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IL PAPATO - 2 -

Ultimo Aggiornamento: 01/09/2009 08:34
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01/09/2009 08:28

Non cattolico. Ti chiedo ora notizie più dettagliate sul papa Innocenzo VIII (1471).

Cattolico. Alla morte di Sisto IV (1484), Roma fu in armi ed anche il collegio cardinalizio si divise in due gruppi, uno capeggiato da Rodrigo Borgia (il futuro Alessandro VI) che aveva l'appoggio degli Orsini, l'altro capeggiato da Giuliano della Rovere, sostenuto dai Colonna. Dopo varie trattative si giunse ad un pò di tregua, che permise di dare inizio al Conclave il 26 agosto in Vaticano, alla presenza di 25 cardinali, dei quali solo 4 stranieri. Riuscì eletto Gian Battista Cibo, di 52 anni, che in gioventù era cresciuto alla corte di Napoli, poi era diventato Vescovo di Savona, trasferito quindi ad Amalfi era stato elevato al cardinalato nel 1473; era malaticcio, di carattere amabile, molto accogliente, ma senza volontà e pronto ad affidarsi a chi lo sapeva convincere. La sua condotta giovanile era stata assai riprovevole ed al momento dell'elezione erano ancor vivi due suoi figli, che egli colmò di ricchezze e sistemò con ottimi matrimoni; né è escluso, che la sua elezione sia avvenuta in modo simoniaco.

Due atti che toccano più da vicino il campo religioso sono la famosa condanna delle 900 tesi di Pico della Mirandola (4 ag. 1486), e quella, altrettanto celebre della stregoneria (cf Enciclopedia Cattolica).

Dalla Enc. del Papato, ricaviamo meglio certi mali della curia romana di quell'epoca, specialmente per quanto riguarda lo sfarzo ed il nepotismo. Sotto Innocenzo VIII (1484- 1492) il male continua a svilupparsi. Si capisce perché Lutero abbia potuto dire che a Roma tutto era venale e che non si otteneva nulla senza denaro. Inoltre, Innocenzo VIII ci offre lo spettacolo inammissibile di un papa

che favorisce non più dei nipoti indegni ma addirittura un figlio illegittimo, Franceschetto Cibo.

Sotto questo papa malaticcio, debole, amante del lusso, la corte romana decade               moralmente.

Non cattolico. Mi compiaccio per la tua sincerità e per il tuo coraggio nel riferire tanti mali di questo papa e della curia romana.

Cattolico. A dire la verità io non faccio nessuno sforzo, anche quando tale verità sia negativa nei confronti della Chiesa di Cristo.

Ti ho detto già diverse volte che il pontefice resta uomo come tutti gli altri e che l'assistenza e la presenza di Gesù e dallo Spirito Santo è donata principalmente per la preservazione. da errori sulla sulla morale. Bisogna anzi pensare che il Signore può permettere che il Vicario di Cristo cada in difetti anche gravi. La meraviglia non consiste nel fatto che il papa non cada in errori personali,  ma che egli, nonostante le sue debolezze, non cada mai in errori dottrinali.

Non cattolico. Ora parlami di Alessandro VI (1492), il quale ebbe prima e durante il suo pontificato, almeno nove figli.

Estremamente deplorevole la condotta di questo pontefice nei rapporti col figlio Cesare, nominato vescovo e cardinale. Alla figlia Lucrezia, poco più che giovanetta, Alessandro VI lasciava in sua assenza la reggenza della Chiesa (R. Verardo, O.P. “Il volto del Protestantesimo europeo", Torino, Ed. Lice, 1961, p. 326).

 

Catto1ico. Su questo papa le notizie delle tre solite enciclopedie in genere concordano. Dalla Enc. UTET, si apprende che, venuto in Italia, studiò diritto a Bologna, poi fu fatto dallo zio, Callisto III, cardinale e vicecancelliere della Chiesa. Per quanto avviato alla carriera ecclesiastica, condusse vita scostumata e da Vannozza Catanei ebbe vari figli: Giovanni, Cesare, Ioffrè e Lucrezia. Alla morte del pontefice Innocenzo VIII, il cardinale Borgia, intrigando e promettendo largo compenso al suo rivale cardinale Ascanio Sforza, fu eletto pontefice ed assunse il nome di Alessandro VI (11.8.1492-18.8.1503), ma anche in questo altissimo ufficio continuò nelle sue anteriori abitudini mondane, per quanto si dimostrasse intelligente ed abile nella trattazione degli affari e anche nell'amministrazione pastorale della Chiesa.

 

Non cattolico. Vedo che anche questa volta sei d'accordo con me, e ti ammiro per questa tua sincerità.

Cattolico. Io ti sto riferendo poche notizie e solo quelle che possono riguardare Alessandro VI come tu lo hai presentato. Ma continuiamo per sapere ancora qualche cosa su di lui. Quanto sto per dirti ora lo ricavo dalla Enc. Cattolica, limitandomi sempre a poche notizie. Alessandro VI papa. Rodrigo Borgia, nato nel. 1430 o '31 a Xativa, in provincia di Valenza da Jofrè e da Isabella, sorella di Alfonso, il futuro papa Callisto III, tenne il pontificato dal 1492 al 1503. L'ascesa del cardinale Alfonso Borgia alla dignità pontificia (1455) segnò l'inizio della sua sorprendente fortuna, sino a sedere sul soglio pontificio con l'universale plauso dei romani, che tanto dovevano poi detestarlo, e le congratulazioni di quasi tutte le potenze, segno chiaro della situazione politica e morale del tempo. I primi atti di governo furono veramente lodevoli, ma ben presto nepotismo e corruzione ebbero il sopravvento. Col 1498, che vide, il 23 maggio, in Firenze, il supplizio di Frá Girolamo Savonarola già scomunicato nel 1497 dal Pontefice per la irriducibile opposizione alla sua persona e alla sua politica, ha inizio il secondo periodo di pontificato di Alessandro VI, contrassegnato dalla potenza militare e politica di questo papa. Il pontificato di Alessandro vide avvenimenti di somma importanza non solo politica, ma anche religiosa e culturale, vide soprattutto la scoperta dell'America e di altre terre che fecero grandemente prosperare le missioni cattoliche che presero sviluppo veramente magnifico anche per il valido contributo del Papa, il quale non mancò di concedere grandi privilegi ai missionari delle nuove cristianità. Inoltre Alessandro VI mise grande impegno nel difendere la purezza della dottrina cattolica contro l'imperversare delle eresie, e nel proteggere gli ordini religiosi.

 

Non cattolico. Come vedo anche l'Enc. Cattolica mi dà ragione perché mette in evidenza il nepotismo e la corruzione di questo papa.

 

Cattolico. Tutti sanno che Alessandro VI è stato un papa tutt'altro, che santo. Però dobbiamo ascoltare anche l'Enc. del Papato, di data più recente delle due precedenti, e, quindi, più aggiornata criticamente.

Sempre riportando solo poche notizie, riferisco il pensiero di detta enciclopedia tratto dalle pagg. 55°-551 del I volume.

... Con Alessandro VI (1492-1503), si apre, come dice l'annalista ecclesiastico, Raynaldi, “l’era dello scandalo e dell'ignominia" per la Chiesa. Però dobbiamo essere giusti. La storia ormai ha imparato a distinguere in Alessandro VI, il principe, il papa e l'uomo privato. Il principe è veramente senza pari. Prudente, misurato, esperto negli affari, lungimirante e giusto. E' uno dei più notevoli amministratori e politici del suo tempo.

Se dal principe passiamo al papa, l'impressione generale non resta meno favorevole. Oggi tutti ammettono che Alessandro VI non venne mai meno ai suoi doveri esterni di capo della Chiesa: protesse gli ordini religiosi, difese la libertà della Chiesa contro il potere secolare, promosse il culto mariano, introdusse cause di canonizzazione, celebrò con magnificenza il giubileo del 1500, inviò in Germania un santo legato, il cardinale Peraudi. La sua formidabile e celebre questione col frate riformatore, fra Girolamo Savonarola, lo mostra in una luce che non è cosi spiacevole come potrebbe sembrare. Se lo zelo e l'entusiasmo religioso stanno dalla parte del frate ferrarese, la moderazione e la saggezza umana sono dalla parte del papa indegno. La profonda pietà non ha impedito al Savonarola di diventare un frate ribelle; mentre i vizi non hanno impedito ad Alessandro VI di aver dalla parte sua il diritto dell’autorità suprema. Ma se il principe e il papa possono facilmente. essere difesi e anche ammirati, l'uomo privato però lo è veramente assai di meno. Mi fermo qui e aggiungo solo un episodio vivo, dei nostri giorni, riguardante questo papa.

L'On.le Oscar Scalfaro, ex presidente della repubblica, va quasi tutti i giorni a pregare sulla tomba del papa Alessandro VI. Gli hanno fatto osservare: "Proprio su

questa tomba vieni a pregare?". “Si, ha risposto l'onorevole". E perché? "Perché vengo a ringraziare Iddio, il quale ci illumina anche con "lampadine fulminate!".

 

Non cattolico. Quindi anche su questo papa sei d'accordo con me?

 

Cattolico. Abbastanza, come avrai potuto costatare. Soltanto che non mi risulta che abbia avuto figli durante il suo pontificato, e non mi sembra neppure vero che lasciasse la sua figlia Lucrezia, poco più che giovanetta, a reggere la Chiesa in sua assenza.

Io non nego che le tue notizie siano riportate da storici, ma può facilmente trattarsi delle solite esagerazioni anticlericali magari raccolte da altre fonti poco attendibili.

 

Non cattolico. Su Giulio II (1503), ho il piacere di riferirti notizie non sospette, tratte dalla stessa Enciclopedia Cattolica. "Fu un impetuoso e collerico, intemperante, o piuttosto sregolato nel mangiare e nel bere. Moralmente non fu, in giovinezza almeno, incorrotto e forse a questo si deve attribuire una disonorevole malattia, che lo tormentò fino agli ultimi anni" (Enc. Cattolica).

 

Cattolico. Ho aperto l'Enciclopedia Cattolica e sono rimasto abbastanza contrariato: su Giulio II ho dovuto leggermi circa otto facciate: da pag. 750 a pag. 758! A pag. 756 trovo scritte le seguenti parole: "Fu impetuoso, collerico, spesso violento, intemperante o piuttosto sregolato nel mangiare e nel bere, ond'ebbe voce, forse ingiusta, di vecchio imbriaco" (cf A. Luzio, Isabella d'Este di fronte a Giulio II, in Arch. storico lomb., p. 29, n. 1). Dopo tali parole seguono questi commenti, dello stesso Luzio:. “Moralmente non fu, in giovinezza almeno, incorrotto e forse a questo si deve attribuire una disonorevole malattia, che lo tormentò fino agli ultimi anni; ma fu migliore di quello che fossero nell'età sua i più, anche prelati o pontefici; quanto si disse di uno sconcissimo vizio di lui, già vecchio e Papa, fu assai probabilmente infondata malignità. Ma egli ebbe "core et animo grande" (A. Luzio, l.c., p. 119); rude schiettezza, tenacia irremovibile, attività prodigiosa, energia fisica e spirituale “terribile" (M. Sanuto, Diari, XI, col. 741 e altrove più volte), cioè, com'era inteso allora l'epiteto, superiore al comune; che non andava tuttavia disgiunta da delicatezza di sentimenti e, nelle ore migliori, da piacevolezza festiva. Sebbene i suoi nemici abbiano gettato ombre fin sulla sua ortodossia, fu uomo di ferma fede e di schietta pietà: il suo motto "Dominus mihi adiutor: non timebo quid faciat mihi homo" era testimonianza sincera della sua fiducia incrollabile in Dio.

Poco prima che Giulio II, la notte dal 20 al 21 febbr. 1513, incontrasse la morte "con tanta devotione et contritione che pareva un santo" (A. Luzio, l.c., p. 416), il popolo romano lo aveva festeggiato come liberatore d'Italia e trionfatore dello scisma; a lui morto furono resi onori quali forse a nessun altro pontefice: anche gli avversari suoi lo piangevano con lacrime abbondanti perché egli aveva strappato tutta l'Italia, tutta la cristianità dal giogo dei Francesi e dei barbari. Egli stesso, nei colloqui con il suo cerimoniere Paride de Grassi, disse di essere stato plus quam martyr (= più che martire), perché aveva lottato e, sofferto per Cristo.

Si può dubitare dei suoi titanici sforzi per realizzare e raggiungere tanti alti scopi da lui perseguiti... però egli rimane innanzi alla storia un uomo di rette intenzioni, di tempra fortissima. Grande principe e grande italiano, se non grande Pontefice; gigantesca figura, quale Michelangelo idealizzò mirabilmente nel Mosè del suo monumento sepolcrale.

 

Non cattolico. Scusa, ma tutti questi elogi da dove li ricavi?

 

Cattolico. Proprio da quell'Enciclopedia Cattolica dalla quale hai tratto le tue giustificate accuse su di lui. E di elogi ce ne sono ancora, ma bastano quelli ricordati.

Anche di accuse ce ne sono ancora. Nella Enciclopedia del Papato, per esempio, leggiamo che gli stessi vizi di Alessandro VI non hanno forse fatto tanto male alla Chiesa quanto lo spirito battagliero e nazionalista di Giulio II. L'oratore veneto Giustinian - tutt'altro che tenero per papa Borgia - dopo appena un anno del pontificato di Giulio II scriveva al Doge di Venezia- "Si rimpiangono i tempi di Papa Alessandro". Questi (Giulio Il) infatti s'immischia focosamente nelle questioni tra Stato e Stato. Solleva gli italiani contro i "barbari" ma questi barbari sono anche suoi "figli".

Il papato con lui pare aver dimenticato di essere strumento indispensabile dell'unità e della fraternità cristiana. Il papa è scomparso dietro il principe. Con Giulio II, il carattere italiano del papa si è accentuato. E' significativo che, nei testimoni contemporanei, le invettive contro Giulio II siano ancor più frequenti e più acerbe di quelle contro il suo predecessore, benché la sua vita privata, sul trono, sia corretta, se non edificante. Lutero lo chiama Blustsaufer, "bevitore di sangue", perché fu un patriota italiano quasi tanto quanto fu un papa.

Non fa meraviglia che il nazionalismo tedesco, suscitato dagli umanisti rivoluzionari e più ancora da Martino - che la Curia, in seguito alle proteste contro la "politica delle indulgenze", minacciò con i suoi fulmini - abbia finito con l'esplodere. L'odio per il papato fu una delle cause più importanti della rivoluzione protestante, come è dimostrato dal fatto che questa fu la caratteristica più costante che restò sotto tutte le forme prese da questa rivoluzione dalle cento teste.

 

Non cattolico. In fine dei conti mi dai pienamente ragione. Di questo ti ringrazio, mentre ammiro il tuo coraggio e la tua sincerità.

 

Cattolico. Ancora una volta ti dico che non faccio un grande sforzo ad essere sincero e ad attenermi alla verità storica, perché è la stessa Chiesa da te contestata che ci comunica coraggiosamente tutta la sua storia con tutte le sue luci, ma anche con tutte le sue ombre.

Una cosa vorrei farti capire che tu, per i tuoi pregiudizi e per i tuoi atteggiamenti non riesci a comprendere, come non riuscì a comprendere Lutero e compagni.

 

Non cattolico. Cosa mi vuoi far comprendere?

 

Cattolico. Che “se il papato e la Chiesa Cattolica fossero state istituzioni umane e, quindi, periture, i papi del Rinascimento, e in particolare Alessandro VI e Giulio II, li avrebbero condotti alla tomba. Ma l'aver resistito a una simile prova è uno dei segni non trascurabili della loro divinità e della loro perennità”. Le parole di Gesù dimostrano la loro forza e la loro sicurezza divine (cf Enc. del Papato).

 

Non cattolico. Quali sono queste parole di Gesù?

 

Cattolico. “... Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. Ed io ti dico: 'Tu sei Pietro e su questa Pietra edificherò la MIA CHIESA E LE PORTE DEGLI INFERI NON PREVARRANNO CONTRO DI ESSA... '- (cf Mt 16,13-20).

E' chiaro che Gesù parla della "Sua" Chiesa, ossia di una Chiesa una ed unica, quella fondata da Lui su Pietro e che permane incorrotta - nonostante tutte le debolezze umane - perché le forze avverse, ossia il tempo e l'errore, non avrebbero mai prevalso contro di essa.

Tutte le altre Chiese fondate da uomini (vedi Lutero, Calvino, ecc. ecc.) non sono la Chiesa di Cristo.

 

 

Non cattolico. Dopo Giulio II, chiedo notizie sul papa Leone X (1513). Creato cardinale a 13 anni, non poteva rinunziare ai piaceri della caccia e del teatro nemmeno nei giorni più critici della storia della Chiesa (R. Verardo, op. cit., p. 327).

 

Cattolico. Ci troviamo di fronte ad un elemento un pò complesso e con marcati difetti, come il fratello non cattolico ci fa presente. Anche per Leone X ho consultato le tre solite enciclopedie. Con sfumature diverse esse ci raccontano la stessa storia.

Dalla Enc. UTET. Leone X, Giovanni dei Medici (nato a Firenze nel 1475, morto a Roma nel 1521). Fu papa dall'11.3.1513 all'l.12.1521. Era il secondo figlio di Lorenzo il Magnifico e di Clarice Orsini. Fu dal padre destinato alla carriera ecclesiastica appena nacque. A sette anni ricevette la tonsura, a 13 anni fu elevato alla dignità cardinalizia.

Innocenzo VIII proibì che per i prossimi tre anni portasse le insegne del suo grado né prendesse parte ad atti del collegio cardinalizio. Crebbe in mezzo alla splendida Corte medicea, ricevette una raffinata educazione classica. Studiò teologia e diritto canonico. Il 9.3.1492 vesti le insegne cardinalizie; il 22.3 entrò in Roma e l'indomani fu ammesso all'udienza del papa. Il mese successivo tornava a Firenze per la morte del padre; ma in luglio entrava in conclave per l'elezione del nuovo papa. Per situazioni avverse alla sua famiglia si allontanò dall'Italia e vi rientrò nel maggio del 1500, cioè quando la situazione politica era abbastanza cambiata. Si stabilì a Roma nel suo Palazzo Madama che divenne luogo di convegno dei maggiori letterati, artisti e studiosi. Degno di nota è che in un ambiente come la Roma del secolo XVI la condotta morale di lui fu irreprensibile e se gli piacque la compagnia degli artisti e dei letterati non fu, come si disse da taluno, un nemico degli studi sacri e tanto meno un pagano. Quando nell'agosto 1511 il papa si ammalò e parve in pericolo di morte, il card. dei Medici fu, tra quelli che cominciavano a prepararsi alla successione, il più attivo. Poi il papa, quasi miracolosamente, guarì; ed egli ebbe, quasi a compenso della delusione, la legazione a Bologna (1.10.1511). Varie furono le vicende politiche. Il 14.9.1512 egli rientrò in Firenze, dove un moto della fazione medicea aveva, senza spargimento di sangue, rimesso la signoria ai Medici. Egli e il fratello Giuliano si adoperarono a spegnere odii e rancori, a mostrarsi concilianti e indulgenti per guadagnarsi il favore popolare.

Il 23.2.1513 il papa (Giulio II) morì e il cardinale Giovanni si recò prontamente al conclave. Non aveva competitori temibili e riuscì eletto senza contrasti. Poiché non era che diacono, il nuovo papa, che prese il nome di Leone X, ricevette, il 13.3.1513, l'ordinazione sacerdotale, e il 17 quella episcopale; il 19 fu incoronato.

Le vicende del suo pontificato furono piuttosto agitate per le varie e cangianti situazioni politiche, non sempre favorevoli, molto varie e non senza intrighi. Nella notte tra l'l e il 2 dicembre 1521 morì, quasi improvvisamente. Numerosi apparvero i nemici a insultare la sua memoria. Colui che aveva fatto ogni cosa con magnificenza fu sepolto in modo quasi miserabile.

Fu grande amico degli studi e delle arti e predilesse soprattutto l'umanesimo e la letteratura. Arricchì la biblioteca vaticana di numerosi cimeli bibliografici. Amò anche le cerimonie fastose, le riunioni mondane, il teatro, la musica, in modo che parve spesso sconveniente per chi sedeva sulla cattedra di S. Pietro.

 

Dalla Enciclopedia Cattolica.

 

Il principe. Nel Conclave che seguì alla morte di Giulio II, giurò con gli altri una capitolazione che restringeva assai l'autorità pontificia; ma, secondo il costume, non la mantenne poi. Fu eletto papa senza simonia, come atto ad "acquietare la povera Italia et assestare la Chiesa". Come reggitore dello stato papale, mantenne sicurezza e pace; promosse l'agricoltura; pensò al prosciugamento delle paludi pontine. Generalmente mite, benevolo anche agli Ebrei, ai quali concesse fin l'impianto di una stamperia a Roma; attirò in corte con “bone parole" Gian Paolo Baglioni, signore di Perugia, e lo mandò a una morte, del resto ben meritata.

E una congiura, probabilmente esagerata ad arte, contro la persona del Papa, fu punita acerbamente con la morte dei card. Alfonso Petrucci, e con la prigione di altri 4 cardinali, che solo con enormi somme ottennero il perdono (1517); forse il bisogno di denaro fu una delle cause principali di questo intrigo. Poiché l'inconsiderata liberalità e le enormi spese della guerra di Urbino non soltanto condussero Leone a dissipare il tesoro di Giulio II, ma lo spinsero a procurare denaro con aggravamenti d'imposte, decime e giubilei e indulgenze, i cui proventi non sempre erano rivolti agli alti fini annunziati.

 

Il mecenate. Letterati ed artisti esaltarono Leone con entusiastiche lodi. Di Roma, cresciuta assai di popolato ne volle fare il centro anche intellettuale e artistico del mondo. L'oscurità del periodo che seguì alla morte di Leone, fece apparire più luminosa l'età sua, onde ebbe nome da lui il secolo; ma anche quanto a mecenatismo, egli rimase inferiore al grandissimo Giulio.

 

Il pontefice. L'attività più strettamente religiosa di Leone fu non trascurabile certo, ma inadeguata al bisogno ed al pericolo di quell'ora gravissima per la Chiesa.

Leone poté invece continuare il Concilio Lateranense V, aperto da Giulio II, proponendogli come fine il ristabilimento della pace, la condanna degli errori, la riforma della Chiesa. Furono condannate (19.12.1513) le dottrine sulla mortalità dell'anima individuale e sull'anima collettiva, e la teoria della duplice verità, razionale e rivelata; e ai sacerdoti, che volevano coltivare gli studi umanistici fu imposto di studiare prima per 5 anni teologia e diritto canonico. Si promulgarono decreti che toglievano alcuni abusi nella Curia, tendevano a migliorare la scelta dei Vescovi e degli Abati, a porre un freno alle commende.... a elevare il tenore di vita religioso e morale del clero e del laicato... Anche fuori dell'attività spiegata nel concilio, Leone non si dimostrò insensibile alle diverse necessità del governo della Chiesa. Favorì gli ordini religiosi ed in particolare quello dei Minimi, dei quali canonizzò il fondatore, S. Francesco di Paola (1.5.1519); dopo aver tentato di riunire tutto l'ordine francescano, sanzionò la divisione fra Conventuali e Osservanti (1517); pubblicò bolle contro la magia, la divinazione, il duello; approvò la “Compagnia del Divino Amore". Stabilì relazioni cordiali con i maroniti e i greci uniti. Tentò di avvicinare alla Sede Romana gli etiopi e i russi. Alzò la voce contro la schiavitù degli indiani e cercò di proteggerli dalla violenza dei conquistatori. Ma troppi scandali di prelati e di cortigiani tollerò intorno a sé; fu troppo amante di caccia, di feste profane, di spettacoli Nella stessa creazione di cardinali se furono compresi uomini degni, troppi altri furono accolti, che dovevano la porpora a parentela o amicizia col papa, a motivi politici, allo sborso di somme ingenti. Questo contegno suo svalutava i propositi e i tentativi di riforma. Di fronte alle nuove dottrine diffuse in Germania da Lutero dimostrò fin eccessiva tolleranza. Esitò lungamente a pronunciarsi nella battaglia fra teologi e umanisti a proposito delle opere di Reuchlin, e solo il 23.6.1520 condannò l 'Auginspiegel.

La figura.    Era nella persona di Leone un singolare contrasto. Alla figura enorme ed obesa, col volto floscio e i miopi occhi sporgenti, idealizzata da Raffaello, si contrappongono la voce armoniosa, la parola eloquente, il tatto amichevole e talora affascinante. E lo stesso contrasto, proprio, d'altronde, di quell'età, era nel suo carattere spirituale. Sinceramente credente, pio, onesto nel costume, largamente benefico, era insieme bramoso di "vivere e godere la vita", aveva "in orrore ogni fatica" e non voleva "fastidi"; era prudente si, ma dubbioso, timido, coperto nei disegni, non schivo di doppiezza e di falsità, troppo amante dei suoi. Morì con segni di schietta pietà. Ma non fu compianto, anzi fatto segno ad accuse atroci ed ingiuste.

 

Non cattolico. Anche questa volta devo apprezzarti per il coraggio che hai avuto nel riportare il cattivo comportamento del papa Leone X.

 

Cattolico. Giustamente, ti ho detto anche tanto cose buone che ha fatto. Ma io non ho finito, perché ho da dirti ancora diverse cose.

 

Non cattolico. Dimmi, che io sono tutto orecchio per ascoltarti.

 

Cattolico. Nell'enciclopedia del Papato non c'è quasi nulla di nuovo. C'è solo da rilevare che l'affare delle indulgenze provocò la rivolta di Lutero (1517), che generò una Rivoluzione. Questa deve attribuirsi, in buona parte, alla deplorevole politica di magnificenza di Leone X ed all'opposizione dei crescenti nazionalismi alle idee medioevali di Cristianità.

Leone X condannò Lutero e lo scomunicò.

Sotto il suo pontificato cominciò anche la riforma cattolica spontanea, specialmente con l`Oratorio del Divino Amore" da lui approvato. Questo fu un gran merito di Leone X, che spinse la riforma sino al felice epilogo nel Concilio tridentino.

 

Non cattolico. E' tutto questo che dovevi dirmi?

 

Cattolico. No. Non ho finito. Io voglio parlarti un pò della figura dei cardinali, perché tu, e anche noi cattolici, possiamo conoscere certi problemi ecclesiastici per renderci meglio conto della evoluzione storica dei medesimi.

L'aggettivo cardinalis richiama innanzitutto l'idea di fissità, stabilità, di legame con una Chiesa. L'aggettivo deriva da cardo, che significa cardine della porta, perno. Per molto tempo non fu riservato ai soli dignitari del clero romano. Il papa Zaccaria, scrivendo a Pipino il Breve nel 748, parla di obbedienza dovuta dai preti della campagna ai vescovi e ai preti cardinali.

 

A Parigi, nel secolo IX, i preti cardinali assistono il vescovo quando pontifica nelle feste solenni. Il participio incardinatus, incardinato, analogo all'aggettivo cardinalis, indica talvolta piuttosto la dipendenza da una diocesi che l’appartenenza ad una Chiesa particolare. Così i vescovi suburbicari di Roma, benché abbiano una diocesi propria, sono incardinati alla Curia romana. Ma il primitivo significato della parola cardinale è andato a mano a mano scomparendo davanti a quello di “principale”, di "eminente". Nei secoli VII e VIII, a Roma, i cardinali sono i membri principali, i proceres del clero. In altre città i cardinali erano alla testa del clero. Ma a poco a poco il titolo fu riservato ai principali personaggi della Curia del Sommo Pontefice; e questo era già un fatto compiuto quando, nel 1567, Pio V proibì di usarlo in chiese diverse da quella di Roma. A Roma troviamo l'uso della parola cardinalis per alcuni membri del clero, sotto il pontificato di Gelasio (492- 496). Nel Concilio del 769, si legge che conviene che il papa sia scelto tra i cardinali preti o diaconi. A partire dal sec. VIII l'espressione cardinale-prete è ormai corrente. Nel sec. X c'è un solo cardinale prete per titolo. A partire dal sec. X, il termine cardinale fu sempre meno usato fuori Roma, tanto che quando Pio V, nel 1567, lo riservò ai soli alti dignitari della Curia romana, esso era già da tempo scomparso dal vocabolario abituale della cristianità.

Alla fine del sec. IX, Giovanni VIII (872- 882), pubblicò la prima costituzione che riguardava i candidati predestinati al papato, e organizzò i concistori in cui essi si sarebbero dovuto occupare sia del governo della diocesi di Roma sia di quello delle altre diocesi. Nel 1059, la costituzione Romanus Pontifex di Niccolò III organizzò il concistoro ridandogli vita per far dei cardinali i suoi consiglieri abituali. Da allora la loro dignità è posta dai Sommi Pontefici al di sopra di tutte le altre. Sisto V, nel 1856, stabili il numero dei cardinali a 70, a immagine dei 70 anziani che assistevano Mosè.

Il Codice di Diritto Canonico suppone questo numero e determina la proporzione dei membri di ogni ordine: 6 vescovi, 50 preti, 14 diaconi. Nel 1963 i cardinali erano 82, nel 1992 sono 158, di cui solo 39 italiani e gli altri 119 stranieri.

In un primo momento i cardinali sono scelti solo a Roma, col sec. XI vengono nominati anche fuori del clero romano, ma con l'obbligo di rinunziare alle loro sedi e di risiedere nell'Urbe. In seguito, ogni cardinale estraneo alla Curia romana che viene a Roma, può lasciare questa città solo col permesso del papa.

I sovrani, a partire dal sec. XIV chiesero ai papi il cappello cardinalizio per onorare un loro parente, per ingraziarsi una famiglia potente, per ricompensare un affezionato consigliere, e spesso desideravano avere presso di loro quelli che venivano in questo modo creati cardinali.

Oggi i cardinali vengono scelti liberamente dal Sommo Pontefice in tutta la terra.

Il Codice esige il sacerdozio, cosa che prima non veniva richiesta dal diritto. Ne consegue che di diritto il cardinale deve avere almeno 24 anni finiti, età richiesta per il sacerdozio. Un tempo si sono visti cardinali da 16 a 20 anni, e anche uno di 11 anni, Odet de Chatillon, fratello di Coligny, e uno di 8 anni, Luigi di Borbone, figlio di Filippo V di Spagna, che rinunziò al porporato quando divenne più grande. I cardinali devono essere - secondo il Codice - "insigni per dottrina, per pietà e per prudenza nel trattare gli affari".

Sono esclusi i bastardi, anche se legittimati da un susseguente matrimonio, i padri di famiglia, anche se ordinati in sacrís dopo la morte della legittima consorte; i fratelli, gli zii, i nipoti e cugini di un cardinale ancora in vita.

Il papa, autore della legge, può dispensar da questi limiti imposti dal Codice. Però egli usa questo potere con discrezione e per giusti motivi. Per esempio, al febbraio 1961, nel Sacro Collegio erano due fratelli cardinali. Col papa Giovanni XXIII è stato decretato che i cardinali dovranno essere tutti vescovi.

 

Dopo tutto quello che ho detto, non ci dovremmo meravigliare né scandalizzare se nella storia della Chiesa si sono avuti dei papi non perfetti, anzi con molti e anche gravi difetti.

Piuttosto è da meravigliarsi come, per esempio, un Leone X, destinato dal padre, fin dalla nascita, alla carriera ecclesiastica, abbia potuto fare anche cose buone e spingere con forza costanza, la Chiesa alla riforma, nonostante ostacoli e opposizioni che sembravano insormontabili.

Abbiamo già detto che egli crebbe in mezzo alla splendida Corte medicea, e che, stabilitosi a Roma, nel suo Palazzo Madama, circondato dai maggiori letterati del tempo, da artisti e studiosi, lo troviamo di una condotta morale irreprensibile in mezzo alla corruzione della Roma del sec. XVI.

Come mai tutto questo? Noi pensiamo e diciamo: la Divina Provvidenza non poteva abbandonare la Sua Chiesa. Anzi voleva dimostrare - come in tanti altri simili casi - che nonostante tutto, Ella avrebbe preservata la Sposa di Cristo da qualunque errore sulla fede e sulla morale.

Conoscendo la storia, ormai non ci scandalizziamo che il cardinale dei Medici, eletto papa, viene ordinato sacerdote, dopo qualche giorno vescovo e poi incoronato Pontefice Massimo.

 

In conclusione, la vita di Leone X e degli altri papi "incriminati" che stiamo studiando e considerando, ci dice che, nonostante i meandri, gli ostacoli, la diversità del terreno attraversato, un grande fiume resta sempre tale, dalla sorgente alla foce; esso ha quasi una personalità morale, perché trasporta le stesse acque nella stessa direzione generale. Per le stesse ragioni lo Stato Pontificio, lungo il corso dei secoli, ha la stessa unità, e dal sec. VIII esso porta la barca di Pietro ora in acque placide ora tra rapide, ma sempre nella stessa direzione. Fondato per assicurare l'indipendenza materiale e morale alla Santa Sede, ha reso sempre gli stessi servizi essenziali alla Santa Chiesa. Molti sono i capitoli scritti dalla Chiesa di Cristo lungo i secoli per gli adattamenti del potere temporale alle condizioni di vita civile e politica della società, ma in un "libro", qual'è la Storia del Cristianesimo, la Chiesa eterna ne scriverà ancora molti altri!...

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