la Chiesa infatti lo venera come tale.

Non cattolico. Adesso desidererei sapere quale panegirico, tesserai per il papa Vigilio (537) il quale mandò il suo predecessore S. Silverio in esilio nell'isola Palmaria (SIC). “Stimolato dal solito pizzicore della suprema dignità" promise denaro al re Belisario perché gli assicurasse il papato. Finì per morire in Sicilia di male di pietra: “Questo fu il fine di Vigilio, morendo per giusto giudizio di Dio, consumato da una travagliosissima infermità: quegli che costretto aveva il suo santo predecessore Silverio a morire in una isola; e avendo fatto strada con male arti al pontificato, fu sempre combattuto da immense tempeste" (Baronio, I, p. 49; II, p. 70; Saba, I, p. 440).

Cattolico. Si sa che Vigilio era un patrizio e fu nunzio a Costantinopoli. Giunse al potere con mezzi illeciti, ebbe la protezione di di Teodora, moglie dell'imperatore Giustiniano, la quale volle farne un papa sperando che fosse complice nei suoi maneggi per i monofisiti (= eretici che ammettevano in Cristo una sola natura, la divina). Giunto a Roma vi trovò papa Silverio. Nel marzo del 537, cominciava l'assedio di Roma da parte del nuovo re Vitige; Belisario che difendeva la città in nome di Giustiniano volle liberarsi di Silverio che accusò di complotto coi Goti e lo cacciò da Roma. Fu eletto allora pontefice Vigilio e consacrato il 29 marzo 537. A Teodora che lo richiamava alle precedenti promesse rispose fieramente. Partecipò a tutti i pericoli del lungo assedio e quand'esso finì nel marzo dei 538, con la ritirata dei Goti si adoperò per riparare ai danni da loro causati alle basiliche suburbane ed ai cimiteri dei Giordani sulla Salaria, di Callisto, dei SS. Pietro e Marcellino, ecc.

Era cominciato nel 545 il secondo assedio di Roma per opera del re goto Totila quando il 22 novembre Vigilio fu costretto, per volere di Giustiniano, a lasciare Roma per la Sicilia donde procurò di aiutare gli assediati. Il 25 gennaio del 547 giunse a Costantinopoli dove lo attendevano le lunghe e sfibranti trattazioni con l'Imperatore, e poi col Concilio a proposito dei Tre Capitoli. Nel 533 egli otteneva da Giustiniano la Prammatica Sanzione per riordinare le condizioni d'Italia dopo le desolatorie guerre gotiche. Ottenuto il permesso di ritornare a Roma, morì a Siracusa durante il viaggio il 7 giugno del 555.

Aggiungiamo pure che le turbinose vicende del suo pontificato trovano la loro spiegazione nelle condizioni della città agitata fra il partito dei Goti dominatori e quello che faceva capo all'impero d'Oriente nonostante i suoi dissensi teologici.

(cf Enciclopedia Cart. alla voce “Vigilio, papa").

Si può ancora aggiungere che la dominazione bizantina seguita a quella dei Goti non portò nessun vantaggio al papato. I Sommi Pontefici furono troppo spesso trattati come semplici funzionari dell'impero.

S. Silverio martire (536-537) fu deposto dall'imperatore e fatto morire in esilio, e Vigilio stesso subì molto angherie. E ripetiamo pure che Vigilio era giunto al potere con mezzi illeciti, ma poi fu universalmente riconosciuto come papa, alla morte di Silverio. Egli si riabilitò difendendo l'ortodossia.

Papa Vigilio viene anche accusato di aver ceduto all'eresia dietro vessazioni, violenza poliziesca, manovre di ricatti, promesse menzognere. Vigilio fu in gran parte vittima delle vessazioni violente dell'imperatore, della viltà dei mezzi usati e della sua inescusabile condotta di fronte alla nobile resistenza del papa, il quale fu strappato a viva forza mentre era aggrappato all'altare (14 agosto 551). Fu lo scandalo di una destituzione oltraggiosa pronunciata contro di lui e imposta ai Padri dei V Concilio (26 maggio 553). Vigilio, trattenuto lontano da Roma a tempo indefinito, dovette ricordarsi della sua città angustiata, devastata dalla guerra e calpestata dagli eserciti occupanti. Senza dubbio stimò che la pacificazione della Chiesa e il sollievo dell'Italia straziata giustificavano una concessione, che egli fece salvando tuttavia espressamente la dottrina di Calcedonia, quindi rimanendo nell'ortodossia (cf Encicl. del Papato).

Non cattolico. Di fronte agli errori di Papa Onorio e alle scomuniche da lui ricevute, dovrai finalmente arrenderti. Non credo che vorrai giustificarlo per compassione o raccontandomi frottole.

 

Cattolico. Di fronte all'errore di un papa, io metterò da parte e la compassione e le chiacchiere inutili. Però nessuno mi potrà impedire di essere obiettivo e di seguire le vicende storiche di Papa Onorio, così come una sana equilibrata ed autorevole critica ce le racconta.

 

Non cattolico. Non cambiare la storia. Le condanne a suo carico le troverai scritte come te le ho riferite, proprio nella storia ecclesiastica.

 

Cattolico. Vedrai che neppure io cercherò di eliminare gli errori di Onorio I, però dobbiamo guardare bene in faccia allo svolgimento dei fatti che ora ti racconterò.

Durante il Concilio Vaticano I (1870), come si sa, dopo lunghi dibattiti fu proposta dalla maggioranza la infallibilità pontificia.

Alla minoranza fu concessa piena libertà di esprimere il proprio parere. Dopo che gli oratori della maggioranza (infallibilisti) ebbero esposto le ragioni a favore della definizione dogmatica, i teologi della minoranza ribatterono punto per punto gli argomenti addotti, esagerarono le difficoltà storiche, puntando soprattutto sul caso di papa Onorio.

Ci furono lunghe, profonde e calorose discussioni. Lo schema primitivo subì molte modifiche e miglioramenti, fino alla congregazione generale del 13 luglio, in cui la formula ormai definitiva ebbe 451 piacet (= si), 88 non placer (= no), 62 placet iuxta modum (un si condizionato ... ). Allo scopo di raggiungere nella sessione pubblica una accresciuta maggioranza di voti, la deputazione ritoccò lo schema secondo gli ultimi suggerimenti, ma respinse decisamente la proposta di inserire una frase che indicasse l'assenso della Chiesa come condizione dell'infallibilità del Pontefice, anzi alla già chiara formula "ideoque eiusmodi Romani Pontificis definitiones esse ex se irreformabiles" (= e perciò le definizioni dello stesso Romano Pontefice sono per se stesse irreformabili), fu aggiunto “non autem ex consensu Ecclesiae" (= non dunque col consenso della Chiesa); con questo inciso il gallicanesimo riceveva il colpo mortale.

Approvata nell'ultima congregazione generale (16 luglio) la relazione definitiva dello schema, si stabilì che la sessione pubblica si sarebbe tenuta il 18 luglio. Cinquantacinque Padri della minoranza, fatto invano l'ultimo tentativo di ottenere dal Papa la sospensione della seduta pubblica, lasciarono Roma dopo aver sottoscritto una dichiarazione, in cui affermavano che per la venerazione ed il rispetto che avevano per Sua Santità preferivano astenersi dalla sessione pubblica, piuttosto che pronunziare davanti al Papa il non placet. Il 18 luglio si ebbe la solenne proclamazione del dogma, in cui tutti i 535 Padri presenti (eccetto due, che per un malinteso dissero non placet) furono concordi nell'approvare la costituzione dogmatica a cui Pio IX appose la sua infallibile sanzione. Ammessa senza contestazione la infallibilità del papa (quando come maestro universale - ex cathedra - propone dottrine o dirime questioni concernenti la fede e la morale), sono caduti tutti i sotterfugi per sottrarsi all'obbedienza della Chiesa; una decisione del Romano Pontefice é ormai per ogni fedele una norma da seguire senza discussione (cf Enc. del Papato, pp. 96-97). Fatte queste premesse, chiarisco brevemente le due eresie che causarono l'accondiscendenza di papa Onorio alle astuzie del patriarca Sergio di Costantinopoli.

l. Monofisismo. Eresia che ammette in Cristo una sola natura, la divina. Il monofisismo viene condannato da Roma, ma Sergio, patriarca di Costantinopoli, aiutato da Ciro di Alessandria, gioca d'astuzia e tenta di salvare la situazione e di ristabilire l'unità dottrinale e politica con una nuova professione di fede.

Secondo lui il Cristo ha una sola energia, una sola volontà. La volontà umana in lui non ha nessuna spontaneità; agisce solo per ordine e impulso della volontà divina. In questa maniera il patriarca Sergio cade in un'altra eresia ossia nel:

2. Monotefismo che, accettando solo la volontà divina nega, conseguentemente, le due nature. L'eresia è evidente.

Con queste abili astuzie, Sergio cerca di guadagnare alla sua causa il papa Onorio dicendo che è necessario, per la conservazione della pace, non parlare né di una né di due volontà. Infatti l'affermazione di una sola volontà fa nascere in alcuni il sospetto che si neghi la dualità di natura, mentre l'affermazione delle due volontà che non è usata dai Padri e fa ammettere due volontà opposte in Cristo, scandalizza gli altri.

 

Non cattolico. Io sono curioso di ascoltarti per vedere a che punto spingerai la difesa.

 

Cattolico. Seguo la storia e ti dirò che papa Onorio I (625-638) ha avuto un atteggiamento equivoco.

Due lettere di Onorio incoraggiano la posizione dottrinale del patriarca di Costantinopoli. Nella prima diretta a Sergio, dichiara che nelle difficoltà sollevate dal monaco Sofronio egli vede una pura questione di parole e senza alcuna importanza dogmatica. In Gesù egli riconosce indubbiamente la volontà divina e la volontà umana, tuttavia, a causa dell'ineffabile unione della natura umana con la divina, noi confessiamo una sola volontà. D'altronde, è una questione oziosa parlare di una oppure di due energie nel Cristo. Con la frase "una sola volontà", il papa intende probabilmente sottolineare l'unità morale che esiste tra le due volontà, ma checché ne sia, la sua risposta imprecisa viene interpretata in Oriente come un'approvazione della dottrina monotelita, e, quindi, l'eresia si andava estendendo. Ma lo Spirito Santo, che guida la Chiesa alla verità tutta intera, vegliava e interveniva per mezzo del Concilio del Laterano (ottobre 649) che condannava energicamente l'errore e i suoi seguaci, non risparmiando Onorio.

Tale condanna sarà confermata circa 30 anni dopo dal VI Concilio ecumenico, il III di Costantinopoli (riunito il 7 novembre 680). Il papa Leone II (682-683), successore di Agatone e come lui siciliano, ratifica le decisioni del VI Concilio ecumenico, senza eccettuare la condanna di Onorio.

 

Non cattolico. Finalmente anche tu ammetti che papa Onorio I è stato un eretico ed ha appoggiato personalmente l'eresia monotelita.

 

Cattolico. Io t'ho detto che sarei stato, come sempre, obiettivo e imparziale. Ciononostante devo ancora finire di chiarire la posizione di papa Onorio I.

 

Non cattolico. Certamente vorrai ora dichiararlo completamente innocente e degno di lode.

 

Cattolico. Non voglio lodarlo, ma voglio farti presente un pò meglio i fatti storici.

Il famoso caso di Onorio, che tante discussioni suscitò al Concilio Vaticano, il quale peraltro concluse che Onorio non intendeva affatto dare una definizione dogmatica, si riduce a questo interrogativo: Onorio è stato condannato al VI Concilio ecumenico (680-681) perché aderente all'eresia monotelita, e quindi come eretico, oppure per il suo poco accorgimento e la sua negligenza in una questione di fede?

La risposta l'ha data lo stesso Leone II (682-683), il quale, ricevendo gli atti del VI Concilio ecumenico e confermandone le decisioni, approvava di conseguenza anche la condanna del suo predecessore. Però, dando conferma della condanna di Onorio, Leone ne precisò i limiti: “Noi condanniamo gli inventori del nuovo errore (il monotelismo)... ed anche Onorio, che non si adoperò con ogni sforzo di far risplendere questa Chiesa apostolica, attenendosi all'insegnamento della tradizione apostolica, ma che invece permise che questa Chiesa immacolata venisse contaminata".

Come si vede, Leone ratificò. è vero, le decisioni del concilio, però, pur condannando Onorio, limitava la sentenza del concilio stesso, in quanto la sua censura era soltanto un rimprovero alla negligenza di Onorio nella repressione dell'eresia e al suo poco accanimento di fronte alle sottili astuzie della lettera del patriarca Sergio (634).

 

Non cattolico. Quindi, anche al papa Onorio I dobbiamo tributare qualche elogio!

Cattolico. Da quanto ho detto finora tu non puoi trarre queste conclusioni. Ti dirò di più. Indubbiamente la sua negligenza fa gravida di conseguenze, tanto è vero che persino nella professione di fede che i papi del medioevo dovevano fare al momento della loro incoronazione, era presente la condanna di Onorio a severo ammonimento e a norma di condotta. Da quanto ho detto e dalla storia, noi sappiamo che Onorio fu, vittima dell'astuzia di Sergio ed ebbe di mira unicamente l'unità cristiana.

Il grande storico H. Grisar (Onorio I ed il Concilio ecumenico del 680-81 in Analecta Romana, Roma, 1899, pp. 385-426), riconosciute lealmente le manchevolezze delle lettere di Onorio (quella del 634 a Sergio - di cui non si possiede il testo originale latino, ma una traduzione greca letta al VI Concilio ecumenico; - e quella probabilmente del 635, di cui possediamo soltanto alcuni brani), dice che Onorio, scrivendo a Sofronio e a Ciro, mostra di aver studiato più da vicino la questione, che nella lettera precedente (inviata a Sergio), aveva presa con troppa leggerezza. Infatti pur vietando la discussione sul numero delle energie, data "l'incapacità degli uomini" a comprendere questi misteri, egli afferma nettamente la dualità delle operazioni in Cristo. L'eccessiva fretta con cui Onorio rispose alla capziosa lettera del patriarca Sergio del 634, stabilisce che il pontefice incriminato non ha voluto definire nessuna nuova dottrina.

Questa è la storia, anche se ridotta ai minimi termini per non essere troppo prolisso.

 

Conclusione: Papa Onorio biasimevole per la sua leggerezza non ha compromesso l'infallibilità pontificia, né è caduto formalmente nell'errore.

 

Non cattolico. Desidererei ora sapere notizie del papa Bonifacio VI (896).

Si sa che ascesse al trono pontificio con la forza e l'intrigo.

Per la sua malvagità il papa Giovanni VIII lo aveva già due volte colpito di scomunica (A. Duchesne, I, p. 899).

 

Cattolico. Ad esserti sincero per Bonifacio VI non so né come difenderlo, né come accusarlo. Nell'Enciclopedia del Papato è appena segnalato con queste notizie: "Bonifacio VI (aprile 896 - aprile 896) - Ronano". Leggendo l'Enciclopedia UTET, ci trovo scritto che da alcuni è ritenuto antipapa, mentre l'Enciclopedia Cattolica ci dice qualche cosa in più. Vi leggiamo che la morte di papa Formoso, avvenuta il 4 aprile 896, segnò l'inizio di lunghi e gravi tumulti in Roma, causati dai due partiti opposti di Arnolfo, re di Germania, e del duca Lamberto, di Spoleto.

Bonifacio, romano di nascita, fu eletto dal partito spoletano e consacrato nell'aprile 896.

Nel Concilio romano dell'898 sotto Giovanni IX, si ricorda questa elezione faziosa, deplorando il fatto che Bonifacio era stato deposto come suddiacono e come prete. Il suo pontificato fu brevissimo. Colpito da podagra, morì quindici giorni dopo l'elezione e fu sepolto nel portico dei Pontefici al Vaticano.

 

Non cattolico. Mi sembra, se non erro, che per Bonifacio VI ammetti anche tu pienamente quanto di male ha fatto, sia pure in 15 giorni.

 

Cattolico. Quello che io vorrei farti particolarmente notare è il fatto che, nonostante gli intrighi, i tumulti e il caos creati dai due contendenti Arnolfo e Lamberto, la Chiesa di Dio è rimasta sempre intatta. Anzi dobbiamo confessare la nostra ammirazione per la divina Misericordia, la quale, pur permettendo agli uomini di far tanto male, non ha mai permesso che venisse meno la promessa di Cristo: “e le porte degli inferi non prevarranno...". Ossia che né il tempo né l'errore sarebbero prevalsi contro la Sposa

(= Chiesa) incontaminata di Cristo.

 

Non cattolico. In breve ti racconto la storia di Stefano VI (896) e tu stesso dovrai inorridire. Figlio del sacerdote Giovanni. "ha bruttato la storia del papato con un fatto di barbarie inaudito". Fece riesumare la salma del suo predecessore Formoso, lo fece processare, gli fece tagliare le tre dita della mano destra con la quale benediceva, e il cadavere venne poi gettato nel Tevere. A sua volta Stefano VI venne poi cacciato in prigione e strozzato (Baronio, II, p. 474; Saba, I, p. 440).

 

Cattolico. I fatti di Stefano VI (= VII) ancora oggi fanno orrore. Bisogna però chiarire qualche cosa.

Il papa Formoso -uomo di alto valore, di grande cultura e di vita austera - per le insistenze degli scontenti, offre la corona imperiale a Lamberto, figlio di Guido di

Spoleto. Per riparare il male commesso con tale incoronazione, quattro anni dopo (il 22 gennaio 896) chiama a Roma il re Arnolfo e l'incorona imperatore. Però questo gesto non doma l'ambizione degli Spoletini che, dopo la morte di Guido, animati dalla focosa imperatrice Agiltrude, madre di Lamberto, continuano la lotta contro la casa di Germania. Arnolfo muore e Lamberto prende immediatamente possesso di Roma. Frattanto il papa Formoso muore il 4 aprile 896.

Ormai il potere pontificio conoscerà le più degradanti umiliazioni. Papa Formoso è vittima, dopo la sua morte, di scene scandalose. Non solo viene contestata la validità della sua elezione, assicurata invece dall'unanimità dei voti, ma per ordine dell'implacabile e astiosa Agiltrude, il suo corpo viene esumato, rivestito dei paramenti pontificali e collocato in cattedra. Davanti ad una pubblica assemblea, che papa Stefano ebbe la debolezza di presiedere, e chiamata dalla storia il "concilio del cadavere”, viene giudicato, condannato, deposto e tutti i suoi atti (rivalutati poi dai  papi successivi), vengono dichiarati invalidi. Alla fine, la plebaglia si impossessa del suo corpo e lo getta nel Tevere.

 

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