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IL PAPATO - 2 -

Ultimo Aggiornamento: 01/09/2009 08:34
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01/09/2009 08:26

Non cattolico. Rispondimi ora sul papa Cristoforo (903). Egli fece morire in carcere il papa Leone V e fu a sua volta incarcerato dal suo successore Sergio III: “Avendo acquistato il pontificato con male arti, malamente lo perdé” (Platina, p. 209; Baronio, pp. 907-908; A. Duchesne. I. p. 906).

 

Cattolico. Cristoforo non esiste nell’elenco dei papi semplicemente perché è un’antipapa (903-904).

Tutte le notizie su di lui confermano il delitto da lui compiuto contro il papa Leone V.

 

Non cattolico. Finalmente mi dai ragione in pieno.

Cattolico. Ti preciso di nuovo che non si tratta di un papa, come invece tu lo presenti.

 

Non cattolico. Desidererei che anche tu mi parlassi di Sergio III (904).

Io ho queste notizie: ebbe il pontificato con le armi del conte Alberigo di Spoleto. Schiavo di ogni vizio è l'uomo più scellerato che ci fosse al mondo (Baronio. p. 903;

A. Duchesne, I, p. 906; Saba, I, p. 451).

Cattolico. Per quanto riguarda quest'uomo, come anche per altri ancora, vorrei farti notare che le convulsioni e le gazzarre intestine, il più delle volte accese da violente e subdole intrusioni di casati, di signorotti e di imperatori, rendono sempre più precaria e agitata l'esistenza del papato. Gli eventi s'incalzano in una ridda ossessionante. Riprendono quota gli Spoletini che presentano come candidato (898) Sergio, il futuro Sergio III, cui i Formosiani contrappongono il legittimo pontefice Giovanni IX di Tivoli (gennaio, 898 - gennaio 900). Sergio fugge e, alla morte di Giovanni si susseguono i legittimi papi Benedetto IV e, nel luglio del 903, Leone V di Ardea. Nuovo brusco colpo di scena. Il pontefice ardeatino, dopo neppure otto settimane di regno, viene gettato in prigione da una rivolta capeggiata dal romano Cristoforo che ne prende il posto (luglio o settembre del 903). Allora Sergio, già battuto una volta alle soglie del pontificato, legato com'era al casato di Teofilatto e sempre spalleggiato dagli Spoletini, per le "macchinazioni di alcuni romani" rientrò in Roma con una scorta di armati: l'ambizioso antipapa Cristoforo nel gennaio del 904 va a raggiungere in carcere la sua vittima di ieri, Leone V, dove entrambi vennero assassinati. Sergio, che per ben due volte "non riuscì ad essere antipapa" - in seguito alla scomparsa di Leone V, rimase al potere fino alla molte (14 aprile 911) (cf Enciclopedia del Papato, Vol. 2, p. 1408).

A pag. 248 della stessa Enciclopedia si legge- "Gli abusi della Casa di Teofilatto”.

Dal 904, data della elezione del romano Sergio III (904-911), fino al 964, data della fine del pontificato di Ottaviano, dei Conti di Tuscolo, detto Giovanni XII (955-964), scelto per ordine di suo padre Alberigo, figlio di Marozia, questa e la sua famiglia ebbero una nefasta influenza sulla Chiesa. La legge canonica non era mutata, ma né Marozia né i suoi ne tenevano conto. Altrove (pag. 466) leggiamo: "Ormai la scelta del papa dipenderà dalla casa di Teofilatto, e in particolare dall'ambiziosa e intrigante Teodora e dalle sue figlie Teodora Il la Giovane e Marozia. Con Sergio si apre un periodo di circa sessanta anni chiamato non senza motivo, perché ci furono realmente dei papi indegni, ma con esagerazione, la pornocrazia".

Nonostante il triste stato morale della S. Sede, nessuno di quanti occuparono in quel periodo il trono di Pietro può essere accusato del più piccolo errore dottrinale. A questo proposito possiamo ricordare le parole di S. Roberto Bellannino: “Dio voleva mostrare che il romano pontefice non deve la sua conservazione a una direzione umana, né alla prudenza, e che la pietra su cui esso poggia è talmente munita da una particolare protezione di Dio che le potenze dell' inferno non prevarranno mai contro di essa".

Non nascondo che la mia ammirazione si fa preghiera e ringraziamento.

Come mai questi vari papi, scelti dalle case regnanti, quindi uomini senza virtù, con molta ambizione, disposti al delitto pur di raggiungere lo scopo, non sono riusciti a portare danni dottrinali alla nostra fede?

Se avessimo avuto tutti papi degni potrei forse anche pensare che la mano divina li avesse scelti di proposito, ma non sarei mai rimasto scioccato da una cosa così contrastante e meravigliosa: uomini indegni, ma giunti al soglio pontificio, non hanno mai commesso un errore dottrinale, anzi spesso si sono battuti energicamente per l'ortodossia della fede.

 

Cattolico. Tra i peggiori papi considerati finora è certamente da annoverare Sergio III, come ti ho dimostrato precedentemente. Adesso di chi mi vuoi parlare?

 

Non cattolico. Io vorrei sentire il tuo parere su Giovanni X, il quale, come si sa dalla storia, fu figlio di Sergio III e di Marozia (Baronio, p. 931). Venne eletto papa tra i 18 e i 22 anni. Con la deposizione di questo papa per opera dell’imperatore, la Chiesa fu certamente liberata da un pontefice indegno (Saba, 1, p. 474, Encicl. Catt., IX, p. 765).

 

Cattolico. Dal momento che ritorni su Sergio III, io sento il dovere di fare alcune precisazioni su di lui. Durante il suo pontificato la casa di Teofilatto agisce da padrone incontestato nello Stato della Chiesa. Marozia più audace e più perversa di sua madre si fa chiamare la "Signora Senatrice" e spinge il suo cinismo a stabilirsi in Castel Sant'Angelo. Secondo alcuni storici, essa avrebbe avuto colpevoli relazioni con Sergio; dalla loro scandalosa unione sarebbe nato il futuro papa Giovanni XI (quindi non Giovanni X). Però l'asserzione è assai discutibile perché è fatta da Liutprando, avversario del papa. Secondo altri sarebbe nato da lei e da Alberico I di Spoleto. Per volere della madre, Giovanni XI fu eletto papa molto giovane. Nonostante i sospetti che gravano sulla vita privata di Sergio III (le accuse si trovano in Liutprando, vescovo di Cremona, che scrisse mezzo secolo dopo gli avvenimenti, ed era avversario del papa; e da lui probabilmente dipendono anche le uguali notizie date dai cataloghi papali che continuano in Liber Pontificalis), questi non peccò mai nel suo insegnamento dottrinale o morale; anzi difese la dignità del clero raccomandandogli la vita di comunità e favori la fondazione del monastero di Cluny, la cui opera più tardi doveva essere così efficace per la riforma della Chiesa (cf Enciclopedia del Papato, Vol. I, p. 467).

Giovanni X fu eletto nel 914 e deposto nel giugno del 928. La tradizione storica, appoggiata soprattutto al racconto maledico di Liutprando, dà un ritratto assai sfavorevole del personaggio: studi recenti ne hanno messo in luce la vigorosa figura. Fu arcivescovo di Ravenna e fin da allora si convinse della necessità che l'autorità spirituale e temporale si dessero reciproco appoggio contro l'anarchia feudale; perciò diede favore a Berengario I. Fu eletto papa con l'appoggio, o certo con il consenso, di Teofilatto e di Teodora, potentissimi in Roma, con cui era da tempo in relazioni cordiali, ma i rapporti illeciti di lui con Teodora sono assai probabilmente una invenzione maligna. Raccolse in una lega Romani, Bizantini, Alberico marchese di Spoleto e Camerino, gli Stati del mezzogiorno di Italia, per snidare i Saraceni dal Garigliano, prese parte all'impresa e ottenne piena vittoria (agosto 915). Nel dicembre del 915 diede la corona imperiale a Berengario. In Roma non poté impedire che si affermasse l'autorità di Marozia, "senatrice" e “patrizia", e, più tardi, sposa di Guido, marchese di Toscana. Favorì l'elezione a Re d’Italia dell'energico Ugo di Vienne, e concluse con lui a Mantova (926) un “foedus" (= patto); ne ebbero sospetto Marozia e Guido, anche per l'autorità data dal Papa al fratello suo, il marchese Pietro. Il Laterano fu invaso dai loro soldati e fu ucciso Pietro; non molto dopo, nell'assenza di Ugo dall'Italia, il Papa fu fatto prigioniero, deposto, probabilmente ucciso.

Nel governo della Chiesa, Giovanni X tenne alto il prestigio dell'autorità papale; prese provvedimenti per il mantenimento della disciplina ecclesiastica e il miglioramento dei costumi; ma il suo programma di rafforzare l'autorità regia, come presupposto di una riforma religiosa, lo costrinse a concessioni pericolose, come quella, fatta ai re di Germania e di Francia, di ingerirsi nella nomina dei Vescovi. Inviò in Germania un legato, che presiedette al Sinodo di Hohenaltheim (sett. 916), nel quale si obbligarono con sanzioni ecclesiastiche i sudditi alla fedeltà verso il Re. Facilitò la conversione dei Normanni al Cristianesimo. Si adoperò a mettere pace tra i Greci e i Bulgari e tra questi e i Croati; inviò la corona imperiale allo zar dei Bulgari, Simeone, e probabilmente creò re dei Croati Tomislao. Cercò di mantenere il popolo di Croazia, di Schiavonia, di Dalmazia nell'obbedienza alla Sede romana, e raccomandò che i fanciulli fossero avvezzati a studi di lettere latine e che la Messa non si celebrasse ."in barbara seu slavinica lingua".

Ricostruì la Basilica Lateranense e l'adornò di pitture allora assai ammirate (cf Enc. Catt., alla voce Giovanni X , papa, p. 586).

In conclusione, non solo Giovanni X, ma anche il suo predecessore Sergio III, hanno saputo mantenere, in definitiva, un contegno in qualche modo decoroso per il posto da essi occupato nella direzione della Chiesa.

Con questo non intendo giustificarli, ma soltanto rendere una certa giustizia per il male che hanno saputo evitare nonostante le esterne vicende storiche così avverse al bene spirituale della Chiesa. Ripeto, stupisce che tra tante avversità, la Chiesa sia riuscita - certo perché guidata dallo Spirito Santo e assistita da Cristo - a superare tutto il male ed a progredire nel bene.

 

Non cattolico. Diversi sono i papi col nome di Giovanni. Ti chiedo ora di darmi notizie di Giovanni XV (985-996).

Figlio del prete Leone (Saba, 1, p. 490), odiato perché distribuiva ai congiunti le cose sacre “disprezzando l'onore di Dio e la dignità della sede romana" (Platina, p. 226).

 

Cattolico. E' ricordato in alcune liste di papi come Giovanni XVI, essendo inserito prima di lui per errore un altro Giovanni XV, donde in quelle liste l'accrescimento di una unità per tutti i papi fino a Giovanni XIX e la mancanza di un Giovanni XX.

Eletto forse per un accordo tra la fazione imperiale e l'antimperiale, dovette lasciare a Giovanni Crescenzio la direzione degli affari politici. Poi, fuggito in Toscana, implorò l'aiuto di Ottone III.

Avvicinandosi questi a Roma, Giovanni fu riaccolto nella città, ma venne a morte prima che Ottone vi entrasse.

Giovanni XV, che é ricordato come esperto nelle armi e autore di molti libri, dimostrò un'attività religiosa assai notevole. Impose (991) la pace a Etelredo re d'Inghilterra e a Riccardo duca di Normandia, in un Sinodo tenuto a Roma (31 ott. 993); canonizzò Ulrico vescovo di Augusta, primo esempio a noi noto di canonizzazione compiuta da un papa.

Rivendicò energicamente l'autorità del pontificato in una gravissima controversia scoppiata in Francia, primo clamoroso episodio del gallicanismo (cf Enc. Cattol., p. 588-89).

Sotto il suo pontificato, la Russia si converte al Cristianesimo e in Francia si fonda la dinastia dei Capetingi che fornirà alla Chiesa molti devoti difensori (cf Enc.      del Papato, Vol. I, p. 474).

A pag. 1378 del 2° Vol. dell'Enciclopedia del Papato, è anche detto che fu “Papa virtuoso e colto, ma troppo attaccato agli interessi della propria famiglia".

E' proprio giusto per queste ragioni qualificarlo come uno che “disprezza l'onore di Dio e la dignità della sede romana?".

 

Non cattolico. Io credo di si, perché le parole che io ti ho dette non sono mie, ma tratte da Platina, p. 226.

 

Cattolico. Anche i pensieri che ti ho riferiti, non sono miei.

Diversi sono i papi che hanno peccato di “nepotismo", ma dire che per questo "hanno disprezzato l'onore di Dio" mi sembra un pò esagerato.

 

Non cattolico. Forniscimi notizie precise sul papa Giovanni XVIII (1004), il quale "nel pontificato fu un grandissimo ladrone perché non l'aveva acquistato per la diritta via" (Platina, p. 229).

 

Cattolico. Carissimo fratello, per Giovanni XVIII ho fatto diversi accertamenti. Ho consultato tre enciclopedie, quella Cattolica, quella del Papato, e la UTET. Ho cercato anche altrove, ma senza risultato. Eccoti le notizie scrupolosamente reperite.

 

a) Enciclopedia UTET. Giovanni XVIII fu papa dal gennaio 1004 al luglio 1009. Resse la Chiesa mentre Roma era governata da Crescenzio III; gli scarsi documenti lasciano capire suoi interventi nella Chiesa greca, nelle Chiese germaniche e britanniche, e perfino nella lontana Russia.

 

b) Enciclopedia del Papato (1° Vol., p. 477). Il potere civile (Crescenzio il Giovane) dispone successivamente della tiara a favore di Giovanni XVII (in realtà Giovanni XVI, perché quello che prese il nome di Giovanni XVI ora un antipapa, il Filigato, arcivescovo di Piacenza), il cui pontificato dura sei mesi, di Giovanni XVIII, che regna fino al 1009, e di Sergio IV: questi tre papi hanno condotto una vita degna ed hanno goduto una buona reputazione.

Nella stessa enciclopedia a p. 1378 del 2° Vol., leggiamo: ”Giovanni XVIII (Genn. 1004 - Luglio 1009). Di nome Fasano, romano. Avrebbe ripreso le relazioni con i Greci. Affermò i diritti del papa contro i vescovi di Sens e di Orléans. Morì monaco a S. Paolo fuori le Mura”.

 

e) Enciclopedia Cattolica (VI Vol., p. 589). Giovanni XVIII, papa. Romano, eletto nel genn. 1004, morto nel luglio 1009. Di nome Fasano, cardinale "Sancti Petri", dopo l'elevazione al pontificato attese solo alle cose di Chiesa, lasciando il governo temporale al patrizio Crescenzio. Creò in Germania il vescovato di Bamberga, assoggettandolo immediatamente alla S. Sede, per favorire, secondo il desiderio dell'imperatore Enrico III, l'evangelizzazione degli Slavi. Ordinò all'arcivescovo di Sens e al vescovo di Orléans di comparire a Roma per discolparsi dall'avere gettato nel fuoco certe bolle papali e invitò Roberto re di Francia, sotto pena di scomunica, a costringerveli (1008?). Morì nell'Abbazia di S. Paolo, dove sembra si fosse ritirato.

 

Non cattolico. Secondo quello che dici le cose riferite da Platina, p. 299, sarebbero calunnie?

Cattolico. Non so, ma da quanto ti ho riferito non c'è posto per dire che Giovanni XVIII fu un grandissimo ladrone.

Non cattolico. E allora come si spiega tutto ciò?

Cattolico. Io non ho troppe difficoltà a capirlo. Siamo a mille anni di distanza da Giovanni XVIII, ci sono mezzi di comunicazione sociale molto perfetti, con i quali si può subito controllare ogni avvenimento... Ebbene, mi sono accorto - e dovresti saperlo anche tu - che con molta facilità, per varie ragioni, giornalisti e altre persone, specie se anticlericali, molto spesso stravolgono discorsi, disposizioni... del papa, dei vescovi... e danno notizie completamente false per colpire la nostra fede e la nostra santa religione. E' vero che si può far presto a chiarire, ma chi è inclinato all'anticlericalismo, recepisce, generalmente, solo quelle notizie che si accordano con le proprie idee; e anche quando si dovesse chiarire e precisare successivamente, alle notizie correttive non viene prestata la dovuta attenzione. Faccio un esempio. Quando il Cardinale di Torino, Anastasio Balestrero, disse che gli esperti britannici e statunitensi avevano tecnicamente accertato che la S. Sindone era un panno del 1200- 1300, molti accolsero questa notizia come verità scientifica definitiva. Questo perché? Per la grande ignoranza delle masse in materia. Ma non fu così per chi aveva già molto letto e studiato. Per esempio, io, alla notizia dell'arciv. di Torino, dissi: da oggi in poi, la dimostrazione scientifica sarà più precisa e rigorosa e affermerà con più forza le verità credute finora sulla S. Sindone. E così fu. Quando le cose da molti scienziati venivano sempre meglio specificate scientificamente, fino al libro di Giubo Ricci: “L’uomo della Sindone è Gesù, diamo le prove" (Ediz. "Carroccio 1989), e poi di altri, io mi sono imbattuto, all'università di Palermo e altrove, in persone di cultura e laureate, le quali, parlando della S. Sindone, conoscevano bene soltanto le notizie comunicate a suo tempo dal Cardinale Balestrero. Di tutto il seguito non sapevano nulla.

Ritornando ai discorsi del papa, vescovi... può darsi che fra molti anni, anche secoli, le notizie errate e calunniose conservate sui giornali anticlericali, verranno fuori come "verità storiche", e ci sarà anche il nome del “famoso" giornalista che a suo tempo propalò le sue false notizie.

 

Non cattolico. Conclusione?

 

Cattolico. La mia conclusione non posso trarla dalle notizie da te riferitemi, ma da tutti gli accertamenti fatti, i quali mi dicono che Giovanni XVIII ha condotto una vita degna ed ha goduto di una buona reputazione. Egli attese solo alle cose della Chiesa e morì da monaco nell'Abbazia di S. Paolo.

 

Non cattolico. Dopo Giovanni XVIII, voglio ricordarti Giovanni XIX (1024), il quale fu fratello del papa Benedetto, suo successore, era un laico e da laico si trasformò di colpo a forza di denaro in pontefice (Baronio, p. 1024). Cosa mi dici in merito?

 

Cattolico. Ecco, io ti riferisco il risultato delle mie ricerche.

 

a) Dall'Encicl. Cattolica apprendiamo che fu eletto papa nell'aprile o maggio del 1024 e morì nel 1032. Romano dei conti di Tuscolo, fratello di Benedetto VIII, era stato, durante il pontificato di questo, "console, duca e senatore di tutti i Romani". Fu eletto per simonia, ancora laico, a succedergli e raccolse così nelle sue mani il potere religioso e civile. Sotto di lui riapparvero gli abusi, che Benedetto VIII aveva tentato di combattere. Quando Basilio II, imperatore di Costantinopoli, volle far riconoscere come ecumenico il patriarca di Costantinopoli, Giovanni XIX parve dapprima disposto a cedere; ma l'opposizione soprattutto dei Cluniacensi lo indusse ad opporsi. Incoronò imperatore Corrado il Salico (26-3-1027) in presenza di Rodolfo III di Borgogna e di Canuto re di Danimarca e d'Inghilterra; e da qui divenne strumento nelle mani dell'Imperatore (Enc. Catt., Vol. V, p. 590). Ometto altre notizie di secondaria importanza.

b) Dall'Encicl. del Papato apprendiamo le difficoltà di provvedere alla vacanza della S. Sede. Disgraziatamente, Corrado II (1024-39), eletto re della Germania dopo la morte di S. Enrico Il, si disinteressa della riforma della Chiesa iniziata da Enrico II. L'unico scopo è di dominare sul papato e sull'episcopato. In queste gravi difficoltà viene eletto Giovanni XIX, dopo d'aver ricevuto tutti gli ordini sacri. Fu amministratore accorto ma dotato di minore saggezza e minore fede di suo fratello, lasciò in pericolo la riforma già iniziata dal predecessore (Enc. dei Papato, I Vol., p. 479). In più di quello che ho detto, nella stessa Enc., Vol. Il, p. 1379, è annotato che concesse la prima indulgenza generale.

e) Dall'Encicl. UTET (Vol. VI, p. 454), apprendiamo più o meno le stesse notizie precedenti con questa piccola variante: "si ritiene che l'elezione sia stata simoniaca. Fu energico governatore temporale di Roma, ma la sua cultura ecclesiastica non doveva essere molta".

Certo su un uomo del genere, sul quale ci sono tante incertezze e sospetti, si può anche dire che “da laico si trasformò di colpo, a forza di denaro, in pontefice". Anche se la frase è, per se stessa, piuttosto severa, ed esagerata, in quanto - neppure per inciso - fa capire che prima di raggiungere il pontificato gli furono conferiti tutti gli ordini inferiori.

 

Non cattolico. A Giovanni XIX successe il nipote Benedetto IX. "Con questo giovane indegno e ignorante, intruso di forza nella Chiesa, tornano i disordini dei tempi peggiori. Pare che la sua nomina avvenisse quando egli aveva di poco superati i dodici anni. Certo non aveva raggiunto i venti. Uno dei suoi successori nel pontificato, Vittore II, narra che Benedetto IX empiè Roma di ruberie e di altri delitti e confessa di dover raccapricciare a dover dire quanto scellerata e laida fosse stata la sua vita. Finì per vendere il papato all'arciprete Graziano". (A Duchesne, 11, p. 965; Saba, I, p. 514).

 

Cattolico. Certo, ci troviamo di fronte ad un soggetto poco raccomandabile e non degno di fare il papa. Sarà bene che ascoltiamo la voce della storia per conoscerlo meglio. Nella Enciclopedia Cattolica, Vol. II. pagg. 1272-74, troviamo le seguenti notizie che riferisco in succinto.

Benedetto IX, papa. Teofilatto, era figlio di Alberico III, dei conti di Tuscolo e nipote dei due ultimi pontefici, Benedetto VIII e Giovanni XIX. Alla morte di quest'ultimo, il padre, arbitro dello Stato romano, lo propose, se proprio non l'impose, agli elettori valendosi dell'autorità che faceva pesare sulla città ed anche di generose elargizioni. Rodolfo Glaber monaco a S. Germano d'Auxerre (cf M. Manitius, Geschichte der lateinischen Literatur des Mittelalters, II, Monaco, 1923, pp. 347-53), dice che il neo eletto era fanciullo poco più che decenne e la sua asserzione passò alla storia.

Ora, l'autorità di Rodolfa va soggetta a cauzione, perché Desiderio di Montecassino, pur chiamando Benedetto tale di nome ma non di fatto e giudicandone severamente la vita, non accenna alla sua età fanciullesca e neppure vi accennano Ermanno e Leone Ostiense.

S. Pier Damiani scrive che la condotta del nuovo Papa cominciò subito dopo l'elezione ad essere biasimevole assai, ma ciò non si potrebbe dire d'un fanciullo dodicenne. Tanto più che egli esercitò subito funzioni papali e governò con competenza. Non si potrebbe inoltre credere che uomini venerabili, quali il cancelliere Pietro, Ugo abate di Farfa, Bartolomeo abate di Grottaferrata, Lorenzo arcivescovo di Amalfi ed altri abbiano potuto collaborare con un fanciullo. Quindi con la critica più recente si può concludere che al momento dell'elezione Benedetto contava dai venticinque ai trent'anni: ancora troppo giovane per l'altissimo ufficio a cui era chiamato, del quale inoltre Benedetto non era affatto degno.

E' vero che molte accuse sono sfogo di libellisti avversari o racconti di cronisti per lo più lontani dai luoghi e dal tempo di cui parlano, tuttavia è impossibile negare tutto: non si capirebbe l'accordo generale delle fonti nel condannare la sua condotta. Si può affermare di Benedetto che rassomigliò a tanti principi secolari e nobili del tempo, saliti per interessi profani agli uffici ecclesiastici e si comportò più da signore secolare che da papa.

L'elezione di Benedetto fu gradita all'imperatore Corrado II... Malsicure affermazioni dei cronisti farebbero credere che Benedetto  sia stato cacciato da Roma fin dal 1037 e vi sia stato ricondotto con la forza dall'imperatore. E' leggenda. Invece è certo che nel 1037 Benedetto s'incontrò a Cremona con Corrado III e si lasciò trascinare nella lotta contro Alberico di Milano, che scomunicò e depose nel Sinodo di Spello (Pasqua 1038). Ad eccezione di questo viaggio, Benedetto restò sempre a Roma. Egli tentò di tenersi amico anche il nuovo imperatore Enrico III, successo nel 1039 a Corrado II. Gli concesse di contrarre seconde nozze con Agnese di Poitou sua parente e non ne ostacolò l'ingerenza nel campo religioso. Nel 1044, per molti malcontenti da parte del popolo e per gelosie delle famiglie avverse, vi fu una sollevazione a Roma. Benedetto si, rifugiò nella sua fortezza del Monte Cavo, mentre i suoi partigiani furono assediati in Trastevere. Gli insorti elessero papa Giovanni vescovo della Sabina, un protetto dei Crescenzi che si chiamò Silvestro III. Questi però non si resse più di cinquanta giorni, perché la riscossa dei Tuscolani lo ricacciò nel suo rifugio (marzo 1045). Ma Benedetto, conscio dell'ostilità popolare, si lasciò indurre dai migliori suoi amici a rinunziare al pontificato il 1° maggio 1045. Il nuovo eletto fu Giovanni Graziano, arciprete di S. Giovanni a Porta Latina. Benedetto si ritirò nei suoi castelli, da dove respinse l'invito di Enrico III di comparire al Sinodo di Sutri (20 dic. 1046), in cui furono deposti Silvestro III e Gregorio VI, come s'era chiamato Giovanni Graziano. Invece Benedetto fu deposto nel Sinodo del 24 dic. a Roma, forse perché a Sutri si giudicò bastare la sua precedente rinuncia. Morto il Papa eletto in questa circostanza, Clemente II (19 ott. 1047), Benedetto ricomparve a Roma e vi si sostenne dall'8 nov. 1047 al 16 luglio 1048, quando le forze imperiali lo costrinsero a cedere il seggio a Damaso II, che pontificò appena una ventina di giorni (m. il 9 agosto 1048). Voci prive di fondamento fecero credere che la morte prematura di Damaso II, come quella di Clemente II, fosse dovuta ad avvelenamento da parte di Benedetto. Alcune fonti invece affermano che egli, persuaso da Bartolomeo abate di Grottaferrata, chiudesse la sua vita in quel monastero, pentito delle sue colpe. S. Pier Damiani dice invece che morì impenitente e infatti, sostenuto dai fratelli, continuò ad opporsi ai Papi imperiali: tanto che Leone IX sul letto di morte pregò Dio di convertire Teofilatto, fautore di discordia e di scisma. Nell'ultimo documento che ci resta di lui, una donazione del 18 sett. 1055, si chiama ancora "papa". Un'altra carta, 9 febbr. 1056, lo suppone morto. Dunque la sua morte avvenne tra il 18 sett. 1055 e il 9 febbr. 1056.

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